Il buon profumo di brioche

Scritto da: Luciano Gianazza
Fonte: http://www.medicinenon.it/il-buon-profumo-di-brioche

caffe-e-briocheQuando si passa vicino alla caffetteria, c’è quel “buon profumo di brioches” che ci avvolge come una nuvola e penetra nelle narici facendoci desiderare di mangiarne subito una, anzi due!

Molti avranno sperimentato questo, non sono l’unico vero? Magari passando vicino a un bar con amici lo avrai anche detto sospirando! Anni fa Io dicevo esclamando quando ero in giro con poca voglia di lavorare in compagnia di un collega per invogliarlo a fare una pausa extra.

Qualcuno penserà: “Sono assuefatto/a ai dolci, non riesco a farne a meno, se non a fatica”.

Una mattina ho deciso di farmi un giro in un bar che fa un sacco di cappuccini e brioche a detta di tutti buonissime e di percepire la ragione di tale richiamo.

Fra l’altro spesso tali brioche, a un palato disintossicato, lasciano un retrogusto di strutto rancido, se non proprio marcato e vomitevole.

Ho lasciato che il profumo penetrasse nelle mie narici assaporandolo con assoluto distacco e a un certo punto le percezioni sono arrivate e le risposte alle mie domande si sono ricomposte da quello che era un puzzle indistinto.

Ci stanno fregando! Come sempre dietro alle quinte ci sono studi per trovare il modo di farti acquistare e soprattutto consumare cibi che un aborigeno non oserebbe nemmeno mettere in bocca.

Lo zucchero a velo, la crema pasticcera, la cioccolata, la pasta delle brioche, ecc. ecc. contengono un additivo assuefacente!

Si chiama etilvanillina sostanza chimica dal forte odore di vaniglia, circa quattro volte più intenso di quello della vanillina non sintetica, che ha la composizione simile a quella dell’etanolo.

Esistono industrie che producono solo aromi.
Gli arrosti precotti hanno l’aroma di arrosto aggiunto.
Lo speck, il salmone, il prosciutto di Praga hanno l’aroma di affumicato aggiunto. Perché? Perché non sono affumicati a lungo abbastanza da dare quel particolare aroma che viene dato quando l’affumicatura viene fatta come faceva il contadino. Lo scopo di affumicare è la conservazione. Nella produzione industriale non c’è tutto quel tempo, quindi si rimedia allo scarso odore di affumicato con gli aromi artificiali, e alla conservazione con i conservanti. Facile no?
Quasi tutte le cose lavorate industrialmente, hanno il loro aroma artificiale aggiunto.
Le torte al limone hanno il loro aroma al limone.
Il lievito che viene usato appunto per pani e dolci è aromatizzato con l’etilvanillina.
Anche le sigarette, caramelle, chewingum, ecc contengono aromi sintetici.

“Di derivazione naturale” non significa nulla, anche il petrolio è naturale, e la benzina quindi potrebbe essere considerato un prodotto di derivazione naturale. Ma poco commestibile.

Per legge al cioccolato, al cacao in massa e ai vari tipi di cacao in polvere, di cioccolato, e di cioccolato al latte, al cioccolato bianco, alle praline o ai cioccolatini, possono essere aggiunti aromi, sostanze aromatiche naturali, sostanze aromatiche sintetiche o artificiali di composizione chimica identica a quella dei principali componenti delle composizioni aromatiche naturali, nonché etilvanillina, ad esclusione delle sostanze aromatiche che ricordano il sapore del cioccolato naturale o della materia grassa del latte.
In questo caso la denominazione del prodotto dev’essere accompagnata dall’indicazione dell’aggiunta, allorché il sapore dell’aroma utilizzato è predominante. Se s’impiega un aroma, se ne indicherà il nome; se si impiegano sostanze diverse dall’etilvanillina, si userà la menzione “al gusto di … ” o “all’aroma di … ” seguita dall’indicazione che precisi la natura del gusto o dell’aroma in caratteri delle medesime dimensioni (qualsiasi riferimento ad un’origine naturale è riservato alle sostanze aromatiche naturali); se invece s’impiega etilvanillina, si userà l’indicazione “all’etilvanillina” o “aromatizzato all’etilvanillina” (Legge 30.4.1976, art. 12).

Una fonte industriale economica di vanillina sono gli scarti solforici dell’industria della carta. Questi contengono acido ligninsolfonico che, trattato ad alta temperatura e ad alta pressione con agenti ossidanti e alcalini, si decompone in svariati prodotti, tra cui la vanillina che viene successivamente estratta dalla miscela e purificata per distillazione e cristallizzazione. Ci sono fonti di vanillina più “nobili”, ma di costo nettamente superiore, e visto che i prezzi concorrenziali sono un’ottima ragione per chi vede solo il profitto indiscriminato (quasi il 90% delle aziende) puoi immaginare da dove proviene l’etilvanillina di un dolce da un euro, se ne contiene. Senza contare che è un ottimo metodo per eliminare rifiuti delle cartiere.

Quando le brioches surgelate vengono cotte nei fornetti appositi spargono a ampio raggio l’etilvanillina che entrando nelle tue narici crea “l’effetto brioche”. Tutti i dolci, anche quelli da pasticceria la contengono, nella pasta come nello zucchero. Anche la cioccolata.

Anziché alcolizzati, ci fanno diventare alcoli-vanilli-zzati! Con dolcezza…

Se ancora hai sensi di colpa perché non riesci a evitare di mangiare dolci, sappi che è perché ti hanno drogato a tua insaputa. Da anni.

Conoscendo la vera causa della tua dipendenza da dolci, sarà più facile liberartene.

Difficile liberarsi di cose di cui non si conosce la causa.

Il profumo inebriante non è inebriante casualmente.

Secondo il rapporto “Humanity Divided: Confronting Inequality in Developing Countries”, presentato a New York dall’amministratrice dell’United Nations Development Programme (Undp) Helen Clark (nella foto), «per ridurre in maniera sostenibile le ineguaglianze, occorre adottare dei modi di crescita più inclusivi, basati su politiche di redistribuzione e di norme sociali rinnovate».

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Il rapporto dell’organizzazione Onu analizza i trend dell’ineguaglianza definendone allo stesso tempo l’estensione, l’impatto, e suggerendo politiche per ridurla. Dopo aver presentato i risultati di un’inchiesta sui punti di vista dei decisori politici in materia di ineguaglianza, il rapporto presenta un quadro dettagliato su come lottare contro le ineguaglianze nei Paesi in via di sviluppo.

Il rapporto, redatto da Poverty Practice in the Bureau for Development Policy dell’Undp, conferma l’allarme appena lanciato a Davos dal World economic forum: «l’1% dei più ricchi della popolazione mondiale controllano circa il 40% delle ricchezze mondiali, mentre il 50% dei meno ricchi detiene solo l’1% delle ricchezze mondiali». Secondo l’Undp, «se non sarà fatto niente, le ineguaglianze potrebbero far crollare le fondamenta stesse dello sviluppo e della pace sociale e nazionale».

La Clarck ha sottolineato che «le attuali forti ineguaglianze sono ingiuste, come testimonia questo rapporto “Humanity Divided”, inoltre ostacolano il progresso umano. Il rapporto ricerca le cause e le conseguenze delle ineguaglianze che ci dividono, all’interno e tra i Paesi, ed afferma che le crescenti ineguaglianze non sono una fatalità».

Proporzionalmente alla dimensione della popolazione, tra il 1990 e il 2010 le disparità di reddito sono aumentate dell’11% nei Paesi in via di sviluppo e una grande maggioranza delle famiglie, più del 75% della popolazione, vive in società dove i redditi sono ripartito meno equamente che negli anni ‘90. Basterebbero queste cifre per sancire il fallimento sociale ed etico dell’ideologia neo-liberista che si è fatta pensiero unico e inganno mondiale, ma l’Undp sottolinea che «le ineguaglianze elevate e persistenti vanno al di là dei redditi». Infatti, malgrado il calo globale della mortalità materna nella maggioranza dei Paesi in via di sviluppo, le donne che vivono nelle zone rurali corrono tre volte di più il rischio di morire  durante il parto delle donne che vivono nei centri urbani. Le donne rappresentano una quota crescente della forza lavoro, ma sono sovra-rappresentate nei lavori precari e sotto-rappresentate nella politica e continuano a guadagnare considerevolmente meno degli uomini.

I dati sul  quinto dei bambini più poveri che vivono nei Paesi in via di sviluppo dimostrano che questi corrono tre volte di più il rischio di morire entro i 5 anni di età del quinto dei bambini più “ricchi”. La protezione sociale è stata ampliata, però e persone con handicap in media devono affrontare spese sanitaria astronomiche 5 volte più della media.

L’Undp evidenzia che «le forte ineguaglianze non permettono lo sviluppo ed ostacolano i progressi economici, indebolendo la strada per la democrazia  la vita democratica e minacciando la coesione sociale. Anche se la redistribuzione resta indispensabile per la riduzione delle ineguaglianze, si impone un cambiamento in favore di un modello di crescita più inclusivo, che rialzi i redditi delle famiglie povere ed a basso reddito  più rapidamente della media al fine di ridurre durevolmente le ineguaglianze. Questo cambiamento è indispensabile al programma di sviluppo per il post 2015»,

Ma è anche essenziale, secondo l’Onu, che i Paesi in via di sviluppo ed emergenti realizzino la crescita economica necessaria per raggiungere il primo obiettivo del millennio per lo sviluppo che prevedeva una forte riduzione della povertà entro il 2015.

“Humanity Divided” fa rilevare qualcosa che ormai è diventata patrimonio comune delle organizzazioni internazionali che si occupano di economia: «Redditi nazionali più elevati ed una crescita economica più rapida non si traducono sempre in un abbassamento delle ineguaglianze nei settori dell’educazione, della salute e di altri campi del benessere umano». Insomma, l’altra promessa del neoliberismo, cioè che l’arricchimento di pochi avrebbe migliorato la qualità della vita di molti, si è rivelato una clamorosa quanto prevedibile bugia, e la classe media si ritrova a vivere in una società sempre più classista.

L’Onu sta facilitando un dibattito mondiale inedito, al quale hanno partecipato circa 2 milioni di persone che esigono di avere diritto di parola sulle decisioni che hanno un impatto sulla loro vita e che si indignano per l’ingiustizia costituita dall’ ineguaglianza che cresce insieme all’insicurezza e della quale sono vittime soprattutto le comunità più povere e marginalizzate. I seguiti potrebbero essere oltremodo interessanti.

– See more at: http://www.greenreport.it/news/comunicazione/allarme-onu-troppe-ineguaglianze-a-rischio-crollo-le-fondamenta-di-pace-e-sviluppo/#sthash.3v1r9ebO.dpuf

 

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Il rapporto dell’organizzazione Onu analizza i trend dell’ineguaglianza definendone allo stesso tempo l’estensione, l’impatto, e suggerendo politiche per ridurla. Dopo aver presentato i risultati di un’inchiesta sui punti di vista dei decisori politici in materia di ineguaglianza, il rapporto presenta un quadro dettagliato su come lottare contro le ineguaglianze nei Paesi in via di sviluppo.

Il rapporto, redatto da Poverty Practice in the Bureau for Development Policy dell’Undp, conferma l’allarme appena lanciato a Davos dal World economic forum: «l’1% dei più ricchi della popolazione mondiale controllano circa il 40% delle ricchezze mondiali, mentre il 50% dei meno ricchi detiene solo l’1% delle ricchezze mondiali». Secondo l’Undp, «se non sarà fatto niente, le ineguaglianze potrebbero far crollare le fondamenta stesse dello sviluppo e della pace sociale e nazionale».

La Clarck ha sottolineato che «le attuali forti ineguaglianze sono ingiuste, come testimonia questo rapporto “Humanity Divided”, inoltre ostacolano il progresso umano. Il rapporto ricerca le cause e le conseguenze delle ineguaglianze che ci dividono, all’interno e tra i Paesi, ed afferma che le crescenti ineguaglianze non sono una fatalità».

Proporzionalmente alla dimensione della popolazione, tra il 1990 e il 2010 le disparità di reddito sono aumentate dell’11% nei Paesi in via di sviluppo e una grande maggioranza delle famiglie, più del 75% della popolazione, vive in società dove i redditi sono ripartito meno equamente che negli anni ‘90. Basterebbero queste cifre per sancire il fallimento sociale ed etico dell’ideologia neo-liberista che si è fatta pensiero unico e inganno mondiale, ma l’Undp sottolinea che «le ineguaglianze elevate e persistenti vanno al di là dei redditi». Infatti, malgrado il calo globale della mortalità materna nella maggioranza dei Paesi in via di sviluppo, le donne che vivono nelle zone rurali corrono tre volte di più il rischio di morire  durante il parto delle donne che vivono nei centri urbani. Le donne rappresentano una quota crescente della forza lavoro, ma sono sovra-rappresentate nei lavori precari e sotto-rappresentate nella politica e continuano a guadagnare considerevolmente meno degli uomini.

I dati sul  quinto dei bambini più poveri che vivono nei Paesi in via di sviluppo dimostrano che questi corrono tre volte di più il rischio di morire entro i 5 anni di età del quinto dei bambini più “ricchi”. La protezione sociale è stata ampliata, però e persone con handicap in media devono affrontare spese sanitaria astronomiche 5 volte più della media.

L’Undp evidenzia che «le forte ineguaglianze non permettono lo sviluppo ed ostacolano i progressi economici, indebolendo la strada per la democrazia  la vita democratica e minacciando la coesione sociale. Anche se la redistribuzione resta indispensabile per la riduzione delle ineguaglianze, si impone un cambiamento in favore di un modello di crescita più inclusivo, che rialzi i redditi delle famiglie povere ed a basso reddito  più rapidamente della media al fine di ridurre durevolmente le ineguaglianze. Questo cambiamento è indispensabile al programma di sviluppo per il post 2015»,

Ma è anche essenziale, secondo l’Onu, che i Paesi in via di sviluppo ed emergenti realizzino la crescita economica necessaria per raggiungere il primo obiettivo del millennio per lo sviluppo che prevedeva una forte riduzione della povertà entro il 2015.

“Humanity Divided” fa rilevare qualcosa che ormai è diventata patrimonio comune delle organizzazioni internazionali che si occupano di economia: «Redditi nazionali più elevati ed una crescita economica più rapida non si traducono sempre in un abbassamento delle ineguaglianze nei settori dell’educazione, della salute e di altri campi del benessere umano». Insomma, l’altra promessa del neoliberismo, cioè che l’arricchimento di pochi avrebbe migliorato la qualità della vita di molti, si è rivelato una clamorosa quanto prevedibile bugia, e la classe media si ritrova a vivere in una società sempre più classista.

L’Onu sta facilitando un dibattito mondiale inedito, al quale hanno partecipato circa 2 milioni di persone che esigono di avere diritto di parola sulle decisioni che hanno un impatto sulla loro vita e che si indignano per l’ingiustizia costituita dall’ ineguaglianza che cresce insieme all’insicurezza e della quale sono vittime soprattutto le comunità più povere e marginalizzate. I seguiti potrebbero essere oltremodo interessanti.

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