L’argento iberico rivela l’ascesa di Roma

Fonte: Goldschmidt Conference
Fonte e traduzione: https://ilfattostorico.com/2017/08/22/largento-iberico-rivela-lascesa-di-roma/

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Questo denario romano venne coniato nel 108 -107 a.C., probabilmente con l’argento della Spagna sudorientale. I tre segni rossi indicano dove è stato forato per accedere al metallo non eroso (Institute for Archaeological Sciences, Goethe University, Frankfurt)

L’analisi di 70 monete romane ha dimostrato come la sconfitta di Annibale nella seconda guerra punica (218-201 a.C.) abbia comportato enormi ricchezze per i Romani.

Una squadra di scienziati dell’Università Goethe di Francoforte (Germania) ha scoperto che mentre prima le monete venivano coniate con l’argento della regione egea, dopo furono utilizzate le miniere d’argento della Spagna appena conquistata.

Lo studio, dicono i ricercatori, fornisce una testimonianza tangibile del passaggio di Roma da potenza regionale a impero.

Guerra lucrativa

La Seconda guerra punica viene considerata come uno degli eventi cruciali della storia europea. Annibale riuscì ad attraversare le Alpi con i suoi elefanti da guerra, sconfisse più volte gli eserciti romani ma alla fine non attaccò Roma e dovette tornare in patria, subendo una sconfitta decisiva nella battaglia di Zama. Roma invece, entrata in guerra come potenza dominante in Italia, ne emerse più grande.

La guerra portò nelle mani dei Romani la penisola iberica e, gradualmente, il controllo delle ricche miniere d’argento in Spagna a partire dal 211 a.C. circa. I ricavi delle miniere, del bottino e delle ingenti riparazioni di guerra da parte di Cartagine, contribuirono a finanziare l’espansione del territorio di Roma.

Orologi geologici

L’applicazione di tecniche di analisi geochimica ha fornito la prova dell’importanza dell’argento spagnolo per la conquista romana. Un gruppo di scienziati con sede in Germania e in Danimarca, diretto da Fleur Kemmers e Katrin Westner (Istituto di Scienze Archeologiche, Università Goethe di Francoforte) ha analizzato 70 monete romane datate tra il 310-300 a.C. e il 101 a.C., un lasso di tempo che comprende la seconda guerra punica (218-201 a.C.).

Utilizzando la tecnica della spettrometria di massa, sono stati in grado di mostrare che dopo il 209 a.C. la maggior parte delle monete proveniva da miniere del sud-est e sud-ovest della Spagna, o da un mix dei due. È stato infatti possibile risalire all’origine dei metalli studiando gli isotopi del piombo, che funzionano come una sorta di orologio geologico.

Spiega Katrin Westner: «Prima della guerra, le monete romane venivano create con lo stesso argento che le città greche in Italia e Sicilia usavano per le loro. In altre parole, le firme degli isotopi del piombo delle monete corrispondono a quelle dei minerali d’argento e dei prodotti metallurgici provenienti dalla regione dell’Egeo. Ma la sconfitta portò Cartagine a dover risarcire dei danni di guerra Roma, la quale aveva già guadagnato un bel bottino, e ora prendeva possesso anche delle ricche miniere d’argento spagnole. Dal 209 a.C. vediamo che la maggioranza delle monete romane mostra firme geochimiche tipiche dell’argento iberico. Questo massiccio afflusso di argento iberico cambiò significativamente l’economia di Roma, permettendole di diventare la superpotenza del tempo. Lo sappiamo grazie alle storie di Livio, di Polibio e di altri, ma il nostro lavoro fornisce la prova scientifica contemporanea dell’ascesa di Roma. Dimostra che la sconfitta di Annibale e l’ascesa di Roma sono scritte nelle monete dell’Impero romano».

La ricerca è stata presentata alla Goldschmidt, la conferenza di geochimica più importante del mondo, quest’anno ospitata a Parigi.

 

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