Bob Marley I canti di Jah

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=48&biografia=Bob+Marley

Bob MarleyRobert Nesta Marley nasce il 6 Febbraio 1945, nel villaggio di Rodhen Hall, distretto di St.Ann, sulla costa Nord della Giamaica. E’ il frutto della relazione tra Norman Marley, capitano dell’esercito inglese, e Cedella Booker, giamaicana. “Mio padre era un bianco, mia madre nera, io sono in mezzo, io sono niente” – era la sua risposta preferita quando gli domandavano se si sentisse un profeta o un liberatore – “tutto quello che ho è Jah. Così non parlo per liberare i bianchi o i neri, ma per il creatore”.

Alcuni critici, tra cui Stephen Davis, autore di una biografia, hanno sostenuto che per molti anni Marley visse da orfano e che proprio questa condizione è la chiave per capire una sensibilità poetica fuori del comune (nelle interviste, il cantante è sempre stato esplicito sulla negatività della sua infanzia).

“Non ho mai avuto padre. Mai conosciuto. Mia madre ha fatto dei sacrifici per farmi studiare. Ma io non ho cultura. Soltanto ispirazione. Se mi avessero educato sarei anche io uno sciocco”.”Mio padre era… come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta”; “Non ho mai avuto un padre e una madre. Sono cresciuto con i ragazzi del ghetto. Non c’erano capi, solo lealtà uno verso l’altro”.

Da queste parole emergono due concetti fondamentali del credo rasta: l’odio verso Babilonia, ossia l’inferno in terra, il mondo occidentale bianco, la società oppressiva in contrapposizione con l’Etiopia, terra madre che un giorno accoglierà la gente di Jah, il Dio rasta – e verso la cultura imposta dal regime. E’ nel ghetto di Trenchtown, tra gli Israeliti – come si autodefinivano gli abitanti degli slums identificandosi con le dodici tribù del Vecchio Testamento – che il giovane Marley coltiva la sua ribellione, anche se la musica non è ancora lo strumento scelto per veicolarla.

Quando Marley scopre il rock provocatorio di Elvis Presley, il soul di Sam Cooke e Otis Redding e il country di Jim Reeves, decide di costruirsi da sé una chitarra. L’improvvisato strumento rimane amico fedele fino all’incontro con Peter Tosh, che possedeva una vecchia e scassata chitarra acustica. Marley, Tosh e Neville O’Riley Livingston costituiscono il primo nucleo dei “Wailers” (che significa “coloro che si lamentano”).

“Ho preso il nome dalla Bibbia. Quasi in ogni pagina ci sono storie di persone che si lamentano. E poi, i bambini piangono sempre, come se reclamassero giustizia”. E’ da questo momento che la musica di Marley entra in simbiosi con la storia del popolo giamaicano.

L’esodo di Bob Marley alla testa della gente di Jah inizia grazie al fiuto di Chris Blackwell, fondatore della Island Records, principale esportatore di reggae nel mondo. Si trattava di veicolare il reggae dei Wailers fuori dalla Giamaica: per fare questo, si pensò di “occidentalizzare” il suono con l’uso di chitarre e sapori rock quel tanto che basta per non snaturarne il messaggio dato che, soprattutto per i giamaicani, il reggae è uno stile che vuole condurre alla liberazione del corpo e dello spirito; è una musica impregnata, almeno per come l’ha concepita Marley, di un profondo misticismo.

Le radici del reggae, infatti, affondano nella schiavitù della gente di Giamaica. Quando Cristoforo Colombo, nel secondo viaggio verso il Nuovo Mondo, sbarcò sulla costa nord di St. Ann trovò ad accoglierlo gli indiani Arawak, un popolo pacifico dal ricchissimo patrimonio di canti e danze.

Bob Marley & The Wailers continuarono ad espandere il loro successo prima con “Babylon By Bus” (registrazione di un concerto a Parigi), poi con “Survival”. Alla fine degli anni settanta Bob Marley And The Wailers erano la più famosa band della scena musicale mondiale, e infransero i record di vendite discografiche in Europa. Il nuovo album, “Uprising”, entrò in ogni classifica europea.

La salute di Bob, però, andava peggiorando e, durante un concerto a New York, quasi svenne. La mattina dopo, il 21 Settembre 1980, Bob andò a fare jogging con Skilly Cole a Central Park. Bob collassò e fu riportato in albergo. Alcuni giorni più tardi fu scoperto che Bob aveva un tumore al cervello e che, secondo i medici, non gli restava più di un mese di vita.

Rita Marley, la moglie, voleva che il tour venisse cancellato, ma lo stesso Bob insistè moltissimo per continuare. Così tenne un meraviglioso concerto a Pittsburgh. Ma Rita non poteva essere d’accordo con questa decisione Bob ed il 23 Settembre il tour definitivamente fu cancellato.

Bob fu trasportato da Miami al Memorial Sloan-Kettring Cancer Center di New York. Lì i medici diagnosticarono un tumore al cervello, ai polmoni ed allo stomaco. Bob fu trasportato di nuovo a Miami, dove fu battezzato Berhane Selassie nella Chiesa Ortodossa Etiopica (una chiesa cristiana) il 4 novembre 1980. Cinque giorni dopo, nell’ultimo disperato tentativo di salvargli la vita, Bob fu trasportato in un centro di trattamento in Germania. Nello stesso ospedale tedesco Bob passò il suo trentaseiesimo compleanno. Tre mesi dopo, l’11 maggio 1981, Bob morì in un ospedale di Miami.

Il funerale di Bob Marley in Giamaica, tenutosi il 21 maggio 1981, potrebbe essere paragonato al funerale di un re. Centinaia di migliaia di persone (compresi il Primo Ministro ed il leader dell’opposizione) parteciparono al funerale. Dopo il funerale il corpo fu portato al suo luogo di nascita, dove si trova tutt’ora all’interno di un mausoleo, divenuto ormai un vero e proprio luogo di pellegrinaggio per la gente di tutto il mondo.

Abbigliamento biologico, lo stile ecosostenibile

Scritto da: Elena
Fonte: http://www.soloecologia.it/02022015/abbigliamento-biologico-lo-stile-ecosostenibile/7688

tessutiOgni cosa che si produce in questo mondo ha un impatto sull’ambiente, con la produzione che in maniera inevitabile provoca inquinamento e scorie che diventano molto pericolose per la salute di tutti. Questo accade in tutti i campi, nel settore alimentare, per esempio, ma anche nel settore edile, giusto per citarne un paio.

Anche nel campo dell’abbigliamento bisogna entrare nell’ottica che ogni oggetto prodotto ha un costo, riguardante non solo la spesa economica, ma anche quella ambientale. Non è un caso quindi che negli ultimi anni si sia sempre più diffuso l’abbigliamento biologico, abiti creati per essere a basso impatto ambientale.

Abbigliamento biologico: tessuti a basso impatto
Oggi spesso si sente parlare di abbigliamento biologico, anche perché sta vedendo una grandissima diffusione; ma di cosa si tratta precisamente? Come tutti sanno i vestiti sono fatti di fibre, e queste possono essere di origine vegetale e animale. Per ovviare ai problemi legati all’impatto che questi i tessuti derivanti da questi due tipi di lavorazione hanno sull’ambiente, nel corso degli ultimi anni sono state sviluppate tecniche di produzione dei tessuti totalmente innovative.

Gli abiti biologici sono infatti creati con fibre naturali, ottenute con metodi biologici, come per esempio il bio lino, il cotone organico, la lana organica, oppure materiali la cui produzione normalmente prevede un impatto minore, come la canapa, il bambù oppure la pelle riciclata. Quello che fa la differenza in questo caso è che nella lavorazione e nella coltivazione di questi materiali non c’è uso di sostanze chimiche. Anche per la colorazione non si usano sostanze artificiali ma le tinte sono tutte di origine naturale.

La lavorazione di questi vestiti è stata migliorata nel corso degli anni: non sono infatti tecniche nuove, però in precedenza questo tipo abiti, essendo fatti con materiali naturali, avevano il difetto di essere troppo poco elastici, con colori sbiaditi, tutte prerogative dei vestiti creati con tecniche industriali; solo il crescente successo dell’abbigliamento biologico, dovuto soprattutto ad una maggiore sensibilità per l’ambiente, ha spinto i produttori ad affinare le tecniche di lavorazione, in modo da ridurre questo tipo di problemi.

Oggi infatti l’abbigliamento biologico è molto più resistente ed esteticamente raffinato, e quindi più adatto alle mode. Quindi ad una produzione ecosostenibile con maggior rispetto verso l’ambiente e le persone, si unisce anche una maggiore attenzione allo stile.

Vestirsi con stile, rispettando l’ambiente
Come già anticipato, fino a qualche anno fa lo stile degli abiti biologici era abbastanza peculiare; i vestiti erano riconoscibili, erano quasi sempre molto larghi e per quanto fossero colorati, erano sempre molto opachi. Questo aveva creato un tipo di moda per un certo senso unica e che rappresentava persone di una determinata cerchia culturale.

Oggi è diverso e per le tecniche di cui abbiamo già accennato, gli abiti sono molto più adeguati alla moda in generale, e sono fatti per accontentare il gusto di qualsiasi persona; oggi è possibile acquistare in moltissimi negozi l’abbigliamento biologico, oppure su siti come Shankara.it, in cui si possono trovare capi di ogni tipo, magliette e maglie, cardigan e giacchine, ma anche pantaloni, jeans e costumi da bagno.

Avendo una produzione più raffinata e soprattutto molto più attenta al rispetto dei lavoratori, questo tipo di abbigliamento ha un costo leggermente più alto rispetto a quello dell’abbigliamento normale; la lavorazione è molto più complessa e meno industrializzata, inoltre la produzione deve essere sostenibile, non solo per l’ambiente, ma anche per gli esseri umani che ci lavorano, che devono avere orari di lavoro giusti e salari adeguati. Ma sono costi che si ammortizzano, soprattutto perché questi abiti sono fatti per avere una durata maggiore; minore impatto sull’ambiente, vuol dire avere anche un abbigliamento che dura di più e che si consumi in minor tempo.

 

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Colori e fisica dell’arcobaleno

Fonte: http://codicicolori.com/colori-arcobaleno

colori arcobaleno

L’arcobaleno è un fenomeno ottico e meteorologico che, per la sua straordinaria bellezza e per la sua natura misteriosa, ha sempre affascinato l’uomo. Si tratta di un fenomeno naturale che produce un arco multicolore, senza transizioni nette fra un colore e l’altro, a causa della dispersione ottica e della rifrazione della luce solare contro le pareti delle gocce di acqua rimaste in sospensione dopo un temporale oppure nei pressi di una cascata o di una fontana. La luce viene rifratta nel momento in cui entra nella superficie della goccia, viene poi riflessa sul retro della goccia e nuovamente rifratta uscendo dalla stessa.
Esiste anche un arcobaleno notturno, noto ai più con il termine di Moonbow, visibile nelle notti ben illuminate dalla luce lunare. Per le ridotte capacità visive dell’uomo in condizioni di scarsa illuminazione, l’arcobaleno notturno viene percepito di colore bianco.

 

colori-arcobaleno

L’arcobaleno non è qualcosa di concreto e tangibile che abbia esistenza effettiva in uno specifico punto nel cielo. Si tratta di un fenomeno puramente ottico la cui collocazione nel cielo dipende principalmente dalla posizione del sole e dal punto in cui si trova l’osservatore. L’arcobaleno si trova sempre nella parte opposta rispetto al sole ed il suo interno risulta sempre più luminoso rispetto all’esterno.
Dietro tale straordinario fenomeno esistono delle spiegazioni scientifiche, formulate inizialmente da Marcantonio De Dominis ed in seguito approfondite da Isaac Newton. Fotografare l’arco completo di un arcobaleno è piuttosto complicato, dal momento che tale operazione richiederebbe un angolo visivo di 84°.

Perché l’arcobaleno è colorato?

L’arcobaleno è colorato in quanto la luce solare, attraversando le gocce di acqua in sospensione nell’aria, si scompone in diversi colori come dimostrato da Isaac Newton con l’aiuto di un prisma di vetro. Newton ha individuato sette colori.

Quanti e quali sono i colori che compongono l’arcobaleno?

Secondo gli studi successivi a quelli effettuati da Isaac Newton, gli studiosi hanno convenuto che i colori dell’arcobaleno non sono sette, bensì sei. Newton aveva considerato un colore in più, intravedendo l’indaco tra il blu ed il violetto. I sei colori che compongono l’arcobaleno sono: rosso, arancione, giallo, verde, blu e violetto, in questo ordine.

Ucraina: Scoperto un tempio sacrificale di 6000 anni fa

Scritto da: Artyom
Fonte: http://portalemisteri.altervista.org/blog/ucraina-scoperto-un-tempio-sacrificale-di-6000-anni-fa/

Un tempio di 6000 anni fa contenente figurine umanoidi e resti di animali sacrificati è stata scoperto all’interno di un massiccio insediamento preistorico in Ucraina.
Un tempio risalente a circa 6000 anni fa è stato scoperto all’interno
di un massiccio insediamento preistorico in Ucraina.
Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev.
Costruito prima che fosse inventata la scrittura, il tempio misura circa 60 per 20 metri. Era un “edificio a due piani in legno e argilla circondato da un cortile coperto,” il piano superiore diviso in cinque sale, scrivono gli archeologi Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko nella presentazione che hanno esposto di recente presso l’incontro annuale della European Association of Archaeologists a Istanbul, Turchia.
All’interno del tempio gli archeologi hanno trovato i resti di otto piattaforme
di argilla che probabilmente servivano da altari. Uno di questi è raffigurato qui.
Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev
All’interno del tempio, gli archeologi hanno trovato i resti di otto piattaforme di argilla, forse utilizzate come altari, come i reperti hanno suggerito. Una piattaforma al piano superiore contiene “numerose ossa bruciate di agnello, associate a riti sacrificali”, scrivono Burdo e Videiko, dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Ucraina. I pavimenti e le pareti di tutte le cinque camere al piano superiore sono state “decorate con vernice rossa, che ha creato un’atmosfera cerimoniale.”
Questa piattaforma contiene le ossa di animali bruciate, forse i resti di un sacrificio. Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina
 

Il piano terra contiene sette piattaforme aggiuntive e un cortile ricoperto di ossa di animali e frammenti di ceramica.

Insediamento massivo

Il tempio, scoperto nel 2009, si trova in un insediamento preistorico nei pressi della moderna Nebelivka. Recenti ricerche attraverso una indagine geofisica indicano che l’insediamento preistorico ricopre 238 ettari, conteneva più di 1200 edifici e quasi 50 strade.
Il piano superiore del tempio è stata diviso in cinque sale. Una di queste,
sul lato sud del tempio, conteneva una grande pentola e diverse più piccole.
Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev

Un certo numero di altri siti preistorici, di dimensioni simili, sono stati trovati in Ucraina e in altre parti dell’Europa orientale. Questi siti sono a volte vengono indicati come appartenenti alla cultura “Trypillian”, un nome attribuito in tempi moderni. Il nome deriva dal villaggio di Trypillia in Ucraina, dove sono stati scoperti reperti di questa antica cultura.
Questi frammenti di figurine hanno occhi dissimili, uno è più grande dell’altro. Il naso sembra un po’ come un becco. Statuette simili, sempre risalenti a circa
6000 anni fa sono state scoperte in altri luoghi in Ucraina. 
Credit:Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev
Gli archeologi hanno scoperto che quando questo insediamento preistorico è stato abbandonato, le sue strutture, tra cui il tempio appena scoperto, sono stati bruciati, cosa che comunemente si è verificata in altri luoghi della cultura Trypillian.

Ornamenti e figurine

Frammenti di figurine, alcune delle quali sembrano simili agli esseri umani, sono stati trovati anche nel tempio. Come risultato in altri siti Trypillian, alcune delle figurine hanno nasi che sembrano becchi e gli occhi che sono dissimili, uno è leggermente più grande rispetto all’altro.
All’interno del tempio preistorico gli archeologi Ucraini hanno scoperto figurine umanoidi.
Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev.
Nel tempio sono stati scoperti ornamenti in osso e oro. Gli ornamenti d’oro sono meno di un pollice di dimensione e possono essere stati indossati sui capelli.
Questi piccoli pendenti in oro, meno di un pollice di dimensione, sono stati scoperti nel tempio, forse venivano indossati come abbellimento per i capelli.
Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev
A quel tempo l’insediamento preistorico di Nebelivka fiorì vicino ad altri primordiali centri urbani in fase di sviluppo in Medio Oriente. E il tempio preistorico di recente scoperta è simile, per certi versi, ai templi del V e IV millennio a.C. che sono stati costruiti nelle antiche città del medio oriente, come quelli in Anatolia e Mesopotamia, fanno notare Burdo e Videiko.
Gli archeologi hanno anche scoperto una serie di gettoni di argilla all’interno del tempio. Artefatti come questi sono stati utilizzati per il conteggio e per il gioco nel mondo antico. Credit: Nataliya Burdo e Mykhailo Videiko/Istituto di Archeologia NAS Ucraina, Kiev
 
Per esempio anche un tempio di 6000 anni fa, presso l’antica città di Eridu, nel moderno Iraq, aveva un piano diviso in sale più piccole.
La scoperta è stata recentemente pubblicata, in ucraino, sulla rivista Tyragetia. Un altro articolo che descrive una recente ricerca presso l’insediamento è stato recentemente pubblicato online sulla rivista Antiquity.

DEBITO GRECO: PRIME RITIRATE DEL PARTITO DEL DEBITO. LA MISSIONE IN GRECIA SVOLTA DA PERSONAGGI INADEGUATI CHE RETTIFICANO. GLI USA ABBANDONANO LA POSIZIONE MEDIATRICE E SI SCHIERANO A FAVORE DELLA GRECIA

Scritto da: Antonio De MArtino
Fonte: http://corrieredellacollera.com

flag_of_GreeceIl primo a rettificare la posizione è stato il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Djisselbloem che ha telefonato al ministro delle finanze Giannis Varoufakis rettificando quella che era a suo dire una errata impressione che poteva aver dato, cioè considerare chiuso l’argomento: il negoziato continua.

Una ammissione di aver sbagliato il tono e il contenuto della comunicazione.
Mistero su come questo principiante – rappresentante di un paese secondario anche come azionista BCE – ricopra un posto di tanto rilievo.

Il secondo a rettificare è l’infelice Martin Schulz che ha rilasciato una imbarazzata dichiarazione dicendo che ogni ipotesi che il termine “irresponsabile” usato impropriamente ieri fosse riferito alla Grecia è assolutamente destituita di fondamento.

Se Schauble, l’aggressivo ministro tedesco che tira le fila di questa matassa sempre più ingarbugliata, voleva prepararsi un terreno favorevole con questi due inviati, ha fallito.

Lo scontro di Atene di cui ho riferito al precedente post deve essere stato duro e senza concessioni se Mikis Teodorakis – autore di indimenticabili sirtaki e colonne sonore – dopo un incontro col ministro greco lo ha definito : ” un momento di grande dignità nazionale”.

L’ex re Costantino II ( famiglia reale tedesca) , rientrato in Patria dopo 50 anni di esilio, si è anch’egli schierato a favore del premier nazional-comunista chiedendo che dopo tante sofferenze si offrisse alla Grecia una opportunità.
Per colmare la misura, il Presidente Obama oggi ha rilasciato una dichiarazione ufficiale non affidata a portavoce stigmatizzando ” il voler continuare a porre pressione su paesi colpiti dalla depressione”.

Già a Parigi per contatti con i francesi, il neo ministro delle Finanze Varoufakis ha approfittato della situazione per offrire, assieme a un accorato appello all’ Europa, un nuovo calendario dei negoziati: invece di fine febbraio ha chiesto tempo per concluderli entro fine maggio, con il palese intento di distaccare la fase negoziale del debito da quella dello sviluppo ed agganciare a questo i rimborsi.

Il ministro francese delle Finanze , Michel Sapin, oggi stesso ha abbracciato la linea della comprensione ed ha apertamente parlato di ” un nuovo contratto” con la Grecia.

Varoufakis ha mantenuto il punto base che lui i problemi della Grecia li tratta con l’Unione Europea ( Junker e Moscovici) e non con la Germania , sfumando la posizione con la dichiarazione che intende recarsi, prima o poi, a Berlino e Francoforte, ” luoghi cari alla Grecia” .

Secondo il quotidiano tedesco HASSELBLATT, Junker starebbe già cercando ” una alternativa in tempi brevi”.

Mi sono dilungato su questa tematica greca piuttosto che sulla più importante situazione saudita per mostrare con quanta dignità ed efficacia i nuovi dirigenti greci stiano affrontando la loro difficile situazione è come questo fermo atteggiamento sia premiante sul piano interno e internazionale.
Mutatis mutandis , se fosse capitato a noi, staremmo scodinzolando per far entrare Siryza nella internazionale socialista, attribuendo a questa scemata valenza salvifica.
Da che mondo è mondo, a leccare il deretano, l’unico risultato che si ottiene è l’alito pesante.

La Guerra delle due Rose

Fonte: http://cultura.biografieonline.it/guerra-due-rose-riassunto/

Dopo la guerra dei Cento Anni, un altro sanguinoso conflitto ha sconvolto, per lungo tempo, la vita dell’Inghilterra. Si tratta della Guerra delle due Rose, svoltasi in Inghilterra tra il 1455 ed il 1485, avvenuta per motivi prettamente dinastici tra i due diversi rami della casa regnate dei Plantageneti ovvero gli York (che avevano come simbolo una rosa bianca) e i Lancaster (che avevano come simbolo una rosa rossa).

La Guerra delle due Rose: i simboli delle case York e Lancaster erano proprio due rose di differenti colori

Gli York contestavano ai Lancaster di aver usurpato il loro diritto di discendenza al trono, dato che nel 1413, dopo il Regno di Riccardo II, il Parlamento inglese aveva optato per lasciare la corona nelle mani di Enrico IV, Lancaster. Dopo un’iniziale prevalenza da parte degli York, la disputa si concluse con l’eliminazione di quasi tutti i contendenti, e con l’ascesa al trono di Enrico Tudor, discendente dei Lancaster e vincitore della battaglia di Bostworth (1485). La disputa si divise in varie fasi:

Prima fase (1455-1460): l’affermazione degli York

Il primo conflitto ebbe luogo nel 1455, tra il re Enrico VI Lancaster (appoggiato dalla maggior parte della nobiltà inglese) e Riccardo di York (appoggiato dai potenti Neville, dal conte di Salisbury e dal conte di Warwick Riccardo) che voleva succedere al trono al posto di Enrico.

In un primo momento, Riccardo di York ebbe la meglio e la spuntò sullo stesso Enrico VI, facendolo prigioniero. Il Re Enrico VI infatti era troppo debole e malvisto dal popolo a causa dei suoi problemi mentali. Dopo una momentanea tregua tra i due, però, la situazione si fece di nuovo complicata e con sorti piuttosto altalenanti. Infatti, da un lato, nel 1459 la regina Margherita d’Angiò, Lancaster, attaccò e sconfisse Salisbury; dall’altro, l’anno successivo, nel 1460, Warwick, York, prevalse su Enrico VI di nuovo nella battaglia di Northampton, proclamando in quel momento l’affermazione degli York.

 

Seconda fase (1460-1461): la rivincita dei Lancaster

Questa fase risultò momentanea; infatti l’anno successivo avvenne la rivincita da parte dei Lancaster con Margherita che riuscì a sconfiggere il temuto rivale Riccardo, addirittura uccidendolo e sconfiggendo Salisbury e addirittura Warwick, ambedue appoggianti la famiglia degli York.

Due Rose - York Lancaster

Terza fase (1461-1469): il trionfo degli York

A questo punto storico, la situazione sembra mettersi bene per i Lancaster e male per gli York, ma in fondo sarà una situazione solo momentanea. Infatti, Edoardo di York, figlio di Riccardo, dopo alcuni successi militari, riuscì a raggiungere ed espugnare la capitale inglese, proclamandosi regnante con il nome di Edoardo IV. Enrico e Margherita subirono di nuovo una sonora sconfitta nella battaglia di Towton, e furono costretti a rifugiarsi in Scozia. Successivamente, la regina fu costretta a trasferirsi in Francia, mentre ad Enrico, capitò una sorte peggiore, poiché venne fatto di nuovo prigioniero (1465).

Quarta fase (1470-1483): caduta e ritorno degli York

La situazione sembrò cambiare di nuovo le carte in tavola quando Warwick, alleatosi, forse per istigazione di Luigi XI, ai Lancaster, mise sul trono Enrico VI nel 1470. Edoardo IV vinse uno scontro contro Enrico VI che finì con l’uccisione dello stesso sovrano Enrico VI e del figlio (1471). A quel punto, Edoardo IV, rimasto ormai senza rivali, regnò tranquillamente fino alla sua morte (1483).

Quinta fase (1483-1485): la pace dei Tudor

Le lotte ancora non erano terminate. Infatti, in ultimo, seguì una rappresaglia cruenta tra Riccardo di Gloucester (Riccardo III), fratello di Enrico, ed Enrico Tudor, capo della casa di Lancaster. Enrico Tudor riuscì ad avere la meglio su Riccardo, avvalendosi del prezioso aiuto dei nobili avversi al sovrano. Riuscì a sconfiggere il sovrano nella battaglia di Bosworth nel 1485 e infine si proclamò Re con il nome di Enrico VII. Lui, erede della casa di Lancaster, per suggellare definitivamente la pace, sposò la figlia primogenita di Edoardo IV, Elisabetta di York. Il loro figlio, Enrico, da quel momento era il legittimo erede al trono inglese per nascita e sangue. Dalla lotta fratricida dei gloriosi Plantageneti nacque così la dinastia Tudor che, grazie ad Elisabetta I, darà per un lungo periodo pace e prosperità al regno di Inghilterra e porrà le basi per la creazione dell’Impero Britannico.

 

Situazione Finale

La situazione dell’Inghilterra, all’avvento al trono di Enrico VII Tudor, al termine della Guerra delle due Rose era disastrosa: in particolar modo la nobiltà feudale era quasi scomparsa dopo un’aspra lotta civile, la borghesia era stremata ed invocava la pace. In questo particolare contesto, non fu affatto difficile per Enrico VII instaurare la monarchia assoluta, convocando sempre meno il Parlamento e restaurando gli antichi privilegi feudali. Ma durante il regno di Enrico VII, la situazione economico-sociale inglese venne progressivamente migliorando: la borghesia fu di nuovo favorita, le finanze di nuovo riorganizzate, l’economia trasformata con il passaggio delle attività agricole e quelle industriali (tessili) e commerciali. In ultimo, si sviluppò un’intensa attività marittima per tutti i mari del mondo.