Continua il Mistero di Obama

Scritto da: Steve Baldwin
Traduzione a cura di Anticorpi  

Molti americani non si rendono conto che abbiamo eletto un presidente di cui sappiamo davvero molto poco. 

Alcuni ricercatori hanno scoperto che i libri autobiografici di Obama sono poco più che una serie di acrobazie da pubbliche relazioni, avendo ben poco a che fare con gli eventi reali della sua vita. 

La verità è che il presidente Obama è forse il meno conosciuto di qualsiasi  altro presidente nella storia americana, ed in gran parte ciò è dovuto ad una serie di sforzi che sono stati effettuati per nascondere i suoi dati biografici. Questo fatto quindi dovrebbe interessare tutti gli americani. 

Una rete nazionale dei ricercatori è sorta per tentare di riempire gli spazi vuoti, ma il team di costosi avvocati al soldo di Obama ha innalzato invalicabili muri intorno a numerosi documenti, o semplicemente tali documentazioni sono state fatte sparire. Si calcola che il team legale di Obama abbia speso più di 1,4 milioni di dollari per impedire lo accesso a documenti ai quali tutti gli americani dovrebbero poter accedere. 

La domanda è: perché sono stati spesi così tanti soldi a tale scopo?
Proprio il presidente che ha fatto propri cavalli di battaglia motti come il “governo aperto” e  la “comunicazione completa” ha deciso di mantenere segrete le sue cartelle cliniche, le sue pagelle, i suoi dati di nascita o di suoi dati di cittadinanza. Ha affermato che non renderà pubblici i suoi dati universitari di Harvard, nè quelli relativi allo Occidental College, nè renderà mai nota la sua tesi presentata presso il Columbia College. Tutti i suoi record legali presso il Senato dello Stato dell’Illinois sono scomparsi. Inoltre, non è possibile rintracciare i suoi dati relativi alla frequenza presso la scuola di élite K-12 College Prep, Punahou School, con sede alle Hawaii. 

Molti americani non si rendono conto che abbiamo eletto un presidente di cui sappiamo davvero molto poco.
Alcuni ricercatori hanno scoperto che i libri autobiografici di Obama sono poco più che una serie di acrobazie da pubbliche relazioni, avendo ben poco a che fare con gli eventi reali della sua vita.
La verità è che il presidente Obama è forse il meno conosciuto di qualsiasi  altro presidente nella storia americana, ed in gran parte ciò è dovuto ad una serie di sforzi che sono stati effettuati per nascondere i suoi dati biografici. Questo fatto quindi dovrebbe interessare tutti gli americani. 

Una rete nazionale dei ricercatori è sorta per tentare di riempire gli spazi vuoti, ma il team di costosi avvocati al soldo di Obama ha innalzato invalicabili muri intorno a numerosi documenti, o semplicemente tali documentazioni sono state fatte sparire. Si calcola che il team legale di Obama abbia speso più di 1,4 milioni di dollari per impedire lo accesso a documenti ai quali tutti gli americani dovrebbero poter accedere.
La domanda è: perché sono stati spesi così tanti soldi a tale scopo?
Proprio il presidente che ha fatto propri cavalli di battaglia motti come il “governo aperto” e  la “comunicazione completa” ha deciso di mantenere segrete le sue cartelle cliniche, le sue pagelle, i suoi dati di nascita o di suoi dati di cittadinanza. Ha affermato che non renderà pubblici i suoi dati universitari di Harvard, nè quelli relativi allo Occidental College, nè renderà mai nota la sua tesi presentata presso il Columbia College. Tutti i suoi record legali presso il Senato dello Stato dell’Illinois sono scomparsi. Inoltre, non è possibile rintracciare i suoi dati relativi alla frequenza presso la scuola di élite K-12 College Prep, Punahou School, con sede alle Hawaii.

 

I dati riguardanti Obama presso la già citata Punahou School – ora misteriosamente scomparsi – probabilmente contenevano anche un certificato di nascita. E, secondo l’avvocato Gary Kreep: “i suoi dati riguardanti la frequenza presso lo Occidental College sarebbero  molto importanti in quanto potrebbero dimostrare che abbia frequentato quella scuola in qualità di studente straniero.” 

Effettivamente, Obama ha utilizzato il nome indonesiano “Barry Soetoro” mentre frequentava la Occidental. Kreep ha sollevato una obiezione di ineleggibilità di Obama ed in tal senso ha richiesto la produzione dei suoi documenti relativi allo Occidental. Tuttavia, gli avvocati di Obama si sono mossi molto in fretta per impedire che lo Occidental soddisfacesse tale richiesta. 

Inoltre, ora che tre esperti in falsificazione di documenti ufficiali hanno dichiarato evidentemente falsa la scansione del  “Certificato di Nascita” del presidente mostrato su un sito web pro-Obama, abbiamo la certezza che si stia nascondendo qualcosa anche qui.
Oltre 49 singole azioni legali sono stati registrate in materia di ammissibilità / rilascio  del certificato di nascita di Obama, alcune di esse giunte fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti, solo per vedersi respinta una udienza completa. 

Ma c’è di più. Ad esempio ci si chiede come abbia pagato i suoi studi alla Harvard Law School, poiché, nonostante una precisa domanda posta alla moglie, Michelle Obama, nessuno ha fornito alcun elemento che certifichi che il presidente abbia usufruito di prestiti per studenti. 

Obama non ha mai rilasciaro alcun dettaglio in merito, e ciò nonostante le ripetute richieste da parte del Chicago Tribune. Tuttavia, alcune fonti sostengono che i suoi studi ad Harvard siano stati finanziati da una fonte straniera, ed esattamente dal principe saudita Bin Talah Al-Walid. 

Più di recente, si è scoperto che la tessera di servizio Selective di Obama possa essere stata manipolata  La legge federale richiede che tutti i maschi americani si registrino per un eventuale servizio militare in caso di scoppio di eventi bellici importanti. 

La blogger Debbie Schlussel ha scoperto prove attendibili le quali dimostrerebbero che il modulo di registrazione per il servizio Selective di Obama  non siano state presentate  quando il presidente era in età giovane, come richiesto, ma nel 2008, e successivamente modificate affinchè  apparissero “consunte.” In effetti, i falsificatori hanno dimenticato di modificare anche il “Location Number Document” dal quale si evince che esso risale chiaramente a non prima del 2008. 

 

Questa è una frode ed un crimine. Le accuse della blogger sono sostenute anche da Stephen Coffman,  ex agente federale di rango elevato. Inoltre, sul documento risulta 4 SETTEMBRE 1980  come data di rilascio e HAWAII come luogo della transazione, mentre all’epoca è risaputo che Obama si trovasse a migliaia di chilometri di distanza, impegnato nei corsi di studio presso lo Occidental College di Los Angeles. 

La vera ragione per cui Obama probabilmente non inviò il modulo ai tempi della adolescenza risiede nel fatto che la sua cittadinanza keniota o indonesiana lo esentavano da tale obbligo. Ma chiaramente, una volta  intrapresa la carriera politica, realizzò che tutti i documenti che rivelassero una nazionalità estera  –  quindi il Selective Service, il certificato di nascita, i dati scolastici etc – gli avrebbero creato molti problemi  per la corsa alla presidenza. Dunque non è un caso se tutti i documenti che dovrebbero recare informazioni sulla sua nascita e cittadinanza siano assenti, sigillati, oppure manipolati. 

In effetti, ogni volta che sitenti di indagare a fondo sulla figura di Obama si trovano documenti secretati, siti web “ripuliti”, documenti alterati e domande senza risposta. Eppure, come per ogni altra cosa riguardante Obama, i  mass media hanno dato al presidente una grossa mano. 

Di tutte queste assurdità, l’ultimo mistero e probabilmente il più sconcertante di tutti, riguarda il codice di previdenza sociale di Obama. 

Sembra infatti che in base ai molti numeri di previdenza sociale che gli sono stati collegati, Obama abbia più di una identità. Orly Taitz, avvocato che ha presentato numerosi atti contro Obama circa la sua inidoneità a servire come presidente, sembra essere stato il primo ad accorgersi di tale  particolare.  Nelle vesti di rappresentante legale di un certo numero di ufficiali militari che si rifiutano di servire un comandante supremo a parer loro non in possesso dei requisiti necessari, ha ingaggiato l’investigatore privato Neil Sankey per condurre una ricerca sui numeri di previdenza sociale di Obama. 

Utilizzando Intelius, Lexis Nexis, Choice Point ed altri registri pubblici, Sankey ha rinvenuto circa 25 codici di previdenza sociale connessi al nome di Obama.
In effetti i codici potrebbero essere inferiori a 25, dal momento che Sankey ha impostato le sue ricerche anche su nominativi non identici ma strettamente correlati, quali: “Barak Obama”, “Batock Obama”, “Barok Obama,” e “Barrack Obama.” Potrebbero quindi esistere alcuni keniani residenti in America ed aventi lo stesso cognome o un nome rassomigliante. 

In ogni caso, concentrandoci esclusivamente sui nomi identici, si è potuto verificare come molti dei codici di previdenza sociale validi fossero collegati ad indirizzi presso cui è noto che  il presidente abbia risieduto. Nello Stato di cui Obama è originario – l’Illinois –  Sankey ha rintracciato ben 16 indirizzi diversi riferiti ad un Barack Obama o ad un Barack Obama H., i quali – come già specificato – è risaputo siano stati indirizzi dove il presidente ha risieduto. A tali indirizzi sono connessi due diversi codici di previdenza sociale, uno che inizia con 042 e l’altro che inizia con 364. 

In California, dove Obama ha frequentato lo Occidental College, esistono sei indirizzi iai quali è collegato. Ebbene, connessi a tali indirizzi vi sono ben tre codici di previdenza sociale, uno che inizia con 537 e gli altri due che iniziano con 999. 

Non sono stati rintracciati indirizzi presso New York, dove Obama ha frequentato la Columbia University, ma ne risulta uno nella vicina città di Jackson, New Jersey, a cui è connesso un codice di previdenza sociale che  inizia con 485. 

In Massachusetts – dove Obama ha frequentato la Harvard Law School – troviamo tre indirizzi, ad ognuno dei quali è collegato un codice di previdenza sociale che inizia con 042. 

Dopo essere stato eletto al Senato degli Stati Uniti nel 2005, Obama si trasferì in un appartamento  presso  Massachusetts Avenue, 300, NY. Il codice di previdenza sociale allegato a tale indirizzo è il 042. Eppure, tre anni dopo, Obama utilizzò un diverso numero di previdenza sociale per  l’indirizzo del suo ufficio di senatore degli Stati Uniti. A questo indirizzo è stato associato un codice di previdenza sociale che inizia con 282, codice verificato dal governo nel 2008. 

Questo mistero diventa ancora più strano se si considerano i molti altri indirizzi e codici di previdenza sociale di Barack Obama che appaiono in una dozzina di altri stati, ma non collegati a lui ufficialmente. 

Anche in questo caso, stiamo parlando di nomi del tutto identici a quello del presidente.
Tennessee, un indirizzo con un codice di previdenza sociale che inizia con 427
Colorado, un indirizzo con un codice di previdenza sociale che inizia con 456.
Utah, due indirizzi, con due codici di previdenza sociale che iniziano con 901 e 799.
Missouri, un indirizzo con un codice di previdenza sociale che inizia con 999.
Florida, due indirizzi (tre se si conta quello elencato a nome di Barry Obama). Uno di essi è collegato a un codice di previdenza sociale che inizia con 762.
Georgia, tre indirizzi, tutti con diversi codici di previdenza sociale: 579, 420 e 423.
Texas, quattro diversi indirizzi di cui uno collegato al codice di previdenza sociale 675.
Inoltre vi sono due indirizzi elencati per Barack Obama in Oregon e uno per gli  stati del Wisconsin, Michigan, Carolina del Sud e Pennsylvania. 

Insomma, esistono  49 indirizzi e 16 diversi codici di previdenza sociale connessi ad una persona il cui nome è “Barack Obama”. Se si dovesse espandere la ricerca a nomi strettamente correlati, quali: “Barac”, “Barak,” e “Barrack” Obama, si troverebbero oltre una dozzina di altri indirizzi e codici di previdenza sociale. 

Infine, il codice di previdenza sociale usato più frequentemente da Obama, quello che inizia con 042, è un codice rilasciato in Connecticut in qualche momento del biennio 1976-1977, tuttavia non esiste alcuna traccia di alcun Obama che abbia mai vissuto o lavorato nel Connecticut. Tra l’altro durante quel periodo Obama aveva 15-16 anni e viveva alle Hawaii. 

 

Il mistero che circonda Barack Obama sembra essere una cosa generazionale.
Alcuni ricercatori hanno scoperto una dozzina di pseudonimi, almeno due diversi codici di previdenza sociale, ed oltre 99 diversi indirizzi  per Ann Dunham, la madre. 

La assenza di documenti si estende anche alla madre ed ai nonni. Infatti, i ricercatori  non  sono stati in grado di trovare licenze di matrimonio riguardanti i due matrimoni di sua madre, ammesso che sia mai stata legalmente sposata. Stesso discorso vale per la licenza di matrimonio dei genitori di Ann. Non è stato possibile trovare un certificato di nascita di Ann, nè dei suoi genitori, e nemmeno dei nonni. 

Per motivi che nessuno conosce, gran parte della vita di Obama, di sua madre e dei suoi nonni  è stata cancellato dai registri come se non siano mai esistiti. 

Tornando ai codici di previdenza sociale, a che scopo qualcuno dovrebbe possederne così tanti? 

Secondo gli investigatori, coloro ai quali siano collegabili numerosi codici di previdenza sociale sarebbero in genere impegnati in attività criminose come frode della sicurezza sociale, frode fiscale, frode immobiliare, frodi elettorali, e così via. 

L’investigatore privato che ha compilato questa lista ha affermato che il possesso di diversi codici di previdenza sociale non proverebbe alcuna attività criminale, aggiungendo però testualmente che: “ho personalmente sperimentato in moltissimi casi che tali stranezze siano collegate a frode, inganno, riciclaggio di denaro e altri reati. Quello che è interessante notare è che la nonna di Obama, Madelyn Dunham, fosse una volontaria presso il reparto di successione Oahu Circuit Court e avesse quindi accesso ai numeri di previdenza sociale dei cittadini deceduti.” 

E ‘ chiaro che questo tema avrebbe bisogno di essere approfondito. 

Il Western Center for Journalism (http://www.westernjournalism.com) invita tutti i lettori a partecipare alla ricerca della verità. Se avete informazioni su uno degli indirizzi elencati, ci piacerebbe conoscerle. Per trovare un elenco completo di tutti gli indirizzi ed i numeri di previdenza sociale registrati a nome di Obama e della sua famiglia, visita il sito del Western Center for Journalism 

Articolo pubblicato sul sito Western Journalism
Link diretto all’articolo:
http://www.westernjournalism.com/exclusive-investigative-reports/the-mystery-of-barack-obama-continues/

Sole pallido, Terra oscura

Scritto da: Tom Bosco

È proprio vero che la realtà supera le più sfrenate fantasie, come pure che sembra non esserci limite all’incompetenza, al cattivo gusto e al totale disinteresse dei personaggi, protagonisti e comprimari, direttamente o indirettamente coinvolti nella più grave catastrofe ambientale che la storia planetaria ricordi. Tony Hayward, l’amministratore delegato della BP da 1 milione di sterline l’anno, ha pensato bene di andarsi a riposare dalle faticose tribolazioni del Golfo del Messico partecipando sulla barca di 16 metri della quale è co-proprietario (e del valore di 470.000 sterline) ad una prestigiosa regata nelle azzurre acque di Solent, presso l’isola di Wight.

Povero Tony, bisogna capirlo: la società che gestisce è stata esplicitamente accusata di aver mentito al Congresso USA per ridurre le proprie responsabilità nell’incidente, dopo la divulgazione di un documento interno che dimostra come l’entità della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico venisse stimata essere venti volte maggiore delle cifre divulgate pubblicamente dalla BP. Laddove lo scenario peggiore previsto consisteva in 100.000 barili di petrolio al giorno, la compagnia parlava di 5.000 barili al giorno che nel peggiore dei casi potevano arrivare al massimo a 60.000.

Tyrone Benton, uno degli addetti alla piattaforma sopravvissuti all’incidente, ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla BBC che già settimane prima del disastro si stavano verificando perdite di petrolio dall’impianto di sicurezza del pozzo, il cosiddetto BOP (Blowout Preventer) che avrebbe dovuto chiudere le valvole in caso d’incidente, che sia la BP che la Transocean, che gestivano la piattaforma, erano stati avvertiti del problema e che il pezzo difettoso era stato semplicemente staccato, invece di essere sostituito, così da non rendere necessario fermare la produzione. Benton non sa dire se poi, prima dell’esplosione, la sostituzione fosse stata effettuata.

Comunque Tony non ha di che lamentarsi troppo, dato che nel caso rassegnasse quelle dimissioni da più parti invocate, incasserebbe un bonus pari a 10.8 milioni di sterline e una pensione annua di 500.000, o almeno così sembra.

Nel frattempo, proprio in base alla sua testimonianza di fronte alla commissione del Congresso, si prevede che se non si troverà un modo di bloccare la perdita (si dice non sarà possibile prima di Natale…), il petrolio continuerà ad uscire per almeno due anni, forse addirittura quattro (basandosi sulla stima prudenziale di 60.000 barili giornalieri).

Mi viene da ridere (per non piangere) quando sento che la BP ha garantito un fondo di 20 miliardi di dollari per ripagare i danni: concordo con Patrick Martin (1) quando lo definisce un crimine corporativo oltre ogni immaginazione e afferma che il costo finale di questo immane disastro, combinando i danni agli ecosistemi, all’industria turistica e della pesca, nonché le conseguenze a lungo termine per la salute delle popolazioni locali, è probabile superi il bilione di dollari (mille miliardi).

ComeDonChisciotte ha pubblicato un paio di interessanti articoli (2), che esaminano le vere ragioni a monte dell’incidente, ma resta il fatto che trovo semplicemente grottesco quantificare in denaro un disastro ambientale di proporzioni tali che nessuna cifra al mondo potrà mai compensare:

“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,

l’ultimo fiume avvelenato,

l’ultimo pesce pescato,

vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.”

(Piede di Corvo)

Per aggiungere al danno la beffa, il 22 giugno un giudice federale di New Orleans ha bloccato una moratoria di sei mesi sulle trivellazioni in acque profonde, istituita dall’amministrazione Obama che in seguito agli eventi aveva sospeso l’approvazione di qualunque nuovo permesso di trivellazione nelle acque del Golfo del Messico. Il giudice ha affermato che il provvedimento era da considerarsi “nullo” e ingiustificato, in quanto l’impatto sulle imprese locali (leggi: petrolifere) sarebbe semplicemente eccessivo (in altre parole, un impatto negativo sul cosiddetto “ecosistema degli affari”). La Casa Bianca farà appello contro questa decisione…

Nel frattempo il petrolio ha cominciato a lambire Cuba, penetrando nelle correnti oceaniche:

Osservate questa mappa delle correnti, studiatevela e fatevi due conti su dove potrà arrivare tutto quel petrolio col passare del tempo…

Per darvi meglio un’idea, questa immagine termica sarà d’aiuto per visualizzare come si diffonderà il petrolio con le correnti oceaniche…

Nel frattempo, in caso di “emergenza nazionale” il buon Obama verrà investito del potere di “spegnere” Internet a volontà: questo il controverso disegno di legge (3) proposto da Joe Liebermann, guarda caso a capo della commissione statunitense per la sicurezza interna. Coi tempi che corrono e gli scenari che si prospettano nelle prossime settimane, mi sembra che questa legge caschi proprio a fagiolo…

Ovvio che di fronte a un’apocalisse del genere, la perdita di petrolio da una piattaforma egiziana nel Mar Rosso sia ben poca cosa, se non fosse che la chiazza sta minacciando Hurghada, un paradiso naturale visitato annualmente da milioni di turisti per immergersi nelle sue acque (sinora) incontaminate. 

Nel frattempo, in caso di “emergenza nazionale” il buon Obama verrà investito del potere di “spegnere” Internet a volontà: questo il controverso disegno di legge (3) proposto da Joe Liebermann, guarda caso a capo della commissione statunitense per la sicurezza interna. Coi tempi che corrono e gli scenari che si prospettano nelle prossime settimane, mi sembra che questa legge caschi proprio a fagiolo… 

Ovvio che di fronte a un’apocalisse del genere, la perdita di petrolio da una piattaforma egiziana nel Mar Rosso sia ben poca cosa, se non fosse che la chiazza sta minacciando Hurghada, un paradiso naturale visitato annualmente da milioni di turisti per immergersi nelle sue acque (sinora) incontaminate.

 

Gheddafi vuole l’acqua dei Reatini: no ai progetti libici su Antrodoco

Scritto da: Paolo Brogi

Legambiente denuncia: nel borgo il colonnello investirebbe milioni di euro, ma mira al suo oro blu
Nel paese adottato da Gheddafi: hotel, calcio e beauty farm (19 giu ’10)

I salti del Velino ad Antrodoco (dal sito Picchioverdeviaggi)
ROMA – Giù le mani dei libici da Antrodoco. Proprio mentre nella capitale italiana si diffonde la notizia che ci sarebbe anche un fondo libico fra i possibili acquirenti della A.s. Roma, Legambiente lancia l’allarme su un affare che di sportivo ha ben poco.
Secondo l’associazione il colonnello Gheddafi avrebe progetti nascosti – e non confessabili – per il piccolo borgo laziale di Antrodoco, che nell’estate del G8 aquilano aveva fatto notizia per una improvvisa visita del colonnello.

La scritta DUX tagliata nei boschi sopra Antrodoco (foto Reuters)
L’ORO BLU – Gheddafi – che in seguito aveva spedito nel borgo Reatino ai piedi del Monte Giano l’ambasciatore libico in Italia, Hafed Gaddur, accompagnato da Muri El Mishari, generale dell’esercito a capo del cerimoniale – sotiene di aver adottato il paesino per simpatia, ma in realtà sarebbe interessato a divenire comproprietario dell’acqua che scaturisce dalle fonti della zona.
I progetti sull’oro blu del leader libico, ben visti dagli amministratori locali, starebbero per concretizzarsi. All’orizzonte del piccolo comune, 2800 abitanti, un albergo di lusso con beauty farm e uno stabilimento per imbottigliare l’acqua minerale.

Gheddafi con gli abitanti di Antrodoco
LE FONTI DELLA CAPITALE – Il retroscena era stato già raccontato dal Corriere della Sera nel giugno scorso: Gheddafi ha scoperto il piccolo centro, sovrastato peraltro dalla scritta Dux (realizzata con gli alberi piantati nel ’39 dagli allievi del corpo forestale), mentre si recava al G8 dell’Aquila seguendo un percorso alternativo all’autostrada. Ma qualcuno sospetta la «scoperta» non sia stata casuale.
«A poca distanza da Antrodoco – ricorda Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – ci sono le sorgenti del Peschiera, che forniscono acqua potabile di altissima qualità alla stragrande maggioranza dei romani. Non vorremmo che l’operazione del colonnello Gheddafi ad Antrodoco prefigurasse un primo passo per una più ampia “conquista” delle riserve idriche appenniniche».

PROGETTI E DUBBI – Sul progetto di sfruttamento delle acque di Antrodoco, nel quale il leader libico investirebbe 15 o 16 milioni di euro, Legambiente chiede sia fatta chiarezza: «L’acqua è un bene comune, pubblico e universale, come hanno appena ribadito quei milioni di cittadini italiani che hanno firmato per il referendum contro ogni ipotesi di sua privatizzazione – scrive Parlati -. Per questo siamo molto preoccupati dalle oscure operazioni che sembrano ruotare attorno alle preziose riserve idriche sotterranee dei Monti Reatini e in particolare dalle voci di ingenti investimenti del “regime autoritario” libico nel Comune di Antrodoco».
Legambiente si domanda poi «quale possa essere l’interesse pubblico tale da giustificare un’operazione del genere senza alcuna gara per la scelta del partner, con l’ipotesi di cessioni di importanti beni in comodato gratuito o attraverso la costituzione di un’apposita società mista».

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_settembre_11/gheddafi-vuole-acqua-antrodoco-1703743477672.shtml

The “quake machine” – L’arma sismica

Scritto da Lino Bottaro
Fonte altra informazione di Giuditta

Da una dichiarazione di William Cohen, ex segretario di Stato per la Difesa USA, del 28 aprile 1997 :
Others [terrorists] are engaging even in an eco-type of terrorism whereby they can alter the climate, set off earthquakes, volcanoes remotely through the use of electromagnetic waves. So there are plenty of ingenious minds out there that are at work finding ways in which they can wreak terror upon other nations.It’s real, and that’s the reason why we have to intensify our[counterterrorism] efforts.

Secretary of Defense William Cohen at an April 1997 counterterrorism conference sponsored by former Senator Sam Nunn. Quoted from DoD News Briefing, Secretary of Defense William S. Cohen, Q&A at the Conference on Terrorism, Weapons of Mass Destruction, and U.S. Strategy, University of Georgia, Athens, Apr. 28, 1997.

Traduzione:

Altri terroristi sono impegnati in un tipo di azione “ecologica”, nel senso che essi possono alterare il clima, far scatenare i terremoti, le eruzioni vulcaniche, utilizzando onde elettromagnetiche. Molte menti ingegnose stanno lavorando attualmente per mettere a punto i mezzi per terrorizzare intere nazioni. Tutto questo è reale ed è per questo che abbiamo intensificato i nostri sforzi nella lotta contro i terroristi.

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Islanda, il paese senza bavaglio

Autore: Lino Bottaro

Approvata una legge che garantisce uno “scudo” quasi totale a chi metterà su Internet segreti militari, giudiziari, societari e di Stato di pubblico interesse. I blogger saranno protetti dai processi. “Sarà difesa la libertà d’espressione”. E così la piccola isola potrebbe diventare il bunker del giornalismo d’inchiesta 

dall’inviato di Repubblica GUIDO RAMPOLDI

REYKJAVIK – Alle tre di quella notte, quando il parlamento è stato chiamato a votare, la deputata anarchica Birgitta Jonsdottir non era affatto certa che la sua proposta sarebbe passata. E un mese dopo ancora si chiede se tutti i colleghi avessero capito l’entità della sfida che la piccola Islanda si impegnava a lanciare all’universo mondo – a Stati di polizia e a compagnie petrolifere, al Pentagono e a grandi banche, giù giù digradando fino all’Italia di Silvio Berlusconi. Ma fosse pure con il contributo di una scarsa consapevolezza, del sonno o della fretta di andare in ferie, sul tabellone elettronico è apparso, ricorda Birgitta, “un mare verde. Approvato all’unanimità. Ero stupefatta”. Da quel 16 giugno, un Paese di trecentomila abitanti promette uno scudo quasi totale ai disvelatori di segreti – segreti militari, segreti istruttorii, segreti societari, segreti di Stato.

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