Voci da Gaza

Scritto da: Giovanni Fez
Fonte: http://www.ilcambiamento.it/

voci_da_gazaNihaia, Omar, Nadeen, Yousef, Amal e tanti altri sono le voci da Gaza; le voci, le storie, i volti, il terrore, le lacrime di chi vive nella Striscia di Gaza, sotto i bombardamenti israeliani. Come in tutte le guerre di questo mondo, i morti e i feriti non sono mai solo numeri; sono sempre esseri umani.

Oltre cento morti in pochi giorni, centinaia di case distrutte e centinaia di feriti: è il bilancio dei bombardamenti israeliani sulla striscia di Gaza, un bilancio che si aggiunge alla lunghissima lista che elenca i luoghi (tanti, troppi) dove ogni giorno le persone si svegliano al suono degli spari e delle esplosioni. I media internazionali hanno aggiornato quotidianamente il bollettino tragico delle vittime e dei bersagli colpiti, hanno dato spazio a recriminazioni, accuse, polemiche, tensioni. Noi vogliamo farvi sentire le voci di Gaza, coloro che, al di là delle recriminazioni e delle polemiche, ringraziano Dio di essere ancora vivi.

“Voices of Gaza” ci permette di conoscere ciò che è necessario conoscere, quando si parla o si sente parlare di guerra: la sofferenza e la morte. Perché di questo si tratta per le popolazioni, di sofferenza e di morte, di qualsiasi colore sia la pelle o qualsiasi credo si professi. Nadeen ha 12 anni e dice: “Non riesco a immaginarmi senza una casa e una famiglia. Una casa dove custodisco i miei ricordi, una famiglia che mi vuole bene e che mi tranquillizza quando sono spaventata. Non riesco a immaginarmi senza la mia nuova stanza – come sono stata felice quando l’ho vista finita! – senza i vestiti che mia mamma sceglie per me, senza l’orsacchiotto che mi ha regalato mio fratello. Possono essere piccole cose, ma per me sono tutto. Quando mi sono svegliata sotto le bombe con il terrore che i vetri delle finestre mi rovinassero addosso, i mie familiari sono accorsi subito e mi hanno calmata, dicendomi di essere forte, perché Dio è sempre con noi. Ringrazio veramente Dio per tutto, lo ringrazio per la mia famiglia, la mia casa, la mia vita. E lo ringrazio – dice malgrado tutto Nadeen – per avermi fatta nascere in Palestina, la terra santa, la terra dei profeti”.

Yousef ha solo 9 anni e sta già vivendo la sua terza guerra.  Abita a Beit Lahia con la famiglia. “I bambini dovrebbero essere felici e giocare – dice – fate smettere la guerra”. Amal ha 3 anni e ha sentito infrangersi le finestre della sua casa sotto le bombe, la sua famiglia è fuggita. Solafa è incinta di sette mesi, ha un altro bimbo di 3 anni e mezzo ed è esasperata e terrorizzata dai bombardamenti, non sa più che fare.  E la lista è ancora lunghissima, storie che possiamo scegliere di ignorare o che possiamo fare nostre, come quelle delle vittime di tutte le guerre. Gino Strada ha scelto la seconda via. “Io non sono pacifista – ha detto – io sono contro la guerra”. Anche noi scegliamo questa via, contro la guerra, tutte le guerre.

20 Luglio 1944: l’attentato che «doveva» riuscire

Scxritto da: Marco Innocenti
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/

FCC-F-023227-0000Estate 1944. In un’Europa insanguinata da cinque anni di guerra il nazismo è vicino al collasso. A est l’Armata rossa avanza come un rullo compressore, disintegrando le difese tedesche e avvicinandosi ai confini del Reich. A ovest gli Alleati hanno conquistato la Francia mentre sul fronte italiano la Wehrmacht si ritira combattendo verso nord. La guerra è persa, è solo questione di tempo. Solo un uomo è ancora convinto della vittoria finale, Adolf Hitler, il “caporale boemo”, come lo chiamano gli ufficiali aristocratici che si stanno organizzando per eliminarlo.

Claus von Stauffenberg
L’uomo chiave della congiura è il giovane tenente colonnello, conte Claus von Stauffenberg, 37 anni, eroe di guerra, pluridecorato, brillante ufficiale di Stato maggiore: un uomo colto, raffinato, amante della poesia e della musica, fervente cattolico, idealista, poliglotta, ostile alla mentalità conservatrice degli alti gradi dell’esercito. Ha combattuto in Polonia, in Francia, sul fronte russo, in Tunisia: ha perso l’occhio sinistro e la mano destra. L’opposizione a Hitler è nata alla vista delle atrocità commesse dai nazisti. Il disgusto è diventato ribellione, e la ribellione cospirazione. La coscienza ha il sopravvento sull’obbedienza. Nel settembre del ’43 entra nel complotto che altri ufficiali stanno portando avanti da tempo, per una “questione di onore” ma senza fortuna. Alla moglie Nina, madre dei loro quattro figli, dice: “Sento di dover fare qualcosa per salvare la Germania”. Non sopporta la vergogna di sentirsi tedesco. E’ un uomo alto, eretto, l’occhio sinistro coperto da una benda nera, una figura piena di fascino e di fierezza. Assume la leadership della congiura, da uomo pronto ad arrivare al limite. E il limite è l’uccisione del Fuehrer.

La bomba
Rastenburg, 20 luglio 1944. Quartier generale di Hitler, detto la “Tana del lupo”. E’ una giornata calda e serena d’estate, il giorno scelto per colpire il tiranno. La conferenza di Hitler, nella sala riunioni, inizia alle 12,30. Stauffenberg rompe la capsula del detonatore, entra nella sala, colloca la borsa con la bomba il più vicino possibile a Hitler, esce dalla stanza: il tutto con la massima calma. Ha commesso un errore, però: non è riuscito a innescare la seconda carica di esplosivo. Come non può immaginare che un colonnello sposti la borsa un po’ più in là, accanto al massiccio zoccolo del tavolo di quercia, perché non intralci il Fuehrer, salvandogli così la vita. Alle 12,42 la stanza viene squassata da una spaventosa deflagrazione. Una fiammata e una nera nube di fumo si alzano dall’edificio. Stauffenberg riesce ad allontanarsi con la (falsa) certezza che il colpo sia riuscito e il Fuehrer eliminato. Non è così e l’Operazione Valchiria, il colpo di stato per neutralizzare i gerarchi nazisti, è destinato al fallimento. Mal condotto, poco tempestivo, incapace di isolare Berlino, “salta” quando la voce di Hitler sopravvissuto cancella ogni residua speranza.

La vendetta
Il complotto è soffocato in un bagno di sangue. Stauffenberg e alcuni congiurati sono fucilati la sera stessa, alla luce dei fari dei camion. Altri sono catturati. La vendetta di Hitler è feroce. Molti uomini che incarnano il meglio della Germania sono condannati a morte e impiccati a ganci di macellaio. “Dobbiamo essere crudeli – aveva detto Hitler anni prima – Dobbiamo compiere efferatezze senza rimorsi di coscienza”. “Chi agirà – aveva confessato Stauffenberg prima di quel 20 luglio fatale – entrerà nella storia tedesca col marchio del traditore. Se invece rinuncerà ad agire, sarà un traditore davanti alla propria coscienza”. Ora, la strada dove Stauffenberg quella sera gridò “Viva la Sacra Germania” mentre il plotone d’esecuzione faceva fuoco, si chiama Stauffenbergstrasse. Un monumento ricorda un uomo coraggioso che morì per una Germania diversa.

Lutto

OGGI LA REDAZIONE DELLA” PATATINA FRITTA” HA DECISO DI NON PUBBLICARE NESSUN ARTICOLO IN SEGNO DI LUTTO NEI CONFRONTI DELLE VITTIME INNOCENTI DELL’AEREO MH 17 DELLA MALAYSIA AIRLINES…..

Tra Snowden e Morales: chi è più fedele agli Usa

Scritto da: Laura Canali
Fonte:http://temi.repubblica.it/limes/

tra_snowden_morales_500Le rivelazioni di Edward Snowden hanno dato vita a una tempesta diplomatica – ribattezzata “Nsagate” – ben più grave di quella causata da Wikileaks.

“Ne scaturisce una crisi domestica, con l’opinione pubblica americana irritata dalle intrusioni a man salva nelle più intime sfere della privatezza.

E un gran polverone internazionale, quando le «alleate e amiche» Angela Merkel e Dilma Rousseff scoprono di avere i cellulari sotto controllo, si esibiscono offese e costringono l’imbarazzato Obama a promettere di non farlo più (niente paura, continuerà a farlo). Mentre Putin si erge a protettore di Snowden e a improbabile garante della libertà di comunicazione.

A completare il disastro, il 2 luglio 2013 alcuni zelanti governi europei pensano di compiacere la Casa Bianca negando all’aereo del presidente boliviano Evo Morales il sorvolo del proprio spazio sovrano dopo che la polizia austriaca l’aveva bloccato a Vienna sospettando che nascondesse il traditore Snowden”.

La carta sovrappone vari elementi d’analisi. Al primo livello possiamo distinguere i paesi Nato (blu) e la Russia che ospita Edward Snowden (giallo).

I paesi che rifiutano asilo all’ex agente dell’Nsa sono poi distinti in due gruppi: quelli che lo fanno per motivi politici (tratteggio rosa) e quelli che adducono motivi legali (cerchio rosso e bianco). Tra questi ultimi figura anche l’Italia.

L’Italia inoltre ha negato lo spazio aereo a Evo Morales (tratteggio blu), come hanno fatto Portogallo, Spagna e Francia. Il Bel Paese è anche indicato come membro dei “14 Eyes” (tre cerchi multicolore). Francia, Olanda, Danimarca e Norvegia hanno accesso anche al gruppo dei “9 Eyes” (due cerchi multicolore), in aggiunta ai “5 Eyes” (un cerchio multicolore bordato di rosso), che sono Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda oltre, ovviamente, agli Usa.

L’Austria – storicamente un paese neutrale – merita posto a sé nella cartina, poiché è stata sede dell’incidente diplomatico legato all’aereo di Morales, il 2 luglio 2013.

Carta e citazione tratte da “Homo curiosus“, editoriale di
A che servono i servizi, il nuovo numero di Limes
disponibile in edicola, in libreria, su iPad e in ebook.

 

Gian Maria Volonté

Fonte: http://trovacinema.repubblica.it/attori-registi/gian-maria-volonte/165201

282927Tra gli attori italiani, Gian Maria Volonté è stato certamente uno dei più dotati, un istrione virtuoso ma estremamente misurato, il volto indimenticabile del miglior cinema drammatico d’impegno sociale e politico dei nostri anni Settanta.
Nato a Milano, il 9 aprile 1933, Volonté si è diplomato a Roma nel 1957 all’Accademia d’Arte Drammatica e ha subito iniziato a lavorare per la televisione e soprattutto per il teatro.
Ha interpretato sul palcoscenico i drammi di Shakespeare e le commedie di Goldoni, diretto dai maggiori registi teatrali, tra cui Luca Ronconi.
Nel cinema ha esordito nel 1960 con Sotto dieci bandiere di Duilio Coletti e l’anno successivo è apparso nel provocatorio A cavallo della tigre di Luigi Comencini.
Nel 1962 Gian Maria Volonté ha ottenuto il suo primo ruolo da protagonista nel film Un uomo da bruciare, diretto dai fratelli Taviani e da Valentino Orsini e premiato dalla Critica al Festival di Venezia. Dopo essersi fatto notare con Il terrorista di Gianfranco De Bosio e con Il taglio del bosco di Vittorio Cottaffavi, Volonté è passato con disinvoltura dal ruolo del villain nel western di Sergio Leone Per qualche dollaro in più (1965) a felici incursioni nella commedia con Il magnifico cornuto (1964) e soprattutto con il cult movie L’armata Brancaleone (1966).
Poliedrico e versatile, sempre perfetto nei toni e mai sopra le righe, Gian Maria Volonté ha iniziato così la sua carriera di mattatore, interpretando una galleria di personaggi indimenticabili per stile e misura.
Nel 1967 è stato l’intellettuale distaccato di A ciascuno il suo, grazie al quale ha conquistato il Nastro d’Argento, e l’anno successivo ha tratteggiato uno straordinario Aldo Cervi nel film di Gianni Puccini, I fratelli Cervi, ispirato ad una storia vera sullo sfondo della resistenza e della lotta partigiana.
Dopo Banditi a Milano (1968) e I senza nome (1970), Gian Maria Volonté ha interpretato il capolavoro di Elio Petri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, premiato nel 1970 con l’Oscar per il miglior film straniero, in cui ha indossato i panni del poliziotto corrotto e colpevole che inquina le indagine e infine si autoaccusa.
La sua interpretazione magistrale conquistò il pubblico e la critica e venne premiata al Festival di Venezia con il Nastro d’Argento.
Nel 1971 ha interpretato Vanzetti in Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo e ha ricevuto applausi al Festival di Cannes. Memorabile in La classe operaia va in paradiso, Volonté ha interpretato nello stesso anno, il 1972, anche il redattore capo di Sbatti il mostro in prima pagina e il presidente dell’ENI Enrico Mattei nel celebre Il caso Mattei di Francesco Rosi.
Militante comunista ne Il sospetto di FrancescoMaselli (1975) Volonté si è trasformato nel notabile democristiano di Todo Modo (1976), diretto ancora da Elio Petri.
Le sue apparizioni negli anni Ottanta si sono diradate, ma Gian Maria Volonté ha conquistato ancora un premio a Cannes con La morte di Mario Ricci (1983), ha vestito i panni di Aldo Moro ne Il caso Moro (1986) di Giuseppe Ferrara e si è distinto con un’altra delle sue indimenticabili interpretazioni in L’opera in nero (1988).
Nel 1990 ha ricevuto il premio Felix come miglior attore europeo con Porte aperte di Gianni Amelio e nel 1994 è stato il protagonista de Il tiranno Banderas di José Luis Garcia Sanchez, ennesima prova d’attore, purtroppo l’ultima.
Il 6 dicembre 1994 Gian Maria Volonté è morto in Grecia sul set de Lo sguardo di Ulisse di Theodoro Angelopulos e così uno dei nostri più grandi attori è uscito per sempre dalla scena.

José Luis García Sánchez

1994

Emidio Greco

1991

Porte aperte(attore)

Gianni Amelio

1990

Carlo Vanzina

1990

André Delvaux

1988

Francesco Rosi

1987

Luigi Comencini

1987

Il caso Moro(attore)

Giuseppe Ferrara

1986

Claude Goretta

1983

Mauro Bolognini

1981

Stark System(attore)

Armenia Balducci

1980

Francesco Rosi

1979

Ogro(attore)

Gillo Pontecorvo

1979

Io ho paura(attore)

Damiano Damiani

1977

Todo modo(attore)

Elio Petri

1976

Miguel Littin

1975

Francesco Maselli

1975

Giuliano Montaldo

1973

Francesco Rosi

1973

Francesco Rosi

1972

Yves Boisset

1972

Elio Petri

1972

Marco Bellocchio

1972

Giuliano Montaldo

1971

I senza nome(attore)

Jean-Pierre Melville

1970

Francesco Rosi

1970

Paolo e Vittorio Taviani

1969

Gérard Martin, Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin

1969

Carlo Lizzani

1968

Gianni Puccini

1968

Carlo Lizzani

1968

Summit(attore)

Giorgio Bontempi

1968

Elio Petri

1967

Sergio Sollima

1967

Mario Monicelli

1966

Damiano Damiani

1966

Florestano Vancini

1966

Quien sabe?(attore)

Damiano Damiani

1966

Carlo Lizzani

1966

Sergio Leone

1965

Antonio Pietrangeli

1964

Sergio Leone

1964

Jorge Grau

1963

Vittorio Cottafavi

1963

Gianfranco De Bosio

1963

Nanni Loy

1962

Paolo e Vittorio Taviani, Valentino Orsini

1962

Luigi Comencini

1961

Edgar G. Ulmer, Giuseppe Masini

1961

Vittorio Cottafavi

1961

Valerio Zurlini

1961

Duilio Coletti

1960

I satelliti sorveglieranno il Mediterraneo contro i pirati dell’ambiente

Scritto da: Arturo Carlino
Fonte: http://www.greenme.it

I_satelliti_sorveglieranno_il_Mediterraneo_contro_i_crimini_ambientaliSatelliti per scovare i pirati dell’ambiente che minacciano i nostri mari. Il delicato equilibrio del Mediterraneo, chiuso tra due piccoli stretti e trafficato quotidianamente da centinaia di navi traboccanti petrolio, è quotidianamente messo in pericolo. Il 60% del commercio mondiale di petrolio passa proprio su queste acque e il 27% di tutte le attività mondiali connesse con il processo di raffinazione viene svolto sulle sue coste.

Un mare meraviglioso, un mosaico di storia e natura dal valore inestimabile che ogni giorno viene violentato da navi ed industrie senza scrupolo. Caratterizzato da un traffico marittimo intenso, il Mediterraneo fornisce l’accesso al Medio Oriente e per questo le sue acque sono ogni giorno solcate da centinaia di petroliere che determinano un elevato rischio di inquinamento e di disastro ecologico.

L’attività di controllo viene normalmente eseguita con aerei o navi, ma la di disponibilità di queste risorse è molto limitata ed è per questo motivo che il Ministero dell’Ambiente sta pensando ad una nuova tecnologia per tenere sotto controllo le attività nei nostri mari: “La caccia ai delinquenti che inquinano i nostri mari si arricchirà presto di nuovi strumenti: è all’esame del Ministero la possibilità di mettere sotto controllo satellitare le nostre piattaforme e il nostro mare.” – ha dichiarato Gianluca Galletti, titolare del dicastero.

I satelliti in orbita aiuteranno così la guardia costiera italiana a tener sotto controllo le acque del Mediterraneo, facilitando l’individuazione di imbarcazioni illegali e arginando sul nascere i danni derivanti dallo sversamento.

“Il Mediterraneo – ricorda il Ministro – rappresenta lo 0,8% del globo, ma vi transita oltre il 25% degli idrocarburi di tutto il mondo, con circa 200 petroliere che lo attraversano ogni giorno e alcune centinaia di migliaia di tonnellate di idrocarburi che, per sinistri o operazioni dolose, finiscono in mare. Con il Dl 91/2014, ora all’esame del Parlamento, vorrei estendere la responsabilità degli incidenti anche ai proprietari del carico che scelgono navi “carrette” inadeguate al trasporto di idrocarburi: siamo a lavoro per individuare altre misure che rafforzino il il principio ‘chi inquina paga’ contro gli atti di pirateria ambientale”.

Molto spesso questi disastri ambientali restano senza colpevoli, l’ultimo è quello avvenuto a Baja Sardinia nei giorni scorsi: una chiazza di gasolio di circa 600 metri in mare aperto, che fortunatamente la guarda costiera è riuscita ad arginare prima che arrivasse a riva e contaminasse il litorale. Molto probabilmente, con l’ausilio dei satelliti, il colpevole sarebbe già stato individuato e condannato a ripagare i danni!

Geoconomie vaticane: lo Ior diventa il “fondo sovrano” della Santa Sede

Scritto da: Piero Schiavazzi
Fonte: http://temi.repubblica.it/limes/

Ior_de_franssu_500[Jean-Baptiste de Franssu, neopresidente dello Ior. Foto Ansa via huffingtonpost.it]

 

Il Vatican asset management (Vam) diventa perno dell’architettura economica della Chiesa, senza però ridimensionare l’Istituto delle opere religiose. L’Italia perde posizioni nello spoil system post-conclave.

Sarà l’imprinting del costruttore di navi, che a dispetto del pedigree finanziario ha prevalso sin dall’inizio nel suo profilo, in virtù, o vizio, del legame con i cantieri di Amburgo, da lui presieduti. Però a vederlo armato di cannocchiale sul terrazzo della prefettura per gli Affari economici, durante la canonizzazione di Roncalli e Wojtyla, il barone e banchiere Ernst Von Freyberg sembrava davvero un ammiraglio, che scruta compiaciuto l’orizzonte dal ponte di comando.

Sicuro di sé, convinto di avere superato la tempesta. Mentre in quel momento, probabilmente, partiva il siluro che ieri è giunto a destinazione. “Sfiducia costruttiva” la definirebbe un costituzionalista, inventata del resto in Germania e perfetta per garantire un trapasso morbido e immediato, dopo la bruta e brutta figura del maggio 2012, con l’estromissione di Ettore Gotti Tedeschi e la conseguente, travagliata gestazione di 9 mesi per partorire un successore. A pontificato dimissionario e quasi scaduto.

Ma il ripristino del rito antico e delle buone maniere nulla toglie alla rottura e all’efficacia “sacramentale” del gesto. Francesco ha cancellato il peccato originale del 15 febbraio 2013, quando con procedura inedita e inaudita fu insediato Von Freyberg. Una decisione che ipotecava pesantemente e in maniera politicamente scorretta l’autonomia del nuovo papa, scrivemmo a caldo.

Così la nemesi storica ancora una volta si è rivelata fatale ai comandanti della marina teutonica, che affondarono in acque argentine come il grande Von Spee al largo delle Malvinas, nel dicembre 1914, o il suo emulo Hans Langsdorff un quarto di secolo dopo, nella battaglia del Rio de La Plata.

Non è stata infatti la Francia a eliminare la Germania dalla “fase 2” della riforma dello Ior, prendendosi una improbabile, impossibile rivincita sulle gerarchie del mondiale brasiliano. Tra coloro che sedevano accanto a Von Freyberg, in conferenza stampa, il neopresidente Jean-Baptiste de Franssu è in fondo il meno indiziato e imputabile. Al pari del portavoce vaticano Padre Lombardi, che pure a suo tempo non ha gradito di perdere la comunicazione dell’istituto a beneficio di uno spin doctor e rampollo della nobiltà asburgica, chiamato e calato dalla Baviera.

La ricerca del movente conduce giallisti e giornalisti a un’equa e solidale ripartizione, di compiti e colpe, tra il porporato australiano George Pell, “secretary of the Treasury”, di fede papale e fedeltà atlantica, e il maltese Joseph Zahra, presidente della Cosea, il think tank incaricato di riferire a Francesco sulla riorganizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede.

Mentre Pell, figlio di un pugile campione dei pesi massimi, assestava il knockout, il laico Zahra, con piglio mellifluo e cardinalizio, in una curiosa inversione dei ruoli, ha provveduto a un abile arbitraggio, dando a ciascuno l’impressione di sollevare le braccia e sembrare alla fine il vincitore.

Von Freyberg, cavaliere di Malta e potente tesoriere del ramo tedesco dell’Ordine , viene dunque congedato a opera di un maltese doc, che cavaliere non è ma in compenso pratica l’arte mediterranea della navigazione sotto costa, indispensabile tra gli scogli della curia, dove il barone svevo si è incagliato. Senza trovare alleati né soccorritori.

Nonostante le prolusioni e profusioni di dati contabili, le ragioni dell’avvicendamento allo Ior non risultano, in ultima e stringente analisi, economico-finanziarie. Ma politiche e geografiche. Non dissimili dai criteri che, in queste ore, guidano partiti e governi nelle trattative volte a riempire le caselle che contano in Europa. In tale ottica e logica Ernst Von Freyberg, nominato da Ratzinger e Bertone, cede il passo e soccombe sul duplice fronte, interno e internazionale, degli equilibri tra i paesi e dello spoil system post-conclave.La Germania, che con il cardinale Reinhard Marx assume la guida del Consiglio per l’economia , cioè del “comitato per la programmazione” o “Cipe” della Santa Sede, dotato di autonomia e autorità d’indirizzo, difficilmente avrebbe potuto conservare la presidenza dello Ior. Con motivazioni analoghe a quelle per cui l’Italia, che con Draghi occupa la poltrona più alta dell’Eurotower, non potrebbe aspirare anche a quella dell’Eurogruppo.

“La Chiesa universale non è il Vicariato di Roma”. George Pell ha risposto gioviale alla nostra domanda, divertito dal paragone con la terra dei canguri: “Eminenza, osservando la composizione del tavolo, dove siete tutti stranieri, non le pare che l’Italia, rispetto al recente passato, dai vertici sia improvvisamente precipitata Down Under, ininfluente nel controllo delle finanze vaticane?”

Dei due nomi che ancora mancano per completare il nuovo “cda” dello Ior, uno in effetti sarà certamente italiano, accanto al già citato de Franssu e alle new entry rappresentate dal tedesco Clemens Boersig – di provenienza Deutsche Bank – dall’americana e repubblicana Mary Ann Glandon, notoriamente ostile a Obama, e dell’anglo-australiano, mecenate Sir Michael Hintze. Tuttavia è altrettanto evidente che l’innesto di un consigliere, in assenza di ruoli apicali, non porrà rimedio al declassamento della penisola. Proprio mentre lo Ior, al contrario, lungi dall’essere ridimensionato aumenta e “rafforza il suo business”. A differenza dell’Apsa, proclamata da un lato “banca centrale”, ma spogliata dall’altro della sezione immobiliare e ricondotta, o ridotta, a un ruolo di “tesoreria comunale”.

Si avvera la profezia dell’Huffington Post che il 15 aprile, all’indomani della memoria liturgica della risurrezione di Lazzaro, aveva prospettato e pronosticato all’Istituto un futuro da fondo sovrano, moderno e disinvolto strumento di manovra, in uso e a misura dei monarchi del XXI secolo: dai mandarini del celeste impero agli emiri dei giacimenti del Golfo, cioè la fabbrica e i serbatoi del pianeta.

Un ruolo che si attaglia perfettamente al profilo professionale di de Franssu e a quello strutturale del Vam, il “Vatican asset management”, organismo di nuova istituzione e nevralgica collocazione, “in cui spostare gradualmente la gestione del patrimonio, al fine di superare la duplicazione degli sforzi in questo campo tra le istituzioni vaticane”, recita il comunicato.

Centralizzazione delle decisioni quindi, razionalizzazione degli interventi, massimizzazione degli effetti strutturali, non più dei profitti congiunturali, sulla base delle priorità indicate dal Consiglio e attuate dalla segreteria per l’Economia. Quest’ultima, in attesa di definire i suoi statuti, si presenta sin d’ora come “un ministero pesantissimo,” con portafoglio”, che incorpora il patrimonio immobiliare dell’Apsa e muove sulla scacchiera dei mercati mondiali attraverso il Vam, fungendo da retroterra strategico e al tempo stesso avanguardia dinamica del sistema finanziario della Santa Sede. Che per la prima volta viene messa in grado di sviluppare una “politica economica” da grande potenza, nell’accezione moderna del termine.

Davanti alle aspettative delle periferie povere, la chiesa di Francesco non poteva restare disarmata sul fronte operativo, né affidarsi al braccio secolare della finanza globale, rispetto a cui vuole prefigurare piuttosto un’alternativa, impiegando la massa d’urto dei propri capitali.

Vam dunque, acronimo immacolato e più gradito di Ior, gravato dal tempo e dagli scandali. A sentirlo pronunciare, in sala stampa, sembrava il prototipo di una nuova vettura, che rivela progressivamente le sue caratteristiche, camuffato e inseguito dai fotografi. Un “fuori strada” di cilindrata importante, da sei-sette miliardi di euro, progettato tuttavia per carreggiate di scarsa percorrenza, quelle che il mercato trascura e non raggiunge, a basso afflusso di capitali e alta densità di popolo. È questa la “fase due” di Bergoglio: non solo l’applicazione degli standard, ma la creazione di nuovi modelli.

Oltre alla trasparenza, la testimonianza. La qual cosa obbliga i conducenti a integrare il curriculum distribuito ai giornalisti con un supplemento d’anima. Che i master accademici non contemplano e le agenzie di rating non quotano. Ma senza il quale ci potremmo ritrovare, tra un manciata di mesi, a scrivere la cronaca di nuovi avvicendamenti.

Per approfondire: Geopolitica dello Ior

Articolo originariamente pubblicato su Huffington Post.

Smart Tunnel: progetto di ecosistema intelligente per i servizi portuali

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it

smart-tunnelIl progetto Smart Tunnel sarà realizzato dall’Università di Salerno, le autorità portuali della città campana e di Brindisi, il CNR e altri enti. Vale oltre 10 milioni di euro ed è stato finanziato al 70% con i fondi strutturali europei, dal Ministero dell’Istruzione nell’ambito del PON R&C. L’obiettivo è rendere i porti più funzionali: nel nostro paese essi si trovano quasi sempre nel centro delle città, con secoli di storia stratificati al loro interno. Risulta sempre difficile il collegamento tra porto, città e retroporto: occorre ottimizzare i flussi di trasporto delle merci o delle persone in arrivo e in smistamento al fine di limitare il congestionamento della città e l’inquinamento portato dalle navi, ridurre i tempi di spostamento di merci e persone e ridurre i rischi.

Il progetto Smart Tunnel è un sistema articolato il cui punto di forza è costituito da una piattaforma informatica capace di semplificare la gestione dei flussi di merce e di passeggeri nel traffico navale – con ricadute positive anche sul trasporto terrestre. Per arrivare a destinazione, i carichi devono attraversare numerosi passaggi burocratici e logistici: uno degli obiettivi di Smart Tunnel è il loro coordinamento veloce e tecnologicamente avanzato. Viene a crearsi un universo organizzato e veloce che potrebbe rendere i nostri porti più competitivi, efficienti e integrati nella città.

 

Mutazione del DNA in Corso?

Scritto da: Gregg Prescott
Fonte: http://www.wakingtimes.com/
Traduzione: http://freeskies.over-blog.com/
DNA-1-300x168Immaginate di essere in grado di attivare il vostro dormiente DNA ‘spazzatura’? In recenti ricerche, scienziati e genetisti hanno scoperto tre e quattro filamenti di DNA nelle cellule umane, mentre alcuni genetisti credono che potremmo presto osservare il DNA trasformarsi con 12 filamenti. Per coloro che possono respingere questa teoria, consiglio la lettura dell’articolo intitolato “L’Evoluzione Spontanea è arrivata!” in cui si racconta di un bambino nato recentemente in Inghilterra con un DNA con 3 filamenti. Il caso stupisce i medici dopo aver notato il filamento extra di DNA.

Un bambino britannico è diventato la prima persona al mondo ad essere nato con un filamento in più nel suo DNA, in una condizione così rara che i medici non sanno nemmeno nominare. Alfie Clamp, del Warwickshire, nell’Inghilterra settentrionale, ha un settimo cromosoma che ha un segmento in più.

Stiamo assistendo ad un salto evolutivo

Il Dr. Berrenda Fox è un medico olistico del Centro Benessere Avalon in Mt. Shasta, California. In una intervista con Patricia Resch, il Dr. Fox ha dichiarato quanto segue:

PR: Quali sono i cambiamenti che stanno avvenendo in questo momento sul pianeta, e come ne sono colpiti i nostri corpi?

BF: Non ci sono stati grandi cambiamenti, o mutazioni che non si sono verificati, secondo i genetisti, dal momento che presumibilmente siamo venuti fuori dall’acqua. Diversi anni fa a Città del Messico ci fu un convegno di genetisti di tutto il mondo, e l’argomento principale era il cambiamento del DNA. Stiamo facendo un cambiamento evolutivo, ma non sappiamo in che cosa ci stiamo cambiando.

PR: Come sta cambiando il nostro DNA?

BF: Ognuno di noi ha una doppia elica del DNA. Noi stiamo trovando che ci sono altre eliche che si stanno formando. Nella doppia elica ci sono due strati di DNA arrotolati in una spirale. Mi pare di capire che staremo sviluppando dodici eliche. Durante questo periodo, che sembra essere iniziato forse 5 o 20 anni fa, siamo in uno stato di mutazione. Questa è la spiegazione scientifica. Si tratta di una mutazione della nostra specie in qualcosa per cui il risultato finale non è ancora noto.

I cambiamenti non sono noti pubblicamente, perché la comunità scientifica ritiene che potrebbe spaventare la popolazione. Tuttavia, le persone stanno cambiando a livello cellulare. Sto lavorando con tre bambini in questo momento che hanno tre eliche di DNA. La maggior parte delle persone sanno e sentono questa mutazione in corso. Molte religioni hanno parlato il cambiamento e so che avverrà in modi diversi. Sappiamo che è una mutazione positiva, anche se fisicamente, mentalmente ed emotivamente ciò può essere frainteso e ritenuto spaventoso.

PR: sono questi bambini che mostrano alcune caratteristiche diverse dagli altri bambini?

BF: Questi sono bambini che possono muovere oggetti attraverso la stanza solo concentrandosi su di loro, oppure possono riempire bicchieri d’acqua solo guardandoli. Sono telepatici. Si potrebbe quasi pensare, conoscendo questi bambini, che siano per metà angelici o sovrumani, ma non lo sono. Penso che siano quello che stiamo crescendo nel corso dei prossimi decenni.

PR: Pensi che questo accadrà a tutti noi?

BF: Sembra che la maggior parte delle persone che sono nate prima del 1940 non sono stati in grado di fare il passaggio, ma hanno avviato qualcosa nella prossima generazione che dà loro la capacità di formare un’altra elica all’interno della nostra vita. I nostri sistemi immunitari ed endocrini sono la parte più evidente di questi cambiamenti. Questo è uno dei motivi per cui lavoro nella ricerca in fase di test e nella terapia immunologica.

Alcuni adulti che ho testato in realtà hanno un’altra elica del DNA che si sta formando. Alcuni stanno anche ottenendone una terza. Queste persone stanno attraversando un sacco di grandi cambiamenti nella loro coscienza e nel loro corpo fisico, perché è tutto uno. A mio parere, la Terra e tutto quanto sia qui sta sollevando la sua vibrazione. Molti dei bambini nati recentemente hanno corpi che sono magneticamente più leggeri.

PR: Quali altri cambiamenti dovremmo aspettarci di vedere?

BF: Non ci saranno malattie, non avremo bisogno di morire. Saremo in grado di imparare le nostre lezioni, non attraverso la sofferenza, ma attraverso la gioia e l’amore. Il vecchio sistema deve sbriciolarsi, e non lo sta facendo senza mettere in piedi una grande lotta. In modo da avere attive tutte le guerre; un sacco delle terapie mediche attuali non funzionano; il governo stesso non sta funzionando.

E’ possibile che le vaccinazioni, le scie chimiche e gli OGM abbiano agito come inibitori del DNA fino a questo momento?

 

Germania: avviata la commissione di inchiesta sullo spionaggio della NSA

Fonte:http://www.movisol.org/14news145.htm

10 luglio 2014 (MoviSol) – Dopo mesi di rinvii, dovuti in larga parte ai tentativi del governo Merkel di sopprimere un dibattito pubblico sul tema, la Commissione di Inchiesta del Bundestag sulla NSA ha tenuto la prima audizione a Berlino il 3 luglio, con la testimonianza di William Binney e di Thomas Drake, due ex dirigenti della NSA. Finora sono falliti i tentativi di tenere un’audizione di Edward Snowden a Mosca.

Il BND, l’ente tedesco di spionaggio estero, sostiene di non essere stato al corrente di attività della NSA in Germania, affermazione smentita prontamente da Thomas Drake come “priva di ogni credibilità”. È piuttosto un tentativo di gettare “sabbia criptologica” (sic) negli occhi della gente, per nascondere la collaborazione segreta. Le restrizioni sulla sorveglianza di cittadini tedeschi vengono scavalcate affidando la sorveglianza a non tedeschi in quella che “è diventata più o meno una routine”. “I deboli controlli in Germania sono una bomba ad orologeria qui”, ha detto Drake. “Non bisognerebbe aspettare che un Edward Snowden sollevi il coperchio “. Reagendo alle dichiarazioni di Drake, il presidente della Commissione Kiesewetter ha annunciato che in settembre la Commissione indagherà anche sul ruolo svolto dal BND.

Questo solleva la questione su che tipo di collaborazione esista tra il BND – definito dai due testimoni americani come una “appendice intestinale” della NSA – ed i “cinque occhi”, ovvero l’accordo di cooperazione globale tra gli enti degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Tale accordo consente lo spionaggio intenso sui cittadini e le istituzioni degli altri paesi e la condivisione di dati, al di fuori del controllo e della supervisione dei rispettivi Parlamenti.

Incidentalmente, un giorno prima dell’audizione sulla NSA, ha suscitato scalpore sui media la notizia di un giovane funzionario del BND arrestato perché lavorava direttamente per la CIA.

Quanto a William Binney, ha ricordato di aver lasciato la NSA nel 2001, dopo la decisione dell’amministrazione Bush di eliminare tutte le restrizioni sulla sorveglianza dei cittadini americani col pretesto dell’11 settembre. Secondo lui, gli Stati Uniti hanno intrapreso esattamente il percorso che i padri fondatori volevano evitare, ovvero sono diventati uno stato oligarchico che raccoglie informazioni sui suoi cittadini e le usa contro di loro. Questo è anticostituzionale, ha sottolineato Binney.

Quanto alla sorveglianza di capi di stato e di governo, Binney ha detto che le informazioni sono sempre utili a “valutare meglio la persona”. Possono anche essere usate come “leva” per spingere una persona in una certa direzione. Binney, che ha lodato il coraggio di Snowden, dichiara che i suoi documenti sono tutti autentici.