Storia dei Gesuiti

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I Gesuiti furono fondati in origine come La Compagnia di Gesù il 15 Agosto del 1534, il giorno dell’ “Assunzione”, nel corso di una cerimonia segreta tenuta nella cripta della Cappella di San Dionigi da Ignazio di Loyola (nome completo Íñigo López de Loyola), Francisco Xavier, Alfonso Salmeron, Diego Lainez, e Nicolás Bobadilla tutti provenienti dalla Spagna, Peter Faber dalla Savoia, in Francia, e Simão Rodrigues dal Portogallo.

La sua costituzione fu approvata da Francesco Borgia, un componente della famigerata famiglia “Borgia”, noti anche come Borja/Borgia, Duca di Grandia, nipote di papa Alessandro VI e patrocinatore di Ignazio di Loyola. Francesco Borgia fu il principale finanziatore ed architetto della progressiva trasformazione dei Gesuiti nel primo ordine di monaci dalle caratteristiche espressamente militari nell’ambito della Chiesa Cattolica. Fu anche promotore dell’emanazione della Bolla papale “Regimini militantis” (27 settembre 1540), ad opera dello strettissimo sodale della famiglia Borgia, Alessandro Farnese, Papa Paolo III, che per primo concesse ai Gesuiti lo status ufficiale di ordine.

Ignazio di Loyola fu notato per la prima volta dal giovane Duca di Grandia già nel 1529, quando fu arrestato nuovamente dall’Inquisizione in relazione a pratiche estreme di devozione religiosa. Borgia notò del potenziale nella devozione fondata sull’estremismo di carattere militare predicata da Ignazio di Loyola, e nella sua volontà di istituire un ordine di monaci militari. Fu il giovane Borgia che salvò la vita di Ignazio dall’Inquisizione.

Alla morte di Ignazio nel 1557, avrebbe dovuto essere Francesco Borgia a garantirsi  la nomina di secondo Superiore Generale. Tuttavia, le sue ambizioni furono ostacolate in primo luogo dall’arci-nemico Giovanni Pietro Carafa, ovvero Papa Paolo IV (1555-1559). Papa Carafa era sempre stato uno dei più grandi avversari di Papa Alessandro VI Borgia e prontamente nominò Diego Laynez (Jaime Lainez) come Superiore Generale.

Papa Paolo IV morì nell’agosto del 1559 e ad egli successe Giovanni Angelo de’ Medici  (Papa Pio IV). In entrambi i casi, il Superiore Generale dei Gesuiti Diego Laynez si allineò fedelmente alle condotte del pontefice, dimostrandosi praticamente intoccabile.

Tuttavia, quando Papa Pio IV torturò e uccise Benedetto Accolti e altri membri delle famiglie papali successivamente a quello che venne definito un complotto ai suoi danni non coronato da successo, il Cardinale Borgia agì e Pio IV fu avvelenato e ucciso il 9 dicembre 1565. A pochi giorni di distanza, il Superiore Generale Diego Laynez subì la stessa sorte e immediatamente dopo il Cardinale Francesco Borgia fu eletto all’unanimità terzo Superiore Generale.

CARATTERISTICHE UNICHE DELL’ORDINE DEI GESUITI

Borgia rafforzò i già notevoli poteri del Superiore Generale dei Gesuiti, rendendo il potere del proprio ordine superiore a quello di qualsiasi altro nella storia della Chiesa Cattolica.

Anche se in termini tecnici erano da considerare dei monaci, la Costituzione dell’Ordine era unica nel suo genere in quanto esentava i sacerdoti dell’ordine dalla regola della clausura. Al contrario, i monaci Gesuiti erano incoraggiati ad agire “nel mondo”. Soltanto ai sacerdoti Domenicani, che all’epoca operavano come i torturatori a capo dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica, erano state in precedenza concesse simili libertà.

Tuttavia, la Costituzione Gesuita, sin dall’inizio, andò ben oltre, in quanto consentì e addirittura incoraggiò i sacerdoti a non indossare l’abito (l’abito tradizionale del monaco), in maniera tale che fosse più semplice per loro “fondersi” con il mondo.

Borgia si garantì inoltre una Bolla, ad opera di Papa Paolo III nel 1545, che permise ai Gesuiti di predicare, confessare, dispensare i sacramenti e di recitare messa, senza dover fare riferimento a un vescovo – collocandosi quindi con efficacia all’esterno del controllo del clero regionale.

Inoltre, Borgia modificò ulteriormente la Costituzione dell’Ordine Militare dei Gesuiti quando riuscì a permettere il conferimento di una tale quantità di poteri a vantaggio della carica di Superiore Generale dei Gesuiti, da rendere quest’ultimo secondo in termini di influenza solo al Papa. In base alla stessa Costituzione dell’Ordine, a partire dal 1565 (quella che rimane in vigore anche oggi), il Superiore Generale può assolvere i sacerdoti e le nuove reclute da tutti i loro peccati, anche dal peccato di eresia, di scisma e di falsificazione di scritti apostolici. Inoltre, al Superiore Generale, dai tempi di Borgia in avanti, fu attribuito il potere “ufficiale”, in base alla Bolla Papale e alle norme in essa contenute, di annullare sentenze di scomunica, di sospensione o di interdizione, e anche di assolvere sacerdoti Gesuiti colpevoli di omicidio e di bigamia.

Ma uno dei successi più sorprendenti del Superiore Generale Borgia si verificò nell’anno della sua morte, quando garantì al suo ordine, sotto il pontificato di Papa Gregorio XIII nel 1572, il diritto per i Gesuiti di condurre affari nel settore commerciale e in quello bancario – un diritto che non era stato concesso a nessun ordine religioso della Chiesa Cattolica sin dai tempi dei Cavalieri Templari, quattrocento anni prima.

In effetti, sono appunto queste norme contenute nella Costituzione dell’Ordine dei Gesuiti che hanno portato ad attribuire al Superiore Generale il nomignolo di Papa Nero.

I GESUITI E L’ISTRUZIONE

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Sebbene sin dalla sua origine l’Ordine Militare dei Gesuiti sia stato concepito per dimostrarsi in grado di condurre missioni rischiose e pericolose di ogni genere, dall’assassinio, alla propaganda, alla falsificazione di documenti e al furto, la loro missione principale fu, e resta ancora oggi, l’impegno orientato a sconfiggere tutte le forze che si opponevano e oppongono all’autorità del Papa Cattolico Romano – in particolare il movimento protestante.

Anche nel corso del XVI secolo, la Chiesa Cattolica si impegnò ad ostacolare e controllare il libero commercio e l’accesso all’istruzione tramite la combinazione di diritto pontificio, azione politica, ed utilizzando inoltre occasionalmente la forza. Al contrario, quegli Stati che avevano rigettato la supremazia del Papa, come l’Inghilterra e numerose aree della Germania, della Francia, dell’Est e del Nord Europa, furono libere di perseguire senza ostacoli il libero commercio e scelte indipendenti nel settore dell’istruzione.

Tra le più rilevanti conseguenze della Riforma, la più pericolosa per la Chiesa Cattolica si dimostrò (e si dimostra ancora oggi) l’accesso all’istruzione. E’ per questo che i Gesuiti, in una fase tanto precoce, furono costretti ad adottare una contro-posizione in materia di istruzione. Utilizzando i poteri a loro concessi, in sordina i Gesuiti costituirono nel settore dell’educazione un contro-movimento in opposizione ai protestanti, facendo ricorso  all’inestimabile vantaggio legato all’accesso agli archivi segreti del Vaticano. I Gesuiti si dedicarono a manipolare ogni maggiore fonte di scienza e filosofia agendo contro gli intellettuali protestanti, compresa la sovversione delle loro società segrete.

Le possibilità di reclutamento e la promozione dell’istruzione rappresentarono un vantaggio accessorio per i Gesuiti, in quanto garantirono loro la possibilità di reclutare soggetti di grande talento e rese più graditi i loro servigi in tutto il mondo cattolico. I Gesuiti divennero ben presto noti come l’Ordine dedicato all’eccellenza nell’istruzione all’interno dei paesi cattolici, un concetto perverso considerando che la loro ragion d’essere e la loro struttura in origine fosse stata tipicamente militare.

I GESUITI E I PRIMI SCAMBI COMMERCIALI

Un altro settore in cui i Gesuiti cercarono inizialmente di competere con gli stati protestanti fu quello delle lucrative rotte commerciali. Grazie a Papa Gregorio XIII, i Gesuiti furono l’unico ordine religioso cui fu concesso il potere di condurre transazioni commerciali e bancarie.

Il Superiore Generale dei Gesuiti Claudio Acquaviva (1581 – 1615) approfittò subito di questa possibilità quando nel 1580 ordinò a Padre Vilela della Compagnia di Gesù (SJ) di acquistare il porto di Nagasaki da un locale signore della guerra giapponese. Il Generale Acquaviva inviò successivamente Alessandro Valignano (SJ) affinchè gestisse la nuova missione commerciale.

I Gesuiti promossero alacremente la crescita del proprio possedimento territoriale, il porto di Nagasaki, che si trasformò in uno dei porti commerciali più redditizi del mondo. La proprietà Gesuita del porto di Nagasaki fornì alla Società un monopolio concreto in riferimento alla possibilità di tassare tutti i prodotti importati che facevano il loro ingresso in Giappone.

I Gesuiti sotto Pietro Claver (SJ) si dimostrarono anche uno strumento essenziale per lo sviluppo del commercio degli schiavi dall’Africa verso il Sud America, da utilizzare nelle miniere d’oro. Furono circa mezzo milione gli schiavi trasportati utilizzando mezzi navali ​​sotto la supervisione di Pietro Claver (SJ). In seguito, i Gesuiti trasformarono Claver da uno dei Signori del traffico di schiavi peggiori della storia nel Santo protettore degli schiavi, colombiani e afro-americani.

Tuttavia, tanto la Spagna quanto in particolare il Portogallo furono profondamente infastiditi dalla crescente ricchezza ed influenza dei Gesuiti, che miravano ad estrarre profitti esorbitanti dal traffico degli schiavi ed alla monopolizzazione del commercio ad essi riconducibile.

In risposta al tentativo dei portoghesi, che cercavano di limitare l’influenza dei Gesuiti in Giappone armando i loro nemici, il Generale Claudio Acquaviva strinse un’alleanza con gli olandesi (protestanti) nel 1595, garantendo una serie di privilegi alle loro navi mercantili e ai loro traffici commerciali. Successivamente alla nuova alleanza, il Parlamento inglese approvò un documento che concesse il monopolio a questo stesso accordo piratesco di carattere commerciale noto come Compagnia delle Indie Orientali, nel 1600.

Nel 1602, il Generale Claudio Acquaviva garantì il suo appoggio ai mercanti dell’Ordine dei Gesuiti al fine di ottenere un accordo ufficiale, in grado di garantire la possibilità di agire in condizioni di monopolio per 21 anni, presso gli Stati Generali dei Paesi Bassi nel quadro dell’appena creata Vereenigde Oostindische Compagnie, o VOC, in olandese, letteralmente, “Compagnia Olandese delle Indie Orientali”.

Utilizzando le competenze esclusive dei Gesuiti nel condurre operazioni bancarie e commerciali, la Compagnia Olandese delle Indie Orientali rappresentò una delle ‘compagnie’ più redditizie della storia grazie al controllo da essa esercitato sul traffico di spezie, schiavi, droghe e relative piantagioni. I Gesuiti ne persero il controllo solo nel 1773 in occasione dello scioglimento del loro Ordine.

LO SCIOGLIMENTO DELL’ORDINE

Sebbene l’obiettivo iniziale dei Gesuiti, nel quadro del loro coinvolgimento nel settore dei commerci, fosse quello di danneggiare e ostacolare le attività commerciali dei paesi protestanti, furono in realtà le nazioni cattoliche ad esserne le maggiori vittime. Ai danni causati dai Gesuiti, si aggiunse il crescente pericolo riconducibile alle grandi abilità dell’Ordine nel portare a termine omicidi. Ogni volta che un nuovo Re o una nuova Regina veniva assassinato sotto la loro custodia, ciò contribuiva ad agitare le famiglie nobili d’Europa.

Ma furono il controllo assoluto del settore dell’istruzione e la repressione del liberalismo ad opera dei Gesuiti a portare al loro scioglimento. Mentre le nazioni protestanti facevano costanti progressi nel settore del commercio, dell’industria e dell’istruzione, gli stati cattolici continuavano a perdere potere. Spagna, Portogallo, gli stati d’Italia e anche la Francia erano in costante decadenza mentre l’Inghilterra, la Germania, la Russia e altri Stati del Nord Europa crescevano in ricchezza e prestigio.

Nel 1758, il ministro di Giuseppe I del Portogallo (1750-1777), il Marchese di Pombal, espulse i Gesuiti dal Portogallo, e li spedì in massa a Civitavecchia, in qualità di “dono per il Papa”. Nel 1764, anche Re Luigi XV di Francia espulse i Gesuiti.

Fino al 1769, il movimento orientato all’espulsione dei Gesuiti crebbe con tale costanza che vi fu un rischio reale che addirittura le Proprietà del Papa potessero essere prese di mira. Papa Clemente XIII indisse quindi un concistoro, al fine di sciogliere i Gesuiti, che comprendeva l’elaborazione di una Bolla papale che si pronunciasse in questo senso. Ma il 2 febbraio del 1769, la notte prima che la Bolla che stabiliva la soppressione dei Gesuiti fosse promulgata, il Generale Lorenzo Ricci fece assassinare il Papa.

Il suo successore, Papa Clemente XIV, egli stesso istruito dai Gesuiti, operò in maniera più strategica. Nel luglio del 1773, Papa Clemente XIV firmò tuttavia l’ordine “Dominus ac Redemptor Noster” indirizzato a sopprimere i Gesuiti, mentre le loro chiese e i loro beni furono sequestrati tramite una serie di operazioni simultanee. In cambio, al Papa Clemente e allo Stato della Chiesa, furono restituite Avignone e Benevento per “servizi resi” alle Case Reali.

La repressione colse il Generale Ricci completamente di sorpresa, ma prima che potesse reagire venne arrestato il 17 agosto e imprigionato a Castel Sant’Angelo, a Roma. In ogni caso, il 22 settembre 1774, Ricci riuscì a far assassinare Papa Clemente XIV, che morì all’età di 68 anni. Ricci rimase imprigionato e morì il 24 novembre 1775, dopo 15 anni in carica come Generale.

LA CONTROFFENSIVA DEI GESUITI

La prigionia e la morte di Ricci e la Lettera di Soppressione non portarono la fine che ci si auspicava per i Gesuiti. La Lettera restò valida solo nei paesi in cui fu ufficialmente promulgata (dal locale Sovrano).

Federico di Prussia riconoscendo il valore dei Gesuiti come educatori, rifiutò di promulgare la Breve. Così come Caterina II di Russia proibì la sua promulgazione, per i medesimi motivi. In un primo momento, alcuni dei Gesuiti si trasformarono in tali paesi in sacerdoti di parrocchia e continuarono, come avveniva in precedenza, ad insegnare nei Collegi dei Gesuiti.

Dal momento che in questi due paesi (Prussia e Russia) continuarono ad essere legalmente riconosciuti come Gesuiti, i Padri della Russia Bianca convocarono una Congregazione Generale – la prima nella Russia Bianca. Nel corso di quest’ultima elessero come Vicario Generale il 53enne Padre Stanislao Czerniewicz, il Gesuita a capo della Provincia e Rettore del Collegio di Polotsk.

Stanislao Czerniewicz morì il 7 luglio 1785, e i Padri convocarono la Seconda Congregazione della Russia Bianca per eleggere il successore. Fu eletto Vicario Generale Padre Gabriel Lenkiewicz il 27 settembre.

Due anni dopo la sua elezione, Gabriel Lenkiewicz SJ (Compagnia di Gesù, Society of Jesus – SJ) colse l’occasione per scatenare la sua vendetta ai danni di una delle Case Reali europee che avevano contribuito alla caduta in disgrazia dell’Ordine dei Gesuiti. Re Luigi XVI di Francia, dalla disposizione riformatrice, aveva convocato l’Assemblea dei Notabili – si trattava di un gruppo composto da nobili, da borghesi e da selezionati membri della burocrazia, al fine di aggirare il Parlamento, in quella fase dominato dalle famiglie nobiliari.
Al fine di migliorare il tenore di vita dei più poveri abitanti della Francia e porre rimedio al crescente disagio alimentare, il Re chiese l’approvazione all’Assemblea del proprio piano orientato a tassare per la prima volta le famiglie nobiliari e la stessa Chiesa Cattolica. Il piano indignò i Vescovi cattolici e i Gesuiti furono richiamati dalla Russia al fine di fornire assistenza nel sovvertire il piano di quel Re ben disposto.
I Gesuiti presto sfruttarono il piano del Re orientato ad aggirare quel Parlamento tanto profondamente corrotto, e diedero il via alla stampa di opuscoli e materiale anti-monarchico in base al quale erano le attività del Re ad essere definite contrarie agli interessi del popolo, anche perché  in base alla legge un terzo (il Terzo Stato) del Parlamento francese sarebbe stato eletto dal popolo.
Anche in questo caso, sfruttando a proprio vantaggio il desiderio del Re di vedere un effettivo cambiamento, i Gesuiti promossero scontri aperti ed un contro-movimento, sostenendo che fosse il popolo a desiderare il cambiamento, e non il Re. Per porre fine al caos, nel 1791, Re Luigi XVI promulgò una nuova Costituzione in base alla quale la Francia si sarebbe trasformata in una monarchia costituzionale – fornendo per la prima volta libertà politica e democrazia effettiva ed anticipando in questo senso tutte le altre nazioni sul continente europeo.
In risposta, Papa Pio VI (1775-1799) ordinò all’Imperatore (del ‘Sacro Romano Impero’) Leopoldo II d’Austria di attaccare il cognato. Nel 1792, i Giacobini, controllati dai Gesuiti, imprigionarono il Re e nel corso dei successivi due anni, durante il cosiddetto “regno del terrore” Gesuita, oltre 40.000 persone furono giustiziate, in massima parte senza neppure un processo.
La stessa Rivoluzione non portò inizialmente vantaggi per la causa dei Gesuiti nell’ottica del loro reinsediamento. Fornì invece loro nuova fiducia rispetto alle possibilità effettive di far cadere anche la più antiche delle monarchie, e queste condizioni diedero inoltre origine a quel piano audace mirato ad abbattere il Papa e ad appropriarsi dei tesori della Chiesa Cattolica.
In uno dei più grandi depistaggi e falsificazioni della storia, il leale agente gesuita Gilbert du Môtier, Marchese de La Fayette, noto ai più semplicemente come “La Fayette”, non solo abbandonò le sue devote truppe e rinunciò alla sua influenza per nascondersi nell’anonima regione di Liegi, in Belgio, dove fu apparentemente tenuto “prigioniero” per 5 anni. Addirittura La Fayette fu incaricato dai Gesuiti di impossessarsi delle enormi riserve d’oro della Francia e di farle giungere in America.
A New York, l’oro francese rubato fu depositato nella Bank of New York (fondata nel 1784) e nella neonata Bank of The Manhattan Company (oggi JP Morgan Chase Bank).

L’agente Gesuita Antoine Christophe Saliceti aveva accuratamente predisposto la carriera del compagno corso Napoleone Bonaparte per diversi anni. Nel 1795, mentre era di servizio a Parigi, Napoleone riuscì a schiacciare una rivolta di monarchici e anti-rivoluzionari ed entrò nelle grazie del nuovo leader del regime Paul François Jean Nicolas, Visconte di Barras (Paul Barras).
Successivamente al matrimonio di Napoleone con Giuseppina de Beauharnais, Saliceti si assicurò che a Napoleone stesso fosse concesso il comando dell’esercito francese d’Italia nel marzo 1796, e ordinò di invadere l’Italia, principalmente per catturare il Papa a Roma.
Allo stesso tempo, i Gesuiti, utilizzando la Svizzera, costituirono le banche private Darier Hentsch & Cie e Lombard Odier Darier Hentsch, affinchè custodissero tutto l’oro, i tesori e i contratti sequestrati durante la campagna.
Tuttavia, Papa Pio VI concluse un proprio trattato di pace con Napoleone a Tolentino il 19 febbraio 1797. Fu necessaria l’organizzazione da parte dei Gesuiti dell’assassinio del Generale di Brigata francese Mathurin-Léonard Duphot a Roma, per far sì che Napoleone completasse finalmente il compito a lui affidato ed orientato ad arrestare il Papa. Sei settimane dopo il trasferimento del Papa nelle pessime condizioni tipiche della cittadella di Valence, quest’ultimo morì il 29 agosto 1799.
Tornati a Roma, gli agenti del Superiore Generale dei Gesuiti Gabriel Lenkiewicz (SJ) presero visione di tutti i documenti della Tesoreria del Vaticano, con riferimento alle diverse locazioni dell’oro e dei tesori vaticani, spedendoli in Svizzera e presso la banca Darier Hentsch & Cie. In cambio, tale banca continuò per un certo tempo a finanziare Napoleone per le sue ulteriori campagne di conquista.
Nel novembre del 1798, Gabriel Lenkiewicz S.J. morì, e il 1 febbraio Padre Franz Xavier Kareu fu eletto Vicario Generale.

RE-INSTITUZIONE E NUOVI ORDINI MILITARI DEI GESUITI

Successivamente alla morte di Pio VI, nel mese di agosto 1799, da prigioniero francese, il Conte Cardinale Barnaba Chiaramonti fu eletto Papa Pio VII, il 14 marzo 1800. Inizialmente in buoni rapporti con Napoleone, con cui aveva stipulato un Concordato nel 1801, partecipò addirittura alla sua stessa incoronazione nel 1804. Tuttavia, nel 1808, fu condotto nuovamente in prigionia in Francia, non a motivo di intrighi promossi dai Gesuiti ma per mano di Napoleone stesso, che aveva deciso di continuare da solo la sua corsa.

Appena la disastrosa campagna russa indebolì a sufficienza il potere di Napoleone, il leader Gesuita Tadeusz Brzozowski (primo Superiore Generale della Restaurazione) si incontrò con Papa Pio VII nella sua prigione nel Gennaio/Febbraio 1814, e si assicurò un accordo con Papa Pio VII orientato a ricostituire completamente l’Ordine Gesuita e alla concessione di nuove terre e di nuovi diritti di sfruttamento in Asia previo accordo: (1) che i Gesuiti avrebbero organizzato il rilascio del Papa contemporaneamente all’arresto di Napoleone (evento che si verificò nel mese di aprile 1814); (2) che i Gesuiti non avrebbero più intrapreso azioni contro i successivi Papi e che avrebbero ribadito il loro giuramento di fedeltà; (3) che il Papa avrebbe ripreso il controllo dei territori pontifici; e (4) che una parte dei fondi sequestrati alla Chiesa Cattolica controllata dal Vaticano sarebbe stata restituita.

Successivamente, la Società fu ricostituita agli occhi del mondo con la Lettera Papale “Solicitudine Omnium Ecclesiarum”, in data 14 Agosto 1814.

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