Tra filosofia, fisica e medicina: Roberto Fludd e la visione iatrochimica

Scritto da: Paolo Pulcina
Fonte: http://www.chimicare.org/blog/filosofia/tra-filosofia-fisica-e-medicina-roberto-fludd-e-la-visione-iatrochimica/

Molti lo hanno citato, pochissimi lo hanno conosciuto e studiato. Anche i suoi più acerrimi detrattori lo liquidarono in fretta assieme alle sue dottrine omnicomprensive del mondo, tacciandole scioccamente di presunzione intellettuale e puro esercizio d’erudizione.  Robert Fludd nacque a Milgate, nella parrocchia di Bearsted, contea del Kent, nel corso dell’anno 1574.   Suo padre era Sir Thomas Fludd, servitore della regina Elisabetta per molti anni e capace di ricevere il Cavalierato per i suoi servigi come tesoriere di guerra nei Paesi Bassi.

Robert Fludd (Inghilterra, 1574-1637)

Robert Fludd (Inghilterra, 1574-1637)

Poco si sa sulla vita precoce di Robert Fludd, una vita condizionata dal tormento e dal suo carattere scorbutico.  All’età di diciassette anni, entrò al Saint John’s College, ad Oxford, e si laureò tra gli anni 1596-1598.  Anche se lo spirito del Collegio di San Giovanni Battista andava nella direzione di una varietà di conoscenze, esso rimaneva ancora un centro di studi teologici. I suoi anni là ebbero grande impressione su di lui, per questo rimase in ogni momento un amico e membro fedele della Chiesa d’Inghilterra.
D’ispirazione puramente paracelsiana, mistica e naturalistica, Fludd è stato più conservatore di altri seguaci della iatrochimica di questo tempo, eppure seppe far aprire gli occhi ai suoi contemporanei grazie a scoperte filosofiche piuttosto radicali.  Questi interessi possono essersi sviluppati durante il suo viaggio di sei anni in tutta Europa, dopo la laurea.   Fu durante questi sei anni di studio come studente di medicina che è diventato abbastanza esperto in chimica, un interesse che lo ha portato a contatto con medici paracelsiani. Ha anche sviluppato un grande interesse per la filosofia rosacrociana e in seguito sarebbe diventato uno dei più ardenti sostenitori del Movimento.  È forse l’unico periodo della sua vita coperto da silenzio storiografico, mancando informazioni precise, fatta eccezione per le sue dirette citazioni.  Visitò prima l’Italia, poi la Francia, la Spagna e infine la Germania.  Sebbene sia certo che le sue naturali inclinazioni verso la magia e la filosofia occulta del Rinascimento lo avessero portato a frequentare ambienti vicini a quell’orientamento scientifico, non conoscono libri o personaggi incontrati durante la peregrinazione per l’Europa.
Fludd tornò a Oxford e nel 1605 si guadagnò la laurea specialistica come Dottore in Medicina.   Sebbene l’applicazione di prodotti chimici paracelsiani nella medicina del tempo stesse ricevendo meno opposizione dai ricercatori del College, le speculazioni esoteriche e mistiche di Fludd erano ancora causa di sospetto.   Inoltre, era spesso arrogante e offensivo.  Tuttavia, dopo una serie di incontri spiacevoli, fu finalmente ammesso al Collegio dei Fisici (o meglio “filosofi della natura”) di Londra.  Fludd riuscì abbastanza bene ad impiegare la sua propria farmacopea e a mantenere il proprio laboratorio per preparare i suoi rimedi chimici, così per portare avanti i suoi esperimenti alchemici.  Il successo della sua pratica è dovuto non solo alla sua abilità, ma anche al suo approccio mistico ed olistico, al suo carisma ed alla sua influenza sulle menti dei pazienti, producendo in loro una “fede naturalistica” in grado di amplificare l’effetto benefico dei suoi rimedi iatrochimico/farmaceutici.  Capì ciò che oggi alcuni studiosi stanno riscoprendo: la forza della mente, coltivata secondo l’invisibile potenza dell’inconscio, è in grado di produrre effetti evidenti nel corpo umano a fini terapeutici (negli USA alcune cliniche utilizzano tutt’oggi la tecnica del “rilassamento mentale” per amplificare sensibilmente le guarigioni dei pazienti).   Si sa inoltre che, in aggiunta ai metodi di diagnosi prestabiliti, Fludd usò l’oroscopo di un paziente per curarlo, nonché per anticipargli i giorni più critici della malattia.  A dispetto del tempo occupato per la sua pratica medica, Fludd trovò comunque il tempo per scrivere, e come scrittore divenne un associato della scuola dei medici mistici che affermavano di essere in possesso della Chiave delle Scienze Universali.

Ecco l’avvicinamento con l’Ordine Mistico della RosaCroce, che difese a spada tratta da ogni attacco, pur non entrandone mai definitivamente a far parte come membro attivo.  Si dice che sia diventato, in questo periodo, un influente membro della Fraternità RosaCroce.  La pubblicazione dei manifesti rosacrociani Fama Fraternitatis e Confessio Fraternitatis riscossero grande clamore in tutta Europa.  Questi manifesti erano un richiamo per gli intellettuali ad unirsi in una riforma scientifica e spirituale del vecchio pensiero del vecchio continente.  Attraverso la conoscenza, l’umanità sarebbe stata in grado di riconoscere e comprendere il lato oscuro e divino della natura, la differenza tra il materiale e lo spirituale, e il rapporto con Dio.   I destinatari di questi manifesti erano quindi anche gli studenti di alchimia, di cabala e misticismo.
Pochi anni dopo, nel 1616, la prima opera mandata alle stampe da Fludd sarà proprio una documentata difesa dell’ordine, intitolata Apologia Compendiaria, Fraternitatem de Rosa Cruce Suspicionis et Infamiae, Maculis Aspersam, abluens et astergens.
Con il ritorno in patria, a partire dal 1605 e fino al 1609, comincia una lunga serie di rapporti tempestosi con il collegio dei fisici (College of Physicians), che lo includerà come membro effettivo solo dopo numerose prove d’esame.  Le accuse di incompetenza e scarsa professionalità lo avrebbero del resto accompagnato anche nei successivi trent’anni, assorto totalmente nell’esercizio dell’attività di medico e farmacista.   Come Paracelso, che passava gran parte della giornata nel proprio laboratorio, anche Fludd si occupò quasi esclusivamente di preparare medicinali ed unguenti, senza risparmiare qualche esperimento alchemico e i colloqui con il suo amico “chimico” Jean Rocher.   Dopo la morte di Fludd nel 1637 si può considerare finita la fase storica usualmente denominata come ermetismo reazionario, il cui unico erede rimarrà Atanasius Kircher.   La posizione di Fludd nel dibattito scientifico del tempo appare alquanto compromessa.  La filosofia ermetica si basa sull’eredità del pensiero espresso nel Corpus Hermeticum, attribuito al leggendario sacerdote egizio Ermete Trismegisto.  Il filosofo, il mago e il proto-scienziato potevano avvalersi di un consistente contributo di fonti antiche, in particolare proprio del Corpus Hermeticum tradotto da Marsilio Ficino.   Portato nel 1460 dalla Macedonia da uno dei tanti agenti incaricati dal duca per la raccolta di manoscritti, il testo la fece da padrone nel ‘500.   L’ermetismo rappresentava innanzitutto l’esaltazione dell’uomo, il dio antropomorfo ed umanizzato, il grande miracolo esaltato da Pico della Mirandola.

Robert Fludd appartiene a questa categoria di ermetisti, pur essendone un “cane sciolto”, mostrandosi come baluardo che senza un’adeguata formazione pretendeva di contrastare il progresso scientifico.   Per quanto fosse ambigua la convinzione di riferirsi a un sapere iniziatico appartenente a un’ipotetica età dell’oro, l’ermetismo influì molto sul pensiero di Fludd.   Ma ciò non è da sottovalutarsi. Le sue concezioni di microcosmo e macrocosmo sono proprie di quel sapere antico che oggi, lentamente e con perizia scientifica, parte della scienza sta recuperando: parliamo di fisica, di chimica, di biologia.   L’unità di uomo e mondo, di terra e cosmo è dichiaratamente un intento perseguito dalla scienza, specialmente dalla fisica teorica.   Fludd cercò di mantenere l’evoluzione scientifica su un binario mistico, religioso, spirituale: voleva realizzare un sincretismo fra materia e spirito, fra scienza e metafisica.   Il momento non era propizio, per questo apparve come una sorta di stolto anacronista di un sapere misterioso, anziché pubblico.   Oggi le carte in tavola sono diverse e grazie alla scienza stessa, oggi capace di raggiungere vette impensabili, si potrà pian piano riscoprire la più profonda verosimiglianza del sapere antico, un sapere al confine fra realtà e sogno.
Così, per Fludd l’universo è specchio di dio che si manifesta nel mondo sublunare permeando la natura. Seguendo fedelmente la tradizione pitagorica e la “sapienza italica”, la struttura dell’universo è organizzata in modo manicheo: tutte le opposizioni si riducono ad un’unica opposizione fondamentale, quella fra Volontà e Nolontà divine, la contrarietà di Luce e Tenebre.   L’ontologia è ripartita in tre stadi definiti.   La creazione, l’uomo come soggetto privilegiato della creazione, il compimento del destino finale del mondo e degli uomini.
Nel pieno rispetto della disposizione di Fludd, egli parla infatti a più riprese di una materia prima, o acqua invisibile, che è da intendersi come una sorta di pura potenzialità, un tutto indistinto nel quale sono contenute le possibilità della creazione.  In questo brodo primordiale, la volontà, ponendosi come ostacolo la nolontà, avvia un processo dialettico di creazione dell’universo.  La creazione non avviene dal nulla, ma dalla materia prima attraverso emanazione.  Il destino del mondo e degli uomini, l’escatologia di Fludd, trovano massima espressione nella redenzione di Cristo che muore secondo la carne e rinasce secondo lo spirito. L’uomo ha la stessa possibilità da attuare alla fine del proprio ciclo cosmico.
Il macrocosmo è diviso in tre regioni: empireo, mondo etereo e mondo elementare.   Se al centro giace la terra, fuori vi è invece il regno del nulla.   Il mondo è permeato di anima cosmica, così come l’uomo: è il legante fra divino ed umano.   Ogni aspetto della realtà terrena è un simbolo della realtà divina, che va così ricercata e ricalcata attraverso il lavoro umano sulla e nella natura.   Questo percorso permette di unificare la conoscenza: la sua dottrina somiglia molto all’opera dell’alchimista posto di fronte all’atanor.   Allo stesso modo dell’iniziato che vuole trasmutare i metalli nell’oro filosofale, accompagnando le nature e le sostanze alla ricerca della materia primordiale, Fludd ridisegna e ricombina gli elementi della tradizione nel senso dell’unità radicale della conoscenza e della comprensione.
Come esempio della mistura di indagini naturali e sovrannaturali, ecco la sua descrizione della combustione di una candela posta sull’acqua e sotto una campana di vetro.  Fludd aveva visto che l’acqua saliva nella campana a causa della combustione, ma rapito dai pensieri di una scienza totale non si era preoccupato di giungere a conclusioni fondate su base empirica. Tuttavia l’esperimento ebbe una fortuna notevole negli anni a venire e le sue opere ebbero vasta diffusione, suscitando reazioni differenti ed annose polemiche.   Molti scienziati empirici, quali Van Helmont, Gassendi e Keplero, si schierarono contro il misticismo di Fludd, bollando i suoi scritti come l’ultimo parto di una sapienza da rinnovare.

Tra le prescrizioni preparate da Fludd c’era anche il famigerato laudano, ideato, come vuole la tradizione esoterica, dal maestro iatrochimimo Aureolo Filippo Teofrasto Bombasto Paracelso circa cent’anni prima.   Questa “tintura d’oppio” veniva preparata utilizzando 15 parti (quantità a scelta) di oppio, 70 parti di alcol a 60°, zafferano, cannella, chiodi di garofano e acqua.   Non solo l’oppio (che si ottiene dal papaver somniferum) era importante, contrariamente a quanto usualmente si crede.   Zafferano, cannella e chiodi di garofano erano stimate piante officinali che ancora oggi si utilizzano in naturopatia (pur con tutte le migliorie apportate dall’evoluzione scientifica che non solo ha reso possibile la comprensione delle sostanze cosiddette “attive”, ma ha anche garantito maggior sicurezza nell’assunzione per i pazienti).   La concentrazione di morfina in questo preparato è dell’1%, e lo rende efficace come analgesico, ma numerosi altri principi attivi dell’oppio, oltre alla morfina, alcuni dei quali tossici, ne hanno fatto abbandonare l’impiego.  Vero è però che pur non avendo gli strumenti moderni, Paracelso e la sua “scuola”, di cui Fludd era autonomo seguace, compresero bene le proprietà anche degli altri ingredienti della tintura.  Infatti, i chiodo di garofano possiedono, fra le altre, proprietà antiemetiche, stimolanti, analgesiche, antisettiche, tutte facoltà in grado di appaiarsi alle virtù dell’oppio.  Ancora, lo zafferano, pur essendo oggi considerato pericoloso (sebbene venga ampiamente usato in cucina!), possiede proprietà sedative ed antispasmodiche: deve solamente venire controllato il suo dosaggio, prima di accumularne una quantità tossica che, ai tempi di Fludd, forse era poco considerata. Infine la cannella: antispasmodica per cuore ed intestino, antibatterica, carminativa, stimolante della respirazione e delle secrezioni.  Difficilmente i paracelsiani potevano sapere che all’interno di queste piante si ritrovano eugenolo, acido salicilico, aldeide cinnamica, carotenoidi, fitosteroli, sesquiterpeni, tannini, flavonoidi, proteine, resine ed altro ancora.   Però avevano compreso, tramite osservazione ed intuizione, che il mondo vegetale offriva tutto ciò che poteva attenere alla cura del corpo umano ed anche di quello minerale.  Non a caso, gli esperimenti alchemici di Fludd andavano sia in direzione terapeutica, sia verso la ricerca della leggendaria “polvere di proiezione”, ciò che avrebbe permesso di trasformare i metalli vili in oro.   Sulla via comune di questa ricerca, compariva l’aceto, possessore di infinite virtù secondo gli antichi alchimisti.  Un buon distillato d’aceto, fatto “ad arte” era in grado di accoppiarsi con minerali quali antimonio e vetriolo per “rubare loro l’anima”.  Un esperimento di Fludd si annovera fosse l’acetato di piombo, probabilmente quello che oggi viene chiamato “acetato basico di piombo” di formula (CH3COO)2•Pb(OH)2.   Questa sostanza, ottenuta appendendo piccole lamine di piombo sopra a vapori d’aceto, e poi mescolando il sale ottenuto con il piombo ossidato, generava un altro sale dalle capacità curative molto stimate al tempo.   Si trattava della cosiddetta “acqua vegetominerale”, dalle evidenti proprietà antinfiammatorie ed astringenti, utilissima per applicazioni cutanee.

Per riferimenti al filosofo ed alla sua commistione fra proto scienza e mistica ecco un breve elenco di opere da lui redatte nel corso della sua vita di ricerca.

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