Il Fattore Karma

Fonte: http://unaltrosguardo.wordpress.com/

bimbo-indiaPremessa. Non sono né un maestro né un guru e nemmeno un esperto. Anzi lotto tutti i giorni, spesso con piacere a volte meno, per proseguire nella mia vita. Quanto scritto di seguito è una mia sintesi, fatta da giornalista, da ricercatore, da semplice essere umano, che scaturisce da anni di attente letture, molto ascolto di maestri, profonde esperienze personali, ricerca e ragionamenti. Non ha nessuna altra pretesa se non quella della Condivisione.

Karma è una parola sanscrita che, come tutte le parole che originano da culture e lingue lontane dalla nostra, è di non facile traduzione. Questo per la semplice ragione che le parole delle lingue non occidentali sono maggiormente legate a idee, pensieri e concetti. Quindi ogni parola sanscrita potrebbe avere più significati. In ogni caso una traduzione comunemente accettata di karma e che si avvicina molto al concetto primordiale è: “azione compiuta”. Ovvero il karma sarebbe come una sorta di magazzino o di memoria della nostra vita dove sono registrati tutti i pensieri, le parole e le azioni prodotte dall’infinito passato. In sostanza secondo la tradizione hindu, che ha formulato per prima il concetto di karma, la nostra vita, le cui radici si trovano nell’infinito passato, registra tutto: azioni, parole e persino i pensieri. Questo, tra le altre cose, ci invita a fare attenzione anche a ciò che pensiamo essendo i pensieri stessi energia (lo insegna anche la scienza) e quindi qualcosa di molto più concreto di quanto non si creda comunemente. Gli hindu li chiamano forme-pensiero.

Il karma non è solo individuale, ma anche collettivo e può investire le relazioni  nella vita di una persona sia sul piano orizzontale che verticale. Ovvero il karma relazionale può coinvolgere persone che si sono incontrate apparentemente per caso, parenti, amici, colleghi di lavoro, fino al proprio intero popolo e tutta l’umanità. Ma può essere anche collegato alla stirpe, per cui ognuno di noi nel suo “magazzino karmico” personale porta frammenti di karma della propria famiglia e dei propri antenati, anche molto indietro nel tempo.

In parte il magazzino o memoria del karma si sovrappone a ciò che Jung aveva designato come “inconscio collettivo”. Ovvero quell’enorme magazzino di ricordi anche ancestrali che fanno parte del bagaglio culturale e psichico di tutta l’umanità.

Tra karma individuale e collettivo si tratta di qualcosa di veramente enorme e profondo, che influenza le nostre vite molto di più di quanto comunemente non si pensi e soprattutto di quanto non pensino numerosi occidentali.

Fortunatamente il karma differisce parecchio da ciò che chiamiamo destino, anzi le relazioni tra i due concetti sono molto labili, anche se ci sono. Vediamo quali. Il destino è un concetto molto meno profondo di karma ed è di matrice popolare e non filosofica. Ovvero non è scaturito da secoli di pensieri e meditazioni di guru e filosofi, ma si tratta di un’idea molto semplice e non verificabile su quella che potrebbe essere la storia della vita di ognuno già scritta in precedenza. D’altra parte in effetti il bagaglio karmico può senza dubbio influenzare alcune destinazioni nel corso della nostra vita, ma in questo caso si tratta di un destino, diciamo così, dinamico e non statico. Ovvero, se proprio vogliamo chiamarlo destino, si tratta di qualcosa che ha preso una direzione impressa da cause poste in precedenza, ma esistono gli strumenti per cambiarlo. Vediamo come.

Per cambiare il karma, sempre secondo le millenarie tradizioni orientali, si può agire in due direzioni. La prima è quella di bruciare i semi del karma negativo e curare quelli del karma positivo. Mi prendo la libertà di parlare di karma positivo e karma negativo per semplicità, anche se non esistono, esiste il karma e basta. Ma è utile per fermare le idee e per capire che ci sono cause messe nella nostra esistenza (attuale e passata) che, in determinate condizioni, possono dare effetti negativi e altre che possono dare effetti positivi.

Il primo passo è lo sviluppo della coscienza attraverso la meditazione, lo studio e, soprattutto, l’osservazione. Meditare significa fondamentalmente “osservare”, la propria mente, il proprio corpo, la propria vita. L’osservazione ci permette di accrescere la coscienza su di noi e anche sul nostro karma. Successivamente la recitazione di mantra e preghiere ci permette di alleggerire la “retribuzione karmica” che a volte rallenta la nostra vita, anche se a volte la allieta.

In seguito alla presa di coscienza viene da sé, ed è del tutto razionale, pensare che se si porranno, da ora in avanti azioni, parole e pensieri positivi la retribuzione successiva non potrà che essere positiva, lo capisce anche un bambino. Anzi forse lo capiscono meglio.

Tutto quanto esposto non è solo un esercizio letterario o un’amena curiosità, ma un punto chiave della nostra vita. Ovvero se non si accetta, non ci si rende conto, della realtà del karma, può accadere che le nostre vite siano solo una salita senza fine, senza scopo e, prima o poi, senza motivazione. Può capitare, e spesso capita, che invece la vita sia tutta in discesa, facile e divertente. In questo caso non è detto che non venga alla fine a mancare la motivazione.

Nella maggior parte dei casi, e lo sappiamo tutti molto bene, la vita è un susseguirsi di salite e discese senza fine, della quale spesso non abbiamo molto controllo. A volte sembra di essere benedetti, altre volte maledetti. C’è sempre qualcuno o qualcosa con la quale prendersela, Dio, la Madonna, il governo, i genitori, il capo, i dipendenti, il tempo, la pioggia, i figli.

In realtà, come spiega mirabilmente il concetto di karma, tutto dipende solo ed esclusivamente dalle nostre vite e dal loro mutuo intrecciarsi, così come si intrecciano con l’ambiente, la materia, l’energia e le particelle di tutto l’universo. L’apparente e illusorio distacco dal resto di cui siamo vittime si può superare con pratiche di meditazione e di disciplina corpo/mente. Diversamente non abbiamo altra scelta che andare avanti come muli spiegando, soprattutto a noi stessi, che è il sistema che ci impedisce di cambiare, di essere felici e liberi, e di fare quello che veramente volevamo. Altra attività possibile è invidiare quelli che, dal nostro punto di vista, hanno avuto fortuna e se la passano bene. Per il resto non è che resti molto da fare. Unico vero palliativo la gioia degli affetti e delle relazioni umane, qualcosa di enormemente prezioso che però spesso va a puttane poiché il nostro karma con quello degli altri si intreccia male e non ne abbiamo alcun controllo. In ogni caso tutto viene spesso vissuto, anziché con gioia e gratitudine come dovrebbe essere, come una continua austerità e una continua propria capacità di accettare di essere una vittima per amore dei figli, dei genitori, dei coniugi. Naturalmente sono un sacco di balle, dato che, come abbiamo visto, tutte le relazioni sono karmiche e andrebbero vissute come un dono, a volte per godere, a volte per mettere in discussione la nostra vita e per crescere. E, soprattutto, non esiste nessuno che ci obbliga a fare niente, visto che siamo noi a costruire il nostro karma, le nostre relazioni e la nostra vita.

Visto in questo senso il karma, lungi dall’essere una curiosità orientale o un modo di dire, è il punto chiave, ci piaccia o meno, per comprendere a fondo (o almeno in parte) e, se necessario, cambiare le nostre vite.

Personalmente mi sono reso conto, nella mia ricerca e nella mia esperienza di vita che NON C’E’ altra via. Se non siete d’accordo non avete mai notato come sia a voi che ad altri può capitare che, nonostante gli sforzi enormi per realizzare delle cose, non ci sia niente da fare, mentre altre cose vi riescono con facilità senza pensarci? Persino l’inclinazione di uno o dell’altro in certe attività è dovuta al karma accumulato. Persino l’aspetto che si ha, la predisposizione a certe malattie piuttosto che altre o il nascere in un posto invece che un altro è dovuto al karma. Secondo molte filosofie non occidentali le nostre vite attuali sono il risultato di cause poste in altre esistenze precedenti. O comunque, se proprio si fatica a digerire l’eternità della vita, da cause in qualche modo poste da qualcuno o qualcosa d’altro. Tale concezione è senza dubbio più scientifica di quella di Darwin, dal momento che il caso non ha alcuna pertinenza scientifica, come confermato anche dalle più recenti ricerche sulle particelle subatomiche, le quali esistono e  si muovono tutte in base a precise leggi di interazione con il cosmo.

Nel nostro caso sii tratta della legge mistica di causa ed effetto che pervade tutto l’universo e interessa anche la nostra cara e famigliare vita quotidiana, le famose bollette incluse. Persino In occidente l’affermazione di Darwin che l’evoluzione sia dettata dal caso e dalla necessità, è stata surclassata meno di un secolo dopo da quella di Einstein il quale sosteneva che “Dio non gioca a dadi”.

La presa di coscienza del proprio karma, più o meno profonda, lo sforzo per alleggerire il karma accumulato, gli sforzi per porre cause positive per beneficiare se stessi e gli altri, mettono in condizione di attivare l’attrazione dell’energia, della prosperità, della fortuna di cui l’Universo è fatto. L’Universo si espande, si rinnova, nasce e muore ogni istante. Noi possiamo fare lo stesso. Provateci. Basta crederci come bambini.

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