Messico, sfollati dai narcos

Scritto da: Alessandro Grandi
Fonte: http://it.peacereporter.net/

Oltre 34mila morti violente. Più di 230mila persone costrette a sfollare dalle loro case e rifugiarsi in arre tranquille. Questi incredibili numeri snocciolati dal Idmc (Centro de Monitoreo de Desplaziaminetos Internos) all’interno del rapporto: “Mexico: desplaziamento, forzado a conseguencia de la violencia de los carteles de la droga” fanno parte della storia recente del Messico. Non sono certo una novità. Come non deve considerarsi una novità il fatto che almeno la metà dei 20mila sfollati si sarebbero trasferiti negli Usa. Sono piuttosto numeri impressionanti che devono far riflettere se vogliamo creare per i nostri figli un futuro mondo migliore.

Sono decine gli articoli di giornale che tutti i giorni raccontano il dramma della guerra fra e contro i cartelli della droga, un po’ meno quelli che raccontano il dramma quotidiano di quelle persone costrette a subire la guerra. Decine di famiglie costrette a scappare dalle loro terre d’origine per mettere in salvo la vita minacciata dalla violenza. Interi villaggi messi sotto scacco dalle potenti organizzazioni legate al traffico internazionale di stupefacenti e quasi costretti a chiudere. Un fenomeno, però, che dalla Segreteria de Gobernacion, ritengono riguardare solo alcune aree del Paese, quello dove l’influenza dei cartelli è più evidente.

Come il caso, forse unico, del piccolo villaggio di frontiera di Ciudad Mier, nello Stato di Tamaulipas, stretto nelle morsa di una guerra fra bande i Los Zetas e il Cartello del Golfo. Per settimane i cartelli si sono contesi il villaggio, minacciando la popolazione e costringendola ad abbandonarlo. E quei pochi valorosi cittadini, circa 400, che non hanno voluto sottostare alle minacce e sono rimasti a animare le case e il paese, sono stati consigliati dalle forze dell’ordine di lasciarlo. Magari raggiungendo lidi più tranquilli come il pueblo Miguel Aleman. I più abbienti hanno potuto raggiungere luoghi più lontani e sicuri. In molti hanno preso una decisione che magari finora avevano rimandato e si sono trasferiti negli Usa.

Nel frattempo, il Colegio de la Frontera Norte rende noto che negli ultimi cinque anni almeno la metà dei municipi di Praxedis Guerrero y Guadalupe, nello Stato di Chiuhuahua, ha visto un progressivo spopolamento, e quasi la metà della popolazione ha abbandonato le case per paura di restare vittima dei narcos.

In ogni caso il tributo maggiore lo stanno pagando i cittadini degli Stati di Chihuahua e Tamaulipas. E non è sempre facilissimo affrontare la situazione considerando che non tutti i cittadini hanno possibilità economiche sufficienti. Infatti, lo Stato messicano non prevede risorse da distribuire alle persone che decidono di andarsene.

E allora lo Stato che apporto dà? Nella città più pericolosa del Paese e probabilmente una delle più pericolose del mondo, Ciudad Juarez, lo Stato centrale messicano ha messo a disposizione 20 sociologi, 18 lavoratori sociali, 8 avvocati e un medico. Il tutto come supporto alle famiglie che in qualche modo sono state vittime della cieca furia della violenza dei cartelli.

Le forze dell’ordine ritengono che le vittime indirette della guerra potrebbero essere più di 70mila.

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