Reliquia Beato Carlo Spinola

Scritto da: Angelo Paratico
Fonte: La patatina fritta

Ricordo che quella era una bella giornata di primavera del 1995. Stavo passeggiando per Via della Scrofa in attesa di incontrare l’amico Gino Agnese, un editorialista del Tempo. Scorsi una bottega di legatoria, con una sezione di piccoli gioielli. Ero a caccia di vecchi polsini per camicia. Entrai e diedi un’occhiata all’esposizione. Scorsi un pezzo di carta con scritto il nome Spinola e ne fui subito attratto.

 A quel tempo ero interessato a Publio Francesco Spinola, un eretico milanese mandato a morte dalla Serenissima nel 1567. Un poeta e un filosofo, fulminato dal pensiero di Lutero e di Zwingli. Si guadagnava il pane a Venezia come precettore e insegnante di latino, ma voleva fare adepti. Qualcuno lo tradì e finì incarcerato. Così grande era il suo zelo che non rinunciò a predicare ai carcerieri e ai compagni di cella. L’inquisitore papale, quando lo venne a sapere, lo volle arso vivo in piazza San Marco.  Il doge s’oppose e decretò invece di eliminarlo quietamente, alla veneziana. Di notte, con le mani e i piedi legati, fu gettato in un canale.

 Di Publio Francesco Spinola, già allora, possedevo un libro rarissimo che raccoglie le sue opere latine, stampato a Basilea nel 1560, per questo motivo ero interessato a lui.

 

 Aprii quella carta ripiegata e la lessi. C’era anche un reliquiario argentato lungo circa tre centimetri, all’interno del quale, dietro a un vetrino, stava un minuscolo frammento di tessuto bianco. Forse era seta. Il documento era scritto in latino ed era datato 1869. Portava una intestazione vescovile e la dicitura episcopi Nicaensi. Confesso che lì per lì pensai all’Asia minore, mentre in realtà era Nizza. Si diceva che la reliquia conteneva un frammento tratto dalla camicia del beato Carlo Spinola sj, e il signor Vescovo garantiva la sua genuinità con una firma.

 

Conoscevo Carlo Spinola, avendo letto vari libri sulla storia di Macao, un ex colonia portoghese che si trova a un’ora di battello da Hong Kong.

 

Non ricordo quanto pagai i due oggetti, ma certamente non più di duecentomila lire. Tornato a Hong Kong li riposi in una scatola di porcellana, una delle tante cineserie che possiedo e me ne scordai.

 

 Due anni fa mi tornarono in mano e ne parlai a Gianni Criveller, un padre del Pime e storico, con varie pubblicazioni al suo attivo: su Matteo Ricci, su Aleni e Martini. Gli dissi che mi sarebbe piaciuto donarla a Macao, dato che non possiedono nulla di tangibile che ricordi la sua residenza, tranne il simbolo della città, le imponenti rovine della cattedrale di San Paolo. Gianni s’impegnò e alla fine riuscì a destare l’interessare del dipartimento culturale del governo di Macao. La piccola reliquia del beato Carlo Spinola sj è adesso di loro proprietà. Per la prima volta, nel mese di ottobre, verrà esposta a Macao alla grande mostra dedicata al confratello di Spinola, Michele Ruggeri sj.

 

 

 


 

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