I segreti nucleari del Giappone

Scritto da: Gabriele Battaglia
Fonte: http://it.peacereporter.net

Nuove prove di accordi occulti con gli Usa in contraddizione con i principi pacifisti di Eisaku Sato

Nel dicembre del 1967, il Primo ministro nipponico Eisaku Sato proclama i tre principi anti nucleari: il Giappone – devastato nei corpi e nelle coscienze dalle atomiche di Hiroshima e Nagasaki – sceglie di “non possedere, non costruire e non introdurre” nel proprio territorio nessuna arma nucleare. Per questa politica pacifista, a Sato viene assegnato il premio Nobel per la pace nel 1974.
Oggi si scopre che un patto segreto tra Sol Levante e Stati Uniti ha reso il divieto al nucleare un po’ meno vincolante.
In realtà da tempo si sapeva che il Giappone non è mai stato del tutto denuclearizzato. Un diplomatico giapponese, Kei Wakaizumi, aveva già inserito nel suo libro di memorie del 1994 la minuta di un vero e proprio patto segreto tra Nixon e Sato firmato il 21 novembre 1969, che prevedeva il ricorso al nucleare in determinate circostanze. Poi, a ottobre del 2009, gli archivi della sicurezza nazionale di Washington hanno pubblicato documenti top-secret in linea con la versione di Wakaizumi. Tutti i governi giapponesi avevano fino allora negato la presenza di patti segreti sul nucleare.
Oggi la conferma arriva proprio da Tokyo, dove il governo del Partito democratico ha appena declassificato alcuni documenti del 1967 (lo stesso anno dei tre principi), nei quali appare chiaro che, in cambio della restituzione di Okinawa e delle isole Ogasawara al Sol Levante, gli Usa pretesero “in caso di imprevisto” di reintrodurre armi nucleari nel territorio giapponese.
Questo sta a significare sia la presenza di tali armi nelle basi statunitensi sulla terraferma, sia il loro passaggio via nave nelle acque territoriali (e l’eventuale scalo nei porti militari giapponesi).
È accertata la presenza di armi nucleari a Ogasawara tra il 1956 e il 1965, quando la catena di isole era controllata direttamente dagli Usa. Prima del suo ritorno in mani giapponesi (1968) e in linea con i tre principi di Sato, gli ordigni furono rimossi. Giappone e Stati Uniti si accordarono però su una formula che prevedeva la loro reintroduzione “previa consultazione”.
Secondo il Mainichi Shimbun, Washington avrebbe inteso questo patto segreto come un “via libera”, a propria totale discrezione e con la tacita approvazione di Tokyo.

Alcuni osservatori di sponda nipponica ritengono che il patto segreto sia poi stato esteso automaticamente a Okinawa, che tornò al Giappone nel 1972.
La notizia è destinata a riacutizzare le polemiche connesse al trasferimento della base statunitense di Futenma, che i cittadini di Okinawa e il governo locale vorrebbero allontanare dalla prefettura, mentre Washington, con l’appoggio un po’ imbarazzato di Tokyo, intende spostare a Henoko, sempre sull’isola.
Il punto è che quando gli Usa restituirono Okinawa, ottennero di conservare le proprie basi proprio in cambio dell’adesione ai principi di Sato: nessuna presenza nucleare a Okinawa.
Ora, la scoperta di un inganno lungo oltre quarant’anni potrebbe acuire le proteste sull’isola e l’imbarazzo del governo centrale.
La questione nucleare investe anche la recente revisione del programma di difesa nazionale, battezzato “dynamic defense capability” e adottato a dicembre 2010. Nella bozza del luglio precedente, si raccomandava infatti di riconsiderare almeno uno dei principi anti nucleari: per la precisione, il divieto all’introduzione in Giappone, anche in caso di emergenza militare, di armi nucleari statunitensi. Di fatto, l’abbandono di tale principio avrebbe sancito anche pubblicamente quanto già stabilito dagli accordi segreti. La versione finale del programma di difesa ha invece cancellato ogni riferimento al nucleare. Per ora.

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