Produrre carburante dai rifiuti? E’ già una realtà in Piemonte

Scritto da: Nicolette
Fonte:http://www.soloecologia.it/13022013/produrre-carburante-dai-rifiuti-e-gi-una-realt-piemonte/5098

bio_carburante

Sta riscuotendo l’eco che merita sui blog di stampo ecologico la notizia che nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola stia andando avanti con successo un progetto di studio per la produzione di biodiesel da rifiuti organici raccolti nella provincia piemontese. Lo studio è stato commissionato dall’azienda di trasporto pubblico locale VCO Trasporti con l’obiettivo di usare il carburante prodotto per rifornire i suoi automezzi di trasporto e raccolta. Il vantaggio dell’operazione è triplice: abbattimento del costo del carburante, eliminazione dei rifiuti e tutela dell’ambiente con minori emissioni di CO2.

Il principio su cui si basa la scoperta è semplice: i rifiuti organici sono formati da acqua e composti del carbonio, quindi possono essere trasformati in altri composti del carbonio più utili come combustibili. I rifiuti della frazione umida vengono triturati, portati a una temperatura elevata mediante un processo di pirolisi veloce (che, in assenza di ossigeno porta la sostanza fino a 600-700 °C ma senza farla bruciare) in modo da decomporre le grandi molecole organiche dei vegetali in molecole più piccole. Si ottiene una sorta di olio denso che ha caratteristiche molto simili al petrolio può poi essere trasformato nelle raffinerie in combustibili simili a gasolio e benzina mediante un processo di idrogenazione e raffinazione. In pratica, nel giro di brevissimo tempo si ottiene il risultato per il quale la natura impiega milioni di anni: trasformare le antiche foreste in giacimenti di olio greggio o gas.

Un’accurata analisi costi-benifici ha dimostrato che il processo è conveniente dal punto di vista economico. Inoltre è del tutto in linea con le direttive dettate dall’agenda dell’Unione Europea, che preme per l’uso dei biocarburanti in sostituzione dei carburanti derivati dal petrolio.

SE ROMA PIANGE ATENE È ALLA TRAGEDIA: 900 DISOCCUPATI IN PIÙ AL GIORNO. SIAMO AL 27% POPOLAZIONE E AL 61% DEI GIOVANI.

Fonte: http://corrieredellacollera.com/

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La disoccupazione greca è arrivata al 27% – dal Novembre 11 al Novembre 12, sono andati persi altri 323.808 posti di lavoro- la disoccupazione nell’ultimo trimestre è cresciuta del 6% portando quella dei giovani under 25 senza lavoro , per la precisione, al 61,7%.
Sono i dati dell’ente statistico nazionale ELSTAT . Il ministro delle Finanze Yiannis Stournaras assicura di vedere la luce in fondo al tunnel, ma non gli crede più nemmeno la moglie.

Rispetto ai paesi della Euro zona che danno la disoccupazione in media all’ 11,6% , la performance negativa è più che doppia.
Un altro raddoppio non invidiabile è nel numero dei disoccupati rispetto agli inizi del 2010, in Grecia oggi gli iscritti all’ufficio di collocamento sono oltre 1.350.000.

Si tratta, ovviamente di disoccupati prodotti dal settore dell’economia privata, dato che il governo non ha ancora proceduto alla riduzione degli impiegati statali come richiesto dalla Troika ( Fondo Monetario Internazionale, BCE, EU) ormai da tre anni.
La richiesta della triplice rappresentanza dei creditori, era di realizzare in un triennio – e continua a pretenderlo – il licenziamento di 150.000 impiegati pubblici su un milione.

ELSTAT precisa che il numero dei disoccupati non include coloro che hanno cessato di usufruire dei benefici assistenziali per fine del periodo di assistenza .
Ormai il numero dei cittadini non lavoratori tallona quello degli occupati ( 3,3 milioni contro 3,6).
Sembra una brutta fiaba di quelle che ci raccontavano da bambini prima del l’avvento della TV.
C’era un drago che mangiava gli abitanti della città fino a che venne San Giorgio ad uccidere il drago.
Ma a Atene, San Giorgio resta attaccato al muro nelle sacre icone – non quelle di Internet – e i greci non sanno più a che santo votarsi, mentre la lotta alla corruzione ha solo provocato la fuga dei capitali.

La cura da cavallo dell’IVA al 23% persino sui generi alimentari, la caccia agli evasori e le altre misure per incrementare le entrate sono ormai esaurite senza che il deficit ) sia potuto rientrare nei parametri di Maastricht che ricordano anch’essi il mito greco della camicia di Nesso.
Al governo resta che attaccarsi – nelle peggiori condizioni – alla riduzione della spesa pubblica, cosa che il primo ministro Antonis Samaras è riluttante a fare, benché sia stato insediato proprio con questo compito.

Ormai sono in molti, anche tra i moderati, a chiedere altre riduzioni di debito oltre ai 135 miliardi di euro già abbuonati dalle banche del settore privato ( specie francese).
Anche questo austero ex banchiere centrale imposto dalla UE come liquidatore, si rende conto del potenziale esplosivo costituito dai licenziamenti pubblici e dalla riduzione della spesa pubblica in un momento in cui il settore privato si è fermato, con la sola eccezione della Marina Mercantile che però fiscalmente naviga sotto bandiera PANLIBONCO ( Panama, Liberia, Honduras, Costa Rica) ed è impossibile da incastrare dato che usa della libertà dei mari.

Con questo esempio che ci precede, credo che perfino i professorini-cretinetti portati da Monti al governo siano in grado di capire che la deflazione controllata non esista.
Se insisteremo con questa politica economica , anche noi italiani faremo la stessa fine. A breve.

FINMECCANICA: OUTLET ITALIA!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2013/02/15/finmeccanica-outlet-italia/

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Una premessa è fondamentale! Come ho scritto su Twitter, sono disponibile a fare una coletta tra gli italiani, costruire qua e la a nostre spese, supercarceri stile Alcatraz con lavori forzati a vita, per ospitare buona parte dei criminali in frac che la magistratura riterrà responsabile di un saccheggio deliberato delle risorse di questo Paese.

Che poi il cialtrone, come pare lo abbia chiamato Monti, sia abbituato a comprare tutto e tutti e ci dica che esistono le tangenti e quindi basta moralismi è un’altra faccenda, legata al degrado di questa classe politica.

Detto questo, cercherò di essere breve perchè in fondo non serve chissà quale consapevolezza per comprendere quello che in realtà sta accadendo a questo Paese e parlo semplice senza tanti giri di parole.

Vi siete chiesti del perchè i vari scandali e saccheggi “made in Italy” esplodono tutti ora, nello pazio di un istante…elettorale.

Di Finmeccanica si sapeva da tempo, di MPS dalla notte dei tempi, di Saipem, dell’ Ilva e via dicendo da sempre, ma guarda caso i tempi erano maturi.

Non mi importa se si tratta di faide elettorali, di lotte tra magistrature di destra o sinistra, non mi importa nulla, quello che mi importa sapere e se qualcuno ha deciso di consegnare gratuitamente in mano agli avvoltoi stranieri quel che resta delle aziende strategiche o presunte tali del nostro Paese.

E poi qualcuno sta ancora aspettando la svalutazione interna, senza accorgersi che ormai le nostre aziende costano … DUE LIRE!

Rileggetevi OUTLET ITALIA … GRAN CORSA ALLE AZIENDE – e OUTLET ITALIA! VENDESI PAESE VISTA MARE Icebergfinanza...

Lasciamo per carità di patria perdere gli acchiappa declini di questi parleremo a tempo debito, si quelli che suggeriscono di trovare 90 miliardi vendendo le società partecipate dal tesoro e in particolare quelli più appetibili come Eni, Enel, Terna, Snam, Finmeccanica, Poste, Ferrovie dello Stato Italiane, Rai, Inail, quelle partecipate dagli enti locali e vai… se trovate altro fatecelo sapere, cosi organizziamo qualche scandalo ad hoc per  svendere tutto!

Vi lascio con un’analisi equilibrata di Claudio, in mezzo al delirio …

ROMA (MF-DJ)–In periodi di crisi “la spasmodica ricerca di risorse aggiuntive induce a proporre soluzioni rapide”, come la cessione dei “gioielli di famiglia”, ovvero le partecipazioni di controllo in aziende strategiche, ma “la loro alienazione comporterebbe l’impossibilita’ da parte dello Stato di dare impulso all’innovazione con ricadute pesanti per il futuro del Paese”. E’ quanto sostengono Claudio Becchetti, direttore generale del Consorzio RadioLabs, e Leonardo Becchetti, economista, direttore di Benecomune.net. Nel caso di cessioni a industriali italiani, “le grandi aziende gia’ partecipate dallo Stato sono state spesso depauperate nelle loro risorse finanziarie dagli industriali che ne hanno preso il controllo”, con l’effetto di “una perdita consistente di posti di lavoro nelle aziende e nell’indotto e l’abbandono di settori di innovazione strategici per il Paese”. Per questo, “un’analisi economica approfondita dimostrerebbe probabilmente che i proventi acquisiti dallo Stato grazie alle privatizzazioni sono stati di gran lunga inferiori alle risorse economiche perse”.
Nel caso di cessione a gruppi internazionali, invece, “per lo Stato italiano, pero’, nell’attuale momento storico i vantaggi economici sarebbero particolarmente ridotti”, con il rischio di delocalizzazioni ed esternalizzazioni delle produzioni e “la perdita di ulteriori settori di alta tecnologia come e’ avvenuto nel passato per il settore chimico”.

Ma torniamo al punto e sentite cosa mi racconta un mio caro amico…

Ciao Andrea, ti anticipo brevemente una riflessione. Conosco e ho conosciuto (da 40 anni a questa parte) di persona o indirettamente funzionari e dirigenti del gruppo ENI… Ho letto un po’ la storia di Enrico Mattei… Alla luce di queste conoscenze, ti posso assicurare che la pratica ora definita “corruzione internazionale” c’è sempre stata nelle aziende del gruppo ENI (e suppongo anche Finmeccanica), anzi, è sempre stata una pratica effettuata da TUTTE le aziende del mondo che operano in settori strategici come le utility o le armi… Il fatto che ora – con la faccenda FINMECCANICA – salti fuori un attacco del genere verso una delle aziende-gioiello dell’industria italiana, e un attacco che arriva dall’INTERNO, mi fa venire strani sospetti di… tradimento da parte di qualcuno. Se poi colleghi questo attacco al “botto” di SAIPEM di un paio di settimane fa… ecco che il sospetto diventa quasi una certezza… Se poi pensi che la faccenda MPS è uscita clamorosamente sui giornali (mi va bene se questo serve a far giustizia, non se serve a “svendere” le ns banche), mentre di certe banche francesi o tedesche, che sono messe peggio di MPS, non si sa niente, anzi la voce comune è che siano sane!…. ti fa capire che gli altri (Francesi e tedeschi) difendono se stessi e se devono fare guerre le fanno contro gli altri e non contro se stessi… mentre noi italiani ci facciamo guerre intestine e alcuni son disposti a diventare traditori pur di far la guerra agl avversari (anche se si tratta di italiani). L’Italia e il suo sistema economico-industriale fanno gola a tanti che vorrebbero comprarlo a poco prezzo… è evidente che è  iniziata una guerra che ha come obiettivo tale acquisto.. e in una  guerra, Machiavelli insegna, non esistono regole, se non la vittoria… I traditori sono una componente della guerra… ahimè…E se uno studia la storia, fin dai tempi del comune di Firenze, scopre che ci son sempre stati guelfi e ghibellini, bianchi e neri, che si “vendono” ai nemico esterni (siano essi tedeschi, spagnoli e stato pontificio…) pur di combattere i propri concittadini…!


Tornando a noi, vi siete forse dimenticati dalla più imponente tangente al mondo, quella degli aiuti europei alla Grecia in cambio di… Grecia: Niente austerity per i militari | Presseurop (italiano) – Secondo l’ultimo rapporto sulle esportazioni di armamenti, nel 2010 la Grecia ha importato dalla Germania 223 carri armati e un sommergibile.

Mentre il paese è costretto a enormi sacrifici per evitare la bancarotta, il ministero della difesa continua a spendere miliardi in armamenti. E a guadagnarci sono soprattutto Francia e Germania.  Chi ricaverà di più da questa politica greca del riarmo è proprio la Germania. (…) Stando al Rapporto sulle esportazioni di armamenti del 2010, in via di pubblicazione, la Grecia è il maggiore acquirente di forniture tedesche dopo il Portogallo – un altro paese sull’orlo del fallimento. Per i giornali spagnoli e greci, in occasione di un summit a fine ottobre, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy avrebbero invitato l’ex primo ministro greco George Papandreou a mantenere gli impegni presi sugli armamenti, e addirittura a prenderne nuovi.

Ieri un altro amico mi ha raccontato… sai quale è l’azienda più “tangentata” al mondo? La Siemens!

E si perchè in Italia si ha memoria solo per le canzoni di Sanremo, ma amnesie totali quando si scopre che mondo è Paese.

Come ci ha fatto notare un nostro compagno di viaggio … Siemens chiede lo sconto alla Grecia Aperta una trattativa per le multe sulle tangenti Il colosso dell’elettronica tedesco offre alle autorità elleniche il condono di debiti, e nuovi contratti a condizioni di favore, in cambio di un condono parziale delle multe per le bustarelle pagate per anni ad alti funzionari pubblici Repubblica

Ce lo facciamo un bel “takeover” su Siemens…dai facciamo un’altro po di silenzio, mi raccomando suggerite alla stampa italiana e ai suoi solerti giornalisti di non fare troppo rumore, di far finta di niente. non vorrei che il modello di verginità alemanna venisse intaccato.

Se MPS trucca i bilanci fate casino mi raccomando, se lo fa la Deutsche Bank fate finta di nulla, se Finmeccanica o Saipem pagano una tangente scoppiano petardi crollano titoli e volano asini ma se lo fa la Siemens si tratta di naturali rapporti di collaborazione.

E voi continuate pure a leggere giornali, guardare televisioni, seguiri i Vostri giornalisti preferiti su twitter o facebook , si quelli che informano o meglio infornano le notizie come meglio si addice all’editore o all’azionista.

Acchiappate declini mi raccomando, forza e coraggio che il male è di passaggio!

E soprattutto aspettativi magie …Taglio dell’irpef e 130 miliardi di privatizzazioni – Corriere della Sera dalla lista tra Monti!

Ah dimenticavo! Sembra che fosse Black Rock il fondo che è riuscito a rifilare oltre 315 milioni di euro di azioni Saipem deperite in una notte del 40 % al fondo vatelapesca che passava per caso negli uffici di Merrill Lynch, Bank of America per gli amici.

Coraggio ragazzi un giorno vi racconterò la storia di Black Rock e dei suoi azionisti, nel frattempo non dimenticate che nella finanza tutto si crea, nulla si distrugge, tutto si trasferisce dalle tasche di un pollo alla pancia di una volpe!

La prossima settimana Machiavelli, uno che di politica se ne intende, soprattutto dopo aver vissuto alla corte del Principe, ci racconterà una nuova storia.

Per chi volesse sostenere liberamente il nostro viaggio è disponibile MACHIAVELLI 2013 UN ANNO DOUBLE FACE un post da non perdere sulle prospettive geopolitiche, macroeconomiche e tecniche di un anno che si preannuncia decisamente DOUBLE FACE!

Proprietà nutrizionali della pizza

Fonte: http://www.pizza.it/node/79203#.URz0rfKGexs

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 La pizza è un prodotto artigianale ottenuto per cottura, mediante forno a legna, di un impasto (un “panetto” ricavato per lievitazione naturale di una miscela di farina, acqua, sale e lievito di birra, opportunamente riposato) disteso manualmente fino a realizzare una conformazione geometrica con elevato rapporto superficie/volume, guarnito superiormente ad arte con prodotti semplici (di prevalente derivazione vegetale), da consumarsi “espresso”, cioè immediatamente dopo la cottura.

La “bontà” di una pizza – così intesa – dipende da numerosi fattori: la qualità delle materie prime, le modalità di lievitazione dell’impasto, il tipo di guarnizione e le modalità di cottura. Tutti questi elementi, nel loro complesso, concorrono a determinare la palatabilità, cioè la gradevolezza al gusto, la digeribilità e le proprietà nutrizionali della pizza stessa.

Le materie prime – delle quali va garantita al consumatore la tracciabilità, cioè il percorso da esse seguito dal sito di produzione fino al banco del pizzaiolo – costituiscono indubbiamente gli elementi maggiormente in grado di condizionare la qualità nutrizionale della pizza.

Per quanto riguarda l´impasto, occorre che la farina sia di grano tenero del tipo doppio zero (“00”) e possieda alcuni requisiti reologici che, però, non sono in grado di influenzare direttamente le proprietà nutrizionali del prodotto finito. Viceversa, il tipo di grano dal quale essa è ricavata, le tecniche di lavorazione e le modalità di conservazione e stoccaggio prima dell’uso sono tutti fattori in grado di condizionare pesantemente la qualità di una pizza, che è fatta – lo ricordiamo – prevalentemente da farina e solo una buona farina potrà fornirà buoni carboidrati e buone proteine. Il lievito deve essere di birra ed in perfetto stato di conservazione; esso, infatti, è costituito da microrganismi “vivi” che devono essere nelle migliori condizioni prima di poter operare sull´impasto. L´acqua non deve essere troppo dura e né possedere un pH molto lontano dalla neutralità. Il sale dovrebbe essere quello marino, naturalmente ricco in ioduri, sostanze che hanno la proprietà di regolare il buon funzionamento della tiroide, una ghiandola indispensabile per il nostro metabolismo.

A parità di materie prime, una pizza sarà tanto più buona quanto più l´impasto sarà fatto “a regola”. Così, farina, acqua, lievito e sale, per garantire un impasto di pregevoli qualità nutrizionali, dovranno essere mescolati tra loro in adeguate proporzioni, lavorati con tecnica opportuna e lasciati in condizioni tali da favorire una lievitazione ottimale.

In tale contesto, occorre fare attenzione ad alcuni non trascurabili dettagli, in grado di influire in maniera notevole sulla qualità del prodotto finito. Per esempio, è buona norma sciogliere il lievito in acqua, eventualmente intiepidita, prima di aggiungerlo all´impasto. In questo modo, infatti, verrà garantito a ciascun microrganismo il contatto con un adeguato volume di acqua, la fonte primaria della vita. Una temperatura troppo bassa rende più lenta l´attivazione e la riproduzione dei microrganismi, prolungando i tempi della lievitazione, laddove una temperatura troppo alta rischia di uccidere queste piccole quanto preziose forme di vita, bloccando definitivamente la lievitazione. Viceversa, una temperatura intorno ai 25-30°C metterà il lievito nelle condizioni ottimali per poter operare sull´impasto. E´ sconsigliabile solubilizzare il lievito nell´acqua in cui sia stato già disciolto il sale. Infatti, l´elevato grado di salinità ostacola l´attivazione e la riproduzione dei microrganismi del lievito, con ripercussioni negative sulla qualità dell´intero processo.

Da una corretta lievitazione dipenderanno l´equilibrato apporto dei nutrienti e la digeribilità, elementi fondamentali della qualità nutrizionale della pizza. La lievitazione, infatti, è un processo biochimico nel corso del quale i carboidrati complessi della farina del grano sono demoliti, ad opera dei microrganismi del lievito, in zuccheri progressivamente più semplici, con sviluppo di gas e di piccole quantità di acidi. Una buona lievitazione deve garantire lo sviluppo di una quantità di zuccheri semplici tale da consentire una soddisfacente digeribilità e, contemporaneamente, una quantità di zuccheri complessi tale da garantire un sufficiente senso di sazietà, che non “affatichi” il pancreas nella produzione dell´insulina. Purtroppo, non esiste un buon indicatore oggettivo del grado ottimale di lievitazione. Tuttavia, poiché quest´ultima è un processo che sviluppa gas e, quindi, fa ridurre la densità, cioè il rapporto tra peso e volume a favore di quest´ultimo, se un fiocco di impasto riesce a galleggiare sulla superficie di un po´ d´acqua distillata versata in un bicchiere, si può essere ragionevolmente sicuri che la lievitazione è a buon punto.

Le materie prime della guarnizione servono ad arricchire la qualità nutrizionale della pizza, aggiungendo alla base, costituita prevalentemente da carboidrati, quantità adeguate di grassi, proteine e micronutrienti.

Nel caso della tradizionale margherita, l´olio extravergine di oliva garantirà l´apporto dei benefici grassi vegetali e, insieme ad essi, i preziosi polifenoli, sostanze ad attività antiossidante che hanno la proprietà di contrastare i temibilissimi radicali liberi. La mozzarella di bufala (o il fiordilatte), ed eventualmente il parmigiano e/o il pecorino, aggiungeranno modiche quantità di proteine animali (più digeribili del latte da cui derivano) e ancora un po´ di grassi. Va sottolineato che i grassi, sia vegetali che animali, non rappresentano solo una fonte calorica, ma sono i principali responsabili della palatabilità della pizza ed è impossibile farne a meno se si vuole ottenere un buon prodotto. Il pomodoro arricchirà il patrimonio nutrizionale completando la quota di fibre, e, soprattutto, apportando il licopene (un altro prezioso antiossidante) ed i sali minerali (tra cui gli utilissimi potassio, magnesio, zinco e selenio).

La cottura con forno a legna completerà una serie di processi biochimici, iniziati con la lievitazione, grazie ai quali al progressivo indurimento della base lievitata corrisponderà il rammollimento della guarnizione, in un gioco estremamente intrigante di opposizioni sensoriali che porterà ad un prodotto estremamente gradevole alla vista, come al tatto e al gusto e, soprattutto, nutrizionalmente bilanciato.

Purtroppo, sulla base dei dati forniti dall´Istituto Nazionale della Nutrizione non è possibile fare una valutazione quantitativa della pizza dal punto di vista nutrizionale, perché le Tabelle di Composizione degli Alimenti riportano solo tre tipologie di pizza (bianca, con pomodoro, e con pomodoro e mozzarella) senza indicare la qualità e, soprattutto, la quantità degli ingredienti utilizzati. A titolo puramente indicativo, tuttavia, si può dire che 100 grammi edibili di una generica pizza con pomodoro e mozzarella, preparata secondo la ricetta (non disponibile!) dell´Istituto Nazionale della Nutrizione sviluppano 271 kcal (pari 1135 kj) e apportano 52 grammi di carboidrati, 5.6 grammi di grassi e 5.6 grammi di proteine. Sulla base di questi dati (puramente teorici!), una pizza del genere – se esistesse e pesasse 250 grammi! – potrebbe sostituire, dal punto di vista delle calorie totali, un pasto completo (es. una cena) e, pur essendo sbilanciata in difetto per la quota proteica, sarebbe in grado di apportare una quota di amidi più che adeguata ai fabbisogni nutrizionali e, addirittura, una quantità di grassi (5.6%) di gran lunga inferiore rispetto alla soglia (30%), da non superare, secondo l´Organizzazione Mondiale della Sanità, per prevenire l´obesità.

La pizza, comunque, preparata con gli opportuni accorgimenti e associata ad un regime dietetico equilibrato, in grado di rispondere ai fabbisogni quotidiani di carboidrati, grassi, proteine, fibre, vitamine e minerali, può costituire un´ottima alternativa ad un pasto completo. Inoltre, modificandone adeguatamente il tipo e/o la quantità delle materie prime, essa può costituire un ottimo “carburante” per chi pratica attività sportiva e può contribuire persino a ridurre la massa grassa e, quindi, a dimagrire in maniera “intelligente”.

Non è mica solo il Papa a saltare…ora arriva anche Finmeccanica. Ma che c’entrano?

Scritto da : Enrico Carotenuto
Fonte: http://www.coscienzeinrete.net/politica/item/1102-non-e-mica-solo-il-papa-a-saltare

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Non è la vecchiaia…

Lo scontro tra le due principali piramidi vaticane, quasi sempre sotterraneo, giunge finalmente al suo culmine ed esplode sulla scena pubblica, con dimissioni papali che in duemila anni di storia si verificano solo quando la stessa esistenza della Chiesa è messa in pericolo. Una cosa epocale.

La piramide che potremmo genericamente definire opusdeista, dominante fin dall’elezione di Giovanni Paolo II°, sembra essere uscita sconfitta su tutta la linea, grazie agli uomini della piramide gesuita, che hanno chiuso il cerchio, occupando con la loro famosa “invisibilità”, i gangli del potere economico e politico internazionale, in maniera così efficiente da riuscire a dare, con queste dimissioni, il segnale della vittoria completa.

Si, perchè forzare le dimissioni papali equivale a dichiarare al mondo intero chi è che comanda. E’ come dire che tutti gli accordi che avevano portato all’elezione di Ratzinger sono nulli. Che una delle parti può permettersi di stracciarli, e pretendere un pontefice dei “loro”. Che ora è tutto da rifare, e tutto deve passare per i nuovi canali, quelli che ora sono “giusti”.E se guardiamo attentamente, ci accorgiamo che non è solo il Papa ad essere travolto dagli “scandali”. Anche gli altri centri di potere economico, finanziario e politico, quelli sicuramente subordinati, stanno cambiando di mano. Per lo meno quelli che erano ancora rimasti in mano ai perdenti. In quest’ottica la perdita di potere di quell’asse vaticano che vede in Ruini il suo elemento di spicco sembra avere avuto delle conseguenze notevoli: abbiamo visto come nell’ultimo anno e mezzo, in rapida successione, siano crollati bastioni come Berlusconi e Formigoni (Compagnia delle Opere ed il circuito di CL), colpiti gli ambienti d’alemiani con lo scandalo MPS (vedremo il rientro “dall’Africa” di Veltroni?), abbiamo visto la scomparsa di Rutelli e Buttiglione, la cacciata di Gotti Tedeschi dallo IOR (immischiato anche in MPS), lo scandalo ENI-Saipem, e ora l’arresto dell’amministratore delegato di Finmeccanica.

Si, perchè anche con Finmeccanica hanno usato lo stesso metro di giudizio che per Saipem: quello che che è tacitamente ammesso fare a tutte le ditte del mondo, all’improvviso, per certa gente, non vale più. Per capire il meccanismo clicca qui. (http://www.coscienzeinrete.net/economia/item/1093-eni-saipem-scandali-ipocriti-e-mirati-per-smontare-ulteriori-pezzi-di-sovranita-italiana)

Insomma, il quadro è ben più esteso di quello che dice il telegiornale. Il ricambio sta avvenendo rapidamente, nei punti chiave, o per lo meno nei punti chiave rimasti in mano agli ex-vincenti.

Un indizio importante, può essere il fatto che si sia parlato subito della candidatura al soglio pontificio del cardinale Angelo Scola (vicino all’Opus Dei e a Comunione e Liberazione), il quale non sembra molto contento che se ne parli così presto: in genere quando è così, significa che la candidatura è bruciata sul nascere… Un genere “chi entra Papa nel conclave, ne esce cardinale…”

Ma a noi, cosa cambia, esattamente?

Ben poco, anche se dovremmo preoccuparci sempre quando c’è una vittoria così completa, poichè gli spazi di democrazia e di libertà in genere sono maggiori durante gli scontri tra piramidi. Le informazioni circolano di più, e magari a volte escono fuori cose a favore della gente. Comunque si tratta sempre e comunque di una situazione temporanea. E’ nell’ordine delle cose che ci sia, nel tempo, un riequilibrio: è condicio sine qua non del Divide et Impera.

Ed è proprio quello il gioco a cui noi dobbiamo sottrarci: non ci dobbiamo far dividere. Non nel nostro intimo personale, non nel nostro rapporto con gli altri. Dobbiamo andare avanti col nostro percorso di crescita interiore individuale, costruire reti, aiutare chi ci è accanto, se possiamo.

E’ in fondo questo, quello che temono veramente, e forse è per questo che è stato permesso ad una fazione di sbaragliare l’altra: hanno urgente bisogno di un fronte compatto per affrontare il vero problema della crescita delle coscienze.

Inchiesta ONU sui crimini dei droni USA

Fonte: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/

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Le Nazioni Unite hanno annunciato l’avvio di un’inchiesta sulle conseguenze degli attacchi militari Usa mediante l’utilizzo dei droni in Pakistan, Yemen e Somalia. L’indagine verrà condotta da Ben Emmerson, responsabile del settore inchieste Onu sui diritti umani e Christof Heyns, special rapporteur su controterrorismo ed esecuzioni extragiudiziali. Il gruppo di ricerca avrà sede a Ginevra ed esaminerà i sempre più numerosi “incidenti” che hanno investito la popolazione civile durante gli strike ordinati dalla Cia e dal Dipartimento della difesa statunitense. Successivamente la commissione potrebbe passare ad analizzare gli effetti delle operazioni dei velivoli senza pilota britannici in Afghanistan (più di 350 attacchi accertati) e di quelli israeliani nella Striscia di Gaza.
Nonostante l’amministrazione Obama si ostini a ribadire che gli attacchi dei droni vengono condotti “esclusivamente contro obiettivi terroristi”, media indipendenti, organizzazioni non governative e gruppi di difesa dei diritti umani hanno documentato che l’escalation nell’uso militare dei velivoli teleguidati sta causando un enorme numero di vittime civili, in violazione del diritto internazionale. Le stime più recenti parlano di oltre 3.000 persone assassinate dai droni killer in Pakistan, Yemen e Somalia, di cui almeno 500 “non combattenti”, cioè donne, bambini e anziani. Secondo l’osservatorio indipendente DronesWatch di Washington almeno 97 minori sarebbero morti in Pakistan e 25 in Yemen.
I velivoli senza pilota Usa vengono fatti decollare da alcune basi segrete in Medio Oriente (l’ultima è stata realizzata nel 2011 nel deserto dell’Arabia Saudita) e dalle isole Seychelles. Ma è soprattutto l’Africa ad aver assunto negli ultimi mesi il ruolo di vera e propria piattaforma e bersaglio per le operazioni dei droni. La principale infrastruttura a servizio dei velivoli killer sorge a Camp Lemonnier (Gibuti), dove risiedono più di 2.000 militari statunitensi impegnati nei conflitti che lacerano il Corno d’Africa, lo Yemen e le regioni africane nord-orientali. Il centro strategico che coordina l’intero sistema di sorveglianza ed intervento degli aerei senza pilota USA nel continente è ospitato invece all’interno dell’aeroporto di Ouagadougou (Burkina Faso). Anche le autorità di Mali, Mauritania, Etiopia, Kenya ed Uganda avrebbero concesso l’uso degli scali aerei per i decolli e gli atterraggi dei droni di US Africom, il Comando per le operazioni delle forze armate statunitensi in terra d’Africa. Secondo quanto trapelato a Washington, anche le autorità del Niger avrebbero autorizzato qualche settimana fa il dispiegamento dei droni del Pentagono e della Cia contro le milizie filo-al Qaeda attive nelle regioni nordoccidentali. Altra basi dei droni potrebbero essere attivate presto in Algeria e Sud Sudan. Proprio in merito alla legittimità e alle criticità emerse sull’uso militare dei droni si è aperto un confronto serrato tra il Congresso e l’amministrazione Obama che all’esordio del suo secondo mandato ha nominato a capo della Cia, John Brennan, uno degli strateghi delle nuove guerre ipertecnologiche. Otto senatori del Partito democratico e tre del Partito repubblicano hanno chiesto ad Obama di rendere pubblico il documento edito dal Dipartimento di giustizia nel 2010 che ha autorizzato le forze militari e d’intelligence all’uso dei droni per individuare e uccidere all’estero i cittadini statunitensi accusati di terrorismo. Per le esecuzioni extragiudiziali sarebbe sufficiente l’ordine di un funzionario dell’amministrazione “di alto livello” che abbia determinato che il target sia implicato in “attività” che potrebbero condurre a un “attacco violento” contro gli Stati Uniti.
Il memorandum ha fornito la cornice “legale” per consentire alla Cia di lanciare in Yemen, nel settembre 2011, un attacco contro lo statunitense Anwar al-Awlaki, sospettato di legami con la rete di al-Qaida. “Al-Awlaki era implicato con non meno di tre attentati terroristici in territorio Usa”, ha spiegato al Senato John Brennan. “Si tratta della sparatoria che nel 2009 a Hood, in Texas, ha causato la morte di 13 persone, del fallito attentato a bordo di un aereo di linea a Detroit nello stesso anno e di un tentato assalto a un aereo da trasporto nel 2010”. Da qui la sentenza di morte e senza processo, decretata dall’agenzia d’intelligence. A causa del raid del drone killer, oltre ad Anwar al-Awlaki trovarono la morte il figlio sedicenne e Samir Khan, anch’essi cittadini statunitensi.

Papa Ratzinger, le dimissioni di un conservatore “verde”

Scritto da: Umberto Mazzantini
Fonte: http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=20349

2013_02_11_15_19_07

Che Papa Benedetto XVI fosse stanco e sempre più ostaggio degli intrighi vaticani lo si era capito da tempo. E che le grandi manovre per la sua successione (iniziate probabilmente il giorno stesso della sua elezione) fossero al culmine lo si è capito anche dal “ricentramento” dei vescovi italiani verso la Lista Monti. Ovvero abbandonando gli eccessi dei libertini e degli atei fedeli che non poco imbarazzo, in Italia e nel mondo, avevano creato ad una Chiesa tanto più legata ai beni ed ai poteri mondani quanto più tentava di riproporre un’ortodossia dei costumi incarnata in Ratzinger e contraddetta dall’agire quotidiano dei suoi fedeli.

Comunque le dimissioni di un Papa sono sempre una grande sorpresa, un fatto più che eccezionale, una grande notizia, che sottende molto altro. Il Papa tedesco non se l’è evidentemente sentita di portare fino alla fine il fardello ereditato del Papa polacco, a cominciare dagli scandali finanziari e delle pedofilia che Giovanni Paolo II non aveva voluto affrontare, consigliato (male) proprio da Ratzinger e dalla sua corte di conservatori.

Forse come sempre, dato che stiamo comunque parlando di una potentissima e influente monarchia teocratica assoluta, per quanto minuscola, non sapremo mai quanto nello sfiancamento evidente di Papa Benedetto XVI hanno pesato gli eterni intrighi vaticani emersi con forza anche nell’episodio del maggiordomo traditore, quanto abbiano influito le notizie di una sua prossima scomparsa. Ma Ratzinger ha saputo dare comunque (probabilmente senza averne nessuna intenzione) una lezione a quei politici che continuano a voler comandare nascondendo col bisturi ed i farmaci la loro senilità.

C’è nell’accettazione del declino fisico (ingravescentem aetatem), e probabilmente mentale, l’accettazione della senilità dell’uomo, della caducità della vita, del doversi affidare alle mani di Dio per vivere serenamente l’ultima stagione di una vita comunque eccezionale. C’è nella scelta di quest’uomo integralista nella sua fede, di questo raffinato studioso, il contrario di quel che vediamo in questa triste campagna elettorale, dove un politico che si dice cattolico non trova meglio che fare battute scollacciate e pesanti allusioni sessuali per racimolare una risata e un applauso.

«Lascio per l’età avanzata e per il bene della Chiesa. Vivrò una vita di preghiera». La distanza è siderale, è etica, morale e spirituale. L’uomo che più di ogni altro ha incarnato il conservatorismo della Santa romana Chiesa cattolica apostolica, il fustigatore della Teoria della Liberazione, il negatore dei diritti degli omosessuali, il guardiano di una moralità sessuale che ormai esiste solo nel catechismo, ha sempre, come il suo predecessore anticomunista, tenuto le distanze da un capitalismo feroce che aveva le sue agguerrite teste di ponte fin dentro le segrete stanze del Vaticano.

Questo inflessibile conservatore era consapevole che l’ipercapitalismo e la finanziarizzazione dell’economia, il consumismo esasperato, la società che rende effimeri gli ideali e le idee, sono il più terribile nemico di un cattolicesimo che, di “destra” o di “sinistra”, mette al centro l’uomo, di una religione che non può rinunciare alla carità ed alla condivisione se non vuol diventare ancora più marginale e residuale. Ratzinger sembrava sapere, a differenza di molti suoi vescovi, che è la secolarizzazione capitalista, la trasformazione degli uomini in consumatori, la levatrice della crisi profonda della spiritualità occidentale, della religione ridotta ad offerta e sette. Per questo il custode di una fede che si pensa ed è universale non ha mai rotto con l’Islam nemmeno nei periodi più duri, per questo non ha dato retta alle falangi integraliste della destra cristiana che invocano lo scontro di civiltà.

Ratzinger ha avuto un altro merito, che visto da questa piccola ridotta laica è molto importante, ha portato a compimento la consapevolezza della Chiesa del disastro ambientale – cambiando peraltro la sua posizione  favorevole al nucleare dopo il disastro di Fukushima –  che rischia di trasformare il nostro Pianeta, la nostra casa comune. I suoi continui appelli ad un’azione reale ed efficace per fermare il disastro climatico e fermare l’erosione della comunità vivente riecheggiano certamente l’immagine dell’uomo custode della natura per conto di Dio: «I cristiani sono chiamati a unirsi nell’offrire al mondo una testimonianza credibile della responsabilità per la salvaguardia del Creato e a collaborare in ogni modo possibile per assicurare che la nostra Terra possa conservare intatto ciò che Dio le ha donato: grandezza, bellezza e generosità», ma forse non siamo più all’Adamo biblico giardiniere dell’Eden al quale, pur scacciato e eietto, il creatore ha dato podestà e dominio assoluto sulle creature viventi, siamo già più vicini alla sensibilità ambientalista, all’uomo primo tra le creature, più vicino a Dio, ma comunque legato alle sue creature e che deve al Creato rispetto e cura in quanto immagine del Dio vivente ed immanente.

Speriamo che il prossimo Papa sappia percorrere questa strada portando allo stesso tempo la Chiesa nel mondo, tra le sofferenze ed i nuovi bisogni della modernità, tra i desideri e le speranze di un’umanità che la globalizzazione delle merci e del potere ha reso sempre più “una” e sempre più disuguale.

Margarina senza grassi idrogenati: fa male lo stesso alla salute?

Scritto da: Marta Albè
Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/9621-margarina-senza-grassi-idrogenati

margarina_non_idrogenata

Per salvaguardare la nostra salute spesso ci si chiede se sia meglio optare per il burro o per la margarina. Alcuni esperti statunitensi hanno deciso di riprendere i risultati di uno studio australiano condotto tra il 1966 ed il 1972 su oltre 450 pazienti affetti da patologie cardiache. Dallo studio sarebbe emerso come sostituire grassi di origine animale con grassi di origine vegetale, come olio di semi di girasole e margarina di semi di girasole, avesse contribuito a raddoppiare il rischio di morte nelle persone osservate.

I risultati estrapolati da parte dell’analisi dei risultati di tale studio, riconsiderato dagli esperti dopo alcuni decenni, sono stati immediatamente oggetto di discussione da parte della comunità scientifica, che riterrebbe lo studio ormai datato e inadatto ad essere confrontato con l’alimentazione moderna. Alcuni esperti, come riportato da parte del Daily Mail, riterrebbero ancora aperta la questione relativa al consumo di grassi di differente origine e al mantenimento della salute del cuore.

Tra di essi, la dottoressa Victoria Taylor, direttrice della British Heart Foundation, sottolinea come la sostituzione di grassi saturi con grassi polinsaturi venga solitamente raccomandata per proteggere la salute dell’organismo e raccomanda cautela nel consumo di qualsiasi tipo di grasso. L’utilizzo di grassi, a suo parere, dovrebbe essere effettuato con parsimonia.

In passato la margarina è stata a volte indicata, anche tramite spot pubblicitari, come un’alternativa più salutare e leggera rispetto al burro. La margarina composta da grassi idrogenati, attaccata per via della sua scarsa salubrità, è stata sostituita sugli scaffali dei supermercati da prodotti con la denominazione di “margarina non idrogenata” o di “margarina senza grassi idrogenati”.

Il fatto che la margarina sia stata privata di grassi idrogenati, contribuisce a renderla un prodotto più salutare rispetto alla vecchia margarina idrogenata?

Teniamo prima di tutto a ricordare come l’utilizzo di burro o di margarina nella preparazione delle pietanze, sia dolci che salate, non sia assolutamente indispensabile per la buona riuscita di un piatto. Essi possono essere facilmente sostituiti da olio extravergine d’oliva o da oli biologici di ottima qualità, sia come condimenti che nella preparazione di impasti o di piatti di altro genere. A nostro parere, sia il consumo di burro che il consumo di margarina, idrogenata e non, dovrebbe essere evitato o comunque strettamente limitato a casi sporadici, all’interno di un’alimentazione sana e leggera.

Ognuno, naturalmente, è libero di compiere le proprie scelte. La nostra attenzione oggi si rivolge in particolare alla margarina non idrogenata, per comprendere come tale prodotto venga ottenuto e se esso possa essere considerato salutare.

COME SI OTTIENE LA MARGARINA

La margarina è sostanzialmente un prodotto ottenuto dall’emulsione di oli vegetali ed acqua, mediante l’aggiunta di additivi appositi. Esistono sia margarine costituite completamente da grassi vegetali, sia margarine che abbinano grassi vegetali e grassi animali. Tra i grassi vegetali utilizzati più di frequente nella produzione della margarina vi è l’olio di palma, la cui produzione è purtroppo scarsamente rispettosa dell’ambiente, in quanto complice di deforestazione.

Rispetto alla margarina idrogenata, la margarina non idrogenata non conterrebbe grassi trans. L’idrogenazione viene descritta come un processo in grado di rendere saturi i grassi insaturi e di rendere molto simili ai grassi animali i grassi vegetali. I grassi idrogenati si nascondono purtroppo in svariati prodotti industriali da forno, sia dolci che salati, in vendita nei supermercati. E’ bene dunque controllare molto attentamente le etichette.

Nel caso della margarina idrogenata, i grassi vegetali liquidi vengono trasformati in sostanze solide attraverso il processo dell’idrogenazione. L’idrogenazione non è però l’unico metodo utilizzato per ottenere tale risultato. Nel caso della margarina non idrogenata, l’idrogenazione viene sostituita dal frazionamento, un processo fisico basato sull’impiego di temperatura e pressione, senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Grazie al frazionamento, dagli oli vegetali viene separata la parte satura, che si presenta solida a temperatura ambiente e che si rivela poco deperibile. Essa viene utilizzata ed è ritenuta idonea per la preparazione della margarina non idrogenata.

Degli oli vegetali, nella preparazione della margarina non idrogenata, verrebbe dunque conservata unicamente la parte satura, considerata come la peggiore e la meno salutare, ed eliminata la parte composta da grassi polinsaturi, solitamente ritenuti benefici per la salute.

L’unico vantaggio della margarina non idrogenata rispetto alla margarina idrogenata sarebbe rappresentato dall’assenza o dalla scarsa presenza di grassi trans.

LE MARGARINE E I BURRI VEGETALI?

In commercio esistono margarine prive di grassi animali e alternative sia al burro che alla margarina, come il burro di soia o altre tipologie di burri vegetali dichiarati come non idrogenati, la cui produzione potrebbe però risultare molto simile a quella della margarina non idrogenata. Sembra piuttosto complicato orientarsi nella giungla di burri vegetali e margarine idrogenate e non.

ALTERNATIVE:

Trattandosi di prodotti ottenuti attraverso elaborati processi industriali, ci sentiamo di sconsigliarne l’utilizzo, in favore di altre tipologie di grassi considerati benefici, come l’olio extravergine d’oliva oppure l’olio di semi di lino ed altre tipologie di oli biologici spremuti a freddo.

Riportiamo infine la posizione dell’ “Institute of Medicine of the National Academies of Sciences, Engineering, Medicine and Research Council” rispetto ai grassi trans. Per I grassi trans è stato proposto un “Tolerable Upper Intake Level”, cioè una quantità tollerabile per l’organismo senza subire danni a breve o a lungo termine, pari a zero. I grassi trans sono ritenuti in grado di innalzare i livelli del colesterolo, rendendo le margarine che li contengono degli alimenti colesterolizzanti, considerati come assolutamente da evitare.

Usare le miniere come celle frigorifere per la frutta – una realtà in Trentino

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/30012013/usare-le-miniere-celle-frigorifere-la-frutta-una-realt-trentino/5014

mele-conservate-nelle-miniere

Oggi vi parliamo di un progetto ambizioso e unico nel panorama europeo, quello di conservare le mele prodotte dalle immense coltivazioni della Val di Non in Trentino nelle viscere delle Dolomiti del Brenta. Precisamente nella miniera Rio Maggiore di Tuenetto di Taio, dove si estrae materiale destinato all’edilizia che ovviamente comporta la creazione di grandi spazi vuoti (ben 13 chilometri al momento), fino a 300 metri di profondità.

Conservare prodotti ortofrutticoli in ambiente sotterraneo comporta un risparmio energetico quantificabile intorno al 60%. Conservare la frutta e la verdura sotto terra significa poi risparmiare terreno agricolo, evitare di deturpare l’ambiente con la costruzione ulteriori edifici e consumare meno energia elettrica perché la refrigerazione non è indotta ma naturale grazie alla profondità delle gallerie e alla roccia che fa da isolante. Il progetto è in fase sperimentale: per il momento in una cella “frigorifera” sono stipate 120 tonnellate di mele, ma a regime si potrebbe raggiungere un quantitativo di ben 50.000 tonnellate.

Il progetto prevede anche la costruzione di bacini sotterranei ricavati dall’accumulo di acqua piovana e derivante dallo scioglimento delle nevi, riutilizzabile per l’irrigazione.

35 piccole piramidi scoperte in una necropoli in Sudan

Scritto da:  Laura Elisa Rosato
Fonte: http://www.you-ng.it

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Vincent Francigny è direttore degli scavi della Missione Archeologica Francese a Sedeinga supportato dal team leader Claude Rilly.  La loro squadra ha effettuato gli scavi tra il 2009 e il 2012, riportando alla luce una densa concentrazione di piramidi: ben 13 in circa 500 metri quadrati.

Risalenti a circa 2.000 anni fa al periodo del regno di Kush con apparenti influenze dall’architettura funeraria egizia. La costruzione di queste piramidi è andata avanti per secoli, racconta Francigny, ricercatore associato con il Museo Americano di Storia Naturale di New York, in un’intervista a LiveScience: ” Hanno costruito per centinaia di anni sempre di più e dopo hanno cominciato a riempire tutti gli spazi che erano ancora disponibili nella necropoli.

Tra le più grandi ci sono piramidi di circa 7 metri, tra le più piccole solo 75 centimetri ( probabilmente per seppellire un bambino): la parte superiore decorata con una chiave di volta raffigurante o un uccello o un fiore di loto sulla cima di un globo solare, altre con una cupola interna. Le tombe accanto alle piramidi sono state in gran parte saccheggiate ma i ricercatori hanno ritrovato comunque manufatti insieme ai resti scheletrici. Il più interessante dei manufatti una tavola votiva che rappresenta la dea Iside e il dio Anubi e che reca un’iscrizione ,un commiato in lingua meroitica, dedicata ad una donna di nome “Aba-la”, che potrebbe essere un vezzeggiativo rivolto ad una nonna.