Le violenze nelle foreste del Congo e la gestione sostenibile

Fonte:http://www.salvaleforeste.it

Due recenti casi di conflitto sociale tra le imprese forestali e comunità locali hanno portato a interventi violenti della polizia, con arresti e violazioni dei diritti umani. Secondo diversi rapporti indipendenti, in aprile la comunità Bosanga nel villaggio Yalisika, Bumba (provincia dell’Equatore), hanno protestato contro la Siforco (filiale congolese del gruppo Danzer) , sostenendo che l’impresa non ha mantenuto le sue promesse di investire nelle infrastrutture sociali. La Siforco ha richiesto l’intervento della polizia, che è intervanuta con violenza:  diversi abitanti del villaggio sono stati picchiati dalla polizia e uno è stato ucciso,  Momoma Tika Frédéric. Diverse donne sono state violentate e la proprietà di molti abitanti del villaggio sono state distrutte.
Il 15 maggio, gli abitanti dei villaggi della zona di  Inongo (provincia di Bandundu) sono stati picchiati  dai poliziotti nella zona, in seguito al conflitto tra la comunità e la Sodefor (filiale congolese del gruppo  NorSüdTimber). Sette persone sono ancora detenute in condizioni spaventose, e senza che gli sia stata comunicato alcun procidimento legale.

“Una delle principali cause del ripetersi dei conflitti è la mancanza di  una pianificazione partecipativa sulla destinazione d’uso del suolo nelle aree forestali assegnate in concessione alle compagnie del legno. E’ fondamentale che il governo della Repubblica Democratica del Congo e la comunità internazionale si impegnino a sostenere una effettiva moratoria sul rilascio di nuove concessioni”.

Sia la Sodefor che la Siforco sostengono di aver attivato le procedure per la certificazione della gestione sostenibile delle foreste, con il sostegno economico della cooperazione internazionale. In gennaio, la Sodefor ha ottenuto la certificazione per lo standard del legno controllato dal FSC (Forest Stewardship Council) proprio per l’area in cui si è verificato il conflitto sociale. Il 13 maggio, Greenpeace ha invitato formalmente il FSC a dissociarsi dalla Sodefor, e ha continuato a esortare l’FSC di porre fine alla concessione di nuovi certificati a operazioni su scala industriale nel Bacino del Congo, fino a quando non vi saranno i presupposti per una di certificazione credibile. I recenti episodi di violenza mostrano che non vi sono le condizioni per una gestione responsabile delle foreste nella Repubblica Democratica del Congo.

Oltre 15 milioni di ettari di foresta pluviale sono attualmente al taglio industriale per la produzione di legname. L’espansione del taglio nelle residue foreste intatte del Congo distruggerà un’importante riserva globale di carbonio e di biodiversità. Oltre a causare gravi impatti ambientali, il taglio industriale nella regione aggrava la povertà e genera i conflitti sociali.

Studio americano: la metà della carne alimentare è infetta

Fonte: http://spaziomente.wordpress.com/

Notizie nefaste per i carnivori. Uno studio americano condotto dalla Infectious Diseases Society of America – e pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases – informa che circa la metà di tutta la carne e del pollame dei negozi americani è infetto.

In particolare, la carne esaminata (per la precisione il 47%) contiene in tassi elevati lo Staphylococcus aureus, un batterio legato a molte comuni malattie umane. In oltre la metà dei casi, questi batteri si sono rivelati resistenti ad almeno tre classi di antibiotici: in poche parole, sono delle vere e proprie bombe biologiche.
Certo, non che non si potesse già immaginare, ma per la prima volta è stata notificata nero su bianco la pericolosità connessa al consumo dei cibi animali più comuni. Che risultati simili siano ovvi, può facilmente essere dedotto prendendo in considerazione la forte presenza di farmaci e ormoni usati negli allevamenti del bestiame, resi necessari ovviamente per far fronte alla grossa quantità di carne voluta dalla produzione: un farmaco oggi e un farmaco domani e la generazione di batteri ultra-allenati e resistenti è assicurata.
Cosa significa questo in soldoni? Semplice: “le infezioni stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici esistenti”, ha detto il dottor Hughes, presidente del’IDSA. In ancora meno parole: gli antibiotici sono sempre meno utili, sia a fronte di un’alimentazione ricca di tossine e batteri che per un uso sconsiderato di questo tipo di farmaci.
La situazione è così poco simpatica da indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad adottare come tema centrale del Giorno Mondiale della Salute proprio la resistenza agli antibiotici. Sorge quasi automatica dunque la corsa agli armamenti: pare che diversi enti di ricerca stiano cercando di creare almeno una decina di super-antibiotici in grado anche di debellare gli ultimi batteri incriminati.
Molto poco da queste istituzioni, invece, viene detto sulla prevenzione e sull’adozione di comportamenti alimentari e salutistici più “sensati” per il nostro organismo. Possibile? Che la “resistenza” davvero problematica non sia quella agli antibiotici ma quella alla revisione delle proprie abitudini e certezze? La domanda, naturalmente, è retorica.
L’articolo completo in questione è: A. E. Waters, T. Contente-Cuomo, J. Buchhagen, C. M. Liu, L. Watson, K. Pearce, J. T. Foster, J. Bowers, E. M. Driebe, D. M. Engelthaler, P. S. Keim, L. B. Price. Multidrug-Resistant Staphylococcus aureus in US Meat and Poultry. Clinical Infectious Diseases, 2011; DOI: 10.1093/cid/cir181.

Bollicine da centinaia di dollari

Scritto da: Francesca
Fonte:http://postificio.com/

Può sembrare fuori da ogni logica, per chi ama bere bene, ma non è un collezionista: eppure, al mondo, ci sono veri e propri amatori disposti a spendere cifre a molti zeri per accaparrarsi bottiglie storiche, pezzi unici e rarissimi, nonostante il loro contenuto non sia più “bevibile”. Ma quali sono le bottiglie più ambite e più costose del mondo?

Risale addirittura al 1787 la bottiglia di Chateau Lafite, quotata più di 160,000 dollari: il motivo di un prezzo così esorbitante (praticamente sono più di 110,000 euro) è che questa bottiglia è appartenuta al terzo presidente degli Stati Uniti d’America, Thomas Jefferson; nel 1985 questa bottiglia è stata messa all’asta e resta la più costosa di sempre; a T. Jefferson sono attribuite anche altre pezzi molto pregiati, in quanto è risaputo che il presidente amava molto bere: uno Sherry del 1775 e uno Chateau d’Yquem del 1787, rispettivamente del valore di 43,500 e 56,588 dollari.

Insomma, se il Chateau Lafite Rothschild si è meritato l’appellativo di “vino del Re“, attribuitogli dal cardinale Richelieu, un motivo c’è: si tratta di un vino nato in Francia intorno al 1670 e diventato, nel volgere di pochi anni, uno dei più pregiati e dei più amati da Luigi XV e dalla sua corte. Il nome deriva da guascone “la hite” (“la collinetta”), luogo dove sorse il primo vigneto del marchio costruito da Jacques de Sègur; in seguito il vigneto fu acquisito dal banchiere James de Rothschild.

Oggi questo vino continua a far parte della ristretta élite di vini più pregiati al mondo: i vigneti sono di circa 100 ettari, ripartiti tra 70% di Cabernet Sauvignon, 20% di Merlot, 5% di Cabernet Franc e 5% di Petit Verdot: le bottigle prodotte sono circa 240.000. Si tratta di uno dei vini più costosi che si possano comprare e costituisce, infatti, un campo d’investimento veramente molto fertile.

Progetto Firefly: il primo elicottero elettrico

Sccritto da: Giovanni Graziani
Fonte: http://www.howtobegreen.eu

Sikorski è uno dei più grandi e famosi produttori di elicotteri al mondo, un Marchio storico, che ha dato i natali a velivoli famosissimi come l’SH-3 Viking (la cui versione più famosa è quello che tutti conoscono come Marine One, l’elicottero usato dal Presidente degli Stati Uniti d’America), o l’SH-60 Black Hawk (ricordate “Black Hawk Down”?).

Quando un costruttore di queste dimensioni si impegna a creare un “dimostratore tecnologico” elettrico destinato al mercato del volo civile, beh, questa cosa non può che fare notizia e destare quantomeno curiosità, non trovate? Il Project Firefly, cioè Progetto Lucciola, è per l’appunto uno studio della Sikorski Innovations per lo sviluppo di un velivolo a batteria, sostituendo il motore a pistoni (combustione interna) di un elicottero esistente con un motore elettrico e batterie di tipo innovativo, ai sali.

Ovviamente, con una struttura così “pesante” in ferro e alluminio, e con motori e batterie non progettati appositamente ma semplicemente “adattati”, l’autonomia è di appena 15 minuti di volo, ma questo è appena il primo passo, e visto l’interesse suscitato all’Aviation Learning Center dell’EAA (Experimental Aviation Association) di Oshkosh, Wioming (USA) – http://www.eaa.org – possiamo scommettere su ulteriori, entusiasmanti sviluppi, già nei prossimi anni!!

Roditore riscoperto dopo 113 anni e fotografato per la prima volta

Fonte: http://www.physorg.com/ Traduzione: http://www.ditadifulmine.com/

Capita spesso di trovarsi nella situazione di dover cercare le chiavi della propria macchina e di non trovarle, per poi scoprirle, quasi per caso, nel posto più banale di casa vostra. Dev’essere stata la sensazione che hanno sperimentato i ricercatori della Fondazione ProAves nello scoprire un misterioso roditore gigante appartenente ad una specie che si supponeva scomparsa dalla Colombia fin dal 1898.

Il Santamartamys rufodorsalis, un ratto arboricolo dal pelo rossastro, è stato scoperto da Lizzie Noble e Simon McKeown, ricercatori della Fondazione ProAves, all’interno della El Dorado Nature Reserve, una riserva naturale creata nel 2005 con lo scopo di proteggere le specie di uccelli della regione. La riserva, che porta il nome della leggendaria città dell’oro, è vasta 2.000 acri, si trova a quasi 2000 metri di quota, e ospita una delle più vaste concentrazioni di specie anfibie endemiche del mondo.

I due ricercatori volontari stavano monitorando lo stato di conservazione degli anfibi in via di estinzione che vivono nel parco, impostando trappole fotografiche per poterli riprendere, quando si sono imbattuti nel roditore, che è rimasto per quasi due ore calmo e rilassato dando modo a Noble e McKeown di fotografarlo da ogni angolatura.

“Si è trascinato sul corrimano vicino a dove eravamo noi” dice la Noble, “e sembrava totalmente indifferente da tutta l’eccitazione che stava causando. Siamo stati assolutamente deliziati dal riscoprire una creatura così meravigliosa dopo solo un mese di volontariato con la ProAves. E’ chiaro che la riserva di El Dorado ha molte sorprese che ci attendono”.

“La El Dorado Nature Reserve rappresenta una vera e propria Arca di Noè, proteggendo le ultime popolazioni di fauna e flora endemica a rischio critico di estinzione; un tesoro vivente come non ce ne sono sulla Terra” continua Paul Salaman, lo scienziato che ha confermato la specie del roditore.

Il Santamartamys rufodorsalis è lungo oltre 40 centimetri (coda compresa), ed è fornito di una folta pelliccia e una sorta di criniera rossastre. Le caratteristiche di questo roditore sono state studiate sulla base di due soli esemplari colombiani, quello riportato in questo post e la pelle di un altro ratto catturato nel 1898 e custodito al New York Museum of Natural History.

“Avevamo due biologi colombiani sul campo. Hanno tentato in ogni angolo di foresta, hanno piazzato trappole sugli alberi, per terra, hanno dato un’occhiata ovunque, e questo ratto semplicemente gli è venuto incontro” dice Salaman. “Ho chiamato Lizzie su Skype e ho detto ‘Hai semplicemente riscoperto gli animali che per anni abbiamo tentato di trovare!'”.

Il ratto verrà ora classificato come specie a rischio critico di estinzione dalla International Union for Conservation of Nature, anche se nulla si sa sullo stato della specie.
Sembra non ci siano altre specie di ratto appartenenti al suo genere. “Potrebbe essere vecchio di decine di milioni di anni. Un antico relitto di un roditore che è rimasto isolato in quest’area”.

La Cina consuma sempre più legname

Fonte: http://www.salvaleforeste.i

Secondo i dati diffusi dall’ITTO, il valore totale del commercio di prodotti in legno in Cina ha raggiunto 67.608 milioni di dollari nel 2010, con una crescita del 27,7% rispetto al 2009. Rispetto al totale degli scambi commerciali, le importazioni hanno totalizzato 30.546 milioni, con una crescita del 37,2%, mentre le esportazioni hanno raggiunto i 37.062 milioni di dollari, con una crescita del 24,5%.
Nel 2010 Cina ha importato 34 milioni di metri cubi di tronchi, per un valore di 6 miliardi di dollari, con una crescita del 22% in volume e del 49% in valore rispetto al 2009. Le importazioni di conifera si sono assestate sui  24.270.000 metri cubi, pari a 3,2 miliardi di dollari, un 71% del volume dei tronchi importati e il 53% del valore.
Rispetto al 2009, il volume delle importazioni di tronchi di conifera è cresciuto del 20% e il valore del 45%. Il volume delle importazioni dei tronchi di latifoglia è stato di 10 milioni metri cubi, per un valore di 2,8 miliardi di dollari (rispettivamente il 29% e il 47% del totale delle importazioni). Rispetto al 2009, il volume delle importazioni di tronchi di latifoglie è aumentato del 30% e il valore del 53%. Gran parte dei tronchi di latifoglia importati provengono da foreste tropicali: 8.230.000 metri cubi, con una crescita del 35% rispetto al 2009.

Principali fornitori di tronchi in Cina nel 2010

Paese Volume (1000 mc) (%) Variazione (%)
Russia 14.035,5 40,9 -52
Nuova Zelanda 5.938,2 17,3 34,6
USA 2.781,4 8,1 266,2
Papua Nuova Guinea 2.477,8 7,2 49,3
Isole Salomone 1.454,7 4,2 29,4
Canada 1.178,4 3,4 216,8
Australia 1.056,2 3,1 44,3
Malesia 955,4 2,8 32,4
Gabon 738,6 2,2 -32,2
Congo 485,6 1,4 11,3
Totale 34.347,5 100 22,4

Anche le importazioni di segati hanno segnato un’impennata: 14,8 milioni di metri cubi (comprese le traversine), per un valore di 3.878 milioni di dollari nel 2010, con una crescita del 49% in volume e del 67% in valore rispetto al 2009.
Le importazioni di segati di conifera sono state di 9.370.000 metri cubi, per un valore di 1,824 milioni di dollari, pari al 64% e il 48% del totale, rispettivamente, il 47% in volume e del 66% in valore rispetto all’anno precedente. importazioni di segati di latifoglie si sono assestate sui 5.300.000 metri cubi, per un valore di 1.446 milioni di dollari, pari al 36% del totale. Le importazioni di segati di latifoglie sono aumentate del 32% in volume e del 50% in valore rispetto al 2009. I principali paesi di importazione di segati sono la Russia (con oltre 4,3 milioni di metri cubi), il Canada, gli Stati Uniti e la Tailandia.

Oltre la metà dei medici di famiglia è d’accordo sull’impiego della medicina omeopatica nella pratica clinica

Scritto da: Alberto Magnetti
Fonte: La stampa .it

I risultati di un recente sondaggio del Health Monitor CompuGroup Medical in sinergia con il Sole 24 Ore Sanità.

Un recente sondaggio del Health Monitor CompuGroup Medical in sinergia con il  Sole 24 Ore Sanità ha confermato il trend di crescita continua della medicina omeopatica tra il popolo italiano.  Se tra la popolazione  si contano 11 milioni di sostenitori, tra i medici di famiglia la percentuale sale vertiginosamente al 52,2% quando si tratta di proporla al paziente. Il restante 48% non la utilizza per vari motivi: che non la ritiene scientifica, chi non la conosce abbastanza a fondo (41,3%) e pertanto non ha sufficienti esperienze . Al sondaggio hanno risposto 1256 medici nel periodo 28 marzo – 2 aprile 2011.

Coloro che la sostengono e la propongono ai loro pazienti sono quelli che “hanno raccolto esperienze in determinati dati clinici” o che “credono” in questo tipo di terapia.

Le patologie affrontate più frequentemente con i rimedi omeopatici sono i disturbi del sonno o depressivi, raffreddori e allergie.

La maggioranza dei medici intervistati ha sostenuto che le cure andrebbero sostenute dal privato, ma il 28% pensa debba essere maggiormente sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale.

Infine la maggioranza dei MMG (52,3%)  ritiene che la formazione del professionista esperto in omeopatia sia da regolamentarsi con un percorso adeguato che tuteli il cittadino da chi non ha competenze specifiche.