Cina: dalla sfida economica alla sfida ideologica

Scritto da: Marzio Ammendola
Fonte: http://www.againstchina.com/2018/03/20/sfida-economica-e-sfida-ideologica-del-modello-cinese/

In questa fase storica stiamo assistendo all’affermazione del modello cinese come modello di rifermento mondiale. Si tratta di un’autocrazia fondata su un assolutismo comunista che ha abbracciato un capitalismo senza troppe regole – fornendo un’attraente alternativa al modello Occidentale di capitalismo che puó fiorire solo in un contesto democratico e liberale. Questo è un tema affrontato da Peter Schiesser “Azione” (12.2. 2018).

Un sondaggio svolto in 28 nazioni da parte della Edelman Communications e riportata sul “New York Times” (7.2.2018), spiega che nel 2017 la fiducia nel governo cinese è cresciuta di 8 punti a 84%, mentre la fiducia nelle istituzioni americane ha subito una caduta di 14 punti scendendo al 33%.

Quindi la sfida lanciata dalla Cina all’Occidente sta allargando il suo perimetro toccando anche la sfera ideologica. Anche in questo ambito il governo di Pechino si dimostra molto abile nell’utilizzo di molteplici forme di influenza, pressione e ricatto economico nei confronti dei paesi geograficamente piú vicini ed economicamente vulnerabili.

E’  sorprendente scoprire che risulti cosí attrattivo un modello in cui stato di diritto e diritti umani sono valori praticamente assenti. L’idea di democrazia si manifesta su tre livelli: libertà civile, libertà politica e libertà sociale. Ma queste tre libertà sono anche l’espressione di un preciso concetto di vita. Quindi sembrerebbe che per molti Occidentali questo patrimonio, faticosamente conquistato, si sia svuotato di significato e possa essere dilapidato, senza comprendere che a pagarne il prezzo piú caro saranno le future generazioni, cioè i nostri figli.

Tra i numerosi errori commessi dall’Occidente, Hillary Clinton ci fornisce interessanti esempi. Durante un viaggio in Cina nel 2009 dichiaró: “i diritti umani non devono interferire con i rapporti economici”. Anche un bambino sarebbe in grado di capire la forte correlazione tra questi fattori. Purtroppo peró è inevitabile notare che a distanza di ben dieci anni,  la signora Clinton perseverava nel ripetere lo stesso errore già commesso nel 1999, quando vennero stabiliti criteri e regole che sarebbero state alla base del processo di globalizzazione. Anche allora vennero completamente “dimenticate” norme che prendessero in considerazione i diritti sociali e le tutele ambientali. Cosí ne derivarono gravi squilibri e vennero concessi enormi vantaggi competitivi alle produzioni cinesi (Federico Rampini- Azione 5.2.2018). Importante annotare che nel 1999 era in corso il secondo mandato presidenziale del marito Bill Clinton.

Anche a causa di questi errori, dobbiamo subire un surplus commerciali a vantaggio dei cinesi che impoveriscono la nostra economia. Si sono create le condizioni per dare la possibilità alla Cina di non doversi adattata al mondo ma al contrario sembra che sia il mondo che progressivamente si trova costretto ad adattarsi alla Cina. Questo processo è già molto evidente nei confronti dei paesi geograficamente piú vicini ma anche da noi molti segnali sono già ben percepibili. Pechino dimostra una crescente capacità di influenza anche su scala mondiale e non nasconde le sue ambizioni di ridisegnare un nuovo ordine mondiale. E’ quindi urgente che l’Occidente metta in atto azioni di contenimento e di riequilibrio per bloccare i progetti di espansione cinesi.

E’ necessario prendere coscienza che è a rischio il futuro del modello Occidentale e quindi delle democrazie. La minaccia è rappresentata proprio il modello autoritario cinese che si dimostra attrattivo perchè è piu’ stabile e solido rispetto al caos ed alle contraddizioni a cui sono spesso esposte le democrazie. Molti si aspettano che il regime possa andare in crisi nel momento in cui insorgeranno i primi grandi problemi all’economia cinese ed uno stop alla sua costante crescita. Certamente anche i cinesi commetteranno degli errori e arriveranno momenti di crisi anche per Pechino. Ma un popolo cosi soggiogato, costantemente controllato, condizionato da una martellante propaganda, non abituato all’elaborazione di un pensiero critico, sarà in grado di reagire alla dittatura e rovesciare il regime? Bisogna considerare anche la paura. Qualsiasi opinione di dissenso è considerata sovversiva e severamente punita anche con la detenzione nei Laogai, ovvero i terribili campi di concentramento cinesi.