L’INPS nasconde la verità sulle pensione ai precari per evitare rivolte

Scritto da: Nicoletta Forcheri 
Fonte: http://www.agoravox.it/L-Inps-nasconde-la-verita-sulle.html

L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.
Ma quello che non si dice sono i proventi da signoraggio che l’INPS riscuote come azionista di bankitalia. NF
Il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.
I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l’INPS gli “imprenditori di loro stessi” creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché L’INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.
L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.
Non si può non notare come anche la politica taccia su questo scandalo, ma non ci si potrebbe attendere altrimenti, perché a determinare questo scandalo hanno contribuito tutti i partiti attualmente rappresentati in parlamento, nessuno escluso.
I precari, tenuti all’oscuro o troppo occupati a sopravvivere, difficilmente noteranno la dichiarazione di Mastropasqua al Corriere della Sera e i media sembrano proprio intenzionati a non rovinare loro la sorpresa. Proprio una bella sorpresa!

L’industria farmaceutica segna una grossa vittoria:le erbe medicinali spariranno dall’Unione Europea

Autore: Andrea Bertaglio
Fonte: Gaia Health

L’industria farmaceutica ha quasi tagliato il traguardo della sua decennale battaglia per spazzar via qualsiasi concorrente. All’arrivo del 1° di aprile 2011 – fra meno di otto mesi cioè – praticamente tutte le erbe medicinali diventeranno illegali nell’Unione Europea. Negli USA la situazione è gestita in modo diverso, ma avrà lo stesso effetto devastante. Le gente non è diventata niente più di un lavandino dove l’industria farmaceutica e quella agroalimentare scaricano qualsiasi brodaglia della quale debbano disfarsi, e la gente non può che pagare il prezzo che loro decidono.

L’industria farmaceutica e quella agroalimentare hanno quasi completato il loro arrembaggio a tutti gli aspetti della salute, dai cibi che mangiamo al modo col quale ci prendiamo cura di noi stessi quando stiamo male. Non dubitate: questo arraffamento ci deruberà di quel poco di salute che ci era rimasto. 1° aprile 2011 L’inizio Con il più beffardo pesce d’aprile di tutti i tempi, la European Directive on Traditional Herbal Medicinal Products (THMPD) è stata emanata il 31 marzo 2004 rendendo operative regole per l’uso dei prodotti erboristici che erano precedentemente commercializzati liberamente.

Questa direttiva richiede che tutte le preparazioni di erbe debbano superare lo stesso tipo di procedure dei farmaci. Non fa differenza se un’erba sia stata liberamente utilizzata per millenni. I costi di queste – nuove – procedure sono ampiamente superiori a quelli affrontabili dalla maggior parte dei produttori – esclusa ovviamente le grandi industrie farmaceutica ed agroalimentare. Per avere un’idea, si parla di costi oscillanti fra i 100.000 ed i 150.000 € per erba; se poi si tratta di un composto, ogni erba deve essere trattata separatamente.

Non conta se un’erba sia stata usata con sicurezza ed efficacia per migliaia di anni, dovrà essere trattata come fosse nuovo farmaco di laboratorio. Naturalmente, le erbe sono ben lungi da essere farmaci di laboratorio, sono invece preparati ottenuti da fonti biologiche che non sono necessariamente purificati – perchè la cosa potrebbe modificarne natura ed efficacia – così come avviene per gli alimenti. Trattarle come prodotti di sintesi è distorcere la loro natura e la natura delle erbe medicinali.

La cosa ovviamente non fa la minima differenza dentro le mura dell’Unione Europea controllata da BigPharma (la grande industria farmaceutica) un’Unione che ha inglobato il corporativismo nella sua costituzione. Il dottor Robert Verkerk della Alliance for Natural Health, International (ANH), così descrive il problema di richiedere procedure di tipo farmacologico per preparazioni di erbe come segue: «Ottenere una classica erba medicinale, se proveniente da una zona tradizionalmente nota per la sua coltivazione di erbe medicinali ma non-europea, dato il – nuovo – protocollo di registrazione europeo diventerà facile come infilare un cubo in un buco tondo.

Questo sistema di regole ignora le tradizioni, e quindi non è stato adeguato a tenerne conto. Questi adeguamenti sono invece urgentemente necessari se la regolamentazione non è volta a discriminare le culture non-europee, violando così i diritti umani». Leggi sul commercio Per meglio comprendere cosa potrebbe succedere, vale la pena inquadrare il fatto che il sistema delle leggi sugli scambi commerciali è stato al centro di manovre per mettere sotto il controllo di BigPharma e dell’industria agroalimentare tutti gli aspetti relativi ad alimenti e medicinali. Se avete seguito quanto sta accadendo negli Stati Uniti relativamente al latte fresco ed alle affermazioni da parte della FDA (Food and Drug Administration) secondo le quali degli alimenti diventano magicamente delle medicine nel momento in cui ne vengono semplicemente citati effetti sulla salute, avrete notato che nella questione è stata coinvolta la Federal Trade Commission (FTC, Commissione Federale sugli Scambi Commerciali, ndt).

Piuttosto di occuparsi degli alimenti e della medicina tradizionale dal punto di vista dei diritti umani, li hanno gestiti come tematiche inerenti il commercio. Così, al centro della legislazione sugli alimenti e le erbe, sono finiti i desiderata della grande industria invece dei bisogni e dei desideri dei popoli. E’ questo ribaltamento che ha prodotto quelle affermazioni assurde ed oltraggiose fatte dalla FDA del tipo che i Cheerios  e le noci diventano automaticamente medicine nel momento in cui vengono specificati i loro effetti sulla salute. E’ questo spostamento – da alimento a farmaco – che ha fatto sì  che la FDA potesse fare quelle dichiarazioni offensive del tipo che i Cheerios fossero medicine solo perchè ci sono indicazioni relative alla salute.

Lo scopo di tutto questo è di rendere il mondo ben sicuro per i commerci dei colossi industriali. I bisogni e la salute della gente non sono assolutamente un fattore del quale tengano conto. Come combattere contro questo attacco alla nostra salute e benessere L’affare non è concluso, perlomeno, non ancora. Se ci tieni a poter usare erbe medicinali, o se ci tieni a poter prendere vitamine ed altri integratori, per favore, agisci. Anche se queste tematiche ti sembrano prive di importanza, pensa alle persone che ti sono care: meritano che sia loro negato il diritto ad un trattamento medico e ad una assistenza scelta da loro?

La ANH (Alliance for Natural Health, ndt) è attiva nel combattere queste violazioni, attualmente è in causa per cercare di fermare la direttiva THMPD. Speriamo ci riescano, ma la storia recente mostra che nessuna manovra legale riesce a fermare questi carri armati. Tuttavia non possiamo permetterci di starcene seduti ad attendere l’effetto dei nostri sforzi, dobbiamo considerare questo loro scenario come uno nel quale ognuno di noi possa giocare un ruolo. Tocca a noi – ad ognuno di noi – agire. Se vivi in Europa, per favore, manda una lettera, un messaggio al tuo rappresentante al Parlamento Europeo. Vai a questa pagina e cerca chi sia costui ed il modo di contattarlo.

Poi spedisci una lettera che affermi, senza ombra di dubbio, che tu sostieni in modo forte le azioni dell’ANH, azioni miranti a sospendere l’entrata in vigore del THMPD e che ti auguri si alzino anche a favore del diritto delle persone a scegliere trattamenti erboristici. Se ti risulta difficile scrivere una simile lettera, clicca qui per un esempio (nel formato universale rtf) suggerito dalla ANH; sei libero di utilizzarlo. Pensa a cosa dirai ai tuoi figli e nipoti se ti chiederanno perchè non lo hai fatto. Come potrai spiegare loro che non eri così interessato nella loro salute?

Come potrai dire loro che era più importante seguire i finti reality in televisione piuttosto che scrivere quella semplice lettera? E’ solo con la protesta attiva che possiamo fermare questa congiura contro la nostra salute. Se ce ne stiamo seduti apatici, vinceranno loro. Il nostro diritto di proteggere la salute nostra e dei nostri figli è in gioco. Se ci tieni alla salute dei tuoi figli e nipoti, allora devi agire. Fatti sentire, il momento della verità è ora. Puoi star lì seduto e non far nulla o puoi farti sentire forte. Poi,  una volta fatto, parla con tutti quelli che conosci. Dì loro che è il momento di agire, non c’è assolutamente tempo da perdere.

Flop al G20: La crisi non ha insegnato nulla

Scritto da:Alberto Berrini
Fonte: www.bancaetica.it

Come era prevedibile, il G20 di Seul (11-12 novembre 2010) non ha portato alcun risultato apprezzabile, in particolare rispetto alla “guerra delle valute” (di cui si era parlato nella rubrica “global vision” del mese scorso) tuttora in corso. Del resto la decisione della Banca Centrale americana, che ha preceduto il summit, di accelerare ulteriormente la creazione di moneta con enormi acquisti di titoli – in parole povere la scelta della Fed di stampare dollari – ha precluso a priori ogni esito positivo del G20 coreano. Si è trattato, infatti, di un atto unilaterale che ha depotenziato qualsiasi “possibilità diplomatica” dell’incontro di Seul. Gli Stati Uniti hanno, tra l’altro, così dimostrato un’incapacità culturale, prima ancora che economica e politica, di comprendere quanto il mondo sia cambiato e che gli altri Paesi, in particolare quelli in condizioni economiche favorevoli, non accettano più senza reagire quanto viene stabilito a Washington. Ma, soprattutto in quest’ultimo G20, sono definitivamente tramontate le ormai tenui speranze di un’uscita “semplice”, perché politicamente coordinata a livello internazionale, dalla crisi. Nella primavera del 2009 (vertice di Londra), al culmine della tempesta economica mondiale, sembrava che il G20, accantonato l’obsoleto G7, potesse diventare l’organismo in grado di svolgere quel ruolo. Ma da allora non si sono registrati che fallimenti negli incontri successivi, come fallimentare è stata la complessiva politica economica internazionale nell’affrontare una crisi che evolve in fasi successive, che vanno a toccare ambiti diversi del sistema economico e che, proprio per questo, è ben lontana da concludersi.
E l’esito di tutto ciò, almeno nella parte cosiddetta “sviluppata” del mondo, sono le decine di milioni di posti di lavoro persi e le scarse prospettive di riassorbire, nel breve come nel medio termine, questa “nuova” disoccupazione con riflessi negativi a livello sociale fin troppo evidenti. Dunque, in definitiva, il summit di Seul segnala che di fronte al disordine monetario internazionale nessuna “Bretton Woods” è all’orizzonte. Ma il problema non è solo “diplomatico”, ossia di relazioni internazionali, ma anche e soprattutto di “paradigma teorico” che ancora è alla base delle politiche economiche nazionali e internazionali. Da questo punto di vista il liberismo non è stato sconfitto dalla crisi, né questa ha riportato in auge, se non in maniera strumentale e limitata all’emergenza, il pensiero keynesiano. Questo implica dei cambiamenti, non solo di obiettivi e di strumenti, ma anche di atmosfera culturale, visioni della società e sistemi di valori che circondano e permeano il nucleo della politica economica. Al punto che l’economista americano Krugman tristemente osserva che “Il Presidente Obama e compagnia sono riusciti in una grande impresa: convincere gli elettori che l’interventismo pubblico ha fallito senza applicare l’interventismo pubblico”. (Obama ha perso e non ha più “stimoli”, Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2010) Tornando ai commenti sull’ultimo G20, anche un economista “moderato” come Franco Bruni ha sottolineato che “la crisi dovrebbe aver insegnato che le cose sono cambiate: cambiano le locomotive ma, soprattutto, il modello di sviluppo precedente non si è inceppato per un incidente di percorso, ma perché non era sostenibile”. (Il mondo alla guerra delle valute, La Stampa, 13 novembre 2010).
Peccato che, a distanza di tre anni dalla più grave crisi economica internazionale, paragonabile solo alla Grande Depressione degli anni Trenta, nessuno sembra accorgersene.