La tormentata storia del castello di Buttrio

Fonte: http://italiaparallela.blogspot.it/2016/06/la-tormentata-storia-del-castello-di.htmlScritto da: © Monica Taddia
Foto © davebeltra_87

Non molto lontano dal fiume Natisone e a soli 12 km da Cividale del Friuli sorge, sulla Pampinutta, tra i Colli Orientali, il Castello di Buttrio. Già il nome della collina dal quale domina monti e pianure rivela la presenza delle preziose viti (il cui pampino è, appunto, la foglia) che fanno da cornice all’incantevole luogo, tutelato dal Ministero dei Beni Culturali e sede attuale di una struttura ricettiva alberghiera ed un’azienda vinicola.
Situato a 140 metri sopra il livello del mare, il castello offre un panorama mozzafiato che va dalle colline di Buttrio al Golfo di Trieste quando il cielo è particolarmente terso.
Incamminiamoci allora sulla strada che, dal centro del paese, porta dritta in cima al colle, suggestiva come se il tempo si fosse fermato cent’anni fa – non fosse per le macchine che l’attraversano e ci ricordano che, invece, siamo nel XXI secolo – tra aziende agricole e panorami di delicata bellezza: dopo un paio di chilometri, sulla nostra sinistra, un cancello dei primi del novecento su cui troneggia lo stemma con le iniziali del Barone Elio Morpurgo s’apre sul viale d’entrata del castello che ora reca il nome della nobile casata.
Probabilmente costruito nell’XI secolo sulle fondamenta di una vedetta romana esistita in epoca precedente, viene per la prima volta nominato in un documento ufficiale del 1139, anno in cui Ulrico, marchese di Toscana, ne diviene legittimo proprietario tramite cerimonia d’investitura. Inizialmente si presenta come una fortificazione, pensata più come luogo di difesa che non di delizia, caratteristica che mantiene con l’acquisizione da parte dei Signori di Buttrio nel XII secolo. Nel 1219 i feudatari liberi – a cui i Signori di Buttrio appartengono – danno il via ad una guerra contro il Patriarca di Gorizia culminante nel 1306, anno in cui il castello, caduto nelle mani del conte di Gorizia, viene raso al suolo in seguito ad un terribile assedio guidato dalle truppe patriarcali.
La prima ricostruzione avviene tre anni più tardi, nel 1309, ad opera dei Signori di Buttrio: nuovamente ci troviamo di fronte ad una costruzione di stampo militare comprendente un’alta torre, una grande porta di ingresso e mura fortificate. Il suo destino, però, non è proprio roseo: dopo nemmeno sessant’anni, il castello – di nuovo caduto in mani goriziane – viene distrutto da udinesi, cividalesi e gemonesi ribellatisi alla politica espansionistica del conte di Gorizia.
Il 1383 viene messa in atto la ricostruzione dei bastioni del castello  ma, in seguito ad un ennesimo attacco dei cividalesi, sono destinati alla devastazione.
Per due secoli questo luogo viene distrutto e ricostruito e quando, nel 1415, i Signori di Buttrio vengono spodestati, ciò che rimane del castello è abbandonato a sè stesso: una rovina – o poco più – adagiata, finalmente in pace, su quel tanto sfortunato colle.
Nel Seicento, però, la famiglia dei de Portis decide di acquistarlo per trasformarlo nella propria residenza. Una villa prestigiosa, circondata da un parco in cui troneggiano pini marittimi, magnolie, cedri del Libano ed altri alberi: da teatro di tragedie armate, il parco diviene ora luogo di lettura, lavori femminili, partite a scacchi, conversazioni, mentre il castello incomincia a definirsi come residenza lussuosa e confortevole.
Tra il XVII e il XVIII secolo vengono effettuate le migliorie e ristrutturazioni che portano alla struttura oggi conosciuta, con due alte torri (quella a sud est è l’originale del XVII secolo) circondate da edifici rurali di stampo novecentesco e in puro stile liberty. Il tutto, successivamente, viene migliorato ed impreziosito dalla famiglia dei Morpurgo che apporta qualche elemento d’originalità come il terrazzo veneziano e la scala di legno che si trova nell’attuale reception dell’albergo: nientemeno che la scala di una nave da crociera triestina dei primi del Novecento, un tocco di sontuosità che non stona ed impreziosisce la stanza conferendole importanza e suscitando meraviglia agli occhi di chi vi si trova di fronte.
Anche le sale interne, attualmente, mantengono lo stile liberty: gli stucchi, le porte, i preziosi e ricercati tessuti delle tappezzerie contribuiscono ad immergere il visitatore in un’atmosfera che nulla ha a che vedere con il crudele destino che, nei secoli scorsi, s’accanì sull’antica struttura. Di quell’epoca, databile tra il Duecento ed il Trecento, resta solo la chiesetta dei SS. Gervasio e Protasio, situata di fianco al castello e tutt’ora utilizzata in particolare nella celebrazione di matrimoni.

 

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