DEUTSCHE BANK: GERMANIA IN FIAMME!

Fonte : https://icebergfinanza.finanza.com/2019/06/04/deutsche-bank-germania-in-fiamme/

E’ proprio il caso di dire che i mercati ormai da tempo si stanno cuocendo a fuoco lento Deutsche Bank, nuovi minimi storici della principale banca tedesca, fanno cambiare rapidamente idea anche all’integralista Weidmann…

E’ incredibile come dopo aver cercato di distruggere i sistemi finanziari di mezza Europa, attraverso il loro integralismo di maniera, guai a creare più debito, guai a creare più liquidità sui mercati, questa gente all’improvviso, di fronte alla triste realtà di un sistema bancario locale in evidente affanno, cambi all’improvviso idea…

Questo signore dopo aver testimoniato contro Draghi presso la Corte costituzionale tedesca nel 2012, contrario in tutto e per tutto a qualunque decisione degli ultimi anni, ora che i giochi tra la Merkel e Macron sono quelli di spartirsi l’Europa futura, cambia idea e si prepara a diventare governatore della BCE, la tomba dell’intera Europa.

Dopo questa notizia, anche se io sono come San Tommaso e non ci credo sino a quando non vedo, dopo questa notizia abbiamo assistito ad un rally dei nostri titoli di Stato, vediamo cosa succede nei prossimi giorni, per il momento lo spread resta in tensione e come abbiamo scritto nell’ultimo Machiavelli, non è ancora sotto controllo.

Nel frattempo cattive notizie dall’economia tedesca, mentre Italia e Francia sono in leggera ripresa, Germania palla al piede d’Europa…

Fermiamoci qui, il maialino continua a girare sulla graticola dei mercati e torniamo in America, perchè li sta cuocendo a fuoco lento, un’intero bisonte, altro che un maialino qualunque.

L’indice IHS Markit dell’indice dei responsabili degli acquisti di prodotti manifatturieri USA (EBT) finale destagionalizzato ha raggiunto il valore di 50,5 a maggio, in calo rispetto a 52,6 di aprile. L’ultima intestazione ha segnato solo un leggero miglioramento delle condizioni operative, con l’ultima lettura la più bassa da settembre 2009. I dati del secondo trimestre fino ad ora hanno indicato un netto rallentamento nel settore manifatturiero rispetto ai primi tre mesi del 2019.

Davvero pessime le notizie in arrivo anche dal settore delle costruzioni…

Se qualcuno ha bisogno di interpretare meglio questo grafico qui sopra alla luce della solita tempesta in un bicchiere d’acqua, suggerisco la fine di questa ennesima ripresa immobiliare drogata dal debito.

Nel frattempo dopo aver messo nel mirino il Messico, Trump sembra annunciare sorprese anche per India e forse Australia…

Una guerra commerciale sempre più aspra, che non esclude colpi di scena all’ultimo momento come nell’incontro previsto a fine mese ai margini del G20 in Giappone, talmente aspra che fa dire ad uno dei governatori della Fed pubblicamente, che è arrivato il momento di ridurre i tassi…

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – New York, 03 giu – Un taglio dei tassi “potrebbe essere presto necessario”. Lo ha detto James Bullard, presidente della Federal Reserve di St. Louis. Secondo il componente del Federal Open Market Committee, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, l’economia americana dovrebbe crescere “piu’ lentamente andando avanti, con alcuni rischi di rallentamento che potrebbero essere piu’ pesanti del previsto a causa del regime di incertezza sul commercio globale”. Inoltre, recita il discorso di Bullard, “sia l’inflazione, sia le aspettative sull’inflazione restano al di sotto del target [di crescita annua del 2%] e la curva dei rendimenti dei Treasury [che in parte si e’ invertita] segnala che i tassi sono troppo alti”. Secondo lui, abbassare il costo del denaro “potrebbe aiutare a ricentrare l’inflazione e le aspettative sull’inflazione” e allo stesso tempo potrebbe “fornire rassicurazioni in caso di un rallentamento piu’ pronunciato delle attese”. I tassi in Usa sono al 2,25-2,5% dal dicembre 2018, quando furono alzati di 25 punti base per la quarta volta di quell’anno.

Strano davvero questo mercato, Bullard aveva detto la stessa cosa il 22 di maggio e in molti lo avevano ignorato, oggi invece dotti, medici e sapienti, strillano per giustificare l’ultimo movimento sul dollar index.

Nel frattempo altro spettacolare colpo del nostro Machiavelli, la Banca centrale australiana costretta a ridurre i tassi per la prima volta dopo 3 anni…