I costi della violenza delle donne in Italia…ma lo stato quanto ci guadagna?

Scritto da: Dott. Elisa Caponetti
Fonte: http://www.nottecriminale.it/

b6004aaf43dbcfb743aa1b54a758f57d_MDall’inizio del 2013 al 25 novembre, sono state uccise in Italia ben 128 donne. La violenza contro le donne è stata riconosciuta come un crimine contro l’umanità. Dato certo e di assoluto rilievo, è che la violenza genera violenza: ciò significa, per esempio, che chi assiste ad aggressività e maltrattamento, è esposto ad un fattore di rischio evolutivo maggiore rispetto a chi non lo è, e da adulto aumenterà la probabilità di compiere esso stesso atti violenti. Non tutti i bambini diventeranno adulti violenti, ma tutti gli adulti violenti hanno subito qualche forma di violenza.

Perché e a chi conviene mantenere questo stato di cose? Analizziamo i dati più nello specifico così forse la risposta sarà più evidente a tutti. Ancora una volta, l’obiettivo è quello di leggere oltre il crimine ed i meri fatti di cronaca, non limitandosi a ciò che emerge in superficie.

Quotidianamente siamo ormai abituati a sentire raccontarci reati ai danni delle donne, ma quanti di noi si chiedono veramente cosa c’è dietro e come mai il fenomeno non tende a diminuire? Per dare una risposta occorre capire chi ci guadagna.

Intervita Onlus ha realizzato il primo studio nazionale sui costi reali della violenza sulle donne.

Ovviamente non ci sono soltanto quelli economici e sociali ma anche umani, emotivi ed esistenziali.

Il risultato di questa indagine è stato strabiliante: il costo totale corrisponde all’equivalente di tre manovre finanziarie! Ben 17 miliardi, per essere più precisi 16.719.540.000 euro. Ai quali vanno poi sommati le spese del lavoro per la mancata produttività, stimati in 604 milioni.

I costi sono così suddivisi: 460,4 milioni di euro sono i costi sanitari (comprendendo il costo dei ricoveri al pronto soccorso delle donne vittime di violenza) 158,7 milioni quelli per l’assistenza psicologica; 44,4 milioni per i farmaci,  235,7 milioni, rappresentano i problemi di ordine pubblico e 421,3 milioni, quelli di ordine giudiziario.

Ma l’elenco spese non si arresta qui. Ci sono poi gli oneri a carico dei Comuni: 154,6 milioni dei servizi sociali ai quali devono andare ad aggiungersi gli 8 milioni dei centri antiviolenza. E ancora, le spese legali, pari a 289,9 milioni. 

14,3 miliardi, rappresentano invece, i costi non monetari,  ovvero quelli umani e legati alla sofferenza. E’ stato così stimato l’ammontare del risarcimento danni che dovrebbe spettare a chi subisce atti di violenza, calcolando le vite distrutte di donne, bambini e del loro nucleo familiare e comunque il peggioramento della qualità della vita, come anche l’aumento degli stati psicopatologici.

Rispetto a questi dati da capogiro, per la prevenzione si spendono soltanto 6,3 milioni, contro a tutti quelli che entrano nelle tasche dello Stato, come ritorno per esempio del pagamento di tasse pagate per le consulenze psicologiche e legali, ma questo tanto solo per citare un dato.

 Tutto ciò sembra un vecchio film già visto, come avviene anche per il tabacco, il gioco d’azzardo, l’alcol, ecc.. Si sa che non c’è da parte dello Stato una reale tutela nel combattere tutto ciò che fa male. Al primo posto c’è sempre il fattore economico e non la tutela delle persone. Lo stesso discorso delle grandi lobby rappresentate dalle case farmaceutiche, si sa come curare il cancro ma costa meno lasciar morire le persone (tanto solo per citare un esempio).

Insomma, la triste verità è che non si vuole risolvere realmente il problema, perché la violenza genera guadagni, così si offrono solo interventi parziali e non risolutivi atti a mantenere questo stato di cose. Tutto ciò viene alimentato da una informazione fortemente strumentalizzata!

Dall’inizio del 2013 al 25 novembre, sono state uccise in Italia ben 128 donne. La violenza contro le donne è stata riconosciuta come un crimine contro l’umanità. Dato certo e di assoluto rilievo, è che la violenza genera violenza: ciò significa, per esempio, che chi assiste ad aggressività e maltrattamento, è esposto ad un fattore di rischio evolutivo maggiore rispetto a chi non lo è, e da adulto aumenterà la probabilità di compiere esso stesso atti violenti. Non tutti i bambini diventeranno adulti violenti, ma tutti gli adulti violenti hanno subito qualche forma di violenza.

Perché e a chi conviene mantenere questo stato di cose? Analizziamo i dati più nello specifico così forse la risposta sarà più evidente a tutti. Ancora una volta, l’obiettivo è quello di leggere oltre il crimine ed i meri fatti di cronaca, non limitandosi a ciò che emerge in superficie.

Quotidianamente siamo ormai abituati a sentire raccontarci reati ai danni delle donne, ma quanti di noi si chiedono veramente cosa c’è dietro e come mai il fenomeno non tende a diminuire? Per dare una risposta occorre capire chi ci guadagna.

Intervita Onlus ha realizzato il primo studio nazionale sui costi reali della violenza sulle donne.

Ovviamente non ci sono soltanto quelli economici e sociali ma anche umani, emotivi ed esistenziali.

Il risultato di questa indagine è stato strabiliante: il costo totale corrisponde all’equivalente di tre manovre finanziarie! Ben 17 miliardi, per essere più precisi 16.719.540.000 euro. Ai quali vanno poi sommati le spese del lavoro per la mancata produttività, stimati in 604 milioni.

I costi sono così suddivisi: 460,4 milioni di euro sono i costi sanitari (comprendendo il costo dei ricoveri al pronto soccorso delle donne vittime di violenza) 158,7 milioni quelli per l’assistenza psicologica; 44,4 milioni per i farmaci,  235,7 milioni, rappresentano i problemi di ordine pubblico e 421,3 milioni, quelli di ordine giudiziario.

Ma l’elenco spese non si arresta qui. Ci sono poi gli oneri a carico dei Comuni: 154,6 milioni dei servizi sociali ai quali devono andare ad aggiungersi gli 8 milioni dei centri antiviolenza. E ancora, le spese legali, pari a 289,9 milioni.

14,3 miliardi, rappresentano invece, i costi non monetari,  ovvero quelli umani e legati alla sofferenza. E’ stato così stimato l’ammontare del risarcimento danni che dovrebbe spettare a chi subisce atti di violenza, calcolando le vite distrutte di donne, bambini e del loro nucleo familiare e comunque il peggioramento della qualità della vita, come anche l’aumento degli stati psicopatologici.

Rispetto a questi dati da capogiro, per la prevenzione si spendono soltanto 6,3 milioni, contro a tutti quelli che entrano nelle tasche dello Stato, come ritorno per esempio del pagamento di tasse pagate per le consulenze psicologiche e legali, ma questo tanto solo per citare un dato.

Tutto ciò sembra un vecchio film già visto, come avviene anche per il tabacco, il gioco d’azzardo, l’alcol, ecc.. Si sa che non c’è da parte dello Stato una reale tutela nel combattere tutto ciò che fa male. Al primo posto c’è sempre il fattore economico e non la tutela delle persone. Lo stesso discorso delle grandi lobby rappresentate dalle case farmaceutiche, si sa come curare il cancro ma costa meno lasciar morire le persone (tanto solo per citare un esempio).

Insomma, la triste verità è che non si vuole risolvere realmente il problema, perché la violenza genera guadagni, così si offrono solo interventi parziali e non risolutivi atti a mantenere questo stato di cose. Tutto ciò viene alimentato da una informazione fortemente strumentalizzata!

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