DEBITO PUBBLICO O DOMANDA PRIVATA…LA NEMESI CONTINUA!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2013/07/18/14864/

Nemesi

Recentemente abbiamo svelato un’altra delle favolose leggende metropolitane che si aggirano tra i meandri della depressione europea ovvero quella secondo la quale…

“La politica monetaria non può generare reale”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso di un’audizione all’Assemblea nazionale francese. “Se la crescita è in stallo – ha aggiunto Draghi – è perché l’economia non produce abbastanza o perché le imprese hanno perso , e questo va oltre le possibilità di intervenire della Banca centrale”.

Tralascio per rispetto al lettore la solita fesseria della ma questa è la chicca…

perché l’economia non produce abbastanza
perché l’economia non produce abbastanza

Ma la domanda dove sta, dove si nasconde, che fine ha fatto?

Prima di proseguire una sintesi delle parole dell’altro genio della lampada Bernanke, tanto attese… l’attuale ritmo di acquisti di assets potrebbe essere mantenuto a lungo. In effetti, se necessario, la FED sarebbe disposta a impiegare tutti gli strumenti a sua disposizione, tra cui un aumento del ritmo di acquisti per un tempo indefinito.

Tutto il resto è …muffa!

Ma torniamo a noi!

Perchè la storia si ostina ad urlare che le grandi crisi nascono soprattutto al culmine di un eccesso di , consumi PRIVATI favoriti e stimolati a loro volta da un eccesso di indebitamento PRIVATO?

Ho passato cinque anni a cercare di spiegarvi che in una DEBT DEFLATION il problema non è tanto portare l’acqua al cavallo, portare il cavallo alla fonte, ma farlo bere, il nostro non è un cavallo, ma un cammello o un dromedario come meglio preferite, non ne vuole sapere di bere è ubriaco fradicio, ne ha le gobbe piene, ma nonostante questo il problema è l’acqua e non la mancanza di clienti nel bar dei cavalli.

E’ forse che non si produce abbastanza o che l’eccesso di produzione PRIVATA ha favorito il crollo della domanda PRIVATA?

Ovviamente nel bel mezzo della leggendaria fesseria dell’ espansiva c’è chi vi dirà che bisogna ridurre la spesa pubblica, aumentare la produzione PRIVATA e la sua competitività, riducendo e calmierando stipendi e diritti, deflazionando e massacrando il lavoro, delevereggiando dolcemente la voglia di consumi delle famiglie europee, soprattutto mediterranee mentre quelle tedesche dormono dalla notte dei tempi.

C’è una sorta di libidine nell’opera di distruzione del lavoro in Europa ma non solo, una sorta di libidine nel voler distruggere e deflazionare salari.

Fantastico no e così semplice che si taglia con un grissino!

Sul suo blog il professor Gustavo Piga  vi aiuta con un grafico, uno di quelli che piacciono tanto agli amici di Icebergfinanza, immediato, sintetico, chirurgico, che taglia come un grissino le innumerevoli balle quotidiane…

Che ogni 6 mesi pubblica il report sullo stato delle piccole imprese europee. E che giustamente ci ricorda come il problema più pressante per le piccole imprese non è tanto il credito e l’accesso alla finanza (cerchio verde) quanto… la mancanza di clienti (cerchio rosso), dovuto – questa ovvietà la aggiungiamo noi – alla incredibile carenza di domanda interna europea.

draghi

 

Eppure eccoci qua, tutti qua a leggere le parole del Governatore Draghi oggi al Parlamento europeo, che parla giustamente del grande problema delle PMI, che soffrono, ben più delle grandi imprese.

Bene. Ma qual è il loro problema? E che soluzioni propone Draghi?

Leggiamo: “… il difficile accesso al credito da parte delle PMI è un problema per gli e la crescita in parti dell’area euro, specie nei paesi in difficoltà“. E poi un susseguirsi di indicazioni di policy per curare questo male, comprese la fornitura di garanzie ed altre operazioni finanziarie mirate alle PMI.

La finanza? Il credito?

Forse c’è un errore: non è forse vero che la BCE ci ha detto che è la mancanza di domanda interna quello di cui soffrono le PMI? E veramente pensiamo che con maggiori garanzie le PMI riprendano a investire e crescere?

Per favore …

Senza domanda interna tutte le politiche che stimolano il credito sono inutili: le banche non prestano a nessuno perché nessuno vuole prendere a prestito. Tanto meno alle “rischiose” PMI.

Ma la BCE fa orecchie da mercante di fronte alle sue stesse considerazioni. Ed è ovvio, perché riconoscere la verità significherebbe chiedere maggiore domanda interna, ovvero maggiori spese pubbliche, nella forma di domanda di beni, servizi, lavori pubblici al settore privato, PMI comprese.

Si orecchie da mercante e intanto le PMI muoiono perchè lo Stato non paga i suoi debiti e la BCE non da la possibilità alle banche di scontare i crediti dei loro clienti per prendere quella liquidità che serve per continuare a sperare, attendendo l’alba, dopo la notte, pagando stipendi e fornitori e via dicendo.

Ovviamente gli inventori della più colossale fesseria della storia, l’austerità espansiva vi raccontano che …

Di tutto l’Italia ha bisogno tranne che di più spesa pubblica. I consumi delle famiglie sono scesi del 6% in due anni (2012-13). Nel medesimo periodo la spesa delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi è salita dal 45% del Prodotto interno lordo al 45,8 (era il 41,4% dieci anni fa). L’Italia ha bisogno di meno tasse sul lavoro per far crescere l’occupazione, e meno tasse sui consumi per far ripartire la domanda. Aumentare la spesa pubblica significa che prima o poi le tasse dovranno crescere ancora di più.

Alesina e Giavazzi, ieri sul Corriere, L’insuperabile tabù italiano.

Dal Dizionario online del Corriere della Sera; Tabù:Tutto ciò che è oggetto di un divieto senza fondamento oggettivo o ciò di cui si preferisce non parlare*

Ma Gustavo Piga ha una risposta chiara per ogni fesseria quotidiana che il gatto e la volpe dell’economia nostrana raccontano, prospettando campi dei miracoli PRIVATI…

I consumi delle famiglie sono scesi a causa della spesa pubblica? No, sono scesi per la mancanza di reddito e di aspettative nerissime sul futuro.

La spesa pubblica al netto d’interessi su PIL è salita? Vediamo. Il totale delle spese correnti al netto degli interessi dal 2010 al 2012 (lasciamo stare le stime sul 2013, non le voglio nemmeno vedere, tanto qui tutti fanno le stime che gli fa comodo)  è  SCESO in euro da 670 miliardi a 666 miliardi, da 43,2 a 42,6% del PIL. E la spesa per investimenti pubblici? Scesa da 52 miliardi a 37 miliardi!! Il totale della spesa al netto degli interessi (fonte MEF) è scesa complessivamente dal 46,5 al 45,6% del PIL:

L’Italia ha bisogno di meno tasse sul lavoro e meno tasse sui consumi? Possibile, ma parlate con gli imprenditori: non se ne fanno nulla degli abbattimenti di costo sul lavoro giovanile, perché non vogliono assumere, perché non c’è domanda! E la domanda delle famiglie in questo clima non crescerà con una riduzione dell’1%  dell’Irpef: famiglie con poco ottimismo risparmieranno, altro che consumare.

Crescerà con domanda pubblica, vera domanda pubblica di cui il sistema economico è avido. Non sprechi, che spesa pubblica non sono. Appalti, lavoro, PIL. Lì sì che ripartiranno consumi e investimenti privati.

Aumentare la spesa pubblica significa maggiori tasse? Per ora constatiamo che la spesa è scesa e le tasse sono aumentate, dal 46,6% al 48,1% del PIL dal 2010 al 2012. E perché? Perché l’equazione è stata l’inevitabile conclusione della lezione errata di A&G – fate meno spesa e fate equilibro dei conti pubblici  – portata avanti sulla prima pagina del Corriere per anni. Meno spesa in recessione, meno PIL; meno PIL, meno entrate; meno entrate, più deficit; più deficit, meno spesa in maggiore recessione; ….. devo continuare?

E’ triste vedere i tabù di quegli economisti, che non hanno voglia di guardare i dati, ma sono solo capaci di reiterare formule ideologiche che hanno un impatto doloroso sulla vita di tante persone. E’ triste vedere che il Corriere si ostini a dargli spazio.

Ah dimenticavo! Dimenticate tutte le fesserie sino a qui raccontate, il minimo denominatore comune di tutte le grandi crisi della storia è soprattutto l’iniqua distribuzione della ricchezza e oggi siamo ai massimi storici, mai vista una simile disparità di ricchezza e di opportunità, MAI!

Tante sono le cose tristi che accadono in questa depressione italiana, ma questa purtroppo è una nemesi, si la leggenda di Nemesi, una dea venerata da tutti e temuta dai potenti e dai più fortunati.

Nemesi colpiva indistintamente la superbia umana come la prosperità più innocente e modesta, facendole precipitare nell’avversità, quasi che nessun essere umano potesse essere ammesso alla mensa degli dei, se non per esservi beffato.

I genitori di Nemesi furono l’ Oceano e la Notte, Oceano che rappresenta il perpetuo flusso e riflusso delle vicende umane e la Notte che rappresentava la provvidenza oscura.

La provvidenza Oscura … Ce la possiamo ancora fare, ma solo se uscite nelle piazze e urlate quello che sta accadendo, svegliate i vicini, la gente che dorme, risvegliate la Speranza, la Consapevolezza io stesso sento che giorno dopo giorno, perdo passione e Speranza ma non mi arrenderò facilmente, no lo devo ai miei figli alle future generazioni.

“Avrei desiderato che tutto ciò non fosse mai accaduto ai miei giorni”, esclamò Frodo.
“Anche io” annuì Gandalf ” come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò ch
e possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è stato dato”

“Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo una terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi.

«

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *