L’inarrestabile espansione della base Usa di Aviano

Scritto da: Antonio Mazzeo
Fonte: Arianna Editrice

Nuovi progetti infrastrutturali per la base aerea di Aviano (Pordenone), sede del principale comando dell’Us Air Force in Europa e trampolino di lancio dei cacciabombardieri a capacità nucleare F-16 nei Balcani e in Medio oriente. “Priorità strategica per i piani di lavoro 2011”, come ha spiegato Jeff Borowey, responsabile del Comando d’ingegneria navale Usa per l’Europa, l’Africa e l’Asia sud occidentale, Aviano assorbirà da sola più del 27% degli investimenti destinati per il nuovo anno al potenziamento delle basi aeree Usa nel vecchio continente. Si tratta di 29 milioni e duecentomila dollari, 10 milioni e duecentomila destinati alla costruzione di una “Air Support Operations Squadron (ASOS) Facility” e 19 milioni per 144 alloggi per il personale del 31° Stormo dell’Us Air Force.
“La nuova facility di Aviano deve rispondere adeguatamente alle necessità amministrative, operative, addestrative e di manutenzione e stoccaggio veicoli ed attrezzature dell’8° Squadrone per le Operazioni di Supporto Aereo (8th ASOS)”, scrive il comando dell’Us Air Force nella richiesta di finanziamento per il 2011 presentata al Congresso. Giunto nella base friulana a fine 2006 dalla caserma Ederle di Vicenza, l’8° Squadrone è composto da una quarantina di uomini che forniscono il supporto al “Comando e Controllo Tattico delle componenti congiunte delle forze aeree e terrestri statunitensi per le operazioni di guerra”. “Questo progetto – aggiunge il comando dell’Us Air Force – consentirà di sostenere l’iniziativa di trasformazione voluta dall’aeronautica militare per consentire il collegamento diretto dell’ASOS con le unità aeree e dell’US Army di stanza ad Aviano”. Dallo scorso anno è infatti operativa nella base, accanto ai reparti aeronautici, la 56th Quartermaster Company, letteralmente 56^ Compagnia Timonieri, unità dipendente dalla 173^ Brigata trasportata dell’Us Army di Vicenza, specializzata nelle tecniche di aviolancio. “Secondo le linee guida progettuali”, spiega il  Pentagono, “le aree destinate ad uffici ASOC cresceranno in superficie del 30% (2.414 mq), mentre quelle riservate a deposito veicoli di un 25% circa (550 mq). È prevista l’installazione di condizionatori d’aria, sistemi antincendio e distribuzione di energia, collegamenti internet e telefonici, apparecchiature di protezione luminosa e attenuazione dei rumori. Questo progetto risponderà alle richieste del Dipartimento della difesa in materia di protezione da attacchi terroristici e richiederà l’approvazione da parte di una commissione mista USA-Italia”.
La seconda importante tranche finanziaria ottenuta dall’Air Force è riservata alla realizzazione di nuovi dormitori multipli per gli avieri, dotati di saloni, servizi, lavanderia e ampi parcheggi. “Saranno demoliti i tre dormitori attualmente utilizzati nell’Area A2 di Aviano in vista della sua restituzione al governo italiano (rimozione dalla lista delle infrastrutture di proprietà Usa)”, scrive il comando Us Air Force nella richiesta di finanziamento al Congresso. Il nuovo complesso abitativo sorgerà accanto alle sei palazzine esistenti nella cosiddetta Area 1 (distante circa 5 chilometri dall’Area 2), dove sono concentrate le unità abitative, l’ospedale e le scuole per i figli del personale militare. Secondo il comando del 31st Civil Engineer Squadron, le modalità per la restituzione dei circa 13 acri (52.611 mq) dell’Area 2 sono in via di definizione con le autorità militari italiane e la decisione di “ricongiungimento” dei dormitori sarebbe stata dettata dai “rischi per i militari” e dalle difficoltà di protezione dei veicoli in transito sulla strada statale che collega i due siti. “A causa della gravità delle violazioni ai sistemi di sicurezza nell’Area A2, un dormitorio è già stato chiuso del tutto e solo il 50% di un secondo dormitorio è usato ancora oggi”, spiegano ad Aviano. “La costruzione di una struttura con 144 alloggi nel principale campus della base secondo le prescrizioni dell’Air Force 2008 Dormitory Master Plan, consente a tutti i residenti di non essere più “facile obiettivo” in caso di evento terroristico; la chiusura dell’Area A2 elimina inoltre il grande blocco stradale esistente”.
Aviano si conferma dunque come una delle principali basi-cantiere delle forze armate Usa in Europa. Nell’ottobre 2009 è entrato in funzione l’“Airborne Equipment/Parachute Shop”, costo 12 milioni e 100 mila dollari, un megadeposito di 4.000 mq che ospita i materiali necessari per le operazioni di aviolancio e altre attrezzature pesanti dei reparti Us Army di Vicenza. Recentemente è stata pure completata la costruzione di una infrastruttura di 5.000 mq atta ad ospitare sino a un migliaio di paracadutisti della 173^ Brigata in attesa di imbarco (“PAHA – Personnel Alert Holding Area”). Accanto ad essa sorge pure una piattaforma per le soste operative dei grandi velivoli da trasporto delle forze armate Usa, in grado di ospitare simultaneamente sino a dodici C-130 o cinque C-17. A fine 2009 sono stati completati infine i lavori di riparazione della rete stradale e del sistema d’illuminazione del parcheggio della base per una spesa complessiva di 750 mila dollari.
Attualmente il distretto europeo dell’Us Army Corps of Engineers sta eseguendo una serie di lavori di manutenzione per circa 4 milioni di dollari, che includono la riparazione di alloggi, scuole, piste aeree e di una facility per l’addestramento anti-incendio. Il 31st Civil Engineer Squadron ha inoltre dato il via ad un piano biennale con un investimento di 5 milioni di dollari che prevede la realizzazione di 16 progetti di “risparmio energetico”, tra cui l’installazione di un impianto geotermico nel Fitness Center, pannelli solari per la piscina e i dormitori destinati ai militari e un sistema d’irrigazione con acqua piovana dei campi sportivi e del campo da golf realizzato nel 2006 su 3 ettari e mezzo di superficie dell’aeroporto “Pagliano e Gori”. Per la rizollatura dell’“Alpine Golf Corse” di Aviano, l’Us Air Force ha pubblicato a fine settembre un bando di gara e i lavori dovrebbero iniziare a giorni. Altro bando per un milione di dollari è stato pubblicato a fine luglio per la ristrutturazione dei fabbricati Command Post Facility n. 1360 e Alternate Command Post n. 1135, ubicati entrambi nell’Area F della base. Tutti questi impianti rientrano nel piano di ammodernamento e potenziamento infrastrutturale per il valore di 610 milioni di dollari denominato “Aviano 2000”: si tratta complessivamente di 99 grandi progetti (33 gestiti dall’Aeronautica militare italiana e 66 dalle forze armate statunitensi), a cui si aggiungono 186 interventi di dimensioni minori. Obiettivo strategico è quello di trasformare Aviano nella maggiore installazione dell’Us Air Force per “condurre la guerra aerea e nello spazio e le operazioni di supporto al combattimento nella Regione europea meridionale”. Come specificato dal Comando dell’aeronautica nel suo report finanziario 2011 “ad Aviano si mantengono operativi due squadroni di cacciabombardieri F-16 fighter per operare regionalmente ed extra-area su richiesta della NATO, di SACEUR o della nazione con munizioni convenzionali e non-convenzionali. La base mantiene operativo anche uno squadrone di controllo aereo per le attività di sorveglianza, controllo e comunicazioni”. Le schede allegate al nuovo piano forniscono il censimento aggiornato del patrimonio immobiliare Usa ad Aviano: si tratta di una lunga lista di infrastrutture, alloggi, depositi, ecc. presenti in 1.192 acri di terreno, valore complessivo 740 milioni e 700 mila dollari.
Lo scorso anno, l’Us Air Force ha pure pubblicato uno studio sul cosiddetto “impatto economico” generato delle basi estere, il quale prende in considerazione i “beni e i servizi acquistati localmente” dal personale militare, gli stipendi versati al personale civile locale, gli affitti degli alloggi e i lavori appaltati a ditte e imprese delle nazioni ospitanti. Stando ai militari Usa, nell’ultimo anno “il valore totale del denaro immesso nell’economia locale di Aviano raggiunge i 427 milioni di dollari”. Di questi, 199 milioni corrisponderebbero alle spese sostenute fuori dalla base dal personale militare e civile statunitense e dai dipendenti civili italiani; 47,3 milioni sono stati generati dalle attività di costruzione, 16 milioni dalle spese “per servizi”, 104,9 dall’acquisto di materiali ed attrezzature. L’Us Air Force si spinge nel quantificare in 1.743 i posti di lavori “secondari” generati dalla base aerea friulana, con un apporto di 59, 8 milioni di dollari in retribuzioni e contributi salariali. Anche se restano misteriose le modalità e i parametri con cui sono stati stimati i presunti “benefici” economici dell’installazione, una prima incongruenza traspare dal computo degli appartenenti alle forze armate e dei dipendenti civili in forza ad Aviano. Lo studio “sull’impatto economico” calcola infatti una presenza di 348 ufficiali, 3.409 militari semplici, 594 civili Usa e 934 lavoratori civili italiani. Nella scheda presentata al Congresso, sempre dall’Us Air Force, per i fondi infrastrutturali del 2011, il personale Usa ad Aviano è invece leggermente inferiore (303 ufficiali, 3.196 militari semplici e 764 civili). Nelle stime manca poi qualsivoglia riferimento agli impatti “negativi” sull’economia e la società locale, non certo indifferenti in termini di contaminazioni ambientali, traffico veicolare, inquinamento acustico, consumo di territorio, depauperamento risorse idriche e naturali, rischi di dispersione di materiali radioattivi, accumulazione rifiuti solidi e speciali, ecc.. I comandi Usa, che lo scorso anno hanno pubblicamente enfatizzato il “business” generato dal mercato degli affitti degli immobili destinati al personale statunitense (“36 milioni e 600 mila euro all’anno”), preferiscono glissare sul fatto che la stramaggioranza dei contratti sottoscritti direttamente dal Dipartimento della difesa riguardano immobili di proprietà di quattro grandi società immobiliari che hanno sede fuori dalla provincia di Pordenone. A ciò si aggiunge il piano di drastico ridimensionamento delle spese recentemente varato dal Pentagono il quale prevede entro la fine del 2011 una riduzione degli alloggi locati ad Aviano da 726 a 531 unità e del canone medio mensile da 8.712 dollari a 6.372, con una spesa finale di 16.078.000 dollari contro i 20.734.000 del 2009.
A rendere ancora più asimmetrica la relazione costi-benefici per la popolazione locale l’ammontare delle risorse pubbliche dirottate dalle amministrazioni locali per interventi infrastrutturali pro-base. Nel gennaio 2009, ad esempio, sono state consegnate due rotatorie e una serie di bretelle intermedie sul confine meridionale dell’aeroporto “Pagliano e Gori”, sulla strada provinciale Aviano-Pordenone e la circonvallazione nord di Roveredo. Gli interventi si sono resi necessari per regolarizzare i voluminosi flussi veicolari verso lo scalo aereo (oltre 5.000 mezzi al giorno), e hanno comportato una spesa di oltre tre milioni di euro da parte dell’amministrazione provinciale di Pordenone e della Regione Friuli Venezia Giulia.

I Diabolici segreti della RAND CORPORATION

Scritto da:Paul Joseph Watson
Fonte: www.globalresearch.ca
Traduzione per www.comedomchisciotte.org a cura di PASCAL SOTGIU

Il Nuovo Ordine Mondiale: un insider svela i diabolici segreti della Rand Corporation.
Al giornalista e autore di origine cubana Alex Abella è stato consentito l’accesso esclusivo all’interno della RAND Corporation per visionare i loro archivi. Ciò che ha scoperto è stato un complotto guidato da scienziati pazzi, comportamentisti e generali intenzionati a far scoppiare la terza guerra mondiale e nel mentre a derubare il popolo americano. Una volta era scettico riguardo alle teorie del complotto e al nuovo ordine mondiale, ma dopo il suo lavoro con la RAND Corporation è ora convinto che questo think thank “top secret” abbia manovrato i fili del governo americano per almeno sessant’anni.

“Siamo tutti figli bastardi della RAND e nemmeno lo sappiamo”, sottolinea Abella, il quale riporta in che modo la RAND nacque come un’organizzazione finalizzata allo sviluppo di nuove armi per l’esercito ma che si è ultimamente estesa ai campi della politica, della scienza, della storia e dell’economia ed era strettamente alleata con i Ford, i Rockefeller e le fondazioni Carnegie.

Negli anni ’50 la decisione della RAND di rimodellare il pianeta verso un nuovo ordine mondiale ha cambiato tutto, con lo sviluppo della “teoria della scelta razionale”, che trasformò le persone da cittadini a consumatori, così come i diritti e le responsabilità furono sostituiti dalle scelte e le vite delle persone pian piano giunsero ad essere dominate non dall’integrità o da ciò per cui lottavano, ma dal modo nel quale spendevano il proprio denaro.

L’obiettivo finale della RAND era quello di avere dei tecnocrati che gestissero ogni aspetto della società, nel perseguimento di un governo mondiale che sarebbe stato amministrato secondo “la regola della ragione”, un mondo spietato nel quale avrebbe regnato l’efficienza e gli uomini sarebbero stati ridotti a poco più che macchine. E’ questo il motivo per il quale la RAND ha studiato le scienze sociali: non riuscivano a capire in che modo trattare con la gente e a concepire come gli esseri umani non sempre agiscano per soddisfare i propri prevedibili interessi personali. Non c’è spazio per l’amore, l’empatia e l’altruismo nel nuovo ordine mondiale per il quale la RAND e la Fondazione Ford stanno lavorando, e il patriottismo e l’altruismo sono controproducenti ai loro scopi.

Abella spiega in che modo la RAND sia stata determinante nello sviluppare la strategia dietro all’uso di armi nucleari, e di come promuovessero attivamente il bombardamento nucleare dell’intera Europa Orientale e della Cina in caso di problemi in Europa Occidentale, una politica che avrebbe facilmente potuto innescare un catastrofico olocausto nucleare. I ricercatori della RAND ritenevano che se fino a dieci milioni di americani fossero sopravvissuti ad una guerra nucleare, sarebbe stata una vittoria.

Abella nota come la RAND vedesse le Nazioni Unite come modello per un unico governo mondiale ma che alla fine una nuova organizzazione controllata dagli Stati Uniti avrebbe sostituito l’ONU e sarebbe diventata de facto un governo mondiale, motivo per il quale ricercatori RAND come John Williams avevano auspicato attacchi nucleari preventivi contro l’Unione Sovietica, in modo da assicurarsi che gli Stati Uniti sarebbero stati l’unico paese a mantenere il potere supremo di imporre la propria volontà al resto del mondo.

Parlando delle operazioni “false flag”, Abella osserva come la messa in scena dell’incidente del Golfo del Tonchino e la pianificata (ma non attuata n.d.T.) Operazione Northwoods fossero state entrambe proposte inizialmente nei documenti della RAND, sottolineando la totale immoralità dei giochi di guerra che la RAND propone, molti dei quali eticamente ripugnanti, in quanto promuovono con noncuranza il genocidio di intere popolazioni col minimo riguardo per le conseguenze.

Abella spiega come la RAND sia effettivamente un governo ombra perché funziona come una porta girevole fra le due, e come la RAND sia la culla del complesso militare-industriale e il luogo di nascita dell’élite tecnocratica contro la quale stiamo ora combattendo.

Che cos’è l’energy harvesting

Scritto da: Elena
Fonte: http://www.soloecologia.it

Nel campo dell’efficienza energetica nuove interessanti prospettive sono rappresentate dall‘energy harvesting, che letteralmente si dovrebbe tradurre mietitura di energia. Si tratta di un processo che consente di catturare l’energia presente nell’ambiente (sotto forma di luce, vento, onde e vibrazioni) di trasformarla in energia elettrica e accumularla mediante appositi dispositivi.
In occasione dell’International Electron Devices Meeting tenutosi recentemente a San Francisco, è stato presentato un nuovo strumento, progettato dai laboratori della Fujitsu, che produce elettricità dalla luce e dal calore. Il dispositivo possiede al suo interno dei semiconduttori di tipo P e N che, collegati tra loro, producono energia elettrica e la trasformano in energia termodinamica e fotoelettrica. Una macchina tanto più interessante per il fatto di essere costruita e di funzionare con materiali organici a basso costo.
L’energy harvesting può essere applicato per la ricarica delle batterie e l’autoalimentazione nelle tecnologie a basso consumo come reti wireless, lettori Mp3, sistemi GPS, telefoni cellulari e piccoli laptop.
Catturare l’energia direttamente dall’ambiente rappresenta una eccezionale alternativa all’uso di batterie e apre nuovi orizzonti nel campo del risparmio energetico e della salvaguardia dell’ambiente

Quanto a spreco d’acqua, gli italiani battono tutti!

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it 

Il nostro paese ha molti primati riprovevoli. Tra questi il terzo posto al mondo per consumo di acqua (sia potabile che minerale). Nazioni come la Germania e la Francia consumano rispettivamente un terzo e la metà dell’acqua che esce dai nostri rubinetti. 

Tutto questo non perché noi italiani beviamo tanto, anzi, i medici dicono che pochissime persone bevono il litro e mezzo che farebbe gene alla nostra salute ogni giorno! Ma perché la sprechiamo. E’ vero che il 35% dell’ acqua immessa nelle tubature va persa per danni agli impianti. Del resto, probabilmente siamo uno dei pochi paesi al mondo che continuano a costruire impianti wc con lo sciacquone di acqua potabile. Bisognerebbe trovare un modo per riciclare acqua meno preziosa per questa funzione! 

Una persona civile riesce a fare una doccia con 5-6 litri di acqua, non tiene aperto il rubinetto per 5 minuti mentre si lava i denti, usa il bicchiere per risciacquarsi. 

Australia e Usa sono i paesi che ci precedono in questa classifica, ma bisogna considerare che entrambi sono grandi esportatori di carne (e per produrre un chilogrammo di carne bovina sono necessari 14.500 litri di acqua). Noi non alleviamo così tanto bestiame, quindi in un certo senso siamo il primo paese al mondo per consumo di acqua. E non ci sono scuse. 

Tutto questo perché l’acqua costa poco, anche se negli ultimi anni il prezzo è aumentato! In Germania costa il triplo e in Francia ben due volte e mezzo quello che costa in Italia. Ma noi, con i nostri consumi eccessivi alla fine spendiamo quanto loro. Non aspettiamo che aumentino i prezzi a dismisura per iniziare a risparmiare sull’acqua!

Come pulire la casa senza inquinare

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/

Per la vita domestica ci siamo purtroppo abituati a utilizzare una grande varietà di detersivi e pulitori che, da un lato rendono i lavori domestici più semplici, dall’altro sono costituiti per la gran parte da sostanze tossiche e solo parzialmente biodegradabili.

La comodità ha un alto prezzo in termini di conseguenze per la salute e per l’inquinamento ambientale, causato prima dai processi di fabbricazione, poi dall’utilizzo e infine dallo smaltimento di queste sostanze.

E pensare che l’aumento esponenziale del numero di persone che soffrono di allergie, asma, sinusite o bronchite dovrebbe farci riflettere sugli effetti delle sostanze chimiche di sintesi e spingerci a ridurne l’utilizzo nell’ambiente domestico.

Per gran parte della pulizia della casa si posso utilizzare delle sostanze naturali non nocive, sia singolarmente che combinate tra loro. Tra queste ci sono sicuramente:
* Bicarbonato di sodio: ottimo per pulire l’interno del frigorifero, eliminare gli odori da armadi, frigoriferi e freezer, addolcire l’acqua per il bucato, scrostare il bruciato dal fondo delle pentole, pulire e smacchiare i tappeti, lucidare l’argenteria…
* Sapone di Marsiglia: uno dei migliori detergenti per il bucato, è totalmente biodegradabile.
* Succo di limone: è efficace contro la maggior parte dei batteri che si trovano nell’ambiente domestico e rimuove bene il calcare dai lavelli.
* Borace (sodio borato, è un minerale di colore biancastro venduto in polvere): serve per pulire, eliminare gli odori, togliere le macchie acide su qualsiasi tessuto, disinfettare, addolcire l’acqua, pulire la tappezzeria, le pareti tinteggiate e i pavimenti.
* Aceto bianco: ottimo per sgrassare, come anticalcare, per rimuovere la muffa, gli odori, alcuni tipi di macchie (su qualsiasi tessuto, a parte gli acetati); se aggiunto all’acqua dell’ultimo risciacquo rende soffice e profumato il bucato.
* Soda (carbonato di sodio): ideale per sgrassare, rimuovere le macchie, addolcire l’acqua del bucato, pulire pareti, piastrelle, lavandini e vasche da bagno. Attenzione, la soda non è tossica, ma può irritare le mucose con cui viene a contatto. Inoltre non bisogna mai usarla sull’alluminio.
* Amido di mais:  va bene per pulire tappeti e moquette.

Continuate a seguirci: presto vi daremo indicazioni su come combinare alcuni di questi ingredienti per preparare detersivi ecologici ancora più potenti.

La Banca Vaticana

Fonte: http://www.disinformazione.it

Estratto dal libro: «Tutto quello che sai è falso», Nuovi Mondi Media
Di Jonathan Levy

Molti credono che la Banca Vaticana sia una leggenda; dopo tutto la Città del Vaticano – luogo di palazzi, musei e cattedrali – cosa se ne fa di una banca? Ma la Banca del Vaticano esiste nel cuore della Città del Vaticano (vicino a Porta Sant’Anna), in una torre chiusa agli estranei. Ufficialmente la Banca Vaticana è nota come l’istituto per le Opere di Religione o IOR. In ogni caso la religione ha ben poco a che fare con la Banca, a meno che ci si riferisca ai cambiavalute che si sono nella chiesa.

«E Gesù entrò nel Tempio di Dio, e scacciò tutti coloro che compravano e vendevano nel tempio, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie di coloro che vendevano le colombe» [ Matteo 21:12, versione di Re Giacomo ]

Mentre i cambiavalute stavano semplicemente fornendo un servizio, in modo che le tasse del tempio potessero essere pagate, la Banca Vaticana è stata coinvolta in evasione fiscale, imbrogli finanziari e riciclaggio di oro nazista. Il Papa, come unico azionista della Banca Vaticana, è uno degli uomini più ricchi al mondo e, per associazione, uno dei meno etici.
La Banca Vaticana ha la particolarità di essere una delle istituzioni finanziarie più riservate al mondo. In realtà si sa molto poco di essa se non quelle poche informazioni che il Vaticano rilascia. (…)
I possedimenti della Banca Vaticana sono un assunto spinoso e apparentemente un grande mistero, sempre che si creda al Vaticano. Una delle autorità più affidabili era Padre Thomas J. Reese, SJ, autore, di parecchi libri riguardanti la Chiesa Cattolica, inclusi i bestsellers «Inside the Vatican» e «Archbishop».
Basandosi sulle sue interviste ai membri del Vaticano, Reese dedica un intero capitolo di «Inside the Vatican» alle finanze papali. Reese era abbastanza sicuro riguardo al fatto di chi possedesse la Banca Vaticana: «lo IOR è in un certo senso la Banca del Papa, che è il solo e unico azionista. Lo possiede, lo controlla» (…)

Maggiori informazioni riguardo lo IOR possono essere raccolte dalle cause civili e penali. Il Papa fondò il precursore dello IOR nel 1887, che si chiamava Commissione per le Opere Pie. Nel 1941 la Commissione fu trasformata nell’Istituto per le Opere Religione «a scopo di lucro» attraverso l’emissione di statuti promulgati con l’approvazione di Pio XII. Il nucleo centrale su cui lo IOR era fondato consisteva nei capitali della Santa Sede. L’eccedenza dei profitti, se ci fosse stata, sarebbe stata affidata alla Santa Sede; recentemente lo IOR è diventato sia una risorsa per i fondi operativi del Vaticano sia una passività corrente, come nel caso «Alperin contro la Banca Vaticana».
La posizione pubblica della banca è quella di esser sempre stata fedele al suo statuto ed esiste per servire la Chiesa, come previsto dalle norme della banca, chiamate chirografi. La Santa Sede è il governo ufficiale sia della Chiesa Cattolica di Roma sia della Città del Vaticano, un micro-stato completamente indipendente situato a ridosso del fiume Tevere, a Roma. La Città del Vaticano è sede di tre istituzioni finanziarie: l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), che funziona da Banca Centrale del Vaticano, il Ministero dell’Economia e la suddetta Banca Vaticana (IOR). La Città Stato del Vaticano – con una popolazione di soli 800 abitanti e un territorio di 441.000 mq – è la nazione più piccola del mondo e forse tre istituti finanziari così importanti potrebbero sembrare non sembrare necessari, ma la Santa Sede è anche il governo temporaneo di un miliardo di Cattolici in tutto il mondo e in quanto tale ha esigenze e obiettivi che non possono essere soddisfatti mediante istituti bancari convenzionali.

La Banca Vaticana non è responsabile né verso la Banca Centrale del Vaticano né verso il Ministero dell’Economia; infatti funziona in modo indipendente con tre consigli d’amministrazione: uno costituito da cardinali di alto livello, un altro costituito da banchieri internazionali che collaborano con impiegati della Banca Vaticana e per ultimo un consiglio d’amministrazione che si occupa degli affari giornalieri. Tali strutture organizzative così chiuse sono la norma nella Santa Sede e sono utili per mascherare le operazioni della Banca.
Lo IOR funziona come banchiere privato della Chiesa, dal momento che si adatta perfettamente alle esigenze di una Banca diretta dal Papa. Nonostante sia di proprietà del Papa, la Banca, sin dal proprio inizio, è stata più volte coinvolta nei peggiori scandali, corruzione e intrighi. Sotto felice auspicio, l’apertura della banca nel 1941 per ordine di Pio XII, altresì chiamato il Papa di Hitler, ha fornito convenienti sbocchi bancari ai fascisti italiani, all’aristocrazia e alla mafia. (…)

La Banca Vaticana afferma di non aver nessun documento relativo al periodo della Seconda Guerra Mondiale; infatti secondo il procuratore della Banca Vaticana, Franzo Grande Stevens, lo IOR distrugge tutta la documentazione ogni dieci anni, un’affermazione alla quale nessun banchiere responsabile crederebbe. Ciononostante, altre documentazioni esistono in Germania e presso gli archivi americani, che dimostrano i trasferimenti nazisti di fondi allo IOR dalla Reichsbank, e altri dallo IOR alle banche svizzere controllate dai nazisti. Un famoso procuratore specializzato nelle restituzioni dell’Olocausto ha documentato i trasferimenti di denaro dai conti delle SS a una innominata banca romana nel settembre 1943, proprio quando gli Alleati si stavano avvicinando alla città. (…)
Dalla fine degli anni Settanta, lo IOR era divenuto uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali. Sotto la tutela del vescovo americano (uno spilungone di 191 cm) Paul Marcinkus, il vescovo Paolo Hnilica, Licio Gelli, Roberto Calvi e Michele Sindona, la Banca Vaticana divenne parte integrante dei numerosi programmi papali e mafiosi per il riciclaggio del denaro, in cui era difficile determinare dove finiva l’opera del Vaticano e dove cominciava quella della mafia. Il Banco Ambrosiano dei Calvi e numerose società fantasma dirette dallo IOR di Panama e del Lussemburgo presero il controllo degli affari bancari italiani e funsero da canale sotterraneo per il flusso di fondi verso l’Europa dell’Est, in appoggio all’Unione nazionale anticomunista. Marcinkus, capo dello IOR, fu Direttore del Banco Ambrosiano (a Nassau e alle Bahamas), ed esisteva una stretta relazione personale e bancaria fra Calvi e Marcinkus. Sfortunatamente, molti di quelli coinvolti non erano solo collegati alla mafia, ma erano anche membri della famigerata loggia massonica P2, con il risultato finale della spartizione del denaro di altre persone, inclusa una singola transazione di 95 milioni di dollari (documentata dalla Corte Suprema irlandese).

Non appena le macchinazioni vennero a galla a causa di un errore di calcolo attribuito a Calvi, le teste cominciarono letteralmente a rotolare. L’impero bancario Ambrosiano fu destabilizzato da uno scontro ai vertici del potere interno, che coinvolgeva la Banca Vaticana, la Mafia e il braccio finanziario dell’oscuro ordine cattolico dell’Opus Dei.
L’Opus Dei, in ogni caso, decise di non garantire per il Banco Ambrosiano e Calvi fu trovato «suicidato», impiccato sotto il ponte di Blackfriars a Londra, con alcuni sassi nascosti nelle tasche, una scena ricca di simbolismo massonico.

Il Natale degli sprechi: un miliardo rischia di finire nella spazzatura

Scritto da:Anita Richeldi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it/

Anche quest’anno ci siamo lasciati alle spalle le festività di Natale dove abbiamo consumato cibo in grandi quantitàma anche prodotto avanzi per un valore – secondo la stima della Coldiretti – di circa un miliardo di euro.

E’ rimasto sulle tavole oltre un terzo delle portate preparate per la vigilia e per il pranzo di Natale: ad essere gettati sono soprattutto i prodotti già cucinati e quelli più deperibili come frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati.

Secondo la Coldiretti polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia sono un’ottima soluzione per utilizzare gli avanzi secondo le preziose ricette della nonna.

In un momento di difficoltà economica è infatti importante raccogliere l’invito alla sobrietà e – sottolinea la Coldiretti– ad utilizzare la fantasia e il tempo libero delle feste per recuperare con gusto i cibi rimasti sulle tavole.

Una usanza molto diffusa che nel passato ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta, involtini ottenuti dal rostbeef avanzato con l’aggiunta di salame e formaggio.

Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono una ottima soluzione per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille.

La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo “torrone” mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme.

Recuperare il cibo è una scelta che fa bene all’economia e all’ambiente con una minore produzione di rifiuti in un momento come le festività di  Natale in cui peraltro c’è una maggiore disponibilità di tempo libero e sono in molti a cogliere l’occasione per dedicare un po’ più di tempo ai fornelli.

Tutta Thiene si stringe a Matteo In migliaia all’ultimo saluto

Scritto da: Alessia Zorzan
Fonte: Il Giornale di Vicenza


Il feretro di Matteo portato in Duomo dai commilitoni

Thiene. «Arrivato in Afghanistan aveva meravigliato tutti citando don Gnocchi e dicendo “ora dobbiamo stare in prima linea”». È il ricordo del caporalmaggiore Matteo Miotto, ucciso il 31 dicembre in Afghanistan, così come lo ha voluto sottolineare monsignor Livio Destro, vicario del vescovo di Padova, aprendo stamane l’omelia dei funerali del giovane alpino celebrati nel Duomo di Thiene davanti a una folla straripante.

«Con il suo ottimismo – ha proseguito monsignor Destro – Matteo aveva contagiato i suoi compagni in quella terra ferita. Era il suo stile di vita da ’generoso cuore di alpino che aveva ereditato dal nonno e mantenuto nelle sue frequentazioni nella parrocchia dell’Olmo di Thiene». Il celebrante ha definito «timido, discreto, ma pronto ad agire» il caporalmaggiore: «forse per questa sua disponibilità era così amato e stimato». Presenti alla cerimonia molti sindaci dell’Alto Vicentino, il ministro Umberto Bossi, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e parlamentari di ogni espressione politica.

Un silenzio irreale avvolgeva ieri sera il centro di Thiene, mentre la città aspettava il “suo” Matteo. Luminarie natalizie spente, tricolori esposti da case e negozi e un mesto via vai, in piazza Ferrarin, di persone alla ricerca di un angolo, davanti al municipio, per poter abbracciare il giovane alpino tornato finalmente a casa.

L’arrivo della salma era previsto alle 18, ma un incidente incontrato in autostrada ha rallentato il cammino della triste processione che da Roma ha raggiunto Thiene.

Solo alle 19.20 un applauso ha fatto capire che l’attesa era finita. Ancora pochi istanti e il feretro, avvolto nel tricolore, ha fatto il suo ingresso nel vialetto del municipio portato a spalla da altri sei giovani alpini, ragazzi come Matteo.

Un’altra trentina di “penne nere” aspettava il commilitone schierata in un picchetto d’onore, pronta a scattare sull’attenti al suo passaggio, con la commozione nel cuore.

A pochi passi da Matteo, i genitori Franco ed Anna, la giovane fidanzata Giulia e gli amici che lo hanno raggiunto a Roma per poi accompagnarlo in questo viaggio verso casa. Con loro anche l’assessore regionale Marino Finozzi e il sindaco di Zané Alberto Busin.

Ad attendere il primo caporal maggiore Matteo Miotto, sulle scale del Comune, il sindaco Maria Rita Busetti, il viceprefetto Vincenzo Foglia, il presidente della Provincia Attilio Schneck e l’assessore regionale Roberto Ciambetti, entrambi con il cappello da alpino, oltre a mons. Livio Destro, parroco del Duomo, che ha benedetto la salma.

Il feretro, sempre portato fieramente a spalla, ha raggiunto la sala consiliare, dove lo attendevano numerose corone di fiori, tra cui una delle “truppe alpine”. Per una ventina di minuti i familiari hanno chiesto di poter rimanere soli con Matteo, per raccogliersi accanto al loro ragazzo prima che iniziasse la processione.

Fuori, nel frattempo, si attendeva con rispetto. Giovani, famiglie, alpini in congedo con il cappello in testa, ma anche numerosi sindaci, amministratori, carabinieri, finanzieri, polizia locale, volontari della protezione civile e della croce rossa aspettavano di poter entrare, sfiorare il feretro e scambiare uno sguardo commosso con i familiari, che non hanno rifiutato una stretta di mano, un ringraziamento o un abbraccio.

La camera ardente è rimasta aperta tutta la notte, grazie alla presenza degli uomini della protezione civile, delle forze dell’ordine e due scaglioni di alpini.

Additivo atossico per motori diesel Euro 4 e 5

Fonte: http://www.howtobegreen.eu

Recentemente è stato introdotto un tipo di additivo per la riduzione delle emissioni inquinanti per il trasporto pesante. Questo prodotto si chiama AdBlue ed è una soluzione acquosa biodegradabile e non tossica.

Di fatto questo componente permette di ridurre gli ossidi di azoto prodotti al momento della combustione che vengono convertiti in azoto ed acqua.

Questo additivo è specifico e necessario per motori diesel Euro 5 di nuova generazione. Alcune vetture, come la Mercedes Benz G320 diesel, incorporano nel cruscotto un indicatore di livello dell’additivo e sono dotati di un serbatoio apposito.

In Italia questo additivo può essere reperito in qualsiasi distributore in taniche di 25 litri ad un costo di circa 50 Euro. Mentre in nord Europa esistono già alcuni distributori di additivo che affiancano quello della pompa di distribuzione del gasolio

L’Italia è il posto più sicuro al mondo per partorire

Fonte: http://buone-notizie.myblog.it

Dopo tante classifiche che vedono l’Italia nei bassifondi rilanciate a gran voce dai giornali, finalmente una classifica, importante, che ci vede al primo posto assoluto nel mondo.

Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti su 181 paesi, l’Italia è il paese con il tasso di mortalità più basso al mondo per le mamme che mettono al mondo dei figli: 4 su 100.000 bambini nati vivi.

Siamo decisamente meglio degli Stati Uniti che si trovano solo al 39esimo posto.

Positivo anche il trend mondiale del numero di donne che perdono la vita a causa della gravidanza, in continua discesa dal 1990 con un tasso annuo di calo dell’1,4%.