Il lato francese di Leonardo da Vinci nella biografia di Serge Bramly

Scritto da: Dino Messina
Fonte: http://lanostrastoria.corriere.it

Leonardo_da_Vinci_1Quali sono i libri di storia che hanno contribuito alla nostra formazione? Continuiamo la nostra serie con il contributo di Angelo Paratico dedicato alla biografia di Leonardo scritta da Serge Bramly.

di Angelo Paratico

Volendo suggerire una biografia dedicata a Leonardo Da Vinci, che sia allo stesso tempo di piacevole lettura, ben documentata e possa resistere al corrosivo scorrere degli anni, la mia scelta cade senz’altro sull’opera del francese Serge Bramly. Pubblicata in Francia nel 1981 – epoca remotissima per lo studio di Leonardo – è intitolata “Leonardo Da Vinci, Artista, scienziato, filosofo” e in Italia figura fra gli Oscar Mondatori.
La bibliografia riguardante Leonardo Da Vinci è imponente e in crescita esponenziale. Questo è vero anche senza prendere in considerazione tutta la letteratura fantastica che si va accumulando su di lui, che va dal libro d’un visionario come Dmitry S. Merezhkovsky con il suo “Il romanzo di Leonardo Da Vinci” del 1900 sino all’opera d’un analfabeta di confine com’è stato definito l’autore del “Da Vinci Code” che pure ha venduto duecento milioni di copie. Paul Valery, scrivendo di Leonardo nel 1894, disse che ciò che resta di un uomo sono i sogni che leghiamo al suo nome, questo è verissimo nel caso del grande ingegnere e artista fiorentino.
La ricerca storica riguardante colui che fu l’uomo più geniale e misterioso che sia mai esistito è ancora in corso e, per quanto possa sembrare strano ai non addetti ai lavori, siamo solo agli inizi della ricerca. Infatti, a differenza di altri personaggi storici per i quali prove e documenti sono noti e abbastanza conclusivi, nel caso di Leonardo è vero il contrario. Poco è definitivo e quasi nulla è certo; infatti nuovi documenti d’archivio creduti perduti affiorano in continuazione. Basti qui citare come esempio le ricerche condotte da Elisabetta Ulivi, una brillante docente di Storia della Matematiche presso l’università di Firenze, che ha pubblicato nel 2008 un rigoroso libretto intitolato “Per la Genealogia di Leonardo” con il frutto delle sue ricerche archivistiche. Le sue scoperte sono straordinarie, a iniziare dalle tracce di due fratellastri di Leonardo, come lui nati illegittimi da Ser Piero Da Vinci. Un altro esempio potrebbe essere la scoperta dei codici Madrid I e Madrid II avvenuta nel 1966: stavano da secoli al loro posto nella libreria di Stato spagnola ma erano stati inventariati in maniera errata. Se pensiamo che una metà, o addirittura due terzi, dei taccuini di Leonardo sono andati perduti capiamo allora che ci potrebbero essere nuove sorprese in futuro. Nuovi documenti potrebbero affiorare e cambiare, anche radicalmente, il suo quadro biografico.
Anche per quanto riguarda i dipinti di Leonardo Da Vinci, tutto sommato, si brancola nel buio. Gli unici a lui interamente attribuibili sono soltanto L’Ultima Cena di Milano – un’opera che ormai poco assomiglia all’originale – e la Gioconda, conservata al Louvre, forse il quadro più celebre al mondo ma sul quale le interpretazioni si sprecano.
Perché dunque prediligo l’opera biografica di un francese, quando in Italia abbiamo grandi studiosi di Leonardo, esperti del calibro di Carlo Pedretti, Alessandro Vezzosi, Carlo Vecce, Edoardo Villata, Agnese Sabato e tanti altri? Lo faccio perché Bramly è un grande scrittore e forse anche perché anche i francesi sentono Leonardo come uno di loro. Come è noto Leonardo morì in Francia il 2 maggio 1519 mentre stava al servizio del re di Francesco I di Valois, e Bramly accetta come plausibile la narrazione di Giorgio Vasari che vorrebbe Leonardo spirare fra le braccia di quel monarca. Francesco I era figlio di Luisa di Savoia, la quale era a sua volta sorella di Filiberta di Savoia, moglie di Giuliano de’ Medici, che era stato il mecenate di Leonardo sino alla sua prematura morte avvenuta a Firenze nel 1516.
Napoleone, da par suo, nel trafugare nel 1795 i codici leonardeschi conservati a Milano avrebbe affermato che tutti gli uomini di genio sono francesi, quasi a giustificarne la sottrazione e pare che prima di spedirli a Parigi li volle studiare di persona. Il pezzo forte, il Codice Atlantico, ritornò alla Ambrosiana dopo la sua caduta ma molti altri taccuini – deliziosi e importantissimi – sfuggirono agli emissari di Metternich e restarono a Parigi. Grazie a quella storica rapina è sorta una scuola di grandi leonardisti a Parigi e per questo motivo, da milanese quale sono, perdono Serge Bramly e apprezzo la sua bella biografia.

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