The China Study. Il legame tra cibo, salute e malattia

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/china-study.php

The China Study, di T.Colin Campbell e Thomas M. Campbell, è il risultato di uno studio epidemiologico durato 27 anni e finalizzato ad indagare la relazione tra alimentazione e genesi delle malattie. Il testo denuncia anche la disinformazione alimentare prodotta da potenti lobby, enti governativi e scienziati. Pubblichiamo di seguito l’introduzione del libro.

Pur avendo dedicato tutta la mia vita lavorativa alla ricerca sperimentale sull’alimentazione e la salute, la fame di informazioni nutrizionali riscontrabile nella gente non finisce mai di stupirmi.

I libri sulle diete sono costantemente in cima alle classifiche di vendita; non c’è praticamente rivista popolare che non dispensi consigli dietetici, mentre i quotidiani pubblicano regolarmente articoli sull’argomento e nei programmi radiotelevisivi si parla in continuazione di alimentazione e salute.

Dato il bombardamento di informazioni, siete sicuri di sapere cosa dovreste fare per migliorare il vostro stato di salute?
È consigliabile acquistare alimenti provvisti di etichetta biologica per evitare l’esposizione ai pesticidi?
Le sostanze chimiche ambientali sono una delle cause principali del cancro?
Oppure la vostra salute è “predeterminata” dai geni che avete ereditato alla nascita?
È vero che i carboidrati fanno ingrassare?
Dovreste stare più attenti alla quantità totale di grassi che ingerite o preoccuparvi solo dei grassi saturi e dei grassi trans?
Quali vitamine è meglio assumere, ammesso che sia necessario prenderle?
Comprate cibi a cui sono state aggiunte fibre?
Sarebbe opportuno mangiare pesce, e se sì con quale frequenza?
Il consumo di alimenti a base di soia previene le cardiopatie?

La mia ipotesi è che non siate veramente sicuri delle risposte a queste domande. In tal caso sappiate di non essere i soli: malgrado l’abbondanza di informazioni e opinioni, pochissime persone sanno davvero che cosa dovrebbero fare per migliorare la loro salute.

Questo non dipende dalla mancanza di ricerca. Le ricerche sono state fatte, disponiamo di un’enorme quantità di informazioni sui legami fra alimentazione e salute, ma la vera scienza è stata sepolta sotto un cumulo di informazioni irrilevanti, se non addirittura dannose: la scienza spazzatura, le diete alla moda e la propaganda dell’industria alimentare.

Voglio cambiare questa situazione. Voglio fornirvi un nuovo quadro di riferimento per capire l’alimentazione e la salute, una struttura che elimini la confusione, prevenga e curi le malattie e vi consenta di vivere una vita più appagante.

Sono stato “nel sistema” per quasi cinquant’anni, ai massimi livelli, e ho ideato e diretto grandi progetti di ricerca, decidendo quali ricerche dovessero essere finanziate e trasferendo un’infinità di risultati di ricerche scientifiche nei rapporti di commissioni nazionali di esperti.

Dopo una lunga carriera nell’ambito della ricerca e dell’elaborazione delle politiche, ora capisco perché gli americani sono così confusi. Come contribuenti che pagano le tasse per la ricerca e la politica sanitaria in America, avete il diritto di sapere che molte delle nozioni comuni che vi sono state trasmesse sul cibo, la salute e la malattia sono sbagliate.

Per quanto problematiche, le sostanze chimiche presenti nell’ambiente e nel vostro cibo non sono la causa principale del cancro.
I geni che avete ereditato dai vostri genitori non sono il fattore più importante che determina se sarete vittime di una delle dieci principali cause di morte.

La speranza che la ricerca genetica possa portare a cure farmaceutiche per le malattie ignora le soluzioni più efficaci che possono essere messe in atto oggi.

Il controllo ossessivo dell’assunzione di una sostanza nutritiva, come ad esempio i carboidrati, i grassi, il colesterolo o gli acidi grassi omega-3, non darà come risultato una salute a lungo termine.

Le vitamine e gli integratori alimentari non vi forniranno una protezione a lungo termine dalle malattie.
I medicinali e la chirurgia non sono in grado di curare le malattie che uccidono la maggior parte degli americani.
Probabilmente il vostro medico non sa di che cosa avete bisogno per ottenere il miglior stato di salute possibile.

Quella che propongo non è niente di meno che la ridefinizione della nostra concezione di buona alimentazione. I risultati provocatori dei miei quarant’anni di ricerca biomedica, comprese le scoperte risultanti da un programma di laboratorio della durata di ventisette anni (sovvenzionato dalle più rispettabili agenzie di finanziamento), dimostrano che una dieta corretta può salvarvi la vita.

A differenza di taluni autori popolari, non vi chiederò di credere a conclusioni basate sulle mie personali osservazioni. Questo libro contiene più di 750 rimandi bibliografici, che sono per la maggior parte fonti primarie di informazione, fra cui centinaia di pubblicazioni scientifiche di altri ricercatori che indicano la via da seguire per ridurre il cancro, le cardiopatie, gli ictus, l’obesità, il diabete, le malattie autoimmuni, l’osteoporosi, il morbo di Alzheimer, i calcoli renali e la cecità.

Alcune scoperte, pubblicate nelle riviste scientifiche più prestigiose, dimostrano che:
– un cambio di alimentazione può permettere ai pazienti diabetici di sospendere l’assunzione di farmaci;
– una cardiopatia può essere fatta regredire solo con la dieta;
– il cancro al seno è in relazione con i livelli di ormoni femminili nel sangue, a loro volta determinati dal cibo che mangiamo;
– il consumo di latticini può aumentare il rischio di cancro alla prostata;
– gli antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura sono collegati a migliori prestazioni intellettuali nella vecchiaia;
– è possibile prevenire i calcoli renali con una dieta sana;
– il diabete di tipo 1, una delle malattie più devastanti che possano colpire un bambino, presenta evidenti correlazioni con le pratiche di alimentazione infantile.

Queste scoperte dimostrano che una buona dieta è l’arma più potente di cui disponiamo contro la malattia. La comprensione di questa prova scientifica non è solo importante per migliorare la salute, ma ha anche profonde implicazioni per tutta la nostra società. Dobbiamo sapere perché nella nostra società domina la disinformazione e per quale motivo compiamo errori grossolani nelle nostre ricerche in ambito di dieta e malattia, come pure nel modo in cui promuoviamo la salute e curiamo la malattia.

Da qualunque punto di vista la si consideri, la salute degli americani sta venendo meno. La nostra spesa pro capite in assistenza sanitaria è di gran lunga superiore a quella di qualsiasi altra società nel mondo, eppure due terzi degli americani sono sovrappeso, e più di quindici milioni di nostri connazionali soffrono di diabete, una cifra in rapido aumento.

Siamo afflitti dalle cardiopatie con la stessa frequenza di trent’anni fa, e la guerra al cancro lanciata negli anni Settanta del Novecento si è rivelata un insuccesso clamoroso. Metà della popolazione americana ha un problema di salute che richiede l’assunzione una volta alla settimana di un farmaco prescritto dal medico, e più di cento milioni di statunitensi hanno il colesterolo alto.

A peggiorare le cose, stiamo conducendo i nostri giovani verso un baratro di malattia, di cui cadono vittime in sempre più tenera età. Un terzo dei bambini di questo paese è sovrappeso o a rischio di diventarlo. I nostri piccoli sono afflitti con sempre maggior frequenza da una forma di diabete che un tempo veniva riscontrata solo negli adulti, e assumono più farmaci con obbligo di ricetta di quanto sia mai successo nel passato.

Tutti questi problemi si riducono a tre fattori: colazione, pranzo e cena.

Più di quarant’anni fa, agli inizi della mia carriera, non avrei mai pensato che il cibo fosse così intimamente collegato ai problemi di salute. Per anni non mi sono domandato più di tanto quali fossero gli alimenti migliori da consumare. Mangiavo quello che mangiavano tutti: il cibo che mi era sempre stato presentato come buono. Noi tutti mangiamo le cose che ci piacciono o che ci convengono o quelle che i nostri genitori ci hanno insegnato a preferire. La maggior parte di noi vive all’interno di confini culturali che definiscono le nostre preferenze e abitudini in termini di alimentazione.

Lo stesso valeva anche per me. Sono cresciuto in una fattoria dove si producevano principalmente latticini, e la nostra esistenza ruotava intorno al latte. A scuola ci dicevano che il latte vaccino rende forti e sani i denti e le ossa. Era il cibo più perfetto che la natura avesse da offrirci. Nella nostra fattoria ci nutrivamo quasi esclusivamente dei prodotti dell’orto e dell’allevamento.

Nella mia famiglia sono stato il primo ad andare all’università. Ho seguito il corso introduttivo alla medicina veterinaria alla Penn State e poi ho frequentato per un anno la facoltà di veterinaria presso l’Università della Georgia, dopodiché la Cornell University mi ha offerto una borsa di studio per un dottorato di ricerca in “nutrizione animale”.

Mi ci sono trasferito, in parte perché sarebbero stati loro a pagarmi per andare a scuola e non viceversa, e lì ho preso una laurea di secondo grado. Sono stato l’ultimo studente a laurearsi con il professor Clive McCay, un docente della Cornell famoso per aver prolungato le vite dei ratti somministrando loro molto meno cibo di quanto avrebbero mangiato normalmente.

Il mio dottorato di ricerca alla Cornell era incentrato sulla scoperta di metodi migliori per far crescere più in fretta le mucche e le pecore. Cercavo di apportare miglioramenti alla nostra capacità di produrre proteine animali, il fondamento di quella che mi era stata presentata come “buona alimentazione”.

Mi accingevo a promuovere una salute migliore perorando il consumo di una maggiore quantità di carne, latte e uova. Era un’ovvia conseguenza della mia vita alla fattoria ed ero felice di credere che la dieta americana fosse la migliore del mondo. Nel corso di quegli anni di formazione mi sono imbattuto in un tema ricorrente: ritenevamo di mangiare i cibi giusti, soprattutto abbondanti dosi di proteine animali di alta qualità.

Ho passato gran parte della prima fase della mia carriera a lavorare con due delle sostanze chimiche più tossiche mai scoperte, la diossina e l’aflatossina. In un primo tempo ho lavorato al MIT, dove mi è stato assegnato un difficile problema relativo al mangime per polli. Milioni di pulcini morivano ogni anno a causa di una sconosciuta sostanza chimica tossica presente nel loro mangime, e io avevo il compito di isolare quella sostanza e determinarne la struttura.

Dopo due anni e mezzo, ho contribuito alla scoperta della diossina, probabilmente la sostanza chimica più velenosa mai individuata finora. Da allora questa sostanza è stata oggetto di grande attenzione, soprattutto perché era una componente del diserbante 2,4,5-T o Agente Arancio, usato all’epoca per defogliare le foreste durante la guerra del Vietnam.

Dopo aver lasciato il MIT e aver assunto un incarico al Virginia Tech, ho cominciato a coordinare l’assistenza tecnica per un progetto su scala nazionale nelle Filippine condotto su bambini malnutriti. Parte del progetto si è trasformata in un’indagine sull’insolita incidenza nei bambini filippini di cancro al fegato, una patologia che di solito interessa i soggetti adulti. Si pensava che la causa del problema fosse un elevato consumo di aflatossina, una micotossina riscontrata nelle arachidi e nel frumento. L’aflatossina veniva definita come uno dei più potenti carcinogeni mai scoperti.

Per dieci anni il nostro obiettivo principale nelle Filippine è stato migliorare la malnutrizione infantile fra i poveri, un progetto finanziato dall’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale. Alla fine abbiamo fondato circa centodieci centri educativi di “autoaiuto” in tutto il paese.

Lo scopo di quell’impegno nelle Filippine era semplice: assicurarsi che i bambini ottenessero quante più proteine possibile. Era opinione corrente che gran parte della malnutrizione infantile fosse causata da una carenza di proteine, in particolare di quelle presenti nei cibi di origine animale. Le università e i governi di tutto il mondo erano all’opera per attenuare quello che veniva percepito come un “gap proteico” nei paesi in via di sviluppo.

Tuttavia lavorando a quel progetto ho scoperto un oscuro segreto: i bambini la cui dieta era più ricca di proteine erano quelli che avevano la maggior probabilità di ammalarsi di cancro al fegato! Erano i bambini delle famiglie più benestanti.

Mi sono poi imbattuto in un rapporto di ricerca proveniente dall’India che presentava alcune scoperte rilevanti e davvero provocatorie. I ricercatori indiani avevano studiato due gruppi di ratti. A un gruppo avevano somministrato l’aflatossina cancerogena e l’avevano poi sottoposto a una dieta composta per il 20% da proteine, un livello analogo a quello consumato da molti di noi in Occidente. All’altro gruppo era stata somministrata la stessa quantità di aflatossina, ma la dieta a cui era stato sottoposto era costituita da proteine solo per il 5%.

Incredibilmente, ognuno degli animali che avevano seguito la dieta con il 20% di proteine presentava un cancro al fegato, mentre ognuno di quelli la cui alimentazione era composta per il 5% da proteine non si era ammalato di quel tumore. Era un punteggio di 100 a 0 che non lasciava alcun dubbio sul fatto che nel controllo del cancro l’alimentazione ha la meglio sui carcinogeni chimici, anche se molto potenti.

Queste informazioni erano in contrasto con tutto quello che mi era stato insegnato. Era un’eresia affermare che le proteine non facessero bene alla salute, per non parlare poi del fatto che favorissero il cancro. Quello è stato un momento di svolta nella mia carriera. Mettermi a indagare su una questione così provocatoria in quella fase del mio percorso professionale non era una scelta molto saggia. Ponendo in discussione le proteine e i cibi di origine animale avrei corso il rischio di essere bollato come eretico, anche se le mie ipotesi avessero passato il test che le definiva “buona scienza”.

Ma non mi è mai piaciuto seguire una direzione tanto per farlo. Quando ho imparato per la prima volta a guidare un branco di cavalli o a radunare il bestiame, ad andare a caccia di animali, a pescare nel nostro torrente o a lavorare nei campi, ho accettato che il pensiero indipendente facesse parte del gioco. Doveva essere così. Affrontare problemi sul campo significava che dovevo immaginare la mia prossima mossa. È stata una grande scuola di vita, come qualsiasi ragazzo cresciuto in una fattoria può confermarvi. Quel senso di indipendenza mi accompagna tuttora.

Così, trovandomi di fronte a una decisione difficile, ho scelto di iniziare con un approfondito programma di laboratorio che avrebbe analizzato il ruolo dell’alimentazione, e soprattutto delle proteine, nello sviluppo del cancro. I miei colleghi e io eravamo cauti nel formulare le nostre ipotesi, rigorosi nella metodologia e prudenti nell’interpretazione delle scoperte. Avevo scelto di compiere quella ricerca a un livello scientifico molto basilare, studiando i dettagli biochimici della formazione del cancro.

Era importante capire non solo se ma anche come le proteine potessero favorire il cancro. Era la situazione migliore. Seguendo scrupolosamente le regole della buona scienza, avevo la possibilità di studiare un argomento stimolante senza suscitare le classiche reazioni alle idee radicali. Quella ricerca finì per essere ben sovvenzionata per ventisette anni dalle fonti di finanziamento più rinomate e competitive, prevalentemente dagli Istituti nazionali di sanità (National institutes of Health, NIH), dall’Associazione americana per la lotta contro i tumori (American Cancer Society) e dall’Istituto americano per la ricerca sul cancro (American Institute for Cancer Research). Poi i nostri risultati furono sottoposti a revisione (una seconda volta) per essere pubblicati su molte fra le migliori riviste scientifiche.

Quello che avevamo scoperto era scioccante: le diete a basso contenuto di proteine inibivano la formazione del cancro da parte dell’aflatossina, indipendentemente dalla quantità di questo carcinogeno somministrata agli animali. Una volta completata la formazione del cancro, le diete a basso contenuto proteico bloccavano sensibilmente anche la successiva crescita del tumore.

In altre parole, gli effetti cancerogeni di quella sostanza chimica altamente carcinogena venivano resi irrilevanti da una dieta a basso contenuto proteico. Di fatto, le proteine alimentari si sono rivelate così potenti nei loro effetti da permetterci di attivare e bloccare la crescita del cancro semplicemente modificandone il livello di assunzione.

Inoltre, le quantità di proteine somministrate con il cibo corrispondevano a quelle che noi esseri umani consumiamo abitualmente. Non ne abbiamo utilizzati livelli straordinari come avviene così di frequente negli studi sui carcinogeni.

Ma non è tutto: abbiamo anche scoperto che non tutte le proteine avevano quell’effetto. Quali sono le proteine che favoriscono sempre e in grande misura il cancro? La caseina, che costituisce l’87% delle proteine del latte vaccino, favoriva tutti gli stadi del processo tumorale. Quale tipo di proteina non favoriva il cancro, perfino se assunta in dosi elevate? Le proteine sane erano quelle vegetali, comprese quelle del frumento e della soia. Man mano che si faceva nitido, questo quadro cominciava a mettere in discussione e a mandare in frantumi alcune delle supposizioni alle quali ero più affezionato.

Quegli studi sperimentali sugli animali non si sono fermati lì: ho proseguito dirigendo lo studio più completo su dieta, stile di vita e malattia mai effettuato sugli esseri umani nella storia della ricerca biomedica. Si è trattato di un’impresa imponente, sotto la gestione congiunta della Cornell University, dell’Università di Oxford e dell’Accademia cinese di medicina preventiva. Il New York Times l’ha definito il “Grand Prix dell’epidemiologia”.

Questo progetto ha preso in esame un’ampia gamma di malattie e fattori legati all’alimentazione e allo stile di vita nella Cina rurale e, più di recente, a Taiwan. Più comunemente noto come lo “studio Cina” (The China Study), il progetto ha finito per produrre più di 8.000 associazioni statisticamente significative fra vari fattori dietetici e le malattie!

Ciò che lo rende particolarmente degno di nota è il fatto che, fra le numerose associazioni relative al rapporto fra dieta e malattia, moltissime giungevano alla medesima conclusione: i soggetti che si nutrivano prevalentemente di cibi di origine animale erano quelli che si ammalavano delle patologie più croniche. Perfino le assunzioni relativamente ridotte di alimenti animali erano associate a effetti sfavorevoli. Le persone che mangiavano le maggiori quantità di cibi vegetali erano le più sane e tendevano a evitare le malattie croniche.

Questi risultati non potevano essere ignorati. Dai primi studi sperimentali condotti su animali a proposito degli effetti delle proteine animali a questo imponente studio sui modelli alimentari di soggetti umani, le scoperte si sono dimostrate coerenti. Le implicazioni per la salute a seconda del consumo di alimenti animali o vegetali erano sostanzialmente diverse.

Per quanto impressionanti, non potevo basarmi esclusivamente sui risultati dei nostri studi effettuati sugli animali e sul vasto studio condotto in Cina, e ho quindi cercato le scoperte di altri ricercatori e clinici, che si erano rivelate fra quelle più entusiasmanti degli ultimi cinquant’anni.

Quelle scoperte, che costituiscono l’argomento della II parte di questo libro, dimostrano che le cardiopatie, il diabete e l’obesità possono essere fatti regredire mediante una dieta sana. Da altre ricerche emerge che varie forme di cancro, le malattie autoimmuni, la salute delle ossa e dei reni, i disturbi visivi e cerebrali in età avanzata (come la disfunzione cognitiva e il morbo di Alzheimer) sono sensibilmente influenzati dall’alimentazione. Ma la cosa più importante è che la dieta che si è ripetutamente dimostrata in grado di far retrocedere e/o prevenire queste malattie è la stessa dieta a base di cibi naturali e vegetali che nelle mie ricerche di laboratorio e nello “Studio Cina” è risultata capace di favorire la salute ottimale. I risultati sono coerenti.

E tuttavia, nonostante il potere di queste informazioni, nonostante la speranza che generano e nonostante l’urgente bisogno di questo modo di intendere la nutrizione e la salute, la gente è tuttora confusa. Ho amici con cardiopatie che sono rassegnati e avviliti di essere alla mercé di quella che considerano una patologia inevitabile. Ho parlato con donne talmente terrorizzate dal cancro alla mammella che sarebbero disposte a farsi asportare chirurgicamente il seno, e perfino quello delle loro figlie, se questo fosse l’unico metodo per ridurre al minimo il rischio. Tante sono le persone da me incontrate che sono state indotte a seguire un percorso di malattia, sconforto e confusione riguardo alla loro salute e al modo in cui proteggerla.

Gli americani sono confusi, e vi dirò il perché. La risposta, illustrata nella IV parte, ha a che fare con le modalità di generazione e comunicazione delle informazioni sulla salute e con chi controlla tali attività. Essendo stato così a lungo dietro le quinte a produrre le informazioni sulla salute, ho visto che cosa accade in realtà e sono pronto a raccontare al mondo che cosa non va in questo sistema. Le linee di demarcazione fra governo, industria, scienza e medicina sono diventate indistinte, come pure quelle fra il perseguimento del profitto e la promozione della salute.

I problemi connessi al sistema non si presentano sotto le forme di corruzione che siamo abituati a vedere nei film hollywoodiani. I problemi sono molto più sottili, e tuttavia molto più pericolosi. Ne risulta un’enorme disinformazione, per cui i consumatori medi americani pagano due volte: da un lato versano le tasse per la ricerca e dall’altro forniscono il denaro affinché l’assistenza sanitaria curi malattie che potrebbero essere ampiamente evitate.

Questa storia, che ha inizio dal mio personale retroterra e culmina in una nuova concezione dell’alimentazione e della salute, è il tema di questo libro. Sei anni fa ho organizzato e condotto un corso facoltativo chiamato “Alimentazione vegetariana”. È stato il primo corso di questo genere in un campus universitario americano e ha riscosso molto più successo di quanto potessi immaginare. Il corso si concentra sul valore in termini di salute di una dieta a base vegetale. Dopo aver lavorato al MIT e al Virginia Tech ed essere ritornato alla Cornell University trent’anni fa, mi è stato affidato il compito di integrare i concetti e i principi della chimica, della biochimica, della fisiologia e della tossicologia in un corso di alto livello in alimentazione.

Dopo essermi occupato per quattro decenni di ricerca scientifica, istruzione ed elaborazione delle politiche ai massimi livelli nella nostra società, ora sento di poter integrare adeguatamente queste discipline in una storia convincente. È quanto ho fatto per i miei corsi più recenti, e molti studenti mi hanno riferito che la loro vita è cambiata in meglio al termine del semestre. È ciò che intendo fare per voi, e spero che anche la vostra vita subirà una trasformazione positiva.

Biometano e bioidrogeno: differenze tra i due prodotti di un digestore per biogas

Scritto da: Walter
Fonte: http://www.soloecologia.it/04092012/biometano-bioidrogeno-differenze-tra-due-prodotti-di-digestore-biogas/4294

Un digestore per biogas è una delle tante soluzioni che insieme possono contribuire a rendere più ecosostenibile il nostro mondo. Semplificando al massimo potremmo dire che un digestore simultaneamente elimina dei rifiuti, li trasforma in gas (per il riscaldamento o l’autotrazione), lasciando un residuo che è un ottimo fertilizzante agricolo.

Un digestore funziona grosso modo così: un substrato (o matrice), costituito da una miscela rifiuti organici finemente triturati (frazione umida della spazzatura urbana, resti di industrie alimentari, pesce, conserve, deiezioni animali, raccolti agricoli andati a male – praticamente tutto ciò che è organico, a parte il legno) viene inoculato con una sorta di “lievito”. L’inoculo è costituito da fanghi provenienti da un digestore già precedentemente attivato miscelati con sterco animale: senza questi batteri vivi il substrato si limiterebbe a marcire senza produrre gas. Il processo di fermentazione può durare dai 6 ai 60 giorni a seconda degli impianti e può produrre due tipi di gas:

* il metano, molto più semplice da ricavare, perché può essere prodotto a temperatura ambiente con batteri che hanno una vita molto lunga:
* l’idrogeno, che richiede batteri particolari, tenuti a temperature comprese tra i 58° C e i 62° C, con un substrato molto acido.

Come si comprende facilmente, ricavare bioidrogeno è più difficile; per certi versi però è preferibile dal punto di vista ambientale perché dalla sua successiva combustione si produce vapor d’acqua, mentre bruciando il metano si produce anidride carbonica. Inoltre con la “fermentazione oscura” (così viene chiamata quella del bioidrogeno) esiste il vantaggio che i residui possono ulteriormente essere fatti fermentare per produrre del metano, utilizzando due volte i materiali di scarto.

Come viene usato il residuo dei digestori, il cosiddetto digestato? Principalmente come ammendante per l’agricoltura: concime organico utilissimo per i campi con qualità ancora migliori del compost. Infatti è molto pastoso e restituisce al suolo grandi quantità di colloidi, che danno struttura ai terreni.

Bambini cinesi usati come cavie per uno studio su riso OGM

Scritto da: Alessia Ferla
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/bambini-cinesi-cavie.php

Alcune università statunitensi e istituti cinesi hanno utilizzato come cavie 24 bambini e bambine cinesi di età compresa tra i 6 e gli 8 anni per uno studio sul riso geneticamente modificato. Ai bambini è stato somministrato il Golden Rice, un qualità di riso OGM, per capire se questo potesse contribuire ad un maggiore apporto di vitamina A.

“Come ti sentiresti se ti dicessi che un gruppo di scienziati è venuto negli Stati Uniti e ha alimentato un gruppo di 24 bambini di età compresa tra i sei e gli otto anni di età con un prodotto potenzialmente pericoloso? Cosa succederebbe se ti dicessi che le autorità statali hanno pubblicato direttive chiare contro questo esperimento molto e nonostante questo l’esperimento è stato portato avanti? Saresti molto indignato, giusto? Ebbene questo è ciò che crediamo stia accadendo, con la differenza che sta succedendo sul suolo cinese e sui bambini cinesi”.

È quanto scrive Greenpeace pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition e che ha coinvolto diverse università americane, tra cui il Taylor College di Houston e la Tufts University di Boston.

Greenpeace riferisce di aver sentito parlare di questo esperimento nel 2008 e di aver subito informato il Ministero dell’Agricoltura cinese che avrebbe rassicurato l’associazione sulla sospensione dell’esperimento. Quest’ultimo, al contrario, è stato portato a termine.

Il Golden Rice è una varietà di riso geneticamente modificato che viene studiato da almeno 20 anni e che al momento non è in commercio. Greenpeace denuncia il fatto che per questo progetto di ricerca sono state spese decine di milioni di dollari che avrebbero potuto essere invece impiegate in programmi più importanti e a lungo termine, finalizzati a dare ai più poveri accesso ad una dieta più varia. Quest’ultima infatti, sostiene l’associazione, è l’arma più efficace contro la malnutrizione.

L’Islam si ribella all’Occidente: 1 morto in Libano, ira al Cairo

Scritto da:
Fonte: http://www.net1news.org/lislam-si-ribella-alloccidente-1-morto-in-libano-ira-al-cairo.html

La rabbia suscitata dal film “L’innocenza dei musulmani” si sta diffondendo a macchia d’olio in tutti i Paesi Islamici. Dal Libano, all’Egitto, passando per l’Afghanistan Indonesia e Malesya il coro è unanime: morte ai blasfemi anti-islamici.

TRIPOLI – Esplode la rabbia anti-americana in alcuni paesi musulmani. Sassaiole al Cairo, proteste in piazza in Indonesia e Malesia, Le conseguenze più gravi della protesta si sono avute in Libano: un morto e 25 feriti il bilancio. E’ successo a Tripoli, nel nord del Libano, durante scontri tra polizia e manifestanti che protestavano per l’ormai famigerato “Innocence of Muslim” il film giudicato offensivo a Maometto e all’Islam. Alcune centinaia di persone hanno dato fuoco a un locale della catena di ristorazione americana Kentucky Fried Chicken (Kfc) di Tripoli, principale porto nel nord del Libano, in segno di protesta. A riferirlo è la televisione panaraba Al Arabiya. Proprio oggi in Libano è giunto papa Benedetto XVI, per una visita storica di tre giorni, che ha iniziato con un discorso in cui ha condannato il fondamentalismo, lanciando invece un appello alla tolleranza.

SUDAN:AMBASCIATE TEDESCHE PRESE D’ASSALTO – Secondo quanto riferiscono i media arabi dei manifestanti hanno fatto irruzione nella sede dell’ambasciata tedesca a Khartum e vi hanno issato la bandiera islamista. Il fatto sarebbe stato confermato da alcuni testimoni. Attaccata anche l’ambasciata britannica. Sul posto è intervenuta la polizia che ha cercato di allontanare circa 5.000 manifestanti con il lancio di lacrimogeni. Nella sede diplomatica della Germania la folla ha ha ammainato la bandiera tedesca e al suo posto ha issato un vessillo islamico. È stato anche rimosso l’emblema della repubblica tedesca e i manifestanti hanno appiccato un incendio davanti all’ingresso principale della rappresentanza diplomatica.

AFGHANISTAN: BRUCIATA FOTO OBAMA – Forte la rabbia anche in Afghanistan, dove è stata pubblicamente bruciata un immagine del presidente Usa Barack Obama. È successo a Ghanikhail, nella provicia di Nangarhar, vicino Kabul. Gli Imam della tribù di Shinwari hanno messo una taglia di 100.000 dollari sull testa del produttore del film

IL CAIRO, SASSAIOLE DAVANTI AMBASCIATA AMERICANA – La tensione rimane forte anche al Cairo, la prima piazza ad esplodere contro il film. Al Cairo è in corso una fitta sassaiola tra manifestanti e forze dell’ordine di fronte all’ambasciata americana. Centinaia di persone protestano davanti l’ambasciata, dove le forze di sicurezza hanno allestito un muro di blocchi di cemento alto 3 metri.

FBI RISCHIO ATTENTATI IN USA –  Non solo allerta in Nord Africa: l’attenzione è rivolta anche negli States. L’Fbi ha infatti reso noto la possibilità che le proteste contro il film anti-Islam possano estendersi negli Stati Uniti tramite gruppi estremisti. “Il rischio di violenza potrebbe aumentare sia in casa che fuori con il film che continua ad attirare attenzione” avvertono – riporta Abc – l’Fbi e il Dipartimento della Sicurezza Nazionale invitando le organizzazioni religiose a “riportare prontamente attività sospette”. In ogni caso, al momento non ci sono informazioni specifiche su specifiche minacce.

CENTINAIA IN PIAZZA IN INDONESIA E MALESIA –Pacifica ma presente la protesta anti-americana anche a Giakarta, dove circa 500 integralisti islamici sono scesi in piazza oggi a contro «la dichiarazione di guerra» contenuta – affermano – nel film anti-islamico girato negli Usa. La folla si è radunata attorno al Consolato Americano. Meno numerosa in Malaysia, altro Paese a maggioranza musulmana dell’Asia, alcune decine di persone hanno manifestato marciando fino all’ambasciata Usa a Kuala Lumpur.

CHIUSO AEROPORTO DI BENGASI – Nella mattinata le autorità libiche hanno chiuso per motivi di sicurezza l’aeroporto di Bengasi, la seconda città del Paese, dove è esploso il violento attacco al consolato Usa dove è morto l’ambasciatore americano: “Da giovedì sera abbiamo ricevuto l’ordine di sospendere immediatamente tutti i voli”, ha riferito una fonte dello scalo.

In un’osteria di Firenze si accetterà il baratto

Scritto da: Francesco Iannello
Fonte: http://www.controcopertina.com/in-unosteria-di-firenze-si-accettera-il-baratto/

A Firenze, città in cui in centro respiri ancora aria di storia quasi medioevale, si torna all’antico. In un contesto storico in cui l’alta finanza la fa da padrona e con la crisi economica perdurante ecco che nel capoluogo toscano hanno deciso di ritornare ad usare il vecchio metodo del baratto. Questa la ricetta economica suggerita da un’osteria di prossima apertura a Firenze, dove chi vorrà, invece di saldare il conto in modo classico, cioè mettendo mano al portafoglio o alla carta di credito, potrà farlo scambiando la cena con frutta, verdura, pezzi di artigianato. Il locale, che avrà 40 posti ed un look da taverna tradizionale ma «con un tocco più chic, e sarà il primo del genere in Italia», garantisce la titolare Donella Faggioli, avvierà le attività alla fine di settembre e si chiamerà «L’è maiala», espressione toscana che chic proprio non è ma che indica, con efficacia, una situazione molto difficile da affrontare.

«Come la crisi che tutti oggi stanno vivendo – spiega Donella – e che noi, per venire incontro a chi, in tempi di ristrettezze non vuole comunque rinunciare a qualche cena fuori, combattiamo offrendo la possibilità di pagare in beni reali anziché con i soldi». Potrà trattarsi di prodotti della terra, ma anche di manufatti d’antiquariato, modernariato, «cose concrete insomma, e possibilmente legate alla tradizioni e ai costumi toscani: non vogliamo certo diventare un incrocio tra un’osteria e un robivecchi». Chi intenderà barattare, anziché saldare il conto in moneta, dovrà però farlo per telefono, al momento della prenotazione. «A quel punto – spiega ancora la titolare – si aprirà una trattativa di scambio da cui verrà fuori, in caso di accordo, il menù offerto a fronte di un paniere di cose che accetteremo in pagamento». Nel locale, nato da un’idea dell’agenzia Stranomondo (la stessa che ha ideato il Circo Nero) si servirà rigorosamente cucina tradizionale toscana. «Quella della nonna, tanto per intendersi – conclude Faggioli – A prezzi, ovviamente, popolari e anticrisi».

 

Nucleare, fratture in un reattore: altro stop per impianto belga

Fonte: http://www.net1news.org/nucleare-fratture-in-reattore-altro-stop-per-impianto-belga.html

 

E’ quanto riferito dall’autorità per il nucleare del paese, che ha riportato una rottura in un serbatoio in un reattore di una centrale a pochi chilometri da Liegi. Non è la prima volta.

LIEGI – “Sul serbatoio di Tihange 2 reattore gestito dalla controllata Gdf Suez Elecrabel” centrale nucleare a 25 chilometri da Liegi, in Belgio, “c’ è una frattura“. A riferirlo è stata direttamente l’autorità per il nucleare del paese. La situazione, secondo l’autorità belga, è meno grave di quanto risuoni. Quella avvenuta in Vallonia è infatti meno grave di quella avvenuta nelle Fiandre. A pochi chilometri da Anversa, infatti il mese scorso il reattore Doel 3 da 1,006 megawatt, gestito sempre da Electrabel, dopo la scoperta di crepe sospette nel serbatoio principale, e stato fermato. Lì la situazione sembrava essere più grave, con una rottura più marcata dell’impianto. Forse anche per questo motivo, il governo Belga ha deciso che per i prossimi due anni la copertura del fabbisogno energetico del Belgio si avvarrà di altre forme di energia. Limando verso il un sostanziale ribasso il 54% di copertura del fabbisogno energetico che fin’ora è avvenuto tramite fissione di noccioli di uranio nelle centrali sparse nel Paese.

L’ALLARME – Entrambi i reattori sono stati costruiti negli anni ’70 da un’azienda olandese che ha chiuso i battenti: la Rdm. In totale sono 10 in tutta Europa i reattori costruiti dall’azienda, e sono in molti, magari sospettando un problema strutturale in fase di progettazione o realizzazione, a volere dei controlli più stringenti sul quelli ancora in funzione.

Pedro: il cavallo che aiuta le donne vittime di violenza

Scritto da: Chiara Amendola
Fonte: http://www.you-ng.it

 

L’ Ippoterapia è un vero e proprio trattamento riabilitativo che utilizza come mezzo terapeutico il cavallo. Essa viene applicata a soggetti con disabilità neuromotoria, psichica e cognitiva.

L’ Ippoterapia ha ottenuto un interessante riscontro in Italia negli ultimi anni, diventando un’iniziativa utile a ‘doppio senso’. Non sono solo le persone bisognose di aiuto a beneficiare dei suoi risultati ma gli stessi animali coinvolti nell’interazione.

Pedro ad esempio è un cavallo sauro di 15 anni, uno dei tanti esemplari utilizzati per la riabilitazione che grazie a queste iniziative è riuscito a scampare ad un tragico destino. A trovarlo Francesca Gallo, presidentessa di ‘Seahorses’ un’associazione che si occupa di ippoterapia per persone con disabilità fisica o mentale:

Sono andata a prenderlo nel Veneziano e l’ho trovato, pelle e ossa, in una squallida stalla vecchia maniera. Non sapeva cosa volesse dire mangiare in modo decente e, soprattutto, farsi qualche bella galoppata. Una volta a casa ho anche scoperto perché lo regalavano: Pedro è bolso, soffre di un enfisema polmonare cronico, quindi non curabile. Impossibile venderlo”.

Francesca si è presa cura di Pedro inserendolo nel programma ed ora ‘lavora’ in un centro specializzato dove aiuta donne disagiate o che hanno subito violenze.

Per le pazienti, imparare a gestire un cavallo, a domarlo, contribuisce infatti a dar loro autostima e fiducia.

Un settore che si sta allargando anche alla sfera dei più piccoli, tantissime le giornate dedicate all’ippoterapia per i bambini.

Il Reggimento dei Lancieri di Montebello ad esempio è diventato teatro di un bellissimo progetto. Mentre i soldati sono impegnati all’estero nelle missioni in Afghanista e Libano, i cento esemplari che costituiscono parte della cavalleria sono stati messi a disposizione dei bambini disabili di Roma, donando una speranza in più alle loro famiglie.

 

Obama temporeggia, Assad tallonato da Mosca, alta tensione tra Langley e Isi

Scritto da: Armand du Plessis
Fonte: http://www.loccidentale.it/node/118490

Obama guadagna tempo sul fronte del possibile attacco d’ Israele all’ Iran. Il prossimo incontro tra il presidente americano e Bibi Netanyahu è stato fissato per il prossimo 28 settembre, a un mese e poco più dalle elezioni per la Casa Bianca. E’ pensabile che lo Stato Ebraico, a prescindere dall’ esito del vertice che si terrà a New York, attacchi gli impianti nucleari cari a Khamenei ed Ahmadinejad in quel breve lasso di tempo? Molto difficile, giurano fonti di Washington. A meno di eventi oggi imponderabili o provocazioni sconsiderate dal campo sciita -che non ne ha soverchio  interesse- il governo israeliano non dovrebbe accingersi a una mossa tanto azzardata e dirompente per gli equilibri interni americani. Probabile, invece, che nel previsto faccia a faccia tra Leon Panetta ed Ehud Barak si studino i dettagli di un’ azione militare su cui Gerusalemme non intende mollare la presa. In questo contesto, non stupisce la notizia pubblicata dal quotidiano Haaretz, secondo cui l’ esecutivo di David Cameron ha spedito recentemente un inviato speciale nella capitale israeliana per ribadire la contrarietà di Londra a rapidi interventi unilaterali contro Teheran. Plausibile che Obama e il primo ministro britannico abbiano concertato una linea comune per stemperare la fretta di Netanyahu.
Queste sono le ultime indiscrezioni su uno dei nodi cruciali della politica internazionale. Con sorprese sempre dietro l’angolo.

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Il generale siriano Manaf Tlass, già stretto collaboratore, nonché amico d’ infanzia, di Bashar Assad, è da tempo sotto le cure dei servizi segreti francesi e non manca di lanciare esternazioni. Giorni fa il militare ha affermato che la DGSE lo ha aiutato a fuggire da Damasco, ringraziando gli agenti parigini. Tlass ha aggiunto di essere sempre stato contrario ad ingerenze straniere nel suo Paese, ma di ritenere ormai la situazione matura per una svolta. Sembra che l’ ex ufficiale d’ alto rango della Guardia Repubblicana stia continuando a fornire informazioni preziosi all’ Intelligence che lo ha salvato dalle grinfie del dittatore alawita che, se solo non si trovasse in stato d’ assedio, ne pianificherebbe volentieri l’ eliminazione. Assad, nelle ultime ore, viene descritto come preoccupatissimo dalle nuove defezioni nei ranghi del regime, e sta ragionando sulle continue indicazioni che gli giungono da Mosca. Putin segue di persona, ora dopo ora, gli eventi in Siria. Gli 007 russi hanno ordine d’ informare l’ inquilino del Cremlino su ogni sussulto registrato nei dintorni del leader accerchiato. —————————————————————————————————————————-
L’ Isi, il potente e ambiguo servizio segreto d’ Islamabad, considera gli Stati Uniti il peggior nemico, precedendo persino l’ odiata India. Parola del medico pakistano Shakeel Afridi, famoso per aver aiutato la Cia a mettersi sulle tracce di Osama Bin Laden, che si è confessato con Fox News da una prigione di Peshawar. Il personaggio ha poi accusato le spie dello Stato asiatico di foraggiare la Rete Haqqani, molto insidiosa nel Waziristan settentrionale. Altra benzina sul fuoco di un rapporto, quello tra Langley ed Isi, sempre molto complicato.

Come funzionano le persiane fotovoltaiche

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/11092012/funzionano-le-persiane-fotovoltaiche/4326

E’ difficile crederci, ma i due terzi dell’energia elettrica nel nostro paese viene utilizzata per consumi domestici, residenziali e commerciali – e non a fini industriali come si ritiene normalmente. E in media ogni casa in Italia riceve dal sole ben dieci voltetanta energia quanta ne consuma al suo interno.

Le persiane fotovoltaiche sono un sistema estremamente razionale per sfruttare al massimo l’irraggiamento. Sono costituite da celle solari convenzionali (in silicio policristallino) posizionate su una struttura simile a quelle tradizionali – meglio se capace di orientarsi automaticamente sul suo asse verticale e/o a livello di alette in modo che la parte fotoattiva rimanga sempre esposta al sole e sia possibile massimizzare la prestazione.

Il loro funzionamento è diverso da quello del pannello fotovoltaico classico: mentre questo viene installato su un edificio, le persiane fotovoltaiche sono integrate, sia a livello architettonico che energetico. Spieghiamo meglio: il pannello solare produce energia elettrica continua e la riversa nella rete elettrica, con la necessità di convertirla in corrente alternata – e conseguente aggravio dei costi.

Le persiane fotovoltaiche, invece, producono corrente continua che può alimentare direttamente tutta una serie di dispositivi (computer, caricabatterie) e di elettrodomestici come frigorifero, lavatrice, condizionatore ecc. Questi infatti, funzionano a corrente continua (normalmente sono muniti di un trasformatore che trasforma la corrente AC della rete in corrente CC).

Le persiane fotovoltaiche sono collegate mediante fili a una scheda elettronica con interfaccia grafica come quella che vedete qui sotto che monitora sia il contributo energetico delle ante della persiana che quello della corrente elettrica sulla linea di casa: nei momenti in cui la luce solare non è sufficiente (ad esempio, quando è buio o le persiane sono chiuse), il fotovoltaico non riesce a sopperire al fabbisogno dell’abitazione ed è quindi necessario prelevare dalla rete elettrica la piccola parte di energia che serve per compensare la caduta del fotovoltaico o per stabilizzare le prestazioni.

Quanto costano le persiane fotovoltaiche? Bisogna sommare il costo della struttura e dei componenti elettronici con quello dei moduli fotovoltaici, che però negli ultimi anni si è abbattuto del 50% ed è assolutamente competitivo con quello dell’energia classica.

Ad esempio, se volessimo alimentare un frigorifero interamente con l’energia derivante dalle persiane fotovoltaiche, servirebbero 50 celle (costo pari a 80 euro). Per una lavatrice ne occorrono 40 (costo: 63 euro). Per un condizionatore, una delle apparecchiature più energivore, servono 145 celle (costo: 230 euro). Il condizionatore è particolarmente adatto a essere alimentato in questo modo, perché serve proprio quando il sole batte più forte e in questo modo il suo consumo può essere totalmente abbattuto senza costi aggiuntivi in bolletta.

ITALIA E SPESA PUBBLICA: PRIVATIZZARE…LE PERLE DEI PORCI!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2012/09/11/italia-e-spesa-pubblica-privatizzare-le-perle-dei-porci/

Tempo fa sul Corriere è apparso il solito editoriale di Giavazzi il quale ci illuminava sull’orgoglio ritrovato, suggerendo un oceano di ovvietà, ovvero che noi non siamo la Spagna… Ce la facciamo anche da soli

“ Si cominci a vendere qualche società pubblica, ad esempio quote di Terna e Snam Rete Gas: i prezzi di Borsa sono depressi, ma anche i rendimenti dei Btp sono straordinariamente elevati. Vendere con la rapidità necessaria è tuttavia tecnicamente impossibile. Le azioni di queste società sono già state trasferite alla Cassa Depositi e Prestiti che può scontarle alla Bce e con la liquidità così ottenuta acquistare Btp.

La Cassa ha una licenza bancaria e lo può fare: è quello che da mesi fanno le nostre banche. Si può riprodurre il meccanismo con altre società pubbliche e veicoli diversi dalla Cassa. Affinché una simile operazione sia credibile non deve essere un’alchimia finanziaria, ma un «anticipo in conto vendita», cioè si deve cominciare a vendere. Si potrebbe anche pensare ad attrarre il risparmio delle famiglie con emissioni di titoli non soggetti a imposte per i residenti. Il ministro Grilli avrà certamente idee migliori: l’importante è la rapidità. Cento miliardi sarebbero sufficienti per cancellare la maggior parte delle aste di qui a marzo.

Sette mesi senza l’assillo delle aste dovrebbero essere impiegati, come diceva Prodi (che però purtroppo non lo fece), per «smontare l’Italia come un meccano e rimontarla in modo che funzioni»: ridurre le spese, tagliare il debito vendendo, riprendere riforme (liberalizzazioni e mercato del lavoro) che sono state lasciate a metà, fare una legge elettorale decente. Se lo farà, Mario Monti ci avrà regalato un Paese indipendente e moderno.

Stavo pensando alle galline dalle uova d’oro, Snam Rete Gas e Terna e ai barbari che premono alle porte del villaggio Italia, gli Unni e gli altri, quasi che qualcuno abbia preso accordi per dividersi i polli e le galline ovviamente.

Non dimenticate di rileggerVi Giavazzi e il leggendario rischio Paese!

La stessa fretta e frenesia dei mitici e ruggenti anni novanta!

Come ha scritto Alberto Bagnai sul suo Goofynomics a proposito di  gettiamo uno sguardo a quello che sta accadendo in Portogallo…

Come stiano le cose lo sapete: le crisi fotocopia, delle quali vi ho descritto il meccanismo qui, qui, e qui, prevedono una fase espansiva, nella quale la periferia si indebita coi soldi del centro per comprare i beni del centro, e una recessiva, nella quale la bolla scoppia. Questa fase, come sapete se avete letto Frenkel, si conclude generalmente con una crisi valutaria. Gli speculatori, seguendo il meccanismo che ho descritto qui e qui, giocano al ribasso sulla valuta del paese fragilizzato dal debito estero, vendendone grandi quantitativi. La Banca centrale prova a “difendere” il cambio assorbendo l’eccesso di offerta di valuta nazionale, cioè vende, di fatto, valuta estera a un prezzo calmierato (il cambio fisso) agli speculatori, per sostenere il prezzo della valuta nazionale. Quando le riserve di valuta estera nelle casse della Banca centrale (le riserve ufficiali) finiscono, si è costretti a svalutare, e gli speculatori, tutti contenti, rivendono la valuta estera per comprare valuta nazionale a un prezzo molto inferiore (ricevendone quindi molta di più).

L’attuale governo, che mira ad eseguire alla lettera le indicazioni della troika perché “é importante l’idea che all’estero hanno di noi”, ha intenzione di proseguire sulla strada delle privatizzazioni con la vendita di INAPA (carta), Edisoft (hardware e software), EID, Empordef (industria pesante), Sociedade Portuguesa de Empreendimento, parte da Caixa Geral de Depósitos (banca), e la privatizzazione parziale di Galp (energia, una impresa molto nota nel Paese, con utili che sono cresciuti del 56.7% nel primo semestre, raggiungendo 178 milioni di Euro:), Companhia de Seguros Fidelidade-Mundial (assicurazioni), Império Bonança (banca) e Emef (ferrovie). Oltre alle imprese citate in apertura.  L’idea é sempre la stessa: uno Stato piú “magro” significa uno Stato piú efficiente, anche se ció implica rinunciare ad alcune imprese che forniscono utili, sembra di capire. D’altronde, il mantra che si trova alla base del pensiero unico dominante é quello secondo cui i Portoghesi hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilitá nel corso degli ultimi anni (o decenni, non é ben chiaro), cosa che ha provocato una spesa incontrollata dello Stato e l’aumento del debito pubblico. Ora é necessario fare sacrifici per poter stare meglio in seguito (parole del Primo Ministro). E fare sacrifici significa distruggere lo Stato, rinunciare ai sussidi delle ferie (13ª e 14ª dei dipendenti pubblici giá tagliata), chiudere ospedali (diverse decine fino ad ora, se ricordo bene), servizi pubblici a pagamento (teoria dell’utilizzatore-pagante).  Questo é quanto.

(Chiaro, no? Chissà come si chiama il Giavazzi portoghese? Devo fare una telefonata a Coimbra: uno ce l’avranno pure loro, stai sicuro…).

Inoltre su Phastidio visto che gli argomenti sulle privatizzazioni e sulla spesa pubblica vanno di moda oggi in Italia , ci racconta che dopo aver letto il dato di deficit consolidato di amministrazione centrale e sicurezza sociale del Portogallo, riferito ai primi sette mesi dell’anno si può tranquillamente giungere ad alcune conclusioni….

…conclusioni generali ed esportabili fuori dal Portogallo. In primo luogo, la spesa pubblica non appare agevolmente comprimibile durante una recessione grave. Questa è la scoperta dell’acqua calda, ma è utile ribadire il concetto. Le componenti di spesa non si abbattono con la facilità che trovate in agili e rivoluzionarie proposte di intervento. A meno di azzerare i meccanismi di welfare, s’intende. Resta da vedere se l’ipotesi è realistica o se non ci si debba accontentare di ridimensionarli, come fatto dal Portogallo, subendone comunque i contraccolpi sociali in caso di persistenza del clima recessivo. Inoltre, tagliare la spesa durante una recessione non porta a maggior crescita nel presente, malgrado quello che pensano alcuni. Al più, innalza la crescita potenziale, se e quando la congiuntura ripartirà la crescita effettiva seguirà.

Per fare riforme serve crescita ma la crescita al momento non c’è, oltre ad essere inibita dal processo di consolidamento fiscale in atto in Europa. Come detto sopra, per fortuna in questo periodo godiamo di una certa resipiscenza di sanità mentale, grazie alla quale il target portoghese di deficit-Pil per quest’anno verrà innalzato dal 4,5 al 5 o più realisticamente al 6 per cento. E’ il minimo, dopo aver sentenziato ripetutamente che il Portogallo è un eccellente allievo della Troika. Ma la realtà è sempre molto vendicativa.

Leggetevelo tutto ne vale la pena e se poi, vi avanza tempo, immaginatevi un manifesto qualunque per fermare il declino, dismissioni e privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e ovviamente meno tasse per tutti o Totti non importa, tutto semplice come bere un bicchier d’acqua in piena recessione o depressione economica.

Ancora un pò di pazienza e avrete la risposta… non manca poi molto, in fondo l’Italia non ha bisogno di aiuto, ma di una mano a tenere a bada i monelli dello spread si e allora le ricette del cavallo di Troika, diventeranno realtà!

Ma per l’italiano medio è meglio continuare a credere nella luce in fondo al tunnel, leggendo giornali e ascoltando televisioni nelle quali quotidianamente si dilettano i terroristi dello Stato minimo! Buon divertimento!