La strage di Piazza Fontana

Scritto da: Andrea Tagliaferri
Fonte: http://luniversale.you-ng.it/2014/11/30/strage-piazza-fontana/

l43-piazza-fontana-1112121101371_big-300x243«Secondo te, chi l’ha messa, la bomba?» chiedeva il direttore del “Giorno”, Italo Pietra, al suo inviato Giorgio Bocca in quel 12 dicembre di quarantacinque anni fa; la risposta fu lapidaria: «I carabiieri», riferendosi agli apparati statali che da mesi alimentavano lo scontro tra estremismi politici ma ancora più emblematica, guardando poi gli sviluppi dell’inchiesta sull’attentato di Piazza Fontana, fu la replica di Pietra: «Mi ha telefonato il prefetto, secondo lui sono gli anarchici». E da questa ipotesi il prefetto non si ricredette fino alla morte del ferroviere Pinelli e l’arresto dell’anarchico Valpreda.

Erano le 16:37 del 12 dicembre 1969 quando una bomba esplose nel salone centrale della Banca nazionale dell’agricoltura di Milano, in Piazza Fontana. I morti furono 17 e 89 i feriti e da quel giorno, gli storici, fanno cominciare la Strategia della tensione. In realtà, però, il suo inizio potrebbe coincidere con il convegno tenutosi all’hotel Parco dei Principi di Roma dal 3 al 5 maggio 1965, promosso dall’Istituto di storia militare “Alberto Pollio”, incentrato sulla guerra rivoluzionaria. Il teorico della guerra non convenzionale, l’ex Waffen SS Yves Guérin Serac, non partecipò al summit ma di sicuro ispirò le teorie che in quei giorni si elaborarono.

Egli teorizzava l’infiltrazione, la disinformazione e l’intossicazione come elementi  indispensabili per preparare il terreno alla stagione delle bombe e del caos; e “Chaos” fu il nome in codice dell’operazione avviata dalla Cia in Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna, che prevedeva di infiltrare, a scopo di provocazione, propri agenti in gruppi, associazioni e partiti dell’estrema sinistra, anarchici, marxisti-leninisti, operaisti e castristi, ricalcando lo stesso modus operandi dell’organizzazione lisbonese Aginter Presse, fantomatica agenzia di stampa appartenente proprio all’ex SS.

Pagato con fondi dell’ufficio Rei del Sifar (Ricerche Economiche ed Industriali dei servizi segreti militari), definì il disegno strategico di contrasto della distensione in atto all’epoca e vi parteciparono diversi alti ufficiali dell’esercito ed esponenti del neofascismo italiano tra cui Edgardo Beltrami e Guido Giannetti legati anche al Sid, Pino Rauti come fondatore di Ordine Nuovo e anch’egli uomo del Sid, il deputato missino Giorgio Pisanò, Gino Ragno dell’associazione “Amici delle Forze Armate” e Pio Filippani Ronconi collaboratore del Sid come crittografo. Secondo la ricostruzione del giudice Guido Salvini, fu proprio in questa occasione che si diede l’impulso alla nascita dei Nuclei di difesa dello stato e di conseguenza di ciò che storicamente viene chiamata strategia della tensione.

Poco tempo prima dell’attentato di Milano,precisamente il 15 novembre, accade un fatto esemplificativo del clima politico che si stava costruendo. In quella data Ordine Nuovo confluisce nel Msi di Almirante (Pino Rauti l’aveva costituito nel 1955 dopo essere uscito proprio dal Movimento Sociale) come se On avesse voluto coprirsi le spalle. Proprio in quel periodo Rauti suggeriva di «aprire l’ombrello» per difendersi dalla pioggia d’inchieste che stavano arrivando sugli ordinovisti nel momento in cui ne è stata scoperta la struttura clandestina al di sotto del circolo culturale da cui era mascherata.

Ancora più sospetto in questa situazione è il collegamento tra Ordine Nuovo e la figura di Almirante (da tutti visto come rappresentante della nuova destra “democratica”). On nasce quando egli perde la possibilità di rientrare nella segreteria del Msi e rientra nel partito in concomitanza della rielezione a segretario dello stesso Giorgio Almirante. A sancire questo collegamento è lo stesso neo eletto, che durante la sua prima relazione al Comitato centrale del partito dichiara: «Ad ogni azione di piazza corrisponderà una controazione promossa dal Msi» atta a difendere i «quieti e bravi cittadini che vogliono il servizio militare obbligatorio, il matrimonio indissolubile, il celibato dei preti, la morale non bachettona, ma nemmeno prostituta, i pederasti alla gogna e i treni in orario», lanciando così un chiaro segnale di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco tempo nel Paese.

È sempre Salvini a sottolineare il ruolo svolto da On all’interno del Movimento Sociale, paragonandolo alla già citata Aginter Presse: «È molto probabile che abbia funzionato come una sorta di subagenzia, incaricata delle azioni meno confessabili che dovevano essere eseguite senza una compromissione diretta di organismi ufficiali per non creare problemi nei rapporti tra stati». Allo stesso modo Ordine Nuovo «è una sigla di copertura dell’ufficio Affari Riservati del ministro degli Interni, una creazione “statale”» in funzione anticomunista al servizio del Patto Atlantico.

Tra il 1965 e il 1969 si consolida dunque la posizione di Ordine Nuovo nella galassia dell’estrema destra, acquistando legittimità e piena agibilità dal legame con il gruppo parlamentare del Movimento Sociale che ne tutela i militanti offrendo loro copertura legale. È proprio in questo periodo che viene elaborato il progetto della strage di Piazza Fontana e ad occuparsene sarà presumibilmente la sezione veneziana ad occuparsene. A confermare la responsabilità della sezione di Venezia e di Delfo Zorzi furono i pentiti Carlo Digilio e Martino Siciliano, entrambi ex ordinovisti pentiti e condannati per le stragi di Milano e Brescia. Al processo per Piazza Fontana ammisero che Zorzi confessò loro la sua diretta partecipazione alla strage durante il cenone di San Silvestro di quel tragico ’69 e fecero addirittura il nome di colui che vendette l’esplosivo utilizzato alla banca: il sub veneziano Roberto Rotelli, specializzato nel recupero di relitti navali (celebre il recupero del Quintino Sella del 1972, utilizzando la gelignite, lo stesso esplosivo di piazza Fontana), che procurava ai neofascisti veneziani «materiale croato ustascia dalla Iugoslavia».

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