REPORT: SALTIMBANCHE … LA BANCA BASSOTTI!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2016/04/11/report-saltimbanche-la-banca-bassotti/

Probabilmente molti di Voi lo hanno già visto, il consiglio è di vederselo a chi se l’è perso, l’indirizzo giusto è questo…

Saltimbanche – del 10 aprile 2016

Non prendetevela ma ascoltare Renzi che vi racconta che è il mercato bellezza, mi ha fatto ridere a crepapelle, sentire nelle interviste l’”ignoranza e la rassegnazione mi ha fatto venire in mente la nostra parabola preferita…

LA PARABOLA DEI FESSI E DEI FURBI …

Ancor di più se uno pensa alla Banca d’Italia o alla Consob come organi di vigilanza, visto quello che è successo in questi anni… se poi uno sente che la Popolare di Vicenza avrebbe dovuto comprare Banca Etruria per salvarla,  allora esce all’aria aperta e fa un grosso sospiro…

Detto questo ribadisco per l’ennesima volta che in questi anni per fortuna ci sono state anche banche amministrate da persone responsabili e quindi …

…non è giusto fare di tutta l’erba un fascio!

Detto questo bisogna dire che la verità è figlia del tempo in ogni occasione di questa crisi e che nei prossimi anni ne vedremo ancora delle belle, bellezza!

Se nuovi lettori avranno la fortuna di vedere questa splendida inchiesta senza peli sulla lingua e tanti giri di parole, aggiungo solo che ormai la sintesi di questa crisi è tutta nascosta nel famigerato ”  Campo dei miracoli” di Pinocchio, con la partecipazione non tanto straordinaria dei soliti gatti e volpi.

Si tratta di una sintesi delle centinaia di slide corredate da musica che sono solito condividere nelle mie conferenze in giro per l’Italia, una sintesi che va oltre le solite cosuccie tipo governance, sorveglianza, dinamiche di mercato e balle varie, una sintesi antropologica…

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Spero di aver reso bene l’idea, mentre loro vi raccontano che è solo un problema di regole e nelle università e nelle scuole bombardano i Vostri Ragazzi con un unico imperativo, performance, profitti, growth growth, marke,market… è il mercato bellezza e chi sopravvive è il più forte, il più figo, il più tutto!

Mi fermo qui perchè di solito condividere sino all’ultimo respiro l’essenza di questa crisi significa dialogare, confrontarsi per ore e ore, ma so che a molti di Voi risulta noioso, almeno sino a quando la crisi non arriverà un giorno a bussare alle Vostre porte, al Vostro stipendio, al Vostro patrimonio.

Quello che è interessante notare è che chi racconta la verità è solo un moscerino che da fastidio…

Pop Vicenza: “Rai blocchi Report, mette a rischio aumento”. Ma Mediobanca spara: “Vale meno di quanto chiede al mercato …

 

… la la la trasparenza quando fai un aumento di capitale, non serve a nulla, se no come fai a piazzare le solite sole?

Ma tu pensa nel 2014 qualcuno ha consigliato qualcunaltro di utilizzare la Banca popolare di Vicenza per salvare Banca Etruria, la banca preferita della famiglia Boschi nella quale il papà della ministra mica è indagato visto che il mio papà è bravo e io non sapevo nulla.

Ormai si usano i cadaveri per nascondere altri cadaveri, mentre cadaveri antropologici ambulanti si rifugiano in Sud Africa o Sud America come un certo Zonin…e chissà quanti altri!

1,75 miliardi di euro di tireresti su sequestrando i patrimoni di tutti coloro che hanno amministrato la banca in questi anni, senza chiederli ai soliti polli, ma come abbiamo visto hanno trasferito tutti i loro capitali e ora sono semplicemente nullatenenti.

Mi scuso se sono stato troppo prolisso, in fondo loro sono più bravi, quando devono fare l’aumento di capitale, mettono giù solo  tre o quattrocento pagine, da leggere prima di firmare e poi pirla chi firma.

Buona Consapevolezza!

NON CI SONO PIU’ API – In Cina impollinatori al lavoro

Scritto da: Pjmanc
Fonte: http://www.ilfattaccio.org/2016/04/14/24896/

api cina

PREOCCUPANO GLI SCIENZIATI LE IMMAGINI CHE MOSTRANO GLI IMPOLLINATORI AL LAVORO SUGLI ALBERI DA FRUTTO nella contea di Hanyuan, della provincia di Sichuan. Nella contea cinese di Hanyuan, situata all’interno della provincia cinese di Sichuan, non ci sono più api. Quando arriva la stagione della fioritura, gli impollinatori salgono sugli alberi e fanno manualmente il lavoro che in natura viene svolto dalle api operose che ci regalano il miele. La sparizione delle api non è casuale, ma dovuta a responsabilità umane: per anni nella contea di Hanyuan sono stati utilizzati pesticidi che hanno fatto scomparire le api impollinatrici. E così, ogni primavera, alla fioritura dei peri, i contadini si arrampicano sui rami e iniziano a impollinare i fiori a mano. Le fotografie della gallery di apertura possono sembrare surreali, ma è quanto accade ormai da anni nella contea di Hanyuan che continua a descriversi come la “capitale mondiale del pero”. La redditività a lungo termine dell’impollinazione a mano è messa in discussione dall’aumento dei costi del lavoro e dal calo dei rendimenti della frutta.

api cinaL’UNIONE EUROPEA HA BANDITO I NEONICOTOIDI PRINCIPALI RESPONSABILI DELLA MORIA DI API. Secondo un rapporto sulla biodiversità pubblicato di recente dalle Nazioni Unite, le popolazioni di api, farfalle e altri insetti impollinatori potrebbero estinguersi a causa della perdita di habitat, dell’inquinamento, dei pesticidi e dei cambiamenti climatici. Secondo le stime del report delle Nazioni Unite, dall’impollinazione animale dipende dal 5 all’8% della produzione agricola mondiale, quindi un calo sensibile degli impollinatori mette a rischio le principali colture del mondo e l’approvvigionamento alimentare. Sono circa 20mila gli impollinatori presenti in natura e fondamentali per l’agricoltura: 2 su 5 specie sono sulla strada dell’estinzione. “Siamo in un periodo di declino e le conseguenze sono in aumento” spiega Simon Potts, direttore del Centre for Agri-Environmental Research dell’Università di Reading, in Inghilterra. La Cina non è il solo luogo in cui scompaiono gli impollinatori: sta succedendo in Inghilterra e negli Stati Uniti dove spariscono bombi e calabroni. Secondo Potts il numero degli alveari statunitensi è sceso dai 5,5 milioni del 1961 ai 2,5 milioni del 2012; secondo le ultime stime in possesso del ricercatore ora dovrebbero essere circa 2,7 milioni, la metà rispetto a mezzo secolo fa.

 

Il Secondo dopoguerra e l’Italia di De Gasperi

Fonte: http://cultura.biografieonline.it/secondo-dopoguerra-de-gasperi/

Alcide-De-Gasperi

Nel Secondo dopoguerra, dopo la nascita della Repubblica Italiana vi furono le elezioni del 1948 dalle quali sarebbe scaturita la formazione del nuovo governo. Con la clamorosa vittoria della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, dovette consolidare e rafforzare il profilo centrista del suo partito; inoltre, dovette eliminare la questione delle colonie, far ripartire l’economia nazionale e dare all’Italia una giusta e stimata collocazione in ambito europeo e internazionale dopo la fallimentare guerra.

Il Secondo dopoguerra

Nel frattempo, fu scelto anche il nuovo presidente della Repubblica, dopo diversi scontri diplomatici, al posto di Enrico De Nicola fu chiamato in causa Luigi Einaudi che, in realtà, si definì sempre simpatizzante della Monarchia. Un fatto eclatante colpì e sconvolse sia le piazze italiane che il parlamento, il 14 luglio 1948, un fanatico di nome Antonio Pallante ferì gravemente in un attentato Palmiro Togliatti, esponente principale del Partito Comunista Italiano nonché dell’opposizione.

Il momento che seguì l’attentato fu pericolosissimo in quanto si temette che gli estremisti comunisti capitanati da Pietro Secchia, potessero indire una specie di rivoluzione di piazze e un piccolo colpo di stato che, ad ogni modo, prevedevano da diverso tempo ma, proprio Togliatti, una volta rinvenuto bloccò prontamente.

Questa drammatica vicenda sancì una fine importante, quella dell’unità sindacale, poiché nella CGIL vi facevano parte insieme fino a quel momento i cattolici e i socialcomunisti: questi ultimi accusarono il governo di aver creato un’atmosfera favorevole all’attentato di Pallante (supposizioni altamente false). Questa scissione sindacale provocò la nascita del cosiddetto centrismo: i primi problemi del governo centrista con l’opposizione crebbero ancora di più nel 1949 quando l’Italia accettò le condizioni del Patto Atlantico.

Gli anni di De Gasperi

Le decisioni principali passarono sempre da Alcide De Gasperi che, senza ombra di dubbio, fu uno degli uomini più importanti del Secondo dopoguerra sia italiano che europeo; egli fu eletto prima Presidente del Consiglio, prima del Regno d’Italia il 10 dicembre 1945 e, successivamente, lo divenne sotto la Repubblica dal 13 luglio 1946 fino al 17 agosto 1953.

 

Sotto il governo dello statista trentino l’Italia si avviò verso il miracolo economico (la guerra, come ben risaputo, fu disastrosa soprattutto dal punto di vista economico). Lo Stato italiano, che da anni era stato prevalentemente agricolo, ben presto, in questi anni, iniziò ad assumere le caratteristiche di un paese industrializzato: molte aziende, come la FIAT, aumentarono notevolmente le loro produzioni e assunzioni. Il progresso fu anche caratterizzato dall’apertura delle frontiere per il commercio, dalle tumultuose migrazioni dal Sud al Nord; la maggior parte della popolazione decise di passare dalla campagna alla città per abbandonare il settore primario.

Nei primi anni del 1950, De Gasperi si era ormai reso conto che la Democrazia Cristiana non avrebbe più ripetuto l’exploit elettorale avuto nelle elezioni del 1948; in più, aveva sperimentato la litigiosità dei vari partiti (compreso il suo della DC). Nacque dunque, grazie a lui e ai suoi collaboratori, l’idea di una legge elettorale che attribuì un premio di maggioranza non al partito ma alla coalizione che avesse superato anche per un solo voto il 50% dei consensi. Essa fu bollata come “legge truffa” dall’opposizione; la legge truffa non scattò perché la coalizione della Democrazia Cristiana raggiunse il 49,5% dei consensi, mancarono dunque soltanto 50.000 voti: la sinistra si presentò come trionfatrice.

Dopo le elezioni, De Gasperi presentò le sue dimissioni; da quel momento in poi, egli fu colpito da profonde delusioni tra cui l’esclusione dal ruolo di segretario del partito attraverso una riunione generale della DC, ove venne ripudiato e sfrattato dai suoi successori che volevano iniziare ad avvicinarsi al potere; un’altra delusione si manifestò con lo smantellamento della CED (Comunità Europea di Difesa) , poiché egli era un’europeista convinto e fu considerato come uno dei padri fondatori dell’Unione Europea insieme al francese Robert Schumann e al tedesco Konrad Adenauer.

La morte di De Gasperi

Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 e con la sua morte si ebbe probabilmente la fine di un’epoca: fu un uomo dalla idee innovative grazie alle quali lo statista trentino, cresciuto nel parlamento di Vienna, diede all’Italia modo per ripartire e rilanciarsi, poiché lo Stato mise le basi per quello che poi diventerà negli anni successivi “il miracolo economico“.

Ci tengo ad aggiungere che con la scomparsa di De Gasperi l’Italia perse anche un solido punto di riferimento per la sua politica: da non dimenticare la posizione che ebbe nel trattato di pace di Parigi, dove tutto e tutti erano contro l’Italia ma lui riuscì a farsi apprezzare e rispettare da tutte le nazioni presenti; dopo di lui, in Italia si ebbe sempre di più la segmentazione dei vari partiti e governi spezzettati e si avvicendarono diversi uomini al suo posto ma, dal quel momento sino ad oggi, difficilmente abbiamo potuto trovare al capo del governo un uomo di stato affidabile, capace ed onesto come De Gasperi.

Moby Prince, l’Ustica dei mari

Scritto da: Marco M.
Fonte: http://www.luogocomune.net/LC/index.php/32-le-grandi-cospirazioni/2998-mobyprince1748

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Un episodio inquietante riporta alla ribalta uno dei tanti “misteri italiani”, quello legato al disastro del Moby Prince. Nella notte tra venerdì e sabato sera a Marina di Pisa è stato aggredito un consulente tecnico che si stava occupando della tragedia, in cui morirono 140 persone, il 10 aprile 1991, dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo.

Quattro persone a volto coperto hanno drogato l’uomo, ex paracadutista di 39 anni e l’hanno chiuso nella sua auto, alla quale hanno poi dato fuoco. L’uomo ha ripreso subito i sensi, ed è riuscito a mettersi in salvo. Dalla sua macchina sono scomparsi alcuni documenti. Il consulente stava per incontrare l’avvocato Carlo Palermo e un importante testimone, che quella notte ha visto una bettolina di sette metri di fianco al Moby con tre persone a bordo. Le imbarcazioni degli ormeggiatori, dei rimorchiatori e della Guardia di Finanza quando sono arrivati al Moby Prince hanno visto questa imbarcazione e hanno cercato un contatto con gli occupanti, i quali senza dare spiegazioni sono andati via velocemente.

L’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince è stata riaperta un anno fa grazie ad elementi portati proprio dall’avvocato Palermo, su incarico di Angelo e Luchino Chessa, i figli del comandante del traghetto. Navi militari americane più una francese quella notte, poco dopo le 22, stavano trasportando ingenti quantità di materiale bellico, compreso esplosivo, …

… proveniente dalla base americana di Camp Darby. Un trasporto eccezionale e di estrema pericolosità, un’operazione segreta che non risulta autorizzata dalla prefettura di Livorno e quindi assolutamente illegale. Il procuratore Giaconi ha ascoltato anche Giulio Andreotti, al tempo Presidente del Consiglio, sui rapporti tra Italia e USA riguardo alla presenza delle navi militari nel porto di Livorno.

La Moby Prince, una nave di 6187 tonnellate, lunga 130 metri e larga 20, capace di trasportare 1.490 passeggeri e 360 veicoli si sarebbe trovata a percorrere la sua rotta abituale sulla Livorno-Olbia incrociando le però imbarcazioni militari che procedevano invisibili ai radar, provocando così la collisione del Moby Prince contro la petroliera italiana. Tali circostanze e gli ultimi, clamorosi sviluppi sono stati rivelati da “Panorama” nei giorni scorsi, una “fuga di notizie” che ha probabilmente portato all’aggressione del consulente. Il ritardo dei soccorsi fu decisivo per il bilancio finale del disastro. Addirittura, i primi a raggiungere per puro caso il Moby Prince verso le 23:35 (un’ora dopo il May Day) sono due ormeggiatori su una piccola imbarcazione, Mauro Valli e Walter Mattei, che raccolgono a bordo quello che poi sarà l’unico superstite, il mozzo napoletano Alessio Bertrand che urla loro che ci sono ancora persone vive da salvare.

Insieme agli ormeggiatori giunge anche una motovedetta (la CP232) della Capitaneria di Porto. Valli e Mattei invocano aiuto alla Capitaneria, mentre la motovedetta di fianco “indugiava”. Il naufrago viene caricato sulla motovedetta che incredibilmente resta sul posto per più di mezz’ora, partendo alla volta del porto solo quando le condizioni del naufrago si aggravano. Stranamente dopo questo avvenimento gli ormeggiatori contraddicendo quanto detto in precedenza riferiscono che il naufrago avrebbe detto “non c’è più nessuno da salvare, tutti morti bruciati”. Dalle registrazioni delle comunicazioni via radio risulta che il Comandante del Porto di Livorno, ammiraglio Albanese, al quale spetta il coordinamento dei soccorsi, dopo essersi imbarcato su una motovedetta poco dopo l’incidente abbia taciuto non dando alcuna indicazione. Il Dipartimento della Difesa americano ha negato la presenza di navi militari, ammettendo invece ufficialmente la presenza sul posto di cinque navi mercantili (le navi Cape Breton, Cape Flattery, Cape Syros, Efdim Junior e Gallant II) con due documenti separati. Il primo documento, del 1991, cita tre di queste navi, mentre il secondo, ben 11 anni dopo afferma che le navi furono quelle cinque.

C’è poi una lettera del governo Usa, firmata dal Capitano di Vascello della Marina Militare John T. Oliver capo ufficio responsabile dell’avvocatura militare del Dipartimento della difesa degli Stati uniti. I militari si dicono certi che “il governo degli Stati uniti abbia ampiamente contribuito alle indagini ufficiali svolte dalle autorità italiane”. “Camp Darby – si legge ancora – non è in possesso, né lo era all’epoca, di attrezzature in grado di intercettare le comunicazioni radio del Moby Prince. Poiché non si tratta di una base portuale, Camp Darby non ha motivo di intercettare le comunicazioni che le navi trasmettono a terra. Allo stesso modo Camp Darby non è dotata di attrezzatura radar… Il governo Usa non aveva alcun motivo di monitorare il porto di Livorno con un sistema di immagini satellitari e non lo stava facendo. Non sono quindi disponibili immagini o registrazioni di alcun tipo”. Una testimone, Susanna Bonomi, afferma di aver visto quella sera attraccare nel porto di Livorno il 21 Octobar II (un peschereccio che qualche anno dopo comparirà in un’inchiesta proprio per traffico d’armi, con la Somalia, quella alla quale lavorava la giornalista Ilaria Alpi prima di essere uccisa): dai registri ufficiali del porto il 21 Octobar II risultava fermo in darsena per riparazioni. Tra i tanti punti oscuri c’è anche la contraffazione dell’unico filmato amatoriale girato da bordo in quei momenti e recuperato dal relitto del Moby Prince: quando giunge nelle mani del magistrato il video “presenta una giunzione effettuata in modo non professionale”. Un taglia e cuci con aggiunta di un pezzo di nastro vergine. Alcuni testimoni inoltre affermano di avere avvistato un elicottero militare volare a luci spente sulle acque della rada di Livorno, tra le 22:35 e le 22:45 circa.

L’elicottero non è mai stato identificato. Le autorità americane si sono sempre rifiutate di consegnare ai magistrati livornesi le foto satellitari rilevate quella notte. I nuovi elementi spiegherebbero anche perché, con ogni probabilità, i soccorsi furono volontariamente ritardati, consentendo nel frattempo alle navi militari americane di sparire dalla scena. Un’inchiesta amministrativa fu aperta e conclusa a tempo di record (11 giorni) e l’associazione dei familiari delle vittime denuncia manomissioni sul relitto, tracciati radar mai chiesti e altri con un’inspiegabile zona buia proprio sull’area della tragedia, i processi senza colpevoli, le dichiarazioni contraddittorie di alcuni protagonisti. Tra le cause ufficiali del disastro si è parlato della nebbia, ma il capitano della Guardia di Finanza Cesare Gentile, a capo di una motovedetta dei soccorritori uscita dal porto di Livorno intorno alle 22:35 ha dichiarato che “in quel momento c’era bellissimo tempo, il mare calmissimo e una visibilità meravigliosa”.

Il processo di primo grado inizia il 29 novembre 1995. Gli imputati sono 4: il terzo ufficiale di coperta dell’Agip Abruzzo Valentino Rolla, accusato di omicidio colposo plurimo e incendio colposo; Angelo Cedro, comandante in seconda della Capitaneria di porto e l’ufficiale di guardia Lorenzo Checcacci, accusati di omicidio colposo plurimo per non avere attivato i soccorsi con tempestività; Gianluigi Spartano, marinaio di leva, imputato per omicidio colposo per non aver trasmesso la richiesta di soccorso. Il processo, pieno di momenti di tensione, si conclude nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 1997 in un’aula piena di polizia e carabinieri: assolti tutti gli imputati perché «il fatto non sussiste». In appello, la terza sezione penale di Firenze dichiara definitivamente chiuso il processo per prescrizione. 140 morti, nessun colpevole. Poi la riapertura dell’inchiesta lo scorso ottobre ed i fatti, clamorosi ed inquietanti, di questi giorni che, semmai ce ne fosse stato bisogno, lasciano capire che la verità su quella che è stata definita “l’Ustica dei mari” è ben più pesante di un “tragico incidente”. Marco M. — Nel libro “Moby Prince. Un caso ancora aperto”, Enrico Fedrighini riporta i risultati di un personale e lungo lavoro di ricerca, incrociando testimonianze, perizie, deposizioni processuali. La sera del 10 aprile 1991 è appena finita la Guerra del Golfo e ci sono cinque navi militarizzate americane in rada a Livorno.

Una di queste sta trasbordando materiale bellico e armamento su altre ignote imbarcazioni. Un elicottero – non identificato, ma certamente non italiano – controlla dall’alto l’operazione. Nel contempo, alcune “bettoline” riforniscono di carburante le navi. Qualcosa va storto, un’esplosione, un incendio. Alcuni testimoni parlano di vampate e bagliori che si sviluppano prima dell’impatto del “Moby Prince” contro la petroliera. Il traghetto transita poco lontano. All’improvviso gli arriva contro un’imbarcazione “impazzita” che si allontana dal luogo dell’incidente. Il Moby è costretto a virare, repentinamente. Il timone si blocca, il suo destino è segnato: l’impatto è inevitabile. Qui potete vedere il documentario “L’Ustica dei mari”, trasmesso un anno fa dalla tv svizzera, mentre qui la puntata di “La Storia siamo noi” intitolata “Moby Prince, il porto delle nebbie” di due anni fai. Il sito dell’Associazione dei familiari delle vittime

L’articolo originale è stato pubblicato nel 2007.

 

Il DNA antico mostra l’impatto catastrofico degli Europei sui nativi Americani

Fonte e traduzione: https://ilfattostorico.com/2016/04/13/il-dna-antico-mostra-limpatto-catastrofico-degli-europei-sui-nativi-americani/

Università di Adelaide

Science

Science Advances

Una delle mummie utilizzate per lo studio: La Doncela, mummia Inca scoperta sul Monte Llullaillaco, in Argentina, nel 1999 (Johan Reinhard)

Una delle mummie utilizzate per lo studio: La Doncela, mummia Inca scoperta sul Monte Llullaillaco, in Argentina, nel 1999 (Johan Reinhard)

Il primo studio su larga scala del DNA antico dei primi americani ha confermato l’impatto devastante della colonizzazione europea sulle popolazioni indigene americane.

Condotto dal Centro australiano per l’analisi del Dna antico (ACAD) dell’Università di Adelaide, i ricercatori hanno ricostruito una storia genetica delle popolazioni indigene americane, esaminando direttamente il DNA di 92 mummie e scheletri precolombiani, risalenti tra i 500 e i 8.600 anni fa.

Pubblicato su Science Advances, lo studio rivela un’impressionante assenza dei lignaggi genetici precolombiani nei nativi americani moderni; mostrando un’estinzione di questi lignaggi con l’arrivo degli spagnoli.

Uno scenario catastrofico

«Sorprendentemente, nessuno dei lignaggi genetici che abbiamo trovato in quasi 100 uomini antichi erano presenti, o mostravano tracce di discendenti, nelle popolazioni indigene odierne», dice l’autore dello studio Bastien Llamas, Senior Research Associate presso l’ACAD. «Questa separazione sembra essere cominciata negli ultimi 9.000 anni, ed è stata una cosa completamente inaspettata, perciò abbiamo esaminato molti scenari demografici per provare a spiegarla».

«L’unico scenario che combacia con le nostre osservazioni è stato che poco dopo la prima colonizzazione delle Americhe, le popolazioni si stabilirono e si isolarono l’una dall’altra. Poi gran parte di queste popolazioni si estinse in seguito al contatto con gli europei. Ciò si avvicina molto ai resoconto storici di un grande crollo demografico, immediatamente dopo l’arrivo degli spagnoli alla fine del ‘400».

Quando venne popolata l’America?

Il team di ricerca, che include anche membri dell’University of California a Santa Cruz (UCSC) e dell’Harvard Medical School, ha studiato i lignaggi genetici materni sequenziando i genomi mitocondriali, estratti da ossa e denti di 92 mummie e scheletri precolombiani – soprattutto sudamericani.

Il genoma antico ha anche fornito una data più precisa dell’arrivo dei primi uomini nelle Americhe, attraverso il ponte di terra dello stretto di Bering (Beringia) che collegava Asia e nord America durante l’ultima era glaciale.

«La nostra ricostruzione genetica conferma che i primi americani entrarono verso i 16.000 anni fa attraverso la costa del Pacifico, girando intorno alle enormi calotte di ghiaccio che bloccavano un corridoio interno che si aprì solo molto più tardi», dice Alan Cooper, direttore dell’ACAD. «Migrarono verso sud rapidamente, raggiungendo il sud del Cile 14.600 anni fa».

Questa roccia serpentina trovata in Cile, grande quanto una prugna, porta graffi fatti dall'uomo. Risalirebbe tra i 17.000 e i 19.000 anni fa (Tom Dillehay)

Questa roccia serpentina trovata in Cile, grande quanto una prugna, porta graffi fatti dall’uomo. Risalirebbe tra i 17.000 e i 19.000 anni fa (Tom Dillehay)

L’isolamento dei primi “americani”

«La diversità genetica in queste prime popolazioni dell’Asia era limitata perché le prime, piccole, popolazioni furono isolate sul ponte di terra di Beringia tra i 2.400 e i 9.000 anni», dice un altro autore della ricerca, Lars Fehren-Schmitz dell’UCSC. «Fu durante il picco dell’ultima era glaciale – quando i freddi deserti e le calotte di ghiaccio bloccarono gli spostamenti dell’uomo, e le scarse risorse limitarono la grandezza delle popolazioni. Questo lungo isolamento di un piccolo gruppo di persone preparò l’eccezionale diversità genetica osservata nei primi americani».

Wolfgang Haak, precedentemente all’ACAD e oggi al Max Planck Institute per la Scienza della storia umana, dice: «Il nostro studio è il primo resoconto genetico di queste questioni chiave, riguardo la data e il processo di popolamento delle Americhe. Per avere un quadro ancora più ampio, tuttavia, dovremo fare uno sforzo congiunto per costruire un set completo di dati del DNA di persone vive oggi e dei loro antenati precolombiani, per confrontare ulteriormente la diversità antica e moderna».

Inglesi già in Libia, Turchia e Israele coi terroristi in Siria

Fonte: http://www.libreidee.org/2016/04/inglesi-gia-in-libia-turchia-e-israele-coi-terroristi-in-siria/

Il Regno Unito ha schierato di nascosto forze speciali in Libia, mentre Israele sta chiudendo un occhio su Al-Nusra in Siria. E la Turchia vuole che gli islamisti radicali abbiano la meglio in Medio Oriente ed entrino in Europa: sono le sconvolgenti informazioni che re Abdullah di Giordania ha confidenzialmente condiviso con i parlamentari degli Stati Uniti. Il sovrano giordano, al potere dal 1999, ha dato questa schietta valutazione ai leader del Congresso, tra cui John McCain e Paul Ryan, in un incontro a porte chiuse durante la sua visita negli Stati Uniti a gennaio. Lo si apprende tramite una fuga di notizie finita sul “Guardian”. Nella rivelazione più importante, il reale ha detto che le forze speciali giordane operanti in Libia sono state incorporate in un contingente britannico di unità “Sas” per aiutare i corpi speciali inglesi a superare le barriere culturali e linguistiche. L’agenzia di intelligence Stratfor conferma: le “Sas” inglesi in Libia starebbero «scortando squadre del Mi6», impegnate ad «incontrare i funzionari libici per la fornitura di armi e addestramento all’esercito siriano e alle milizie in lotta contro lo Stato Islamico».

Sempre secondo la Stratfor, anche i velivoli Sentinel delle forze aeree britanniche hanno base a Cipro per missioni di sorveglianza su Sirte, la città libica controllata dall’Isis, aggiunge “Rt” in un post ripreso da “Voci dall’Estero”. Se David Abdullah di GiordaniaCameron rifiuta di fornire informazioni sull’operazione, si sa che ufficialmente la Gran Bretagna posizionerà 1.000 soldati in Libia per aiutare i locali nell’addestramento e assistere il traballante governo libico nell’immediato futuro, «ma finora apparentemente nessuno è stato inviato nel paese, che è nella morsa di una guerra etnica e settaria da quando Muhammar Gheddafi è stato rovesciato nel 2011». Altre dichiarazioni fatte dal giordano Abdullah indicano profonde spaccature tra gli Stati Uniti e le coalizioni guidate dai sauditi col compito di eliminare lo Stato Islamico e ripristinare lo stato di diritto nella regione. Secondo Abdullah, il presidente-dittatore turco Recep Tayyip Erdogan «crede in una soluzione islamica radicale ai problemi della regione». Sicché, «i terroristi che stanno andando in Europa fanno parte della strategia politica turca».

La rivelazione arriva subito dopo l’annuncio dell’accordo che la Turchia ha concluso con l’Unione Europea sui profughi, in cambio di miliardi di euro. Israele, dal canto suo, è accusato di “guardare dall’altra parte” quando si tratta delle milizie siriane di Al-Nusra, collegate ad Al-Qaeda, che controllano ampie fasce di territorio siriano. Israele proteggerebbe Al-Nusra perché il gruppo è «una opposizione ad Hezbollah», la milizia libanese finanziata dagli iraniani che combatte per il presidente Bashar Assad nel conflitto siriano. In precedenza, sui media c’erano state accuse che sostenevano che Israele stesse anche assicurando cure mediche ai combattenti di Al-Nusra, dopo aver stabilito un canale di comunicazione diretto tra l’esercito israeliano e il gruppo terrorista. Infine, re Abdullah punta il dito contro Al-Shabaab, il gruppo jihadista dell’Africa orientale. Ha un profilo più basso rispetto ad Isis, Boko Haram e altri, ma ha cominciato a «introdursi in Libia». L’esercito di Amman è pronto a intervenire: «Abbiamo una forza di dispiegamento rapido che si schiererà con gli inglesi e il Kenya ed è pronta ad entrare in Somalia», ha detto il sovrano ai membri del Congresso statunitense.

Il Regno Unito ha schierato di nascosto forze speciali in Libia, Israele sta chiudendo un occhio su Al-Nusra, e la Turchia vuole che gli islamisti radicali abbiano la meglio in Medio Oriente ed entrino in Europa: sono le sconvolgenti conoscenze che re Abdullah di Giordania ha confidenzialmente condiviso con i parlamentari degli Stati Uniti .
Il capo dello stato del Medio Oriente, al potere dal 1999, ha dato questa schietta valutazione regionale ai leader del Congresso, tra cui John McCain e Paul Ryan, in un incontro a porte chiuse durante la sua visita negli Stati Uniti a gennaio. Le minute dell’incontro sono ora state ottenute dal Guardian tramite una fuga di notizie non autorizzata.
Nella rivelazione più importante, il reale ha detto che le forze speciali giordane operanti in Libia erano state incorporate in un contingente britannico di SAS più consistente per aiutare [le SAS] a superare le barriere culturali, inclusa la comprensione del “gergo giordano [che] è simile al gergo libico“.
Il Foreign Office britannico per proprie regole non rilascia commenti su dove si trovino le forze d’elite SAS e altre forze speciali.
L’agenzia di intelligence sulla sicurezza Stratfor aveva già ipotizzato il coinvolgimento del Regno Unito all’inizio di questo mese, affermando che le unità SAS stanno “scortando squadre del MI6 ad incontrare i funzionari libici per la fornitura di armi e addestramento all’esercito siriano e alle milizie in lotta contro lo Stato islamico. Anche gli aerei Sentinel delle forze aeree britanniche hanno base a Cipro per missioni di sorveglianza su [la città libica controllata dall’ISIS di] Sirte“.
Tuttavia, David Cameron ha rifiutato di fornire qualsiasi informazione su questo, anche a commissioni parlamentari ristrette, dicendo all’inizio di questa settimana che le SAS sono già “soggette al diritto internazionale, come lo è chiunque altro nel nostro paese, ma io non propongo di cambiare le modalità in base alle quali operano questi uomini incredibilmente coraggiosi“.
Ufficialmente, la Gran Bretagna posizionerà 1.000 soldati in Libia per aiutare i locali nell’addestramento e assistere il traballante governo libico nell’immediato futuro, ma finora apparentemente nessuno è stato inviato nel paese, che è nella morsa di una guerra etnica e settaria da quando Muammar Gheddafi è stato rovesciato nel 2011.
Il The Guardian sostiene che l’ufficio del primo ministro ha rifiutato di rispondere alle domande della stampa sulle ultime fughe di notizie.
Altre dichiarazioni fatte dal cinquantaquatrenne Abdullah sono per lo più pettegolezzi, ma indicative di profonde spaccature tra gli Stati Uniti e le coalizioni guidate dai sauditi col compito di eliminare lo Stato Islamico e ripristinare lo stato di diritto nella regione.
Abdullah ha detto che il presidente turco Tayyip Recep Erdogan “crede in una soluzione islamica radicale ai problemi della regione“. Ha continuato dicendo che “i terroristi che stanno andando in Europa fanno parte della [strategia] politica turca, e la Turchia continua a bacchettarli, ma sono al sicuro“.
La rivelazione arriva subito dopo l’annuncio di un accordo che la Turchia ha concluso con l’Unione europea all’inizio di questo mese per aiutarla a risolvere il problema dei profughi in cambio di miliardi di euro.
Israele è accusato di “guardare dall’altra parte” quando si tratta di al-Nusra, collegata ad al-Qaeda, che controlla ampie fasce di territorio in Siria incluso quello al confine con Israele, perché il gruppo è “una opposizione ad Hezbollah“, la milizia libanese finanziata dagli iraniani che combatte per il presidente Bashar Assad nel conflitto siriano. In precedenza sui media ci sono state accuse che sostengono che Israele sta anche dando cure mediche ai combattenti di al-Nusra prima di rimandarli di nuovo sul campo di battaglia, e che è stato stabilito un canale di comunicazione diretto tra l’esercito israeliano e il gruppo terrorista. L’IDF  [l’esercito israeliano, NdT] ha però sempre negato queste accuse.
L’avvertimento più serio di re Abdullah riguarda al-Shabaab, un gruppo jihadista dell’Africa orientale con un profilo più basso rispetto ad ISIS, Boko Haram e altri, ma che ha cominciato a “introdursi in Libia“.
“La Giordania sta osservando al-Shabaab perché nessuno sta davvero ponendo attenzione al problema, e non possiamo separarlo [dal resto], e dobbiamo guardare a tutti i punti caldi sulla mappa. Abbiamo una forza di dispiegamento rapido che si schiererà con gli inglesi e il Kenya ed è pronta ad entrare in Somalia“, ha detto ai membri del Congresso.
Le ambasciate giordane negli Stati Uniti e nel Regno Unito si sono rifiutate di validare le affermazioni, mentre un membro del Congresso ha ammesso al The Guardian che la riunione c’è stata, ma non autenticherebbe i punti di discussione trattati.

Endometriosi, fibromi e sostanze tossiche: quale relazione?

Scritto da: Cristina Da Rold
Fonte: https://oggiscienza.it/2016/04/12/endometriosi-fibromi-ftalati-sostanze-tossiche/

Nel mirino di una nuova ricerca DDE e ftalati. “I dati sono interessanti, ma è ancora prematuro parlare di causa” precisa l’esperto

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Un recente studio mette in luce un possibile legame fra l’insorgenza di endometriosi e fibromi con l’esposizione a DDE e ftalati. Crediti immagine: Michael Smith, Flickr

SALUTE – Uno studio pubblicato nei giorni scorsi da un team di scienziati della New York University ha sottolineato gli enormi costi economici di alcune patologie benigne molto comuni dell’apparato riproduttivo femminile, come endometriosi e fibromi. Il fulcro della notizia, per come è stata comunicata, è però un altro, e cioè il possibile legame fra l’insorgenza di queste patologie e l’esposizione a sostanze tossiche (EDCs: endocrine disrupting chemicals) che avrebbero la capacità di alterare i delicati meccanismi ormonali della donna: il DDE (un derivato del DDT) per i fibromi e gli ftalati per l’endometriosi. Lo studio aveva infatti il compito -si legge- di calcolare, basandosi su una serie di articoli pubblicati con un sistema di peer-review, i costi sanitari ed economici attribuibili alle esposizioni a queste sostanze nei paesi dell’Unione Europea.

Il risultato dello studio è che i ricercatori hanno evidenziato come vi possa essere una correlazione di causalità tra l’esposizione a queste sostanze tossiche, i fibromi uterini e l’endometriosi stimabile tra il 20% e il 39%, per un totale di 145 mila casi di endometriosi e 56 mila casi di fibromi. Il costo totale per la gestione di queste pazienti sarebbe di conseguenza stato stimato di 1,5 miliardi di euro.

Il punto è che ancora non possiamo parlare di causa-effetto, dato che a oggi non sappiamo con certezza se l’esposizione a queste sostanze sia una reale causa dell’insorgenza di endometriosi e fibromi. “Sappiamo che l’esposizione a queste sostanze può incidere in maniera significativa sulla salute in generale. Tuttavia, nonostante i risultati, i ricercatori si esprimono con estrema cautela sulla probabilità dell’esistenza di un nesso diretto” precisa Renato Seracchioli, direttore Unità operativa Ginecologia e Fisiopatologia della Riproduzione del Policlinico Sant’Orsola di Bologna.

Lo studio, infatti, rileva che “diclorodifenildicloroetilene (DDE) e ftalati ‘possono contribuire’ (“may contribute”) all’insorgenza di disturbi riproduttivi molto comuni nella donna, come endometriosi e fibrosi. Lo studio precisa inoltre che “queste stime si riferiscono solo agli EDCs per i quali esiste un numero di dati sufficienti per poter elaborare alcune ipotesi”.

Inoltre, anche riguardo alla cancerogenicità di DDE e ftalati non c’è al momento una risposta definitiva da parte della scienza. Lo stesso Istituto Superiore di Sanità precisa che lo IARC (l’Agenzia delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Cancro), che attraverso revisioni sistematiche di tutta la letteratura scientifica su un dato argomento redige le liste di cancerogeni o possibili tali, ha classificato il DDT nella categoria 2B, gruppo di sostanze che comprende i possibili cancerogeni per l’uomo, nel quali sono inseriti alcuni composti degli ftalati. Il fumo e l’amianto sono invece classificati nella categoria 1, quella a cui appartengono le sostanze a cancerogenicità è scientificamente comprovata.

“Ciò non significa che DDE e ftalati non siano dannosi per l’organismo, e questo in letteratura è stato ampiamente dimostrato” spiega Seracchioli. “Non bisogna dimenticare che per esempio l’endometriosi è una malattia multifattoriale, dove entrano in gioco il comparto il genetico, il sistema immunitario e quello ormonale, ed è noto che queste sostanze tossiche potrebbero agire proprio su questi sistemi. Il sunto del messaggio è che al momento ci sono diversi argomenti di ricerca, e questo studio ne rappresenta certamente uno dei più interessanti, ma ancora non possiamo parlare di relazione stretta di causa-effetto”. È inoltre importante osservare come il danno sulla salute possa dipendere da molte variabili come la durata dell’esposizione, dalla quantità di agente nocivo e dalla sensibilità individuale.

Quello che è certo, invece, è il riscontro dell’aumento, negli ultimi decenni, del numero di casi di patologie come l’endometriosi. Questo può essere dovuto da un lato a una nostra migliore capacità diagnostica, grazie alle moderne tecniche ecografiche e laparoscopiche e, dall’altro, a una maggior esposizione dell’organismo a sostanze tossiche, ambientali, alimentari, batteriologiche il cui contributo potrà essere valutato con più precisione in un prossimo futuro.

 

 

La Germania apre all’abolizione dei 500 euro

Scritto da: Matteo Cavallito
Fonte: http://www.valori.it/finanza-etica/la-germania-apre-allabolizione-dei-500-euro-12598.html

Foto: Lionel Allorge, Wikimedia Commons

Foto: Lionel Allorge, Wikimedia Commons

La Banca Centrale tedesca (Bundesbank) sarebbe favorevole ad una “graduale eliminazione” delle banconote da 500 euro. Lo segnala il Wall Street Journal citando una fonte vicina alla questione. All’inizio dell’anno, ricorda il quotidiano Usa, il presidente della BCE Draghi aveva sottolineato i rischi relativi al crescente utilizzo della banconota come “strumento di attività illegali” visto che la disponibilità di un taglio particolarmente elevato consentirebbe di trasportare agevolmente notevoli somme di denaro contante da utilizzare nell’ambito di operazioni non tracciabili. Sebbene richiesta da più parti, rileva ancora il WSJ, l’abolizione della banconota da 500 euro si scontra tuttora con l’inerzia di alcuni governatori delle banche centrali nazionali europee, contrari ad un approccio troppo rapido.

Tra i governatori particolarmente cauti ci sarebbe proprio il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann, sensibile, evidentemente, al generale scetticismo percepito in Germania dove i pagamenti in contante sono ancora molto diffusi e dove l’abolizione della banconota da 500 euro sarebbe vista come il primo passo verso un progressivo giro di vite contro le operazioni cash. Nonostante questo, rileva però la fonte interpellata dal WSJ, Weidmann e gli altri membri del Consiglio della BCE sarebbero probabilmente disposti ad accettare di non emettere nuove versioni della banconota, contrariamente a quanto fatto per i tagli da 5, 10 e 20 euro e a quanto previsto, in futuro, per quelli da 100 e 200. In questo modo, le banconote da 500 euro in circolazione che dovessero rientrare nelle casse della BCE verrebbero progressivamente sostituite da un controvalore equivalente di tagli più piccoli. Pur restando ancora legalmente in corso, i 500 euro in circolazione andrebbero così incontro ad una significativa riduzione. La decisione definitiva, rileva il WSJ, potrebbe essere presa in occasione del prossimo incontro del Consiglio BCE in programma il 4 maggio

La fine di Schengen?

Fonte: http://www.limesonline.com/la-fine-di-schengen/90784

La fine di Schengen?

Le carte a colori di Limes 3/16, “Bruxelles, il fantasma dell’Europa

Carta di Laura Canali

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“La scelta di aprire illimitatamente le frontiere ai migranti, in specie ai profughi siriani, motivata sia da nobili considerazioni umanitarie che da calcolo utilitaristico (le masse d’immigrati essendo previste alleviare il deficit demografico e servire la richiesta di mano d’opera a basso costo), si è rivelata un boomerang.

La Germania non ha il capitale politico e culturale né tantomeno la collocazione geografica per gestire un’impresa tanto ambiziosa. […]

Di qui tre gravi conseguenze. Sul piano interno, l’affermazione di forze ultranazionalistiche e anti-euro, quali l’Alternativa per la Germania (AfD), per ora al grado regionale, nel 2017 forse su scala federale. Così sconvolgendo il paradigma politico-parlamentare della Bundesrepublik, che dalla fondazione in poi escludeva la formazione di una destra antisistema.

Sul piano comunitario, l’isterico rifiuto del migrante, particolarmente ostentato nei paesi pertinenti all’area geoeconomica della Germania stessa, cugina Austria inclusa. I quali hanno subito risposto all’ecumenismo merkeliano con la dissuasione preventiva, materializzata nell’erezione di muri e nel controllo delle frontiere dell’ormai ex spazio Schengen.

Sul piano più latamente internazionale, l’ambiguo e probabilmente impraticabile accordo euro-germanico con la Turchia, volto a chiudere la via balcanica delle migrazioni, segno di contraddizione fra conclamato aperturismo e praticate restrizioni. Se non di disperazione pura.”

Le carte a colori di Limes 3/16, “Bruxelles, il fantasma dell’Europa

Carta di Laura Canali

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REFERENDUM 17 APRILE E IL “QUARTIERINO” ROMANO

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2016/04/08/referendum-17-aprile-e-il-quartierino-romano/

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Prima che qualcuno dei lettori di Icebergfinanza si dimentichi dell’importanza di andare a votare al referendum suIle trivelle del 17 aprile prossimo, eri sera per caso leggendo sulla vicenda Guidi…

Guidi e la combriccola: “Padoan è lì per loro”

Scherzando mi sono detto, ecco perchè il ministro Padoan come abbiamo visto ieri non ne indovina una e dal 2010 ogni anno annuncia una ripresa che non c’è mai stata.

Allora come sono solito fare incomincio ad esplorare su internet per vedere come vengono riportate le notizie, visto che la figura del ministro Padoan non è che sia proprio una figura di secondo piano…

Questo è l’articolo del Messaggero di RomaL’ex ministro Guidi e quelli del quartierino e questo è quello del Corriere Guidi, Gemelli e il «quartierino».

In un’altra conversazione con il compagno, è proprio l’ex ministra a parlare del suo ex vice Claudio De Vincenti e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «Sai chi lo ha messo lì, Padoan, Innocenti, l’hai capito chi gliel’ho messo Padoan? Sempre quel quartierino lì».

«De Vincenti (il suo viceministro e fedelissimo di Renzi, ndr) è la mia rovina, devo stare molto attenta a lui, perché sa tutto… Però siccome è diciamo amico di quel tuo clan lì,… prova a prenderci le misure anche tu Gianluca… Sai chi chi lo ha messo lì Padoan? Hai capito chi glielo ha messo? Sempre quel quartierino lì»

Quello che mi ha sorpreso ad esempio, è che  l’articolo del Sole 24 Ore non riporta da nessuna parte il nome di Padoan, quasi volesse nasconderlo…

Il «quartierino romano»

C’è poi chi dice che ce l’ha messo la troika visto che è un economista che ha lavorato alla Banca mondiale, presso la Commissione europea e la Bce rappresentante Fmi, poi ancora all’Ocse, dove ha ricoperto l’incarico di economista capo.

Per carità potrebbe essere la persona più competente e buona del mondo, ma come detto ieri il suo track record non alimenta speranze, abbiamo bisogno di uomini diversi e nuovi, che non provengano sempre e solo dalle stesse istituzioni simbolo dell’attuale fallimento.

Era il 2 aprile 2010… Crisi. Ripresa cominciata secondo OCSE. Padoan

PADOAN (OCSE), 2012 PUO’ ESSERE ANNO RIPRESA PER ITALIA

2 aprile 2013 Padoan: Italia pronta a ripartire

Padoan: “Il 2014 anno della svolta.

Padoan: da 2015 ripresa decisa…

Padoan: “Il 2016 è l’anno della svolta”

Se vogliamo uscire da questo inferno come dice il buon Taleb…

 A coloro che guidavano uno scuolabus bendati (e l’hanno sfasciato) non dovrebbe essere mai più permesso di guidare un altro scuolabus. L’establishment economico (università, autorità di regolamentazione, funzionari governativi, economisti al servizio di varie organizzazioni) ha perso la propria legittimità a seguito del fallimento del sistema. Sarebbe imprudente e insensato da parte nostra se ci affidassimo alle capacità di questi esperti per uscire da questo caos. Al contrario, bisogna individuare le persone intelligenti e con le mani pulit