L’incredibile foresta antartica

Fonte:http://www.salvaleforeste.it/it/biodiversity/4337-l-incredibile-foresta-antartica.html

Un team di geologi ha scoperto i resti di una foresta antica 260 milioni di anni nel cuore dell’Antartide. Questo continente infatti non è sempre stato un deserto di ghiaccio: 260 milioni di anni fa, era ricoperto da lussureggianti e rigogliose foreste, una delle quali è stata appunto rinvenuta dagli scienziati.

I paleoecologi dell’università del Wisconsin-Milwaukee hanno trascorso la scorsa estate scalando le montagne transantartiche dell’Antartide, alla ricerca di fossili dell passato verde e boscoso del continente.

“Conoccevamo già i fossili rinvenuti in Antartide dalla spedizione di Robert Falcon Scott del 1910-12″, spiega Erik Gulbranson, capo squadra del team ricerca paleoecologico. “Ma, la maggior parte dell’Antartide è ancora inesplorata, si ha spesso l’impressione di essere la prima persona a scalare una certa montagna.”
I ricercatori hanno scoperto che gli alberi erano proliferati in Antartide alla fine del periodo Permiano, quando il continente era più caldo e umido di oggi.

All’epoca l’Antartide faceva parte del Gondwana, un supercontinente che attraversava l’emisfero australe e comprendeva l’Australia, il Sud America, l’Africa e l’India.

Ma circa 251 milioni di anni fa, il periodo Permiano finì quando il pianeta passò rapidamente da un clima freddo al caldo umido, provocando un’estinzione di massa che uccise più del 90% delle specie sulla Terra, tra cui le foreste polari. Molti scienziati ora credono che questa estinzione di massa sia stata causata da un massiccio aumento dei gas serra, come il biossido di carbonio e il metano, causate da un’ondata di eruzioni vulcaniche in Siberia.

“Questa foresta è uno spaccato della vita prima dell’estinzione, che può aiutarci a capire cosa ha causato l’evento”, spiega Gulbranson. “Le rilevazioni geologiche ci mostrano l’inizio, la metà e la fine dell’evento del cambiamento climatico”. Con ulteriori studi, possiamo capire meglio come i gas serra e i cambiamenti climatici abbiano influenzato la vita sulla Terra. ”

I geologi sperano anche di avere un’idea di come le specie di piante siano sopravvissute a mesi di luce solare seguiti da mesi di completa oscurità nella regione polare. “Non esiste qualcosa di simile oggi”, ha aggiunto Gulbranson. “Questi alberi dovevano essere in grado di accendere e spegnere i loro cicli di crescita come un interruttore della luce. “Sappiamo che l’interruzione invernale è avvenuta subito, ma non sapevamo quanto fossero attivi durante l’estate e come riuscissero ad andare in letargo”.

Romania. Nulla è cambiato. Le foto shock!

Scritto da: Massimiliano Frassi
Fonte: http://www.massimilianofrassi.it/blog/category/abusi-nei-collegi-e-negli-orfanotrofi

I bambini poveri finiscono ancora oggi negli orfanotrofi….i genitori sono “contenti”, convinti che lì possano mangiare, sopravvivere…invece…Invece sono luoghi deputati all’abusi, alle sevizie, alla incompetenza di chi li dovrebbe crescere, alla morte…
Queste foto non sono mie. Non le feci più di 10 anni fa col mio reportage sui bimbi di Bucarest. Queste foto sono state scattate oggi, aprile 2015 d.C. In Romania ancora si muore negli orfanotrofi. Per la colpa di essere bambini. Peggio se poi con più o meno gravi disabilità.

bambini della romania

Massimiliano Frassi i bambini delle fogne di Bucarest 2015

Accumulare energia senza perdite, grazie alle nanospugne

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/28112017/accumulare-energia-senza-perdite-grazie-alle-nanospugne/11135

Esistono molti sistemi per accumulare energia elettrica, ma hanno sempre l’inconveniente di essere affette da successive perdite. Le cose potrebbero cambiare grazie a una nuova scoperta nell’ambito delle nanotecnologie. Le nanospugne o materiali nanoporosi hanno l’aspetto di una pietra pomice, anche se su scala infinitamente più piccola. Sono fornite di minuscoli e numerosissimi pori, ovviamente invisibili a occhio nudo, in condizioni normali sono repellenti all’acqua. Se tuttavia viene applicata una pressione in un contenitore chiuso, mediante una sorta di pistone, l’acqua riesce a penetrare nei pori. Riducendo a zero la pressione, si formano delle bolle di vapore all’interno dei pori, che fanno espandere il contenitore e spingono fuori il pistone, in modo assai simile a quanto con la pompa che si utilizza per gonfiare le ruote della bicicletta. In pratica, i pori funzionano come delle ‘molle’ a livello molecolare. Il sistema cede così tutta l’energia ricevuta per spingere dentro l’acqua, senza alcuna perdita. Inoltre, la densità di energia immagazzinabile è molto alta.

La scoperta è tutta italiana: queste importanti caratteristiche sono infatti state dimostrate mediante simulazioni numeriche con supercomputer da un team di ricercatori dell’università la Sapienza di Roma, i cui resoconti sono stati pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana di scienze (Pnas).

L’impiego delle nanospugne come accumulatori di energia può spaziare dall’ambito delle fonti rinnovabili di energia all’ingegneria aerospaziale, nella quale questo tipo di materiali potrebbero anche isolare ottimamente i materiali da trasportare.