Quirra, Sardegna. Vicino ai war games, due su tre hanno la leucemia

Fonte: Stampa libera di: Pino Cabras

Vi riportiamo un articolo comparso su L’Unione Sarda del 4 gennaio 2011 su una vicenda terribile, un disastro militare-ambientale che si consuma nella terra che accoglie la stragrande maggioranza delle esercitazioni militari italiane, una piccola Chernobyl che finora i grandi organi di stampa non avevano saputo affrontare, con la lodevole eccezione di un’inchiesta peraltro poco divulgata di RaiNews24.

Come spesso accade, sono stati gli scrittori i primi a perforare le bugie di governi e generali, in mezzo ai silenzi dei media e dei politici pavidi. La “sindrome di Quirra” è stata raccontata ad esempio in due romanzi, quello di Massimo Carlotto e Mama Sabot (Perdas de fogu), e quello di Eugenio Campus (Il pettine senza denti). Ora però tutto il disastro emerge nei tabulati di una Asl. Gli irrisi, i “complottisti”, quelli che non accettavano le verità ufficiali, avevano ragione. Il caso, scommetteteci, ora non potrà più essere insabbiato.

Rapporto choc sul poligono di Quirra
L’Asl: negli ovili agnelli deformi e pastori con la leucemia

di Paolo Carta – L’Unione Sarda.

Rapporto Quirra: quasi in ogni ovile agnelli nati malformati e pastori ammalati di tumore. Le indagini dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, su incarico del Comitato di indirizzo territoriale che segue il controllo ambientale del poligono, sono arrivati a risultati choc. I dati raccolti a ridosso della zona militare sono assolutamente fuori dalla norma.

Addirittura, secondo la verifica dei veterinari Giorgio Melis e Sandro Lorrai, esiste un collegamento tra le deformazioni congenite genetiche degli agnelli e i tumori che hanno colpito gli allevatori. Quasi una strage: il 65 per cento dei pastori che abita e lavora a Quirra si è ammalato di leucemia.

MONITORAGGIO

Il rapporto è stato spedito a metà dicembre ai responsabili del Comitato d’indagine territoriale che si sta occupando del monitoraggio ambientale della zona del poligono interforze tra le colline di Perdasdefogu e lo specchio di mare di Capo San Lorenzo. È soltanto una prima stesura del lavoro che verrà ultimato entro gennaio con il controllo degli allevamenti presenti nelle campagne di Perdasdefogu.

E probabilmente, per una ancora più compiuta analisi, sarà necessario attendere l’esito degli esami di laboratorio in corso sugli ovini e sui bovini prelevati negli allevamenti, sui vermi, sulle cozze e su parte della flora già selezionati dagli esperti.

Ma un dato già oggi è certo. Cioè che il lavoro ovile per ovile dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari ha confermato quel che da tempo sostengono pacifisti e antimilitaristi riuniti in diversi comitati: ciò che sta accadendo a Quirra è un fatto assolutamente eccezionale.

I TUMORI

L’indagine dei veterinari (arrivata dieci anni dopo le richieste ufficiali dei pacifisti alle istituzioni) ha analizzato soltanto gli allevamenti. Invece il bilancio dei decessi per tumori aggiornato in un registro a cura del comitato pacifista “Gettiamo le Basi” è ancora più grave: 23 militari e 40 persone tra i civili che pascolano, coltivano, abitano o lavorano nei pressi della zona militare.

E finisce per mettere sotto accusa le attività del poligono interforze, anche se nella loro relazione i veterinari effettuano soltanto una fotografia (inquietante) dell’esistente, senza lasciarsi andare nella spiegazione scientifica delle cause di tutto ciò, che dovrà venire dal comitato scientifico responsabile del monitoraggio ambientale sul poligono interforze di Quirra.

LE NANOPARTICELLE

In attesa dei riscontri ufficiali del controllo del territorio, che doveva concludersi entro il 2009 ma che non è ancora terminato, quel che è emerso dai primi riscontri trapelati alimenta il dibattito intorno al poligono interforze e più in generale sugli effetti che producono tutti i campi di addestramento bellico sardi (anche quelli di Capo Frasca e Teulada) nel territorio.

La dottoressa Maria Antonietta Gatti dell’Università di Modena (consulente del ministero della Difesa nella commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito) ha riscontato nanoparticelle di metalli pesanti, ribattezzate polveri di guerra (perché in quelle dimensioni e forme possono essere causate soltanto da esplosioni a temperature raggiungibili solo con l’utilizzo di proiettili arricchiti) persino a Baunei, parecchio a nord rispetto al poligono del Salto di Quirra.

E adesso i riscontri dei veterinari che hanno battuto palmo a palmo la zona mettono in correlazione l’alta incidenza dei tumori negli allevatori con i casi di agnelli nati con due teste o sei zampe oppure addirittura sventrati.

NEGLI ALLEVAMENTI

La ricerca palmo a palmo ha coinvolto tutti gli ovili di Quirra ed è stata confrontata con i dati raccolti in un’altra zona della Sardegna, non troppo lontana, quella di Villagrande. Qualche esempio. In un allevamento a San Lorenzo, sorto 25 anni fa, i veterinari sono venuti a conoscenza di un elevatissimo numero di aborti tra il 1985 e il 1990 e negli ultimi cinque anni sono nati capretti senza organi genitali.

Il figlio del titolare dell’allevamento si è ammalato di tumore nel febbraio del 1997 ed è morto nel novembre del 2004.

A Tintinau, l’ultimo agnello nato con gli occhi dietro le orecchie risale al dicembre del 2009 e due fratelli allevatori che accudivano il bestiame sono morti di tumore a distanza di otto mesi uno dall’altro tra il 2003 e il 2004.

Un terzo fratello è in cura per la stessa patologia dal giugno scorso a Milano. E questi sono soltanto alcuni passi della relazione di 43 pagine firmata dai veterinari Giorgio Mellis e Sandro Lorrai. Una novità per certi versi clamorosa destinata a riscrivere la storia sanitaria del Salto di Quirra e ad aprire nuovi scenari sui tumori nei pastori.

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Claudia Zuncheddu : «Vogliamo sapere la verità»

Claudia Zuncheddu, consigliere regionale dei Rossomori e da sempre in prima fila nella battaglia per la riduzione delle servitù militari e per conoscere la verità su ciò che avviene nei poligoni sardi di Quirra, Capo Frasca e Teulada, presenterà un’interrogazione all’assessore alla Sanità, Antonello Liori.

«La relazione dei veterinari delle Als di Lanusei e Cagliari – spiega Claudia Zuncheddu – squarcia il velo del silenzio su quando avviene attorno ai poligoni sardi. Ma di un fatto sono certa: le popolazioni che abitano a ridosso delle basi militari conoscevano benissimo questa situazione, per aver visto tanti familiari uccisi dai tumori e dalle leucemie in un numero assolutamente superiore ai dati standard. Perché noi tante volte parliamo di incidenza dei tumori, di numero dei casi di leucemie registrate a Quirra, spesso dimenticando che questi fatti sono riferiti a persone che si sono ammalate, che hanno sofferto, che hanno lottato contro il male. Un vero e proprio dramma per tanti».

Secondo Claudia Zuncheddu, spetta alle istituzioni intervenire: «Servono maggiori controlli, è necessario un sostegno alle popolazioni che pagano a caro prezzo, in termini economici e di salute, la vicinanza con le basi militari. La gente da sola può far poco o niente, spetta ai politici dimostrare di essere davvero vicini alle esigenze dei sardi, soprattutto di quelli che soffrono». Alcuni indagini del passato avevano avanzato l’ipotesi, smentita da più parti, che la stretta consanguineità presente in zone molto chiuse come Quirra potesse favorire l’insorgenza delle malattie.

Una tesi confutata anche da Claudia Zuncheddu (che è un medico): «Non è vero che i sardi siano più predisposti di altre popolazioni ad ammalarsi di tumore. Lo dimostrano anche gli studi sulla longevità. È invece provato che nelle zone più inquinate, attorno ai nuclei industriali come Porto Torres e Sarroch e come i poligoni, l’incidenza sia più alta proprio in relazione alle emissioni delle fabbriche e ai danni causati al territorio dai test bellici». E l’argomento inevitabilmente si sposta sulle servitù militari: «Il popolo sardo paga un prezzo troppo alto. Il 66 per cento dei poligoni italiani è ospitato in Sardegna». (p.c.)

Mariella Cao (Comitato Gettiamo le Basi): «Dati parziali ma tragici»

Il monitoraggio ambientale della zona del poligono di Quirra comprende anche l’esame della radioattività diffusa, delle onde elettromagnetiche emesse dai radar e delle nanoparticelle di metalli pesanti prodotte dai test bellici. Ma è un controllo che non convince i pacifisti.

«Forze armate, Ministero della Difesa e Nato – spiega Mariella Cao, portavoce del comitato “Gettiamo le basi” – mantengono saldo il doppio ruolo di controllore e controllato, di giudice e imputato. Hanno predisposto loro stessi il piano di monitoraggio, di fatto soltnato l’acquisto di strumenti per esami che non possono dare risposte sulla cosiddetta “sindrome di Quirra”, come ammettono le stesse Forze armate e le ditte che si sono aggiudicate l’appalto. Inoltre i risultati, previsti per l’autunno del 2009 e in eterno slittamento, sono scontati, cioè daranno il marchio di qualità ambientale al poligono. In linea con quanto prevede lo stesso obiettivo iniziale: tranquillizzare la popolazione locale nonché il personale del poligono e acquisire la certificazione ambientale ».

Mariella Cao addirittura ha il sospetto che al termine del monitoraggio, «il Ministero dalla Difesa si sentirà autorizzato a respingere le richieste di risarcimento dei danni sollecitate dai familiari di chi si è ammalato di tumore a Quirra e dintorni, malgrado l’epidemia di leucemie e alterazioni genetiche provate anche dall’esame dei veterinari Asl. Se è tutto in regola, significa che non ci sono danni da pagare, può essere il risultato finale. Scandaloso». Mariella Cao osserva comunque con favore i dati parziali trapelati dai primi esami: «Evidentemente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La ditta che deve controllare l’inquinamento dell’aria ha affidato gli esami alla dottoressa Gatti che ha trovato nanoparticelle di metalli pesanti cause di tumori addirittura a Baunei. E l’indagine veterinaria sollecitata da noi pacifisti (ed effettuata con un ritardo grottesco di 10 anni), ha fornito dati agghiaccianti sul rapporto tra malformazioni genetiche degli agnelli e i tumori negli allevatori».

I pacifisti chiedono poi che fine abbia fatto l’indagine epidemiologica sulle persone residenti prevista dall’appalto del monitoraggio ambientale e poi cancellata. «Vogliamo la verità su Quirra», chiude Mariella Cao. (p.c.)

Comunicato del Comitato Gettiamo le Basi

Monitoraggio del Poligono Interforze Salto di Quirra (PISQ)

Le pentole e i coperchi

Il pesante travisamento delle posizioni del comitato Gettiamo le Basi apparso su L’Unione Sarda (“Quirra in ritardo l’esame ambientale”20/12/2010) impone di precisare e fare il punto.

RIEPILOGO

1 Forze Armate, ministero della Difesa e Nato si sono arrogati e mantengono saldo il doppio ruolo, scandalosamente inossidabile, di controllore e controllato, giudice e parte in causa. Loro hanno predisposto e gestiscono il Piano di Monitoraggio, di fatto un piano d’acquisto di strumentazioni e connessi servizi di esame ambientale, un esame che non può dare risposte alla “sindrome Quirra-Escalaplano” come ammettono le stesse forze armate e le cinque ditte che si sono aggiudicate l’appalto Nato

2 I risultati del monitoraggio-placebo sono scontati, sono stati anticipati fin dal momento dell’avvio (febbraio ’08). L’obiettivo è stato esplicitato con incredibile candore o tracotanza: “Tranquillizzare (alias sedare, narcotizzare) la popolazione locale, nonché il personale del Pisq (..) acquisire la Certificazione ambientale”, cioè dimostrare che il poligono della morte è un gioiellino ecologico, di conseguenza eludere anche l’obbligo di risarcire le vittime dell’epidemia di leucemie e alterazioni genetiche che ha come epicentro l’insediamento militare Quirra-Perdasdefogu. Decreti del 2010 hanno già provveduto ad esonerare le forze armate dalle responsabilità penali, una sorta di lodo Alfano pro Stati Maggiori passato sotto indecente silenzio

3 Per salvare le apparenze si è assegnato il ruolo di controllore di facciata a una Commissione Tecnica Mista di Esperti, nominata a cose fatte, senza possibilità d’intervento sostanziale su metodologie e tecniche disposte dai contratti appaltati. La componente civile (cinque persone prive dell’indispensabile strumentazione tecnica e di supporti finanziari) ha rifiutato il ruolo di notaio compiacente

e ha respinto al mittente l’incarico di validazione di servizi e forniture delle cinque ditte,. La patata bollente è passata alla riluttante ARPAS, l’agglomerato di pezzi e funzionari delle ASL responsabili di 50 anni di mancati controlli, sponsor delle più cervellotiche teorie “scientifiche” salvabasimilitari, dall’asineria dell’arsenico killer di Quirra (Asl alle alghe insaziabili mangiatrici del torio radioattivo, rigorosamente “naturale”, che abbonda nell’arcipelago maddalenino, base atomica Usa fino al 2008 (Asl 1).

Il diavolo fa le pentole non i coperchi

Qualcosa non è andata per il verso agognato e predisposto da ministri e generali.

1 Veleni del poligono a Baunei. La ditta che si è aggiudicato il lotto “ Determinazione radioattività aerodispersa” ha affidato la rilevazione delle nanoparticelle alla dott.ssa M.Antonietta Gatti che sa usare egregiamente i microscopi atti a ingrandire a 120.000 e le ha trovate persino a Baunei prescelta come “bianco”, punto di riferimento-comparazione dati in quanto si presupponeva totalmente esente da inquinamento. Non trova nanoparticelle, invece, la multinazionale vincitrice del lotto più consistente e nevralgico (la SGS, una partecipata Fiat l’affittuaria stabile del poligono da mezzo secolo, presumibile corresponsabile della contaminazione), le cerca come da contratto con microscopi giocattolo che ingrandiscono solo a 8.000. Parrebbe che l’Arpas si sia ancora accorta dell’inghippo.

2 L’indagine anamnestica. L’esame delle matrici biologiche, ostinatamente voluto da Gettiamo le Basi, nonostante sia stato recepito in modo talmente limitato e inadeguato da sprofondare nel grottesco, ha fornito informazioni agghiaccianti. L’Asl 4, andando oltre il ristretto compito assegnatole di mera manovalanza a costo zero per la Difesa, ha svolto la fondamentale indagine anamnestica su greggi e pastori. I dati emersi rendono ancora più tetro il quadro della devastazione ambientale e sanitaria che denunciamo dall’ormai lontano 2001.

Il merito dell’Asl, però, non attenua ma rafforza l’inquietante interrogativo sul perché si sia aspettato 10 anni per effettuare questa imprescindibile e doverosa raccolta dati e perché si eviti accuratamente l’indagine sanitaria delle popolazioni residenti, peraltro prevista nel decreto attuativo del Piano e “opportunamente” evasa. Non conosciamo il costo dell’indagine anamnestica, riteniamo che non superi di molto il costo della benzina necessaria per un giro tra gli ovili. Perchè per dieci anni non si è voluto e ancora non si vuole estenderla almeno alle altre categorie a rischio (agricoltori, dipendenti civili del Pisq, militari e famiglie residenti,ecc.) e alla popolazione di Quirra?

Lo slittamento continuo della presentazione dei risultati – programmato per l’autunno 2009 – può spiegarsi con il surplus di lavoraccio per mettere un coperchio sui dati inopinatamente emersi?

..… e non cessa di fare nuove pentole

1 “Il primo passo”. Hanno preso a raccontarci che il monitoraggio in corso sarebbe il primo passo per l’accertamento della verità, però non dicono che il fantomatico passo successivo implica un costo almeno non inferiore a quello del “primo passo” in atto, € 2,5 milioni. Chi e quando lo finanzierebbe? Non risultano progetti e tantomeno impegni di spesa delle Amministrazioni competenti.

L’escamotage del “primo passo” è stato usato e abusato a partire dal 2001 nel tentativo, vano, di tranquillizzarci rimandando eternamente al futuro l’ora della verità e rendere digeribili le varie indagini, 7 su 8 respinte al mittente da Gettiamo le Basi e dall’opinione pubblica. L’indagine in corso è il passo numero nove, la nona puntata della cinica ricerca infinita mirata a NON TROVARE quello che si vuole NON TROVARE, dilazionare all’infinito l’unico intervento razionale possibile imposto dalle norme italiane e internazionali: sospensione di tutte le attività del poligono, bonifica delle terre e del mare avvelenati.

2 Deportazione o diaspora. La soluzione al problema creato dal poligono della morte è ventilata a mezza voce. Impone cautela l’eclatante effetto boomerang della proposta avanzata nel 2004 ai pescatori di Teulada del trasferimento a vita in Tunisia in graziose villette gentilmente regalate dall’Esercito Italiano e dal ministero della Difesa. Per la popolazione del Sarrabus, Gerrei, Ogliastra si punta all’allontanamento volontario, l’auto deportazione “senza oneri per la Difesa”.

3 Uranio impoverito, Commissione Parlamentare d’Inchiesta N° 3. Il presidente dell’attuale Commissione, Rosario Costa, asserisce: ”La problematica vaccini rappresenta uno dei filoni più rilevanti e innovativi dell’inchiesta”. Con scarsa fantasia si ripropone il vecchio depistaggio, tentato e fallito nel 2001, vaccini, stress da guerra, benzene e quant’altro serva ad assolvere ministri della Difesa e Stati Maggiori. Coerentemente la Commissione ha scelto come consulente scientifico Franco Nobile, membro del Comitato Nazionale Scientifico di Legambiente. Il suo studio “Prevenzione oncologica nei reduci dei Balcani” ha individuato i principali fattori di rischio della sindrome Golfo-Balcani: vaccini e costumi patogeni dei soldati come l’uso di zampironi e insetticidi vari, sigarette, tatuaggi, cellulari e – abiezione massima – “Sia pure con una certa reticenza, diversi soggetti hanno dichiarato di assumere superalcolici” alcuni persino una volta alla settimana, molti una volta al mese (pag 41).

Ci ostiniamo a credere che il popolo sardo abbia uno scatto di dignità e indirizzi la sua volontà e le sue energie per espellere il tumore della colonizzazione militare, per liberare la Sardegna dal ruolo infamante di paradiso della guerra, vittima e complice silente di tutte le guerre di rapina sedicenti umanitarie e democratiche. Ne ha la capacità, con le sue sole forze ha costretto a fuggire da La Maddalena la potente Marina di Guerra USA.

Comitato sardo Gettiamo le Basi

Tel 3467059885–070823498

Per il comitato Mariella Cao