Forconi: la storia di Forza Nuova è una fesseria. Ecco perché

Scritto da: Debora Billi
Fonte : http://crisis.blogosfere.it/

Non dovrei tornare su questa vicenda, mi sembra tanto di rimestare in un paiolo di fango, un po’ come se mi mettessi a disquisire della moldava di Schettino.

Ma le rivolte sono parte inscindibile di ogni crisi. Ce ne sono e ce ne saranno sempre di più, per questo credo che dovremmo imparare in fretta a capire quando veniamo manipolati, e se i vari riots meritino o meno il nostro appoggio.

Dal giorno 1 della rivolta dei Forconi, la Rete è stata inondata di articoli che lanciano l’allarme “Forza Nuova”. Secondo i latori di codeste notizie (tutti di una certa area, peraltro), il movimento dei Forconi sarebbe diretto e comandato dai noti fascistoni forzanuovisti, e per questo meritevole di disgusto generale e dissociazione immediata.

Non mi spingo al complottismo, al chiedermi perché certe frange organiche alla nostra pietosa sinistra si affrettino tanto a disprezzare un movimento popolare di agricoltori, pastori, camionisti che sta protestando in piazza. Solo al pensiero inorridisco, e quindi evito.

Ma mi domando se può esserci qualcosa di vero. E non vivendo in Sicilia, mi limito ad usare la logica.

La teoria, propugnata con tanta convinzione, è la seguente:

Forza Nuova avrebbe la capacità di mobilitare la più grande regione italiana; di portare decine di migliaia di persone in piazza, sulle autostrade, nei porti, nelle campagne più sperdute; avrebbe la forza di mantenerle in strada notte e giorno, di far poi chiudere i negozi, di svuotare i supermercati, di bloccare caselli e imbarchi, di fermare le forniture di benzina; nonché di estendere la protesta alle regioni limitrofe (Calabria e Sardegna).

E allora mi chiedo: come mai, da anni, a tutte le manifestazioni di FN ci vanno in 12 gatti?

C’è da licenziare subito, inoltre, tutti i dirigenti della Digos. Ma come, in Italia c’è una forza politica, per giunta fascista, per giunta rivoltosa, con un potenziale rivoluzionario del genere e nessuno ne ha saputo mai nulla? Tutti girati dall’altra parte, mentre Forza Nuova si infiltrava nei gangli vitali del Paese e si garantiva un appoggio popolare nell’ordine dei milioni? Grillo a confronto è un nessuno.

Non so se vi rendete conto di quanto sia ridicolo tutto ciò. Di che razza di buffonata si stia mettendo su, approfittando del fatto che sventolando lo spauracchio la nostra mente si obnubila all’istante e depone il più elementare buonsenso. Non solo: imbastendo una tale montatura si insinua implicitamente, persino, che Forza Nuova sarebbe riuscita là dove la sinistra ha miseramente fallito, ovvero nell’incarnare la protesta popolare in un drammatico momento di crisi. Siamo certi che alla sinistra convenga, fare tutta questa (immeritata) pubblicità a fantomatici potentissimi fascisti? Non ci fa una bella figura.

Per concludere, chissà quanti destrorsi ci sono tra i Forconi. I camionisti, si sa, non sono esattamente il Che Guevara. Ma le adesioni continuano ad arrivare oltre che dai centri sociali, anche dai comunisti. Io mi preoccuperei di questo, che si tratta di una rivolta che viene da uno stato di fatto e che non ha colore, in cui destri e sinistri depongono le armi per badare al sodo dell’emergenza.

Ma forse è appunto proprio questo che preoccupa tanto.

(E per coloro che si chiedono: “Si, ma dov’erano i Forconi quando c’erano Cuffaro e compagnia cantante?”, la risposta è semplice. Erano dove stavamo noi: sul divano.)

Fukushima non è finita: la Tepco non riesce a capire cosa succede nei reattori danneggiati

Fonte: http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=14194

Altre 1.110 tonnellate di acqua radioattiva nella centrale. Pietrisco e legname radioattivi

La Tokyo electric power company (Tepco), che gestisce il cadavere radioattivo della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, sta cercando di determinare lo stato del combustibile nucleare fuso all’interno dei reattori 1, 2 e 3 ed  ha reso noto un video di 30 minuti ripreso all’interno del reattore 2, per la prima volta dopo il terremoto/tsunami ed il disastro nucleare dell’11 marzo 2011. La Tepco sta utilizzando fibre ottiche per penetrare all’interno del reattore attraverso un buco endoscopio nel containment vessel.

Il filmato, pubblicato anche dal network radio-televisivo giapponese Nhk, inizia all’interno del diaframma che porta al containment vessel: le fibre ottiche, come in un’endoscopia, hanno raggiunto l’interno del reattore, ma le immagini  sono disturbate da puntini bianchi causati dai raggi gamma .

Sono visibili pareti e tubi, ma la maggior parte delle immagini sono sfuocate. Le Tepco dice che le strisce bianche che si vedono nel video sono in realtà vapore condensato dell’acqua contaminata che scende come una pioggia radioattiva (Nella foto).

Una delle ragioni per le riprese del video era quella  di determinare quanto sia profonda l’acqua che si è  raccolta sul fondo del contenitore del reattore. Secondo l’utility nucleare la profondità dell’acqua è inferiore ai 4 metri.

La Tepco ha ammesso che i “liquidatori” di Fukushima Daiichi il 18 dicembre scorso hanno scoperto acqua altamente radioattiva in un tunnel sotterraneo di una struttura utilizzata per immagazzinare l’acqua altamente contaminata.  Ora la Tepco, sotto il controllo del governo, sta cercando di capire se altra acqua radioattiva si stia raccogliendo in altre strutture sotterranee dell’impianto nucleare. il 19 gennaio  l’utility ha trovato circa 500 tonnellate di acqua fortemente contaminata in un pozzo vicino al reattore 2 che ha una valvola che viene utilizzata per il pompaggio di acqua di mare. Nel pozzo c’è acqua con 16.200 becquerel di cesio radioattivo per centimetro cubo, il che rappresenta il più alto livello di sostanze radioattive trovate nelle ricerche  dall’inizio del 2012. La Tepco ha anche rilevato 600 tonnellate di acqua contenente 860 becquerel di elementi radioattivi per cm3 in una fossa vicino al reattore n.3 e assicura: «E’ improbabile che l’acqua radioattiva si sia riversata in mare, dato che la densità del materiale radioattivo nell’acqua di mare nei pressi dei reattori n.2 e n.3 è rimasta invariata». Resta il mistero di come quell’acqua altamente radioattiva sia finita in quei  tunnel.

L’utility ha anche misurato per la prima volta la temperatura all’interno del contenimento del reattore 2  che sarebbe di 44,7 gradi Celsius, vicini ai  42,6 gradi già rilevati dai termometri messi intorno al reattore. La Tepco ha detto che deve capire lo stato dei reattori, prima di poter completare la chiusura dell’impianto.

Ma i guai non si limitano solo all’area della central nucleare: la prefettura di Fukushima  ha detto che è possibile che il  pietrisco  che è stato utilizzato in 10 cantieri di opere pubbliche sia contaminato da sostanze radioattive a causa della catastrofe e nucleare. Infatti, in  uno dei siti sono stati rilevati livelli relativamente alti di radioattività. Lo stesso governo centrale giapponese aveva annunciato pochi giorni fa che  livelli elevati di sostanze radioattive sono stati  rilevati nel calcestruzzo di un condominio di nuova costruzione nella prefettura di Fukushima. Il pietrisco utilizzato viene da una cava della città di Namie, inserita nella zona di evacuazione dopo il disastro nucleare e le autorità stanno  indagando sui  circuiti di distribuzione del pietrisco, lo stesso utilizzato anche nei 10 progetti pubblici nella prefettura, compreso il rinforzo degli argini di un fiume e il ripristino di una della strada. Secondo i funzionari della prefettura di Fukushima, nel fiume che attraversa la città sono stati  trovati livelli di radioattività fino a 1,3 microsieverts all’ora.

Il ministero dell’ambiente del Giappone ha reso noto un altro problema: elevati livelli di cesio radioattivo sono stati trovati nella cenere di legna da ardere della prefettura di Fukushima e nel Giappone nord-orientale. Il ministero ha informato le amministrazioni di Fukushima e di  altre 7 prefetture che le loro municipalità devono raccogliere e smaltire le ceneri contaminate.

Dopo che la municipalità  di Nihonmatsu  lo scorso novembre aveva chiesto se l’utilizzo della  legna per le stufe poneva dei problemi di contaminazione,  Il ministero ha bruciato due cataste di legno stoccate nei giardini della città e ne ha analizzato le ceneri, ha scoperto che il massimo livello di cesio radioattivo delle ceneri superava i 40.000 becquerel per chilogrammo .L’agenzia forestale del Giappone a  novembre ha notificato alle autorità delle prefetture chela  legna da ardere contaminati con più di 40 becquerel di cesio radioattivo per Kg non doveva essere distribuita. Il legno contaminato sarebbe stato preso nei boschi vicini a Nihonmatsu  prima del disastro nucleare di Fukushima Daiichi.

Intanto la Tepco ha versato l’equivalente di circa 330 milioni di dollari come primo risarcimento per i problemi sanitari incontrati a Fukushima. Nell’agosto 2011 il governo giapponese e la Tepco  si erano accordati per dividersi le responsabilità legate alla tragedia nucleare e l’utility ha accolto la richiesta della prefettura di Fukushima di coprire le spese per gli esami sanitari e per le cure delle vittime di  Fukushima Daiichi. La prefettura ha detto di essere in contatto con la Tepco e che chiederà più soldi per gli indennizzi e la riabilitazione, così come per la bonifica dell’inquinamento nucleare.

LA CULTURA DEL MENGA

Scritto da: Gianno Tirelli
Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/

Il mito dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione obbligatoria, sdoganato dal Sistema come riscatto ad una condizione di ignoranza, accesso alla società civile e come presupposto per un lavoro dignitoso (mortificando così il lavoro della terra, vera conoscenza, tradizioni, principi e valori), è miseramente defunto.

Quella che oggi, impropriamente, definiamo “la cultura”, si è rivelato arido apprendimento; improduttivo e inconcludente.
Nelle società del passato, la cultura rappresentava l’insieme della conoscenza di un popolo, delle sue infinite diversità e peculiarità individuali – un perfetto meccanismo logico di interazione positiva e di simbiosi mutualistica, fuori da ogni settarismo socio-culturale e politico.
L’analfabeta, proprio in virtù del suo stato, ha sviluppato particolari e sofisticate caratteristiche, diverse ma complementari a quelle di un qualsiasi altro acculturato – così, come il non vedente, amplifica il tatto, l’udito e la sfera della percezione.
Se interrompiamo la catena del reciproco bisogno, tutto perde il suo senso.

Ogni essere umano, ha un suo ruolo ben definito, come le caselle di un mosaico che, in virtù della loro corretta collocazione, conseguono a completare nella sua integrità il “Disegno” originario. In una società funzionale e felice, ogni individuo è portatore di ricchezza.
La diversità, come tale, è il presupposto fondamentale e valore ineludibile, senza la quale, nulla potrebbe esistere – un baluardo di libertà e di giustizia, solidarietà e pietas.

Il Sistema Liberista Relativista, oggi, intende scardinare le logiche imperiture della convivenza, per dare corso ad un progetto di distruzione e di schiavitù, che neppure il peggiore comunismo, sarebbe mai stato in grado di immaginare. Dunque, prima di sapere scrivere e leggere, avremmo dovuto imparare a pensare, ad ascoltare e a vedere.

Alfabetizzazione e omologazione, procedono allo stesso passo, e sono le due facce di una stessa medaglia. Spingono gli individui a uniformarsi alle tendenze dell’idea dominante: un opera di condizionamento e di plagio senza precedenti che, in pochi decenni, ha scardinato ogni preesistente regola e personalismo, e costretto l’individuo a tradire la sua vera natura, per sottomettersi all’egemonia dell’industrialesimo idolatra e alle seducenti sirene del consumismo.

Quanti giovani, oggi, hanno buttato il loro prezioso tempo, chini sui banchi di scuola, dentro atenei caotici, fra master, stages e improbabili specializzazioni?
Quanti hanno rinunciato a vivere, per rincorrere, il mito di una laurea, svuotata di ogni significato e intenzione, per coronare l’ambizione dei loro padri? Quante energie e sudati risparmi, è costato tutto questo?

Meglio sarebbe stato per loro zappare un campo e coltivare patate – raccogliere i frutti della fatica, dando alla propria esistenza, un senso, una dignità e una vera libertà.
Che futuro avranno mai questi ragazzi, quando oggi, il Sistema li ha derubati dalla capacità di volare, da soli e liberi, incatenandoli all’illusione e alla paura?
Meglio sarebbe stato per loro impastare cemento. Costruire una casa di pietra, sulla collina, fra i sugheri le querce. E poi al tramonto, rincasare, e perdersi nella magia dei sorrisi e garriti di gioia, di marmocchi analfabeti, gonfi d’amore, di magia e di sincera meraviglia. E prima di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo, ringraziare Dio per tanta felicità, aspettando il nuovo giorno, ricco di promesse e di speranza.

Comprendo l’impossibilità, per molti, nel condividere con me una tale analisi, fino a ritenerla inaccettabile. Ma se con uno scatto di orgoglio e di volontà (che solo la passione per la conoscenza ci può imprimere), fossimo in grado di immaginare una realtà diversa e opposta da quella che, oggi (al presente), siamo costretti a vivere e che, contro ogni logica, ci ostiniamo ad accettare, e potessimo, virtualmente, personalizzarla con i nostri veri bisogni e necessità, epurandola da paure e dipendenze e falsi bisogni, allora, se fossimo capaci di tutto questo, potremmo insieme, cambiare le sorti del mondo.

La Rivolta dei Forconi: Che Diavolo Succede in Sicilia!

Fonte: http://www.rischiocalcolato.it/2012/01/la-rivolta-dei-forconi-che-diavolo-succede-in-sicilia.html

li autotrasportatori della regione Sicilia, per ribellarsi alle iniquità della Manovra Monti si sono riuniti nel “Movimento dei forconi” e sono entrati in sciopero, una vera e propria rivoluzione; la protesta è soprattutto contro le accise che stanno colpendo la Trinacriache per ogni 1000 euro ne paga 596 di tasse allo Stato.

Alla rivolta pacifica ha aderito moltissima gente, nonostante tutte le città siciliane stiano risentendo dei blocchi, che hanno causato notevole rallentamento del traffico.

Agrigento, Palermo, Caltanissetta, Gela, manifestazioni, con blocchi stradali pacifici, che non creano problemi alle forze dell’ordine,  in tutte le maggiori città della regione, di cui le televisioni nazionali e la stampa non hanno fatto parola.

Da ieri in Sicilia è rivoluzione e l’Italia non ne sa nulla, una rivoluzione contro il Governo che, secondo i manifestanti, ha ridottola Sicilia ad un vero e proprio collasso economico.

Soltanto i giornali locali e del Mezzogiorno  hanno reso nota la notizia di quello che sta accadendo in Sicilia.

Il Movimento dei Forconi

Il Movimento dei Forconi aveva come obiettivo quello di paralizzare la Sicilia, bloccando tutti i punti più importanti dell’isola; e così presidi di persone e Tir hanno bloccato le strade principali di tutte la maggiori città della Sicilia.

Il movimento però doveva creare disagi non solo a livello regionale, ma  a tutta Italia, per attirare l’attenzione sui gravi problemi in cuila Siciliaversa dopola Manovra Monti.

A partecipare alla rivolta sono più di 100 mila persone, anche se per i prossimi giorni si spera in una partecipazione molto più massiccia da parte degli abitanti dell’isola; per il  momento tra i manifestanti c’erano agricoltori, autotrasportatori, commercianti, artigiani e pescatori.

La manifestazione di protesta iniziata ieri notte in Sicilia, durerà fino al 20 gennaio 2012, quindi la regione rimarrà bloccata per ben 4 giorni durante i quali, per forza di cose, le conseguenze del blocco toccheranno l’intera nazione.

Canali mediatici oscurantisti

La cosa che però fa porre molte domande è perché di tutto questo fermento, di tutta questa agitazione che ha fermato un’intera regione italiana non sia stata fatta parola dai servizi mediatici del nostro Paese nella giornata di ieri.

Anzi, un totale oscuramento della notizia ha cercato di trascurare la mobilitazione che stava avvenendo in Sicilia.

Così i protestanti si sono rivolti alla rete per divulgare il loro pensiero,  facendo circolare tramite internet le ragioni della protesta,  attraverso Social Network come facebook dove la notizia è rimbalzata da un profilo all’altro riuscendo in qualche modo a far prendere coscienza agli italiani di quello che sta accadendo.

Questo ha provocati i primi accenni di una timida rivolta anche in Calabria.

La rivolta e Forza Nuova

Sta allargandosi a macchia d’olio l’ipotesi che la rivolta sia legata al movimento politico Forza Nuova, ritenuto il vero organizzatore della protesta.

Gli organizzatori ufficiali della rivolta siciliana hanno smentito queste voci, dichiarando le loro manifestazioni assolutamente apartitiche; ovviamente, visto l’intolleranza che l’intera popolazione nutre verso la classe politica nazionale e regionale, sarebbe stata una mossa davvero poco saggia quella di affidare l’organizzazione del “Movimento dei forconi” ad un partito politico, la cosa avrebbe potuto frenare molte persone dall’unirsi alla protesta.

I perché della Sicilia

A spiegare il motivo della manifestazione e dell’indignazione della Sicilia è Giuseppe Richichi, presidente della Aias “Noi stiamo soffrendo di più rispetto al resto d’Italia perché siamo periferici. Abbiamo più volte chiesto l’intervento dello Stato in maniera da non allontanarci ulteriormente dall’Europa, ma non siamo stati ascoltati. Il nostro è uno sciopero spontaneo che non vuole produrre un eccessivo caos e che ci auguriamo vedrà l’adesione di tutti i siciliani. Ma è necessario perché ormai siamo con le spalle al muro”.

Richichi ha poi aggiunto “Noi non vogliamo danneggiare nessuno. Ci fermiamo solo per il bene della Sicilia”.

Invece Mariano Ferro, il leader della rivolta, ha dichiarato “Siamo perché questa terra potrebbe essere ricca e invece continuiamo tutti a soffrire. Abbiamo chiesto al governo, a tutti i governi, di ascoltarci: nulla. Adesso speriamo che con questa protesta abbiano un pizzico di attenzione nei nostri confronti”.

Un autotrasportatore che sta partecipando alla manifestazione, Domenico De Gregorio, ha detto la sua al riguardo, spiegando «Non possiamo più fare finta di niente, il prezzo della benzina è alle stelle e i titolari delle aziende pensano a licenziamenti».

Le accise sui carburanti stanno pesando troppo sul costo dei trasporti delle merci, e questo ovviamente, va a penalizzare le produzioni della Sicilia

Le proprietà green del Bambù quale materiale da costruzione

Scritto da: Giovanni Graziani
Fonte: http://www.howtobegreen.eu/greenreport.asp?title=565

Proprietà green del bambù. Sembra quasi impossibile ma il bambù è più resistente di qualsiasi altra essenza vegetale, è più leggero del cemento armato e dell’acciaio. Il bambù ha proprietà talmente interessanti che viene considerato un vero e proprio materiale da costruzione. Il bambù è forte, largamente disponibile e più resiliente agli eventi tellurici rispetto ai materiali da costruzione tradizionali.

Quali sono le caratteristiche del bambù?

Aspetti positivi. Innanzitutto il bambù è una graminacea a crescita rapidissima: fino a 120 cm in 24 ore. L’aumento di massa va dal 10 al 30 percento rispetto al 2-5 percento degli alberi. In particolare una piantagione di bambù è in grado di produrre fino a 20 volte più legname rispetto ad una piantagione di alberi a parità di area. Il bambù è un materiale da costruzione economico.

Dal punto di vista ambientale, per la coltivazione del bambù non sono necessari fertilizzanti contribuendo alla conservazione e la protezione del suolo. Inoltre il bambù ha la proprietà di immagazzinare una grande quantità di CO2.

Il bambù è utilizzato anche per la realizzazione di pavimenti. I pavimenti in bambù rappresentano una vera e propria alternativa al parquet in legno. Per la realizzazione dei pavimenti in bambù si utilizza un specie chiamata Moso o Mao Bambo a crescita rapidissima. Questa specie è in grado di crescere di 30 cm nel corso di una sola notte e può arrivare a toccare i 30 metri di altezza. Non sono necessari fertilizzanti di nessun tipo e dopo il taglio la ricrescita parte spontanea. Non esiste il concetto di disboscamento di piantagioni di bambù.

Il bambù si addice perfettamente all’attualizzazione di tecniche costruttive antiche a basso badget.

Aspetti negativi. Il bambù non è adatto ad essere utilizzato nella falegnameria tradizionale. Questo è dovuto al fatto che la forza del bambù rimane tale se non viene intaccata la sua struttura integrale. Le aste di bambù perdono le proprie proprietà di flessibilità e resistenza se vengono sezionate. Essendo una graminacea a grande crescita, alcune specie di bambù sono particolarmente infestanti e per controllarne la diffusione si deve ricorrere al dissodamento del terreno. Le piantagioni di bambù in Europa non sono molte e sono concentrate soprattutto in Cina, Vietnam e India. Lo sfruttamento su larga scala in occidente porterebbe ad un elevato impatto ambientale legato al trasporto.

 

La prossima generazione di OGM ai microRNA potrebbe essere particolarmente pericolosa

Fonte: http://www.soloecologia.it/16012012/la-prossima-generazione-di-ogm-ai-microrna-potrebbe-essere-particolarmente-pericolosa/

Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature potrebbe convincere anche i più ottimisti sulla spiccata pericolosità dei cibi geneticamente modificati per la salute dell’uomo. Si tratta di una ricerca svolta dall’università cinese di Nanchino nella quale i ricercatori hanno appurato che il materiale genetico chiamato microRNA (piccole molecole di RNA endogene la cui potenza è stata scoperta solo un decennio fa) proveniente dal riso OGM riesce a sopravvivere al processo digestivo umano, viene assorbito in altri organi del corpo, con ripercussioni sulla funzione di produzione del colesterolo, con gravi rischi per la salute.

Non è la prima volta che uno studio denuncia i rischi per la salute insiti nei cibi geneticamente modificati. Per esempio, è già stato provato che il mais OGM causa danni agli organi di animali da laboratorio. E che la soia di questo tipo è in grado di alterare la struttura cellulare delle cavie con essa nutrite.

Naturalmente, i difensori della modificazione genetica degli alimenti, fanno notare che il fenomeno del trasferimento genetico mediante il consumo si applica a tutte le piante e gli ortaggi e che in questo senso, i cibi geneticamente modificati sono sostanzialmente equivalenti a quelli naturali. Aggiungono che il DNA (e il corrispondente RNA) è presente in quasi tutti i cibi, che non è di per sé tossico, né pericoloso. Quindi, il fatto di aver trovato del materiale geneticamente attivo che passa da piante a uomini non sarebbe una novità e non dovrebbe cambiare le convinzioni sui raccolti derivanti da ingegneria genetica.

Ma questa volta la novità che che lo studio cinese riguarda i microRNA, ovvero, proprio il tipo di materiale genetico che le aziende biotecnologiche sperano di usare nella prossima generazione di cibi OGM. Finora la maggior parte delle modificazioni apportata ai raccolti di mais, soia e cotone erano volte ad alterare le funzioni delle piante, in modo da renderle più resistenti agli attacchi dei parassiti e delle erbe infestanti. Ma l’uso dei microRNA mira a bloccare le funzioni di geni specifici non nelle piante, ma negli insetti.

Ovviamente, lo studio cinese citato richiede conferme e ulteriori ricerche, ma solleva pesanti interrogativi sulla sicurezza dell’impiego dei microRNA. Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’uomo e gli insetti hanno in comune una parte sorprendentemente grande del loro DNA; perciò è assolutamente possibile che i microRNA studiato per colpire uno specifico gene negli insetti possa avere un effetto non prevedibile sugli esseri umani, che lo acquisirebbero nutrendosi delle piante.

E la tecnologia del microRNA pone un rischio ambientale ancora maggiore: esistono anche molti insetti innocui, come varie specie di scarafaggi, strettamente imparentati con i parassiti dei raccolti agricoli che con essi coincidono sugli stessi terreni agricoli. E’ difficile immaginare di riuscire a trovare un gene mirato soltanto all’insetto “cattivo” che non farà del male ai suoi cugini innocenti – ma forse questo non è tanto importante per le industrie biotech.

Sono i bambini a chiedere di fare sesso. Parola di Vescovo.

Fonte: http://www.massimilianofrassi.it/blog/sono-i-bambini-a-chiedere-di-fare-sesso-parola-di-vescovo.html

Il vescovo di Tenerife Bernardo Alvarez, è sulle prima pagine di tutti i giornali spagnoli.
Il motivo? Una sua lunga intervista su due temi per lui assimilabili: pedofilia e omosessualità.
Sulla seconda parole dure e di condanna (“è un vizio da cui deriva poi la pederastia”), sulla prima parole altrettanto “locas”, folli. Prima di riportarvele ripeto una cosa detta alcuni giorni fa in un post simile con una dichiarazione di Sgarbi.
Noi cerchiamo sempre di mettere la vittima al centro, affinchè abbiano le dovute attenzioni. Soggetti simili pure mettono la vittima al centro: ma del loro mirino. Puntare, mirare, fuoco.
Dichiara infatti il Vescovo” (sic) Bernardo Alvarez:
ci sono bambini di 13 anni che ti provocano, anche se tu non ti prendi cura di loro”;  con quale scopo? vi chiederete. Semplice, avere con gli adulti rapporti sessuali. “La gente cerca l’omosessualità come una novità in campo sessuale e la pratica come poi pratica l’abuso sui minori”, che ad una certa età sono già consenzienti: questo l’illuminante pensiero.
Di un Vescovo.

Toro Seduto (Tatanka Lyotanka)

Fonte: http://www.servadghi.it/torosedu.htm

“Era da poco giunto nella riserva di Standing Rock, quando Toro Seduto ebbe una visione.
Un’allodola, uccello che il grande capo riteneva amico e dispensatore di saggi consigli, gli annunciò che sarebbe stato ucciso da un uomo della sua gente.
Toro Seduto ne fu molto amareggiato, ma la profezia dell’allodola si rivelò esatta.
Durante i tafferugli, a seguito del tentativo di arrestarlo, il capo sioux fu colpito prima da Testa di Toro, e subito dopo Tomohawk Rosso gli sparò alla testa: tutti e due erano poliziotti indiani che un tempo avevano lottato al suo fianco per la difesa della libertà dei Lakota. ”

La sua Vita
Grandissimo capo militare, guida spirituale dei siuox, Toro Seduto è un personaggio complesso e affascinante.
Inscindibile dalla vita di grande condottiero è la storia del suo popolo, i lakota, e della sua della tribù, i Sioux Hunkpapa.
“Era sempre dolce e gentile con la moglie e i figli, e cortese e premuroso con gli altri. Durante la mia permanenza con loro il cibo era a volte scarso e, Toro Seduto e sua moglie, spesso patirono la fame per non farne mancare a me.
Occupano entrambe un posto molto speciale nel mio cuore.”
Fanny Kelly fu fatta prigioniera nel Luglio del 1864 da una banda di Hunkpapa Sioux in Wyoming. Durante i cinque mesi della sua prigionia, fu’ alloggiata nei quartieri di Toro Seduto come “ospite” della famiglia.
Un’insegnante e missionaria tra il popolo di Toro Seduto, Catherine Weldon, lo descrisse cosi’:
“Come amico…sincero e onesto; come patriota, dedicato e incorruttibile. Come marito e padre, amoroso e premuroso. Come ospite, infinitamente cortese e ospitale .”

Capo degli Hunkpapa Lakota e indiscussa Autorita’ Spirituale nelle lotte per la sopravvivenza delle tribu’ Lakota delle grandi praterie del Nordest, Toro Seduto nacque intorno al 1831 sul Grande Fiume, nell’ odierno Sud Dakota e fu chiamato Tatanka-Iyotanka, nome che descrive un Bisonte intrattabile accovacciato sulle zampe posteriori.
Ancora giovane, Toro Seduto divenne il leader della Societa’ dei Guerrieri Coraggiosi e, piu’ tardi, membro autorevole dei Silent Eaters–Mangiatori Silenziosi–un gruppo responsabile del benessere tribale.
A 14 anni il battesimo del fuoco, in un’azione contro i Crow, e nel Giugno del 1863 il suo primo confronto con i soldati americani, impegnati in azioni di rappresaglia per la rivolta dei Santee in Minnesota, e alla quale il popolo di Toro Seduto non aveva partecipato.
L’ anno seguente ingaggio’ di nuovo i soldati nella battaglia di Killdeer Mountain, e nel 1865 guido’ l’assedio a Fort Rice, da poco insediato nell’odierno Nord Dakota.
Largamente rispettato per coraggio e visione, intorno al 1868 divenne Grande Capo della Nazione Lakota.
Il terreno per un aperto confronto tra Toro Seduto e l’ esercito della Confederazione fu pronto nel 1874, quando una spedizione guidata dal generale George Armstrong Custer confermo’ la presenza di oro nelle Black Hills del territorio Dakota, su un’area sacra a molte tribu’ e preclusa a insediamenti colonici dal Trattato di Fort Laramie del 1868. In barba a quel divieto, i cercatori d’oro invasero le Black Hills provocando la reazione dei Lakota. Quando il successivo tentativo del Governo degli Stati Uniti di acquistare le Black Hills falli’, il Trattato di Fort Laramie fu messo da parte e il Commissario per gli Affari Indiani decreto’ che tutti i Lakota al di fuori delle Riserve dopo il 31 Gennaio, 1876, sarebbero stati considerarsi ostili.
Toro Seduto e la sua gente tennero duro.
In Marzo, mentre tre colonne di soldati guidati dai Generali George Crook e Alfred Terry e dal Colonnello John Gibbon muovevano sul luogo, Toro Seduto riuni’ Lakota, Cheyenne e Arapaho nel suo campo di Rosebud Creek nel Territorio del Montana. La’, li guido’ nella Danza del Sole, offrendo preghiere a Wakan Tanka, il Grande Spirito, e tagliando le sue braccia cento volte in segno di sacrificio. Durante la cerimonia ebbe la visione di soldati che cadevano nel campo dei Lakota, come cavallette che cadono dal cielo.
Ispirato dalla visione, il Capo Guerriero degli Oglala Lakota, Cavallo Pazzo, ando’ in battaglia con una banda di 500 guerrieri, e il 17 Giugno colse di sorpresa le truppe di Crook costringendole alla ritirata nella battaglia di Rosebud. Per celebrare la vittoria, i lakota spostarono il campo nella valle del fiume Little Bighorn, dove furono raggiunti da altri 3,000 Indiani che avevano lasciato le riserve per unirsi a Toro Seduto. Qui, il 25 di Giugno, furono attaccati dal Settimo Cavalleggeri del Generale George Custer, che in grave inferiorita’ numerica prima assalto’ il campo, come a rappresentare la visione di Toro Seduto, e poi si attesto’ su un vicino ponte dove fu’ annientato.
L’ indignazione per la catastrofe militare porto’ migliaia di soldati nell’ area, e un anno di incessante pressione militare costrinse i Capi dei Lakota, che nel frattempo si erano di nuovo divisi, alla resa.
Ma Toro Seduto non fu tra questi e, nel Maggio del 1877, riparo’ con le sue bande in Canada, e quando il Generale Terry gli offri’ il perdono se avesse accettato di stabilirsi in una Riserva, lo caccio’ sdegnosamente.
Quattro anni piu’ tardi, tuttavia, sempre piu’ in difficolta’ nello sfamare la sua gente in un mondo in cui il Bisonte era ormai quasi estinto, decise di arrendersi. Il 19 Luglio del 1881, accompagnato da un giovane figlio consegno’ il suo fucile al Comanfdante di Fort Buford in Montana. Chiese il diritto di attraversare il confine canadese a suo piacimento ed una Riserva sul Little Missouri River presso le Black Hills. In un primo tempo fu invece inviato alla Riserva di Standing Rock, e successivamente, temendo nuove rivolte, a Fort Randall dove trascorse due anni come prigioniero di guerra.
Finalmente, il 10 Maggio del 1883, Toro Seduto pote’ ricongiungersi alla sua gente a Standing Rock.
Nel 1885 gli fu concesso di lasciare la Riserva per lavorare nel Buffalo Bill’s Wild West, dove era pagato 50 $ a settimana per un giro a cavallo dell’ arena, oltre ai proventi di autografi e fotografie. Quattro mesi dopo lascio’ il Circo, incapace di tollerare la societa’ dell’ uomo bianco anche se, in quel periodo, ebbe occasione di stringere la mano al Presidente Grover Cleveland, e considero’ l’ evento come un segno della sua perdurante autorita’ di Grande Capo.
Tornato a Standing Rock, si stabili’ sul Grande Fiume, dove era nato, rifiutando di rinunziare alle sue tradizioni come i regolamenti della Riserva imponevano. Continuo’ a vivere con due mogli e a rifiutare la cristianita’, ma non manco’ di inviare i suoi figli ad una vicina scuola cristiana, conscio dell’ importanza di leggere e scrivere per la successiva generazione Lakota.
Nell’ Autunno del 1890, un Lakota Miniconjou di nome Orso Scalciante, gli porto’ notizia di una Danza degli Spiriti che avrebbe scacciato i bianchi dalle loro terre e ristabilito il loro modo di vivere. I Lakota delle Riserve di Pine Ridge e Rosebud avevano gia’ adotato il rito, e i preoccupati agenti locali avevano mobilitato le truppe per controllare la situazione. Le autorita’ di Standing Rock, temendo che Toro Seduto, tuttora rispettato Capo Spirituale potesse partecipare al rito, inviarono 43 poliziotti Lakota a prelevarlo. Il 15 Decembre 1890, prima dell’ alba, i poliziotti irruppero nella cabina di Toro Seduto e lo trascinarono all’ esterno, dove i suoi seguaci stavano confluendo per proteggerlo. Nel conflitto a fuoco che segui’, un poliziotto Lakota lo colpi’ al capo ferendolo a morte.
Toro Seduto fu sepolto a Fort Yates in Nord Dakota, e nel 1953 i suoi resti furono trasferiti a Mobridge, Sud Dakota, dove riposano sotto un cippo di granito che segna la sua tomba.
Il suo popolo ha sempre ricordato in Toro Seduto non soltanto la grande Guida Spirituale e l’ intemerato Guerriero, ma anche il Padre Amoroso, il Cantante Dotato, L’ Affabile amico la cui profonda religiosita’ aveva conferito visione profetica e speciali poteri alle sue Preghiere.

La sua voce
La vostra gente mostra di stimare gli uomini quando sono ricchi,
perché hanno molte case, molta terra, molte squaw.
Non è così?
Bene, diciamo che il mio Popolo mi stima perché sono povero.
E’ questa la differenza.

…Ma ora, Fratelli, abbiamo davanti un tipo particolare di uomini.
Quando i nostri padri li conobbero erano piccoli e deboli:
ora sono diventati grandi e arroganti.
La bramosia per il possesso è una delle malattie che li affligge.
Possiedono molte leggi che i poveri debbono rispettare, ma non i ricchi.
Le tasse sono pagate dai poveri e finiscono nelle tasche dei ricchi, che comandano sugli altri.
Vogliono la terra, nostra madre, come loro proprietà e costruiscono recinti per tenere distanti i vicini.
Con le loro costruzioni e i loro rifiuti profanano la terra.
I bianchi sono come un fiume che in primavera rompe gli argini e distrugge tutto ciò che incontra.
Noi non possiamo vivere vicino a loro.
Solo sette anni fa hanno firmato con noi un trattato che stabiliva come nostro, e per sempre, il territorio dei bisonti, e ora ce lo vogliono rubare…

Guardate fratelli: è primavera.
Il sole abbraccia la terra.
Tutti i semi si risvegliano, tutti gli animali cominciano una nuova vita.
E anche la nostra stessa vita proviene da questa immensa e misteriosa energia.
Quindi, fratelli, concediamo a tutti, anche agli animali, lo stesso diritto che reclamiamo per noi:
la libertà di vivere in questa terra.

Voglio che si sappia che non accetterò di vendere nessun terreno del mio Paese, e neanche lascerò ai bianchi la facoltà di fare legna lungo i nostri fiumi.
Specialmente non voglio che abbattano le quercie: amo particolarmente i piccoli boschi di quercia.
Amo guardarli: restino al freddo dell’inverno ed al caldo dell’estate e, come noi, sembrano ricavarne forza.     L’amore per il possesso è una malattia di cui soffrono…
Reclamano nostra Madre Terra come loro proprietà e innalzano recinti per tenere lontano i vicini.
Essi profanano la Terra con le loro costruzioni e i loro rifiuti.
Il popolo dei Washicu è paragonabile ad un fiume che straripa dagli argini
distruggendo tutto quello che gli sta attorno!
L’amore per il possesso è una malattia di cui soffrono…
Reclamano nostra Madre Terra come loro proprietà e innalzano recinti per tenere lontano i vicini.
Essi profanano la Terra con le loro costruzioni e i loro rifiuti.
Il popolo dei Washicu è paragonabile ad un fiume che straripa dagli argini
distruggendo tutto quello che gli sta attorno!

Autonomi

Fonte: http://freenfo.blogspot.com/

L’italiano è una lingua meravigliosa, una sola parola, mille significati. Oggi la parola autonomi è molto utilizzata per descrivere lo stato di particolare desolazione che stanno vivendo i commercianti e i negozianti di bottega. Ogni giorno in Italia chiudono la serranda quasi duecento famiglie, ad un ritmo così sostenuto che nel 2011 più di uno su tre ha abbandonato l’attività. In termini pratici significa molti posti di lavoro in meno, molto meno benessere e distribuzione di ricchezza per ognuno di noi. Tuttavia malgrado questa diaspora crescente, continua il boom dei mega centri commerciali e megastore assiepati uno vicino all’altro, che se pur comodi devo ammetterlo, non avranno mai il fascino e la competenza di chi ha investito una vita, a volte più di una generazione, in qualcosa che ha costruito da zero. Non parlo di chi dal nulla è diventato miliardario, parlo anche dei piccoli imprenditori che hanno scommesso su qualcosa che potesse essere innovativo ed originale, in un mondo che schiaccia qualsiasi tipo di spinta individuale positiva. Tutto deve rientrare nei canoni del conformismo “made in usa”.

Produci, consuma e crepa.

Mega luci e mega schermi in zone asettiche molto lontane dalle realtà residenziali, luoghi ameni nei quali ormai è abitudine incontrare automi simili a noi che camminano trascinando un carrello per lo più vuoto. Perché la differenza fra un centro commerciale e l’altro è solo la sua posizione di comodo rispetto alla propria abitazione, per quanto riguarda il servizio e la competenza è pari ad un catalogo Ikea. Tornando al discorso degli autonomi la grande tristezza di questo momento riguarda la perdita di un sogno che un Paese come l’Italia aveva per anni coltivato. La possibilità di creare lavoro, risorse e benessere senza doversi adeguare al padrone di turno, senza dover sottostare alle leggi del consumismo sfrenato, magari privilegiando il servizio e la qualità, piuttosto che la massificazione delle merci. Un sogno che oggi si infrange sulle famiglie che stanno perdendo, oltre al lavoro, la dignità di essere ancora parte di uno Stato democratico. Non ha senso parlare di multinazionali e corporazioni, ne dei motivi di tutta questa grande depressione, in fin dei conti è un processo ormai innescato e che nessuno di noi può arrestare. Possiamo disquisire sulla qualità delle scelte che noi operiamo ogni giorno, di quello che è più giusto fare o non fare per garantire un equilibrio che dovrebbe avere al suo centro il rispetto.

Al crollo degli autonomi si moltiplicheranno ancora di più i grandi investimenti di mega tonnellate di cemento per aggregare le persone ed abituarle a vivere una realtà più simile ad una gabbia comune, piuttosto che ad una realtà a misura d’uomo. Se oggi la risposta al lavoro fosse realmente la dislocazione delle risorse e i mega agglomerati commerciali, sarei il primo a tacere, ma in nessun caso questo sembra una soluzione adeguata al problema. Lo dicono i numeri, lo dicono le persone sempre più sole ed alienate, sempre più soggette a forti scariche di stress miste a momenti di apatica tristezza. L’era dei robot-umani sta per essere proposta come modello innovativo di vita, un modello che non ha nulla a che vedere con il concetto di uomo così come è stato pensato e creato. Insieme alla vita reale ormai prossima alla miseria, stiamo distruggendo ogni sogno che una volta era alla base delle prospettive dell’uomo.

La scorta di Moro

Srcitto da: Valeri Lucarelli
Fonte: http://www.valeriolucarelli.it/Blindata.htm

Perché Andreotti aveva l’auto blindata e l’analoga richiesta fatta da Moro fu rifiutata?

Colpire il cuore dello Stato. Moro o Andreotti? Questo il dubbio che le BR risolsero dopo aver constatato il diverso livello di protezione di cui Andreotti godeva.

In un primo momento le BR avviarono un inchiesta sulle abitudini di Giulio Andreotti, considerato il simbolo del progetto “neogollista” incarnato dalla destra democristiana. Alberto Franceschini seguì Andreotti nella chiesa del Lungotevere dove lo statista si recava tutte le mattine. Racconta Franceschini: “Sequestrare Andreotti allora era facilissimo, non aveva la scorta.”

L’arresto di Curcio e Franceschini a Pinerolo nel 1974 scompaginò i piani. Le BR si riassestarono e cambiarono obiettivo.

Nel luglio 1976 Giulio Andreotti diede vita al suo terzo governo, subentrando proprio ad Aldo Moro all’interno della VII Legislatura. Da questo momento ad Andreotti venne assegnata un’auto blindata. È lo stesso Andreotti a rivelare che i suoi uomini preferivano non utilizzarla per la scarsa manegevolezza.

Nella lettera indirizzata a Benigno Zaccagnini, e a lui recapitata il 4 aprile 1978, dalla prigione dove è richiuso Moro scrisse:

“È doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che se la scorta non fosse stata, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui.”

Il 21 gennaio 2000, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia presieduta da Giovanni Pellegrino, Germano Maccari, il quarto uomo di Via Montalcini, dichiarò:

“Mi risulta che hanno scelto Moro anziché un altro perché, dal punto di vista militare, era più facilmente sequestrabile. Il senatore Andreotti aveva macchine blindate, una scorta più numerosa.”

Come confermatomi da Carlo Russo, capo della scorta di Giulio Andreotti dal 1974 al 1980, l’auto blindata venne usata solo a partire dal sequestro di Moro. Chi aveva dato alle BR una informazione vera ma che loro non potevano in alcun modo verificare? [ Intervista a Carlo Russo ]

Davanti alla Commissione Parlamentare la signora Eleonora Chiavarelli, moglie dello statista, affermò che il marito aveva fatto richiesta di un’auto blindata. Alla stessa Commissione Andreotti e Cossiga negarono l’episodio. Cossiga ipotizzò che Moro avesse inventato tale circostanza allo scopo di tranquillizzare la moglie.

Recentemente Eleonora Moro ha dichiarato: “Se lei sapesse com’è sporca la verità di questa storia, forse sarebbe meglio lasciar fare a Dio”.

Anche le testimonianze delle vedove Ricci e Leonardi, parlarono di richieste già avanzate di auto blindata. La signora Ricci, vedova dell’autista di Moro, confermò che il marito attendeva da tempo una 130 blindata e ai primi di dicembre 1977 le disse: “Finalmente è stata ordinata la 130 blindata. Non vedo l’ora che arrivi “. La moglie del maresciallo Oreste Leonardi, caposcorta di Moro, affermò a sua volta che il marito aveva chiesto altri uomini al Ministero dell’Interno. Senza ottenerli.

Una conferma in tal senso ce la offre Carlo Russo amico del Leonardi: “Nel 77, ben prima dell’attentato, Leonardi mi fece leggere una lettera nella quale chiedeva l’auto blindata per Moro. Mi disse che l’aveva consegnata personalmente a un suo superiore che entrambi conoscevamo bene. Ritengo che la richiesta di Leonardi venne sottovalutata. Non voglio e non posso pensare altro.”

Dall’audizione di Sereno Freato, emerse che alcuni privati cittadini avevano offerto a Moro un’auto blindata e che egli aveva declinato l’offerta per motivi di opportunità. Lo statista riteneva sconveniente accettare un simile omaggio da privati, ma disse al dottor Freato che, se l’offerta gli fosse giunta dal Governo, l’avrebbe sicuramente accettata.

Moro e gli uomini della sua scorta, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi erano inquieti. Avevano paura. La storia purtroppo gli ha dato ragione.