Produrre carburante dai rifiuti? E’ già una realtà in Piemonte

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/13022013/produrre-carburante-dai-rifiuti-e-gi-una-realt-piemonte/5098

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Sta riscuotendo l’eco che merita sui blog di stampo ecologico la notizia che nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola stia andando avanti con successo un progetto di studio per la produzione di biodiesel da rifiuti organici raccolti nella provincia piemontese. Lo studio è stato commissionato dall’azienda di trasporto pubblico locale VCO Trasporti con l’obiettivo di usare il carburante prodotto per rifornire i suoi automezzi di trasporto e raccolta. Il vantaggio dell’operazione è triplice: abbattimento del costo del carburante, eliminazione dei rifiuti e tutela dell’ambiente con minori emissioni di CO2.

Il principio su cui si basa la scoperta è semplice: i rifiuti organici sono formati da acqua e composti del carbonio, quindi possono essere trasformati in altri composti del carbonio più utili come combustibili. I rifiuti della frazione umida vengono triturati, portati a una temperatura elevata mediante un processo di pirolisi veloce (che, in assenza di ossigeno porta la sostanza fino a 600-700 °C ma senza farla bruciare) in modo da decomporre le grandi molecole organiche dei vegetali in molecole più piccole. Si ottiene una sorta di olio denso che ha caratteristiche molto simili al petrolio può poi essere trasformato nelle raffinerie in combustibili simili a gasolio e benzina mediante un processo di idrogenazione e raffinazione. In pratica, nel giro di brevissimo tempo si ottiene il risultato per il quale la natura impiega milioni di anni: trasformare le antiche foreste in giacimenti di olio greggio o gas.

Un’accurata analisi costi-benifici ha dimostrato che il processo è conveniente dal punto di vista economico. Inoltre è del tutto in linea con le direttive dettate dall’agenda dell’Unione Europea, che preme per l’uso dei biocarburanti in sostituzione dei carburanti derivati dal petrolio.

Carceri private: più gente rinchiudi, più fai quattrini. Bambini compresi

Scritto da: Debora Billi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2013/03/carceri-private-piu-ne-ingabbi-piu-fai-quattrini.html

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Il meccanismo alla base delle carceri private: occorre arrestare più gente possibile per mantenere fiorente il business. Anche con la corruzione e il lobbying.

Ogni tanto questo blog ritorna sull’argomento delle carceri private in USA, in obbedienza alla saggia precauzione ” Meglio prevenire che combattere”. Siccome anche in Italia, sotterraneamente, si sta insinuando l’idea di privatizzare le carceri con la solita scusa del “Lo Stato non ha i soldi”, eccoci ancora una volta a prevenire.

Prima che qualche cinico salti su a dire che i carcerati sono delinquenti e quindi chi se ne importa del trattamento che ricevono, ricordo cinicamente il meccanismo alla base delle carceri private: occorre arrestare più gente possibile (quindi al limite dell’arbitrio) per mantenere fiorente il business. Questo significa gente in galera per aver buttato una cartaccia in terra, letteralmente: non a caso gli USA vantano ben il 25% della popolazione carceraria mondiale. Ecco comunque un post che ci quantifica tale lucroso business, riassumo qui:

– Le due più grandi industrie carcerarie hanno realizzato utili per 3 miliardi di $ nel 2010.

– Ne hanno spesi circa 45 milioni per attività pubblicitaria e di lobbying, ad esempio per far inasprire le pene o mandare direttamente all’ergastolo chi commette tre volte lo stesso reato;

– Tra il 1990 e il 2009 il numero di persone in carceri private è aumentato del 1600%.

– Una compagnia ha ricevuto dal governo 74 milioni di dollari per centri per immigrati, 200 $ a notte per ciascun detenuto. La stampa ha scoperto che in alcune di queste costose carceri i reclusi vivono però letteralmente immersi nei loro rifiuti biologici.

– Ai detenuti la compagnia impone tariffe telefoniche pari a 5$ al minuto.

– I reclusi nelle carceri private fabbricano elmetti, munizioni, tende, divise, zaini e giubbotti per l’esercito. Oltre a un’enorme percentuale di prodotti per la casa, per il lavoro, medicali e per gli aerei. Le compagnie guadagnano miliardi e i detenuti appena pochi cents l’ora.

– Il nuovo business sono i correzionali giovanili. Centinaia di bambini spediti in galera per piccole cose, talvolta grazie persino alla corruzione di giudici compiacenti che si prestano a condannarne in massa.

Storia dei Gesuiti

Fonte: http://connessionecosciente.wordpress.com/sul-cristianesimo/storia-dei-gesuiti/

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I Gesuiti furono fondati in origine come La Compagnia di Gesù il 15 Agosto del 1534, il giorno dell’ “Assunzione”, nel corso di una cerimonia segreta tenuta nella cripta della Cappella di San Dionigi da Ignazio di Loyola (nome completo Íñigo López de Loyola), Francisco Xavier, Alfonso Salmeron, Diego Lainez, e Nicolás Bobadilla tutti provenienti dalla Spagna, Peter Faber dalla Savoia, in Francia, e Simão Rodrigues dal Portogallo.

La sua costituzione fu approvata da Francesco Borgia, un componente della famigerata famiglia “Borgia”, noti anche come Borja/Borgia, Duca di Grandia, nipote di papa Alessandro VI e patrocinatore di Ignazio di Loyola. Francesco Borgia fu il principale finanziatore ed architetto della progressiva trasformazione dei Gesuiti nel primo ordine di monaci dalle caratteristiche espressamente militari nell’ambito della Chiesa Cattolica. Fu anche promotore dell’emanazione della Bolla papale “Regimini militantis” (27 settembre 1540), ad opera dello strettissimo sodale della famiglia Borgia, Alessandro Farnese, Papa Paolo III, che per primo concesse ai Gesuiti lo status ufficiale di ordine.

Ignazio di Loyola fu notato per la prima volta dal giovane Duca di Grandia già nel 1529, quando fu arrestato nuovamente dall’Inquisizione in relazione a pratiche estreme di devozione religiosa. Borgia notò del potenziale nella devozione fondata sull’estremismo di carattere militare predicata da Ignazio di Loyola, e nella sua volontà di istituire un ordine di monaci militari. Fu il giovane Borgia che salvò la vita di Ignazio dall’Inquisizione.

Alla morte di Ignazio nel 1557, avrebbe dovuto essere Francesco Borgia a garantirsi  la nomina di secondo Superiore Generale. Tuttavia, le sue ambizioni furono ostacolate in primo luogo dall’arci-nemico Giovanni Pietro Carafa, ovvero Papa Paolo IV (1555-1559). Papa Carafa era sempre stato uno dei più grandi avversari di Papa Alessandro VI Borgia e prontamente nominò Diego Laynez (Jaime Lainez) come Superiore Generale.

Papa Paolo IV morì nell’agosto del 1559 e ad egli successe Giovanni Angelo de’ Medici  (Papa Pio IV). In entrambi i casi, il Superiore Generale dei Gesuiti Diego Laynez si allineò fedelmente alle condotte del pontefice, dimostrandosi praticamente intoccabile.

Tuttavia, quando Papa Pio IV torturò e uccise Benedetto Accolti e altri membri delle famiglie papali successivamente a quello che venne definito un complotto ai suoi danni non coronato da successo, il Cardinale Borgia agì e Pio IV fu avvelenato e ucciso il 9 dicembre 1565. A pochi giorni di distanza, il Superiore Generale Diego Laynez subì la stessa sorte e immediatamente dopo il Cardinale Francesco Borgia fu eletto all’unanimità terzo Superiore Generale.

CARATTERISTICHE UNICHE DELL’ORDINE DEI GESUITI

Borgia rafforzò i già notevoli poteri del Superiore Generale dei Gesuiti, rendendo il potere del proprio ordine superiore a quello di qualsiasi altro nella storia della Chiesa Cattolica.

Anche se in termini tecnici erano da considerare dei monaci, la Costituzione dell’Ordine era unica nel suo genere in quanto esentava i sacerdoti dell’ordine dalla regola della clausura. Al contrario, i monaci Gesuiti erano incoraggiati ad agire “nel mondo”. Soltanto ai sacerdoti Domenicani, che all’epoca operavano come i torturatori a capo dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica, erano state in precedenza concesse simili libertà.

Tuttavia, la Costituzione Gesuita, sin dall’inizio, andò ben oltre, in quanto consentì e addirittura incoraggiò i sacerdoti a non indossare l’abito (l’abito tradizionale del monaco), in maniera tale che fosse più semplice per loro “fondersi” con il mondo.

Borgia si garantì inoltre una Bolla, ad opera di Papa Paolo III nel 1545, che permise ai Gesuiti di predicare, confessare, dispensare i sacramenti e di recitare messa, senza dover fare riferimento a un vescovo – collocandosi quindi con efficacia all’esterno del controllo del clero regionale.

Inoltre, Borgia modificò ulteriormente la Costituzione dell’Ordine Militare dei Gesuiti quando riuscì a permettere il conferimento di una tale quantità di poteri a vantaggio della carica di Superiore Generale dei Gesuiti, da rendere quest’ultimo secondo in termini di influenza solo al Papa. In base alla stessa Costituzione dell’Ordine, a partire dal 1565 (quella che rimane in vigore anche oggi), il Superiore Generale può assolvere i sacerdoti e le nuove reclute da tutti i loro peccati, anche dal peccato di eresia, di scisma e di falsificazione di scritti apostolici. Inoltre, al Superiore Generale, dai tempi di Borgia in avanti, fu attribuito il potere “ufficiale”, in base alla Bolla Papale e alle norme in essa contenute, di annullare sentenze di scomunica, di sospensione o di interdizione, e anche di assolvere sacerdoti Gesuiti colpevoli di omicidio e di bigamia.

Ma uno dei successi più sorprendenti del Superiore Generale Borgia si verificò nell’anno della sua morte, quando garantì al suo ordine, sotto il pontificato di Papa Gregorio XIII nel 1572, il diritto per i Gesuiti di condurre affari nel settore commerciale e in quello bancario – un diritto che non era stato concesso a nessun ordine religioso della Chiesa Cattolica sin dai tempi dei Cavalieri Templari, quattrocento anni prima.

In effetti, sono appunto queste norme contenute nella Costituzione dell’Ordine dei Gesuiti che hanno portato ad attribuire al Superiore Generale il nomignolo di Papa Nero.

I GESUITI E L’ISTRUZIONE

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Sebbene sin dalla sua origine l’Ordine Militare dei Gesuiti sia stato concepito per dimostrarsi in grado di condurre missioni rischiose e pericolose di ogni genere, dall’assassinio, alla propaganda, alla falsificazione di documenti e al furto, la loro missione principale fu, e resta ancora oggi, l’impegno orientato a sconfiggere tutte le forze che si opponevano e oppongono all’autorità del Papa Cattolico Romano – in particolare il movimento protestante.

Anche nel corso del XVI secolo, la Chiesa Cattolica si impegnò ad ostacolare e controllare il libero commercio e l’accesso all’istruzione tramite la combinazione di diritto pontificio, azione politica, ed utilizzando inoltre occasionalmente la forza. Al contrario, quegli Stati che avevano rigettato la supremazia del Papa, come l’Inghilterra e numerose aree della Germania, della Francia, dell’Est e del Nord Europa, furono libere di perseguire senza ostacoli il libero commercio e scelte indipendenti nel settore dell’istruzione.

Tra le più rilevanti conseguenze della Riforma, la più pericolosa per la Chiesa Cattolica si dimostrò (e si dimostra ancora oggi) l’accesso all’istruzione. E’ per questo che i Gesuiti, in una fase tanto precoce, furono costretti ad adottare una contro-posizione in materia di istruzione. Utilizzando i poteri a loro concessi, in sordina i Gesuiti costituirono nel settore dell’educazione un contro-movimento in opposizione ai protestanti, facendo ricorso  all’inestimabile vantaggio legato all’accesso agli archivi segreti del Vaticano. I Gesuiti si dedicarono a manipolare ogni maggiore fonte di scienza e filosofia agendo contro gli intellettuali protestanti, compresa la sovversione delle loro società segrete.

Le possibilità di reclutamento e la promozione dell’istruzione rappresentarono un vantaggio accessorio per i Gesuiti, in quanto garantirono loro la possibilità di reclutare soggetti di grande talento e rese più graditi i loro servigi in tutto il mondo cattolico. I Gesuiti divennero ben presto noti come l’Ordine dedicato all’eccellenza nell’istruzione all’interno dei paesi cattolici, un concetto perverso considerando che la loro ragion d’essere e la loro struttura in origine fosse stata tipicamente militare.

I GESUITI E I PRIMI SCAMBI COMMERCIALI

Un altro settore in cui i Gesuiti cercarono inizialmente di competere con gli stati protestanti fu quello delle lucrative rotte commerciali. Grazie a Papa Gregorio XIII, i Gesuiti furono l’unico ordine religioso cui fu concesso il potere di condurre transazioni commerciali e bancarie.

Il Superiore Generale dei Gesuiti Claudio Acquaviva (1581 – 1615) approfittò subito di questa possibilità quando nel 1580 ordinò a Padre Vilela della Compagnia di Gesù (SJ) di acquistare il porto di Nagasaki da un locale signore della guerra giapponese. Il Generale Acquaviva inviò successivamente Alessandro Valignano (SJ) affinchè gestisse la nuova missione commerciale.

I Gesuiti promossero alacremente la crescita del proprio possedimento territoriale, il porto di Nagasaki, che si trasformò in uno dei porti commerciali più redditizi del mondo. La proprietà Gesuita del porto di Nagasaki fornì alla Società un monopolio concreto in riferimento alla possibilità di tassare tutti i prodotti importati che facevano il loro ingresso in Giappone.

I Gesuiti sotto Pietro Claver (SJ) si dimostrarono anche uno strumento essenziale per lo sviluppo del commercio degli schiavi dall’Africa verso il Sud America, da utilizzare nelle miniere d’oro. Furono circa mezzo milione gli schiavi trasportati utilizzando mezzi navali ​​sotto la supervisione di Pietro Claver (SJ). In seguito, i Gesuiti trasformarono Claver da uno dei Signori del traffico di schiavi peggiori della storia nel Santo protettore degli schiavi, colombiani e afro-americani.

Tuttavia, tanto la Spagna quanto in particolare il Portogallo furono profondamente infastiditi dalla crescente ricchezza ed influenza dei Gesuiti, che miravano ad estrarre profitti esorbitanti dal traffico degli schiavi ed alla monopolizzazione del commercio ad essi riconducibile.

In risposta al tentativo dei portoghesi, che cercavano di limitare l’influenza dei Gesuiti in Giappone armando i loro nemici, il Generale Claudio Acquaviva strinse un’alleanza con gli olandesi (protestanti) nel 1595, garantendo una serie di privilegi alle loro navi mercantili e ai loro traffici commerciali. Successivamente alla nuova alleanza, il Parlamento inglese approvò un documento che concesse il monopolio a questo stesso accordo piratesco di carattere commerciale noto come Compagnia delle Indie Orientali, nel 1600.

Nel 1602, il Generale Claudio Acquaviva garantì il suo appoggio ai mercanti dell’Ordine dei Gesuiti al fine di ottenere un accordo ufficiale, in grado di garantire la possibilità di agire in condizioni di monopolio per 21 anni, presso gli Stati Generali dei Paesi Bassi nel quadro dell’appena creata Vereenigde Oostindische Compagnie, o VOC, in olandese, letteralmente, “Compagnia Olandese delle Indie Orientali”.

Utilizzando le competenze esclusive dei Gesuiti nel condurre operazioni bancarie e commerciali, la Compagnia Olandese delle Indie Orientali rappresentò una delle ‘compagnie’ più redditizie della storia grazie al controllo da essa esercitato sul traffico di spezie, schiavi, droghe e relative piantagioni. I Gesuiti ne persero il controllo solo nel 1773 in occasione dello scioglimento del loro Ordine.

LO SCIOGLIMENTO DELL’ORDINE

Sebbene l’obiettivo iniziale dei Gesuiti, nel quadro del loro coinvolgimento nel settore dei commerci, fosse quello di danneggiare e ostacolare le attività commerciali dei paesi protestanti, furono in realtà le nazioni cattoliche ad esserne le maggiori vittime. Ai danni causati dai Gesuiti, si aggiunse il crescente pericolo riconducibile alle grandi abilità dell’Ordine nel portare a termine omicidi. Ogni volta che un nuovo Re o una nuova Regina veniva assassinato sotto la loro custodia, ciò contribuiva ad agitare le famiglie nobili d’Europa.

Ma furono il controllo assoluto del settore dell’istruzione e la repressione del liberalismo ad opera dei Gesuiti a portare al loro scioglimento. Mentre le nazioni protestanti facevano costanti progressi nel settore del commercio, dell’industria e dell’istruzione, gli stati cattolici continuavano a perdere potere. Spagna, Portogallo, gli stati d’Italia e anche la Francia erano in costante decadenza mentre l’Inghilterra, la Germania, la Russia e altri Stati del Nord Europa crescevano in ricchezza e prestigio.

Nel 1758, il ministro di Giuseppe I del Portogallo (1750-1777), il Marchese di Pombal, espulse i Gesuiti dal Portogallo, e li spedì in massa a Civitavecchia, in qualità di “dono per il Papa”. Nel 1764, anche Re Luigi XV di Francia espulse i Gesuiti.

Fino al 1769, il movimento orientato all’espulsione dei Gesuiti crebbe con tale costanza che vi fu un rischio reale che addirittura le Proprietà del Papa potessero essere prese di mira. Papa Clemente XIII indisse quindi un concistoro, al fine di sciogliere i Gesuiti, che comprendeva l’elaborazione di una Bolla papale che si pronunciasse in questo senso. Ma il 2 febbraio del 1769, la notte prima che la Bolla che stabiliva la soppressione dei Gesuiti fosse promulgata, il Generale Lorenzo Ricci fece assassinare il Papa.

Il suo successore, Papa Clemente XIV, egli stesso istruito dai Gesuiti, operò in maniera più strategica. Nel luglio del 1773, Papa Clemente XIV firmò tuttavia l’ordine “Dominus ac Redemptor Noster” indirizzato a sopprimere i Gesuiti, mentre le loro chiese e i loro beni furono sequestrati tramite una serie di operazioni simultanee. In cambio, al Papa Clemente e allo Stato della Chiesa, furono restituite Avignone e Benevento per “servizi resi” alle Case Reali.

La repressione colse il Generale Ricci completamente di sorpresa, ma prima che potesse reagire venne arrestato il 17 agosto e imprigionato a Castel Sant’Angelo, a Roma. In ogni caso, il 22 settembre 1774, Ricci riuscì a far assassinare Papa Clemente XIV, che morì all’età di 68 anni. Ricci rimase imprigionato e morì il 24 novembre 1775, dopo 15 anni in carica come Generale.

LA CONTROFFENSIVA DEI GESUITI

La prigionia e la morte di Ricci e la Lettera di Soppressione non portarono la fine che ci si auspicava per i Gesuiti. La Lettera restò valida solo nei paesi in cui fu ufficialmente promulgata (dal locale Sovrano).

Federico di Prussia riconoscendo il valore dei Gesuiti come educatori, rifiutò di promulgare la Breve. Così come Caterina II di Russia proibì la sua promulgazione, per i medesimi motivi. In un primo momento, alcuni dei Gesuiti si trasformarono in tali paesi in sacerdoti di parrocchia e continuarono, come avveniva in precedenza, ad insegnare nei Collegi dei Gesuiti.

Dal momento che in questi due paesi (Prussia e Russia) continuarono ad essere legalmente riconosciuti come Gesuiti, i Padri della Russia Bianca convocarono una Congregazione Generale – la prima nella Russia Bianca. Nel corso di quest’ultima elessero come Vicario Generale il 53enne Padre Stanislao Czerniewicz, il Gesuita a capo della Provincia e Rettore del Collegio di Polotsk.

Stanislao Czerniewicz morì il 7 luglio 1785, e i Padri convocarono la Seconda Congregazione della Russia Bianca per eleggere il successore. Fu eletto Vicario Generale Padre Gabriel Lenkiewicz il 27 settembre.

Due anni dopo la sua elezione, Gabriel Lenkiewicz SJ (Compagnia di Gesù, Society of Jesus – SJ) colse l’occasione per scatenare la sua vendetta ai danni di una delle Case Reali europee che avevano contribuito alla caduta in disgrazia dell’Ordine dei Gesuiti. Re Luigi XVI di Francia, dalla disposizione riformatrice, aveva convocato l’Assemblea dei Notabili – si trattava di un gruppo composto da nobili, da borghesi e da selezionati membri della burocrazia, al fine di aggirare il Parlamento, in quella fase dominato dalle famiglie nobiliari.
Al fine di migliorare il tenore di vita dei più poveri abitanti della Francia e porre rimedio al crescente disagio alimentare, il Re chiese l’approvazione all’Assemblea del proprio piano orientato a tassare per la prima volta le famiglie nobiliari e la stessa Chiesa Cattolica. Il piano indignò i Vescovi cattolici e i Gesuiti furono richiamati dalla Russia al fine di fornire assistenza nel sovvertire il piano di quel Re ben disposto.
I Gesuiti presto sfruttarono il piano del Re orientato ad aggirare quel Parlamento tanto profondamente corrotto, e diedero il via alla stampa di opuscoli e materiale anti-monarchico in base al quale erano le attività del Re ad essere definite contrarie agli interessi del popolo, anche perché  in base alla legge un terzo (il Terzo Stato) del Parlamento francese sarebbe stato eletto dal popolo.
Anche in questo caso, sfruttando a proprio vantaggio il desiderio del Re di vedere un effettivo cambiamento, i Gesuiti promossero scontri aperti ed un contro-movimento, sostenendo che fosse il popolo a desiderare il cambiamento, e non il Re. Per porre fine al caos, nel 1791, Re Luigi XVI promulgò una nuova Costituzione in base alla quale la Francia si sarebbe trasformata in una monarchia costituzionale – fornendo per la prima volta libertà politica e democrazia effettiva ed anticipando in questo senso tutte le altre nazioni sul continente europeo.
In risposta, Papa Pio VI (1775-1799) ordinò all’Imperatore (del ‘Sacro Romano Impero’) Leopoldo II d’Austria di attaccare il cognato. Nel 1792, i Giacobini, controllati dai Gesuiti, imprigionarono il Re e nel corso dei successivi due anni, durante il cosiddetto “regno del terrore” Gesuita, oltre 40.000 persone furono giustiziate, in massima parte senza neppure un processo.
La stessa Rivoluzione non portò inizialmente vantaggi per la causa dei Gesuiti nell’ottica del loro reinsediamento. Fornì invece loro nuova fiducia rispetto alle possibilità effettive di far cadere anche la più antiche delle monarchie, e queste condizioni diedero inoltre origine a quel piano audace mirato ad abbattere il Papa e ad appropriarsi dei tesori della Chiesa Cattolica.
In uno dei più grandi depistaggi e falsificazioni della storia, il leale agente gesuita Gilbert du Môtier, Marchese de La Fayette, noto ai più semplicemente come “La Fayette”, non solo abbandonò le sue devote truppe e rinunciò alla sua influenza per nascondersi nell’anonima regione di Liegi, in Belgio, dove fu apparentemente tenuto “prigioniero” per 5 anni. Addirittura La Fayette fu incaricato dai Gesuiti di impossessarsi delle enormi riserve d’oro della Francia e di farle giungere in America.
A New York, l’oro francese rubato fu depositato nella Bank of New York (fondata nel 1784) e nella neonata Bank of The Manhattan Company (oggi JP Morgan Chase Bank).

L’agente Gesuita Antoine Christophe Saliceti aveva accuratamente predisposto la carriera del compagno corso Napoleone Bonaparte per diversi anni. Nel 1795, mentre era di servizio a Parigi, Napoleone riuscì a schiacciare una rivolta di monarchici e anti-rivoluzionari ed entrò nelle grazie del nuovo leader del regime Paul François Jean Nicolas, Visconte di Barras (Paul Barras).
Successivamente al matrimonio di Napoleone con Giuseppina de Beauharnais, Saliceti si assicurò che a Napoleone stesso fosse concesso il comando dell’esercito francese d’Italia nel marzo 1796, e ordinò di invadere l’Italia, principalmente per catturare il Papa a Roma.
Allo stesso tempo, i Gesuiti, utilizzando la Svizzera, costituirono le banche private Darier Hentsch & Cie e Lombard Odier Darier Hentsch, affinchè custodissero tutto l’oro, i tesori e i contratti sequestrati durante la campagna.
Tuttavia, Papa Pio VI concluse un proprio trattato di pace con Napoleone a Tolentino il 19 febbraio 1797. Fu necessaria l’organizzazione da parte dei Gesuiti dell’assassinio del Generale di Brigata francese Mathurin-Léonard Duphot a Roma, per far sì che Napoleone completasse finalmente il compito a lui affidato ed orientato ad arrestare il Papa. Sei settimane dopo il trasferimento del Papa nelle pessime condizioni tipiche della cittadella di Valence, quest’ultimo morì il 29 agosto 1799.
Tornati a Roma, gli agenti del Superiore Generale dei Gesuiti Gabriel Lenkiewicz (SJ) presero visione di tutti i documenti della Tesoreria del Vaticano, con riferimento alle diverse locazioni dell’oro e dei tesori vaticani, spedendoli in Svizzera e presso la banca Darier Hentsch & Cie. In cambio, tale banca continuò per un certo tempo a finanziare Napoleone per le sue ulteriori campagne di conquista.
Nel novembre del 1798, Gabriel Lenkiewicz S.J. morì, e il 1 febbraio Padre Franz Xavier Kareu fu eletto Vicario Generale.

RE-INSTITUZIONE E NUOVI ORDINI MILITARI DEI GESUITI

Successivamente alla morte di Pio VI, nel mese di agosto 1799, da prigioniero francese, il Conte Cardinale Barnaba Chiaramonti fu eletto Papa Pio VII, il 14 marzo 1800. Inizialmente in buoni rapporti con Napoleone, con cui aveva stipulato un Concordato nel 1801, partecipò addirittura alla sua stessa incoronazione nel 1804. Tuttavia, nel 1808, fu condotto nuovamente in prigionia in Francia, non a motivo di intrighi promossi dai Gesuiti ma per mano di Napoleone stesso, che aveva deciso di continuare da solo la sua corsa.

Appena la disastrosa campagna russa indebolì a sufficienza il potere di Napoleone, il leader Gesuita Tadeusz Brzozowski (primo Superiore Generale della Restaurazione) si incontrò con Papa Pio VII nella sua prigione nel Gennaio/Febbraio 1814, e si assicurò un accordo con Papa Pio VII orientato a ricostituire completamente l’Ordine Gesuita e alla concessione di nuove terre e di nuovi diritti di sfruttamento in Asia previo accordo: (1) che i Gesuiti avrebbero organizzato il rilascio del Papa contemporaneamente all’arresto di Napoleone (evento che si verificò nel mese di aprile 1814); (2) che i Gesuiti non avrebbero più intrapreso azioni contro i successivi Papi e che avrebbero ribadito il loro giuramento di fedeltà; (3) che il Papa avrebbe ripreso il controllo dei territori pontifici; e (4) che una parte dei fondi sequestrati alla Chiesa Cattolica controllata dal Vaticano sarebbe stata restituita.

Successivamente, la Società fu ricostituita agli occhi del mondo con la Lettera Papale “Solicitudine Omnium Ecclesiarum”, in data 14 Agosto 1814.

Ali Akbar Velayati: l’Iran è la spina dorsale del mondo islamico

Fonte: http://italian.irib.ir/notizie/iran-news/item/122625-ali-akbar-velayati-l-iran-%C3%A8-la-spina-dorsale-del-mondo-islamico

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BUSHEHR (IRIB) – L’ex ministro degli Esteri iraniano ed attuale consigliere per gli affari internazionali della guida suprema Ali Akbar Velayati ha definito l’Iran “la spina dorsale del mondo islamico”.

Il diplomatico di spicco, ricercatore e pensatore iraniano, che mercoledì ha preso parte alla conferenza sul Risveglio Islamico tenutasi a Bushehr, nel sud dell’Iran, ha ricordato che l’autentico “Risveglio Islamico” è l’unica via di liberazione per i popoli ricordando che l’Iran è stato pioniere in questo senso. Velayati parlando del contenzioso tra Iran e Occidente sul nucleare ha ricordato che l’Occidente “ha paura della gloria dell’Iran” e sa benissimo che se lasciati in pace dopo il raggiungimento della tecnologia nucleare, gli iraniani otterranno eccellenze in altri “500 campi tecnologici”. Velayati ha definito ridicole le sanzioni contro l’Iran aggiungendo: “L’Occidente dovrebbe sapere che un paese come l’Iran, con 15 paesi confinanti, è di fatto immune alle sanzioni economiche, per quanto esse possano essere dure”. Il consigliere della guida suprema iraniana ha concluso ricordando che il patrimonio culturale dell’Iran e l’identità islamica sono una fonte “significativa” di forza per il governo dell’Iran.

 

 

La pubblicita’ rifornisce d’acqua potabile una comunita’ di Lima

Fonte: http://www.improntaecologica.it/

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Davvero straordinaria l’invenzione di alcuni ricercatori dell’Università di Ingegneria e Tecnologia di Lima (in Perù) che insieme ad una locale agenzia pubblicitaria, la Mayo DraftFCB, hanno messo a punto un particolarissimo cartellone pubblicitario che, oltre a compiere il proprio lavoro di promuovere un prodotto o un’azienda, serve anche per produrre acqua potabile recuperando l’umidità presente nell’aria.
L’impianto è costituito da cinque macchine che assorbono l’umidità, la convogliano in appositi filtri di purificazione dai quali, poi, l’acqua recuperata viene trasferita in cinque serbatoi collocati all’apice del cartellone così da arrivare al rubinetto per semplice caduta.
In media ogni giorno l’idrocartellone riesce a ricavare quasi 100 litri d’acqua durante la stagione estiva, ma con condizioni più favorevoli fa anche di meglio: ad esempio, nei primi tre mesi dopo la sua installazione ha rifornito di 9.450 litri d’acqua una comunità locale che abita vicino a dove il totem pubblicitario è stato installato.
Se a prima vista potrebbe sembrare una diavoleria senza molto senso, è bene però far presente che, in un anno, sulla capitale peruviana cadono poco più di 2,5 centimetri di acqua per metro quadrato, una quantità decisamente molto scarsa che costringe parecchi abitanti ad approvvigionarsi in pozzi poco sicuri dal punto di vista sanitario.
Nonostante la carenza di pioggia, però, Lima gode di un clima particolarmente umido, dunque perché non provare a sfruttare questa condizione atmosferica?
Ed proprio così è stato…

Cesare Borgia

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2410&biografia=Cesare+Borgia

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Cesare Borgia nasce il 13 settembre 1475 a Roma. Il padre è il cardinale Rodrigo Borgia, mentre la madre è Vannozza Cattani. Proviene quindi da una famiglia importante di Roma, originaria della Catalogna, in cui già Alfonso Borgia è eletto papa nel 1455 con il nome di Callisto III e, successivamente, il padre Rodrigo sale sul soglio pontificale nel 1492 con il nome di Alessandro VI. Secondo di cinque figli, suoi fratelli sono Giovanni (detto anche Juan), Cesare, Lucrezia e Goffredo.

Grazie alla bolla papale emanata da papa Sisto IV, Cesare, ancora bambino, ottiene numerosi benefici che gli permetteranno di avere un futuro roseo. In tenera età diventa protonotario apostolico, dignitario della Cancelleria pontificia, rettore di Gandìa, arcidiacono di Altar e Jativa, ottiene la Prebenda e il Canonicato sulla Cattedrale di Valencia, diventa il tesoriere della cattedrale di Cartagèna, arcidiacono della cattedrale di Terragona, canonico della cattedrale di Lerida e ottiene la Prebenda sulla cattedrale di Majorca.

Cesare studia presso l’Università di Perugia con Giovanni Dé Medici, che sarà conosciuto con il nome di papa Leone X. Nel corso degli studi conosce Ramiro de Lorqua, i Baglioni e Michele Corella.

Dopo avere lasciato l’Università di Perugia, continua i suoi studi presso l’Università di Pisa sempre insieme a Giovanni Dé Medici. Tra i sedici e i diciassette anni si laurea nella facoltà di diritto.

Cesare, dal 1492 al 1495, diventa arcivescovo di Valencia, pur non recandosi mai in Spagna e non prendendo in possesso l’arcivescovato; in seguito diventa cardinale, governatore e legato della città di Orvieto. Accumula quindi tutte queste importanti cariche politiche e religiose appena il padre prende le redini del potere nella città di Roma. Nei primi anni di pontificato di Rodrigo, Cesare, avendo tutti questi importanti titoli, vive a Roma in dissolutezza.

Dopo avere incoronato, il 27 luglio 1497, il nuovo re di Napoli, Federico I d’Aragona, Cesare decide di lasciare la carriera ecclesiastica, poiché non si sente portato per quel genere di vita.

L’anno successivo, il Concistoro, sentite le motivazioni di Cesare, gli concede di tornare alla vita secolare. In questo periodo vuole chiedere in sposa la principessa Carlotta d’Aragona che si trova in Francia sotto la tutela del re Luigi XII.

Unendosi in matrimonio con la principessa d’Aragona, ha come obiettivo quello di impossessarsi del Regno di Napoli. Sarà indispensabile la mediazione del papa Alessandro VI per lo svolgimento del matrimonio del figlio. Dopo una lunga trattativa si raggiunge finalmente un accordo: Cesare Borgia potrà sposare Carlotta d’Aragona in cambio dell’annullamento del matrimonio tra Luigi XII e Giovanna di Francia. Il re ha come obiettivo, una volta annullato il suo primo matrimonio, quello di sposare la regina Anna di Bretagna, da lui amata.

Cesare giunge in Francia, ma la trattativa si interrompe non appena la principessa Carlotta lo vede. A questo punto il Borgia, non essendo andato in porto il negoziato, non consegna a re Luigi XII la bolla papale che contiene l’annullamento del suo matrimonio con la regina di Francia. Trattenuto in Francia presso il palazzo reale francese, solo dopo alcuni mesi riesce a trovare la libertà; infatti, con un compromesso ottiene la mano della nipote del re Luigi XII, Carlotta d’Albret, che è originaria della Navarra, una regione spagnola.

Nel 1499 Cesare diventa il comandante dell’esercito pontificio e il 10 maggio dello stesso anno sposa Carlotta d’Albret. Dopo il compromesso raggiunto, stringe una forte alleanza con la Francia, ottenendo anche il ducato di Valentinois e l’importante titolo di Pari di Francia. Nell’estate Cesare, alla guida dell’esercito pontificio, si allea ancora una volta con la Francia nel corso della guerra contro la Spagna. I due eserciti, confidando anche nell’appoggio di Venezia, iniziano l’offensiva, conquistando in primo luogo il ducato di Milano che in quel periodo è sotto il controllo degli Sforza.

La guerra continua e il grande esercito giunge fino ai territori romagnoli che sono sotto la sfera di influenza papale. Alessandro VI viene informato sulla situazione, per cui manda delle lettere ai signori di Urbino, di Pesaro, Faenza, Forlì, Camerino e Imola, invitandoli a lasciare i loro feudi, che sono decaduti. Questa contromossa del papa garantisce al figlio di creare un forte principato. Il potente esercito guidato da Cesare Borgia conquista anche le città di Cesena, Rimini, Piombino, Pianosa e l’isola d’Elba.

Tornato a Roma, è accolto dal padre in modo solenne e trionfale ottenendo l’importante titolo di vicario papale, oltre a del denaro per finanziare l’esercito di cui è a capo. Nella sua residenza romana compone poesie, lavora e mantiene i contatti con gli uomini del suo esercito. Dalla Repubblica di Firenze gli viene inviato come ambasciatore Niccolò Machiavelli e si affida a Leonardo da Vinci per la progettazione delle sue armi belliche e per i disegni planimetrici dei territori che ha conquistato.

Sotto il suo governo l’area romagnola ritrova stabilità e ordine grazie all’istituzione dei tribunali. Nel 1503 progetta l’espansione del suo vasto principato romagnolo, avendo l’intenzione di conquistare le città di Pisa, Lucca e Siena. Non riesce però a raggiungere questo obiettivo, perché il 18 agosto di quell’anno muore il padre, che per lui è stato il suo grande punto di riferimento.

Nel caso abbiate bisogno di altre prove che è stupido tagliare la spesa pubblica in un’economia debole …

Fonte: Business Insider ;  http://vocidallestero.blogspot.it/

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Su Business Insider  la risposta empirica al dilemma tra austerità e politiche espansive nel bel mezzo di una recessione – se per caso ce ne fosse ancora bisogno…

Esistono due approcci di base sul modo di stabilizzare la nostra pessima economia.

Il primo approccio si chiama “austerità”.
La logica di questo approccio si basa sulla teoria che la nostra economia è pessima perché il nostro governo spende più di quanto incassa e il deficit che ne risulta crea “incertezza”. Una volta che questo deficit spending sarà ridotto, secondo questa teoria, l’incertezza sparirà, e la fiducia tornerà. E quindi la nostra economia sarà in grado di riprendersi sul serio.
Il secondo approccio è chiamato “stimolo”.
La logica di questo approccio si basa sulla teoria che la nostra economia è pessima perché i consumatori sono disoccupati e al verde e hanno pochi soldi da spendere. Dato che i consumatori hanno pochi soldi da spendere, continua questa teoria, il governo dovrebbe assumersi il compito di spendere in deficit fino al calo della disoccupazione e fino a che i consumatori non abbiano più soldi da spendere. Questa spesa pubblica, in altre parole, manterrà attiva la circolazione del sangue finché il paziente non sarà guarito.
Cinque anni fa, gli economisti erano bloccati in una feroce discussione su quale approccio fosse il migliore”. Austerità” o “Stimolo”.
 Per fortuna, ora la questione ha avuto una risposta. L’approccio dello “stimolo” è il migliore.
È importante sottolineare che questo problema non ha avuto solo una risposta teorica.
E’ stata una risposta empirica.
Nel 2008-2009, si ricorderà, gli Stati Uniti e l’Europa erano entrambi in una profonda recessione.
In risposta, gli Stati Uniti hanno tentato lo “stimolo”.
L’Europa, nel frattempo – e più in particolare il Regno Unito – ha tentato l'”austerità”.
Sapete quanto abbia funzionato bene l'”austerità” nell’Europa meridionale. Il crollo dell’economia greca e l’attuale debolezza in Italia e in Spagna e in gran parte del resto della zona euro mostrano chiaramente che non si può tagliare nella strada verso la prosperità.
Quello che forse non sapete è quanto abbia funzionato poco l'”austerità” nell’economia europea che è forse più simile alla nostra: il Regno Unito.
L’economista Paul Krugman questa mattina ha elaborato un grafico che ci ricorda quanto abbia funzionato bene:

austerita stimolo
La linea rossa nel grafico seguente mostra l’andamento dell’economia degli Stati Uniti nel corso degli ultimi cinque anni. Gli Stati Uniti, come ricorderete, hanno implementato uno stimolo in risposta alla crisi. E, oggi, l’economia degli Stati Uniti è a un livello significativamente più alto di quanto non fosse prima della recessione.
La linea blu nel grafico, invece, è l’economia britannica. Il Regno Unito, come ricorderete, ha attuato l'”austerità” come metodo per rilanciare la sua economia. L’economia britannica è andata molto male negli ultimi anni, ed è ancora a un livello più basso di quanto non fosse prima della crisi.
Questo grafico dovrebbe far riflettere tutti coloro che credono ancora che il modo per rilanciare la nostra economia oggi sia quello di tagliare la spesa pubblica.
Purtroppo, negli ultimi cinque anni, questi due approcci sono stati “politicizzati”, il che significa che le persone che li sostengono lo fanno senza mai giustificare il loro ragionamento.
Semplicemente prendono degli “spunti di discussione” dal loro partito e iniziano a parlare.
E questo è un grave danno.
Perché significa che, mentre ogni squadra politica cerca di guadagnare punti leggendo dal gobbo elettronico del proprio partito, tutti noi soffriamo per un’economia che va male.

I cinghiali radioattivi della Valsesia. Eredità di Chernobyl o del nucleare italiano?

Scrittoda: Umberto Mazzantini
Fonte: http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=20806

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E’ noto che non solo nell’area proibita di Chernobyl, ma anche in aree interessate dal fall-out del più grande disastro del nucleare civile della storia, ci sono animali con alti livelli di radioattività. Proprio per questo in Germania in alcune aree la caccia al cinghiale è vietata e la legge tedesca sull’energia atomica risarcisce i cacciatori che abbattono animali troppo contaminati per poter essere mangiati. Ora questo incubo radioattivo si è presentato anche in Italia. Ieri sera  il ministero della salute ha comunicato che «Tracce di cesio 137, oltre la soglia prevista dal regolamenti, sono stati riscontrati in seguito a controlli nella lingua e nel diaframma di cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia. Sono stati analizzati campioni di lingua e diaframma di capi abbattuti durante la stagione venatoria 2012/2013. Su 27 campioni il livello di cesio 137 è risultato superiore allo soglia indicata dal Regolamento 733 del 2008, come limite tollerabile in caso di incidente nucleare».

I campioni erano stati prelevati per essere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali, poi  sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del Cesio 137, per mettere a punto la metodica stessa, coerentemente con la Raccomandazione della Commissione Europea del 14 Aprile 2003 (2003/274/CE).  «I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni  con livelli di Cesio 137 superiori a 600 Bq/Kg (Becquerel per Kilo, unità di misura per il cesio 137) – spiega il ministero – I valori dei campioni oscillano in un range tra 0 e 5621 Bq/Kg e 27 campioni presentano valori al di sopra dei 600 Bq/kg. Ad oggi dei 27 con valore superiore alla soglia ne sono stati inviati 10 al Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico Veterinario dell’IZS di Puglia e Basilicata; 9 sono stati confermati, con la metodica accreditata, con valori superiori ai 600 Bq/Kg. Il decimo campione ha un valore attorno ai 500 Bq/Kg. E’ programmato l’invio dei 17 rimanenti campioni positivi allo screening al Centro di Referenza nazionale di Foggia. Il cesio 137 è un isotopo radioattivo rilasciato, tra l’altro, nel 1986 dalla centrale di Chernobyl».

Anche Gian Piero Godio, un esperto in questioni nucleari di Legambiente Piemonte e Val d’Aosta, parla di un’eredità del fall-out  del disastro nucleare del 1986: «Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl. Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva. La causa più probabile del contagio sono le sostanze emesse in seguito all’incidente nucleare dell’86. Anche se i livelli di Cesio 137 riscontrati negli animali abbattuti mi sembrano quasi inverosimili».

Elena Fantuzzi, responsabile dell’Istituto di Radioprotezione dell’Enea, in un’intervista al Corriere della Sera avanza anche altre ipotesi: «Il cesio 137 è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari. Le ipotesi più immediate sono quelle secondo cui potrebbe essere stato rilasciato in seguito all’incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986. Ma bisogna considerare anche i siti nucleari nella zona, fra i quali la centrale di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell’Enea, a Saluggia. Non è esclusa neppure la pista dei rifiuti tossici.  Bisognerebbe considerare anche il metabolismo dei cinghiali, capire se ha caratteristiche tali da favorire l’accumulo del cesio 137 al di sopra dei limiti considerati sicuri».

Coldiretti è molto preoccupata: « Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazione in un Paese come l’Italia che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare, a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti». La più grande associazione degli agricoltori italiani sottolinea che «Iil disastro nucleare di Fukushima in Giappone ha aumentato la sensibilità a livello nazionale dove per un italiano su quattro (24%) la contaminazione dell’ambiente è il pericolo più  temuto che batte addirittura gli effetti della crisi economica (20%), le paure per la salute che derivano dal consumo dei cibi (17%), il rischio di un incidente automobilistico (11%), la criminalità e la malattia entrambe fonte di preoccupazione per il 10% della popolazione, secondo una elaborazione della Coldiretti, sulla base dei dati Eurobarometro».

Il ministro della Salute Renato Balduzzi, in accordo con le autorità sanitarie e la presidenza della Regione Piemonte, «Ha immediatamente attivato il Comando dei Carabinieri del Nas e del Noe, nel cui Reparto operativo è inserita una Sezione inquinamento da Sostanze radioattive, (orientata al contrasto di traffici illeciti di rifiuti e materiali radioattivi e dotata di complessi laboratori mobili di rilevamento), che insieme alla Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero coordineranno tutti gli accertamenti». Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha dato disposizione al comandante dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico, il generale Vincenzo Paticchio, di fare tutti accertamenti necessari ad individuare la causa della contaminazione.  La prima riunione urgente di coordinamento è prevista per oggi.

 

Il Mistero di Canneto di Caronia tra UFO e Scienza

Scritto da: Gabriele Lombardo
Fonte: http://uforivelazioni.blogspot.it/2012/02/il-mistero-di-canneto-di-caronia-tra.html

caronia e gli ufo

Mentre i fenomeni straordinari di Canneto di Caronia non cessano; emergono i dettagli degli studi del Cun, con tanto di elenchi completi dei fenomeni, ufficialmente registrati dalle autorità, ed analizzati dalla commissione di controllo speciale, a cui hanno partecipato carabinieri, marina militare, aereonautica militare e scienziati ESA e NSA.

Questi fenomeni, di cui il primo registrato risalirebbe all’11 gennaio 2004; cominciano ad attirare l’attenzione su Caronia di Sicilia. Da allora ad oggi i casi in studio analizzati dalla commissione d’inchiesta, sono ben 309, di questi molti i reperti conservati nelle caserme dei carabinieri di zona, e visibili al pubblico con permessi speciali.
Nelle liste risultano varie zone del paese, e varie sono le abitazioni o luoghi coinvolti appartenenti a persone diverse; bisogna però dire che la zona di Caronia ed i dintorni, a detta dei residenti , coinvolgerebbe addirittura un arco di 80 km intorno al paese; i fenomeni ufologici si verificano da molti anni (molte le foto ed i video), e continuano ancora oggi. Frequenti sono gli avvistamenti di grandi e piccole sfere di fuoco che apparirebbero sopra l’acqua del mare, o che addirittura uscirebbero da sott’acqua, per poi spostarsi verso la costa, dove poi avvengono i fenomeni ormai assodati di combustione spontanea. In un caso specifico addirittura un testimone, avrebbe visto una sfera del diametro di un centinaio di metri alzarsi da una distanza notevole dalla riva in mare aperto; uscendo dall’acqua e dirigendosi verso l’osservatore, per poi costeggiare la riva in direzione Palermo fino a sparire alla vista.
Partiamo dal presupposto che i fenomeni di combustione spontanea, esistono almeno (a livello mondiale), da 150 anni, e si hanno testimonianze di casi che risalirebbero al medioevo; ma nella maggior parte dei casi in questione si parla di combustione spontanea umana, casi mai verificatisi a Caronia, dove sono coinvolti sempre solamente oggetti. Le teorie più convincenti e di recente anche quelle ufficiali, parlano di tecnologia a microonde, capace appunto di creare questo tipo di combustione.
Andiamo adesso all’inchiesta delle forze armate. Questo il testo integrale diramato dalle autorità, ed affisso a mo di manifesti dalla protezione civile, in tutto il paese ed i dintorni in seguito alle conclusioni della commissione.
Tecnologie militari evolute anche di origine non terrestre, potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia, potrebbero essere stati tentativi di ingaggio militari tra forze non convenzionali, oppure un test non aggressivo mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni, in un indeterminato campione territoriale scarsamente antropizzato”.
La chiarezza del documento e la sua provenienza, credo che di per se siano una prova eclatante e davvero incontrovertibile, che a Canneto succede qualcosa di davvero poco convenzionale, e che scienziati e militari concordano sul fatto che si tratti di tecnologie sofisticate ed avanzate, di probabile provenienza extraterrestre; ma la cosa più importante che si legge, è che potrebbe riaccadere, ed anche in modo più evidente o in zone più estese, coinvolgendo più popolazione, e che potrebbero esserci stati scontri tra forze aliene e terrestri in loco.
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Cosa sta succedendo nella zona di Caronia di Sicilia? Abbiamo la maggiore concentrazione di avvistamenti Ufo d’Italia, più fenomeni paranormali (palesemente di origine artificiale) di tutto il resto d’Italia messo insieme, una commissione d’inchiesta di tutto rispetto, un comunicato della protezione civile, uno stato di calamità permanente; a questo aggiungiamo le voci di corridoio, che voglio una base extraterrestre sottomarina a 100 km nord sotto il fondale marino (in direzione delle isole Eolie), il coinvolgimento del progetto HAARP americano e l’uso di tecnologie sperimentate all’origine da Nikola Tesla, ed adoperate e sviluppate dal Darpa L’agenzia per la creazione di nuovi sistemi d’arma americana.
Negli ultimi mesi, tutta la zona dei Nebrodi sta praticamente franando, gli smottamenti non hanno origine sismica ne vulcanica; cosa sta provocando tutte queste frane? Ci potrebbe essere un nesso tra gli smottamenti o frane improvvise, l’aprirsi di crepe o addirittura come in un caso l’implosione della cima di una montagna come un castello di carta, ed i fenomeni di autocombustione di Caronia? A mio avviso si, le frane coinvolgono anche la zona di Caronia, abbiamo video presenti su youtube, che ci fanno vedere cosa realmente succede in loco e dintorni.
Potrebbe trattarsi anche in questo caso di esperimenti? Magari di quegli esperimenti che avrebbero potuto coinvolgere in futuro intere popolazioni ecc. di cui parla il comunicato diramata a Caronia dalle forze dell’ordine? Io credo proprio di si.
Quali sono le cause? Secondo me le cause possibili sono due: onde elettromagnetiche o soprattutto microonde ad alta frequenza; queste potrebbero liquefare le montagne al suo interno facendole praticamente implodere, o arricciarle in superficie causando frane e smottamenti. In oltre è perfettamente concordante con la tesi dell’uso di queste tecnologie, che sullo stesso territorio hanno provocano le autocombustioni; ed anche verosimile che queste armi siano usate o testate in loco per via di specifiche caratteristiche territoriali quali non saprei proprio dirlo, ma la Sicilia è ormai territorio di sperimentazione da molti punti di vista. Non è altrimenti possibile spiegare, il tutto senza cause sismiche e vulcaniche, e sostenendo che si tratti soltanto di un eccessiva stagione piovosa e di normali fenomeni naturali.
Per concludere: qualcosa di importante sta succedendo nel Messinese, e coinvolge da anni a fasi alterne e spesso con calamità differenti, la zona di Canneto di Caronia e i dintorni; il tutto correlato da elicotteri inseguiti o seguiti da ufo, ufo di forme varie apparsi ovunque o che emergono dall’acqua, fenomeni di autocombustione, liquefazione dei metalli, crolli improvvisi delle case, aumento della temperatura inspiegabile al suolo, frane e smottamenti senza logica di intere montagne, e tanto altro ancora. Che altro ci serve per trarre le nostre conclusioni? Avete davvero bisogno di ulteriori conferme? Aprite gli occhi perché non tutto ciò che vediamo è reale e non tutto ciò che sembra irreale lo è realmente, ricordo a tutti che la realtà può essere manipolata in molti modi, sta a noi discernere la verità o cercare di comprenderla.

 

L’UNGHERIA SFIDA GLI USURAI EUROPEI

Fonte: http://www.stavrogin2.com/

magyar bank

La scelta del premier magiaro Orban di sostituire il governatore della BC  scatena l’ira della stampa internazionale e dell’Unione europea.
Il suo nome è Gyorgy Matolcsy, Ministro dell’Economia.  Un passo, questo, che dovrebbe portare l’istituto d’emissione del fiorino a una politica più gradita al governo.
Orban ha reso pubblica la sua scelta nella sua intervista settimanale alla radio pubblica MR1 e, a chi gli faceva notare che i mercati considerano Matolcsty un rischio, ha risposto: “Questo vuol dire che è il rischio minore”.

Il Wall Street Journal aveva già ipotizzato da tempo che potesse avvenire questo stravolgimento all’interno dell’Ue.
“La Banca centrale e il Governo dovrebbero cooperare tra loro” aveva risposto ad una delle tante domande l’ex Ministro dell’Economia. Ovviamente, la scelta ha fatto adirare la stampa europea.
Anche da noi gli ascari liberisti di Repubblica definiscono il gesto del premier magiaro come “una gravissima sfida ai princìpi del mondo libero e delle istituzioni economiche e finanziarie”.
Capito? Se non sei schiavo degli usurai europei non fai parte del mondo libero!
Ma, fino a prova contraria, l’Ungheria è uno Stato sovrano e il suo Governo è stato eletto liberamente e democraticamente dal popolo.
Tra l’altro, anche il Giappone sta attuando le stesse politiche del premier magiaro.
Sempre secondo “La Repubblica”, Matolcsy prende il posto di Andras Simor, banchiere apprezzato da personaggi come Mario Draghi e dal Governatore della americana Fed, Bernanke, oltre che da vari capi di Stato, come Angela Merkel ed Obama.
Insomma, un uomo di cui i nostri paesi si dovrebbero vantare,un amico degli amici…
Ma ad Orban questo non interessa.
D’altronde c’è un limite al volere della Germania, degli Usa o della troika.
E il premier magiaro non è neanche molto incline a rispettare le direttive europee, dato che da quando si è insediato sia la stampa internazionale, sia il mondo delle istituzioni occidentali, non hanno fatto altro che dargli addosso.
Insomma, l’inserimento di Matolcsy ha acquisito un sapore di nazionalizzazione che non piace a Bruxelles.

La stretta del governo ungherese sulla banca centrale, in realtà, non è un caso isolato. Casualmente la nomina di Matolcsy viene nello stesso giorno di quella di Haruhiko Kuroda a capo della Banca del Giappone. Anche nel caso di Tokyo, il governo ha deciso di perseguire politiche inflazionistiche per rilanciare l’economia e ha voluto allineare un’istituto centrale considerato troppo timido su questo fronte.
Anche in Europa le pressioni in questo senso sono forti. In Polonia membri di governi, tra i quali il ministro delle Finanze Jan Vincent-Rostowski, hanno criticato duramente la banca centrale.
In Serbia, il governo di Belgrado dopo le elezioni ho voluto una legge che fornisce ai politici strumenti per controllare la banca centrale. Dopo che il governatore, per protesta, si è dimesso, alla testa dell’istituto è stato indicato un politico.

http://www.losai.eu/lungheria-nazionalizza-la-banca-centrale-e-scatena-lira-dell-unione-europea/

http://www.formiche.net/2013/03/01/ungheria-orban-banca-matolcsy/