Nello Stella una miniera archeologica tutta da scoprire

Fonte: http://qui.uniud.it/notizieEventi/cultura/dalle-acque-del-fiume-stella-700-reperto-pregiati-di-epoca-romana-e-una-nave-medievale-unica-al-mondo

Oltre 700 reperti pregiati di epoca romana riportati in superficie dal fiume Stella, tra cui una bilancia per beni preziosi e ceramiche d’importazione dal Mediterraneo; il recupero e la messa in sicurezza del relitto d’imbarcazione dell’XI secolo scoperto lungo l’argine del fiume nel 2012, un unicum mondiale per i contesti fluviali perché rappresenta una forma di transizione tra il modo di costruire antico e quello medievale-moderno. Sono questi i principali risultati della quarta campagna di ricerche nel fiume Stella del progetto Anaxum, condotto da Università di Udine e Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia.
Queste nuove scoperte si aggiungono a quelle ottenute dal 2011 a oggi grazie al progetto Anaxum e che costituiranno la spina dorsale del futuro parco eco-storico del fiume Stella. Anaxum, antico nome latino dello Stella, è l’unico esempio in Italia di cantiere-scuola di archeologia subacquea in un fiume. I risultati delle ricerche, svoltesi nel tratto d’acqua compreso tra i comuni di Palazzolo dello Stella e Precenicco, sono stati presentati oggi all’Università.
A illustrarli il rettore dell’Ateneo, Alberto Felice De Toni, il Soprintendente vicario per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, Domenico Marino, e il coordinatore del progetto Anaxum, Massimo Capulli. Sono inoltre intervenuti il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, e il presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostino. Erano presenti anche i sindaci e loro rappresentanti dei comuni del bacino dello Stella.
Le ricerche subacquee nello Stella. Durate sette settimane (fine giugno-prima metà di agosto 2014) le indagini si sono concentrate nell’area del sito “Stella 1” (a nord del ponte pedonale tra Piancada e Precenicco). In questo tratto di fiume si trovano la struttura lignea lunga circa 6 metri e di cui si sta studiando la funzione; i resti del relitto “Stella 1” (scavato e rilevato nel 2011), e una vasta zona di dispersione di reperti archeologici, solo in parte appartenenti al relitto. Nel 2014 la campagna di recupero di tutti i reperti sparsi su questo tratto del letto del fiume, iniziata l’anno precedente, ha portato al rinvenimento di oltre 3,2 tonnellate di materiale archeologico, compresi i laterizi. I lavori hanno visti impegnati 13 studenti delle università di Udine, Padova, Pisa, Sassari, Trieste e dell’americana Texas A&M, consorziata al progetto. La didattica è stata parte integrante della missione archeologica nello Stella. Più della metà degli studenti erano infatti alla prima esperienza di scavo subacqueo. Ora l’attività prosegue presso il Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali nel Laboratorio di archeologia delle acque (Lada), dove è stato avviato lo studio dei reperti di alto valore informativo. Tra questi rivestono grande interesse il giogo di bilancia a bracci uguali in bronzo dorato con le tacche da semioncia per beni preziosi, e la ceramica d’importazione, che conferma l’appartenenza dello Stella alle vie d’acqua del Mediterraneo romano. Nella campagna 2014 gli archeologi hanno effettuato 164 immersioni per complessive 175 ore di lavoro sott’acqua.
Il relitto dell’XI secolo di Precenicco. La barca abbandonata in una area marginale del fiume Stella e ritornata alla luce dopo mille anni, è un unicum mondiale per la storia della costruzione navale perché rappresenta una forma di transizione tra il modo di costruire del mondo antico e quello medievale-moderno. Forma e sistema costruttivo utilizzati trovano parziali confronti solo con uno dei relitti bizantini di Yenikapı, l’antico porto di Istanbul, e con quello di Serçe Limani, sempre in Turchia. Il relitto in legno è ciò che resta di una imbarcazione risalente all’XI secolo, a uso non esclusivamente fluviale, ma anche lagunare. Lo scafo è stato individuato nel 2012 presso Precenicco nell’ambito delle attività di tutela archeologica della Soprintendenza, durante i lavori di sistemazione delle sponde dello Stella da parte del Consorzio di bonifica Bassa friulana. Il 25 agosto 2014 sono iniziati i lavori di scavo archeologico condotti da ArcheoLAB per riportare alla luce il relitto, situato due metri sotto terra, in una zona un tempo golena del fiume. Dopo la completa messa in luce dello scafo, ai primi di ottobre il relitto è stato inserito in una struttura metallica da parte della ditta Diego Malvestio e C. e trasportato ai magazzini del sale di Villa Ottelio, ad Ariis di Rivignano Teor, di proprietà della Regione Friuli Venezia Giulia. Qui è stata realizzata tutt’attorno una vasca di contenimento per tenere il legno costantemente immerso in acqua in attesa del restauro. Lo studio del relitto è stato affidato all’equipe del Progetto Anaxum in cui questa scoperta viene ad inserirsi.
La mostra fotografica allestita nell’atrio di palazzo Antonini racconta, con una decina di gigantografie, le fasi di scavo e recupero dell’imbarcazione sotto la direzione scientifica della Soprintendenza e la direzione operativa dell’ateneo friulano. La mostra è visitabile fino al 14 marzo, da lunedì a venerdì, dalle 8 alle 18.30, e sabato dalle 8 alle 13.
Il progetto Anaxum-Archeologia e storia di un paesaggio fluviale, nato nel 2011, coinvolge il dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’Università di Udine e la Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia. Vi collaborano le americane Texas A&M University e l’Institute of Nautical Archaeology, specializzate nel settore dell’archeologia navale, e gli atenei di Padova, per lo studio geomorfologico; Trieste, per le prospezioni geofisiche, e Sydney (Australia), per il telerilevamento. Obiettivo del progetto è indagare il paesaggio archeologico dello Stella sulla base di scavi mirati, metodologie di indagine non invasive e studio dei reperti. Cuore dell’iniziativa è l’utilizzo del fiume come laboratorio per la formazione di archeologi subacquei (studenti e dottorandi) in un ambiente problematico quale quello fluviale, sviluppando al contempo tecniche integrate e innovative da esportare in altri corsi d’acqua.
«Grazie ad Anaxum l’Università di Udine – ha sottolineato De Toni – si è posta in questi anni al vertice della formazione archeologica subacquea in Italia e con capacità di attrarre studenti anche dall’estero, ciò grazie alla assoluta unicità di una attività condotta in un contesto fluviale. I risultati delle ricerche ci consentono inoltre di restituire alla collettività non solo nuovi dati sul nostro passato, ma anche potenziali risorse per le comunità che vivono vicino al fiume Stella e per il Friuli tutto».
«Il progetto Anaxum – ha dichiarato il Soprintendente per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, Luigi Fozzati – costituisce l’unico esempio in Italia di cantiere-scuola di archeologia subacquea in un fiume. Estremamente importanti appaiono, dunque, i risultati, non solo a fini scientifici, ma anche didattici, della quarta campagna di scavo e rafforzano l’impegno della Soprintendenza per il prosieguo del progetto».
 «Tanti i traguardi raggiunti con Anaxum – ha spiegato Capulli, archeologo subacqueo e docente di metodologia della ricerca archeologica all’ateneo friulano –, ma sono tante anche le pagine di storia che giacciono ancora sul fondo del fiume Stella in attesa che qualcuno le recuperi alla memoria. I recentissimi risultati delle analisi al radiocarbonio della struttura lignea del sito stella 1, che si data ora al III-II sec. a.C., apre ad esempio a nuovi scenari, costituendo di fatto la più antica testimonianza della romanizzazione di questo territorio».
Guarda i video delle ricerche nel fiume Stella, del recupero del relitto di Precenicco e il servizio della webradio d’ateneo.

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Sante felci d’appartamento

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/biodiversity/3993-sante-felci-d-appartamento.html

Gli scienziati della University of West of England (UWE Bristol) ritengono che l’Asplenium nidus (nota anche come lingua di cervo), una pianta d’appartamento assai comune nelle nostre case, giochi un ruolo fondamentale nella vita della biodiversità e degli ecosistemi delle foreste pluviali del pianeta. Il team di scienziati divide il proprio tempo tra le foreste pluviali del Borneo e il ‘laboratorio naturale’ del bioma forestale pluviale messo in piedi dall’Eden Project in Cornovaglia, e ci spiega come questa piccola felce può salvare le foreste pluviali da una minaccia incombente.
“Nel suo habitat naturale, l’Asplenium cresce in cima agli alberi della foresta pluviale, dove può raggiungere dimensioni enormi, fino a un peso di 180 chili, con chiome large fino a due metri. – spiega il dottor Farnon Ellwood – “Queste felci sono ‘epifite’, che significa che le piante usano gli alberi puramente di sostegno, ma non succhiano alcun nutriente dal loro ospite (come fanno invece le piante parassite). Le felci formano una rosetta di foglie, catturare pioggia, foglie cadute e altri detriti che forniscono il loro nutrimento. Queste compostiere pensili sono un habitat di microrganismi, lombrichi e insetti”.
Gli scienziati di Bristol ritengono che queste felci epifite siano fondamentali per il mantenimento della foresta pluviale, contribuendo non solo a creare nutrienti ma producendo un habitat unico, senza il quale le foreste pluviali del pianeta sarebbero molto diverse.
Nell’ambiente controllato di bioma tropicale dell’Eden Project, il dottor Farnon Ellwood e il ricercatore Julian Donald stanno progettando una serie di esperimenti che poi ripeteranno in campo aperti, nelle foreste pluviali del Borneo.
“La foresta pluviale del Borneo è il nostro laboratorio all’aperto, ma l’Eden Project è il nostro laboratorio interno- spiega Ellwood – Conosciamo con esattezza i componenti del suolo;. Se vogliamo che inizi a piovere accendiamo l’irrigazione, se vogliamo che smetta piovere noi spegniamo l’irrigazione. Se abbiamo bisogno di incrementare la biodiversità aggiungiamo animali, se vogliamo simulare gli effetti di estinzioni locali possiamo escludere alcuni animali dai nostri esperimenti. Lavorando in un modello di foresta pluviale siamo in grado di concentrarci sullo sviluppo le nostre idee, delle tecniche e della metodologia in modo più preciso e molto controllato prima di eseguire degli esperimenti nel profondo della foresta del Borneo.
“L’Asplenium crea delle isole nel mare della canopea: producono compost e riciclano nutrienti importanti, creano habitat per milioni di insetti e innumerevoli microrganismi. Molti di questi insetti, non sono mai stati visti, e possono rappresentare una novità per la scienza.
Il cambiamento climatico e la distruzione delle foreste stanno cambiando il volto del pianeta , e le ricerche degli scienziati di Bristol tentano di capire come cambierà la natura delle foreste pluviali.
“La biodiversità del pianeta è impegnata in un gioco fatale, una specie di Jenga: si tolgono mattoncini della torre senza sapere quando questa crollerà. Proprio come nel gioco, non abbiamo idea di come la biodiversità del pianeta e gli ecosistemi reagiranno alla continua rimozione delle specie, avviene oramai ogni giorno.
“Se gli habitat epifiti come l’Asplenium saranno eliminati dalla foresta pluviale, o se gli ecosistemi che le ospitano dovessero collassare, c’è possibilità concreta che l’intero ecosistema della foresta pluviale possa crollare, o almeno cambiare radicalmente. Siamo in una corsa contro il tempo per capire e prevenire le conseguenze peggiori. ”

 

Pepe: proprietà e benefici del pepe in cucina

Scritto da : Angela Ballarati
Fonte: http://www.naturopataonline.org/alimentazione/cosa-mangiamo/9774-pepe-proprieta-terapeutiche-e-benefici.html

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IL pepe nella medicina orientale, in omeopatia e gli usi in cucina.

Piper Cubeba: rimedio omeopatico.

Il pepe è una fra le spezie più utilizzate nella cucina di tutto il mondo, ma quali proprietà possiede e quali sono le controindicazioni? Per cosa viene utilizzato nella medicina Ayurvedica e Cinese? Quali sono i tipi di pepe più conosciuti?

Il pepe contiene un alcaloide, la piperina, oltre a oleoresine, oli essenziali , glicosidi e polisaccaridi, che stimola la formazione della saliva e la secrezione dei succhi gastrici. Per questo motivo stimola la digestione, oltre ad avere proprietà diuretiche. Ricco di potassio, calcio e fosforo, sembra possedere anche proprietà antisettiche e afrodisiache. E’ considerato uno stimolante metabolico, utile nel controllo del peso, e determina un grado maggiore di assorbimento dei nutrienti dei cibi; ad esempio, i nutrienti della curcuma, che determinano alcune delle sue proprietà, vengono assimilate in misura maggiore se aggiungiamo un pizzico di pepe. Nelle erboristerie è disponibile in estratto secco e in pomate per uso topico, per lenire dolori articolari cronici.

Il genere Piper comprende 700 specie, quelle più importanti economicamente, sono il Piper Nigrum, il pepe vero e proprio, Piper Longum (pepe del Bengala), Piper officinarum (pepe lungo) e Piper cubeba, cioè il pepe cubebe.

In commercio, più facilmente, si trovano, il pepe bianco, che è il frutto maturo a cui viene poi tolta la buccia, il pepe nero, frutto verde che viene lasciato essiccare al sole, e il pepe verde che è raccolto non ancora maturo, insomma la pianta è la stessa della famiglia delle Piperaceae; il pepe rosa invece, non appartiene alla stessa famiglia botanica e il pepe grigio indica una miscela (pepe bianco e nero macinati) e il cubebe, bacche della pianta Piper Cubeba di cui esiste anche il rimedio omeopatico. Le diverse qualità di pepe si distinguono per aroma, colore e piccantezza conferita, quest’ultima, dalla piperina. L’acquisto migliore è in grani perché, macinato al momento dell’utilizzo, mantiene inalterate le sue proprietà e l’aroma, infatti il pepe perde sapore e aroma per evaporazione e se esposto alla luce, quindi conservatelo in barattoli a chiusura ermetica, in luogo fresco e asciutto. I grani si devono presentare integri, con colore e dimensioni uniformi, se li schiacciate fra le dita non si devono rompere. E’ chiaro che in polvere queste caratteristiche sono difficili da verificare.

L’albero del pepe è originario dell’Asia e viene oggi coltivato in tutti i paesi tropicali. E’ una pianta rampicante, può raggiungere i 6 metri, che produce dei fili pendenti coperti di frutti, bacche che acerbe sono verdi, e mature assumono una colorazione bruno-nerastra.

Il suo uso si perde nella notte dei tempi, probabilmente le prime coltivazioni sono indiane, mentre Alessandro Magno contribuì a far conoscere il pepe in Occidente. Era considerato “oro nero” e come tale utilizzato come moneta, come condimento ma anche come medicina.

Il pepe nella medicina orientale

Nella Medicina Ayurvedica il pepe, lo zenzero e la mirica (spezia locale) rappresentano la triade delle spezie di maggior pregio. Viene consigliato per i raffreddori cronici, come espettorante, per la digestione difficile, la stitichezza causata da succhi gastrici insufficienti e in caso di obesità.

Per la Medicina Cinese è indicato in caso di intossicazione alimentare, mal di pancia da infreddatura, diarrea (insieme allo zenzero) e stomaco in disordine.

Pepe e cucina: i valori nutrizionali per pepe

Il pepe è una delle spezie più utilizzate in cucina, in tutto il mondo si usa per aromatizzare numerose preparazioni culinarie: spaghetti cacio e pepe e, in generale, si sposa con le carni, il pesce e anche le verdure . Nei salumi viene impiegato per insaporirli ma anche per conservarli. Anche alcuni dolci sono conditi con un pizzico di pepe, come il panpepato, dolce tradizionale che si prepara con mandorle, uvetta, noci, pinoli, miele, zucchero, qualche cucchiaio di farina e una miscela di spezie che comprende il coriandolo, la cannella, la noce moscata, i chiodi di garofano, etc. Si tratta di un dolce ricco di proteine vegetali e di sali minerali che lo rendono un alimento energetico e remineralizzante.

Il pepe in omeopatia: Piper Cubeba

 

Cubeba è un rimedio omeopatico indicato per i soggetti agitati (tutto pepe!), ansiosi, che trasaliscono facilmente; hanno una libido importante e sono spesso assetati. In genere il rimedio viene somministrato per le infiammazioni con bruciore delle mucose, soprattutto dell’apparato urinario (minzione frequente e abbondante) come le cistiti, ma anche le prostatiti. I sintomi migliorano alzandosi e camminando. Ripeto spesso che il rimedio omeopatico viene prescritto dal medico omeopata in seguito ad una attenta valutazione di tutti i sintomi, quelli fisici e quelli mentali.

Pepe controindicazioni ed effetti nocivi

 

Il pepe è sconsigliato in caso di patologie dello stomaco e dell’intestino, perché i minuscoli granelli del pepe macinato, non solubili (diversamente dal peperoncino), non sono assimilati, e attraversando l’apparato digerente possono produrre irritazione. Sconsigliato anche ai bambini e agli anziani. In generale è meglio non esagerare nelle dosi e nell’uso continuativo, come terapia occorre consultare il medico anche per le eventuali interazioni farmacologiche.

Bollette: scendono di 2 miliardi grazie all’energia eolica

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/05032015/bollette-scendono-di-2-miliardi-grazie-allenergia-eolica/7780

energia eolicaIl costo dell’energia eolica in Italia raggiungerà il picco massimo quest’anno por poi arrestare la sua crescita. In questa maniera, secondo l’ANEV, nei prossimi 6 anni la componente A3 della bolletta elettrica potrebbe scendere di 2 miliardi di euro, con benefici evidenti per famiglie e imprese.

Le informazioni arrivano dallo studio “Costi e benefici” dell’energia eolica elaborato da eLeMeNS e pubblicato recentemente dall’ANEV.
L’indagine prende in considerazione gli effetti economici dell’incentivazione della generazione di energia elettrica (qui le tariffe) a partire dall’eolico nel nostro Paese, analizzandoli dal punto di vista storico (2002-2013) e prospettivo (2014-2035). Riguardo quest’ultimo gli specialisti prevedono un beneficio netto tra 3,16 e 4,28 miliardi di euro, assicurati dal maggior gettito fiscale, dalle misure compensative e dalla riduzione del PUN (il Prezzo unico nazionale dell’elettricità che deriva dalla Borsa elettrica), a fronte di un costo di incentivazione più basso.

Attualmente il settore dell’eolico è in attesa di una nuova normativa del MISE, che regolerebbe i meccanismi di incentivazione dell’energia eolica nel periodo 2016-2020 e definirebbe i contingenti annuali e le relative procedure di selezione dei progetti.
“L’adozione dei nuovi contingenti per l’eolico – spiega l’ANEV in un comunicato stampa – risulta oltremodo opportuna in quanto i benefici connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale, benefici territoriali) risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione previsti”.

“Le nuove aste, a partire proprio dall’anno 2015, – afferma l’associazione che ricorda che quest’anno verrà raggiunto il picco degli incentivi – costerebbero al sistema solo una percentuale degli incentivi che vanno a terminare per fine vita incentivata e pertanto si avrebbe contemporaneamente una crescita del settore e una riduzione dei costi in bolletta”.

 

 

Giorgio Ambrosoli Il senso del dovere, l’esempio e il sacrificio

Fonte:http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=3554&biografia=Giorgio+Ambrosoli

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Giorgio Ambrosoli nasce il 17 ottobre del 1933 a Milano da una famiglia borghese conservatrice e dalla evidente matrice cattolica: la madre è Piera Agostoni, mentre il padre è Riccardo Ambrosoli, avvocato impiegato presso la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde nell’ufficio legale.

Gli studi

Cresciuto ricevendo un’educazione fortemente cattolica, Giorgio frequenta il liceo classico “Manzoni” della sua città; poco dopo, si avvicina a un gruppo di studenti monarchici, che lo inducono a militare nell’Unione monarchica italiana.

Nel 1952, concluso il liceo, decide di seguire le orme del padre e di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza; laureatosi nel 1958 alla Statale con una tesi sul Consiglio Superiore della Magistratura e l’esame da procuratore (in diritto costituzionale), comincia a fare pratica nello studio legale Cetti Serbelloni.

Le prime esperienze da avvocato

All’inizio degli anni Sessanta si sposa con Anna Lori, nella chiesa di San Babila. A partire dal 1964, si specializza in ambito fallimentare, e in particolare nelle liquidazioni coatte amministrative; per questo viene scelto per cooperare con i commissari liquidatori che si occupano della Società Finanziaria Italiana.

La Banca Privata Italiana

Nel 1968 diventa padre di Francesca, mentre l’anno successivo nasce Filippo; nel 1971, arriva anche il terzo figlio, Umberto. Nel settembre del 1974 Giorgio Ambrosoli viene nominato da Guido Carli – governatore della Banca d’Italia – commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, che il banchiere siciliano Michele Sindona aveva portato a rischiare il crack finanziario: compito dell’avvocato milanese è quello di analizzare la situazione economica derivante dagli intrecci tra finanza, politica, criminalità organizzata siciliana e massoneria.

Giorgio Ambrosoli riceve una relazione sulle condizioni della banca da Giovanbattista Fignon, direttore centrale del Banco di Roma a cui era stato assegnato il compito di garantire un prestito a Sindona e che era diventato amministratore delegato e vicepresidente della Banca Privata Italiana, che riuniva gli istituti di credito del banchiere siciliano.

Le indagini di Ambrosoli

La relazione di Fignon è tutt’altro che rassicurante, vista la gravità della situazione, e ricostruisce le numerose operazioni che avevano contribuito alla nascita e all’espansione del sistema societario di Sindona. Nominato quindi commissario liquidatore, Ambrosoli riceve l’incarico di dirigere la banca, e ha l’opportunità di scoprire e analizzare da vicino le intricate operazioni intessute dal finanziare di Patti, a partire dalla Fasco, la società controllante che rappresenta l’interfaccia tra le attività nascoste e quelle conosciute del gruppo.

L’avvocato lombardo si accorge delle numerose e gravi irregolarità commesse da Sindona, e soprattutto delle molte falsità che compaiono nelle scritturazioni contabili; si rende conto, inoltre, delle connivenze e dei tradimenti compiuti da vari pubblici ufficiali.

La resistenza alla corruzione

Nel frattempo, Ambrosoli inizia a subire tentativi di corruzione e pressioni che mirano a indurlo ad avallare documenti che testimonino la buona fede di Sindona, in modo da evitargli qualsiasi coinvolgimento sia civile che penale. Ambrosoli, pur essendo conscio dei rischi a cui sta andando incontro, non cede: nel febbraio del 1975, in una lettera indirizzata alla moglie Anna, le comunica di essere in procinto di effettuare il deposito dello stato passivo della Banca Privata Italiana, spiegandole di non avere timori nonostante i problemi che tale atto causerà a molte persone.

Nella missiva, l’avvocato Giorgio Ambrosoli dimostra di essere consapevole che tale incarico sarà pagato “a molto caro prezzo: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese“. Quindi, Ambrosoli sottolinea come questo compito gli abbia creato solo dei nemici, che “cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria“.

Il coinvolgimento dell’Fbi americana

Durante le sue indagini, l’avvocato scopre anche le responsabilità di Michele Sindona verso la Franklin National Bank, un istituto statunitense che versa in pessime condizioni economiche: per questo motivo le indagini non coinvolgono unicamente la magistratura italiana, ma addirittura l’Fbi.

Nuove minacce

Nei mesi successivi Ambrosoli, oltre ai consueti tentativi di corruzione, deve fare i conti con vere e proprie minacce esplicite: ciò non lo distoglie, in ogni caso, dall’intenzione di riconoscere la responsabilità penale di Sindona e di liquidare la banca. Avvalendosi del supporto politico di Ugo La Malfa e di Silvio Novembre (un maresciallo della Guardia di Finanza) come guardia del corpo, però non ottiene alcuna protezione dallo Stato, a dispetto delle minacce di morte ricevute.

Ambrosoli ha anche il sostegno del governatore di Bankitalia Paolo Baffi e del capo dell’Ufficio Vigilanza Mario Sarcinelli, ma entrambi nella primavera del 1979 vengono incriminati per interesse privato in atti d’ufficio e favoreggiamento personale nell’ambito della vicenda Banco Ambrosiano – Roberto Calvi.

In questo stesso periodo Giorgio Ambrosoli riceve numerose telefonate anonime di carattere intimidatorio da parte di un interlocutore dal forte accento siciliano, che gli ordina, in maniera sempre più esplicita, di ritrattare la testimonianza che aveva fornito ai giudici statunitensi che stavano indagando sul fallimento del Banco Ambrosiano (nel 1997, in occasione del processo a Giulio Andreotti, sarà rivelato che l’autore di quelle telefonate, che includevano anche minacce di morte, era il massone Giacomo Vitale, cognato del boss di mafia Stefano Bontate).

L’omicidio di Giorgio Ambrosoli

Nonostante il clima di tensione sempre più rischioso, Giorgio Ambrosoli continua a condurre la propria inchiesta, pur osteggiato da pressioni politiche evidenti. Tale ostinazione, però, gli costa cara.

La sera dell’11 luglio del 1979, mentre sta tornando a casa dopo avere passato qualche ora in compagnia degli amici, l’avvocato milanese viene avvicinato da uno sconosciuto davanti al portone di casa: l’uomo (William Joseph Aricò, un malavitoso americano pagato 115mila dollari da Sindona), dopo essersi scusato, gli spara quattro colpi 357 Magnum, che lo uccidono.

Ai funerali di Giorgio Ambrosoli non parteciperà nessuna autorità pubblica, a parte alcuni esponenti di secondo piano della Banca d’Italia. Venti anni più tardi, nel luglio del 1999 lo Stato si rifarà assegnandogli la Medaglia d’oro al valor civile in quanto “splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all’estremo sacrificio“.

Il ricordo

Negli anni sono stati numerosi i luoghi pubblici a lui intitolati, tra cui biblioteche e scuole. Nel 2014 Rai Uno trasmette una mini-serie tv in due puntate dal titolo “Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera” (regia di Alberto Negrin), con Pierfrancesco Favino nel ruolo del protagonista.

 

Le case farmaceutiche richiamano l’Italia.

Scritto da: Marco Cedolin
Fonte: http://ilcorrosivo.blogspot.it/2015/02/le-case-farmaceutiche-richiamano-litalia.html

Marco Cedolin

Come possiamo leggere in un articolo di Repubblica di questa mattina, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, avrebbe richiamato l’Italia, alla luce di un netto calo delle vaccinazioni obbligatorie per i bambini, che avrebbero raggiunto il livello più basso degli ultimi 10 anni.
In tutta evidenza una brutta gatta da pelare per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che in un prossimo incontro a marzo, richiesto proprio dall’OMS, sarà tenuta a rendere conto al padrone di questo pesimo sgarbo che gli italiani stanno facendo alle multinazionali del farmaco…..

Stando al rapporto dell’Istituto superiore di sanità sarebbero in calo tutte le vaccinazioni ed in particolar modo quelle contro una malattia ferale (alla quale fortunatamente la nostra generazione è miracolosamente sopravvissuta) come il morbillo che l’OMS intendeva eliminare entro il 2015, data che probabilmente finirà per venire procastinata nel tempo proprio a causa della debenaggine degli italiani.
Insomma, per farla breve e non tediare troppo chi per bontà si impegna a leggere queste poche righe, gli italiani non stanno impegnandosi a vaccinare i propri bambini, contro morbillo, rosolia, pertosse, ecc, tutte malattie che un tempo neppure troppo lontano i bimbi “subivano” al modico costo di qualche giorno di scuola perso e magari una settimana a letto con un febbrone da cavallo, ottenendone in cambio una buona dose di anticorpi.
Le case farmaceutiche (di cui l’OMS è espressione), senza domandarsi se gli italiani lo facciano perché sono pigri, o piuttosto in quanto inizino a sospettare che gli effetti collaterali delle vaccinazioni siano di gran lunga più pericolosi del rischio connesso alle suddette malattie, danno una tirata d’orecchie al ministro Lorenzin.
Il ministro si cospargerà il capo di cenere ed assicurerà che non succederà più. In Italia, con tutta probabilità, partirà una campagna di stampa contro i genitori che non vaccinano i figli, magari coniando anche il termine vaccinofobi che fa tanto politicamente scorretto, diranno che sono dei cattivi genitori e li metteranno alla pubblica gogna. Se mai non funzionasse, sanno bene che potranno sempre minacciare di portarli via alle famiglie, quello funziona sempre, così il fatturato delle multinazionali farmaceutiche rimarrà rinchiuso in una botte di ferro.

10 commenti:

Alba Kan ha detto…

Sono sicura che il nostro ministro della Sanità darà una risposta “adeguata”…
In fondo è una grande esperta in materia, chi può capirne meglio di salute e sanità se non una che ha la maturità classica?

Jerry Blunt ha detto…

Proprio il prossimo sabato ho un incontro con un medico AUSL perche mia figlia ha compiuto 12 mesi e non ha ancora visto una siringa: gode di ottima salute (a parte un raffreddore ogni tanto) ed e’ vispa come deve essere una bambina di un anno, sono curioso di sapere di cosa vorranno parlare.

marco cedolin ha detto…

Cara Alba, se fosse stata un dottore l’avrebbbero sicuramente eletta ministro dell’istruzione. Funziona così, per loro, in questo disgraziato paese, dove tu per andare a sistemare la merce negli scaffali dei supermercati part time, devi mostrare un curriculum dove conosci due lingue e magari pure il titolo universitario.

marco cedolin ha detto…

Caro Jerry, sono molto curioso anche io, se ne avrai voglia condividilo poi con noi 😉

Federico Luongo ha detto…

Mi domando se abbiate la decenza di provare un po’ di vergogna per le aprioristiche, ridicole e pericolose campagne di disinformazione che diffondete sul web con tanta patetica e colpevole superficialità, inconsci (almeno apparentemente) dei danni che contribuite a causare negli ingenui che hanno l’ardore di credervi. Le vostre fantasiose ed inconsistenti teorie si fondano su un singolo studio che si regge su dati contraffatti volti a promuovere un’alternativa alla trivalente per fini puramente commerciali, e poi smentito dallo stesso autore. Cozzano contro ogni studio scientifico, oltre che con l’evidenza dei fatti (tutti i cittadini italiani sono obbligatoriamente vaccinati per antidifterica ed antitetanica, antipolio ed anti epatite B, e l’incidenza di autismo, che manca secondo quasi ogni studio scientifico svolto al riguardo- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2526159/, o qui riassunti https://www.vch.ca/media/MMR_evidence.pdf- di qualsivoglia correlazione con la sindrome, è ovviamente molto, molto inferiore al numero di persone vaccinate).
Gli effetti collaterali dei vaccini sono ben noti e riportati in letteratura e su ogni testo di medicina:dalle potenziali reazioni d’ipersensibilità all’encefalomielite acuta necrotizzante emorragica. Il punto, che voi adepti di patetiche teorie complottiste non riuscite proprio a cogliere né ad assimilare, è il senso del rapporto tra costi e benefici che ogni intervento medico, farmacologico o chirurgico determina sulla salute dell’individuo, e sulla base del quale si decide se e come intervenire. Qui in Italia per fortuna la legge limita i danni, perché vaccinazioni protettive nei confronti di malattie infettive potenzialmente mortali o gravemente invalidanti (come la poliomielite, che ha costretto milioni di persone alla disabilità, o l’epatite B, che, seppur in un numero circoscritto di casi, è in grado di cronicizzare conducendo a gravi alterazioni della funzionalità epatica fino alla cirrosi ed al carcinoma epatocellulare) sono obbligatorie; all’estero spesso non è così. Il morbillo che in un immunocompetente causa generalmente rush esantematici e febbre (ma anche, in un numero non poco significativo di casi, lesioni encefaliche gravi), in un’eventuale epidemia favorita da cali drastici delle vaccinazioni, espone bambini più piccoli e soggetti immunodepressi a rischi significativi che potrebbero essere evitati senza grosse difficoltà.

La Cina ammonisce l’Occidente. Siamo seduti su una mina

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/guerre/cina_ammonisce_occidente.html

  1. cina_usa
  2. È stata quasi ignorata la notizia rilanciata dall’agenzia di stampa Reuter lo scorso 27 febbraio, che sottolineava come la diplomazia cinese avesse ammonito l’Occidente affinchè prendesse nella dovuta considerazione le preoccupazioni per la sicurezza della Russia in riferimento alla questione Ucraina. A farlo notare è Eric Zuesse, storico e scrittore (1).

L’ambasciatore cinese in Belgio ha dichiarato che «la natura e le cause profonde» del conflitto ucraino sono rappresentate «dall’Occidente» e che «l’Occidente dovrebbe abbandonare la sua mentalità del gioco a somma zero e prendere realmente in considerazione le preoccupazioni della Russia riguardo la sicurezza».

Parlando di «reali preoccupazioni sulla sicurezza», si stava chiaramente riferendo all’espansione della Nato sempre più vicino al confine russo e alle basi militari americane piazzate nelle vicinanze (inclusa l’Ucraina), spiega appunto Eric Zuesse per Global Research.

«In altre parole, questo diplomatico ha detto: “L’Occidente ha un’attitudine cosiddetta a somma zero verso la Russia, anziché cercare di muoversi con un approccio grazie al quale nessuna superpotenza nucleare possa trarre benefici a spese di un’altra”. Questa è una critica diretta a Barack Obama e a tutti i leader pro-Obama, anti-Putin ed europei». Obama, prosegue Zuesse, continua a ripetere che di tutte le nazioni si può fare a meno, ad eccezione degli Usa, «quindi chiaramente pensa che anche della Russia si possa fare a meno».

«Non si tratta solo di un insulto, ma di un atto provocatorio – aggiunge Zuesse – è come se si stesse cercando la lotta. E per cosa?». «La Cina sta dicendo a Obama: fermati. E implicitamente gli sta anche dicendo che la Cina non è superflua».

Poco prima del colpo di stato in Ucraina, la società di ricerche e indagini sociali Gallup International nel dicembre 2013 ha diffuso i risultati di un sondaggio in 65 nazioni secondo cui: «Gli Stati Uniti sono il paese maggiormente scelto (24%) tra le nazioni indicate a rappresentare il pericolo più grande per la pace nel mondo. Seguono il Pakistan (8%), la Cina (6%), la Corea del Nord, Israele e Iran (5%). Tra chi ha risposto, ad avere maggiore paura degli Usa si sono rivelati i russi (54%), i cinesi (49%) e i bosniaci (49%)».

Questi dati ci fanno intendere come possano essere visti l’Occidente e le azioni da esso compiute guardando da un’altra prospettiva, cioè quella del resto del mondo.

«Eppure Obama continua a dichiarare che gli Stati Uniti sono l’unica nazione indispensabile al mondo» prosegue Zuesse, che evoca poi gli spettri di passati nazionalismi e ricorda, con parole amare, come nel 2009 proprio Obama abbia vinto il premio Nobel per la pace.

1) Eric Zuesse è autore del recente They’re Not Even Close: The Democratic vs. Republican Economic Records, 1910-2010 e di Christ’s ventriloquists: The Event that Created Christianity

 

Salviamo la foresta Marganai

Scritto da: Beatrice Salvemini
Fonte: http://www.aamterranuova.it/Ambiente/Salviamo-la-foresta-Marganai

E’ partita la raccolta di firme per salvare la foresta Marganai dalla furia distruttrice dell’Ente Foreste che vuole tagliare 540 ettari di bosco. E lo sapete perché? Per ricavare legna per gli impianti a biomassa!

Salviamo la foresta Marganai

La foresta di Marganai in Sardegna si trovatra Domusnovas, Iglesiase Fluminimaggiore e l’Ente Foreste ha deciso di tagliare oltre 540 ettari di bosco, quasi il 25%della foresta millenaria che si estende per circa 2.300 ettari. La scelta è paradossale, perchè lo scopo di questa devastazione è quello di ricavare legna per gli impianti a biomassa. Partner dell’iniziativa è il comune di Domusnovas, guidato da Angelo Deidda,che di ettari ne ha già fatti disboscare 35 negli ultimi tre anni. Già nel 2010 Comune e Ente foreste avevano lanciato un progetto per il “ripristino del governo a ceduo e la pianificazione dei futuri tagli”, con tagli di alberi su oltre 300 ettari. La Provincia di Carbonia-Iglesias e la Regione avevano dato il via libera senza neanche una valutazione di impatto ambientale malgrado parte dell’area interessata dai tagli ricada in ambito Sic, i siti di interesse comunitario. I primi tagli sono avvenuti al livello del suolo per 35 ettari. Nel luglio dell’anno scorso Comune ed Ente foreste firmano un apposito protocollo d’intesa: si va avanti, ma prima bisogna inserire il progetto nel Piano forestale particolareggiato (Pfp). Così gli ettari da disboscare passano da 305 a oltre 540. In aprile gli ambientalisti del Gruppo di intervento giuridico si oppongono, poi la Regione specifica che va fatta l’incidenza di impatto. Gli ambientalisti hanno chiesto alla Regione, all’Ente foreste e al Corpo forestale la revoca delle autorizzazioni ai tagli boschivi. Sono stati informati anche la Commissione europea e il ministero dell’Ambiente.

Ora è partita anche la raccolta di firme: chi vuole firmare può farlo cliccando qui

di Beatrice Salvemini
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Antenne: rivolta contro l'innalzamento dei limiti

Ambiente
07 Marzo 2015
di Giuditta Pellegrini
Di domenica si piantano gli alberi...

Ambiente
27 Gennaio 2015
di Beatrice Salvemini
Minerali clandestini

Le Campagne di Terra Nuova 2014
25 Gennaio 2015
di Beatrice Salvemini
I vostri commenti
23 Febbraio 2015
Salvatore
“Certo! la procedura relativamente all’impatto ambientale va fatta. E l’Ente foreste NON può dare autorizzazioni ai tagli boschivi. Gli impianti a biomassa ? Con il Decreto Legislativo 155/2010 si prevede di …….”mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi”. E’ una finalità chiara, sensata che persegue la tutela dell’esistente e del recupero dei territori compromessi .Di recente è apparsa questa nuova fonte di energia….illegale. E ciò è dovuto al fatto che tutti questi impianti (oltre 100 già in attività in Italia) una volta entrati in funzione, hanno peggiorato la qualità dell’aria e dei territori che li ospitano con l’immissione in atmosfera di importanti quantità di sostanze inquinanti, distruttive per la salute ed in contrasto con le previsioni del Dlgs surriferito, Questo tipo di energia viene classificata tra quelle rinnovabili (alberi e tutte masse derivanti da viventi…sono considerate rinnovabili ) ed ecco che lo sporco, giuridicamente diventa legale. “
23 Febbraio 2015
paolo
“salvate la foresta”
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L’inarrestabile declino di una democrazia

Scritto da:Piero Cammerinesi
Fonte: http://www.liberopensare.com/articoli/865-l-inarrestabile-declino-di-una-democrazia

La storia è nota ed è stata ripresa anche dalla stampa italiana per la sua assoluta atrocità.

di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine, Altrogiornale e Altrainformazione)

Houston, 3 Marzo 2015 – Il 22 Novembre scorso a Cleveland qualcuno chiama il 911 (il telefono della polizia) dicendo che c’è un ragazzino che, in un parco cittadino, punta una pistola “probabilmente finta” contro i passanti.

New video shows Tamir Ric 014Arriva subito una macchina della polizia e il ragazzino, Tamir Rice, viene ‘giustiziato’ entro – dicono i testimoni – entro uno o due minuti massimo dall’arrivo dei poliziotti.

Tamir, che aveva in mano una pistola a piombini e solo 12 anni, muore il giorno dopo in ospedale.

Ci sono due agenti nella macchina, Franck Garmack di 46 anni e colui che spara – praticamente appena aperta la portiera – Timothy Loehmann di 26.

Nella registrazione di una telecamera di sicurezza che inquadra la scena si vede Tamir che cammina sul marciapiede, giocherellando con una pistola – che risulterà essere una pistola giocattolo – che sporge dai suoi pantaloni.

La sua figura entra ed esce dall’inquadratura della telecamera e ad un certo punto si vede che fa una chiamata con il cellulare, raccoglie della neve e tira delle palle di neve.

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Poi, mentre si trova vicino ad un gazebo, arriva improvvisamente l’auto della polizia, che attraversa il parco sulla neve.

L’auto gli piomba praticamente addosso, fermandosi a pochi centimetri da lui. Dalle riprese si può vedere il ragazzino che allunga la mano alla cintura dove c’è la pistola giocattolo, mentre i due poliziotti balzano dall’auto armi puntate.

Immediatamente dopo si vede Tamir a terra, colpito.

“Shots fired, male down, black male, maybe 20,” Abbiamo sparato, un maschio di colore a terra, probabilmente di 20 anni – dice alla radio il poliziotto che chiama la centrale.

No, Tamir aveva solo 12 anni e stava giocando – anche se stupidamente come buona parte dei suoi coetanei – nel Cudell Commons Park.

Ma non c’è solo questo.

Non viene chiamata una ambulanza per diversi minuti. Solo dopo l’arrivo di un’altra pattuglia viene prestata assistenza al ragazzino ormai dissanguato.

Pochi istanti dopo arriva la sorella di Tamir – che ha assisitito all’assassinio a freddo del fratello – urlando “my baby brother, they killed my baby brother” – il mio fratellino, hanno ammazzato il mio fratellino.’

Uno dei due poliziotti le è subito addosso, la getta a terra e la ammanetta.

Questa la storia.

Una storia dell’”altro mondo”, del mondo da questa parte dell’Atlantico.

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Una storia come tante. Come quella di un homeless, di un senzatetto, giustiziato oggi a Los Angeles con 5 colpi di pistola solo perché non si faceva arrestare dalla polizia.

Poi ci sono state le proteste, le interrogazioni e le indagini.

E ieri sono arrivate le conclusioni della commissione.

Ci credereste? La città di Cleveland ha concluso il caso con queste parole: “The death of Tamir Rice was ‘directly and proximately’ caused by the 12-year-old’s own actions” – La morte di Tamir Rice è stata causata ‘direttamente e immediatamente – dal comportamento del dodicenne.

Non solo, sia Tamir – ormai defunto – che la famiglia sono stati dichiarati responsabili di “qualsiasi danno, ferite e perdite derivanti dall’incidente”.

Le 20 righe della sentenza stabiliscono che Tamir non esercitò la  “necessaria attenzione onde evitare di farsi male” e che i membri della sua famiglia – incluse la madre e la sorellina di 14 anni che avevano sporto denuncia per l’operato della polizia – devono rispondere dei danni “causati dal loro comportamento”.

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Sono state totalmente ignorate le testimonianze – persino dei colleghi di lavoro dell’agente che ha sparato – che indicavano che Timothy Loehmann era assolutamente inadatto al lavoro che faceva.

Già nel 2012 aveva avuto seri problemi con il suo modo di maneggiare le armi. In un file dell’Independence Police Department a firma del vicecapo Jim Polak, si attesta che egli, durante l’addestramento all’uso delle armi  “non è in grado di eseguire ordini anche semplici, non è capace di comunicare con chiarezza o di ricordare e che la sua performance con la pistola è decisamente scadente”.

E Polak rincara la dose affermando che, data l’instabilità emotiva del soggetto,  non ritiene che “né con il tempo né con l’addestramento Loehmann sarà in grado mai di correggere i suoi difetti”. 

Oggi pomeriggio sono arrivate le scuse del sindaco di Cleveland, Frank G. Jackson, per “l’uso inappropriato del linguaggio e per l’insensibilità dimostrata nel giudizio su quanto è accaduto”.

Scuse un po’ tardive per chi piange ogni giorno persone innocenti assassinate a freddo dalla polizia in questo Paese.

Tardive per chi si chiede se mai si metterà fine all’impunità praticamente assoluta delle forze dell’ordine, ormai armate ed addestrate militarmente a combattere contro il proprio popolo.

Tardive per chi vede ormai affondare la democrazia americana – ogni giorno di più – in un baratro senza apparente via d’uscita.

 

Questione palestinese: un’Italia bifronte

Scritto da: A:Terenzi
Fonte: http://www.clarissa.it/editoriale_n1937/Questione-palestinese-unItalia-bifronte

Proponiamo all’attenzione dei nostri lettori i testi integrali delle due mozioni che il 27 febbraio 2015 il Parlamento italiano ha approvato sul riconoscimento dello Stato palestinese, questione non di poco conto nella travagliata storia, ormai settantennale del conflitto israelo-palestinese.
Poiché è evidente la contraddittorietà di questo atto politico, che pone l’Italia in una posizione davvero singolare anche nel panorama europeo, almeno dopo che lo scorso 17 dicembre il Parlamento dell’Unione Europea si è deciso al grande passo con la risoluzione in cui afferma di sostenere “in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati”, riteniamo utile che i due testi approvati dal Parlamento italiano siano a disposizione del pubblico non specializzato.
Balza agli occhi infatti che nella mozione “centrista” siano centrali due aspetti:
– il ruolo di presidio della democrazia che per questi nostri parlamentari Israele svolgerebbe in Medio Oriente;
– il fatto che l’accordo fra Hamas e Al-Fatah (teoricamente questione interna dell’eventuale Stato palestinese) sia considerata come precondizione per il riconoscimento dello Stato palestinese, che quindi non è ancora riconosciuto.
Un’impostazione che è difficile conciliare con le due posizioni espresse nella mozione del centro-sinistra, anch’essa approvata nella medesima seduta:
– il fatto che l’ebraismo venga qualificato come “parte dell’identità europea” e l’Europa sia definita “casa degli ebrei”, senza ulteriori collegamenti con lo Stato ebraico in Medio Oriente;
– il fatto che la costituzione di uno Stato palestinese divenga obiettivo diplomatico al quale il governo si impegna.
C’è da chiedersi a questo punto quale sarà la linea portata avanti dal ministero degli Esteri italiano, sempre che il nostro Paese riesca ancora ad esprimere una propria linea di condotta sulla questione.
Sul piano dei fatti, è poi il caso di ricordare che è la stessa diplomazia israeliana che ha decretato la fine del processo di Oslo ed il decadimento della soluzione “a due Stati” della questione palestinese – cosa che anche la diplomazia europea sembra avere dimenticato.