La Barbagia a Hong Kong

Scritto da: Massimo Crivelli
Fonte: L’Unione Sarda

L’Asia ama la nostra cultura
e adesso scopre la Sardegna

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HONG KONG. «Pensa un po’,
quel matto si è messo in testa
di promuovere Grazia
Deledda in Asia».
Il matto, nell’ironica ma
affettuosa definizione data
da un amico, è Ciriaco Offeddu,
65 anni, nuorese, ingegnere
e consulente per le
aziende italiane all’estero,
una vasta esperienza maturata
in Europa e poi a Singapore
e Hong Kong, appassionato
cultore della letteratura
e “anima” del blog Beyond
39, piattaforma internazionale
di scrittori.
IL PROGETTO. La sua sana
follia consiste nel credere
fermamente che non ci sia
una molla più potente della
cultura per penetrare in un
mondo, come quello cinese,
che a livello organizzativo
ed economico ormai non ha
nulla da imparare dall’Occidente
e men che meno da
un Paese in crisi come il nostro.
Tuttavia l’Italia emana
ancora un forte fascino con
la sua storia, l’arte, la musica
(i cinesi son pazzi per la
lirica) e tutto ciò che gravita
intorno alla cultura, appunto.
Scoprire – ad esempio
– che la Sardegna, remota
isola del Mediterraneo,
ha dato i natali a un Premio
Nobel, è stata quasi una folgorazione
per i molti amanti
cinesi della letteratura italiana.
Partendo da questi presupposti
Offeddu e gli amici
di Beyond 39, con il fondamentale
sostegno dell’Istituto
Italiano di Cultura,
hanno ideato un progetto
che ribalta completamente i
canoni fin qui seguiti per
propagandare la Sardegna:
partire cioè dalla potente
suggestione letteraria e
identitaria dei romanzi deleddiani
per invogliare il
mercato asiatico a scoprire
l’Isola, le sue attrattive turistiche,
la qualità dei prodotti
artigianali ed enogastronomici.
GLI EVENTI. Dopo un periodo
di gestazione che aveva
già prodotto interessanti appuntamenti
lo scorso inverno,
nell’ultima settimana di
maggio sono andati in scena
a Macao e Hong Kong due
eventi di straordinario successo.
Prima tappa, mercoledì
28 maggio, nella suggestiva
cornice del Museu de
Macau, diretto da Chan
Ieng Hin, nel cuore della ex
colonia portoghese, un tempo
avamposto cristiano in
Oriente. Ciriaco Offeddu e
Angelo Paratico (brillante
scrittore milanese) hanno
introdotto il seminario deleddiano
lasciando poi spa-zio a una piccola pièce teatrale.
Lo scrittore spagnolo
Juan Josè Morales si è prestato
a fare da spalla all’attrice
Nicole Garbellini che,
nei panni di Grazia Deledda,
ha fissato poeticamente
i tre momenti chiave della
straordinaria esperienza
della scrittrice nuorese. È
poi toccato a due intellettuali
sardi, il professore di
filosofia Ugo Collu e il docente
di Filologia italiana all’Università
di Cagliari, Giuseppe
Marci, il compito di
tratteggiare e raccontare al
folto pubblico il personaggio
Grazia Deledda. Collu ha illustrato
«Il mondo della Deledda
», le fonti della sua formazione,
il suo tormentato
rapporto con Nuoro, gli elementi
ricorrenti nella sua
produzione letteraria, la sua
appartenenza a quel genere
identitario (Xiangtu per i cinesi)
che le permette di eccedere
il locale. Marci, dopo
un prezioso prologo sulla
continua riscoperta della
Sardegna e argute riflessioni
sulle opinabili idee di
D.H. Lawrence in merito all’opera
deleddiana, ha incentrato
la sua relazione (“Primitivismo e modernità:
La Madre di Grazia Deledda”)
sulla convinzione
che questo romanzo, difficilmente
ascrivibile a un
ambito di primitivismo inteso
come esclusione dalla
civiltà, debba invece essere
letto come anticipatore di
alcuni tratti del mondo contemporaneo.
La parte conclusiva
della serata è stata
riservata al missionario veneto
Gianni Criveller che
ha affrontato il tema della
religiosità nell’opera deleddiana.
Due giorni dopo, il 30
maggio, è stato il Museum of
Medical Sciences di Hong
Kong ad ospitare il secondo
evento. Sala affollatissima
(e addobbata con la bandiera
dei quattro mori), intensa
partecipazione, un grande
successo che ha provocato
anche qualche comprensibile
momento di
commozione fra i tanti sardi
presenti. La stampa locale
ha definito «outstanding»
(eccezionali) le presentazioni
di Collu e Marci. Xu
Xi, direttrice del Master di
scrittura creativa della City
University of Hong Kong,
leader della delegazione che
ai primi di ottobre arriverà
per un seminario a Nuoro, è
rimasta letteralmente rapita
dal mondo deleddiano e sinceramente
meravigliata dalla
grande professionalità dei
relatori.
ORIZZONTI. Il seme è stato
piantato e promette di dare
ottimi frutti. Quella che a
prima vista poteva anche
sembrare un’iniziativa eccentrica
e troppo audace si
sta già rivelando vincente.
L’Asia ha fame della nostra
cultura e la Sardegna può
essere, per l’ennesima volta,
riscoperta. Un mercato
sterminato ci apre le sue
porte. Facciamo in modo di
non chiuderle per ignoranza
o, peggio, indifferenza.

Una scommessa vincente sull’Isola
HONG KONG. Matteo Fazzi, toscano di
Carrara, è il giovane direttore dell’Istituto
Italiano di Cultura a Hong Kong.
Per lui un incarico di prestigio nella regione
amministrativa speciale della Cina,
ex colonia inglese, una metropoli
di oltre 10 milioni di abitanti dove non
esiste la disoccupazione e il livello di
organizzazione sociale (e di reddito individuale)
è altissimo. Fazzi ha fortemente
voluto l’evento deleddiano ed è
soddisfatto per il grande successo: «È
stata una serata di grande spessore –
dice – che ripaga in pieno i nostri sforzi
». L’iniziativa sta già spianando la
strada ad altri progetti. A ottobre sarà
in Sardegna una delegazione della City
University of Hong Kong, capitanata
da Xu Xi, scrittrice di orgine indonesiana,
per un seminario creativo che vedrà
impegnati altri studiosi come Marilyn
Chin, Luis Francia, Robin Hemley,
Justin Hill, Sharmista Mohanty, James
Scudamore e Ravi Shankar. Ma, nella
cerchia di Beyond 39, si sta facendo
largo l’idea di promuovere un aggiornamento
delle traduzioni in inglese
delle opere deleddiane (in particolare
di “Canne al vento”) e soprattutto di
arrivare all’agognata traduzione in cinese.
Con l’Università di Cagliari potrebbe
presto aprirsi un canale di
scambio di studenti (una sorta di Erasmus
in salsa asiatica) e sembra inoltre
che possa vedere la luce, già nel 2015,
una settimana sarda a Hong Kong
(sempre con il contributo dell’ICI)
aperta questa volta anche agli aspetti
storici, archeologici, artigianali, del design,
del turismo e dell’enogastronomia
di qualità. Le idee non mancano e l’entusiasmo
è contagioso. (m. c.)

 

 

10.000 francesi pagati per andare a lavoro in bici

Scritto da: Roberta Ragni
Fonte: http://www.greenme.it/muoversi/bici/13471-francesi-pagati-andare-bici

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25 centesimi a km per chi va al lavoro in bici. In Francia, dallo scorso Lunedi, 10mila fortunati lavoratori potranno far crescere il loro portafogli a forza di pedalare. Il governo ha appena lanciato un esperimento con 19 aziende situate in tutto il Paese per promuovere il pendolarismo in bicicletta.

Per sei mesi, i dipendenti che si recano in ufficio con la bici ricevono un compenso monetario di € 25 centesimi per chilometro. In totale, per una persona che vive a 5 Km di distanza dal suo posto di lavoro tale compensazione può raggiungere dai 50 ai 60 euro al mese .

Questo esperimento di bike-to-work durerà fino al 1 dicembre e fa parte del “Piano d’azione per la mobilità attiva”, presentato dal ministro dei Trasporti il 5 marzo scorso. “A livello nazionale abbiamo un notevole ritardo rispetto ai nostri vicini europei”, aveva sottolineato in quella occasione Frédéric Cuvillier. In Francia solo il 2% dei lavoratori pendolari usa la bicicletta per andare in ufficio, con una percorrenza media di 3,4 km.

Prima di estendere questa misura, però, il governo ha voluto testarne l’efficacia. E ci sarà anche un’inchiesta della ADEME, l’Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Energie, per misurare l’impatto sugli abbonamenti al trasporto pubblico.

Tutto è guidato dal dolce sogno di rendere la Francia una novella Olanda: l’ambizione è quella di raggiungere lo stesso livello di pratica del ciclismo nei paesi nordici, come i Paesi Bassi e la Danimarca. Ad Amsterdam e Copenaghen, la regina dei trasporti è solo lei, la bicicletta, che copre rispettivamente il 22 e il 31% dei viaggi. Se i risultati del test saranno promettenti, verrà effettuato un secondo esperimento su larga scala. E magari contagerà anche noi che siamo qui, dall’altra parte delle Alpi.

Ronald Reagan Il sogno e la storia

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=968&biografia=Ronald+Reagan

Ronald_ReaganRonald Wilson Reagan, 40° presidente degli Stati Uniti d’America (dal 1981 al 1989), ha lasciato un’impronta indelebile sugli anni ’80. Nasce a Tampico, Illinois, il 6 febbraio 1911. Figlio di un venditore ambulante di scarpe, per pagarsi gli studi universitari deve ricorrere alla sua bravura nel football. Si laurea nel 1932 in scienze sociali, passa poi al giornalismo sportivo divenendo un apprezzato radiocronista. La notorieta’ acquisita lo spinge verso il cinema.

Ronald Reagan comincia così la sua carriera di attore nel 1937. Gira più di 50 film in 28 anni. A giudizio dei critici Reagan fu un attore prestante e simpatico, tuttavia mediocre. Di alta statura e voce gradevole sfruttò poi queste qualità come Presidente guadagnandosi anche l’appellativo di “grande comunicatore”.

Durante la Seconda guerra mondiale è capitano dell’Air force. Torna ad Hollywood e viene eletto presidente del sindacato attori dal 1947 al 1952; negli anni del maccartismo prende parte attiva alle campagne di epurazione dagli “studios” dagli elementi ritenuti filocomunisti e anarchici. In questo periodo divorzia dalla moglie Jane Wyman, attrice dalla quale ha avuto la primogenita Maureen – morta di cancro nel 2001, all’eta’ di 60 anni – e con cui aveva adottato Michael. Nel 1952 sposerà Nancy Davis, che gli sara’ accanto per il resto della vita.

Reagan entra attivamente in politica nel 1954 con la proposta della General Motors di compiere un giro di conferenze nelle fabbriche. Reagan si crea in questi anni un’importante rete di conoscenze, finanzieri e industriali, che nel 1964 lo spinge a decidere di lavorare nella politica a tempo pieno. Partecipa quindi alla campagna presidenziale a sostegno della candidatura del repubblicano Barry Goldwater; nel 1966 Reagan è candidato Governatore della California. La vittoria di Reagan è schiacciante. Nel 1970 viene rieletto.

Dieci anni dopo, nel 1980, Reagan ottiene la nomination repubblicana nella corsa alla Casa Bianca. La sua massiccia vittoria contro il presidente democratico Jimmy Carter avviene sullo sfondo della cattura degli ostaggi all’ambasciata USA a Teheran (liberati mentre Reagan prestava il suo giuramento a Capitol Hill il 20 gennaio 1981). E’ il 30 marzo quando Reagan viene ferito al torace da un colpo di pistola provocato da un folle attentatore. Guarisce presto ma la sua salute durante gli anni alla Casa Bianca sarà spesso segnata da malattie.

La sua presidenza si caratterizza per l’ottimismo e il senso di fiducia che lo stesso Reagan sa emanare. Con lui l’industria bellica riceve un impulso senza precedenti; nasce inoltre la cosiddetta “Reaganomics“, la politica economica con le più ampie riduzioni fiscali nella storia americana. In politica estera, Reagan sceglie di vestire i panni del “duro”. Nel 1983 ordina l’invasione di Grenada e nell’aprile 1986 il bombardamento di installazioni militari in Libia. Sostiene la guerriglia dei Contras in Nicaragua e dei mujahidin afghani in lotta contro l’occupazione sovietica. Incoraggia il programma di difesa strategica, noto come “guerre stellari” che sarà causa del deterioramento dei rapporti con l’URSS, che lui definisce “impero del male“. Per combattere il terrorismo arabo-islamico ordina una vasta quanto fallimentare operazione militare a Beirut.

Nel 1984 Reagan ottiene il suo secondo mandato diventando il più anziano Presidente della storia americana. Questi sono gli anni della guerra fredda e dei dei grandi vertici USA-URSS: Reagan incontra più volte il presidente russo Mikhail Gorbaciov a Ginevra, Reykjavik, Mosca, Washington, raggiungendo infine uno storico accordo per l’eliminazione dei missili a corto e medio raggio dall’Europa (i cosiddetti euromissili).

E’ verso il termine del secondo mandato che la politica di Reagan comincia a subire i primi contraccolpi: tra il 1986 e il 1987 vengono alla luce documenti su vendite di armi USA all’Iran per finanziare i Contras. Lo scandalo investe la Casa Bianca ma Reagan ne esce indenne. Concluderà il mandato con una popolarità altissima. Si ritira quindi in California da dove nel 1994 annuncia di essere affetto dal morbo di Alzheimer. Da allora le sue apparizioni in pubblico vengono annullate e la sua condizione necessiterà di assistenza continua.

Dopo un lungo periodo di malattia Ronald Reagan è morto a Los Angeles il 6 giugno 2004, all’età di 93 anni. Di lui il Presidente George W. Bush ha detto “Reagan seppellì l’era della paura e della tirannide nel mondo. Lascia dietro di se un mondo che aveva contribuito a restaurare, e un mondo che aveva contribuito a salvare“.

Ha dato energia allo spirito d’America. Il suo ottimismo e la sua convinzione del trionfo finale della democrazia hanno contribuito a mettere fine alla guerra fredda. Sono fiero di essere stato un soldato sotto la sua presidenza, il mondo e gli americani saranno sempre in debito con lui. Era una persona unica, un americano inimitabile” ha dichiarato invece Colin Powell, segretario di Stato americano.

Macché golpe, da anni i padroni dell’Italia sono stranieri

Fonte:http://www.libreidee.org/2014/06/macche-golpe-da-anni-i-padroni-dellitalia-sono-stranieri/

Per favore, non chiamatelo golpe: ormai tra le macerie dell’Italia una vera Costituzione non c’è più, e da molti anni. Napolitano? Sta solo cercando di «mettere insieme una Costituzione transitoria per gestire questa fase di declino e disgregazione del paese». Tutto più facile, oggi, con un Renzi finalmente legittimato dalle urne: il fiorentino potrà «formalizzare costituzionalmente l’autocrazia, con la collaborazione di un Berlusconi teleguidato mediante le sue disavventure giudiziarie». Renzi il mandato lo ha avuto «da italiani tipici, senza dignità e senza matematica, a cui non importa della svolta autocratica né del fatto che il governo toglie in maggiori tasse e in minori servizi un multiplo della mancia di 80 euro al mese». Sintetizzando, dice Marco Della Luna, da dieci anni è al potere «l’alleanza tra la casta nazionale e la grande finanza apolide (tedesca, francese, statunitense)». Un sodalizio creato «per spartirsi il risparmio, i redditi, i mercati e le aziende di questo paese, e metterlo sotto il governo del capitale bancario».

In virtù di questa alleanza, la grande finanza, via Bruxelles e Bce, ha dato alla casta «legittimazione politica e morale nonché sostegno economico», in due Napolitanomomenti: prima – nella fase 1 dell’euro – con credito agevolato e bassi tassi d’interesse, «con cui la casta ha ampliato strutturalmente la spesa pubblica clientelare», e poi – fase 2 dell’euro – usando la Bce per fare incetta di bond italiani allo scopo di «tenere artificiosamente bassi i loro rendimenti, a dispetto dei pessimi indicatori economici», sostenendo così le politiche dei governi Monti, Letta e Renzi, perfette per facilitare l’élite a spese di tutti gli altri. Un collasso finanziario dello Stato (spread) o delle banche (sofferenze) era da evitare, perché avrebbe spinto l’Italia fuori dall’Eurozona e quindi «avrebbe arrestato il processo di spartizione delle risorse dello sfortunato paese». Quello attuato a nostro danno è dunque un piano complesso, che richiede «profonde deroghe, violazioni e alterazioni della prassi e della stessa Carta costituzionale, cioè di una serie di colpi di Stato e di rivoluzioni, giustificati dalle emergenze e dal “ce lo chiede l’Europa”».

Le emergenze – fabbricate a tavolino – sono iniziate con la destituzione del governo nel 2011, dopo che Berlusconi (irritando la Germania) aveva chiesto di conteggiare nel rapporto deficit-Pil anche l’economia sommersa e il patrimonio netto dei privati. Come reazione, le grandi banche tedesche – d’intesa con la Bundesbank e col governo – vendettero in massa i bond italiani, facendone esplodere i rendimenti e aprendo la strada, con Napolitano, all’eurocrate Monti, il quale «lanciò un piano di demolizione dell’economia nazionale e di spremitura fiscale degli italiani per assicurare ai banchieri francesi e tedeschi i loro iniqui incassi sui prestiti che in malafede avevano erogato a Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda». Ne seguì un tracollo economico e occupazionale, una costante ascesa del debito pubblico nonché una campagna di svendite al capitale straniero. Tendenze puntualmente continuate con Letta e ora con Renzi, appoggiate dagli acquisti della Bce. Letta e Monti«L’artificiosa calma finanziaria creata da questo sostegno consente al governo Renzi di procedere a riforme in senso autoritario e autocratico».

Oggi, continua Della Luna, abbiamo un Parlamento di nominati (dai segretari dei partiti), retto da una maggioranza artificiosa e incostituzionale (sistema maggioritario bocciato dalla Consulta), non rappresentativa del popolo. Questo Parlamento dapprima ha rieletto lo stesso capo dello Stato, e ora sta riformando la Costituzione. Tutto arbitrario, dato che il Parlamento è “illegittimo” e le sentenze della Corte Costituzionale sono immediatamente efficaci e persino retroattive, ma ormai la manipolazione è in corso. «Dietro una rassicurante facciata di attivismo, giovanilismo e idealismo, Renzi sta procedendo a una radicale riforma costituzionale ed elettorale, per rendere il Parlamento ancora più maggioritario, ancora meno rappresentativo della volontà popolare». Quelle che Renzi demolisce, con l’aiuto di un Berlusconi sotto ricatto, sono «le garanzie fondamentali della Costituzione». Un uomo solo al comando: il premier potrà nominare un nuovo capo dello Stato ma anche 10 giudici costituzionali su 15, nonché i componenti laici del Csm e le autorità di controllo e garanzia, quelle che dovrebbero essere imparziali per poter controllare il governo. Di fatto, «una dittatura con pretese di costituzionalità, di legalità e di democrazia». Ma è anche «una dittatura da quattro soldi», perché è solo «la dittatura di una buro-partitocrazia ladra su un paese la cui sovranità monetaria, legislativa e fiscale è già stata trasferita ad organismi esterni, non italiani, non democraticamente responsabili, e in ampia parte esenti anche dalla sindacabilità dei tribunali». Il vero potere ormai è altrove: l’autocrate Renzi controllerà solo quel che resta del terminale periferico italiano.

Secondo Della Luna, il trasferimento di sovranità è di natura eversiva: l’articolo 1 della Costituzione “fondata sul lavoro” è stato ampiamente sostituito dal nuovo fondamento, la finanza. I trattati internazionali cui l’Italia ha aderito? Illegali, perché estorti forzando l’interpretazione dell’articolo 11 della Carta, che consente limitazioni (non cessioni) della sovranità, sul piano di parità (non di subordinazione), in quanto necessarie per la pace e la giustizia tra le nazioni (non, quindi, per scopi finanziari). «Usando lo strumento dei trattati, senza consultare il popolo e senza passare per le procedure di revisione della Costituzione (articolo 138)», la Carta «è stata stravolta nella sua stessa prima parte, nei principi fondamentali, iniziando con quello della sovranità popolare e dell’indipendenza». Un percorso avviato ben prima dell’avvento dell’euro, ovvero nel 1981 con la sostanziale privatizzazione della Banca d’Italia, «tra il plauso generale dei giornalisti, degli economisti e dei politici, equamente divisi tra imbecilli e imbonitori». Risultato: «Adesso l’Italia è uno Stato fondato sul mercato». I Ciampi, "privatizzatore" di Bankitalia“padroni” del paese non siamo più noi, ma neppure i “banditi” della casta: la sovranità italiana appartiene a potenti investitori stranieri.

E’ vero, Napolitano ha lanciato Monti e poi Letta prima ancora di far accomodare Renzi, ma perché parlare di golpe? «Sostanzialmente – scrive Della Luna – la Costituzione scritta non era mai stata attuata nelle sue parti determinanti», e inoltre l’Italia «non era mai stata indipendente, bensì occupata militarmente da oltre cento basi militari statunitensi». La nostra repubblica «è nata sottomessa», e ha sempre solo finto di essere indipendente. Inoltre, aggiunge provocatoriamente Della Luna, è sbagliato censurare moralmente la liquidazione dell’Italia e la sua sottomissione a potentati stranieri: «L’Italia era ed è spacciata», vittima di «un processo degenerativo» insanabile, aggravato da partiti «dediti strutturalmente al saccheggio della spesa pubblica». Le inchieste parlano: «Non si tratta di mele marce, ma del sistema, dell’ambiente». Una alternativa non esiste, «perché la maggior parte della popolazione si è adattata e accetta il rapporto clientelare, di complicità, coll’uomo politico. Non è possibile che l’Italia sia amministrata in modo non ladresco: i partiti si reggono sulla spartizione del bottino».

Su questo sistema così fragile, una non-moneta come l’euro ha effetti devastanti: i debiti pubblici dei singoli Stati restano separati e attaccabili, anche perché la Bce, a differenza delle banche centrali di Usa, Giappone e Regno Unito, non li garantisce contro il default, né garantisce le banche nazionali. Per questo, il debito pubblico dei paesi dell’Eurozona «paga mediamente tassi di interesse più elevati», anche se ha un miglior rapporto col Pil. «L’Eurosistema, come ogni sistema di blocco dei cambi, è inevitabilmente dannoso e non può essere corretto». Se un paese importa più di quanto esporti, la sua moneta sarà più offerta (per pagare le importazioni) che domandata (per comperare le sue esportazioni), quindi tenderà a svalutarsi; svalutandosi, renderà più convenienti le esportazioni e meno le importazioni. «Questo è il meccanismo naturale, di mercato, di correzione degli squilibri commerciali internazionali». Se invece si blocca il cambio tra le due monete, «la correzione non avviene», e così «il paese che ha costi di produzione superiori continua a importare e a indebitarsi, la sua industria si atrofizza e in parte emigra, i suoi capitali pure, la disoccupazione si impenna e il reddito cade». Al che, lo sfortunato paese non riesce più a sostenere gli oneri del debito e deve svendersi: «Il paese più efficiente, avendo accumulato crediti, compera i pezzi migliori, banche incluse, e assume il dominio anche politico del paese indebitato, detta le regole». Ecco il disegno europeo: «Lo strumento principale è l’euro: una pompa che trasferisce risorse dai paesi euro-deboli e debitori ai paesi euro-forti».

Esclusi gli Usa, «che scaricano i costi sul resto del mondo attraverso il dollaro», le unioni monetarie tra aree diverse (dove diverso è il costo per unità di prodotto) non ha mai funzionato, aggiunge Della Luna, perché – per tenere insieme le parti tendenzialmente divergenti – il sistema deve trasferire costantemente reddito dalle aree più produttive a quelle meno produttive. Ma se lo Stato super-tassa le aree forti (taglio degli investimenti, fuga di capitali e aziende) le indebolisce, impedendo loro di continuare sussidiare le aree deboli, che nel frattempo dovrebbero essere corrette nelle loro disfunzionalità (sprechi e mafie, corruzione e parassitismo, clientelismo e immobilismo). In Italia, si è rimediato con l’emigrazione interna attraverso il pubblico impiego quando lo Stato disponeva di risorse finanziarie e monetarie proprie. Viceversa, col blocco dei cambi (prima lo Sme, ora l’euro) il disastro è garantito. Dal 1960 ad oggi, scrive Della Luna, l’Italia ha speso l’equivalente di 300 miliardi di euro per portare il Sud ai livelli del Nord, col Marco Della Lunarisultato di peggiorare le condizioni del Sud e di soffocare (o mettere in fuga) le imprese del Nord, stritolate dalle tasse.

«Chi ha voluto l’euro lo ha imposto in perfetta malafede, con dolo». Ci vuole “più Europa”? Magari gli Stati Uniti d’Europa, con un bilancio federale europeo che metta in comune i debiti pubblici, ripiani i deficit e finanzi le aree meno efficienti con investimenti per l’occupazione? Le aree forti questo tipo di soluzione non l’accetteranno mai, conclude Della Luna, né i lombardi per soccorrere i siciliani, né i tedeschi per “salvare” gli italiani. «La soluzione federale tra aree non omogenee produce un livellamento al basso, un degrado civile, un impoverimento globale che porta all’instabilità quando lo Stato centrale non è più in grado di “comprare” il consenso o perlomeno la quiete mediante l’assistenzialismo, e si mette a consumare con le tasse e con le privatizzazioni il risparmio e le risorse». Procede quindi all’esaurimento delle riserve, bruciando con le tasse il risparmio (ricchezza mobiliare e immobiliare), dopo aver prelevato fiscalmente tutto il reddito prelevabile della popolazione governata. «Queste sono le cause strutturali, essenziali, congenite nella sua composizione, che condannano l’Italia alla rovina e che legittimano quindi i suoi commissari liquidatori». La Germania? Si “difende” a modo suo dai paesi del Sud, «li sottomette, li svuota delle loro risorse industriali e finanziarie attraverso i suoi “reichskommissaren”, rinnovando ciò che faceva con i territori occupati durante la Seconda Guerra Mondiale».

Irlanda, la fossa comune dei bimbi perduti

Scritto da: Enrico Franceschini
Fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2014/06/04/news/irlanda_fossa_comune-87999303/?ref=HREC1-22

014502885-e5891ea6-d3d3-4d01-bb27-243171db3fcdScoperto un serbatoio di cemento con ottocento corpi in un monastero di suore nel nord dell’isola. Figli “illegittimi”, uccisi da malattie e malnutrizione. Una storica locale: “Le loro ossa sono ancora lì”. Solo tra il 1943 e il 1946 sono stati registrati 300 decessi

 

LONDRA – A forza di scavare, dall’Irlanda del cattolicesimo integralista affiorano orrori nuovi e più grandi. Stavolta scavare non è una metafora: l’ultimo segreto dell’Irlanda cattolica viene fuori da una fossa che potrebbe contenere fino a 800 corpi di bambini. L’hanno localizzata vicino a dove sorgeva un centro gestito da un gruppo di suore, a Tuam, nella parte nord occidentale dell’Isola di Smeraldo. Ma la brillantezza dei sui prati bagnati dalla pioggia è ora oscurata da queste altre tenebre che emergono dal passato.

La chiamavano semplicemente “The House”, la Casa. Era un istituto religioso in cui, tra il 1925 e il 1961, venivano ospitate le madri non sposate e i loro figli, considerati dunque illegittimi. Doveva essere un luogo di accoglienza e ristoro, in teoria, nella pratica era un luogo di soprusi e sofferenze, non dissimile dalle “lavanderie” delle Sorelle di Maddalena, l’ordine religioso al centro dello scandalo e dell’inchiesta che ha scosso l’isola, portando soltanto ora a fare giustizia e a indennizzare, perlomeno dal punto di vista monetario, le vittime che ci sono passate dentro. Ma i morti non si possono indennizzare.

Secondo il quotidiano britannico Daily Mail, che ha pubblicato ieri le indiscrezioni sulla scoperta della fossa comune, molti dei piccoli che vi vennero sepolti sarebbero morti per malattia e malnutrizione, nel più totale abbandono. I loro corpicini furono gettati all’interno di un serbatoio di cemento, senza nemmeno avere una bara e una lapide, e poi nascosti sotto terra. Poi un giorno la “Casa” è stata chiusa, è rimasta lì per un pezzo a sfracellarsi da sola, e alla fine l’hanno demolita. Da allora sono trascorsi decenni, ma solo ora si sta facendo finalmente luce su questa orrenda storia.

Di voci ne erano sempre girate, su quel luogo misterioso e maledetto, c’era chi diceva che sprigionasse odori velenosi e chi sosteneva perfino di sentire voci: ma era soltanto il vento. Adesso intorno alla fossa potrebbero presto arrivare le scavatrici del governo, per iniziare a riportare in superficie i resti dei corpi e le prove del misfatto. È cominciato tutto quando i familiari di una delle piccole vittime che sarebbero state sepolte nella fossa comune hanno denunciato la scomparsa del bambino: come se fosse una “missing person”, svanita nel nulla.

Ora le autorità di Dublino potrebbero finalmente aprire un’inchiesta sulla vicenda, e la chiesa cattolica discute la costruzione di un monumento per ricordare i bimbi sepolti. Si calcola che migliaia di donne coi loro figli siano passate da lì. Era il loro unico modo per sopravvivere in una società che le detestava e le isolava, solo perché erano diventate madri al di fuori del matrimonio. Le suore non erano di certo comprensive. Le “ospiti” facevano i lavori più umili in una condizione di servitù, mentre i figli, come risulta anche da un’ispezione condotta durante gli anni Quaranta, erano malnutriti ed emaciati, soggetti a tutti i tipi di malattie. Molte donne riuscivano poi ad andarsene da quel luogo e a rifarsi una vita.

Ma per centinaia di bambini non è stato così. Circa 300 decessi vennero registrati soltanto fra il 1943 e il 1946, uno dei periodi più terribili per la Casa. “Le ossa sono ancora lì”, afferma una storica locale, Catherine Corless,

che ha scoperto i documenti sull’esistenza della fossa comune. Anche la gente del posto non risparmiava il suo odio per quelli che venivano chiamati con disprezzo “i bambini della Casa”. I piccoli venivano segregati perfino dai coetanei, additati come diversi, maltrattati nella totale indifferenza. I sopravvissuti hanno continuato ad avere terribili incubi su quegli anni in cui vivevano in balia di una società crudele. Ma ora l’ultimo orrore d’Irlanda è venuto alla luce.

Esopianeti: scoperto il gigante ‘alieno’ simile alla Terra

Scritto da: Francesca Mancuso
Fonte: http://www.nextme.it/scienza/universo/esopianeti/7797-esopioaneta-gigante-kepler-10c

esopianeti_kepler_10È uno degli esopianeti più grandi mai scoperti, con caratteristiche simili alla Terra. Si chiama Kepler-10c e a individuarlo è stato il telescopio spaziale Kepler della Nasa. Le sue dimensioni sono 2,3 volte più grandi rispetto alla Terra ma il suo peso è 17 volte maggiore rispetto al nostro pianeta.

Le sue dimensioni erano note agli scienziati ma non la sua massa. Il team dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ha utilizzato le misure fornite dallo strumento HARPS presente sul Telescopio Nazionale Galileo alle Canarie per condurre osservazioni di follow-up e ottenere una misura della massa del colosso roccioso.

Mondi come questi, fino a qualche tempo fa, si pensava non potessero esistere. L’enorme forza gravitazionale di un corpo così massiccio aumenterebbe infatti la formazione di gas durante la formazione, trasformando il pianeta in un gigante gassoso delle dimensioni di Nettuno o Giove.

Tuttavia, Kepler-10 dovrebbe essere solido e composto principalmente da roccia. Un vero e proprio miracolo dell’universo. “Siamo rimasti molto sorpresi quando abbiamo capito cosa avevamo trovato”, ha detto l’astronomo Xavier Dumusque del Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, che ha condotto l’analisi utilizzando i dati originariamente raccolti dal telescopio spaziale Kepler della Nasa.

Kepler-10c orbita attorno a una stella simile al Sole ogni 45 giorni. Ciò lo rende troppo caldo per ospitare la vita come noi la conosciamo. Il pianeta si trova a circa 560 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Dragone. Il sistema ospita anche Kepler-10b, il primo pianeta roccioso scoperto nei dati di Kepler.

Proprio quando pensi che hai capito tutto, la natura ti fa una grande sorpresa”, ha detto Natalie Batalha, scienziato della missione Kepler presso l’Ames Research Center della Nasa.

La scoperta è stata presentata nel corso di un incontro dell’American Astronomical Society a Boston.

Foto: Nasa

 

Gli Egizi erano vegetariani

Fonte:http://contiandrea.wordpress.com

Uno studio conferma: gli Egizi erano vegetarianiSenza titolo2

Rilevamenti isotopi di carbonio nei denti ossa e capelli di 45 mummie egizie evidenziano che gli antichi Egizi ( 3100 a.C – 1075 a.C. ) avevano una dieta basata su cibo integrale, frutta e verdura.

Senza titoloNonostante i ritratti in cui vengono evidenziati dei pesci nei loro dipinti, da questo studio emerge che se ne facevano uso lo facevano in rarissime occasioni.

Solo i popoli nomadi facevano eccezione mangiando prevalentemente proteine animali, ma i popoli stabili erano tendenzialmente vegetariani o vegani.

“Ma un popolo sedentario potrebbe allevare animali da macellare!”

Senza titolo23A quel tempo per fortuna non esistevano i sussidi statali per gli allevamenti da macello, quindi l’uomo seguiva il principio di minima energia sprecando il minimo quantitativo di acqua e di terreno per ottenere il massimo rendimento alimentare.

Gli Egizi ricavavano preziose proteine vegetali sfruttando il terreno reso fertile dal Nilo piuttosto che dissipando troppe energie alla ricerca di proteine animali.

Il popolo colto è vegetariano / il popolo sanguinario mangia carne

I popoli più sanguinari erano i meno inclini alla cultura: i barbari (dal greco “il balbuziente” perchè non condivideva la cultura Greca) mangiavano molta carne.
Non a caso Attila veniva chiamato “il flagello di Dio”.conan_the_barbarian

I barbari erano nomadi e vivevano in climi più rigidi, anche per questo si nutrivano prevalentemente di proteine animali.

I popoli più stazionari (gli Egizi, i Greci) avevano la possibilità di coltivare e sceglievano zone
miti, fertili ed incentravano la loro forza sulla cultura, sulla ricerca, sull’osservazione della natura e sulla conoscenza.

Non è un caso se i primi conflitti nascono dopo la prima glaciazione (1,8 milioni di anni fa).
I primi strumenti volti a ferire o difendersi risalgono a periodi post-glaciali: prima di allora l’uomo aveva vissuto in perfetta, profonda armonia con la natura seguendo un’alimentazione fruttariana.

Miti e realtà della cultura Egizia

tomba-di-Sennedjen-deir-el-medina-araturaGli archeologi di oggi sanno che le conoscenze del popolo Egizio riguardo l’astronomia, la fisica, la matematica erano avanzatissime per quei tempi.
Ultimi ritrovamenti di ospedali e case con tutti i confort nelle zone limitrofe alle piramidi fanno pensare che le piramidi furono costruite non da schiavi, bensì da operai che avevano tutti i diritti, gli strumenti e la tecnologia necessaria per poterle realizzare in modo dignitoso (addirittura seguiti da un’equipe medica sempre presente).
Questa scoperta fatta presso l’Accademia d’Egitto di Roma ci dà maggiori conferme sulla relazione tra alimentazione vegetale e una maggiore attenzione al rispetto della vita, all’etica e alla cultura.

Festa dela Repubblica

Fonte: http://www.festadellarepubblica.net

festa_della_repubblicaUna delle fasi più toccanti della Festa della Repubblica è rappresentata dalla parata ai Fori Imperiali alla presenza del Presidente della Repubblica. Questa location della festa viene dopo la deposizione della corona di alloro all’altare della pace.

Dopo il minuto di raccoglimento osservato davanti al sacello del milite ignoto il Capo dello Stato saluterà tutte le autorità presenti al Vittoriano e salirà a bordo dell’auto presidenziale, una splendida Lancia Flaminia 353,  che lo porterà alle spalle del Vittoriano dove sono raggruppate tutte le forze e tutti reparti che saranno posti in rassegna dal Presidente stesso. La Flaminia che fu voluta 50 anni fa dal Presidente Giovanni Gronchi da tempo ormai è utilizzate per le occasioni più importanti e di gala.

Il Presidente in auto scortato dai corazzieri in motocicletta percorrerà le vie del centro per arrivare in Via dei Fori Imperiali dove appunto avrà inizio la parata. Durante le celebrazioni della Festa viene anche diramato il consueto messaggio che il Presidente invia al Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Lungo i Fori Imperiali solo allestite delle tribune che accolgono le più alte autorità dello Stato ed anche autorità straniere. Le posizioni nelle tribune sono assegnate secondo le rigide regole del protocollo del Quirinale. Le misure di sicurezza adottate in questa occasione sono eccezionali e devono essere coniugate con le esigenze del cerimoniale.

Questa dei Fori Imperiali è, sicuramente, la fase più delicata e quella che racchiude maggiori rischi. Le forze messe in campo sono notevoli si va dagli artificieri, alle unità cinofile, unità anti sabotaggio, reparti speciali alla polizia, carabinieri e finanza. Complessivamente saranno circa 2.000 le unità impiegate a tutto ciò va aggiunto la chiusura dello spazio aereo dalle 6 del mattino alle 22 della sera.

Una volta giunto in Via dei Fori Imperiali il Presidente, accompagnato dal Ministro della Difesa, dal Consigliere Militare ed dal Capo di Stato Maggiore, salirà sulla tribuna d’onore e saluterà tutte le autorità presenti nazionali ed internazionali. Una volta raggiunta la tribuna verranno resi gli onori al Capo dello Stato  dallo squadrone dei corazzieri a cavallo mentre la banda dell’esercito suonerà l’inno di Mameli. La banda eseguirà l’inno al grido di comando “Onori al Presidente della Repubblica“. I corazzieri abbandoneranno i Fori per tornare alla fine della celebrazione per tributare gli onori finali al Presidente.

Conclusi tutti i saluti del Presidente ha inizio la parata vera e propria con la banda dei Granatieri con la grande uniforme di rappresentanza che suona la marcia di ordinanza del primo reggimento.  I Granatieri sono il più antico corpo dell’Esercito nati nel 1659 ed anche il corpo più antico in europa.

Subito dopo sfilano le bandiere del tricolore in tutte le sue versioni. Il tricolore nasce a Reggio Emilia il 7  Gennaio del 1797 con la Repubblica Cispadana poi abbiamo quella del 1866 quella del Regno d’Italia. Infine abbiamo la bandiera del 2 Giugno del 1946 che rappresenta il tricolore per come è oggi. La sfilata delle bandiere viene seguita dalla sfilata dei Gonfaloni delle tra capitali avute in Italia e cioè Firenze, Torino e Roma scortati dalla Polizia Municipale di Roma in motocicletta.

A questo punto inizierà la parata vera e propria aperta con la sfilata della banda dell’Arma dei Carabinieri che è una delle più antiche e risale ai primi dell’ottocento. Diversi corpi ed armate proseguiranno la sfilata fino alla conclusione che simbolicamente sarà svolta dalle Frecce Tricolore con un doppio sorvolo sul centro di Roma fino al “Rompete le Righe” che chiuderà la parata con il Presidente che salirà nuovamente a bordo dell’auto Presidenziale per recarsi a passo d’uomo al Quirinale.