Rapimenti alieni, una possibile spiegazione scientifica del fenomeno

Scritto da: Antonella Balboni e Dark Myriam
Fonte: http://italiaparallela.blogspot.it/2013/03/rapimenti-alieni-una-possibile.html

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Il fenomeno dei rapimenti alieni, chiamato anche “abduction” in inglese oppure “incontro ravvicinato del 4° tipo” è in crescita e milioni di persone affermano, ogni anno di essere state rapite.

Il rapimento solitamente avviene quando il soggetto si trova nella sua camera da letto, avverte una sensazione di strano malessere e viene quasi accecato da una forte luce abbagliante, successivamente piccoli umanoidi grigi alti circa 1 metro e 20 entrano dalla finestra o attraverso i muri (attraversandoli senza problemi), osservano per un attimo il soggetto e lo portano sulla loro astronave.

Il soggetto viene immobilizzato e sin da quando si trovava ancora nel suo letto non riesce a muovere nemmeno un dito.

Sull’astronave gli esseri grigi sono affiancati solitamente da un alieno più grande, forse il capo, che osserva il “paziente” e da l’ordine ai grigi di procede con gli interventi.
Solitamente questi interventi sono molto dolorosi e vengono impiantati microchip nelle gambe e in altre parti del corpo o feti alieni nei corpi delle donne, che saranno poi recuperati dopo alcuni mesi.
Questi interventi potrebbero servire a studiarci e controllarci e persino a creare una nuova razza ibrida alieni/umani.

Il soggetto riesce ad osservare altre persone sull’astronave, persone come lui molto turbate e in attesa di essere operate.
Gli alieni non parlano tra di loro e comunicano telepaticamente col soggetto dicendoli di non preoccuparsi che non gli faranno nulla di male.

Dopo l’operazione il rapito viene rimandato nel suo letto e la memoria gli viene cancellata…
Ma… probabilmente gli alieni non sono ancora così avanzati da cancellare interamente la  memoria di un rapito perché molti di questi ricordano, anche se solo in parte, ciò che gli è accaduto.

Un soggetto che sostiene di essere stato rapito solitamente tende a volere sapere cosa realmente gli è accaduto e quindi decide di sottoporsi ad ipnosi.

Ma veniamo al dunque, siamo sicuri che non ci sia proprio una spiegazione razionale per questi presunti rapimenti alieni?

Da alcuni studi è risultato che le sedute di ipnosi spesso non aiutano a ricordare ma aiutano ad immettere certe idee nella testa del paziente, facendogli credere che esse siano vere.
Quindi,  in alcuni casi potrebbe essere che sia lo stesso psicologo che effettua la seduta che fa convincere il paziente di essere un adotto.

Persino l’impossibilità di muoversi prima di un presunto rapimento ha una spiegazione scientifica, essa si chiama “paralisi del sonno“.
Si tratta di un disturbo del sonno in cui il soggetto poco prima di addormentarsi (quando trascorre la fase REM del sonno) e prima del risveglio non riesce a muovere nessun muscolo oltre agli occhi e alla lingua.
La malattia è provocata da stress e ritmi di sonno irregolari, i pazienti affetti da questa patologia tendono a gridare nella fase in cui essa si manifesta ma le loro grida (a detta dei pazienti) sono soffuse e sovrastate da qualcosa di innaturale.

Questa paralisi dura molto poco ma il soggetto può interpretare questa come un potenziale segno di rapimento, anche perché, durante la fare REM, il soggetto è ancora in bilico tra il sonno e la veglia e quindi il suo cervello può mescolare la realtà con il sogno.

La zona in cui si verificano più casi di rapimenti alieni è l’America, in gran numero superiore rispetto al resto del mondo, viene quindi da chiedersi  perché gli alieni sono interessati così tanto agli Americani, cos’hanno questi di diverso dagli altri?

Bisogna ricordare che l’America è stata la patria degli UFO, dal fatto di Roswell, all’Area 51,  gli americani quindi sono sempre stati grandi appassionati di questo fenomeno.
La loro fantasia del rapimento potrebbe nascere dal loro condizionamento e questo lo può dimostrare anche uno studio fatto da un’indagine in varie parti del mondo:
I soggetti che affermavano di essere stati visitati e paralizzati nella loro camera da letto da “sconosciuti” non hanno incontrato tutti alieni: chi mostri, chi vecchie donne, chi diavoli, etc, … in sostanza questi soggetti incontravano, durante la fase REM personaggi inventati, tipici della loro cultura popolare.

Con questo articolo non vogliamo certo screditare la teoria dei rapimenti alieni, anzi, vi invitiamo a pensare che forse, tra di noi c’è già qualche ibrido umano/alieno e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.
Inoltre resta la curiosa domanda del perché tutti questi soggetti rapiti,  provano le stesse sensazioni, descrivono gli alieni e descrivono le stesse procedure del rapimento?

Sicuramente i governi non ci dicono tutto e quindi ringraziamo coloro che ci fanno sapere cosa gli è accaduto, che sia finzione o realtà lasciamo deciderlo a voi…

DEBITO PUBBLICO O DOMANDA PRIVATA…LA NEMESI CONTINUA!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2013/07/18/14864/

Nemesi

Recentemente abbiamo svelato un’altra delle favolose leggende metropolitane che si aggirano tra i meandri della depressione europea ovvero quella secondo la quale…

“La politica monetaria non può generare reale”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso di un’audizione all’Assemblea nazionale francese. “Se la crescita è in stallo – ha aggiunto Draghi – è perché l’economia non produce abbastanza o perché le imprese hanno perso , e questo va oltre le possibilità di intervenire della Banca centrale”.

Tralascio per rispetto al lettore la solita fesseria della ma questa è la chicca…

perché l’economia non produce abbastanza
perché l’economia non produce abbastanza

Ma la domanda dove sta, dove si nasconde, che fine ha fatto?

Prima di proseguire una sintesi delle parole dell’altro genio della lampada Bernanke, tanto attese… l’attuale ritmo di acquisti di assets potrebbe essere mantenuto a lungo. In effetti, se necessario, la FED sarebbe disposta a impiegare tutti gli strumenti a sua disposizione, tra cui un aumento del ritmo di acquisti per un tempo indefinito.

Tutto il resto è …muffa!

Ma torniamo a noi!

Perchè la storia si ostina ad urlare che le grandi crisi nascono soprattutto al culmine di un eccesso di , consumi PRIVATI favoriti e stimolati a loro volta da un eccesso di indebitamento PRIVATO?

Ho passato cinque anni a cercare di spiegarvi che in una DEBT DEFLATION il problema non è tanto portare l’acqua al cavallo, portare il cavallo alla fonte, ma farlo bere, il nostro non è un cavallo, ma un cammello o un dromedario come meglio preferite, non ne vuole sapere di bere è ubriaco fradicio, ne ha le gobbe piene, ma nonostante questo il problema è l’acqua e non la mancanza di clienti nel bar dei cavalli.

E’ forse che non si produce abbastanza o che l’eccesso di produzione PRIVATA ha favorito il crollo della domanda PRIVATA?

Ovviamente nel bel mezzo della leggendaria fesseria dell’ espansiva c’è chi vi dirà che bisogna ridurre la spesa pubblica, aumentare la produzione PRIVATA e la sua competitività, riducendo e calmierando stipendi e diritti, deflazionando e massacrando il lavoro, delevereggiando dolcemente la voglia di consumi delle famiglie europee, soprattutto mediterranee mentre quelle tedesche dormono dalla notte dei tempi.

C’è una sorta di libidine nell’opera di distruzione del lavoro in Europa ma non solo, una sorta di libidine nel voler distruggere e deflazionare salari.

Fantastico no e così semplice che si taglia con un grissino!

Sul suo blog il professor Gustavo Piga  vi aiuta con un grafico, uno di quelli che piacciono tanto agli amici di Icebergfinanza, immediato, sintetico, chirurgico, che taglia come un grissino le innumerevoli balle quotidiane…

Che ogni 6 mesi pubblica il report sullo stato delle piccole imprese europee. E che giustamente ci ricorda come il problema più pressante per le piccole imprese non è tanto il credito e l’accesso alla finanza (cerchio verde) quanto… la mancanza di clienti (cerchio rosso), dovuto – questa ovvietà la aggiungiamo noi – alla incredibile carenza di domanda interna europea.

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Eppure eccoci qua, tutti qua a leggere le parole del Governatore Draghi oggi al Parlamento europeo, che parla giustamente del grande problema delle PMI, che soffrono, ben più delle grandi imprese.

Bene. Ma qual è il loro problema? E che soluzioni propone Draghi?

Leggiamo: “… il difficile accesso al credito da parte delle PMI è un problema per gli e la crescita in parti dell’area euro, specie nei paesi in difficoltà“. E poi un susseguirsi di indicazioni di policy per curare questo male, comprese la fornitura di garanzie ed altre operazioni finanziarie mirate alle PMI.

La finanza? Il credito?

Forse c’è un errore: non è forse vero che la BCE ci ha detto che è la mancanza di domanda interna quello di cui soffrono le PMI? E veramente pensiamo che con maggiori garanzie le PMI riprendano a investire e crescere?

Per favore …

Senza domanda interna tutte le politiche che stimolano il credito sono inutili: le banche non prestano a nessuno perché nessuno vuole prendere a prestito. Tanto meno alle “rischiose” PMI.

Ma la BCE fa orecchie da mercante di fronte alle sue stesse considerazioni. Ed è ovvio, perché riconoscere la verità significherebbe chiedere maggiore domanda interna, ovvero maggiori spese pubbliche, nella forma di domanda di beni, servizi, lavori pubblici al settore privato, PMI comprese.

Si orecchie da mercante e intanto le PMI muoiono perchè lo Stato non paga i suoi debiti e la BCE non da la possibilità alle banche di scontare i crediti dei loro clienti per prendere quella liquidità che serve per continuare a sperare, attendendo l’alba, dopo la notte, pagando stipendi e fornitori e via dicendo.

Ovviamente gli inventori della più colossale fesseria della storia, l’austerità espansiva vi raccontano che …

Di tutto l’Italia ha bisogno tranne che di più spesa pubblica. I consumi delle famiglie sono scesi del 6% in due anni (2012-13). Nel medesimo periodo la spesa delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi è salita dal 45% del Prodotto interno lordo al 45,8 (era il 41,4% dieci anni fa). L’Italia ha bisogno di meno tasse sul lavoro per far crescere l’occupazione, e meno tasse sui consumi per far ripartire la domanda. Aumentare la spesa pubblica significa che prima o poi le tasse dovranno crescere ancora di più.

Alesina e Giavazzi, ieri sul Corriere, L’insuperabile tabù italiano.

Dal Dizionario online del Corriere della Sera; Tabù:Tutto ciò che è oggetto di un divieto senza fondamento oggettivo o ciò di cui si preferisce non parlare*

Ma Gustavo Piga ha una risposta chiara per ogni fesseria quotidiana che il gatto e la volpe dell’economia nostrana raccontano, prospettando campi dei miracoli PRIVATI…

I consumi delle famiglie sono scesi a causa della spesa pubblica? No, sono scesi per la mancanza di reddito e di aspettative nerissime sul futuro.

La spesa pubblica al netto d’interessi su PIL è salita? Vediamo. Il totale delle spese correnti al netto degli interessi dal 2010 al 2012 (lasciamo stare le stime sul 2013, non le voglio nemmeno vedere, tanto qui tutti fanno le stime che gli fa comodo)  è  SCESO in euro da 670 miliardi a 666 miliardi, da 43,2 a 42,6% del PIL. E la spesa per investimenti pubblici? Scesa da 52 miliardi a 37 miliardi!! Il totale della spesa al netto degli interessi (fonte MEF) è scesa complessivamente dal 46,5 al 45,6% del PIL:

L’Italia ha bisogno di meno tasse sul lavoro e meno tasse sui consumi? Possibile, ma parlate con gli imprenditori: non se ne fanno nulla degli abbattimenti di costo sul lavoro giovanile, perché non vogliono assumere, perché non c’è domanda! E la domanda delle famiglie in questo clima non crescerà con una riduzione dell’1%  dell’Irpef: famiglie con poco ottimismo risparmieranno, altro che consumare.

Crescerà con domanda pubblica, vera domanda pubblica di cui il sistema economico è avido. Non sprechi, che spesa pubblica non sono. Appalti, lavoro, PIL. Lì sì che ripartiranno consumi e investimenti privati.

Aumentare la spesa pubblica significa maggiori tasse? Per ora constatiamo che la spesa è scesa e le tasse sono aumentate, dal 46,6% al 48,1% del PIL dal 2010 al 2012. E perché? Perché l’equazione è stata l’inevitabile conclusione della lezione errata di A&G – fate meno spesa e fate equilibro dei conti pubblici  – portata avanti sulla prima pagina del Corriere per anni. Meno spesa in recessione, meno PIL; meno PIL, meno entrate; meno entrate, più deficit; più deficit, meno spesa in maggiore recessione; ….. devo continuare?

E’ triste vedere i tabù di quegli economisti, che non hanno voglia di guardare i dati, ma sono solo capaci di reiterare formule ideologiche che hanno un impatto doloroso sulla vita di tante persone. E’ triste vedere che il Corriere si ostini a dargli spazio.

Ah dimenticavo! Dimenticate tutte le fesserie sino a qui raccontate, il minimo denominatore comune di tutte le grandi crisi della storia è soprattutto l’iniqua distribuzione della ricchezza e oggi siamo ai massimi storici, mai vista una simile disparità di ricchezza e di opportunità, MAI!

Tante sono le cose tristi che accadono in questa depressione italiana, ma questa purtroppo è una nemesi, si la leggenda di Nemesi, una dea venerata da tutti e temuta dai potenti e dai più fortunati.

Nemesi colpiva indistintamente la superbia umana come la prosperità più innocente e modesta, facendole precipitare nell’avversità, quasi che nessun essere umano potesse essere ammesso alla mensa degli dei, se non per esservi beffato.

I genitori di Nemesi furono l’ Oceano e la Notte, Oceano che rappresenta il perpetuo flusso e riflusso delle vicende umane e la Notte che rappresentava la provvidenza oscura.

La provvidenza Oscura … Ce la possiamo ancora fare, ma solo se uscite nelle piazze e urlate quello che sta accadendo, svegliate i vicini, la gente che dorme, risvegliate la Speranza, la Consapevolezza io stesso sento che giorno dopo giorno, perdo passione e Speranza ma non mi arrenderò facilmente, no lo devo ai miei figli alle future generazioni.

“Avrei desiderato che tutto ciò non fosse mai accaduto ai miei giorni”, esclamò Frodo.
“Anche io” annuì Gandalf ” come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò ch
e possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è stato dato”

“Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo una terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi.

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Cina: il bagno si fa tra le alghe

Scritto da: Chiara Greco
Fonte: http://www.tuttogreen.it/cina-il-bagno-si-fa-tra-le-alghe/

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Quando si dice: “ho proprio voglia di rilassarmi nel verde!”. Di solito l’espressione è metaforica per esprimere un intenso desiderio di relax e di contatto con la natura, ma qualcuno in Cina l’ha preso molto più sul serio.

Alcuni vacanzieri cinesi hanno cercato riposo e divertimento sulle spiagge della regione del Quingdao e si sono tuffati nelle acque del mar Giallo.

Fino a qui niente di strano e, anzi, la voglia di tuffarsi in acqua nei primi mesi della stagione estiva è assolutamente comprensibile. Lo stupore arriva quando, guardando le foto, è evidente che l’acqua nella quale i felici amanti della spiaggia decidono di nuotare, è completamente ricoperta di uno spesso e verde strato di alghe, che rendono il mare molto simile ad una insalatona gigante!

Da giugno di quest’anno la presenza di questa pianta marina si è intensificata per l’acqua sempre più calda e la sua crescente eutrofizzazione (sempre maggiore ricchezza di sostanze nutritive). E così sarebbero già state rimosse dalle spiagge del Quingdao, nella zona orientale della costa cinese del Shandong, circa 20.000 tonnellate di queste piante infestanti.

Trattandosi, però, secondo gli esperti, di un tipo di alga non velenosa e completamente innocua per la salute umana, i vacanzieri cinesi continuano beatamente a nuotare e a giocare senza curarsi della fastidiosa presenza di questa enteromorpha prolifica.

Sappiamo che le alghe contrastano l’invecchiamento della pelle, la cellulite e altre imperfezioni fisiche e sono un toccasana se introdotte nella dieta quotidiana: questi turisti cinesi avranno una forma perfetta da sfoggiare per tutta l’estate

Filamenti non identificati che cadono dal cielo

Fonte: http://terrarealtime.blogspot.it/

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In diverse località del mondo sono state raccolte segnalazioni relative alla caduta di “strani filamenti” dal cielo.La spiegazione ufficiale vuole che si tratti di una naturale migrazione di ragni (spider ballooning).

 
Su prati, campi, alberi,frutta verdura, su automobili, panni, un po dovunque si vedono depositarsi fili bianchi e/o trasparenti. Cosa sono questi filamenti?
Il fenomeno osservato ha indotto diverse persone a raccogliere campioni e chiedere risposte a spese loro. Più di una volta è stato accertata,filmata e documentata la caduta dal cielo di queste fibre. Le analisi di campioni raccolti rilevavano ogni volta la loro natura artificiale, probabile risultato di un processo di polimerizzazione di sostanze organiche (bio-polimeri di sintesi). Le ipotesi sulla loro origine ed uso erano varie, ma nulla di certo.
Recentemente sono state eseguite nuove analisi su vari campioni,raccolti in diverse località della Francia; la novità è che sembrano dimostrare uno stretto legame tra i filamenti e l’aeronautica.
 
Più si riesce a studiare un singolo materiale con tecniche diverse, meglio è, in quanto aiuta a scovare eventuali vizi presenti in una singola tecnica, a superare le naturali limitazioni strumentali imposte dalla singola tecnica e pertanto aiuta ad acquisire informazioni più solide sulla natura e sulle diverse proprietà del materiale.
Non trattandosi di materiale conosciuto, non resta che continuare con il lavoro di caratterizzazione iniziato e approfondire ulteriormente la natura dei materiali, magari anche da un punto di vista fisico e biologico, e prevedere delle comparazioni con altri materiali naturali e sintetici noti, per fare emergere eventuali similitudini e/o differenze.
E la strada che si è proposta un gruppo di cittadini.
L’associazione l’ACSEIPICA , promotrice dell’iniziativa promette ulteriori dati in un prossimo futuro ( ha a disposizione un dossier di 74 pagine)
 
COMUNICATO STAMPA de l’ACSEIPICA
(Associazione cittadina per il monitoraggio, lo studio e l’informazione dei programmi d’intervenzione climatica e atmosferica)
 
Dei filamenti atmosferici aero-portati, raccolti al suolo ai quattro angoli della Francia,a fine 2012, da semplici cittadini, sono stati confidati ad AnAlytikA (Centro Indipendente d’Investigazione e Perizia in Chimica Organica, situato a Cuers, Var, Francia).
 
Il rapporto d’analisi, recentemente pubblicato da AnAlytikA, apporta le prove scientifiche dell’origine antropica dei suddetti filamenti.
Tra i numerosi componenti organici rivelati figurano diverse molecole conosciute per il loro utilizzo nella composizione dei carburanti e lubrificanti dei reattori d’aeronautica, nonchè diversi ftalati, perturbatori endocriniani.
Bernard Tailliez, fondatore e Direttore Scientifico di AnAlytikA, si dichiara preoccupato, poiché le sue investigazioni rivelano l’esistenza di una nuova forma d’inquinamento atmosferico, direttamente imputabile al traffico aereo.
La comunità scientifica e le autorità competenti,ora informate, devono rapidamente approfondire la conoscenza dell’origine e delle conseguenze, sanitarie e climatiche, di questa forma di inquinamento atmosferico. E pubblicare le loro conclusioni, poichè: “L’obbligazione di subire dà il diritto di sapere” (Jean Rostand).
AnAlytikA ringrazia l’associazione ACSEIPICA ed i cittadini che hanno partecipato alla raccolta dei campioni e al finanziamento delle investigazioni : senza tale coinvolgimento cittadino la problematica in questione non avrebbe risvegliato l’attenzione delle autorità.
http://acseipica.blogspot.it/
 
Alcuni video:
http://www.youtube.com/watch?v=vUcHarsPPQw
http://www.youtube.com/watch?v=tW9wORalpbE
http://www.youtube.com/watch?v=u5Tg9FHOoqY
 
Riprese di filamenti in caduta libere a Firenze
http://quintoelementomusical.wordpress.com/2012/06/30/4-novembre-2010-filamenti-sulla-toscana-pubblicato-il-7102010/
 
 
http://www.nogeoingegneria.com/news/filamenti-non-identificati-che-cadono-dal-cielo/
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=591824810861944&set=a.208810512496711.57067.203737476337348&type=1

“Armare la pace”. Parola di ministro

Fonte: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/
I danni del MUOS? Non ci sono dati certi! La Sicilia al centro del Mediterraneo ce l’ha messa il buon Dio, ma per la pace in questo Sud del mondo non ci deve pensare Lui, ma il MUOS. Questo in soldoni quello che ha dichiarato il nostro ministro della guerra. Inoltre, il ministro chiede ai siciliani di assumersi la “responsabilità” morale di condividere i crimini contro l’umanità e la pace dei sistemi di morte Usa e Nato installati e da installare nell’Isola.
E poi diciamolo del MUOS “potranno servirsi anche le forze armate italiane”. Intanto nel territorio di Siracusa, a Punta Castellazzo-Marza i Predator si preparano per intervenire “selettivamente” in Medio Oriente, Somalia e Nord Africa.
Sproloqui. Bugie. Nel nome di dio e a difesa della cristianità dell’Occidente. O per difendersi dalle barbarie del Sud del mondo. Il ministro della guerra ciellino Mario Mauro (ex europarlamentare Pdl, poi senatore montiano), coautore del Piccolo dizionario delle radici cristiane d’Europa, dal vertice Nato di Bruxelles spezza la sua lancia a favore del MUOS di Niscemi. E invita i siciliani ad assumersi responsabilmente il peso di nuovi carichi bellici e a convivere con le basi di morte e migliaia di marines Usa.
“Se ci sono problemi di salute legati all’installazione del Muos, accerteremo e ci regoleremo di conseguenza”, esordisce Mauro. “Se il presunto danno è più nelle dimensioni di una leggenda metropolitana, penso sia un atto di grande responsabilità prendere coscienza del fatto che l’Italia, in particolare, è al centro del Mediterraneo, e non ce l’ho collocata io, ma il buon Dio. Il 90% dei guai è nell’area Sud di questo bacino e le condizioni di pace in un settore strategico del globo sono sotto la giurisdizione di un’installazione come il Muos”.
La Sicilia portaerei del Mediterraneo perché così vuole il Padreterno per garantire il sonno dei giusti e preservare l’Europa dalle invasioni di milioni di disperati. “Quelle del ministro Mauro sono parole vergognose ed inaccettabili”, commenta il parlamentare di Sel, Erasmo Palazzotto. E insieme ai Comitati No Muos avverte che se l’idea del governo Letta è quella di trasformare la Sicilia in piattaforma per le guerre del nuovo millennio è “meglio che si sappia che, come con il sistema satellitare di Niscemi, ci sarà l’opposizione delle comunità locali e di tutti i siciliani”.
In verità, il neotitolare della difesa aveva già fatto sapere che sull’installazione del Muos in Sicilia non ci sono margini di discussione o trattativa. Rispondendo in Parlamento ad un’interrogazione dell’on. Palazzotto, Mauro ha spiegato che vi è un “interesse strategico diretto” alla realizzazione degli impianti e che di essi potranno servirsi anche le forze armate italiane. “Qualora tale realizzazione fosse impedita da provvedimenti di revoca potenzialmente censurabili sul piano della legittimità, il ministero della Difesa potrebbe essere chiamato, sotto un profilo civilistico, a ristorare spese sostenute dalla controparte che, fidando sull’impegno assunto, ha appaltato i lavori”, ha aggiunto Mauro. Da qui la giustificazione di richiedere un megarisarcimento danni alla Regione siciliana che ha firmato il decreto di revoca delle autorizzazioni ai cantieri del Muos (25.000 euro al giorno a partire dal 29 marzo 2013, ossia più di 2 milioni e mezzo di euro sino a quando non si pronuncerà il Tar di Palermo). “Questa richiesta rientra nella linea di strategia processuale definita dall’Avvocatura dello Stato, che ha proceduto alla quantificazione tenendo conto delle somme dovute alle ditte appaltatrici nel periodo in cui i lavori devono restare fermi”, ha concluso il ministro.
“Quelle di Mauro sono le ennesime bugie dette sul Muos”, commentano i portavoce del Coordinamento siciliano dei comitati che si oppongono al nuovo sistema militare. “In nessun accordo tra Italia e Stati Uniti e in nessun documento relativo al sistema satellitare e al  suo utilizzo, vi è minimamente traccia di un possibile uso del Muos da parte delle forze armate italiane, trattandosi di un sistema ad uso esclusivo della marina militare Usa.  Mai il parlamento italiano è stato investito della questione e quindi c’e da chiedersi quale possa essere quest’interesse strategico nazionale. Il ministero della difesa non ha poi la legittimazione giuridica per ricorrere al Tar e chiedere somme di denaro da restituire alle ditte appaltatrici, alcune senza certificazione antimafia. Per non dimenticare che il blocco dei lavori era stato concordato dal governo Monti con la Regione siciliana”.
Qualche perplessità sulla veridicità delle affermazioni di Mario Mauro le hanno comunque manifestate i componenti del Tribunale amministrativo di Palermo. Nel rinviare al prossimo 9 luglio ogni decisione, i magistrati hanno richiesto la produzione di documenti che provino la “dichiarata legittimazione ad agire del Ministero della difesa” e “la riferibilità dell’attività infrastrutturale in questione alle esigenze realmente manifestate dall’organizzazione del Trattato Nord Atlantico ovvero l’esposizione di altro titolo giuridico derivate da diversi obblighi internazionali assunti dall’Italia e gestiti dalla stessa Amministrazione ricorrente”.

 

Mauro e l’Avvocatura riusciranno a trovare uno straccio di documento che provi l’interesse Nato al Muos? Improbabile, visto che sino ad oggi a Bruxelles del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della marina militare Usa non se né mai parlato. Di contro, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Fogh Rasmussen, ha invece ringraziato Mauro per il sostegno italiano alle operazioni in Afghanistan e alla Smart Defense, la cosiddetta “difesa intelligente” che avrà proprio in Sicilia uno degli asset strategici. Si tratta del progetto AGS (Alliance Ground Surveillance) che entro il 2017 farà della stazione aereonavale di Sigonella la più grande base di sorveglianza e di riconoscimento per la sicurezza del globo. “I mezzi impiegati dai 15 dei 28 paesi Nato che condividono il progetto saranno prevalentemente gli Uav, velivoli inanimati di ultimissima generazione che non sono droni perché altrimenti si confondono con i droni killer e che dovranno portare in giro per il pianeta soltanto dati tecnici e informazioni”, ha aggiunto il segretario Nato. Anche qui la sincerità è un optional. La componente aerea a controllo remoto dell’AGS è rappresentata da cinque RQ-4 “Global Hawk”, velivoli-spia privi di munizionamento bellico. Ma comunque tecnologicamente e militarmente sempre di droni si tratta, con l’aggravante di avere compiti d’intelligence e conduzione al bersaglio degli Uav cugini-killer e di altre macchine d’attacco infernali.
Lunghi 14,5 metri e con un’apertura alare di 40, i “Global Hawk” possono volare in qualsiasi condizione meteorologica per 32 ore sino a 18,3 km d’altezza e a migliaia di km dalla loro base operativa. “I potentissimi sistemi radar installati a bordo saranno in grado di scansionare ampie porzioni di terreno fissando i potenziali target con un’affidabilità inferiore al metro”, affermano gli alti comandi alleati di Bruxelles. Con l’AGS verrà inoltre reso più incisivo l’intervento della Forza di Risposta della Nato (NRF), operativa dal giugno 2006.
A Sigonella, dove nei prossimi mesi giungeranno 800 militari dei paesi dell’Alleanza, opererà il centro di coordinamento dell’AGS a supporto dell’intero spettro delle operazioni alleate nel Mediterraneo, nei Balcani, in Africa e in Medio oriente. Il sistema di sorveglianza funzionerà in stretto coordinamento con la flotta dei “Global Hawk” che l’US Air Force ha schierato nella base siciliana sin dall’autunno del 2010. Ad essi si aggiungeranno infine non meno di 5 droni-spia di nuova generazione in via di acquisizione da parte della marina militare Usa.
Nei piani delle forze armate statunitensi e Nato Sigonella è destinata a fare da capitale mondiale dei droni, cioè in centro d’eccellenza per il comando, il controllo, la manutenzione delle flotte di velivoli senza pilota chiamati a condurre i futuri conflitti globali. Conti alla mano, entro un quinquennio i grandi aerei-spia in Sicilia saranno non meno di una ventina a cui si aggiungeranno “stormi” di Predator armati di missili aria-terra e aria-nave.
In verità i famigerati droni killer che il buon Fogh Rasmussen finge di non amare, fanno bella mostra di sé negli hangar di Sigonella perlomeno dallo scorso autunno. “La presenza temporanea di sei MQ-1 Predator è stata autorizzata dal Ministero della difesa italiano e ha fondamentalmente lo scopo di permettere alle autorità americane il loro dispiegamento qualora si presentassero delle situazioni di crisi nell’area nordafricana e del Sahel”, spiega l’Osservatorio di Politica Internazionale, un progetto di collaborazione tra il CeSI (Centro Studi Internazionali), il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati e il Ministero degli Affari Esteri.
In vista degli interventi “selettivi” in Medio oriente, Somalia e nord Africa, i “Predator” si addestrano utilizzando un poligono marittimo a poche miglia di distanza da Punta Castellazzo-Marza (Pachino-Siracusa), nella parte più sud-orientale della Sicilia. Con il nome in codice di Pachino range target, il poligono viene utilizzato da tempi remoti per le esercitazioni aeronavali della VI Flotta e per lo sganciamento di bombe, missili e mine da parte dei velivoli di stanza a Sigonella e finanche dei grandi bombardieri strategici a capacità nucleare provenienti direttamente dagli Stati Uniti d’America.
“Con l’uso dei droni vengono messi a rischio cinquant’anni di diritto internazionale”, ha dichiarato mesi fa l’avvocato sudafricano Christof Heyns, relatore speciale Onu sui temi del controterrorismo e delle esecuzioni extragiudiziali. Le Nazioni Unite hanno dato vita ad una commissione d’inchiesta per documentare come i velivoli teleguidati siano stati realmente utilizzati nelle guerre globali e permanenti degli Stati Uniti d’America, dai militari britannici in Afghanistan e dagli israeliani a Gaza. Una interminabile sequela di “incidenti” e “danni collaterali” che hanno causato la morte di centinaia di vittime innocenti: donne, bambini e uomini non combattenti.

Intanto però il ministro Mauro chiede ai siciliani di assumersi la “responsabilità” morale di sostenere e condividere i crimini contro l’umanità e la pace dei sistemi di morte Usa e Nato installati o da installare nell’Isola.

L’Osservatorio Italiano porta l’Intelligence economica italiana nel Maghreb

Fonte: http://etleboro.blogspot.it/

 
Rabat – L’Osservatorio Italiano giunge nel Maghreb, mettendo la sua struttura di Intelligence Economica al servizio delle piccole e medie imprese italiane che intendono espandere le proprie attività nel Mediterraneo. Attraverso il suo comparto logistico, l’Osservatorio Italiano fornirà loro gli strumenti per comprendere questi mercati così complessi economie straniere e difendersi dagli attacchi non convenzionali di lobbies e concorrenti, spesso troppo forti. Queste le parole di Michele Altamura, fondatore della Etleboro ONG, nell’intervista rilasciata per Le Soir-Echos, media francofono del Marocco, che fa da apripista all’imminente apertura della sezione dell’Osservatorio Italiano dedicata alla regione del MENA, nonché ad Egitto e Libano.

“L’Osservatorio Italiano sostiene le società in difficoltà, in primo luogo con una coesa rete di professionisti ed esperti, che forniscono un supporto continuo. E in secondo luogo, con un sistema informatico e un modello di intelligence economica tutto italiano. Ed è per questo che il nostro progetto è ormai una realtà che si sta diffondendo sempre di più – afferma Altamura, continuando -. La nostra organizzazione non ha mai ricevuto finanziamenti pubblici, donazioni da fondazioni bancarie ed istituzioni europee. Sono le imprese che sostengono il nostro lavoro, a fronte di servizi per il monitoraggio e la tutela degli investimenti effettuati”.

L’Osservatorio Italiano intende quindi portare nel Maghreb il proprio modello di Intelligence Economica, che non si basa sulla logica della semantica, bensì su una macchina ibrida costituita da una componente informatica e una umana, spiega ancora Altamura. “Nel tempo abbiamo formato un gruppo di giovani, che collaborano con noi in maniera autonoma e professionale, a stretto contatto con le imprese. Il nostro compito è quello di supervisionare, monitorare e reagire tempestivamente. Abbiamo avuto grandi risultati nei Balcani, molti casi sono stati risolti e portati all’attenzione della Commissione Europea e del Parlamento italiano. La nuova sfida è senz’altro il mondo arabo”, aggiunge Altamura.

Per l’Osservatorio Italiano il Mediterraneo è la nuova frontiera da infrangere, per affiancare così le imprese italiane in una regione a cui appartengono storicamente. La cooperazione sulla base di un concetto di sviluppo sostenibile, resta lo strumento per avvicinare le imprese al tessuto locale, mentre il contrasto alla disinformazione è un’arma di difesa delle eccellenze e del patrimonio italiano. Il nostro vuole essere quello di avvicinare i popoli arabi all’Italia, intesa non come Paese di rifugio, ma come “sentimento di affetto nei confronti di un patrimonio culturale condiviso”. I nostri collaboratori saranno appunto gli italofili, che nutrono un profondo legame con la civiltà italiana e che intendono mettere al servizio degli interessi comuni la propria conoscenza, per elevare il benessere della propria nazione. “Una giusta informazione è l’elemento essenziale per colmare le lacune e rafforzare le collaborazioni tra i paesi arabi e l’Italia”, conclude Altamura.

 

Verso la ricetta segreta dei violini Stradivari

Scritto da: Gianluca Dotti
Fonte: http://oggiscienza.wordpress.com/

stradivari_paviaCRONACA – Il suono forte, caldo e corposo di uno Stradivari è il risultato di una complessa tecnica artigianale, per molti aspetti ancora sconosciuta.

Un gruppo di chimici e fisici italiani ha studiato materiali e decorazioni della tavola armonica di un violino originale di fine Seicento, e ha riprodotto una copia identica alla manifattura autentica del liutaio cremonese Antonio Stradivari.

I risultati sono pubblicati in un articolo del Journal of Applied Physics A di giugno. Il primo autore è Marco Malagodi, ricercatore del Dipartimento di chimica dell’Università di Pavia specializzato nelle tecniche di diagnosi sui beni culturali.

“L’obiettivo della ricerca è capire se la decorazione a intarsio della tavola armonica influisca sull’acustica del violino. Al momento si tratta di analisi preliminari, che servono soprattutto per individuare le tecniche non invasive più adatte. Ora però siamo pronti a lavorare su violini completi.”

Gli Stradivari originali vengono battuti all’asta anche a dieci milioni di euro. “Nelle nostre indagini quasi non possiamo toccare i violini, e quindi ci limitiamo a tecniche come la fluorescenza a raggi X, la spettroscopia infrarosssa e la microscopia ottica. Analizzamo sia la parte organica che inorganica, ma non facciamo nessun tipo di prelievo.”

Uno dei segreti carpiti dal violino riguarda la matrice scura che riempie gli intarsi: si tratta di una polvere molto fine di ebano, macinata con una colla animale, probabilmente coniglio. O ancora, alcune strisce decorative sono state dipinte con inchiostro ferrogallico, che all’eopoca era utilizzato per scrivere. Purtroppo non è stata trovata traccia della vernice originale, rimossa da un restauro invasivo e inadeguato.

“Siamo riusciti a riprodurre la tavola secondo l’antica ricetta, sfruttando anche alcuni lavori della Cité de la Musique di Parigi. I risultati delle analisi sulla copia e sull’originale sono identici. Ora vorremmo ricostruire un violino con lo stesso legno e vernici degli Stradivari e studiare l’influenza di trattamenti e decorazioni sull’acustica. Non vogliamo creare una copia identica, ma capire come le tecniche costruttive modificano il suono prodotto. È una conoscenza artistica e culturale che purtroppo è andata perduta. In Italia spesso gli strumenti musicali sono considerati solo come un mezzo per riprodurre musica, e non come vere e proprie opere d’arte. Un approccio diverso è diffuso in Francia, Germania e Stati Uniti, dove le ricette originali sono rielaborate in chiave contemporanea.”

Il 14 settembre a Cremona sarà inaugurato il Museo del Violino, dove sarà conservata una vasta collezione di strumenti ad arco che include alcuni Stradivari. All’interno del museo ci saranno anche due team dell’università di Pavia e del Politecnico di Milano che continueranno queste ricerche per almeno tre anni: è uno dei primi casi in Italia di coesistenza tra un museo e un laboratorio tecnico-scientifico.

Crediti immagine: Università di Pavia

 

Danni ambientali: arrivano gli 007

Scritto da: Luca Scialò
Fonte:http://www.tuttogreen.it/danni-ambientali-arrivano-gli-007
timthumb.php

Tutti possiamo diventare agenti segreti dell’ambiente. Bastano un cellulare e occhi bene aperti!

Un video, delle foto e una segnalazione permetteranno ogni qualvolta si presentino ai nostri occhi cumuli di rifiuti, scarichi illegali, cantieri ambigui di informare le autorità competenti. In tanti già lo fanno, ma siamo ancora in pochi. Ma mi raccomando, servono le coordinate prese con il nostro GPS per localizzare correttamente il ‘misfatto’…

L’iniziativa viene dall’Aics, l’associazione italiana cultura e sport, e grazie alla collaborazione con retegratuita.it

 Immagini e filmati devono essereinoltrati con una mail di denuncia senza costi perché ognuno di noi, come cittadino: “deve assumersi le proprie responsabilità riguardo l’ambiente facendo il proprio dovere da un lato ma anche segnalando eventuali abusi di cui dovesse venire a conoscenza o prendere visione“, dichiara Andrea Nesi, coordinatore nazionale della commissione ambiente di Aics e fondatore di Ecovela Play.

Le segnalazioni vanno inviate a: ambiente@aics.it oppure attraverso questo link: http://ambiente.aics.it/?p=23. Quelle che saranno riconosciute come affidabili verranno inoltrate all’amministrazione dei Comuni coinvolti.

Chi vuol fare l’agente segreto oggi può diventarlo facilmente, chiedendo tutte le informazioni a: info@ecovelaplay.com.

Il ritorno di Capitan Harlock… sul grande schermo

Scritto da: Marco Petrelli
Fonte: http://www.agenziastampaitalia.it/i

harlockASI) “Un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel” Chi tra i nati degli Anni Settanta e Ottanta non l’ ha mai canticchiata almeno una volta allora vuol dire che ha vissuto davvero nello spazio. La sigla di Capitan Harlock è stata la colonna sonora di un’intera generazione cresciuta seguendo le gesta del corsaro dal braccio bionico che, dopo un lungo viaggio, ritorna, stavolta sul grande schermo.

A quasi 40 anni di distanza (1976), il personaggio di Leijii Matsumoto è stato rilanciato dalla Toei Animation con un lungometraggio in computer grafica dal titolo Space Pirate Capitan Harlock; ultimato nel Gennaio scorso, il film sarà nelle sale italiane a partire da settembre.

Il trailer è mozzafiato: i pochi minuti canonici, accompagnati dalla sigla dei 70s, sono un amarcord ad effetti speciali, con le Mazoniane (le terribili donne-albero) rese ancor più malvagie dalla nuova tecnologia digitale, una via di mezzo tra gli alieni di Roswell e i vampiri di 30 Giorni di buio.

Ma anche Harlock non scherza: corpo possente, sguardo di ghiaccio incastonato su un volto di pietra, il protagonista ha un’aria estremamente dura e marziale.

La ciurma dell’Arcadia torna all’arrembaggio al gran completo per il piacere dei bimbi di un tempo che, oggi adulti, possono rivivere gli anni della giovinezza comodamente seduti sulle poltroncine di un cinema.

Un approdo sicuro stavolta per i pirati stellari quello sul grande schermo, molto di più di quanto lo sia stato nel 1979 anno in cui la RAI trasmise la serie che ebbe vita breve, solo 12 mesi.

Un flop? Manco a parlarne. Fu ‘colpa’ della politica: pare infatti che alcuni dirigenti della televisione pubblica abbiano associato il teschio bianco e il passo della canzone “il suo teschio è una bandiera, che vuol dire libertà” allo stemma della Decima MAS, l’unità d’assalto del principe Junio Valerio Borghese. Una considerazione ai limiti dell’assurdo che suo malgrado trovava coerenza nella stroncatura di Goldrake, appena un anno prima, da parte del deputato comunista Silverio Corvisieri del Comitato vigilanza RAI.

Ma politica o non politica Goldrake e il Capitano hanno battuto i loro nemici e detrattori sia nelle trame degli episodi sia nella realtà: gadget, VHS, DVD e il microcosmo di fan e appassionati hanno contribuito a costruire e a consolidare un mito oggi conosciuto anche dalle ‘nuove leve’ nate ai tempi dei Pokemon.

(Trailer: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=dCTX2uROsJo )

Colombo non tornerà più e l´italianità necessita un restauro

Scritto da: Tullio Zembo
Fonte: http://www.litaliano.info

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Rassegnamici, Cristoforo Colombo non tornerà mai più sul suo piedistallo. A nulla serviranno nè la ferma opposizione del Governo della Città nè sentenze di giudici, Cristina Kirchner si è intestardita e, a tutti i costi, vuole imporre la sua volontà. Verranno trovate tutte le scuse possibili ed immaginabili, prima fra tutte la pericolosità della statua e la necessità di restaurala.
Il fatto è che si tratta di una scelta ideologica già vista in alti Paesi dell´America Latina. Colombo viene visto come l´artefice della colonizzazione europea ed al suo posto presto arriverà la combattente meticcia Juana Azurduy. E chissenefrega se viene sfrattata la statua del navigatore genovese donata dalla comunità italiana per fare posto a quella della leader della guerriglia antispagnola regalata dalla Bolivia.
Purtroppo la reazione della comunità italiana al sonoro schiaffo non è stata tale da impensierire la Presidenta. Hanno protestato decine di dirigenti ma non abbiamo visto le moltitudini delle feste folcloristiche. Perdipiù c´è stato anche qualche “collaborazionista” che si è affrettato a spiegare al Segretario generale della Casa Rosada che i regali in fondo appartengono a chi li riceve e dunque può farne ciò che vuole. Segretario generale che – piange il cuore – porta un nome italianissimo, Oscar Parilli.
Temo che questa sconfitta costerà cara alla nostra comunità perché ormai si è capito che, qualunque torto le si faccia, il massimo che si rischia è qualche brontolio.
Peccato, in un Paese che ha la maggioranza della popolazione di origine italiana, gli italiani purtroppo non contano più granché. Con la statua di Colombo è stata rottamata anche la nostra influenza? Forse no, se sapremo reagire, superare le divisioni e serrare le fila. Diamoci una mossa.