Al via la bonifica della Santa Barbara della ‘ndrangheta

Scritto da: GIUSEPPE BALDESSARRO
Fonte: http://www.repubblica.it/

140440479-db64c9e8-e57f-4f37-8c9f-9806ca23f4d4La nave “Laura C” fu silurata nel 1943. Aveva a bordo circa sette tonnellate di tritolo destinate ai militari italiani nelle colonie. Per anni la criminalità calabrese si è rifornita di esplosivo dalle sue stive. Avviate le operazioni di pulizia e cementificazione.

REGGIO CALABRIA – La chiamano la nave della ‘ndrangheta, la Santa Barbara dei clan, l’arsenale dei picciotti calabresi che per anni hanno usato il tritolo che arrivava dalle sue stive per far saltare in aria attività commerciali e nemici. Ora la Laura Cosulich, ribattezzata “Laura C” sta per essere bonificata in maniera definitiva. La Procura e la Prefettura di Reggio Calabria hanno avviato un piano per ripulire parte del suo ventre e cementificare il resto. Nessuno potrà più immergersi, come accaduto in passato, per estrarre il suo carico di esplosivo.

Le operazioni sono partite nei giorni scorsi e sono curate dai sommozzatori della Marina Militare del Comando Subacquei Incursori, che nel giro di alcuni giorni hanno fatto riemergere 121 panetti di tritolo. Saponette da 200 grammi con un buco in mezzo nel quale veniva collocato il detonatore. Esplosivo perfettamente conservato ed efficiente nonostante sia rimasto immerso in mare a 50 metri di profondità per oltre 60 anni.

Russia e Cina hanno firmato il “Santo Graal energetico”

Fonte: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=7915

Russia e Cina hanno firmato il

Mosca fornirà a Pechino 38 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno

Lentamente – ma inesorabilmente – l’egemonia del dollaro si sta incrinando, sia per le gaffe in politica estera di Washington, che per le troppe linee-rosse oltrepassate, sia per la fragilità economica, scrive il blog ZeroHedge.
Se nel primo giorno della visita di Vladimir Putin in Cina era apparso chiaramente quanto le due nazioni fossero vicine – la VTB, una delle più grandi Banche russe, ha infatti firmato un accordo con la Bank of China per regolare i pagamenti tra i due paesi nelle rispettive valute nazionali, senza dover più ricorrere ai Dollari USA – oggi è arrivata la firma del tanto atteso “Santo Graal energetico”, Un contratto trentennale per la fornitura di 38 miliardi di metri cubi all’anno. 
 L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua ha infatti confermato l’avvenuta firma tra la compagnia energetica russa Gazprom e la compagnia petrolifera pubblica National Petroleum Corporation (CNPC) che darà il via alle forniture di gas alla Cina  attraverso un nuovo gasdotto, “Power of Siberia”.
Con l’occidente che sta facendo tutto il possibile per alienare la Russia e spingerla nell’abbraccio della Cina, questo potrebbe essere solo l’inizio di un rapporto commerciale e politico sempre più stretto tra Mosca e Pechino, commenta ancora il blog americano.
Alexei Miller, presidente del consiglio di amministrazione di Gazprom ha rifiutato di dare informazioni sul prezzo concordato per il gas, definendolo un segreto commerciale. Indipendentemente dal prezzo finale, e a prescindere dal se la Cina abbia preso o meno il sopravvento nei negoziati, il risultato finale è lì ed è reale: a causa della sua politica estera disastrosa negli ultimi due mesi, Barack Obama ha spinto la Russia nelle mani della Cina, facendo sì che i due paesi concludessero un accordo che, dopo dieci anni di lavoro non era mai stato certo, fino alla crisi Ucraina.
Come commentava Pepe Escobar su ‘AsiaTimes‘ alla vigilia della visita di Putin a Shangai, parlando della possibile consacrazione di un nuovo Secolo Eurasiatico, “l’insopportabile miraggio di un’alleanza russo-cinese combinata ad un’ampia simbiosi di scambi e commerci per tutta la regione eurasiatica – a spese degli Stati Uniti – è uno spettro sta perseguitando Washington. Non c’è da stupirsi che l’ansia stia montando. L’alleanza è già un dato di fatto: attraverso la crescita del gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), presso l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il contrappeso asiatico alla NATO, all’interno del G20 e delle 120 nazioni del Movimento Non-Allineato. Gli scambi commerciali sono solo una parte dell’affare futuro. Sinergie nello sviluppo di nuove tecnologie militari si profilano all’orizzonte.
Escobar, sempre dalle colonne di Asia Times, invitava a tenere a mente il Pipelinestan, “tutti quegli oleodotti e gasdotti fondamentali che zigzagano per l’Eurasia e creano la vera spina dorsale per la vita della regione e definiva l’accordo Cina-Russia appena concluso “l’accordo definitivo del Pipelinestan. Un accordo del valore di un trilione e in via di definizione da una decina d’anni, che prevederà che la Gazprom, gigante russo dell’energia, fornirà a China National Petroleum Corporation 3,75 miliardi di piedi cubi di gas naturale al giorno per non meno di 30 anni, a cominciare dal 2018: l’equivalente di un quarto delle esportazioni russe di gas naturale verso l’Europa. La richiesta di gas naturale della Cina attualmente è di circa 16 miliardi di piedi cubi al giorno, il 31,6% dei quali viene importato”.
“La Gazprom, prosegue Escobar, “continuerebbe ad ottenere la maggior parte dei suoi profitti dall’Europa, ma l’Asia potrebbe diventare il suo Everest. L’azienda sfrutterebbe questo mega-accordo per spingere gli investimenti nella Siberia dell’Est e tutta la regione verrebbe strutturata come un distributore di gas privilegiato anche per Korea del Sud e Giappone. Se vi chiedete il perché nessuna nazione in Asia abbia dimostrato interesse nell’”isolare” la Russia nel mezzo della crisi Ucraina – a sprezzo dell’amministrazione Obama – guardate non oltre il Pipelinestan.” “Parlando di preoccupazione a Washington”, prosegue Escobar, “c’è poi da considerare il destino del petroldollaro, ovvero la possibilità “termonucleare” che Mosca e Pechino decidano che il pagamento dell’accordo Gazprom-CNPC avvenga in Yuan e non in petroldollari. È difficile immaginare una più forte scossa di terremoto, con il Pipelinestan che si interseca con una crescente partnership energetica russo-cinese; di pari passo con essa c’è la possibilità futura di una spinta, sempre per mano di Russia e Cina, verso una nuova valuta di riserva internazionale – attualmente un paniere di valute – che spodesti il dollaro (almeno nei sogni ottimistici dei BRICS).”
“Nessun “pivoting” dell’amministrazione Obama verso l’Asia per contenere la Cina (e minacciarla con il controllo della marina statunitense alle vie marittime su cui si trasporta energia ) la farà desistere  dalla sua strategia ispirata a Deng Xiaoping, autodefinita “sviluppo pacifico”, verso l’essere una centrale globale di commercio. Neppure l’avanzamento delle truppe statunitensi e della NATO nell’Europa dell’Est o altre dimostrazioni di guerra fredda distoglieranno Mosca dal cercare equilibrio: assicurarsi che la propria sfera di influenza in Ucraina si mantenga forte senza compromettere i legami commerciali e politici con l’UE – soprattutto con un partner strategico come la Germania. Questo è il santo graal della Russia: una zona commerciale franca da Lisbona a Vladivostock, che (non a caso) è lo specchio del sogno cinese di una nuova via della seta verso la Germania.”

A Detroit la crisi si combatte piantando alberi

Scritto da: Germana Carillo
Fonte: http://www.greenme.it/informarsi/citta/13343-detroit-piantare-alberi

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Da città delle auto a città degli alberi: Detroit, dopo la batosta della crisi e della bancarotta, prova a rialzarsi. E lo fa piantando nuovi arbusti. L’idea è questa: trasformare i terreni ormai abbandonati di quella un tempo era la quarta città più grande d’America in veri giardini urbani. 

L’ex capitale dell’industria automobilistica a stelle e strisce, la Motor City degli anni d’oro, ha visto una riduzione della sua popolazione da circa 1,8 milioni, picco maggiore nel 1950, agli 813mila attuali con il risultato che 40 miglia quadrate di proprietà non abitate, un’area delle dimensioni dell’intera città di San Francisco, si susseguono ininterrottamente in quella che è ormai una nuova configurazione urbana.

Ed è così che, sabato scorso, un esercito di più di 1000 volontari ha piantato ben 15mila nuovi alberi su una superficie pari a 20 ettari di terreno, nella parte est della città, in uno dei quartieri più in difficoltà della città in fallimento. Alberelli di acero e di quercia sono stati così interrati qua e là, con l’idea più sostenibile che mai che la silvicoltura, insieme con l’agricoltura, possano far riprendere una città rovinosamente caduta nel vortice della crisi economica.

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COM’E’ NATA L’IDEAJohn Hantz, un imprenditore di servizi finanziari e fondatore dell’Hantz Group, ha acquistato l’anno scorso 1.500 lotti della città, con l’obiettivo di ripulire e migliorare il volto di una delle zone più degradate di Detroit. Ottenuto il permesso, il suo progetto – denominato “Woodlands” – prevede la bonifica di altri 140 ettari di terra e l’abbattimento di 50 case abbandonate.

Vivo qui da 20 anni e ho speso un sacco del mio tempo in attesa che qualcuno facesse qualcosa“, ha detto Hantz -. Mi sono poi reso conto che dovevo smettere di lamentarmi come tutti gli altri e fare effettivamente qualcosa in prima persona“.

Il progetto Hantz Woodlands è in linea con le raccomandazioni contenute nel piano Detroit Future City, che guarda anche alla creazione di posti di lavoro e di ulteriore spazio verde, al trasporto , alla crescita e a opportunità di investimento sostenibile.

Un obiettivo, quello di John Hantz, che non può essere condiviso da quanti hanno a cuore il futuro della propria città e, soprattutto, delle generazioni future. “Ci vorranno probabilmente 20 anni perché gli alberi giungano a completa maturazione. E se non sarò io a vedere questi alberi cresciuti, lo sarà sicuramente mia figlia“, conclude l’imprenditore.

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Nonostante sia disastrata, la città di Detroit non è nuova a questo genere di iniziative. Qui è cresciuta sempre più la mania del giardinaggio e oltre 33mila lotti vuoti si sono trasformati in spazi verdi che producono cibo e occupazione.

Si tratta soprattutto del lavoro del The Greening of Detroit, un’organizzazione che fornisce risorse per la comunità di agricoltori. “Quando abbiamo iniziato nel 2003 – spiega Ashley Aatkinson, direttore dell’organizzazione – sostenevamo 80 giardinieri. Ma nel 2011 il loro numero era salito a 1.350“.

Insomma, c’è sempre da imparare da chi davvero ama la Terra sulla quale vive e la città che ogni giorno lo ospita. Che bello sarebbe se qui in Italia non ti prendessero per pazzo se nel tuo quartiere proponessi di piantare un albero. Magari fuori alla scuola di tuo figlio.

FOTO: detroitnews.com

Arriva la stagione delle grigliate e del barbecue in giardino: rischio Campylobacter 190 mila casi l’anno in Europa

Fonte: http://www.thestar.co.uk
Traduzione: http://www.ilfattoalimentare.it/

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Con l’estate arriva la stagione del barbecue, una tradizione che può essere a rischio d’intossicazione. Come riferisce il britannico The Star, nella città inglese di Doncaster, con i suoi quasi 70.000 abitanti, negli ultimi tre anni sono stati registrati 1.479 casi d’intossicazione causata dal batterio Campylobacter. Nei dodici mesi tra aprile 2013 e marzo 2014, sono stati segnalati 475 casi.

 

Il Campylobacter è un batterio che si trasmette direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo e può provocare la campilobatteriosi, una malattia che causa nausea, febbre, crampi allo stomaco e diarrea. La raccomandazione delle autorità sanitarie è di cuocere bene la carne e le salsicce e di tagliarle prima di toglierle dal fuoco, per essere sicuri che nessuna parte sia rosa. Ancora meglio per la salute, cucinare la carne nel forno e poi finire la cottura sul barbecue per insaporirla.

 

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Secondo i dati dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, nell’Ue si segnalano circa 190.000 casi l’anno, ma il numero effettivo è stimato in nove milioni. La carne di pollame cruda è spesso contaminata da Campylobacter, perché il batterio può vivere anche nell’intestino di esemplari sani. La presenza del batterio si riscontra anche in suini e bovini. La principale fonte d’infezione è il consumo di carne di pollo poco cotta o di prodotti alimentari pronti per l’uso che sono stati in contatto con carne di pollo cruda. Secondo la britannica Standard Food Agency, che ha commissionato una ricerca per analizzare le cause dell’aumento di campilobatteriosi a livello nazionale, il Campylobacter è responsabile di 110 decessi l’anno nel solo Regno Unito, per la maggior parte provocati dalla carne di pollo.

 

Beniamino Bonardi

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Foto: Thinkstockphotos.it

Come ristrutturare la casa per ridurre i consumi energetici

Scritto da: Daniele Grattieri
Fonte: http://www.soloecologia.it/14052014/ristrutturare-la-casa-ridurre-consumi-energetici/7028

 

ristrutturare-casaQuando si parla di inquinamento delle nostre città e del nostro paese tutti pensano immediatamente alle automobili e alle fabbriche come maggiori agenti inquinanti, e, probabilmente, molti si stupiranno nel sentire che gli edifici e le abitazioni sono tra i maggori responsabili delle emissioni di gas nocivi ed inquinanti. Gli edifici ed i loro consumi energetici sono infatti i responsabili del 40% dell’inquinamento delle nostre città. Troppo spesso inefficienti energicamente e con una classe energetica bassa, questi sono dei veri e propri energivori e hanno un impatto enorme sulle emissioni di CO2.

È dunque massimamente importante ridurre i consumi all’interno delle nostre abitazioni e scegliere qualora si stia affrontando l’acquisto di un immobile, una casa a basso consumo, tenendo sempre conto della certificazione energetica dell’edificio.

È inoltre possibile usufruire di agevolazioni fiscali per il risparmio energetico, che permettono di scaricare dall’imposta Irpef più della metà delle spese effettuate per una ristrutturazione edilizia che prevede il miglioramento dell’efficienza energetica dell’immobile.

Se state  pensando di ristrutturare casa è quindi utile conoscere quali sono gli interventi che permettono di ridurre i consumi della propria abitazione e di usufruire di queste agevolazioni. Oltre ad aiutare l’ambiente e ridurre l’inquinamento e le emissioni nocive i costi saranno ammortizzati in pochi anni attraverso risparmi ingenti sulle bollette.

Iniziamo col dire che per migliorare l’efficienza energetica di un edificio è indispensabile ridurre la dispersione termica. Ad esempio dotandosi di un sistema in grado di isolare l’abitazione termicamente si potranno risparmiare dal 20 al 30% di energia.

Sarà quindi necessario isolare l’involucro esterno dell’edificio e sfruttare le caratteristiche passive dell’involucro stesso come la forma, l’orientamento, la ventilazione naturale o le schermature solari.

Vi sono numerose possibilità per isolare termicamente o coibentare un edificio: si può applicare uno strato di materiale isolante sulle pareti interne dell’edificio, oppure si può creare un’intercapedine muraria nella quale vengono posti materiali isolanti, o ancora si può creare un isolamento “a cappotto” applicando un rivestimento alle pareti esterne della casa, o infine intervenendo sul tetto.

Il tetto è infatti tra i maggiori responsabili delle dispersioni termiche delle nostre abitazioni poiché il calore tende a salire verso l’alto. Per ovviare  a questi problemi si può operare attraverso materiali isolanti o realizzando un tetto ventilato con la creazione di un’intercapedine tra tegole e strato isolante sottostante. Inoltre sono sempre più diffusi sistemi di copertura alternativi come pannelli in lamiera metallica già coibentati che garantiscono una maggiore tenuta.

Sarà inoltre necessario sostituire gli infissi con alcuni a doppio o triplo vetro o con infissi a taglio termico per conservare in maniera ottimale la temperatura all’interno dell’ambiente.

Molto utile in questo senso è anche l’applicazione alle finestre di guarnizioni in gomma che possano agire da paraspifferi.

Installando pannelli riflettenti ed isolanti dietro i termosifoni sarà invece possibile rinviare verso l’interno il calore che questi dispositivi creano senza che questo si disperda nella parete.

Ovviamente se l’impianto di riscaldamento è collegato a pannelli solari termici si potrà ottenere in questo modo energia termica da una fonte rinnovabile e pulita, quindi non inquinanti. È comunque sempre preferibile propendere per caldaie a condensazione che riescono ad avere ottime prestazioni.

Pagliacci assassini, vi raccontano che il cattivo è Putin

Fonte: http://www.libreidee.org/2014/05/pagliacci-assassini-vi-raccontano-che-il-cattivo-e-putin/

La prima notizia è che Barack Obama scorrazza impunemente per l’Europa, senza doversela vedere con manifestazioni di protesta. Obama stringe mani di “alleati” belanti, nonostante quello che i suoi tagliagole hanno appena combinato a Kiev, a Odessa, nell’Est dell’Ucraina. L’altra notizia è che questo spettacolo non piace all’opinione pubblica europea: un sorprendende sondaggio dell’“Independent” rivela che il 90% degli inglesi stima Putin, il quale sta agendo in modo legittimo secondo l’ex cancelliere tedesco Schmidt. Lo pensano anche milioni di cittadini tedeschi: la Russia, minacciata dal golpe organizzato dagli Usa a Kiev, si è dovuta muovere tempestivamente per salvare la sua unica base navale in acque calde, sul Mar Nero, in Crimea, peraltro decisiva – meno di un anno fa – per organizzare la protezione della Siria e scongiurare l’attacco della Nato. Ma, anche in Germania, i media non stanno dalla parte dei cittadini: quelli che si attengono semplicemente ai fatti, dice Diana Johnstone, vengono definiti “Putinversteher”, cioè “persone che capiscono Putin”, individui stravaganti.

«Non siamo tenuti a capire, noi dobbiamo odiare: i media esistono per questo motivo», dice la Johnstone, autrice del libro-denuncia sulla “crociata Diana Johnstonedei dementi” (“Fools’ Crusade: Yugoslavia, Nato, and Western Delusions”). Mentre l’Occidente si rifiuta ostinatamente di “capire” Putin, annota la saggista in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”, il capo del Cremlino sembra comprendere benissimo che lui e la sua nazione «vengono sistematicamente attirati con l’inganno in una trappola mortale da un nemico che eccelle nell’arte contemporanea della “comunicazione”». In una situazione di guerra, «la comunicazione della Nato dimostra che non è importante chi fa cosa: l’unica cosa che conta è chi racconta la storia». E i media occidentali stanno recitando un copione prestabilito: Putin è il nuovo Hitler pronto all’invasione. A Odessa, dove i neonazisti anti-russi hanno organizzato un massacro raccapricciante, «i media occidentali non hanno notato atrocità, non hanno sentito di alcuna violenza, non hanno riferito di crimine alcuno. Hanno solamente condannato una “tragedia” che era appena accaduta in un qualche modo imprecisato».

Odessa, aggiunge la Johnstone, è la dimostrazione che, qualunque cosa accada, la classe politica della Nato – militari, leader politici e media – punta sulla “sua” storia e si attene ad essa: «I nazionalisti che hanno preso il potere a Kiev sono i “buoni”, mentre le persone che vengono assaltate a Odessa e nell’est dell’Ucraina sono “filo-russi” e, di conseguenza, i “cattivi”». E dire che non ci va molto a “capire” Putin, a patto che si sappia distinguere tra verità e palesi menzogne. Come quelle che racconta il ministro degli esteri inglese William Hague, secondo cui la Russia sta «cercando di orchestrare conflitti e provocazioni» nel sud e nell’est dell’Ucraina, come se Putin fosse improvvisamente impazzito, felice di avere una guerra civile sulla porta di casa e, di conseguenza, i missili della Nato piazzati a 400 chilometri da Mosca. «Putin può solo desiderare di trovare una soluzione pacifica al caos ucraino», scrive la Johnstone, perché sa che il golpe di Kiev è stato una Neonazisti a capo della rivolta anti-russa in Ucrainatrappola ispirata da strateghi americani come Zbigniew Brzezinski, il cui sogno è la caduta di Putin e il potenziale smembramento della Russia.

Per questo, Putin ha aperto un nuovo canale diplomatico con lo svizzero Didier Burkhalter, presidente dell’Ocse, e ha appena allontanato l’esercito russo dal confine ucraino, temendo una provocazione “false flag”, un falso sconfinamento organizzato tra Washington e Kiev per poi attribuirne a Mosca la responsabilità. Il ritiro delle truppe ha spaventato i russofoni, che temono di essere abbandonati dal Cremlino sotto la pressione dell’Occidente, ma Putin si è anche speso con energia perché fossero evitati i referendum dell’est dell’Ucraina. Molto serio, peraltro, l’allarme sulla possibile violazione dei confini: i russi hanno appreso che l’Sbu, il servizio segreto ucraino, aveva segretamente inviato 200 uniformi russe e i documenti (falsi) di 70 ufficiali russi a Donetsk, una delle capitali della protesta, per mettere in scena un falso attacco contro le pattuglie di frontiera ucraine. Il piano, sostiene l’agenzia di stampa russa “Ria Nòvosti”, sarebbe stato quello di «simulare un attacco contro truppe di frontiera ucraine e filmarlo per i media». Al che, «una dozzina di combattenti dall’ultra-destra nazionalista avrebbero dovuto attraversare il confine e rapire un soldato russo, al fine di presentarlo come “prova” dell’incursione militare russa. L’operazione era prevista per l’8 o il 9 maggio».

Spostando le truppe russe più lontano dal confine, aggiunge la Johnstone, Putin potrebbe sperare di rendere l’operazione “false flag” meno plausibile, e magari scongiurarla. Ma non c’è da stare tranquilli, perché «l’intera operazione ucraina, almeno in parte diretta da Victoria Nuland del Dipartimento di Stato Usa, è stata caratterizzata da operazioni “false flag”, tra cui quelle maggiormente note tramite i cecchini che hanno improvvisamente propagato i massacri e il terrore in piazza Maidan a Kiev, distruggendo di fatto l’accordo di transizione sponsorizzato a livello internazionale. I ribelli “filo-occidentali” hanno accusato il presidente Yanukovich di aver inviato gli assassini, e costretto il resto del Parlamento a dare il potere di governo al protetto della signora Nuland, Arseniy Yatsenyuk. Tuttavia, sono uscite fuori un gran numero di prove a dimostrare che i misteriosi cecchini erano mercenari filo-occidentali: prove fotografiche, seguite dalla dichiarazione telefonica di conferma del ministro degli esteri dell’Estonia, e infine dal canale televisivo tedesco “Ard”, il cui documentario del programma Il ministro estone Urmas Paet al telefono con la Ahston: a Maidan, cecchini mercenari per incolpare Yanukovich“Monitor” ha concluso che i cecchini provenivano dai gruppi di estrema destra anti-russi coinvolti nella rivolta di Maidan».

Tutte le prove conosciute portano a un un’operazione “false flag” da parte dei fascisti inquadrati dagli americani a addestrati in Polonia, eppure i media e i politici occidentali continuano ad addossare tutte le colpe alla Russia. «Qualunque cosa faccia, Putin deve  rendersi conto che sarà volutamente “frainteso” e rappresentato in maniera distorta». La verità, conclude Diana Johnstone, è che «sopra le teste del popolo americano, dei tedeschi, dei francesi e degli  altri europei, un accordo privato per rianimare la guerra fredda è certamente stato raggiunto tra gli “oligarchi” occidentali, al fine di garantire all’Occidente un “nemico” abbastanza serio da salvare il complesso militare-industriale e unire la comunità transatlantica contro il resto del mondo». Naturalmente, gli oligarchi non stanno con le mani in mano neppure sul fronte degli affari: Hunter Biden, figlio del vicepresidente americano Joe Biden, ha appena avuto in dono il business del gas ucraino. Se non altro, settori sempre più vasti dell’opinione pubblica “vedono” quello che i media negano: è l’America che cerca di trascinare in guerra la Russia, perché ha interesse a destabilizzare l’Est Europa in vista dello scontro strategico con la Cina. E se il mondo non precipiterà nella catastrofe, almeno per ora, dovrà ringraziare innanzitutto Putin.

Maria Gaetana Agnesi, donna e matematica nel Settecento

Fonte: http://www.ilpost.it/2014/05/16/maria-gaetana-agnesi/

maria_gaetana_agnesiMaria Gaetana Agnesi fu una importante matematica italiana del Settecento, apprezzata e conosciuta in tutta Europa per avere messo ordine tra i trattati e le ricerche sul calcolo infinitesimale, la base dell’analisi matematica con applicazioni nella fisica e in numerosi altri ambiti scientifici. Ma la sua biografia fu molto particolare: grande studiosa fino da giovanissima, la sua cultura e preparazione divennero note già quando aveva vent’anni e pubblicò il suo testo di analisi più importante quando ne aveva trenta, nel 1748. Ma pochi anni dopo Agnesi abbandonò quasi completamente gli studi, dedicando il resto della propria vita alle opere di beneficenza.

La famiglia Agnesi aveva guadagnato ricchezze nell’industria della seta si era fatta conoscere a Milano, dove Maria Agnesi era nata il 16 maggio del 1718, essendo la prima di ventuno figli di suo padre (ventitré secondo altre versioni: la ricostruzione storica sulla famiglia e su Maria Agnesi ha delle incertezze). Fino da piccola Agnesi mostrò di cavarsela molto bene con le lingue straniere, cosa che convinse il ricco padre a investire sulla sua istruzione. Si racconta che a nemmeno vent’anni Maria Agnesi sapesse parlare sei lingue oltre all’italiano. In seguito il padre incoraggiò la figlia a occuparsi di altre materie, prediligendo soprattutto filosofia e matematica. Esponeva i suoi studi e le sue tesi nei frequenti ricevimenti che organizzava la famiglia per mantenere i propri contatti con gli ambienti intellettuali milanesi e di altri paesi europei.

Dopo avere rinunciato a prendere i voti per potere restare ad accudire in casa il padre, che si racconta si sia opposto a quella scelta, a partire dagli anni Quaranta del Settecento, Maria Gaetana Agnesi si dedicò con costanza allo studio dell’algebra e della geometria, analizzando i trattati dei più importanti matematici europei dell’epoca. Il risultato delle sue ricerche, aiutate da studiosi e ricercatori, fu “Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventù”, un trattato pubblicato in italiano nel 1748 e successivamente in francese e inglese che ottenne un notevole successo in Europa. Agnesi lo aveva scritto con l’obiettivo di mettere insieme in un unico testo le scoperte e le osservazioni fatte fino ad allora sul calcolo infinitesimale e sparse in trattati di più autori. Nella prefazione spiegava di volere dare una visione d’insieme perché “certamente un Principiante” non avrebbe potuto “ridurre a metodo le materie, quando anche egli fosse di tutti i libri fornito”.

I due tomi delle “Istituzioni Analitiche” partivano da una chiara esposizione delle basi dell’algebra, passando poi alle equazioni algebriche, alla geometria analitica e al calcolo differenziale e integrale. Maria Gaetana Agnesi spiegava concetti e osservazioni con un linguaggio asciutto, preciso e molto chiaro: furono queste caratteristiche a fare apprezzare il testo a esperti e critici, che ne fecero valutazioni molto positive.

Maria Gaetana Agnesi descrisse nelle “Istituzioni Analitiche” un tipo di curva che chiamò “versiera”, nome che viene utilizzato ancora oggi per definirla. Si tratta di una curva a forma di campana, che può essere ottenuta seguendo alcuni semplici procedimenti geometrici, mentre in analisi matematica può essere indicata ed espressa con una funzione cubica. Agnesi non fu la prima a occuparsi della versiera, che in modi diversi era già stata studiata da Pierre de Fermat nella seconda metà del Seicento e da Guido Grandi nei primi del Settecento, che l’aveva chiamata versoria, facendone derivare il nome dal termine latino usato per indicare la corda che tiene un’estremità della vela sulle navi. A causa di un errore di traduzione, quando le “Istituzioni Analitiche” furono pubblicate in inglese la curva assunse il nome “witch of Agnesi”, cioè “la strega di Agnesi”. Il traduttore aveva confuso il termine versiera con la parola avversiera, che indica un’”avversaria di Dio” e quindi per estensione una strega. Nel mondo anglosassone e in diversi altri paesi come Messico e Spagna, la curva è nota ancora oggi come “la strega di Agnesi”.

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Alla morte del padre nel marzo del 1752, Maria Gaetana Agnesi mise quasi completamente da parte i suoi studi per dedicarsi a opere di beneficenza (era stata la seconda donna della storia a cui fu affidato un insegnamento universitario, a Bologna, ma non lo esercitò), seguendo quell’inclinazione che da giovane l’aveva spinta a pensare di diventare monaca. Trasformò la casa di famiglia in un ospizio, ma fu costretta a lasciarla quando alcuni fratelli le fecero causa per ottenere le loro parti di proprietà. Per raccogliere qualche soldo, Agnesi vendette i preziosi gioielli che aveva ricevuto in dono dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria quando le aveva dedicato anni prima le “Istituzioni Analitiche”. Con il denaro ottenuto mise in piedi un nuovo ospizio dedicato alla cura delle persone con problemi mentali. Nel 1771 fu chiamata a occuparsi di alcune sezioni dell’appena costituito Pio Albergo Trivulzio, sempre a Milano (attivo tutt’oggi), per il quale continuò a lavorare fino al 9 gennaio 1799, quando morì a 80 anni.

Trenta principesse prigioniere in fondo al mare

Scritto da: Enea Rotella
Fonte: http://www.byoblu.com

480x270xNaviDeiVeleni.jpg.pagespeed.ic.kAYHlrlR-AIn un’intervista rilasciata nel 2009 a Riccardo Bocca,per l’Espresso, il pentito Francesco Fonti, in merito all’affondamento delle “navi a perdere” che giacciono lungo le coste calabresi piene di rifiuti tossici, non usa mezzi termini: il suo mestiere era affondare navi per conto delle multinazionali, della ‘ndrangheta, dei servizi segreti italiani e con il coinvolgimento di politici come Ciriaco De Mita, Gianni De Michelis e Bettino Craxi. Le affondava con la dinamite: oltre 30 navi che dormono lungo le coste Calabresi.

Poi c’erano i barili tossici, sepolti nell’entroterra.

Quando Bocca domanda se vi siano dei punti di contatto tra la vicenda dei rifiuti tossici e la morte della giornalista Ilaria Alpi, Fonti si fa molto evasivo, limitandosi a replicare che a suo tempo la Somalia veniva definita dallo stesso De Michelis (per voce di Craxi) come “pattumiera dove portare questi rifiuti” (leggi: “I pirati somali“). Il comandante Natale De Grazia, collaboratore attivo con il reparto investigativo della procura di Reggio Calabria, morirà in circostanze misteriose il 13 dicembre 1995.

Oggi quelle navi fantasma giacciono ancora sotto al mare, come sprofondate in un sonno apatico. Un po’ come lo Stato Italiano, dormienti, nell’attesa del bacio di un principe azzurro onesto e coraggioso che possa far luce su quello che è certamente l’ennesimo mistero nazionale. Quanto ancora dovranno dormire, queste trenta principesse prigioniere dell’incantesimo di una strega malvagia, regina del regno del male, prima che qualcuno le desti dal loro lungo sonno, liberando il mare dal loro pericoloso carico di morte?

Oggi quelle navi fantasma giacciono ancora sotto al mare, come sprofondate in un sonno apatico. Un po’ come lo Stato Italiano, dormienti, nell’attesa del bacio di un principe azzurro onesto e coraggioso che possa far luce su quello che è certamente l’ennesimo mistero nazionale.

 Quanto ancora dovranno dormire, queste trenta principesse prigioniere dell’incantesimo di una strega malvagia, regina del regno del male, prima che qualcuno le desti dal loro lungo sonno, liberando il mare dal loro pericoloso carico di morte?

Manuel Noriega

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2154&biografia=Manuel+Noriega

Manuel_Noriega Manuel Antonio Noriega nasce a Panama il giorno 11 febbraio 1938. Dopo il liceo si laurea in ingegneria all’Accademia militare, segue corsi di antiguerriglia, antinarcotici, guerra psicologica e sopravvivenza nelle accademie degli Stati Uniti.

 Nel 1969 rientra a Panama dove diventa capo dei servizi segreti, favorendo il golpe del generale Torrijo. Al vertice della carriera militare, nel 1983, viene nominato capo delle forze armate e nel 1984 depone il presidente della Repubblica Riccardo de la Espriella, sostituendolo con Nicolas Ardito Barletta.

Nel 1987 Manuel Noriega viene accusato dal colonnello Diaz Herrera di traffico di cocaina, brogli elettorali, riciclaggio di denaro sporco e dell’omicidio del guerrigliero Hugo Spatafora.

In concomitanza con le prime sollevazioni popolari, gli Stati Uniti applicano le sanzioni economiche e la Corte Federale della Florida apre un’inchiesta per chiarire il ruolo di Noriega nel narcotraffico internazionale.

Nel 1988 viene destituito da capo delle forze armate dal presidente panamense Arturo Delvalle, Noriega a sua volta destituisce Delvalle nominando al suo posto Manuel Solis Palma.

A marzo dello stesso un golpe mirato a rovesciare Noriega va a vuoto, intanto le sanzioni USA si inaspriscono, arrivando a sospendere la quota d’affitto del canale di Panama.

Il 7 maggio 1989 Noriega annulla le elezioni presidenziali e nomina presidente provvisorio Francisco Rodriquez. Il 3 ottobre 1989 un secondo golpe fallisce e il 20 dicembre le truppe americane invadono Panama. Noriega si rifugia nella nunziatura apostolica della capitale e chiede asilo politico: il 3 gennaio 1990 si consegna alle autorità.

Estradato negli Stati Uniti subisce un processo con dieci capi d’accusa, tra cui omicidio, traffico di stupefacenti, truffa aggravata e associazione a delinquere. Il 13 luglio 1992 viene condannato a 40 anni di carcere.

Trovato colpevole di omicidio in contumacia nel 1995, nel 1999 il governo panamense cerca di ottenere l’estradizione di Noriega perché affronti i capi di accusa a Panama.

Alla fine di agosto 2007, pochi giorni prima della scarcerazione, respingendo la richiesta degli avvocati di Noriega per permettergli il ritorno a Panama, il giudice americano William Turnoff concede il via libera all’estradizione in Francia dell’ex dittatore: Noriega deve infatti scontare un’ulteriore condanna del tribunale francese.

Senzatetto americani deportati in rifugi nelle periferie delle città. La denuncia di Anonymous

Fonte: lantidiplomatico.it
http://www.sapereeundovere.itLa guerra aperta di 50 città Usa contro i senzatetto
Negli ultimi due anni sono salite a 50 le città Usa che hanno dichiarato guerra ai senzatetto e nelle quali è vietato aiutare coloro che vivono per strada.

Uno degli ultimi esempi è la città di Columbia, capitale  dello Stato della Carolina del Sud, dove il 13 agosto del 2013 i membri del consiglio comunale hanno votato all’unanimità che i senzatetto non potevano più indugiare, dormire o mangiare nelle vie del centro. La loro scelta? Con 18,5 milioni di case disabitate negli Usa e 3,5 milioni di senzatetto essere arrestati o essere trasferiti nei rifugi messi loro a disposizione nelle periferie delle città, in modo da toglierli dalla strada  perchè non sono un bel vedere.  

La guerra aperta contro i senzatetto si completa di un report dal titolo Emergency Homeless Response (Risposta all’emergenza dei senzatetto) che contiene informazioni sul come trasportare i senzatetto in ricoveri già attivi, un numero di telefono per i cittadini al fine di segnalare “persone bisognose”, “un ufficiale per controllare il traffico dei pedoni”, pattuglie di agenti a piedi per la città per tenere fuori i senzatetto.

Ma cosa succederebbe se qualcuno in queste città sembrasse un senzatetto? Se la gente si sedesse e mangiasse per strada verrebbe molestata e interrogata sul proprio stato di vita ?

Ad ogni modo, una città che ammassa i senzatetto in questi rifugi che sono essenzialmente campi di concentramento senza permesso di uscita, con furgoni pieni di gente diretti verso questi posti, con la polizia che pattuglia le vie alla ricerca di queste persone e che interrogano i residenti sul proprio stato di vita potrebbe finirebbe comunque per non essere abbastanza attraente né per i turisti né per gli stessi residenti.