Stupro in Calabria | “Una coperta rosa” ha coperto 3 anni di stupri e ricatti su una 13enne

Scritto da : Doriana Goracci
Fonte: : http://www.agoravox.it/Stupro-a-Melito-Una-coperta-rosa.html

Oggi comincia la scuola e fai conto che vieni a sapere che tua figlia di 13 anni,1.55 x 40 chili, all’uscita viene caricata da uno, che poi sono 8 o 9, e portata in una casa o al cimitero, o sotto un ponte… o dovunque ci sia un giaciglio; che le tengano fermi i polsi e la violentino: per 3 anni.

Ora si sa, chi sono quei “ragazzi” e lei che se l’è cercata…

La notizia è dei primi di settembre in Calabria, con l’Operazione Ricatto: “Arrestati 9 ragazzi, tra i 18 e i 30 anni per violenza sessuale di gruppo aggravata, atti sessuali con minorenne, detenzione di materiale pedopornografico, violenza privata, atti persecutori, lesioni personali aggravate e di favoreggiamento personale”.

E sappiamo anche chi sono gli 11.416 che risiedono a Melito di Porto Salvo, tranne 400 venuti anche da fuori per la solita fiaccolata di solidarietà per le strade di Melito, per la famiglia della ragazzina vittima di abusi sessuali: erano stati tutti invitati dalla stampa e dalla Chiesa.

Il parroco, Domenico De Biase, riesce a tirare fuori queste parole: «Sono tutte vittime anche i ragazzi. E poi, io credo che certe volte il silenzio sia la risposta più eloquente». Ma poi ci sarebbe stato poche ore dopo “Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, ha dedicato anche la sua omelia di oggi a questo tema, durante la Santa Messa nella Basilica Cattedrale davanti alla Madonna della Consolazione”.

Il sindaco Giuseppe Meduri attacca la giornalista Giusy Utano del TgR Calabria e sentenzia: «Certe ricostruzioni uscite sul servizio pubblico ci hanno offesi». Aveva riportato una certa “signora” dire: «Sono vicina alle famiglie dei figli maschi. Per come si vestono, certe ragazze se la vanno a cercare». Il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha detto: «Questo territorio sconta un ritardo costante. C’è una mancanza di sensibilità. Anche i genitori sono stati omertosi. Tutti sapevano».

Mi viene in mente la storia della ragazzina di Montalto di Castro violentata dal branco e le parole del sindaco, oltre i fatti, Salvatore Carai, zio di uno dei violentatori che dichiarò: “Quei ragazzi ingiustamente accusati sono dei bravi ragazzi. Dalle nostre parti le uniche bestie sono gli immigrati romeni. Loro si che lo stupro l’hanno nel sangue”.

Verrrebbe voglia di andare lontano, dove non mancheranno i matti ma dove manca tanta spaventosa folla di di donne che hanno subito ed educato così i loro figli, alla violenza, e le figlie a subire. Dei padri è meglio tacere, che se si limitano all’indifferenza è già tanto.«C’era la coperta rosa… e non avevo più stima in me stessa. Certe volte li lasciavo fare. Se mi opponevo, dicevano che non ero capace. Mi veniva da piangere. Mi sentivo una merda».

Parole sommesse e ripetute alla psicologa, da questa nostra piccola figlia, strazianti, in questo deserto umano. La coperta rosa non è riuscita a coprire niente, se non il silenzio di tutto un paese intorno, stretto nel miserevole ipocrita silenzio.

AUSTRALIA: SEI SETTIMANE AL CROLLO!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2016/09/13/australia-sei-settimane-al-crollo/

Come i lettori di Icebergfinanza ben sanno non c’è dinamica da noi esaminata in questi anni che non sia passata attraverso la verità figlia del tempo.

Del Canada (BOOOOM! ESPLODE LA CASETTA IN CANADA!)  abbiamo già parlato è solo questione di tempo, dopo aver assistito a crolli di oltre il 20 % in un solo mese mentre per quanto riguarda l’Australia in un recente manoscritto di Machiavelli abbiamo condiviso insieme in nuovo fenomeno subprime con contorno di frode.

US Think Tank Warns That Australia Is About 6 Weeks Away From Housing Collapse

Ora via Zero Hedge, anche un think tank statunitense, International Strategic Studies Association (ISSA), avverte che gli sforzi per limitare gli investimenti cinesi nel settore immobiliare australiano potrebbe causare un collasso dei prezzi anche in Australia come in Canada.  Parlando con gionale news.com.au , Greg Copley, Presidente di ISSA, prevede previsto che l’Australia ha circa 6 settimane prima che i prezzi immobiliari cominciano a crollare.

“We estimate that Australia has about six weeks or so to turn this situation around, otherwise there would be a massive hit on property valuations and the building trades.””The urgency is, I believe, based on the fact that this is about how long it will take for the banks’ policies to start switching off a lot of existing and planned contracts for Australian properties.””The banks clearly believe Australian real estate values will decline, so they are attempting to avoid that risk. They’ve learned from the US collapse that seizing real estate collateral is a no-win scenario when the volume is great and the market slow.”

“In so doing, they precipitate the market collapse but are less exposed to it.”

“Le banche ritengono chiaramente chei valori immobiliari australiani si ridurranno, e stanno tentando di evitare tale rischio. Hanno imparato dal crollo degli Stati Uniti…

Hanno imparato cosa? Ma per favore non diciamo fesserie, le ultime dinamiche di frode sono le stesse messe in atto in America.

I prezzi degli immobili nei grandi mercati immobiliari in Australia sono aumentati nel corso degli ultimi due anni alimentati, in gran parte parte, dalla domanda da parte degli acquirenti cinesi in cerca di luoghi off-shore per parcheggiare denaro contante. I mercati di Sydney e Melbourne sono stati i maggiori beneficiari dei capitali stranieri con i prezzi degli immobili in crescita del 53% e 51%, rispettivamente, dal 2012.

Detto questo, sulla base dei dati del Bureau of Statistics sembra che i prezzi delle case in Australia hanno già iniziato la loro discesa.

Australiani Home Prezzi

State sintonizzati, soprattutto sull’Australia,  ormai entrata a far parte degli itinerari del nostro Forrest Gump, con Canada e Australia , come scrive ZH, ora si avvia il giro di vite sulle operazioni di riciclaggio del denaro cinese e l’unica domanda che rimane è dove si creerà la prossima bolla, mentre tante altre in giro per il mondo, scoppieranno.

Amazzonia: gi incendi minacciano le tribù indigene

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/blog/65-news-ita/incendi/4213-amazzonia-gi-incendi-minacciano-le-trib%C3%B9-indigene.html

Le fiamme che devastano la foresta amazzonica, minacciando di sterminare uno deli ultimi popoli indigeni non ancora contattati dall’uomo bianco: la tribù degli Awá. Nell’assenza delle autorità, i piccoli gruppi di Indiani Guajajara, che vivono nelle vicinanze, sono stati costretti a battersi da soli contro le fiamme. Nel dicembre scorso, gli incendi appiccati dai taglialegna hanno distrutto oltre il 50% della foresta dell’area. Secondo il Ministero dell’Ambiente, ora la situazione attuale è “addirittura peggiore”.

Zezico Guajajara, della associazione CIMI, avverte che le fiamme si stanno oramai avvicinando agli Awá incontrastati. Gli attivisti temono che queste ondate di incendi possano spazzare via la tribù e chiedono una azione urgente.

Le tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili del pianeta. Tribù come quella degli Awá sono spazzate via dalla violenza degli esterni e da malattie come influenza e morbillo contro cui non hanno difese immunitarie. Se la loro terra non è protetta, rischiano la catastrofe. Fra coloro che lottano contro gli incendi, ci sono i “Guardiani Guajajara” che vivono nei pressi e pattugliano spesso la zona nel tentativo di contrastare il disboscamento illegale e di proteggere i loro vicini incontattati, costretti a una vita in fuga.

“Stiamo difendendo il nostro territorio perché gli Awá incontattati possano sopravvivere” ha dichiarato a Survival Olimpio Guajajara, leader del gruppo. “Siamo riusciti a ridurre il numero dei taglialegna nella nostra terra e speriamo di costringerli tutti ad andarsene. Diversamente, gli Awá potrebbero essere spazzati via. Vogliamo solo che possano vivere in pace.”

I Guardiani Guajajara stanno ricevendo ben poco sostegno dal governo brasiliano nonostante le promesse di assistenza. Se mancheranno loro le risorse necessarie per condurre le loro spedizioni, il territorio rimarrà vulnerabile alle invasioni.

Gli Awá vivono in 4 aree distinte. Nel 2014 una campagna internazionale di Survival contribuì a fare pressione sul Ministro della Giustizia e a convincerlo a inviare centinaia di agenti nel territorio centrale della tribù per sfrattare i taglialegna illegali. Ma la terra degli Awá non è ancora stata tutta adeguatamente protetta e l’area di Arariboia resta particolarmente vulnerabile.

Liberati dal peso dei tuoi pregiudizi

Fonte:  http://www.riza.it/psicologia/tu/4416/liberati-dal-peso-dei-tuoi-pregiudizi.html

Le convinzioni che ci creiamo su noi stessi e sugli altri sono paraocchi, filtri che influenzano il modo in cui guardiamo alla realtà e agiamo, portandoci al fallimento; liberiamocene

Liberati dal peso dei tuoi pregiudizi

È difficile prendere consapevolezza del fatto siamo tutti vittima di pregiudizi che influenzano negativamente la nostra vita. Di solito, li vediamo solo negli altri e ci fanno arrabbiare, ma li abbiamo anche noi: andiamo in giro con un fardello, carichi di convinzioni acquisite nel passato e giudichiamo, decidiamo, evitiamo…In questo modo, il nostro agire non si basa su com’è la realtà, ma come “già sappiamo” che sia: iniziamo qualcosa “già sapendo” come andrà a finire, frequentiamo qualcuno “già credendo” di sapere cosa pensa e come si comporterà. Ma ancora di più, i pregiudizi li abbiamo su noi stessi: quello che crediamo di essere o di non essere, quel che siamo convinti di saper o di non saper fare, di poter o di non poter imparare. Si tratta di convinzioni negative, la cui forza non si esercita solo nel momento in cui le pensiamo o le esprimiamo, ma albergano costantemente in noi e orientano le nostre azioni, senza che ne siamo consapevoli. In tal modo, l’avverarsi della “profezia” rinforza ulteriormente il pregiudizio.

Eliminare i pregiudizi si può

Innanzitutto ognuno di noi, anche chi si sente libero, dovrebbe essere disponibile a riconoscere che possiede dei pregiudizi, perché anche il pensare di non esserlo è una convinzione irrealistica. Avere i pregiudizi è naturale perché nascono nella nostra mente fin da quando siamo piccoli come strumenti per affrontare la realtà. “Sapere prima” è anche ciò che ha permesso all’umanità di non cadere negli stessi errori. Il problema è che poi c’è la tendenza a farli diventare convinzioni stabili nel tempo e verità assolute che impediscono di vedere la realtà per come è veramente. Di seguito alcuni tra i più diffusi: “A me le cose belle non capitano mai”; “Prima o poi le persone ti deludono”; “Non sarò mai capace di fare questa cosa”; “Non sono fatto per essere amato”; “La vera passione dura poco”; “Mi sono fatto un’idea precisa su di te, e non me la farai cambiare”. Ma queste convinzioni, inconsapevolmente, impediscono una visione obiettiva e dinamica della realtà, limitano molte opportunità di incontri e di conoscenza, bloccano lo sviluppo della personalità, inducono le persone insicure a stimarsi di meno…

Trova l’intruso: è il pregiudizio

 
Individuare i pregiudizi è semplice: dove le cose non scorrono fluide e si bloccano sempre sugli stessi punti, c’è un pregiudizio che sta esercitando la sua azione. Può riguardare un campo specifico (i sentimenti, il denaro, la socialità, il lavoro, il sesso), oppure un atteggiamento più generale. Una volta individuato occorre prenderne le distanze e non ascoltare quello che ci sta dicendo.

Si tratta, in pratica, di provare a pensare e ad agire in modo differente, anche se è presente e si fa sentire con forza. Fare questo, inizialmente, può risultare faticoso, ma col tempo si noterà come non seguendo certe convinzioni ci accadono cose nuove e diverse.

Per liberarsene, basta riflettere…sul loro costo!

Per iniziare a sganciarti dai tuoi pregiudizi, la prima cosa che puoi fare è prendere atto dei risultati che ti hanno fatto avere. Sei più felice? Hai creato serenità intorno a te? In molti casi, vedrai che essi sono stati solo un grande ostacolo e, se chiedi agli altri, sono stati motivo di sofferenza e di compromessi. Inoltre, poiché i pregiudizi ci fanno cercare ad ogni costo la conferma del loro contenuto, fai il possibile per non alimentare questo meccanismo ed esercitati ad usare parole diverse quando esprimi dei giudizi e impegnati a non cadere nei soliti luoghi comuni. Infine, passa in rassegna i tuoi pregiudizi e prova a intuire se ciò che combatti non è per caso un tuo oggetto di desiderio proibito, o se non esprime un conflitto irrisolto. Così, invece che essere ostacoli per te e gli altri, i pregiudizi diventeranno la chiave di accesso alla parte più profonda di te stesso.

I sistemi di prevenzione terremoti esistono eccome

Fonte: http://portalemisteri.altervista.org/blog/i-sistemi-di-prevenzione-terremoti-esistono-eccome/

Un altro terremoto devasta la nostra terra. Sono morte molte persone, che si potevano salvare od almeno non sarebbero state colte nel sonno. Questo fa molta amarezza.

Io credo che si tratti dello stesso motivo per cui continuiamo ad adoperare le macchine a benzina. Ci sono mille modi per fare auto che non inquinano ma non si fanno. I terremoti avvengono ogni 5 anni e continuano a dire che non si possono indovinare prima? Perchè? Sotto a tutto ci sono grandi interessi –o totale disinteresse–, è tutto lì…….Ci sono troppi esseri che non sono umani !!!!!

Da quel che si legge americani e giapponesi hanno sviluppato una rete di monitoraggio  ed allerta sismico all avanguardia già da tempo.

Ecco una lista di sistemi  per il monitoraggio e allerta sismica ed anche un sistema di allarme casalingo.

  1. http://earthquake.usgs.gov/research/earlywarning/

Early Warning Basics

2. http://www.jma.go.jp/jma/en/Activities/eew1.html

What is the Earthquake Early Warning?

Questo invece e un sistema home

https://www.secty-electronics.de/it/secty-lifepatron/sistema-di-gestione-della-sicurezza-e-di-preallarme-sismico.html

Rivelatore sismico secty lifePatron® MASTER

Quando il MASTER rileva e segnala un terremoto, viene inviato immediatamente anche un messaggio di avviso al sistema di gestione energetico EMS. Il sistema di gestione dell’energia EMS interviene immediatamente su tutti i sistemi elettrici attivi e sui dispositivi a funzionamento elettronico degli edifici e delle infrastrutture. Questo permette, per esempio,

>  di interrompere l’erogazione dalle linee di gas e corrente
>  di interrompere l’erogazione delle condotte dell’acqua
>  di attivare i generatori di emergenza
>  di azionare gli ascensori
>  di aprire le porte e le uscite di sicurezza
>  di attivare i dispositivi di segnalazione davanti a ponti e gallerie
>  di attivare i dispositivi di segnalazione ferroviari
>  di eseguire il salvataggio dati
>  di fermare macchinari industriali e macchinari sensibili di produzione

Quindi se abitiamo in una zona a rischio, alle prossime assemblee comunali dobbiamo pretendere e comunque obbligare i politici ignoranti ed oziosi a fare installare questi sistemi. Se sono costosi non ci interessa.

Saper aspettare per non cedere all’ira

Scritto da: Salvatore Primiceri
Fonte: http://buonsenso.eu/saper-aspettare-per-non-cedere-allira/

arrabbiarsi

 

 

 

Vi è mai capitato di “arrabbiarvi per niente”? L’espressione è comune e indica quando dedichiamo il nostro tempo alla rabbia, all’ira e al rimorso pur non essendocene il bisogno. Peccato che troppo spesso ci accorgiamo tardi di esserci adirati inutilmente. Arrabbiarsi è naturale ma dobbiamo imparare a farlo quando serve e con i giusti modi. Bisogna innanziutto capire in tempo (prima che sia troppo tardi) quando stiamo usando l’ira nei modi e nei tempi sbagliati.

L’ira nasce spesso a causa di impressioni sbagliate e dalla nostra impazienza di giudicare troppo velocemente fatti, azioni ed opininioni. Questo ci porta a valutare in maniera errata la realtà e a prendercela sul personale anche quando non ci sono torti rivolti contro di noi. E’ così che litighiamo, compromettiamo rapporti con gli altri, perdiamo amici e soffriamo l’ambiente di lavoro.
A metterci in guardia dall’ira ci vengono incontro le splendide pagine del “De Ira” di Seneca*:
… causa dell’ira è l’impressione di aver ricevuto un torto, alla quale non si deve credere su due piedi. Neppure a ciò che è chiaro e manifesto dobbiamo credere subito, poiché certe menzogne hanno apparenza di vero. E’ sempre bene aspettare: giorno dopo giorno la verità verrà a galla. Non prestiamo orecchio ai maldicenti; è un vizio della natura umana credere volentieri a ciò che si ascolta malvolentieri, teniamolo presente e diffidiamone; ci adiriamo ancor prima di aver giudicato. Il colmo è che ci lasciamo influenzare non solo dalle calunnie, ma anche dai sospetti, diamo interpretazioni malevole a uno sguardo e a una risata altrui e ci arrabbiamo con chi non ha colpa. Perciò in difesa dell’assente dobbiamo far gli avvocati contro noi stessi e lasciare l’ira in sospeso; la pena rimandata può essere ancora inflitta, ma inflitta che sia non possiamo revocarla“.
Ancora una volta quindi, come già altri filosofi oltre a Seneca ci hanno insegnato, è l’attesa l’antidoto ai nostri errori, il non cadere nella trappola dell’istinto che esalta i nostri peggiori vizi tra cui l’ira.
Dobbiamo avere la capacità di fermarci a ragionare sospendendo ogni giudizio per evitare di agire in modo irrimediabilmente scorretto.

Le sculture più antiche? Pietre dello scandalo e del mistero

Fonte: http://storia-controstoria.org/paleolitico/sculture-piu-antiche/

l'uomo di neanderthal, il primo europeo

All’inizio c’è un sasso. Il cosiddetto “Makapansgat pebble”, un ciottolo di diaspro che conta ben 3 milioni di anni. Ha un colore marrone rossiccio e pesa 260 grammi. Fu trovato negli anni Settanta del XX secolo in Sudafrica in una cava di dolerite, sulle rive del fiume Limpopo. E, in un certo senso, si potrebbe definire la pietra dello scandalo. Perché? Sulla sua superficie sono scolpiti in modo rudimentale dei lineamenti umani. Occhi rotondi, bocca a fessura, accenni a un copricapo oppure un taglio di capelli. Il Makapansgat pebble è stato portato alla luce nei pressi di una fonte naturale, nell’orizzonte di scavo dell’australopiteco africano. Il prodotto di uno scherzo della natura oppure una delle sculture più antiche? Lineamenti maschili o femminili?

Makapansgat pebble: il femminino sacro conta 3 milioni di anni?

Uomo? Donna? Ma è possibile che già l’australopiteco fosse in grado di realizzare manufatti dal valore simbolico? Sarebbe una scoperta impressionante in grado di rivoluzionare la nostra idea dell’evoluzione umana. E se sì, chi rappresentava il Makapansgat pebble? Impossibile dirlo con certezza. Ma, ammesso che il ciottolo raffiguri un volto umano, l’ipotesi che si tratti di una donna pesa parecchio. Lo sostengono gli studiosi che ritengono il Makapansgat pebble un oggetto artistico. Per un semplice motivo: a lei furono dedicate le prime sculture del Paleolitico, le prime statuette delle cosiddette “Veneri”, corpi di donnine dalle forme esuberanti, testine femminili, oppure anche rappresentazioni astratte dal profilo chiaramente femminile. Sono queste le forme d’arte (o/ e di culto) più arcaiche che si conoscano.

Makapansgat pebble, forse la scultura più antica del mondo scoperta in Africa nella Makapan Valley.

Makapansgat pebble, forse la scultura più antica del mondo scoperta in Africa nella Makapan Valley.

Che cosa simbolizzavano veramente queste immagini? Probabilmente il femminino sacro alle origini del mondo. L’Eva africana, la prima madre, una forza della creazione che si rispecchiava quotidianamente nella fertilità della terra, nella lussureggiante ricchezza della natura e nell’abbondante selvaggina da cacciare. Anche dalle nebbie più “recenti” del Neolitico ci vengono incontro miriadi di raffigurazioni femminili su oggetti di uso quotidiano: recipienti, pitture parietali, tempietti, altari. Si trattava, insomma, della prima divinità della natura, la più naturale del mondo, perché era la donna che donava la vita. La Grande madre.

Poi ci fu uno iato. Alla fine del Neolitico e all’alba delle grandi culture l’immagine del femminino sacro cambiò. Con i signori di Sumer ed Egitto la celebrazione della Madre universale impallidì, passò in secondo piano. Dovette cedere il primato al dio della guerra. Allora le divinità femminili che prima erano state esclusivamente dee madri custodi dell’esistenza terrena e dell’oltretomba, subirono una profonda metamorfosi e si tramutarono in donne guerriere, così da poterle affiancare agli dei imperiosi delle prime dinastie di regnanti. E accadde che, da signora della vita, la dea divenne portatrice di morte.

Intanto i re si circondarono di un’aura sacra. I dominatori che innalzavano potenti mura per difendere le città dagli attacchi nemici, legittimavano il proprio primato paragonandosi al toro divino. Colui che fecondava la madre. “Il toro della madre”, il figlio della dea antica che ora sedeva sul trono più in alto di lei. Per ironia del destino, l’egizia Iside continuò a portare il simbolo del trono sul capo, ma era ormai solo l’eco di un passato glorioso perché alle origini del mondo erano subentrate divinità maschili come Ptah o Atum. Religioni nuove di signori del cielo e del sole si erano sovrapposte a quella primordiale di madre natura. E anche le antiche sacerdotesse si fecero da parte e cedettero il posto ai nuovi sacerdoti. Questi incensavano dei maschili che avevano plasmato l’universo tagliando a pezzi il corpo della creatrice Tiamat oppure masturbandosi, come Atum.

Tan-Tan e Berekhat Ram: centinaia di migliaia di anni

Nonostante non raggiunga un orizzonte cronologico antico come quello interessato dal Makapansgat pebble, anche la statuina di Tan-Tan non scherza. È stata scoperta in Marocco, sulla riva nord del fiume Draa, non troppo distante dalla città omonima. La trovò l’archeologo tedesco Lutz Fiedler nel 1999, a una profondità di 15 metri sotto la superficie di una terrazza naturale. Altezza: 6 cm. Materiale: quarzite. Età: da 500.000 a 300.000 anni fa. Siamo nel periodo dominato dall’Homo erectus.

Di questo piccolo artefatto sappiamo che originariamente era dipinto con ocra rossa. Un elemento importante, perché l’ocra rossa ha rivestito per tutta l’epoca preistorica un carattere sacro, collegato al sangue mestruale e quindi alla vulva e al grembo della donna, culla della vita. Un ulteriore indizio che sembrerebbe confermare le fattezze antropomorfe della minuscola scultura e il suo carattere femminile. Ma Anche in questo caso le opinioni divergono. Alcuni studiosi come l’archeologo Robert Bednarik sono convinti che si tratti della rappresentazione di corpo femminile; altri, come l’antropologo Stanley Ambrose, propendono per uno scherzo della natura, una forma plasmata forse dall’acqua o dal vento che un ominide avrebbe scoperto e poi dipinto di rosso.

Dall’Africa all’Israele. La datazione della “Venere di Berekhat Ram” si aggira intorno ai 300.000 anni fa. È stata scoperta in Israele, nei primi anni Ottanta, sulle alture del Golan ed è probabilmente opera dell’Homo erectus. In questo caso le caratteristiche somatiche sono più chiare e permettono di identificare la scultura con un corpo femminile. La statuetta è stata scoperta nel 1981 dall’archeologa israeliana Naama Goren-Inbar nel cratere di un vulcano in cui oggi si trova un lago. La figurina giaceva fra due strati di basalto. Lo strato superiore è stato datato a 233.000 anni fa, quello inferiore a 470.000.

“Venere” di Tan-Tan, scoperta in Marocco. Disegno di Jose Manuel Benito.

Le analisi microscopiche eseguite in laboratorio hanno confermato che la statuetta è un manufatto di ominide, e non una pietra plasmata dalla natura. Il sasso è stato intenzionalmente modificato. Questa figurina di tufo rosso misura appena 3,5 centimetri di altezza e 2,1 cm di spessore ed è stata sottoposta ad attenta analisi dall’archeologo e antropologo Francesco d’Errico e dall’antropologa April Nowell che si sono trovati d’accordo nel definire il reperto come forgiato intenzionalmente dalla mano di un ominide. La scultura di Berekhat Ram riveste dunque un’importanza enorme, perché dimostra che già l’Homo erectus aveva la capacità di riconoscere e riprodurre forme umane.

Alcuni utensili litici trovati in loco e appartenenti all’Acheuleano potrebbero essere stati impiegati per la fabbricazione della minuscola Venere di Berekhat Ram. Ovviamente gli utensili venivano usati principalmente per la lavorazione delle pelli o del legno e non è detto che abbiano portato alla produzione della statuetta femminile, afferma l’esperto di arte paleolitica Alexandre Marshack dell’Università di Harvard, il quale ha sottoposto anch’egli la Venere di Berekhat Ram alle lenti del microscopio. Marshack confuta i risultati dei colleghi, propendendo per una forma casuale della pietra, dovuta a un semplice scherzo della natura.

Come vediamo, queste figurine femminili del Paleolitico erano di piccole dimensioni, un leitmotiv che interesserà quasi tutti questi artefatti anche di epoca più tarda. Probabilmente per poterle trasportare più facilmente e tenerle sempre con sé, nella tasca di un abito, in una borsa, nel pugno della mano. Non dimentichiamo che i nostri antenati di quei tempi remoti erano cacciatori raccoglitori, dei nomadi (o seminomadi) che si spostavano continuamente da un luogo all’altro.

L’Homo erectus, scopritore e artista

Due parole sul possibile artista, l’Homo erectus. Colui che scoprì il fuoco. I reperti più antichi di questo ominide risalgono a 1,9 milioni di anni fa, sono stati individuati in diversi giacimenti situati in Africa, Asia ed Europa. Infatti l’Homo erectus fu, per quanto ne sappiamo al momento, la prima specie di ominide che lasciò la culla dell’Africa e si avventurò in nuovi territori diffondendosi in altri continenti. La complessità che accompagna la collocazione dei reperti di questa specie in una categoria ben definita, è ovvia. Soprattutto perché, a prescindere da alcune analogie nella struttura fisica, i diversi tipi di Homo erectus presentano anche delle differenze regionali.

In particolare il tipo asiatico, di cui sono stati trovati un gran numero di resti fossili, ha dimostrato l’esistenza di individui di grandi dimensioni, così come di individui piuttosto piccoli. Caratteristiche costanti dell’Homo erectus sono, tuttavia, il tronco molto robusto, lo scheletro relativamente grande e il cranio dalle ossa particolarmente spesse, con arcata sopraccigliare molto pronunciata e mento sfuggente. L’altezza dei diversi esemplari andava da 1,45m a 1,80 m. Come vediamo, un ambito molto ampio. Come se non bastasse, le eccezioni non mancano e sono di tutto rispetto. Secondo il paleoantropologo Lee R. Berger dell’Università di Witwatersrand (Johannesburg), diversi esemplari di Homo erectus heidelbergensis africano erano veri e propri giganti che superavano i 2,13 m di altezza. Il volume cerebrale si aggirava dai 930 ai 1190 cm cubi. Anche per quanto riguarda le dimensioni cerebrali non mancano le eccezioni, come l’Homo erectus heidelbergensis di Atapuerca (Spagna) che, con i suoi 1116 – 1450 cm cubi, vanta un volume cerebrale leggermente più piccolo di quello del Neanderthal e dell’uomo anatomicamente moderno.

 

Generalmente il cranio dell’Homo erectus era abbastanza grande e il bacino degli individui di sesso femminile si presentava, in base all’esame dei resti fossili della specie, relativamente largo. Tale peculiarità suggeriscono che la testa dell’Homo erectus fosse abbastanza voluminosa già al momento della nascita. Di conseguenza la fase dell’infanzia, durante la quale il cervello cresce sino a raggiungere le dimensioni definitive, era molto più breve di quella dell’Homo sapiens. La tendenza evoluzionaria che portò a un prolungamento dell’infanzia, andava di pari passo con la crescita più lenta del cervello. Se il neonato di Homo erectus alla nascita possedeva già il 35% del volume cerebrale di un adulto, il neonato dell’uomo anatomicamente moderno ne possiede soltanto il 28%.

Come suggerisce il suo nome “erectus”, questo ominide si muoveva in posizione eretta, avanzando su due gambe, come il Neanderthal e il Sapiens. E, come loro, era un cacciatore raccoglitore. Fra il 1994 e il 1998, nel sito tedesco di Schöningen (Germania), sono state portate alla luce otto lance di legno, di cui sette da tiro. Erano state fabbricate dall’Homo erectus heidelbergensis e si trovavano sotto terra, in un’area occupata da una miniera di lignite a cielo aperto. Insieme con le lance, l’archeologo Hartmut Thieme ha scoperto anche 1500 artefatti di pietra, una lancia da mischia, un boomerang, gli scheletri di 25 cavalli selvatici, ossa di bovini, cervi, elefanti della specie elephas antiquus, bisonti e rinoceronti preistorici.

Homo erectus, Homo faber

Dobbiamo infatti pensare che la situazione geoclimatica di quest’area all’epoca dell’Homo erectus era del tutto differente. Il clima mite favoriva la presenza di animali come rinoceronti e ippopotami, la zona si trovava in riva a un lago, ricoperta da un fitto canneto. Thieme pensa che un gruppo di cacciatori, nascosto dalla vegetazione, si sia trovato nella posizione ideale per cacciare dei cavalli selvatici con le sue lance da tiro. E siccome tra le ossa del bottino di caccia si trovano anche i resti fossili di giovani cervi, l’archeologo ritiene che la caccia sia avvenuta in autunno. Le lance sarebbero state abbandonate in loco, insieme alle ossa di animali, forse in seguito alla celebrazione di un rito propiziatorio.

Ma la cosa più stupefacente è la qualità di queste lance, che non ha nulla da invidiare a un moderno giavellotto utilizzato nelle gare sportive. Queste armi sono state ricostruite dagli archeologi e alcuni atleti ne hanno sperimentato la potenza di gittata. Hanno raggiunto una distanza di ben 70 metri. Se pensiamo che l’attuale record mondiale di tiro al giavellotto è di 98,48 m per gli uomini e 72,28 m per le donne, ci rendiamo conto che la potenza di tiro delle lance di Schöningen non era cosa da poco. Questi dati implicano conseguenze di estrema importanza.

Se l’Homo erectus di Schöningen era in grado di fabbricare armi simili e di cacciare in gruppo, ciò significa che possedeva delle capacità cognitive di alto livello e poteva comunicare con una sorta di linguaggio proprio. Queste prerogative gli permettevano la progettazione di azioni future e la messa in opera di strategie di caccia in gruppo. Sono delle capacità che fino a poco tempo fa venivano negate non solo a lui, ma anche all’uomo di Neanderthal, il suo successore nella scala dell’evoluzione umana, ed erano attribuite esclusivamente all’Homo sapiens.

Infatti il ricercatore William Calvin dell’Università di Seattle ha analizzato l’evoluzione dell’azione del lancio nel comportamento umano. Per tirare una lancia, non è necessaria solamente una struttura anatomica che permetta l’esecuzione di certi movimenti, ma anche una coordinazione molto complessa dei movimenti stessi, che dipende da precise aree del cervello. Queste zone sono responsabili per il pensiero, la progettazione e la parola. Per tal motivo il tiro mirato di un oggetto, eseguito con forza e precisione, risulta difficile ai primati, mentre i primi ominidi erano in grado di effettuarlo con grande abilità.

 

Un ritratto appena abbozzato. Poco sappiamo. Questi erano i nostri lontanissimi antenati che, forse, hanno fabbricato le due statuette femminili di Berekhat Ram e Tan-Tan. Dall’evoluzione dell’Homo erectus africano ebbe origine, circa 200.000 anni fa in Africa, l’Homo sapiens. Un individuo estremamente sociale, abile e ben organizzato che, poco a poco, finì per occupare il globo terrestre sopravvivendo a tutte le altre specie di ominidi che si estinsero senza lasciare tracce evidenti. Tutti tranne uno: l’uomo di Neanderthal. È scomparso anche lui, è vero, ma dall’1% al 4% del suo patrimonio genetico è venuto ad arricchire il nostro genoma di uomini anatomicamente moderni che popolano l’Europa.

Scritto per coloro che si interessano al tema Neanderthal, questo mio saggio offre una stringata panoramica sul periodo preistorico in questione, propone un approccio alla specie e ad alcuni dei siti archeologici più importanti. L’idea è stata quella di rimediare alla carenza di testi in lingua italiana che trattino l’argomento in modo chiaro e non specialistico, quindi accessibili a chiunque voglia saperne di più. Corredato di numerose illustrazioni.

Una panoramica sull’uomo di Neanderthal dalle prospettive dei diversi siti e reperti archeologici

ll nostro cugino del Paleolitico è il primo europeo in assoluto. Il suo sguardo ci fissa dritto negli occhi oltre la cortina polverosa dei millenni. Uno sguardo intelligente, intenso, sensibile. Non era un bruto, anche se il suo aspetto si differenziava di molto da quello dell’Homo sapiens. Per alcune migliaia di anni le due specie popolarono insieme l’Europa e di certo si incontrarono. L’uno imparò dall’altro, l’uno cercò la vicinanza dell’altro, tant’`e vero che il nostro genoma di europei contiene ancora oggi una percentuale del suo patrimonio genetico. Poi, un giorno, l’uomo di Neanderthal scomparve per sempre. E rimase il Sapiens, nostro antenato diretto, a dominare la scena. Ma chi era l’uomo di Neanderthal? Che cosa sappiamo di lui? Quali furono le cause che determinarono la sua estinzione? Ho raccolto in questo ebook informazioni e dati, mie considerazioni personali che tratteggiano una panoramica su questa specie a noi così lontana e, allo stesso tempo, tanto vicina.

Introduzione

Preistoria: la fase più lunga e misteriosa delll’evoluzione umana. Homo erectus, il primo ominide che faceva uso del fuoco e di utensili complessi, apparve in Africa fra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa. A confronto con queste cifre, anche 5000 anni di storia non sono nient’altro che il passaggio veloce di una cometa nell’infinità dell’universo. Charles Darwin scrisse:
„Pensare a queste cose, produce sulla mente quasi lo stesso effetto dell’inutile sforzo di immaginare l’eternità.“
Non si può dargli torto. Di preistoria ne abbiamo tanta alle spalle. In un inimmaginabile arco di tempo ha preso forma la nostra specie. L’uomo ha mosso i primi passi sul pianeta blu, immerso nella natura e allo stesso tempo parte di essa. Ha preso coscienza di sé, di ciò che lo circondava. È diventato cacciatore, sciamano, artista, musicista, si potrebbe dire quasi… poeta.
In questo panorama dalle tante ombre e la poca luce, l’uomo di Neanderthal si delineò circa 200.000 or sono. Popolò l’Europa. Vi rimase almeno fino a 30.000 anni fa. E poi scomparve. Non conosciamo le cause della sua estinzione, possiamo soltanto formulare ipotesi. Ma oggi tutti gli abitanti della terra (al di fuori delle genti dell’Africa subsahariana) portano nel proprio DNA dall‘ 1 al 4% del suo genoma.
Abbiamo tutti un po‘ di Neanderthal in noi, non siamo soltanto i discendenti dell’Homo sapiens. E del Neanderthal troppo poco si parla. La sua importanza nel grande albero dell’evoluzione umana viene spesso sottovalutata. È giunto il momento di occuparsi più a fondo di lui. Vediamo chi era, l‘uomo preistorico dalla fronte prominente, la carnagione chiara e la grande forza. Vediamo che poteva fare e che ha fatto, qual era il suo habitat, come viveva. L’uomo di Neanderthal: il primo europeo.

 

L’Italia è il paese più bello del Mondo, lo certifica l’Unesco (e Tripadvisor)

Fonte: https://italiariunita.wordpress.com/2014/05/30/litalia-e-il-paese-piu-bello-del-mondo-lo-certifica-lunesco-e-tripadvisor/

Dati alla mano, l’Italia non è solo il “Bel Paese”, ma è anche il “Più Bel Paese del Mondo”.

A certificarlo non è un sondaggio, e nemmeno lo spirito patriottico della sottoscritta, bensì il dipartimento per l’Educazione, la Scienza e la Cultura della Nazioni Unite, meglio conosciuto come UNESCO.

La lista del patrimonio mondiale, stilata dall’emanazione dell’ONU, al momento annovera 890 siti che formano parte del patrimonio culturale e naturale. Questa lista include 689 siti di carattere culturale, 176 naturale e 25 che presentano caratteristiche miste.

Attualmente l’Italia, con 49 siti, è la nazione con il numero più alto di patrimoni dell’umanità.

I criteri utilizzari dall’UNESCO sembrano riassumere le caratteristiche dell’offerta turistica italiana: universale, insostituibile ed unica.
Dalle suggestive vette rosa delle montagne più belle del mondo, le Dolomiti, alle magnifiche città tardo-barocche della Val di Noto (Sicilia), i 49 splendidi gioielli italiani destano, da anni, la meraviglia dei visitatori da ogni parte del mondo.

“Nessun paese al mondo offre tanta bellezza ovunque si guardi come l’Italia.” recita questo sito americano che mette il nostro paese al primo posto tra le dieci nazioni più belle del mondo.

http://www.ucityguides.com/cities/top-10-most-beautiful-countries-in-the-world.html?fb_action_ids=10203215508661903&fb_action_types=og.likes&fb_ref=.U3oFisyFGW0.like

The world’s most beautiful city, the most inspiring cultural treasures, and magnificent scenery: Nowhere else in the world will you find a bigger concentration of beauty. There’s Venice, Florence and Rome with their varied architecture, the natural masterpiece that is Tuscany with its rolling hills, vineyards and snow-peaked mountains. Then there’s the perfect naturalist painting that is the Amalfi Coast or Lake Maggiore and the Alps and you get the sense that no country on Earth offers as much beauty anywhere you turn as Italy.

I SITI UNESCO DEL MONDO
Qualche curiosità dal resto del mondo. Il londinese Tower Bridge non è tra i beni dell’Unesco, benché lo sia il complesso di Westmister (con il relativo Big Ben), ma soprattutto, non fa parte dei patrimoni dell’umanità la Tour Eiffel, simbolo di Parigi, mentre include la Statua della Libertà di New York.

Un patrimonio culturale deve soddisfare i seguenti requisiti:

1- essere un capolavoro del genio creativo umano;
2- mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lasso di tempo o in un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura o della tecnologia, delle arti monumentali, dell’urbanistica o della progettazione paesaggistica;
3- rappresentare una testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa;
4- essere un esempio eccezionale di edificio o complesso architettonico o tecnologico o paesaggistico che illustri una tappa significativa nella storia umana;
5- essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’uso del suolo o del mare che sia rappresentativo di una cultura (o culture), o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente soprattutto quando questo diviene vulnerabile per l’impatto di cambiamenti irreversibili ;
6- essere direttamente o tangibilmente associato a eventi o tradizioni viventi, a idee o credenze, a opere artistiche o letterarie di valore universale. (Il Comitato ritiene che questo criterio debba essere utilizzato in combinazione con altri criteri).

L’elenco dei siti Unesco Italiani (fonte UNESCO).

1 Incisioni rupestri della Valcamonica (1979) – LOMBARDIA
2 Chiesa e convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con L’ultima cena di Leonardo da Vinci, Milano (1980) – LOMBARDIA
3 TUTTO il Centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la Basilica di San Paolo 4 fuori le mura (1980 – 1990) – Estensione del patrimonio di Roma ai beni compresi entro le mura di Urbano VIII (1990) – LAZIO
4 TUTTO il Centro storico di Firenze (1982)- TOSCANA
5 Venezia e la sua Laguna (1987)- VENETO
6 Piazza del Duomo di Pisa (1987)- TOSCANA
7 Centro storico di San Gimignano (1990)-TOSCANA
8 Sassi di Matera (1993) – BASILICATA
9 Città di Vicenza e le Ville palladiane del Veneto (1994 – 1996) – VENETO
10 Centro storico di Siena (1995) -TOSCANA
11 Centro storico di Napoli (1995) – CAMPANIA
12 Crespi d’Adda (1995) – LOMBARDIA
13 Ferrara città del Rinascimento e delta del Po con le delizie estensi (1995 – 1999)-EMILIA ROMAGNA
14 Castel del Monte di Andria (1996)- PUGLIA
15 Trulli di Alberobello (1996)- PUGLIA
16 Monumenti paleocristiani di Ravenna (1996)- EMILIA ROMAGNA
17 Centro storico della città di Pienza (1996)- TOSCANA
18 Palazzo Reale del XVIII secolo di Caserta, con il Parco, l’Acquedotto Carolino e il complesso di San Leucio (1997)- CAMPANIA
19 Residenze sabaude di Torino e dintorni (1997)- PIEMONTE
20 Orto botanico di Padova (1997)-VENETO
21 Duomo, Torre Civica e Piazza Grande di Modena (1997) – EMILIA ROMAGNA
22 Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata (1997)- CAMPANIA
23 Villa romana del Casale, presso Piazza Armerina (1997)- SICILIA
24 Su Nuraxi di Barumini, nuraghi (1997)- SARDEGNA
25 Portovenere, le Cinque Terre e le isole di Palmaria, Tino e Tinetto (1997)- LIGURIA
26 Costiera amalfitana (1997)-CAMPANIA
27 Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento (1997)-SICILIA
28 Area archeologica e Basilica patriarcale di Aquileia (1997)- FRIULI VENEZIA GIULIA
29 Centro storico di Urbino (1998)-MARCHE
30 Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con il sito archeologico di Paestum e Velia, Roscigno Vecchia e la Certosa di Padula (1998)- CAMPANIA
31 Villa Adriana a Tivoli (1998)- LAZIO
32 Città di Verona (2000)- VENETO
33 Isole Eolie (2000)-SICILIA
34 Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani (2000)- UMBRIA
35 Villa d’Este a Tivoli (2001)- LAZIO
36 Città tardo barocche della Val di Noto (Sicilia sud-orientale) (2002)- SICILIA
37 Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia (2003)-PIEMONTE/LOMBARDIA
38 Monte San Giorgio (2003)LOMBARDIA/SVIZZERA
39 Necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia (2004)- LAZIO
40 Val d’Orcia (Siena) (2004)-TOSCANA
41 Città di Siracusa e la necropoli di Pantalica (2005)- SICILIA
42 Le Strade Nuove e i Palazzi dei Rolli di Genova (2006)- LIGURIA
43 Mantova e Sabbioneta (2008)- LOMBARDIA
44 Ferrovia retica nel paesaggio dell’Albula e del Bernina (2008)- LOMBARDIA
45 Dolomiti (2009)- VENETO/TRENTINO/FRIULI VENEZIA GIULIA
46 Longobardi in Italia: i luoghi del potere (2011) – LOMBARDIA/FRIULI VENEZIA GIULIA/PUGLIA/CAMPANIA/UMBRIA
47 Siti palafitticoli preistorici dell’Arco Alpino (2011)- LIGURIA/PIEMONTE/LOMBARDIA/VALLE D’AOSTA/TRENTINO/VENETO/FRIULI VENEZIA GIULIA

l numero di siti UNESCO regione per regione (alcuni siti sono condivisi tra più regioni o addirittura stati)

LOMBARDIA –9
CAMPANIA – 6
TOSCANA –6
VENETO-6
SICILIA – 5
FRIULI VENEZIA GIULIA – 4
LAZIO – 4
EMILIA ROMAGNA-3
PUGLIA- 3
LIGURIA- 3
PIEMONTE – 3
TRENTINO-2
UMBRIA –2
BASILICATA –1
SARDEGNA –1
MARCHE –1
VALLE D’AOSTA -1

Brzezinski: contrordine, America. Pace con Putin e la Cina

Fonte: http://www.libreidee.org/2016/09/brzezinski-contrordine-america-pace-con-putin-e-la-cina/

«L’architetto principale del piano di Washington per governare il mondo ha abbandonato il progetto e ha richiesto la creazione di legami con la Russia e la Cina». Anche se l’articolo di Zbigniew Brzezinski su “The American Interest”, dal titolo “Towards a Global Realignment” (verso un riallineamento globale) è stato ampiamente ignorato dai media, «dimostra che membri potenti dell’establishment decisionale non credono più che Washington prevarrà nel suo tentativo di estendere l’egemonia degli Stati Uniti in tutto il Medio Oriente e in Asia», afferma Mike Whitney. Il super-massone reazionario Brzezinski, primo reclutatore di Osama Bin Laden in Afghanistan, «è stato il principale fautore di questa idea», l’espansione “imperiale”, già esposta nel 1997 nel libro “La Grande Scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici”. Ora «ha fatto dietro-front e ha richiesto una incredibile revisione strategica». Infatti scrive che «gli Stati Uniti devono prendere l’iniziativa per riallineare l’architettura del potere globale», dal momento che «finisce la loro epoca di dominio globale». Meglio sfruttare la residua potenza americana per affrontare in modo diverso, cioè pacifico, «l’emergente ridistribuzione del potere globale e il violento risveglio politico in Medio Oriente».

Gli Stati Uniti, sottolinea Brzezinski, «sono ancora l’entità politicamente, economicamente e militarmente più potente del mondo». Ma, aggiunge, «dati i complessi cambiamenti geopolitici negli equilibri regionali, non sono più la potenza imperiale Zbigniew Brzezinskiglobale». In un post su “Counterpunch” tradotto da “Come Don Chisciotte”, Mike Whitney invita a confrontare questo giudizio con quello che lo stesso Brzezinski aveva dato ne “La Grande Scacchiera”, quando affermava che gli Stati Uniti erano «il massimo potere a livello mondiale, giudice-chiave delle relazioni di potere eurasiatiche». Il crollo dell’Unione Sovietica aveva determinato «la rapida ascesa di una potenza dell’emisfero occidentale, gli Stati Uniti, come l’unica e, in effetti, la prima potenza veramente globale». Nell’ultima parte del ventesimo secolo, nessuna altra potenza gli si è nemmeno avvicinata». Ma, scrive oggi Brzezinski, «quell’epoca sta ormai per finire». L’ex consigliere strategico per la sicurezza nazionale sotto Jimmy Carter, autorevolissimo esponente della dottrina della supremazia mondiale degli Usa, ora «indica l’ascesa della Russia e della Cina, la debolezza dell’Europa e il “violento risveglio politico tra i musulmani post-coloniali”, come le cause approssimative di questa improvvisa inversione».

I suoi commenti sull’Islam, continua Whitney, sono particolarmente istruttivi: Brzezinski infatti «fornisce una spiegazione razionale per il terrorismo, invece dell’aria fritta governativa sull’“odiare le nostre libertà”». Del resto, lo stesso Brzezinski seppe vedere lo scoppio del terrore come lo «sgorgare di lamentele storiche» da un «senso di ingiustizia profondamente sentito», e quindi non come «la violenza cieca di psicopatici fanatici». Nel libro “Massoni”, Gioele Magaldi presenta Brzezinski anche sotto un’altra luce: come leader del cartello super-massonico neo-aristocratico e ultra-conservatore. Un fronte che, però, si starebbe incrinando, davanti al cinismo della strategia della tensione – dall’11 Settembre all’Isis – e, soprattutto, alla crescente resistenza di Russia, Cina e loro alleati. Una parte di quell’élite, fino a ieri granitica, si starebbe “sfilando”. E questo, avvertono alcuni osservatori provienienti dalla cultura massonica democratica, forse spiega il crescente ricorso agli attentati: l’oligarchia teme di perdere la presa sulla scena geopolitica e sull’opinione pubblica occidentale. Anche così si spiega il clamoroso successo degli outsider nella campagna elettorale americana: Bernie Sanders e soprattutto Donald Trump, così morbido con Putin. Una “prudenza” che sembra ora pienamente condivisa da un ex super-falco come Brzezinski.

«E’ chiaro che quello che più lo preoccupa è il rafforzamento dei legami economici, politici e militari tra la Russia, la Cina, l’Iran, la Turchia e gli altri Stati dell’Asia centrale», osserva Whitney. Un problema già segnalato nel libro del ‘97: «D’ora in poi – scriveva Brzezinski – gli Stati Uniti potrebbero dover stabilire come far fronte a coalizioni regionali che cercano di spingere l’America fuori dall’Eurasia, minacciando in tal modo lo status degli Stati Uniti come potenza mondiale». Ergo, per l’imperialista Brzezinski il problema era «prevenire la collusione e mantenere la dipendenza sulla difesa tra i vassalli, tenere i tributari docili e protetti, e impedire che i barbari si uniscano». Il che si è puntualmente verificato, prima con la “guerra infinita” promossa dal clan Blush, e poi con la «politica estera sconsiderata dell’amministrazione Obama, in particolare il rovesciamento dei governi in Libia e in Ucraina», cosa che – annota Whitney – ha «notevolmente accelerato la velocità con cui si sono formate queste coalizioni anti-americane». In altre parole, «i nemici di Washington sono apparsi, in risposta al comportamento di Washington. Obama può biasimare solo se stesso».

Putin ha risposto a tono alla crescente minaccia di instabilità regionale e al posizionamento delle forze Nato ai confini della Russia: ha rafforzanto le alleanze con i paesi perimetrali della Russia e in tutto il Medio Oriente. Allo stesso tempo, insieme ai colleghi Brics (Brasile, India, Cina e Sudafrica) il presidente russo ha istituito un sistema bancario alternativo (Brics Bank e Aiib) che finirà per sfidare il sistema dominato dal dollaro, che è la fonte del potere globale degli Stati Uniti. È per questo, continua Whitney, che Brzezinski ha fatto una rapida svolta a U, abbandonando il piano egemonico degli Stati Uniti: è preoccupato «per i pericoli di un sistema non basato sul dollaro che sta nascendo tra i paesi emergenti e i non allineati, che dovrebbe sostituire l’oligopolio della Banca Centrale occidentale. Se ciò accadrà, allora gli Stati Uniti perderanno la loro morsa sull’economia globale». Quel giorno finirebbe anche «il sistema di estorsione nel quale biglietti verdi buoni per incartare il pesce vengono scambiati per beni e servizi di valore».

Purtroppo, aggiunge Whitney, è improbabile che l’approccio più cauto di Brzezinski sarà seguito da Hillary Clinton, «che è una convinta sostenitrice dell’espansione imperiale attraverso la forza delle armi». Spiegava infatti nel 2010, sulla rivista “Foreign Policy”: «Mentre la guerra in Iraq si esaurisce e l’America comincia a ritirare le sue forze dall’Afghanistan, gli Stati Uniti si trovano ad un punto di svolta. Negli ultimi 10 anni, abbiamo stanziato risorse immense in questi due teatri. Nei prossimi 10 anni, dobbiamo essere intelligenti e sistematici su dove investiremo tempo ed energia, in modo da metterci nella posizione migliore per sostenere la nostra leadership, garantire i nostri interessi e far avanzare i nostri valori. Uno dei compiti più importanti della politica americana nel prossimo decennio sarà quello di tenere al sicuro gli investimenti – diplomatici, economici, strategici, e di altro tipo – sostanzialmente aumentati nella regione Asia-Pacifico». L’apertura dei mercati in Asia «fornisce agli Usa opportunità senza precedenti per gli investimenti, il commercio, e l’accesso alla tecnologia d’avanguardia: le aziende americane devono sfruttare la vasta e crescente base di consumatori dell’Asia».

L’Asia è il nuovo Eldorado: «Genera già oltre la metà della produzione mondiale e quasi la metà del commercio mondiale», affermava Hillary. «Mentre ci sforziamo di soddisfare l’obiettivo del presidente Obama di raddoppiare le esportazioni entro il 2015, siamo alla ricerca di opportunità per fare ancora più affari in Asia». Lo sapeva anche Brzezinski, 14 anni fa, quando scriveva “La Grande Scacchiera”: «Per l’America, il premio geopolitico principale è l’Eurasia», che è «il più grande continente del globo», il maggiore asse geopolitico. «Una potenza che domini l’Eurasia controllerebbe due delle tre regioni più avanzate ed economicamente produttive del mondo».Attenzione: «Circa il 75% della popolazione mondiale vive nell’Eurasia, e la maggior parte della ricchezza fisica del mondo sta lì, sia nelle sue imprese che sotto il suolo. L’Eurasia conta per il 60% del Pil mondiale e circa tre quarti delle risorse energetiche conosciute al mondo». Gli obiettivi strategici sono quelli della Clinton oggi, ma con una enorme differenza: sono passati 14 anni, e forse Hillary non se n’è accorta.

«Brzezinski ha fatto una correzione di rotta sulla base di circostanze mutevoli e della crescente resistenza al bullismo, al dominio e alle sanzioni statunitensi», scrive Whitney. «Non abbiamo ancora raggiunto il punto di svolta per il primato degli Stati Uniti, ma quel giorno si sta avvicinando velocemente e Brzezinski lo sa». Al contrario, la Clinton «è ancora completamente impegnata ad ampliare l’egemonia degli Stati Uniti in tutta l’Asia. Non capisce i rischi che ciò comporta per il paese o per il mondo. E’ intenzionata a continuare con gli interventi fino a quando il titano combattente Stati Uniti si immobilizzerà di colpo, cosa che, a giudicare dalla sua retorica iperbolica, accadrà probabilmente dopo un po’ di tempo durante il suo primo mandato». Brzezinski presenta «un piano razionale ma opportunista per fare marcia indietro, ridurre al minimo i conflitti futuri, evitare una conflagrazione nucleare e mantenere l’ordine globale, cioè il “sistema del dollaro”. Ma la sanguinaria Hillary seguirà il suo consiglio? Nemmeno per sogno».

La Roccia di Judaculla: storie di antichi giganti e di codici preistorici indecifrabili

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it/2016/07/28/la-roccia-di-judaculla-storie-di-antichi-giganti-e-di-codici-preistorici-indecifrabili-2/

roccia-di-judaculla

Viaggiando ad ovest di Asheville, nella Carolina del Nord e attraversando la frontiera con la Contea di Jackson, si giunge nella piccola comunità di Tuckasegee, uno dei luoghi inseriti nel National Register of Historic Places listings in Jackson County.

Qui è possibile incamminarsi su una strada sterrata che corre tra due pascoli e giungere in uno dei luoghi più misteriosi e, paradossalmente, sottovalutati degli Stati Uniti orientali.

In questo luogo si trova la sconcertante roccia conosciuta come Judaculla Rock, un grosso masso di pietra ricoperto da una selva di strani disegni che secondo alcuni ricercatori potrebbero risalire ad oltre 10 mila anni fa.

Secondo la leggenda Cherokee documentata alla fine del 1800 dall’etnologo James Mooney, i segni sulla roccia sarebbero stati creati da Judaculla, un gigante dagli occhi a mandorla che ha dominato le montagne in un tempo remoto. Noto anche come Tsul’Kalu, era considerato il Grande Signore della Caccia, un essere potente che poteva saltare da una montagna all’altra e che aveva la capacità di controllare il tempo.

Tra tutti i simboli curiosi incisi sulla grande roccia, un’immagine particolare si distingue dalle altre: l’impronta di una mano con sette dita. Secondo la tradizione, Judaculla avrebbe lasciato la sua impronta sulla roccia alla fine di uno dei suoi salti, usando il masso per tenersi in equilibrio.

In verità, le leggende locali riguardanti TsulKalu sono numerose, ma secondo alcuni ricercatori farebbero tutte riferimento ad un periodo antico durante il quale dei “misteriosi giganti” abitavano in nord America.

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Il Segreto dei diciotto scheletri giganti del Winsconsin

I misteri delle Tombe dei Giganti in Sardegna

Le curiose incisioni

La grande roccia è completamente ricoperta di incisioni rupestri, così numerosi da rendere difficile la distinzione delle singole forme. Il numero e la densità delle incisioni suggeriscono che essi non furono scolpiti in un unico momento, ma in fasi successive. Le incisioni più antiche risalirebbero a 10 mila anni fa, mentre le più recenti a non meno di 3 mila anni.

Sulla roccia sono presenti linee curve, marcature, strutture a ragnatela e altri strani segni. Alcuni pittogrammi sembrano essere animali, altri sembrano rappresentare figure umane. La realizzazione e il significato del petroglifi rimane sconosciuta agli scienziati. Nè gli archeologi, nè i vecchi residenti sono stati in grado di decifrare i segni.

Si tratta di un codice preistorico? Una sorta di messaggio cifrato per le generazioni future? Difficile a dirsi, anche perchè nella zona non ci sono altre rocce con incisioni simili. La Roccia di Judaculla rappresenta un unicum.

Sono state avanzate numerose teorie e ipotesi nel corso degli anni. L’unica cosa che è certa è che il manufatto precede l’insediamento dei Cherokee nella Carolina del Nord. Tuttavia, la sua origine rimane ancora avvolta nel mistero.

Un luogo sacro e misterioso

 

 

 

 

Per molte generazioni, gli indiani hanno considerato questo posto come un luogo sacro.

Anche negli ultimi anni, il sito è stato utilizzato in segreto da numerosi gruppi di studenti della vicina Western Carolina University, soprattutto perchè pare che il sito rappresenti un punto caldo dal punto di vista paranormale,

La pietra si trova alla base di una montagna e sotto di essa scende parte una grande vena di rame. L’intera montagna sembra essere piena di minerali e metalli. Questa disposizione è in grado di generare anomalie nel campo elettromagnetico intorno alla roccia, tanto da poter indotto gli antichi a considerarlo un luogo sacro. Alcuni testimoni hanno segnalato anche la presenza di inquietanti fonti luminose volanti intorno alla pietra e numerosi UFO apparire nella radura dove si trova.

Secondo un’antica tradizione, ci sarebbero altre due pietre simili a quelle di Judaculla, una delle quali è stata sepolta durante le attività minerarie del XX secolo, l’altra non è mai stata scoperta, forse sepolta sotto la vegetazione o irriconoscibile per la grave erosione.

Secondo alcuni archeologi, la reliquia di Judaculla potrebbe essere la punta di un iceberg. Considerato che il sito non è mai stato scavato, non si può escludere che altri segni antichi e manufatti possano trovarsi a breve distanza sotto il terreno circostante.

Chiunque vede la pietra per la prima volta elabora una teoria diversa sul significato delle incisioni. Alcuni pensano che possa trattarsi di una mappa, altri di un trattato di pace, di un piano di battaglia, di astratti simboli religiosi, o forse una vera e propria Stele di Rosetta che fornisce la chiave per l’interpretazione di una lingua finora sconosciuta. La caratteristica più curiosa è che, nonostante il gran numero di incisioni, nessuna di esse si presenta come un’immagine immediatamente riconoscibile.

“Nessuno può dire con certezza cosa significhino le immagini sulla roccia”, spiega Scott Ashcraft, archeologo dell’US Forest Service che ha studiato e fotografato la roccia per anni. “Noi non sappiamo il loro significato. E’ andato perduto nella storia… Quando si accende un fuoco nelle vicinanze della roccia, le immagini sembrano prendere vita, e forse uno sciamano utilizzava questo rito per entrare in contatto con il mondo degli spiriti”.

In ogni caso, la maggior parte degli studiosi sono d’accordo su una cosa: questo è un posto speciale: “mentre il fuoco danza vivace e le ombre si allungano, la roccia sembra parlarti… volendo custodire un segreto che forse rimarrà indecifrabile”.