John Ruskin

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2699&biografia=John+Ruskin

John Ruskin

ohn Ruskin nasce a Londra l’8 febbraio del 1819. La sua famiglia è di origine scozzese e sin da piccolo John, che è figlio unico, riceve una rigida educazione religiosa di stampo puritano. L’attenzione materna nei suoi confronti è tale da divenire in alcuni momenti addirittura soffocante. La madre ne coltiva, però, allo stesso tempo, le inclinazioni artistiche iscrivendolo a lezioni private anche di sport. A soli sei anni, segue i suoi genitori in giro per l’Europa: sarà con loro a Parigi, a Bruxelles, in Fiandra, nelle zone del Reno e in Svizzera.

Trasferitosi ad Oxford per frequentare i corsi universitari, non si libera della presenza materna: la madre lo segue persino nella sua nuova città di residenza. Il periodo giovanile di Ruskin è turbato da un’unica sofferenza: un amore non corrisposto. Questo episodio finisce per essere, però, un’importante lezione di vita per il giovane che, altrimenti, avrebbe sicuramente acquisito una ingiustificata, eccessiva sicurezza dovuta all’adorazione dei suoi familiari.

Nel 1840, come è tradizione per i figli di famiglie abbienti, compie il suo primo viaggio in Italia, descritto in un diario, frutto di una cernita delle sue pagine autobiografiche scritte in un periodo compreso tra il 1836 e il 1874.

Pubblica la sua prima opera nel 1843: si tratta di un’appassionata difesa della pittura di Turner “Modern Painters”, pubblicata anonima. I due intratterranno un’amicizia talmente stretta che, alla morte del pittore, Ruskin ne sarà l’esecutore testamentario. Compie un secondo viaggio nella penisola italiana nel 1845, questa volta però senza i suoi genitori. Il suo soggiorno lo vede per un lungo periodo in Toscana; periodo durante il quale produce i suoi migliori acquerelli. Il soggiorno italiano gli fa comprendere i meriti dell’architettura e dell’arte gotica; sarà lui a far scoprire agli inglesi le bellezze delle città del nord Italia con i testi: “The Seven Lamps of architecture” (1849), “Le pietre di Venezia” (1851-1853).

In maniera molto graduale le sue meditazioni sull’arte lo inducono a formulare delle riflessioni sulla natura umana. In questo periodo comincia anche a maturare la sua personale filosofia anti-utilitaristica. Egli si scaglia contro la nuova civiltà industriale, auspicando un ritorno alle arti gotiche e ai mestieri medievali. Alcuni dei testi che contengono queste sue teorie sono giudicati rivoluzionari e ne viene impedita la pubblicazione. Si tratta dei saggi poi raccolti in un volume dal titolo “Unto this Last” (1860) e “Munera Pulveris” (1872).

L’esposizione completa delle sue idee è contenuta nelle venticinque lettere che compongono il testo “Time and Tide”. Le sue idee non rimangono però lettera morta ed egli si impegna a far seguire alla formulazione anche i fatti: sovvenziona infatti case operaie modello, cooperative, musei, costruzioni di strade. Il tutto è possibile grazie alle cospicue somme ereditate dal padre che gli consentono anche la fondazione di una sorta di comunità di lavoratori: Guild of St.George.

Purtroppo l’esperimento non ha vita lunga e fallisce dopo pochi anni, ma Ruskin continua con l’attività di propaganda delle sue idee tramite anche l’attività di professore universitario ad Oxford. Nel 1847, su consiglio della sua famiglia che avrebbe voluto domarne il carattere un po’ irrequieto, sposa la figlia di un cliente del padre, Effie Grey. Il matrimonio non ha l’esito sperato, e dopo sette anni i due ottengono l’annullamento, pare con grande sollievo di entrambi.

La sua vita amorosa è molto infelice, come confessa lui stesso nei suoi diari. Dopo la separazione dalla moglie, si innamora di una giovane, Rose La Touche, per la quale nutre addirittura degli intenti matrimoniali che vedono la dura opposizione dei genitori di lei. L’impossibilità a sposare la giovane lo getta in depressione, stato d’animo intervallato da esaltanti momenti di estasi, via via più deboli con il passare del tempo.

Ormai in età avanzata, nel 1888, si propone ad un’altra giovane donna, la sua allieva Kathleen Olander. Anche in questo caso l’intervento dei genitori della ragazza impedisce le nozze, gettando Ruskin in uno stato depressivo dal quale non si risolleverà più. Dopo la morte della madre si ritira a Brantwood, continuando però la sua attività di critica e di ricerca.

Continua anche ad insegnare ad Oxford, e tra i suoi allievi vi è anche un giovane Oscar Wilde.

Negli ultimi anni della sua vita comincia ad avere problemi di lucidità mentale, riesce però a scrivere la sua autobiografia “Praeterita”. John Ruskin muore a causa di una influenza il 20 gennaio del 1900 a Brantwood, all’età di 80 anni.

Di lui dice Benedetto Croce: “Temperamento d’artista, impressionabile, eccitabile, volubile, ricco di sentimento dava tono drammatico e forma apparente di teoria, in pagine leggiadre ed entusiastiche ai suoi sogni e capricci“.

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