Gli armamenti Usa aumentano il rischio di guerra in Medio Oriente

Fonte: http://www.clarissa.it/editoriale_n1888/Gli-armamenti-Usa-aumentano-il-rischio-di-guerra-in-Medio-Oriente

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L’amministrazione Obama ha dato via libera pochi giorni fa alla vendita di armamenti avanzati, per un valore di 10 miliardi di dollari, destinati all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e ad Israele: nel caso dello Stato ebraico, poi, gli Usa attivano contestualmente un linea prestito di 3 miliardi di dollari per finanziare gli acquisti.
Andiamo a vedere di che tipo di armi si tratta, per capire meglio l’importanza di questa fornitura militare, che arriva in un Medio Oriente proprio quando la tensione è altissima per il rischio crescente che la destabilizzazione della Siria e le minacce di intervento israeliano contro l’Iran diano luogo ad una nuova stagione di conflitti armati.
Nel caso dell’Arabia Saudita, che già nel 2010 aveva avuto la possibilità di acquistare ben 84 caccia americani F-15, anche se in una versione non di ultima generazione, essa ha ora la possibilità di armare questi aerei da combattimento con un numero non specificato di missili guidati anti-radiazione AGM-Maverick, fra l’altro in grado di colpire installazioni terrestri anche se protette da sofisticati sistemi radar di difesa. Gli Emirati Arabi Uniti potranno acquistare 26 aerei da combattimento F-16 e un numero non specificato degli stessi missili Maverick.
Israele, unico Stato estero, potrà invece approvvigionarsi in primo luogo del nuovissimo velivolo da trasporto truppe OV-22 Osprey, prodotto dalla Boeing: si tratta di un convertiplano, vale a dire di un velivolo i cui motori possono ruotare sul proprio asse per fornire al mezzo sia la capacità di decollo verticale tipica di un elicottero che la velocità ed il raggio operativo di un aereo ad ala fissa. In grado di trasportare 24 uomini oppure un massimo di 20.000 libbre di carico utile, è uno strumento ideale per operazioni speciali in territorio nemico, e viene per questo attualmente largamente impiegato dal corpo dei Marines statunitensi.
Lo Stato ebraico potrà poi dotarsi di aerei rifornitori di ultima generazione K-135, in grado di ampliare ulteriormente il raggio d’azione dell’aviazione israeliana: uno strumento fondamentale nel caso proprio in cui Israele debba colpire l’Iran, dove la grande distanza avrebbe potuto obbligare Tel Aviv a complicare la propria pianificazione prevedendo punti di appoggio logistico per i propri aerei da attacco.
Anche i missili Maverick ed i nuovi radar da installare suoi suoi caccia che saranno così acquistati da Israele si adattano perfettamente alle richieste dello Stato ebraico di armamenti destinati ad operazioni offensive, richieste che erano state avanzate ad Obama già dal ministro della difesa Ehud Barak e che sono state ora quindi pienamente accolte.
Non casualmente, la fornitura di un simile quantitativo di armamenti ad Israele viene annunciata insieme a quella destinata ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, facendo sì che in Medio Oriente si spenda ormai in media 1 dollaro su 10 dell’intera spesa militare mondiale (per un importo totale di 166 miliardi di dollari nel 2012): si vuol lanciare un evidente, aggressivo monito all’Iran. Ma, così facendo, il governo Usa non si limita più a mantenere il “limite qualitativo” (qualitative edge) della capacità militare israeliana, che da anni giustifica politicamente le sue decisioni di armare Israele. Con questa fornitura, infatti, come hanno dichiarato funzionari della difesa Usa che hanno voluto mantenere l’anonimato, questo limite è stato ampiamente superato, dando allo Stato ebraico un’autonoma capacità militare offensiva che gli Stati Uniti non saranno più in grado di controllare.

 

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