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«NON CONVIENE CURARE I PAZIENTI», PAROLA DI GOLDMAN SACHS

Scritto da: Marcello Pamio
Fonte: http://www.disinformazione.it/Non_conviene_guarire.htm

Molti pensano alle lobbies del farmaco come a delle industrie che costantemente lavorano nei loro laboratori sotterranei per cercare il rimedio miracoloso in grado di debellare ogni malattia.
Visione tanto stupenda quanto assurda.
Sarebbe bellissimo avere a disposizione una cura per il diabete, così da aiutare oltre 415 milioni di persone nel mondo che diventeranno, secondo le previsioni, 642 milioni nel 2040.
Sarebbe ancor più meraviglioso sconfiggere il cancro, che colpisce ogni anno circa 17 milioni di persone mietendo oltre 9 milioni di morti.
Per non parlare delle malattie cardiovascolari.
Se ciò avvenisse sarebbe certamente per l’uomo un miracolo, ma una catastrofe economica inaudita per quelle stesse industrie. La cosa peggiore che possa accadere loro perché si vedrebbero ridimensionati i fatturati di miliardi di dollari ogni anno. Impensabile anche perché chiuderebbero la stragrande maggioranza delle aziende nel mondo.
La realtà è che le società che vendono farmaci e/o vaccini sono alla disperata ricerca di persone malate da drogare con i loro prodotti.

Parola di Goldman
Questa è l’amara realtà, che ci piaccia o meno, e la conferma arriva da una delle più potenti banche private d’investimento del mondo: la Goldman Sachs (GS).
Alla domanda se è conveniente curare i pazienti, l’onesta risposta della Goldman è stata un lapidario no! «Se guariscono non si guadagna più».
L’analista della GS Salveen Richter in un report per i clienti del biotech si è chiesto se fosse «un business model sostenibile curare i pazienti»
Ecco la risposta nel documento ufficiale The Genome Revolution: «la possibilità di somministrare una ‘cura one shot’ è uno degli aspetti più attraenti della terapia genica (…). Tuttavia tali trattamenti offrono una prospettiva molto diversa per quanto riguarda i guadagni, se confrontato con i guadagni che ci sono nelle terapie croniche» .
Il cliente ideale è quindi il malato cronico, ossia la persona costretta a prendere farmaci per tutta la vita. Grasso che cola per la sgrinfie malefiche di chi specula sulla malattia!

Il caso dell’epatite C
L’esempio dell’epatite è (fulminante ci starebbe bene) è illuminante.
Il farmaco per l’epatite C funziona e i profitti ovviamente calano…
Il trattamento per l’epatite C della Gilead Sciences ha raggiunto tassi di guarigione del 90% e negli USA le vendite hanno raggiunto un picco di 12,5 miliardi di dollari nel 2015. Poi il profitto ha iniziato a crollare e la Goldman Sachs stima che le vendite per il 2018 saranno inferiori ai 4 miliardi dollari. Se un farmaco funziona provoca il crollo degli introiti.

Ricerca & Sviluppo
La conferma che alle case farmaceutiche non interessa guarire i malati, ma solo vendere droghe, arriva dai dati ufficiali in merito alla Ricerca & Sviluppo (Research and Development, R&D).
La sezione Ricerca e Sviluppo è il ramo importantissimo di una impresa che si occupa dello studio delle innovazioni tecnologiche volte a migliorare i prodotti e a crearne di nuovi.
Le aziende farmaceutiche spendono ogni anno in marketing più del doppio di quello che spendono in R&D. Quindi invece di spendere miliardi per produrre nuovi prodotti terapeutici funzionanti, spendono miliardi di dollari in pubblicità, per corrompere medici (comparaggio), per organizzare eventi, stampare materiale (libri, articoli), ecc.
Questa è la pistola fumante che dimostra come alle potentissime multinazionali interessi solo creare malati, mantenere le malattie croniche e corrompere i medici che dovranno spacciare i loro farmaci.

Conclusione
Il report elaborato da una delle banche più potenti del mondo è molto interessante perché conferma che sviluppare farmaci che funzionano non conviene ai produttori.
Sarà questo il motivo per cui le principali aziende stanno producendo vaccini e nuovi farmaci ma solo per il cancro? Non a caso la maggior parte dei farmaci “innovativi” sono quasi tutti in ambito oncologico. Come mai?

Ricordiamo che un paziente oncologico costa circa 400.000 dollari ogni anno, superando spesso e volentieri il milione. Se teniamo conto che tra i pazienti nuovi e i vecchi stiamo parlando di centinaia di milioni di persone, il business diventa faraonico.
Idem per i vaccini. Nonostante le idiozie sparate dai giornalisti venduti dei media mainstream che continuano a ripetere come pappagalli indottrinati e ignoranti che i vaccini sono di marginale interesse per le lobbies, le punturine sono un mercato che arriverà – secondo il report del «Grand View Research» (1) – entro il 2024 a 77,5 miliardi di dollari.
Stiamo parlando di una crescita del 10,3% annuo dal 2013 (2).
Tra in principali protagonisti figurano AstraZeneca, Novartis, Johnson&Johnson, Pfizer e GSK.
La Glaxo è indubbiamente la più potente e interessante nel settore vaccini, anche perché recentemente la Novartis ha comprato il reparto oncologia dalla GSK per 14,5 miliardi di dollari, vendendo al gruppo britannico per 7,1 miliardi di dollari la sua divisione vaccini. (3) Quindi la GSK rimane la più potente casa farmaceutica legata ai vaccini.
Le principali nuove applicazioni dei vaccini – sempre secondo il report – includeranno allergie, autismo, cancro e altre malattie infettive. Per esempio il segmento vaccini contro il cancro si espanderà con una crescita annuale superiore all’11,8% a causa della forte domanda di prodotti contro varie forme di tumore. (4)
In tutto questo calcolo mancano i danni e tutte le altre patologie indotte, provocate e/o slatentizzate dalle vaccinazioni di massa che faranno aumentare il numero di malati e quindi la vendita di altri farmaci. I vaccini sono il nuovo Eldorado…
Convincere i sani di essere malati; creare nuove patologie o slatentizzarle; cronicizzare quelle che già esistono. Ecco la vera mission delle industrie farmaceutiche.

Fonte
www.affaritaliani.it/…/curare-i-pazienti-non-conviene-lo-sp…, Andrea Pensotti.

Articolo CNBC:
www.cnbc.com/…/goldman-asks-is-curing-patients-a-sustainabl…

Note

1) Grand View Research, https://www.grandviewresearch.com
2) «Vaccini, mercato mondiale a 77,5 miliardi di dollari entro 2024». PharmaKronos, AdnKronos salute 17 aprile 2018
3) «Novartis compra l’oncologia di GSK e cede a quest’ultima i vaccini»www.aboutpharma.com/…/rivoluzione-novartis-acquisisce-l-on…/
4) Idem

Ipertensione: come ridurla con le tecniche di rilassamento

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/ipertensione-tecniche-rilassamento.php

Le tecniche di rilassamento, come la meditazione, riducono la pressione del sangue modificando l’attività di migliaia di geni. È quanto emerge da una ricerca condotta presso il Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) e Massachusetts General Hospital (MGH) di Boston e pubblicata sul Journal of Alternative and Complementary Medicine.

I ricercatori Usa hanno identificato i geni la cui attività cambia dopo otto settimane di training di rilassamento, geni legati al funzionamento del sistema immune, al metabolismo, ai ritmi circadiani, con un significativo impatto sulla riduzione della pressione del sangue.

Lo studio ha coinvolto 58 pazienti ipertesi, che non assumevano farmaci o ne avevano sospeso l’assunzione per diverse settimane prima dello studio. Per otto settimane tutti hanno partecipato a lezioni settimanali su tecniche di rilassamento (ad esempio respirazione diaframmatica, meditazione, ripetizione di mantra etc) da ripetere ogni giorno a casa con un’audioguida.

Dopo le otto settimane una parte di loro presentava una riduzione considerevole della pressione, sotto i limiti di riferimento (140/90 mm Hg). Con prelievi di sangue si è analizzata l’attività genica dell’intero campione. È così emerso che coloro che avevano visto ridursi notevolmente la pressione, presentano importanti variazioni nell’attività di quasi 2000 geni principalmente legati al metabolismo e al sistema immunitario.

Lo studio dimostra l’efficacia di una alternativa potenzialmente valida ai farmaci. “Tradizionalmente l’ipertensione è trattata con farmaci ma non tutti i pazienti rispondono alle terapie e per molti di loro gli effetti avversi sono troppo limitanti per continuare le cure farmacologiche”, ha spiegato l’autore del lavoro Randall Zusman; per questi pazienti “strategie alternative sarebbero impagabili”, continua: “Nel nostro studio abbiamo visto che le tecniche di rilassamento sono efficaci nel ridurre la pressione del sangue in pazienti ipertesi che non stano assumendo medicine”.

Garattini: “Metà dei farmaci in commercio sono inutili”

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/garattini-meta-farmaci-inutili.php

“Metà dei farmaci in commercio oggi sono del tutto inutili”. È quanto afferma Silvio Garattini, fondatore nel 1963 e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” secondo cui dei circa 12mila farmaci oggi in commercio andrebbe eliminato il 50%.

L’assunzione di farmaci usati per malattie croniche (come le statine o gli antipertensivi) da parte di pazienti terminali, l’ozono per l’artrite, gli ultrasuoni per i disturbi muscolari, le camere iperbariche usate per disturbi per i quali non ci sono evidenze di miglioramenti, l’abuso degli integratori alimentari, privi di prove di efficacia. Questi alcuni esempi di trattamenti terapeutici inutili citati da Garattini in un’intervista all’Espresso.

Secondo Garattini “la medicalizzazione più spinta è nella diagnostica, perché oggi si prescrivono moltissimi esami ematochimici e funzionali inutili. Non a caso si parla di medicina difensiva, perché il medico dimostra così di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per inquadrare quel paziente. L’Italia è tra i paesi in cui si eseguono più Tac e risonanze magnetiche. E lo stesso succede con i test genetici, dove la scoperta continua di nuovi marcatori nel Dna porta a esagerare la prescrizione di test”.

“Siamo vittime della pubblicità – afferma Garattini – e siamo convinti di poter vivere in eterno, evitando qualsiasi rischio di malattia, perché la pubblicità promette cose non vere. A forza di sentire che un certo farmaco serve, ci crediamo davvero. Ma così diventiamo tutti pazienti a rischio”.

Cosa fare dunque per cambiare questa situazione? “Smettere di inventare mongering diseases, cioè malattie che non esistono e che servono solo a vendere farmaci. Avere il coraggio di cambiare l’approccio alle polipatologie, specie nell’anziano, dove l’assunzione anche di 10 farmaci non migliora lo stato di salute perché non sappiamo come i farmaci interagiscono fra loro. E ridare allo Stato un po’ più di potere rispetto alle Regioni, migliorando l’informazione pubblica e rendendola capillare e corretta sin dall’infanzia. Non possiamo guarire tutto con i farmaci, ma buoni stili di vita possono evitare l’impiego di molti farmaci”.

Studio promuove il mais ogm. Ceccarelli: «Non è così che si analizza il problema»

Fonte: http://www.terranuova.it/News/Alimentazione-naturale/Studio-promuove-il-mais-ogm.-Ceccarelli-Non-e-cosi-che-si-analizza-il-problema

Una revisione dei dati esistenti ha portato quattro ricercatori pisani a concludere che il mais ogm non comporta rischi per la salute umana e l’ambiente. Ma il professor Salvatore Ceccarelli replica: «Conclusione frutto di un esame parziale del problema. Gli ogm fanno malissimo alla biodiversità e all’ambiente e ci sono ormai solide evidenze su questo».

È destinato a sollevare critiche e polemiche lo studio pubblicato su “Scientific reports” da quattro ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che hanno considerato i dati esistenti sulle coltivazioni ogm. L’analisi ha concluso che per il mais transgenico le rese sarebbero superiori ai raccolti convenzionali e che il suo utilizzo non comporterebbe rischi per la salute umana e l’ambiente. A replicare prontamente è il professor Salvatore Ceccarelli, già docente di genetica e miglioramento genetico all’università di Perugia e oggi consulente per diversi progetti di miglioramento genetico nel mondo. 

«Premetto che ad oggi esiste una mole significativa di evidenze che attestano i rischi che gli ogm recano all’ambiente e la letteratura sta producendo ricerche anche in merito agli effetti sulla salute – spiega Ceccarelli – ma voglio soffermarmi soprattutto sul fatto che non si possono avere pretese di affermazioni conclusive o definitive quando si considera solo una parte di un problema estremamente complesso».

«Come si fa spesso e come fanno spesso, bisogna dirlo, dalla parte opposta anche taluni ambientalisti, si considera sempre l’aspetto che più colpisce emotivamente l’opinione pubblica, che più ha efficacia sull’immaginario collettivo, cioè quello della nutrizione e della salute. Ma non si può dimenticare che, come ormai è stato dimostrato e sperimentato ovunque nel mondo si coltivino ogm, queste colture contaminano ciò che sta intorno e agiscono in maniera molto negativa sugli equilibri ambientali. Pensiamo, per esempio, alle erbe infestanti e agli insetti: chi produce e coltiva ogm lo fa per contrastare sia le une che gli altri. Ma, come vuole una ineluttabile legge biologica, gli organismi viventi si “organizzano” per nascere e crescere e se ciò viene loro impedito, in qualsivoglia modo, non faranno altro che modificarsi per resistere ai nuovi contesti così generati. Per gli ogm significa che si hanno, e questo accade già ed è già chiarissimo, erbe infestanti e insetti che si sono evoluti e modificati in modo da resistere alle nuove colture e a erbicidi e pesticidi impiegati di conseguenza. Quindi è un circolo vizioso, è un business che risponde perfettamente alla logica dell’obsolescenza programmata e che ci rende schiavi del bisogno di nuovi ogm per combattere sempre nuovi infestanti e parassiti. Nel totale spregio della biodiversità naturale che così viene irrimediabilmente compromessa. Per non parlare della schiavitù che si genera negli agricoltori, completamente succubi delle multinazionali che producono sementi ogm e relativi erbicidi e pesticidi. È così che vogliamo trasformare l’agricoltura? Ci sono molte alternative e soluzioni differenti che non hanno questi altissimi costi da pagare. Peraltro, con il diffondersi oggi delle tecniche di gene editing, tornare a promuovere i vecchi ogm suona quasi come anacronistico».

Tornando al tema della salute, il professor Ceccarelli aggiunge: «Riflettiamo anche sugli studi che oggi si stanno conducendo e pubblicando sul microbioma umano la cui preziosa importanza per il nostro sistema immunitario si fonda sulla ricchezza nutrizionale e la diversità di ciò che mangiamo. Come facciamo a mangiare diversità se si coltiva uniformità? È bene quindi fare molta attenzione prima di trarre conclusioni sulla base di analisi effettuate senza considerare attentamente tutti gli aspetti di problemi estremamente complessi».

Si legga anche lo studio comparso su Lancet nel 2015 che afferma come non ci sia consenso scientifico sulla sicurezza degli ogm

Un’altra lettura utile: “Ogm, vent’anni di fallimenti”

Molto interessante anche l’intervento del dottor Pietro Perrino in replica allo studio pisano

Sulla base dell’analisi di Infogm , nel 2017 la superficie europea coltivata con piante transgeniche è diminuita rispetto al 2016, passando da 136.338 ettari e a 130.571 ettari.

Interviene anche Greenpeace sottolineando come le colture OGM, «considerate una panacea per la produzione di cibo, costituiscano in realtà un freno per l’innovazione ecologica in agricoltura. Sottopongono l’agricoltura al controllo e ai brevetti di poche aziende agrochimiche e a rischi imprevedibili, a danno della biodiversità e del nostro made in Italy».

«La maggioranza delle colture OGM ha come caratteristica principale la resistenza agli erbicidi o a determinati parassiti, ma la vera sfida per l’agricoltura del futuro è la capacità di adattarsi a un clima che cambia, svincolandosi dall’uso di sostanze pericolose” dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. «Mentre mancano colture OGM “resilienti” ai cambiamenti climatici, esistono tecniche di selezione molto più all’avanguardia ed efficaci come la Mas (Marker Assisted Selection – Selezione Assistita da Marcatori), che sfrutta la conoscenza del Dna per identificare le caratteristiche migliori delle diverse varietà, per effettuare gli incroci più convenienti, senza le problematiche degli OGM. La Mas sta già avendo brillanti risultati come varietà di frumento resistenti alla siccità e varietà di riso resistenti alle inondazioni, già coltivate dagli agricoltori» prosegue Ferrario.

«Bisogna investire fondi (pubblici e privati) per una ricerca che serva a sviluppare pratiche e soluzioni sostenibili e l’agroecologia sta già dimostrando il suo potenziale, come riconosciuto anche dai 400 scienziati di fama mondiale, membri dell’International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (IAASTD), finanziata dall’ONU. La protezione delle colture deve avvenire con un approccio a più livelli: aumentando l’eterogeneità e la diversità dei paesaggi agricoli, tutelando gli habitat degli impollinatori e favorendo i naturali meccanismi di lotta biologica agli infestanti».

Ascolta l’intervista a Gianni Tamino su Radio Onda d’Urto

Gianni Tamino è docente di biologia generale e di fondamenti di diritto ambientale all’Università di Padova; è altresì docente del corso di perfezionamento in bioetica.

Tenersi per mano aiuta ad alleviare il dolore, parola della scienza

Scritto da: Dominella Trunfio
Fonte: https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/26817-tenersi-per-mano-dolore

 Tenersi per mano aiuta ad alleviare il dolore soprattutto in alcuni momenti particolari della vita. A dirlo è un team di scienziati dell’Università del Colorado che ha pubblicato un nuovo studio sulla rivista Pnas che prova la sincronizzazione cerebrale fra coppie.
Una scoperta innovativa: tenersi per mano tra innamorati ridurrebbe le sofferenze del 34%. I neuroscienziati guidati da Pavel Goldstein hanno condotto un esperimento teso a dimostrare che insieme il dolore si supera meglio. E non è una questione di suggestione.

La ricerca  parla dell’empatia che si viene a creare tra innamorati che sincronizzano le onde cerebrali aiutando così chi sta soffrendo a patire di meno.

Lo studio

Sono state reclutate 22 coppie eterosessuali fra i 23 e 32 anni per dimostrare che può esistere una sorta di accoppiamento cerebrale in risposta al dolore fisico.

Alle donne è stato poggiato su un braccio un metallo caldo, secondo gli scienziati coloro che stringevano la mano al proprio partner, hanno sentito meno dolore rispetto a quelle che erano distanti dal compagno. Per Goldstein, la sofferenza fisica è stata addirittura inferiore del 34% .

Per arrivare a questa conclusione, l’esperimento è stato ripetuto in situazioni diverse e ogni volta il dolore è stato quantificato sia attraverso la testimonianza diretta della volontaria, sia avvalendosi dell’occhio esterno della controparte maschile.

Le registrazioni dell’attività elettrica dell’encefalo (EGG) di tutti i soggetti coinvolti, hanno poi fatto emergere che l’elettroencefalogramma delle donne che avevano sperimentato bassi livelli di dolore era quasi identico a quello dei rispettivi partner. Per questo, gli scienziati ipotizzano che tenersi per mano possa favorire il rilascio di sostanze chimiche nel cervello, che fungano da analgesici endogeni.

Leggi anche: Tenersi per mano: il modo in cui lo fate rivela che tipo di coppia siete

La ricerca tuttavia ha portato con sé qualche scetticismo. Flavia Mancini del Computational and Biological Learning Lab dell’università di Cambridge, ad esempio dice che occorrerebbe capire se il tutto funzioni sia con dolori brevi e profondi che con quelli cronici.

“Ciò che conta davvero è la connessione sociale non dovremmo lasciare gli altri soffrire nell’isolamento, con o senza un partner affianco”, spiega al Times Mancini.