Tra Berlino e Lhasa: nazismo e mito di Shambala

Scritto da: Lawrence M.F. Sudbury
Fonte: http://www.unknown.it/storia/berlino-lhasa-nazismo-mito-shambala/

Foto da: http://sullestradedelmondo.blogspot.it

La propensione di numerosi alti gerarchi nazisti, inclusi Adolf Hitler, ma soprattutto Himmler e Hess verso le scienze occultistiche è cosa ormai ben nota (1). Sulla base di tali propensioni, il governo tedesco, tra 1938 e 1939, mandò, su invito del governo tibetano, una delegazione ufficiale alle celebrazioni per il nuovo anno buddista.

Perché? Cosa cercavano i diplomatici nazisti nello sperduto paese himalayano?

Per comprendere il significato di questo viaggio, all’apparenza piuttosto assurdo, è necessario ripercorrere le tappe storiche di un rapporto a prima vista inspiegabile, a partire dalla situazione del governo dei Lama alla fine degli anni ’30.

Il Tibet, da sempre, rientrava nelle mire espansionistiche cinesi e neppure il protettorato britannico sull’area aveva cancellato il rischio di una invasione. A nord, Stalin stava perseguitando il buddisti presenti nella Repubblica Popolare fantoccio della Mongolia, mentre il Giappone, e aveva annesso la Mongolia interna nell’altrettanto fittizio regno del Manchu-Kuo, tentava di blandire i Lama facendo circolare una sorta di leggenda che vedeva la mitica Shambhala posizionata proprio nel paese del sol levante, al solo scopo di indurre il Tibet ad una “Confederazione Pan-Mongolica” sotto la protezione imperiale.

Tra i due mali, il governo tibetano sembrava orientato ad esplorare la possibilità di porsi sotto la protezione giapponese, sebbene la situazione fosse tutt’altro che chiara. In questo quadro, l’invito tibetano alla delegazione tedesca si inseriva semplicemente in una politica di rafforzamento dei contatti con il Giappone e con le nazioni sue alleate (nel 1936 Germania e Giappone avevano firmato il Patto Anticomintern, poi disatteso, pochi mesi dopo la visita tedesca sulle vette dell’Himalaya, dal nuovo Patto Von Ribbentrop-Molotov) (2).

Da parte tibetana, dunque, le ragioni dell’invito risultano facilmente intuibili. Più perplessità suscita la risposta affermativa di un governo come quello tedesco che, all’inizio del 1939, avrebbe dovuto essere impegnato in tutt’altre questioni che intessere relazioni con una sperduta teocrazia asiatica.

E’ a questo punto che, come affermato da numerosi storici, entrano in gioco i rapporti tra nazismo, buddismo e mito di Shambhala, nel quadro dell’interesse della élitte dell’NSDAP per l’occultismo.

In questo senso, il primo elemento di cui dobbiamo tener conto è la credenza nazista nell’esistenza della terra mitica di Iperborea o Thule, citata già da Erodoto come continente dell’estremo settentrione e identificata dall’autore svedese Olaf Rudbeck (1679) come la vera Atlantide, spaccata dai ghiacci nelle due isole di Thule e Ultima Thule (a lungo interpretate da molti come Groenlandia e Islanda) (3). Il secondo ingrediente, era l’idea, molto diffusa in tutta la seconda metà dell’ottocento, di una “Terra cava”, già sviluppata a fine 1600 dall’astronomo Halley, che vedeva la terra come formata da quattro sfere concentriche, e poi diffusa con la pubblicazione di Viaggio al Centro della Terra di Verne. Legata all’idea dei Terra Cava, si diffuse anche la teoria del “Vril”, sviluppata dal romanziere britannico Edward Bulwer-Lytton, nel suo The Coming Race (1871) (4), in cui lo scrittore descriveva una razza superiore (“Vril-ya”) che viveva sotto la superficie terrestre e progettava di conquistare il mondo con la sua energia psicocinetica (“Vril”). Il francese Louis Jacolliot approfondì ulteriormente il mito, in particolare nel suo Les Traditions Indo-Européeenes (1876), legando il “Vril” ai popoli di Thule.

L’idea di una razza iperborea superiore, si innestò facilmente sella linea, culturalmente e intellettualmente ben più profonda, del superomismo nietchiano, creando un connubio in cui fantasia e speculazione si fusero, dando vita a fantasiose teorizzazioni. Un ultimo tocco venne apportato dal nazionalista indiano Bal Gangadhar Tilak che, nel 1903, in The Arctic Home of the Vedas, identificò in una migrazione degli abitanti di Thule verso sud la nascita del popola ariano. A seguito di questo confuso guazzabuglio mitico-ideologico, molti tedeschi cominciarono a credere di essere i discendenti degli Iperborei Ariani, destinati a diventare i padroni del mondo: purtroppo Adolf Hitler era tra essi.

Quando, nel 1910, il filologo Felix Nieder fondò la “Società Thule”, il suo intento era espressamente storico-culturale, ma, a partire dal 1918, Rudolf Freiherr von Sebottendorf, che aveva vissuto a lungo ad Istambul, dove era entrato in contatto con il Sufismo e l’Islam Ismailitico, e che, oltre ad essere un membro dell’Ordine Teutonico era noto per il suo convinto anti-semitismo, giunse ai vertici della “Thule” e idee quali quelle del genocidio ebraico divennero centrali nello statuto ideologico di quella che divenne una sorta di società segreta iniziatica. Dopo la fallita rivoluzione comunista bavarese di fine 1918, l’anti-comunismo ne diverrà un secondo pilastro. Nel 1919, la “Società Thule” generò il “Partito dei Lavoratori Tedeschi”, in cui Hitler (già legato ai sistemi teosofici dal periodo viennese), venne iniziato da Dietrich Eckart (a cui dedicherà il Mein Kampf) verso la fine dell’anno: nel 1920, il mancato pittore austriaco era già a capo del partito, che mutò il suo nome in Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) (5).

Un ulteriore tassello nell’intricata vicenda dell’occultismo nazista e dei suoi rapporti con la cultura tibetana viene dall’amicizia del futuro führer con il generale Karl Haushofer che, dopo, dopo essere stato consulente militare nella guerra russo-giapponese, aveva sviluppato una enorme ammirazione per le culture indo-tibetane, aveva imparato il sanscrito e aveva visitato il Tibet. Dopo la Prima Guerra Mondiale, Haushofer aveva fondato la “Società Vril” a Berlino (1918), molto simile alla “Società Thule” e interessata al contatto con gli esseri soprannaturali sotterranei, a partire dalla convinzione che la razza ariana avesse origine centro-asiatiche. Haushofer sviluppò, in questo senso, ls dottrina della “Geopolitica” e, nel 1920, divenne direttore dell’Istituto di Geopolitica della Università Ludwig-Maximilians di Monaco, sviluppando per primo la teoria del “Lebensraum” (“spazio vitale”) tedesco. Uno dei suoi migliori studenti era Rudolph Hess e, nel 1923, mentre Hitler era in prigione per il fallito putch (1923), fu proprio Hess a metterlo in contatto con Haushoffer, da cui il giovane leader politico attinse l’idea della necessità di conquistare l’Europa orientale, la Russia e l’Asia centrale, ma, soprattutto, l’idea che tutto ciò sarebbe stato possibile trovando gli antenati degli ariani in Asia Centrale e apprendendo da essi i segreti del Vril (6) (e, tra l’altro, fu proprio Haushofer a convincere Hitler ad usare come simbolo dell’NSDAP la svastica sanscrita, che, nella sua concezione, in qualche modo, oltre ad appartenere simile alla cultura runica tradizionale, simboleggiava proprio il potere del Vril (7)).

A metà degli anni ’20, il coinvolgimento di Hitler e dei suoi accoliti nella logica del “Vril” era tale da voler eliminare ogni altra scuola occultistica ed ogni altra mistica: il risultato fu, nel 1925, l’omicidio (da molti ascritto a membri della “Società Thule”) di Rudolf Steiner e, dopo la presa del potere, la soppressione e addirittura la persecuzione di Antroposofisti, Teosofisti, Massoni e Rosacrociani e la dichiarata antipatia verso i cristiani. Gli unici mistici non colpiti dalla malevolenza del führer furono quelli buddisti. Perché? La spiegazione molto probabilmente è più politica che religiosa, dal momento che Hitler non voleva aver problemi con l’alleato giapponese, ma, sicuramente, questo elemento favorì i contatti tra Germania e Tibet.

Dal 1935, un altro elemento fondamentale entra in gioco: l’ Ahnenerbe (“Ufficio per gli Studi dell’Eredità Ancestrale”), voluto dal dittatore e guidato dal colonnello Wolfram von Sievers. Tra le varie funzioni affidate all’Ahnenerbe, Hitler incluse ricerche sulle rune germaniche, studi sulle origini della svastica e, soprattutto, la localizzazione dei luoghi originari della razza ariana. E il Tibet apparve da subito, sulla base degli studi antropo-linguistici intrapresi (per tutt’altre ragioni) dall’ungherese Körösi Csoma Sandor (1784-1842) e proseguiti dalla “Società Turanica” (ben conosciuta da Haushofer), un candidato molto promettente in questo senso (8).

Un indirizzamento finale alle ricerche dell’Ahnenerbe venne, comunque, dall’esploratore svedese filo-nazista Sven Hedin (così amato da Hitler che, alle Olimpiadi del 1936, fu lui a rivolgere il saluto inaugurale agli atleti) che, tra 1893 e 1908, aveva compiuto numerosi viaggi in Tibet, rimanendo affascinato dalla cultura del piccolo paese himalayano. Non è un caso che dopo che, nel 1937, Himmler rese l’Ahnenerbe una organizzazione ufficiale delle SS, l’Istituto Tibetano, presente nell’organizzazione fin dalla sua nascita, venne rinominato “Istituto Sven Hedin per l’Asia Centrale e le Spedizioni”.

Dunque, per tutte queste ragioni, il Tibet rappresentava un interesse precipuo per la leadership nazista. Così, nel 1939, Ernst Schäfer, un biologo tedesco che aveva già compiuto due spedizioni in Tibet, venne inviato per una terza missione, sovvenzionata dal governo, in quel paese, con un invito ufficiale del Panchen Lama (dei cui interessi politici nell’avvicinarsi alla Germania abbiamo già trattato) che, come detto, sollecitava la presenza di una delegazione tedesca per i festeggiamenti del nuovo anno. Schäfer descrisse più tardi (1950) la sua esperienza nel libro In Fest der weissen Schleier: Eine Forscherfahrt durch Tibet nach Lhasa, der heiligen Stadt des Gottkönigtums, in cui trattò estesamente della simpatia dimostrata verso il nazismo dal Panchen Lama filo-giapponese Tsarong, ma è chiaro che, se anche i tedeschi erano interessati a stabilire relazioni di amicizia con il governo tibetano, in realtà il loro obiettivo reale era piuttosto differente. Uno dei membri della delegazione di Schäfer, l’antropologo Bruno Beger, responsabile per le ricerche razziali e convinto assertore dell’origine centro-asiatica della razza nordica, passò tutto il tempo del suo soggiorno a Lhasa compiendo misurazioni antropometriche su crani e ossa di tibetani e sikkimesi (9): la sua conclusione fu che i tibetani occupavano una posizione intermedia tra asiatici ed europei (con elementi europei più pronunciati nell’aristocrazia) e che, dopo la vittoria finale del Terzo Reich, essi avrebbero potuto diventare un alleato prezioso all’interno di una confederazione pan-Mongolica sotto l’egida di Germania e Giappone (10).

Alcuni studiosi (11) ritengono che, dopo questo primo approccio, sotto l’influenza di Haushofer e della “Società Thule”, la Germania inviò ogni anno spedizioni in Tibet alla ricerca di un contatto con i misteriosi abitanti delle due città sotterranee degli antenati ariani, Shambhala e Agharti e, soprattutto, della loro grande arma segreta, il “Vril” che, ovviamente, non vennero mai trovate, ma che divennero una sorta di ossessione per Himmler fino al termine della guerra.

Solo una tale ossessione poteva giustificare l’incredibile interesse del potente capo delle SS per la più lontana e sperduta teocrazia asiatica.

(1) Cfr. G.Galli, Hitler e il Nazismo Magico, Rizzoli 1989

(2) Cfr. M.C. Goldstein, A History of Modern Tibet, 1913-1951: The Demise of the Lamaist State, UCP 1991

(3) Cfr. J. Kavenna, The Ice Museum: In Search of the Lost Land of Thule, Penguin 2007

(4) Cfr. E. Bulwer-Lytton, Vril: The Power of the Coming Race, Aelzina Books 2008

(5) Cfr. M.Brauen, Dreamworld Tibet: Western Illusions, Weatherhill 2004

(6) Cfr. B.Hipler, Hitlers Lehrmeister: Karl Haushofer als Vater der NS-Ideologie, EOS Verlag 1996

(7) Cfr. L. Pauwels, J. Bergier, Le Matin des Magiciens, Lenard 1962

(8) Cfr. M.H. Kater, Das ‘ Ahnenerbe’ der SS 1935 – 1945, Oldenbourg Wissensch.Vlg. 2006

(9) Cfr. N. Goodrick-Clarke, Black Sun: Aryan Cults, Esoteric Nazism and the Politics of Identity, NYU Press 2001

(10) Cfr. R. Greve, “Tibetforschung in SS-Ahnenerbe (Tibetan Research in the SS- Ahnenerbe)” in T. Hauschild, Lebenslust und Fremdenfurcht – Ethnologie im Dritten Reich, Suhrkamp 1995

(11) Cfr. T. Ravenscroft, The Spear of Destiny , Bantam Books 19

 

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