Tutta Thiene si stringe a Matteo In migliaia all’ultimo saluto

Scritto da: Alessia Zorzan
Fonte: Il Giornale di Vicenza


Il feretro di Matteo portato in Duomo dai commilitoni

Thiene. «Arrivato in Afghanistan aveva meravigliato tutti citando don Gnocchi e dicendo “ora dobbiamo stare in prima linea”». È il ricordo del caporalmaggiore Matteo Miotto, ucciso il 31 dicembre in Afghanistan, così come lo ha voluto sottolineare monsignor Livio Destro, vicario del vescovo di Padova, aprendo stamane l’omelia dei funerali del giovane alpino celebrati nel Duomo di Thiene davanti a una folla straripante.

«Con il suo ottimismo – ha proseguito monsignor Destro – Matteo aveva contagiato i suoi compagni in quella terra ferita. Era il suo stile di vita da ’generoso cuore di alpino che aveva ereditato dal nonno e mantenuto nelle sue frequentazioni nella parrocchia dell’Olmo di Thiene». Il celebrante ha definito «timido, discreto, ma pronto ad agire» il caporalmaggiore: «forse per questa sua disponibilità era così amato e stimato». Presenti alla cerimonia molti sindaci dell’Alto Vicentino, il ministro Umberto Bossi, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e parlamentari di ogni espressione politica.

Un silenzio irreale avvolgeva ieri sera il centro di Thiene, mentre la città aspettava il “suo” Matteo. Luminarie natalizie spente, tricolori esposti da case e negozi e un mesto via vai, in piazza Ferrarin, di persone alla ricerca di un angolo, davanti al municipio, per poter abbracciare il giovane alpino tornato finalmente a casa.

L’arrivo della salma era previsto alle 18, ma un incidente incontrato in autostrada ha rallentato il cammino della triste processione che da Roma ha raggiunto Thiene.

Solo alle 19.20 un applauso ha fatto capire che l’attesa era finita. Ancora pochi istanti e il feretro, avvolto nel tricolore, ha fatto il suo ingresso nel vialetto del municipio portato a spalla da altri sei giovani alpini, ragazzi come Matteo.

Un’altra trentina di “penne nere” aspettava il commilitone schierata in un picchetto d’onore, pronta a scattare sull’attenti al suo passaggio, con la commozione nel cuore.

A pochi passi da Matteo, i genitori Franco ed Anna, la giovane fidanzata Giulia e gli amici che lo hanno raggiunto a Roma per poi accompagnarlo in questo viaggio verso casa. Con loro anche l’assessore regionale Marino Finozzi e il sindaco di Zané Alberto Busin.

Ad attendere il primo caporal maggiore Matteo Miotto, sulle scale del Comune, il sindaco Maria Rita Busetti, il viceprefetto Vincenzo Foglia, il presidente della Provincia Attilio Schneck e l’assessore regionale Roberto Ciambetti, entrambi con il cappello da alpino, oltre a mons. Livio Destro, parroco del Duomo, che ha benedetto la salma.

Il feretro, sempre portato fieramente a spalla, ha raggiunto la sala consiliare, dove lo attendevano numerose corone di fiori, tra cui una delle “truppe alpine”. Per una ventina di minuti i familiari hanno chiesto di poter rimanere soli con Matteo, per raccogliersi accanto al loro ragazzo prima che iniziasse la processione.

Fuori, nel frattempo, si attendeva con rispetto. Giovani, famiglie, alpini in congedo con il cappello in testa, ma anche numerosi sindaci, amministratori, carabinieri, finanzieri, polizia locale, volontari della protezione civile e della croce rossa aspettavano di poter entrare, sfiorare il feretro e scambiare uno sguardo commosso con i familiari, che non hanno rifiutato una stretta di mano, un ringraziamento o un abbraccio.

La camera ardente è rimasta aperta tutta la notte, grazie alla presenza degli uomini della protezione civile, delle forze dell’ordine e due scaglioni di alpini.