La barzelletta del tedesco virtuoso e dell’italiano merda

Fonte: http://www.mentecritica.net/la-barzelletta-del-tedesco-virtuoso-e-dellitaliano-merda/informazione/oltre-il-confine/ilbuonpeppe/29610/

Bugie. Bugie e ancora bugie. Bugie talmente grosse che uno si chiede come cavolo è possibile che passino così senza colpo ferire, accettate dalla maggior parte delle persone come se fossero la cosa più ovvia del mondo.
Prendiamo per esempio la storia dei tedeschi: “la Germania non risente della crisi perché l’apparato statale funziona e i tedeschi sono virtuosi e rispettano le regole, mentre noi siamo i soliti imbroglioni che cercano scorciatoie e vivono sulle spalle degli altri. E lo spread lo dimostra.” Non c’è neanche bisogno di enfatizzarla; gran parte degli italiani (e probabilmente non solo) è convinta di questo.
Io però sono un rompipalle che non crede a niente e a nessuno, per cui… apro la caccia.

A questo punto è necessaria una premessa tecnica (e mi perdoneranno quelli che queste cose già le sanno).

Quando uno Stato decide di finanziarsi, uno dei metodi che ha è quello di indebitarsi emettendo titoli di stato, quelli che per noi sono BOT, BTP e quant’altro. Così il ministero delle finanze stabilisce che il tal giorno verranno messi all’asta titoli di stato per un certo ammontare; all’asta si presentano gli investitori che acquistano i titoli pagando il prezzo corrispondente allo Stato. Contemporaneamente viene fissato il tasso di interesse di questi titoli, quello che sarà poi il guadagno degli investitori. Tralasciando i dettagli tecnici, che sono piuttosto complicati, si applica la legge della domanda e dell’offerta: più la richiesta dei titoli è alta più il tasso di interesse è basso; se viceversa la richiesta è bassa, lo Stato dovrà alzare gli interessi per rendere appetibili i titoli. Questo è il mercato primario, quello cioè attraverso cui lo stato vende il suo debito agli investitori.
In tutto questo c’è da sottolineare un particolare importante: le banche centrali non possono partecipare a queste aste. I trattati europei proibiscono esplicitamente alla BCE e alle banche centrali dei paesi aderenti la partecipazione al mercato primario. Giusto o sbagliato che sia questa è la regola.

Chiusa l’asta, lo Stato ha incassato i soldi che voleva (se ha venduto tutti i titoli che aveva previsto) e si è impegnato a restituirli a scadenza, maggiorati di un interesse. Gli investitori invece hanno in portafoglio dei titoli di stato che ora possono commerciare come vogliono; e dalle compravendite che si fanno da questo momento in poi dipende il valore del titolo, sempre secondo la legge della domanda e dell’offerta. Questo è il mercato secondario, in cui i titoli vengono scambiati liberamente fino al momento della loro scadenza. Qui i guadagni (o le perdite) si fanno sulla quotazione del titolo e non sul tasso di interesse, che è stato fissato al momento della collocazione iniziale.
Particolare importante: nel mercato secondario può partecipare chiunque, anche le banche centrali.

Ora torniamo ai tedeschi. Quegli strani esseri alti, biondi, tutti d’un pezzo, che rispettano le regole e si incazzano quando qualcuno tenta di piegarle a proprio favore. Loro non vogliono che la BCE compri il debito italiano (e degli altri PIIGS) e ogni giorno ci ricordano i vincoli imposti dai trattati europei. Loro sono virtuosi, le regole le rispettano e vogliono che le rispettino anche gli altri. Come dargli torto?
Peccato che andando un po’ in profondità emerga una realtà un po’ diversa da quella che vogliono darci a bere.

Come funziona il collocamento del debito tedesco? Teoricamente con le stesse regole descritte sopra. Con una variante.
Nell’asta del mercato primario, una parte dei titoli offerti non viene venduta agli investitori ma viene trattenuta dalla banca centrale, la Bundesbank. Ma non si può, la partecipazione delle banche centrali al mercato primario è vietata dai trattati europei. Certo, ma la Bundesbank mica li compra i titoli, li “tiene in custodia”; infatti non li paga, non versa la cifra corrispondente al ministero. E cosa ci fa di questi titoli? Li usa per operazioni sul mercato secondario, cioè li vende, per conto del governo, a distanza di qualche giorno o settimana, a seconda di come va il mercato. In un certo senso si limita a spostare nel tempo la loro collocazione per cui, secondo loro, non c’è alcuna violazione dei trattati.

Tralasciando i tecnicismi questo comportamento ha alcune conseguenze piuttosto importanti.
Togliendo dal mercato primario una quota di titoli, pari anche al 30-40% del totale, si abbassa l’offerta e di conseguenza si tiene basso il tasso di interesse, senza rischiare che i titoli rimangano invenduti. Fatto che, come ulteriore conseguenza, rende molto meno significativi gli spread e tutte le menate che si fanno intorno ad essi.
Inoltre, collocando una quota così consistente di titoli direttamente sul mercato secondario, il confine tra questo e il mercato primario diventa estremamente labile, consentendo di decidere con una discreta libertà come e dove piazzare i propri titoli; in questo modo la distinzione perde di significato, e i vincoli stabiliti dai trattati diventano parole al vento.
Infine c’è un aspetto quasi perverso che ricorda certi giochi di prestigio di truffatori più nostrani. La Bundesbank, che non può comprare sul mercato primario, prende i titoli in custodia al momento dell’asta; dopo una settimana li colloca sul mercato secondario e versa l’incasso corrispondente al ministero. Ma a chi li vende? Al mercato secondario può partecipare chiunque, anche la banca centrale, per cui può comprarli (e lo fa!) la stessa Bundesbank. Così prima li prende in custodia poi li compra da sé stessa per aggirare i vincoli europei. Che differenza c’è tra questo e l’acquisto diretto al momento dell’asta dei titoli? Praticamente nessuna, solo qualche giorno di ritardo.

In questo articolo di Manfredi De Leo (che a differenza del sottoscritto è uno che queste cose le studia seriamente) la questione viene affrontata con maggiore dettaglio e rigore scientifico; questo articolo di pochi giorni fa inoltre dimostra che questa pratica è utilizzata tutt’ora e in modo sistematico.
Qualcuno dirà che i tedeschi fanno solo i loro interessi per cui fanno bene a comportarsi così. Magari sarà vero, ma allora potrebbero smetterla di rompere con la pretesa che le banche centrali non devono finanziare lo stato. La loro banca centrale li finanzia, e non in misura marginale. La loro presunta e sbandierata virtù si riduce quindi ad imporre agli altri quelle regole che loro non rispettano.

A questo punto, guardando in casa nostra, qualche domanda è il caso di farsela.

  • Perché i nostri politici insistono tanto con la storia dei tedeschi virtuosi e rispettosi delle regole quando sanno benissimo che è tutta una bufala?
  • Perché i nostri politici non applicano gli stessi metodi dei tedeschi, dando così un po’ di respiro al nostro debito pubblico?
  • Perché gli organi di stampa non ci raccontano queste cose invece di ripetere il solito mantra dell’italiano pezzente e imbroglione?
  • Perché c’è così tanta attenzione allo spread quando è evidente che si tratta di un valore poco significativo?

Ovviamente sono tutte domande retoriche, e a noi non rimane che continuare a cercare faticosamente le informazioni per capire come stanno davvero le cose. Le bugie, si dice, hanno le gambe corte; ma il mondo di oggi è talmente pieno di bugie che ogni più piccolo pezzo di verità rappresenta un mattone fondamentale di quella rivoluzione che dobbiamo a tutti i costi realizzare.

Pedofilia: vasta operazione internazionale in 141 paesi

Fonte: http://www.atlasweb.it/2012/07/05/pedofilia-vasta-operazione-internazionale-in-141-paesi-579.html

Sono centinaia i pedofili attivi su internet identificati in tutto il mondo al termine di un’operazione di polizia planetaria che ha coinvolti 141 paesi e che è partita da alcune informazioni fornite dalla polizia del Lussemburgo.

Ad annunciarlo ieri è stata la polizia austriaca (Bundeskriminalamt), la quale ha precisato che l’operazione – dal nome in codice ‘Carole’ – è iniziata circa un anno fa e ha permesso, solo in Austria, l’identificazione di 272 persone che hanno diffuso su internet video e fotografie a carattere pedofilo.

I media internazionali concordano nel ritenere che si tratta della più vasta operazione di polizia antipedofilia mai realizzata nel mondo.

In attesa che anche gli altri paesi forniscano I propri dati, l’Austria ha precisato che I 272 pedofili identificati in territorio nazionale sono tutti uomini con un’età compresa tra I 17 e I 70 anni.

L’operazione ha anche permesso alla polizia austriaca si scoprire due casi di abusi sessuali su minori.

Equinozio d’autunno (22 settembre 2012): e’ tempo di raccogliere cio’ che abbiamo seminato

Scritto da: Carmela Giambrone
Fonte: http://www.greenme.it/informarsi/universo/8597-equinozio-d-autunno-2012-raccolto

Noi uomini, da sempre affascinati e guidati dal sole, dalla luna e dalle stelle ma ancor prima dalla nostra terra. La parola “equinozio” infatti deriva dal latino “equi -noctis” e significa “notte uguale al giorno“.

Negli equinozi però la lunghezza del giorno sembra superare quella della notte, questo perché l’illuminazione è comunque presente mezz’ora prima dell’alba e mezz’ora dopo il tramonto, dato che il cielo è ancora illuminato.

Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio rispettivamente la primavera e l’autunno.

Agli equinozi, intesi come giorni di calendario, il Sole sorge quasi esattamente ad est e tramonta quasi esattamente ad ovest; nel nostro emisfero, quello settentrionale, l‘equinozio di settembre (22 o il 23 settembre) è l’equinozio d’autunno.

Quest’anno, 2012, l‘equinozio d’autunno sarà, il 22 settembre.

Durante l’equinozio di autunno si celebra il Sabbat Wiccan di Mabon (” Grande Figlio “), la seconda festa del raccolto dove si iniziano a tirare le somme di cio’ che si e’ seminato raccogliendo, mentre il festival del raccolto nel Regno Unito si celebra la domenica della Luna piena più vicina all’equinozio di settembre.

In Giappone nei giorni degli equinozi (di primavera in marzo e in settembre d’autunno) c’è una festa nazionale ufficiale che si trascorre visitando le tombe di famiglia e celebrando riunioni.

Nella tradizione druidica l‘Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua) e rappresenta la seconda festività del raccolto.

L’equinozio di settembre segna il primo giorno del Mehr o della Bilancia nel calendario Iraniano. È una delle festività iraniane chiamate Jashne Mihragan, o festival della condivisione dell’amore nello Zoroastrismo.

Il 22 settembre in agricoltura è la fine del raccolto e la festa del secondo raccolto.

In questo periodo non è ancora nè troppo freddo, né eccessivamente buio tale che alcuni lo definiscono una seconda primavera: in Cina, per esempio questo periodo viene detto “tarda estate” e viene addirittura considerato come una quinta stagione.

Questo è il tempo, come detto, di raccolto di semi per l’anno prossimo, di radici per tisane e preparati come unguenti ed oleoliti ma è anche tempo di potature e di compost, infatti quello che abbiamo preparato é ormai maturo e fertile.

Il ciclo produttivo e riproduttivo è concluso, le foglie cominciano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste, inizia il periodo della caccia e molte specie migratorie avviano il loro lungo viaggio verso sud.

L’equinozio d’autunno ci insegna a raccogliere quello che la Terra ci dona e godendo di ciò che si ha piuttosto che lamentarsi di quel che ci manca.

 

La Spagna è in ginocchio e il piano neoliberista quasi concluso

Scritto da: Germano Milite
Fonte: http://www.you-ng.it

L’economia tedesca è tornata a essere molto competitiva. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma in Germania c’è stata una vera rivoluzione. Sembrava un paese rigido, incapace di modificare il so mercato del lavoro. Poi il governo si è fatto coraggio e l’Ig Metall, il principale sindacato, ha deciso di accettare la logica della flessibilità: lavorare più a lungo e guadagnare meno”. Con queste parole, Jim O’Neill, managing director e capo economista della Goldman Sachs (che prima della crisi in pochi conoscevano), ha concluso il suo intervento al vertice dei grandi dell’economia di Davos nel 2006. All’epoca O’Neill guadagnava più o meno 10 milioni di dollari l’anno e, dopo le sue parole, chiarissima ed odiosissima sintesi del pensiero iperliberista (e schiavista) legato a Milton Friedman, nessuno osò linciarlo, incendiargli la casa, espropriargli ogni bene e mandarlo in un Gulag per un decina d’anni. Lui e quelli come lui, dopo aver giocato con la finanza casinò ed aver perso, sono stati salvati dai governi, dai fondi pubblici e quindi da quegli stessi cittadini-schiavi e sempre più poveri che ora devono “lavorare di più e guadagnare di meno”.  Tra l’altro, nell’occasione, O’Neil lanciò anche una frecciata precisa all’Italia che “Ha perso oramai tutte le sue occasioni e conta soltanto per calcio e cibo”.
La ricetta della Troika è in effetti proprio questa e, dopo aver bollito già la Grecia (“proposti” turni da 13 ore al giorno per 6 giorni su 6 in modo da recuperare “competitività”?), ora si pensa di cucinare per bene anche la Spagna. Con quasi 170 miliardi di crediti non performanti nelle viscere delle proprie banche, il paese che solo fino a qualche anno fa sembrava la nuova locomotiva neolatina, sembra ora prona a consegnarsi nelle mani stritolanti del neoliberismo.

UN DEBITO SENZA FINE
I crediti inesigibili della Spagna,  dal 2008 ad oggi, sono passati da 63 miliardi a 170 (e continuano a crescere). Situazione non meno critica per le regioni autonome che, secondo il rapporto della Banca De Espana, dal 2008 al settembre 2012 sono passati da poco più di 72 miliardi a oltre 150. E in stato di crescente difficoltà, accerchiati dalla pressione dei mercati e dai declassamenti di rating che incombono costantemente, gli iberici si sono letteralmente tuffati nei prestiti della BCE. Cifre impressionati che vedono crescere gli “aiuti” della Banca Centrale europea dai circa 70 miliardi dell’agosto 2011 agli oltre 388 odierni. Numeri che parlano chiaro: Madrid è in ginocchio, sull’orlo di un precipizio debitorio del quale non si riesce a scorgere la fine.  Il rapporto debito-Pil iberico, è passato dal 40 al record storico che tocca il 75,9% nel secondo semestre del 2006.

RADDOPPIA IL DEBITO ASSOLUTO, DIMINUISCE IL PIL
E se il debito totale è passato da 400 a 800 miliardi, il PIl della Spagna e contemporanemente sceso da 1.087,788 miliardi di euro a 1.059,33. Tutto questo ha prodotto effetti a catena prevedibili, il più immediato dei quali è stato l’incremento vertiginoso degli interessi sui titoli obbligazionari. Nel 2009 quello per i decennali era del 3,9%. Oggi arriva al 7,6. E se pensate che tutti questi dati bastino per presentare l’abisso iberico, allora commettete il grave errore di dimenticare la bolla immobiliare che non è ancora esplosa in tutta la sua potenza. Ma l’aumento del debito Spagnolo ed il contemporaneo decremento del Pil, sono prima di tutto l’ennesima prova che le misure di austerity non solo non funzionano e non servono a risolvere la crisi artatamente create per imporre alla società il piano di ristrutturazione socio-economica voluto da Friedman e dai suoi seguaci; le misure di rigore o “lacrime e sangue”, servono a peggiorare la già precaria situazione dei paesi in difficoltà.

PERCHE’ GLI AIUTI DA BCE ED FMI PEGGIORANO SOLO LA SITUAZIONE
Caduto Zapaterò e salito Mariano Rajoi, nulla è cambiato per il popolo spagnolo: Francia e Germania spingono per convincere Madrid ad accettare altri aiuti (concessi alle banche, ovviamente) da BCE ed FMI. Ma il nodo principale che tiene saldamente in piedi il circolo vizioso, è uno soltanto: la mancata divisione tra banche che fanno attività speculativa e quelle “tradizionali”. Fin quando non si obbligheranno gli istituti di credito ad elargire prestiti ad imprese innovative e valide e famiglie che vogliono comprare una casa, non servirà tutto il denaro del mondo per evitare la proletarizzazione della classe media ed il conseguente contro della società occidentale così come la conosciamo. Se non si avrà il coraggio di effettuare questo primo, sacrosanto passo verso lo strozzamento degli squali della finanza e si permetterà a persone come O’Neil di parlare e vivere indisturbati, non ci saranno manovre “anti-crisi” ma solo crolli a catena ed instabilità sociale crescente e sempre più pericolosa; incanalata verso quella “Terza Guerra Mondiale”, per ora solo finanziaria ed economica, di cui Elido Fazi parla nel suo libro e tanti altri economisti e statisti (come ad esempio Kissinger) hanno accennato e continuano ad accennare in maniera sempre più insistente.

Fitorimediazione: ripulire il terreno dagli inquinanti con l’ausilio delle piante

Scritto : Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/14092012/fitorimediazione-ripulire-il-terreno-dagli-inquinanti-con-lausilio-delle-piante/4353

Le piante sono alla base dell’ecosistema: se un inquinante entra nel nostro habitat viene prima di tutto assorbito dai vegetali, che poi sono mangiati dagli animali e, direttamente o indirettamente, anche dall’uomo. Per questo è estremamente importante che i terreni agricoli siano privi di inquinanti e annaffiati con acqua di qualità.

Il risvolto di questa proprietà tipica dei vegetali è che le piante possono offrire all’uomo un aiuto prezioso sia nel monitoraggio della contaminazione dei suoli e della acque che nella loro de-contaminazione o quanto meno nella riduzione dell’inquinamento.

Di quest’ultimo aspetto si occupa la fitorimediazione (in inglese, phytoremediation), un metodo per rimuovere gli agenti inquinanti dal terreno mediante l’uso di piante. Questo settore della biorimediazione (una disciplina più ampia che utilizza anche microorganismi o miceti) sfrutta alcune specie vegetali chiamate iperaccumulatori, capaci di assorbire sostanze tossiche presenti nel suolo o nell’acqua – come metalli, pesticidi, solventi, esplosivi, petrolio greggio e suoi derivati.

Allo stato si conoscono almeno 450 specie vegetali capaci di iperaccumulare i metalli. Si utilizzano piante dalla crescita veloce, che richiedono molta acqua, molte di esse sono graminacee; le radici delle piante assorbono l’acqua e le sostanze biodisponibili contenute nel terreno (inclusi i contaminanti), li portano lungo il tronco e i rami fino alle foglie e ai frutti. Raccogliendo ed eliminando le foglie o i frutti il terreno si decontamina – almeno in parte.

Non si tratta di una pratica veloce né di una panacea, ma di un sistema buono e non invasivo per bonificare i terreni da alcune sostanze non diversamente eliminabili senza necessità di scavare o sostituire il suolo contaminato.

I costi della biorimediazione sono solitamente inferiori ad altri metodi di decontaminazione e i risultati sono facilmente monitorabili. Purtroppo il raggio di azione è limitato all’area e alla profondità occupata dalle radici e questo non è certo un vantaggio. Inoltre, se a essere inquinata è la falda acquifera, a poco servirà la piantumazione del terreno.

In ogni caso, le piante “intossicate” devono essere eliminate in maniera corretta con procedure ad hoc: di solito, lo si fa mediante incenerimento. Comunque esse non devono entrare nel ciclo normale dei rifiuti da compostaggio o da discarica. La ricerca attuale tenta di “compartimentare” il più possibile l’inquinante: ad esempio, farlo dirigere nelle foglie, in modo da eliminare solo quelle e di mantenere viva la pianta.

Tra Berlino e Lhasa: nazismo e mito di Shambala

Scritto da: Lawrence M.F. Sudbury
Fonte: http://www.unknown.it/storia/berlino-lhasa-nazismo-mito-shambala/

Foto da: http://sullestradedelmondo.blogspot.it

La propensione di numerosi alti gerarchi nazisti, inclusi Adolf Hitler, ma soprattutto Himmler e Hess verso le scienze occultistiche è cosa ormai ben nota (1). Sulla base di tali propensioni, il governo tedesco, tra 1938 e 1939, mandò, su invito del governo tibetano, una delegazione ufficiale alle celebrazioni per il nuovo anno buddista.

Perché? Cosa cercavano i diplomatici nazisti nello sperduto paese himalayano?

Per comprendere il significato di questo viaggio, all’apparenza piuttosto assurdo, è necessario ripercorrere le tappe storiche di un rapporto a prima vista inspiegabile, a partire dalla situazione del governo dei Lama alla fine degli anni ’30.

Il Tibet, da sempre, rientrava nelle mire espansionistiche cinesi e neppure il protettorato britannico sull’area aveva cancellato il rischio di una invasione. A nord, Stalin stava perseguitando il buddisti presenti nella Repubblica Popolare fantoccio della Mongolia, mentre il Giappone, e aveva annesso la Mongolia interna nell’altrettanto fittizio regno del Manchu-Kuo, tentava di blandire i Lama facendo circolare una sorta di leggenda che vedeva la mitica Shambhala posizionata proprio nel paese del sol levante, al solo scopo di indurre il Tibet ad una “Confederazione Pan-Mongolica” sotto la protezione imperiale.

Tra i due mali, il governo tibetano sembrava orientato ad esplorare la possibilità di porsi sotto la protezione giapponese, sebbene la situazione fosse tutt’altro che chiara. In questo quadro, l’invito tibetano alla delegazione tedesca si inseriva semplicemente in una politica di rafforzamento dei contatti con il Giappone e con le nazioni sue alleate (nel 1936 Germania e Giappone avevano firmato il Patto Anticomintern, poi disatteso, pochi mesi dopo la visita tedesca sulle vette dell’Himalaya, dal nuovo Patto Von Ribbentrop-Molotov) (2).

Da parte tibetana, dunque, le ragioni dell’invito risultano facilmente intuibili. Più perplessità suscita la risposta affermativa di un governo come quello tedesco che, all’inizio del 1939, avrebbe dovuto essere impegnato in tutt’altre questioni che intessere relazioni con una sperduta teocrazia asiatica.

E’ a questo punto che, come affermato da numerosi storici, entrano in gioco i rapporti tra nazismo, buddismo e mito di Shambhala, nel quadro dell’interesse della élitte dell’NSDAP per l’occultismo.

In questo senso, il primo elemento di cui dobbiamo tener conto è la credenza nazista nell’esistenza della terra mitica di Iperborea o Thule, citata già da Erodoto come continente dell’estremo settentrione e identificata dall’autore svedese Olaf Rudbeck (1679) come la vera Atlantide, spaccata dai ghiacci nelle due isole di Thule e Ultima Thule (a lungo interpretate da molti come Groenlandia e Islanda) (3). Il secondo ingrediente, era l’idea, molto diffusa in tutta la seconda metà dell’ottocento, di una “Terra cava”, già sviluppata a fine 1600 dall’astronomo Halley, che vedeva la terra come formata da quattro sfere concentriche, e poi diffusa con la pubblicazione di Viaggio al Centro della Terra di Verne. Legata all’idea dei Terra Cava, si diffuse anche la teoria del “Vril”, sviluppata dal romanziere britannico Edward Bulwer-Lytton, nel suo The Coming Race (1871) (4), in cui lo scrittore descriveva una razza superiore (“Vril-ya”) che viveva sotto la superficie terrestre e progettava di conquistare il mondo con la sua energia psicocinetica (“Vril”). Il francese Louis Jacolliot approfondì ulteriormente il mito, in particolare nel suo Les Traditions Indo-Européeenes (1876), legando il “Vril” ai popoli di Thule.

L’idea di una razza iperborea superiore, si innestò facilmente sella linea, culturalmente e intellettualmente ben più profonda, del superomismo nietchiano, creando un connubio in cui fantasia e speculazione si fusero, dando vita a fantasiose teorizzazioni. Un ultimo tocco venne apportato dal nazionalista indiano Bal Gangadhar Tilak che, nel 1903, in The Arctic Home of the Vedas, identificò in una migrazione degli abitanti di Thule verso sud la nascita del popola ariano. A seguito di questo confuso guazzabuglio mitico-ideologico, molti tedeschi cominciarono a credere di essere i discendenti degli Iperborei Ariani, destinati a diventare i padroni del mondo: purtroppo Adolf Hitler era tra essi.

Quando, nel 1910, il filologo Felix Nieder fondò la “Società Thule”, il suo intento era espressamente storico-culturale, ma, a partire dal 1918, Rudolf Freiherr von Sebottendorf, che aveva vissuto a lungo ad Istambul, dove era entrato in contatto con il Sufismo e l’Islam Ismailitico, e che, oltre ad essere un membro dell’Ordine Teutonico era noto per il suo convinto anti-semitismo, giunse ai vertici della “Thule” e idee quali quelle del genocidio ebraico divennero centrali nello statuto ideologico di quella che divenne una sorta di società segreta iniziatica. Dopo la fallita rivoluzione comunista bavarese di fine 1918, l’anti-comunismo ne diverrà un secondo pilastro. Nel 1919, la “Società Thule” generò il “Partito dei Lavoratori Tedeschi”, in cui Hitler (già legato ai sistemi teosofici dal periodo viennese), venne iniziato da Dietrich Eckart (a cui dedicherà il Mein Kampf) verso la fine dell’anno: nel 1920, il mancato pittore austriaco era già a capo del partito, che mutò il suo nome in Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) (5).

Un ulteriore tassello nell’intricata vicenda dell’occultismo nazista e dei suoi rapporti con la cultura tibetana viene dall’amicizia del futuro führer con il generale Karl Haushofer che, dopo, dopo essere stato consulente militare nella guerra russo-giapponese, aveva sviluppato una enorme ammirazione per le culture indo-tibetane, aveva imparato il sanscrito e aveva visitato il Tibet. Dopo la Prima Guerra Mondiale, Haushofer aveva fondato la “Società Vril” a Berlino (1918), molto simile alla “Società Thule” e interessata al contatto con gli esseri soprannaturali sotterranei, a partire dalla convinzione che la razza ariana avesse origine centro-asiatiche. Haushofer sviluppò, in questo senso, ls dottrina della “Geopolitica” e, nel 1920, divenne direttore dell’Istituto di Geopolitica della Università Ludwig-Maximilians di Monaco, sviluppando per primo la teoria del “Lebensraum” (“spazio vitale”) tedesco. Uno dei suoi migliori studenti era Rudolph Hess e, nel 1923, mentre Hitler era in prigione per il fallito putch (1923), fu proprio Hess a metterlo in contatto con Haushoffer, da cui il giovane leader politico attinse l’idea della necessità di conquistare l’Europa orientale, la Russia e l’Asia centrale, ma, soprattutto, l’idea che tutto ciò sarebbe stato possibile trovando gli antenati degli ariani in Asia Centrale e apprendendo da essi i segreti del Vril (6) (e, tra l’altro, fu proprio Haushofer a convincere Hitler ad usare come simbolo dell’NSDAP la svastica sanscrita, che, nella sua concezione, in qualche modo, oltre ad appartenere simile alla cultura runica tradizionale, simboleggiava proprio il potere del Vril (7)).

A metà degli anni ’20, il coinvolgimento di Hitler e dei suoi accoliti nella logica del “Vril” era tale da voler eliminare ogni altra scuola occultistica ed ogni altra mistica: il risultato fu, nel 1925, l’omicidio (da molti ascritto a membri della “Società Thule”) di Rudolf Steiner e, dopo la presa del potere, la soppressione e addirittura la persecuzione di Antroposofisti, Teosofisti, Massoni e Rosacrociani e la dichiarata antipatia verso i cristiani. Gli unici mistici non colpiti dalla malevolenza del führer furono quelli buddisti. Perché? La spiegazione molto probabilmente è più politica che religiosa, dal momento che Hitler non voleva aver problemi con l’alleato giapponese, ma, sicuramente, questo elemento favorì i contatti tra Germania e Tibet.

Dal 1935, un altro elemento fondamentale entra in gioco: l’ Ahnenerbe (“Ufficio per gli Studi dell’Eredità Ancestrale”), voluto dal dittatore e guidato dal colonnello Wolfram von Sievers. Tra le varie funzioni affidate all’Ahnenerbe, Hitler incluse ricerche sulle rune germaniche, studi sulle origini della svastica e, soprattutto, la localizzazione dei luoghi originari della razza ariana. E il Tibet apparve da subito, sulla base degli studi antropo-linguistici intrapresi (per tutt’altre ragioni) dall’ungherese Körösi Csoma Sandor (1784-1842) e proseguiti dalla “Società Turanica” (ben conosciuta da Haushofer), un candidato molto promettente in questo senso (8).

Un indirizzamento finale alle ricerche dell’Ahnenerbe venne, comunque, dall’esploratore svedese filo-nazista Sven Hedin (così amato da Hitler che, alle Olimpiadi del 1936, fu lui a rivolgere il saluto inaugurale agli atleti) che, tra 1893 e 1908, aveva compiuto numerosi viaggi in Tibet, rimanendo affascinato dalla cultura del piccolo paese himalayano. Non è un caso che dopo che, nel 1937, Himmler rese l’Ahnenerbe una organizzazione ufficiale delle SS, l’Istituto Tibetano, presente nell’organizzazione fin dalla sua nascita, venne rinominato “Istituto Sven Hedin per l’Asia Centrale e le Spedizioni”.

Dunque, per tutte queste ragioni, il Tibet rappresentava un interesse precipuo per la leadership nazista. Così, nel 1939, Ernst Schäfer, un biologo tedesco che aveva già compiuto due spedizioni in Tibet, venne inviato per una terza missione, sovvenzionata dal governo, in quel paese, con un invito ufficiale del Panchen Lama (dei cui interessi politici nell’avvicinarsi alla Germania abbiamo già trattato) che, come detto, sollecitava la presenza di una delegazione tedesca per i festeggiamenti del nuovo anno. Schäfer descrisse più tardi (1950) la sua esperienza nel libro In Fest der weissen Schleier: Eine Forscherfahrt durch Tibet nach Lhasa, der heiligen Stadt des Gottkönigtums, in cui trattò estesamente della simpatia dimostrata verso il nazismo dal Panchen Lama filo-giapponese Tsarong, ma è chiaro che, se anche i tedeschi erano interessati a stabilire relazioni di amicizia con il governo tibetano, in realtà il loro obiettivo reale era piuttosto differente. Uno dei membri della delegazione di Schäfer, l’antropologo Bruno Beger, responsabile per le ricerche razziali e convinto assertore dell’origine centro-asiatica della razza nordica, passò tutto il tempo del suo soggiorno a Lhasa compiendo misurazioni antropometriche su crani e ossa di tibetani e sikkimesi (9): la sua conclusione fu che i tibetani occupavano una posizione intermedia tra asiatici ed europei (con elementi europei più pronunciati nell’aristocrazia) e che, dopo la vittoria finale del Terzo Reich, essi avrebbero potuto diventare un alleato prezioso all’interno di una confederazione pan-Mongolica sotto l’egida di Germania e Giappone (10).

Alcuni studiosi (11) ritengono che, dopo questo primo approccio, sotto l’influenza di Haushofer e della “Società Thule”, la Germania inviò ogni anno spedizioni in Tibet alla ricerca di un contatto con i misteriosi abitanti delle due città sotterranee degli antenati ariani, Shambhala e Agharti e, soprattutto, della loro grande arma segreta, il “Vril” che, ovviamente, non vennero mai trovate, ma che divennero una sorta di ossessione per Himmler fino al termine della guerra.

Solo una tale ossessione poteva giustificare l’incredibile interesse del potente capo delle SS per la più lontana e sperduta teocrazia asiatica.

(1) Cfr. G.Galli, Hitler e il Nazismo Magico, Rizzoli 1989

(2) Cfr. M.C. Goldstein, A History of Modern Tibet, 1913-1951: The Demise of the Lamaist State, UCP 1991

(3) Cfr. J. Kavenna, The Ice Museum: In Search of the Lost Land of Thule, Penguin 2007

(4) Cfr. E. Bulwer-Lytton, Vril: The Power of the Coming Race, Aelzina Books 2008

(5) Cfr. M.Brauen, Dreamworld Tibet: Western Illusions, Weatherhill 2004

(6) Cfr. B.Hipler, Hitlers Lehrmeister: Karl Haushofer als Vater der NS-Ideologie, EOS Verlag 1996

(7) Cfr. L. Pauwels, J. Bergier, Le Matin des Magiciens, Lenard 1962

(8) Cfr. M.H. Kater, Das ‘ Ahnenerbe’ der SS 1935 – 1945, Oldenbourg Wissensch.Vlg. 2006

(9) Cfr. N. Goodrick-Clarke, Black Sun: Aryan Cults, Esoteric Nazism and the Politics of Identity, NYU Press 2001

(10) Cfr. R. Greve, “Tibetforschung in SS-Ahnenerbe (Tibetan Research in the SS- Ahnenerbe)” in T. Hauschild, Lebenslust und Fremdenfurcht – Ethnologie im Dritten Reich, Suhrkamp 1995

(11) Cfr. T. Ravenscroft, The Spear of Destiny , Bantam Books 19

 

Il 50% dei medicinali è inutile: lo dice uno studio francese

Scritto da: Dunkel
Fonte: http://www.net1news.org/50-dei-medicinali-%C3%A8-inutile-dice-studio-francese.html

In un libro recentemente pubblicato in Francia è riportata una notizia certo destinata a far discutere: sembra infatti che la metà dei medicinali commercializzati non abbia alcun beneficio per la salute, anzi: potrebbe addirittura risultare dannoso.

TUTTA COLPA DELLE COMPAGNIE FARMACEUTICHE – In Francia, un medicinale venduto su due è inutile o peggio ancora dannoso per la salute: ad affermarlo sono il professor Philippe Even, direttore del prestigioso Necker Institute, e Bernard Debré, medico e parlamentare. I due eminenti studiosi incolpano di questo fenomeno le potenti compagnie farmaceutiche, ree di continuare a vendere le loro medicine ‘inutili’ a spese del sistema sanitario nazionale e dei contribuenti.

I FARMACI PIÙ INUTILI E DANNOSI – Nel loro libro di novecento pagine, dal titolo “The Guide to the 4.000 Useful, Useless or Dangerous Medicines” (“Guida alle 4000 medicine utili, inutili o pericolose”) Even e Debré hanno accuratamente esaminato l’efficacia, i rischi per il paziente ed i costi dei medicinali disponibili in Francia. Fra di essi i più inutili in assoluto sarebbero le statine, che vengono prescritte per abbassare il colesterolo. Nella lista nera dei 58 medicinali pericolosi per la salute sono invece inclusi antinfiammatori e farmaci prescritti per patologie dell’apparato cardiovascolare, diabete, osteoporosi, dipendenza da nicotina, crampi muscolari e persino contraccettivi.

 

MENO FARMACI, MENO DECESSI – Secondo Even e Debré, eliminando le medicine superflue e/o pericolose dalla lista di quelle che passa il servizio sanitario francese, lo stato potrebbe risparmiare fino a 10 milioni di euro all’anno. Così facendo, inoltre, si salverebbe anche la vita di 20.000 persone che ogni anno muoiono per via delle medicine che hanno assunto, senza contare i 100.000 ricoverati che annualmente devono ricorrere alle cure dei sanitari proprio a causa dei farmaci.

IL PARERE DEL MONDO MEDICO – Secondo la Professional Federation of Medical Industrialists, il libro dei due scienziati francesi sarebbe “pieno di confusioni e di approssimazioni”. In una recente dichiarazione si legge inoltre che “il libro causa un inutile allarmismo nelle persone malate, che potrebbe portare al rischio di un’interruzione nei trattamenti”.

CONFRONTO FRANCIA-REGNO UNITO – In Francia, ogni anno la spesa pro capite per le medicine è di 532 euro mentre nel Regno Unito di ‘soli’ 337 euro. Eppure, secondo Even e Debré, “nel Regno Unito esiste la medesima aspettativa di vita della Francia, e gli ottantenni francesi non sono certo più sani di quelli britannici”.

Addio sovranità alimentare: Monti dichiara illegale l’agricoltura a “chilometro zero”

Scritto da: Edoardo Capuano
Fonte: http://www.ecplanet.com/node/3532

Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla il popolo“, è questo il pensiero di Henry Kissinger, ex Segretario di Stato dell’era Nixon e Ford e membro portante del gruppo Bilderberg.

Forse la possente azione dell’Unione europea, imbastita per dare l’assalto alla sovranità alimentare dei singoli stati, ha avuto origine da questo spassionato consiglio del famoso politico statunitense.

Fin dal 1998 è in vigore una direttiva comunitaria che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (Monsanto e altre multinazionali) vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato un reato. Per far fronte a questa imposizione sono nate varie associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali, con lo scopo di preservare e distribuire a chi le richiede, sementi fuori dal catalogo uffìciale affidato alle mani delle multinazionali.

Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.

Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le suddette associazioni di volontari. Essi sono criminali delle sementi, sporchi tradizionalisti che mirano alla condivisione incontrollata del bene comune.

Ma non è finita qui.

 

Il nostro premier golpista Mario Monti ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’agricoltura a “chilometro zero”. In pratica il governo vuole bloccare alcuni atti normativi della Regione Calabria, rea di aver legiferato oltre la sue competenze stabilite in materia.

Secondo il governo oligarchico la legge regionale contiene delle disposizioni che, nel favorire la commercializzazione dei prodotti regionali, ostacolerebbero la libera circolazione delle merci in contrasto con i principi comunitari. In sostanza, la normativa regionale viene considerata alla stregua di un provvemento di natura quasi autarchica tale che i prodotti regionali avrebbero un vantaggio considerato contrario al principio di libera circolazione delle merci rispetto ai prodotti extraregionali.

(http://www.semirurali.net/modules/documentazione/index.php?content_id=27 Qui troverete il Comunicato ufficiale del governo tecnocrate contro l’agricoltura a “Km zero”)

E’ chiaro che il ricorso mira a liberare il campo alle multinazionali da qualsiasi tipo di concorrenza.

Distruggono le aziende locali, devastano il tessuto sociale e rendono il popolo completamente dipendente da strutture extraterritoriali e multinazionali senza scrupoli. Annientano la tradizione, distruggono l’identità e le coscienze per imporre il loro progetto di governo mondiale.

Il controllo delle sementi, quindi dell’agricolura, e di conseguenza degli alimenti è il chiaro segno che si aprono il varco per l’introduzione delle colture Ogm.

Attentano alla basi della coesione sociale. L’agricoltura, ricordiamolo, è un bene comune nato 10.000 anni fa. Da quando l’uomo ha fatta propria questa arte, sono nati i primi centri urbani, le prime aggregazioni civili, è stata la base dello sviluppo della società che oggi andiamo demolendo.

Il culto dell’ugualianza e dell’omologazione sta per convertire le diversità agro-alimentari.

Quando tutto il cibo apparterrà alle multinazionali come faremo? E’ questa l’anticamera della nuova schiavitù?

VIDEO: Libia, filmato smentisce versione Usa su morte ambasciatore Stevens

Fonte: http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/113461-video-libia,-filmato-smentisce-versione-usa-su-morte-ambasciatore-stevens

TRIPOLI – Su YouTube e’ apparso un video amatoriale che mostra gli ultimi attimi di vita dell’ambasciatore Usa in Libia, Chris Stevens, estratto privo di coscienza da una finestra dell’edificio diplomatico di Bengasi, attaccato da manifestanti per il film anti-islamico prodotto negli Usa.

Nel filmato ci sono dei ragazzi che estraggono un uomo da una finestra di un edificio. Anche se non c’e’ nulla di confermato o di ufficiale in queste immagini, si tratterebbe proprio di quel palazzo, quella finestra da cui Stevens e’ uscito per l’ultima volta, e il corpo sarebbe proprio quello dell’inviato americano.

“Giuro, e’ morto”, dice un ragazzo. “Portatelo fuori, ragazzi, portatelo fuori”, dice un altro. “L’uomo e’ vivo, levatevi di torno”, urlano altri: “Portatelo fuori”. “Muovetevi, muovetevi, e’ ancora vivo!”, “e’ vivo, e’ vivo, Allah-o Akbar!”, urla la folla, mentre qualcuno chiede che Stevens venga portato ad un’automobile.

Il video sarebbe stato girato da un certo Fahd al-Bakkosh.

I testimoni affermano che i residenti nella zona avrebbero forzato la finestra e abbiano trovato Stevens dietro una porta di ferro chiusa, lo avrebbero portato fuori e condotto all’ospedale. Nel video, nessuno dice qualcosa che possa essere interpretato come mala intenzione”, come si legge dalla traduzione del filamto.

Tutto cio’ mentre la prima versione dell’assalto al consolato americano a Bengas, la notte dell’11 settembre, parlava della morte per soffocamento dal fumo provocato dall’incendio appiccato dai dimostranti, poi l’agenzia Reuters ha detto che invece Stevens e la sua scorta erano morti all’interno del SUV blindato che era stato centrato da due razzi e che la folla inferocita aveva preso l’ambasciatore, probabilmente ancora vivo, e trascinato a forza per le strade, colpendolo ripetutamente con calci e oggetti contundenti. E poi il The Washington Times riportando come fonte l’AFP, ha dichiarato che Stevens sarebbe stato sodomizzato prima di essere stato ucciso dagli uomini che hanno attaccato il consolato americano di Bengasi. Ma la France-Presse ha subito smentito di essere la fonte della notizia sulla sodomizzazione dell’ambasciatore.

Nel frattempo Jamal Mabrouk, membro della Brigata 17 Febbraio, ha rivelato che tre giorni prima dell’assalto al consolato americano, la sicurezza libica aveva messo in guardia i diplomatici americani sul deterioramento delle condizioni di sicurezza della citta’. Secondo le rivelazioni, il comandante del battaglione 17 Febbraio, avrebbe incontrato i diplomatici americani per una riunione sulla sicurezza e l’economia. Insomma gli americani erano avvisati dell’attacco e quella dell’ambasciatore Stevens e di tre suoi collaboratori era la cronaca di una morte annunciata.

Reinhold Messner

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=279&biografia=Reinhold+Messner

Reinhold Messner, alpinista e scrittore nato il 17 settembre 1944 a Bressanone, è il secondogenito di nove fratelli. Dopo gli studi di geometra e la frequentazione dell’Università a Padova, ha iniziato giovanissimo la sua attività di scalatore, divenendo noto negli anni Sessanta per una serie di rischiose ascensioni solitarie. Da almeno trent’anni è uno dei grandi protagonisti dell’alpinismo mondiale: tra le 3500 scalate da lui effettuate, circa 100 sono prime assolute, aprendo itinerari nuovi, d’inverno e in solitaria (alcuni non ancora ripetuti) e limitando al minimo indispensabile l’uso di mezzi artificiali.

La sua infanzia è segnata dalle prime scalate effettuate a soli cinque anni insieme al padre sulle “Odle”, un gruppo montuoso nei pressi del suo logo di nascita, Bressanone. In seguito, intraprende una serie di ascensioni sulle Dolomiti insieme al fratello Guenther. Da tutto questo prende il via la sua grande passione per la montagna, che lo ha porta in seguito a “scoprire” il ghiaccio con le prime ascensioni sul monte Bianco, ad effettuare uscite in altri continenti, oltre che a sperimentare ascese di 6.000 metri di altitudine sulle cime delle Ande. Quando il suo nome comincia ormai a circolare fra gli addetti ai lavori, ecco che riceve, assieme al fratello Guenther, la sua prima chiamata per aggregarsi ad una spedizione, quella del Nanga Parbat, un massiccio montuoso che farebbe tremare le vene a chiunque. E’ per Messner la prima grande avventura alla scoperta degli 8.000 metri, la quota che lo renderà famoso negli annali dell’alpinismo. Messner, infatti, ha scalato alcune fra le pareti più lunghe del mondo, nonché tutte le quattordici cime sopra gli 8000 metri presenti sul globo terracqueo.

Un inizio però oltremodo drammatico, una scalata, quella del Nanga Parbat, tragica, che ha visto la morte di Guenther al ritorno della salita, e la traumatica amputazione delle dita dei piedi a seguito di un grave congelamento. Naturale dunque in Reinhold la voglia di lasciare, un desiderio che avrebbe colpito chiunque. Ma Messner non è “chiunque” e, oltre al suo grande amore per la montagna, una cosa lo ha sempre caratterizzato: la grande volontà e determinazione d’animo, messa anche al servizio di battaglie politiche a fianco dei Verdi per la salvaguardia e tutela dell’ambiente (tristemente celebri sono, ad esempio, gli scempi perpetrati ai danni delle grandi montagne indiane).

Poi la grande e sofferta decisione di continuare con la sua vita di avventura. Ecco allora che si getta nell’impresa più rischiosa, la scalata dell’Everest in stile alpino, ossia senza l’ausilio dell’ossigeno. In seguito, dopo il successo clamoroso di questa impresa, ne tenta un’altra ancora più temeraria: la scalata dell’Everest in solitaria.

Reinhold Messner perviene a questi risultati anche grazie allo studio dei grandi alpinisti del passato, dove nel suo museo a Solda ha raccolto di ognuno di essi oggetti che raccontano della loro vita. E’ talmente legato alla loro memoria e a quello che rappresentano che lo stesso Messner ha confessato di programmare le sue spedizioni attraverso lo studio delle loro avventure.

Altra impresa eccezionale di questo personaggio è stata poi la prima traversata del continente antartico passando per il polo Sud (insieme a Arven Fuchs), compiuta senza motori o cani, ma solo con la forza muscolare o con la spinta del vento; analogamente, nel 1993, con il secondo fratello Hubert, ha attraversato la Groenlandia.
Messner vanta anche la conoscenza fisica completa della sua terra, avendo più volte effettuato il giro dei confini del Sudtirolo con Hans Kammerlander, scalando non solo cime ma fermandosi anche a parlare e a discutere con i contadini e con chi si trova ad abitare in posti disagevoli, cercando di capire i loro bisogni.

Personaggio noto internazionalmente, ha tenuto conferenze in Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Argentina e Spagna; è stato collaboratore di centinaia di documentari ed ha al suo attivo decine di pubblicazioni sulle riviste più disparate (Epoca, Atlante, Jonathan, Stern, Bunte, Geo, National Geographic …). Fra i premi letterari che ha ricevuto vi sono il premio “ITAS” (1975), “Primi Monti” (1968), “Dav” (1976/1979); numerose anche le onorificenze ottenute in Italia, Stati Uniti, Nepal e Pakistan.

All’età di 60 anni Messner ha compiuto l’ennesima impresa attraversando a piedi il deserto asiatico del Gobi. Ha impiegato otto mesi per percorrere 2000 km, realizzando il suo viaggio in solitaria, trasportando uno zaino di oltre 40 kg con una riserva d’acqua di 25 litri.

Eletto come indipendente nella lista dei Verdi italiani, è stato membro del Parlamento Europeo dal 1999 al 2004.

La sua ultima pubblicazione è “Tutte le mie cime” (Corbaccio), pubblicato alla fine di novembre 2011, che riassume sessant’anni di vita attraverso le fotografie delle sue più grandi avventure.

Bibliografia italiana:

RITORNO AI MONTI L’alpinismo come forma di vita – Pensieri e immagini. Fotografie di Ernst Pertl. Casa editrice Athesia, Bolzano.
SESTO GRADO di Vittorio Varale, Reinhold Messner, Domenico A. Rudatis. R. M. e’ autore del capitolo: Gli Sviluppi. Longanesi & C. editori, Milano.
MANASLU Cronaca di una spedizione in Himalaya. Görlich editore SpA, Milano.
IL 7° GRADO Scalando l’impossibile. Görlich editore SpA, Milano.
L’AVVENTURA ALPINISMO Esperienze d’un alpinista in cinque continenti. Casa editrice Athesia, Bolzano.
DOLOMITI. LE VIE FERRATE 60 percorsi attrezzati fra il Gruppo di Brenta e le Dolomiti di Sesto. Casa editrice Athesia, Bolzano.
VITA FRA LE PIETRE Popoli montanari nel mondo – Prima che soccombano. Casa editrice Athesia, Bolzano.
ARENA DELLA SOLITUDINE Spedizioni ieri oggi domani. Casa editrice Athesia, Bolzano.

DUE E UN OTTOMILA dal Lhotse all’Hidden Peak. Dall’Oglio editore.
PARETI DEL MONDO Storia – Vie – Esperienze vissute. Casa editrice Athesia, Bolzano.
ALPI ORIENTALI: LE VIE FERRATE 100 percorsi attrezzati dal Lago di Garda all’Ortles, dal Bernina al Semmering, di Reinhold Messner e Werner Beikircher. Casa editrice Athesia, Bolzano.
EVEREST. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
NANGA PARBAT In solitaria. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
IL LIMITE DELLA VITA. Casa editrice Zanichelli, Bologna.
K2 di Reinhold Messner e Alessandro Gogna. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
SETTIMO GRADO Clean climbing – Arrampicata libera. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
LA MIA STRADA. Dall’Oglio editore.
ORIZZONTI DI GHIACCIO Dal Tibet all’Everest. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
SCUOLA DI ALPINISMO. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
3X8000 Il mio grande anno Himalayano. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
TUTTE LE MIE CIME Una biografia per immagini dalle Dolomiti all’Himalaya. Casa editrice Zanichelli, Bologna.
LA DEA DEL TURCHESE La salita al Cho Oyu. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
CORSA ALLA VETTA. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
L’ARRAMPICATA LIBERA DI PAUL PRESS Un libro ideato e curato da Reinhold Messner. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
DOLOMITI. REALTÀ, MITO E PASSIONE di Jul B. Laner, Reinhold Messner e Jakob Tappeiner. Tappeiner, Bolzano.

SOPRAVVISSUTO I miei 14 ottomila. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
ANTARTIDE Inferno e paradiso. Garzanti Editore, Milano.
LA LIBERTÀ DI ANDARE DOVE VOGLIO La mia vita di alpinista. Garzanti Editore, Milano.
LE PIÙ BELLE MONTAGNE E LE PIÙ FAMOSE SCALATE. Vallardi Editore, Lainate.
ATTORNO AL SUD TIROLO. Garzanti Editore, Milano.
MONTE ROSA LA MONTAGNA DEI WALSER di Reinhold Messner, Enrico Rizzi e Luigi Zanzi. Fondazione Enrico Monti, Anzola d’Ossola.
UN MODO DI VIVERE IN UN MONDO DA VIVERE. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
13 SPECCHI DELLA MIA ANIMA. Garzanti Editore, Milano.
OLTRE IL LIMITE Polo nord – Everest – Polo Sud. Le grandi avventure ai tre poli della Terra. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
HERMANN BUHL In alto senza compromessi. Di Reinhold Messner e Horst Höfler. Vivalda Editori, Torino.
NON TROVERAI I CONFINI DELL’ANIMA di Reinhold Messner con Michael Albus. Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
YETI LEGGENDA E VERITÀ. Feltrinelli Traveller, Milano.
ANNAPURNA Cinquant’anni di un ottomila. Vivalda Editori, Torino.
SALVATE LE ALPI. Bollati Boringhieri, Torino.