Scritto da: Andrea Zennaro
Fonte: http://www.luogocomune.net/LC/index.php/27-media/4394-22-11-63-e-la-raffinatissima-manipolazione-mediatica
(Avviso per coloro che non hanno letto il libro o visto la miniserie: contiene spoiler).
Dopo aver visto la miniserie 11.22.63 tratta dall’omonimo libro di Stephen King del 2011, che avevo letto alla sua uscita, mi sono tornati alla mente dei pensieri ‘complottistici’ inerenti al metodo di veicolare messaggi alle masse. La raffinatissima manipolazione mediatica attuata dai canali mainstream contemporanei per consolidare versioni ufficiali istituzionalizzate, che stanno in piedi su di un filo molto sottile, si insinua in modo subdolo per indottrinare le nuove generazioni.
Partiamo innanzitutto dal romanzo pseudo-fantascientifico di Stephen King basato sulla semplice idea di far viaggiare un uomo indietro nel tempo per impedire l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy: l’idea è presa di sana pianta da un episodio della prima stagione della nuova serie de “Ai confini della realtà” (The Twilight Zone [1]) datata 1985. Nell’episodio in questione dal titolo “Dallas, novembre 1963” (Profile in Silver [2]), il professore di storia Joseph Fitzgerald, lontano parente del presidente e proveniente da duecento anni nel futuro, salva Kennedy: come nel romanzo di King, oltre al canovaccio molto simile del viaggio nel tempo e del protagonista professore, vi sono similitudini anche nelle conseguenze al mancato omicidio che portano ad un paradosso temporale che crea un continuum distopico apocalittico [3].
La miniserie televisiva 11.22.63, andata in onda negli Stati Uniti nel febbraio 2016 e prodotta da J.J. Abrams, non si discosta di molto dalla storia del libro:
a parte l’eliminazione di passaggi superflui e l’aggiunta di personaggi per portare avanti la trama senza dover utilizzare la voce fuori campo, la trasposizione per lo schermo segue in modo pressoché fedele l’opera di King. Il presupposto del libro, e quindi anche della miniserie, è che Lee Harvey Oswald fosse l’unico responsabile dell’omicidio del presidente Kennedy a Dallas: molti argomenti vengono toccati tra cui il tentato omicidio del generale Walker, il possibile coinvolgimento del ricco geologo del petrolio, il russo George de Mohrenschildt, morto suicida nel 1978, per poi venire sistematicamente resi privi di fondamento.
King, da buon narratore per le moltitudini qual è, sa toccare le corde giuste raccontando una storia avvincente e ben costruita, compresa la storia d’amore strappalacrime tra il protagonista e la ragazza conosciuta nel passato con climax finale che fa venire il magone. Pagina dopo pagina il lettore, e poi di conseguenza lo spettatore grazie anche all’utilizzo di giovani star come James Franco e Sarah Gadon, viene portato a credere che la versione degli avvenimenti storici narrati, con i quali il protagonista si trova a combattere, siano quelli avvenuti nella realtà. Tutta questa operazione è fumo negli occhi o meglio, specchietto per le allodole atto a manipolare il pensiero libero e ad avallare la versione della commissione Warren.
Sarebbe interessante conoscere le vere ragioni per cui il regista Jonathan Demme nel 2012 abbandonò il progetto di dirigere la miniserie perché in disaccordo con King sulla stesura della sceneggiatura. Le teorie complottiste possono essere inserite in contesti fumettistici come negli strepitosi titoli di testa del film del 2009 Watchmen, tratto dalla graphic novel Alan Moore [4], ma non in film ‘istituzionali’ come Parkland del 2013, ed incentrato in parte sulla figura di Abraham Zapruder, fatto uscire per il cinquantesimo anniversario dell’assassinio che mostra solo ciò che sta in superficie.
Se il film di Oliver Stone del 1991 JFK – Un caso ancora aperto apriva un varco nella foschia attorno all’omicidio, a rimettere sulla retta via possibili reazioni critiche nei confronti della versione ufficiale ci pensò, anche allora, una serie televisiva fantascientifica prodotta tra il 1989 ed il 1993: la famosa In viaggio nel tempo (Quantum Leap). Con l’avvicinarsi del trentesimo anniversario del tragico evento la quinta stagione della fortunata serie di Donald P. Bellisario si aprì con una puntata doppia dedicata a Lee Harvey Oswald dove il protagonista Sam, viaggiatore nel tempo, si ritrova ad interagire con il presunto omicida per evitare che venga coinvolto in una cospirazione: si arriverà alla conclusione che Oswald agì da solo, come da manuale, e Sam, il crononauta, era a Dallas per salvare la first lady Jackie.
Dunque ci troviamo di fronte ad un meccanismo molto elaborato ed astuto di trasmettere e cristallizzare versioni di eventi tragici che hanno cambiato il corso della Storia con una propaganda all’apparenza invisibile ad una visione affrettata. Prima o poi, la data dovrebbe essere l’anno prossimo anche se la commissione Warren l’aveva fissata per il 2039, tutti i documenti secretati diventeranno di dominio pubblico, salvo rinvii o nuovi depistaggi per comprendere appieno uno dei tanti misteri della nostra storia contemporanea
Andrea Zennaro (and_zen)
1 – Stephen King ha parlato spesso della serie televisiva “Ai confini della realtà” anche per denigrare l’odiata trasposizione cinematografica kubrickiana del suo Shining: nell’intervista pubblicata sul numero di Playboy del giugno 1983, disse che il finale del film con la fotografia del 1921 Kubrick l’aveva copiata da un episodio della serie senza mai specificare di quale si trattasse. Interessante, nell’episodio finale di 11.22.63, la citazione al film Shining del 1980.
2 – https://www.youtube.com/watch?v=t_WhkZazUks
3 – Che King prenda spunto, come tutti, dalle più svariate fonti è naturale: si pensi all’idea per il romanzo del 2009 The Dome (Under the Dome), diventato poi nel 2013 una serie televisiva, presa da I Simpsons – Il Film del 2007.
4 – https://www.youtube.com/watch?v=aVUDdQS2UxA
Fotogramma della puntata finale di 11.22.63 con citazione del film Shining.