Giappone: i giovani chiedono di non dimenticare

Fonte: http://www.buonenotizie.it/misc/2011/09/24/giappone-i-giovani-chiedono-di-non-dimenticare/

Yuya Numata, studente universitario giapponese del quarto anno di Giurisprudenza a Keio, è fortemente impegnato nella ricostruzione di Iwaki, sua città natale – parzialmente distrutta dal terremoto e dal conseguente tsunami dell’11 marzo scorso. Iwaki, con i suoi 330.000 abitanti, è la più grande città della prefettura di Fukushima ed è famosa per le acque termali, per lo stabilimento termale outdoor più grande del mondo e per i rinomati prodotti ortofrutticoli. Già dal mese di aprile, Yuya Numata e l’amico Toshiyasu Watanabe – anche lui studente universitario, al quarto anno di Scienze economiche all’Università di Hitotsubashi – hanno iniziato a cercare altri studenti originari di Iwaki disposti a formare un gruppo che promuovesse attivamente la ricostruzione della città.

Mossi dal desiderio di fare qualcosa di concreto e positivo, hanno quindi fondato il gruppo studentesco “Little Iwaki” (il cui nome formale completo è in realtà “Little Iwaki, movimento nato dai festival universitari, progetto studentesco che ha lo scopo di promuovere la ricostruzione di Iwaki”). Oggi, però, il movimento è conosciuto semplicemente come “Little Iwaki”, molto più facile da memorizzare.

Partendo dal presupposto che la città non è famosa solo per le terme, ma anche per i prodotti ortofrutticoli da sempre molto apprezzati dai Giapponesi, già in primavera i ragazzi di “Little Iwaki” hanno sperimentato l’apertura di punti vendita di prodotti freschi provenienti da Iwaki, ubicati in zone molto frequentate di Tokyo. L’esperimento è riuscito e la vendita di fragole, pomodori, patate e carote “made in Iwaki” è stata un successo.

Il progetto ha due obiettivi principali: uno a breve e uno a lungo termine. L’obiettivo a breve termine è quello di convincere i giapponesi a continuare ad acquistare e consumare i prodotti dell’area di Iwaki, per contribuire alla ripresa dell’economia della città (che dopo la catastrofe umanitaria si era fermata) e perché sicuri dal punto di vista alimentare. Il livello di radiazioni, infatti, che nel primo mese dopo la tragedia aveva raggiunto cifre record, già da metà aprile è rientrato – ed è tutt’ora – nella normalità, con valori intorno a 0,11 microsievert all’ora secondo i dati ufficiali (in ogni caso, al di sotto di 0,22 microsievert all’ora secondo quelle ufficiose).

Poiché in Giappone è tradizione che in autunno si svolgano numerosi festival universitari, “Little Iwaki” sta organizzando l’apertura di punti vendita presso i vari festival che si terranno a Tokyo, dove saranno venduti sia gli stessi prodotti agricoli, sia piatti pronti a base di frutta e verdura. Stavolta il progetto avrà il sostegno della Città di Iwaki, dell’Assessorato all’agricoltura e dell’Associazione giapponese delle cooperative agricole: quest’ultima si occuperà della spedizione di prodotti freschi da Iwaki a Tokyo.

Ma l’idea di mettere in vendita i questi prodotti ha un secondo obiettivo a lungo termine, decisamente più importante: per questi ragazzi è fondamentale che il mondo non dimentichi la catastrofe umanitaria e l’emergenza nucleare ancora in atto e che la tragedia di Iwaki e dell’intero Giappone non cada nell’oblio col passare del tempo. “Little Iwaki”, attraverso le sue iniziative, chiede a gran voce che la catastrofe non venga dimenticata, né dalla gente, né dai mass media locali e internazionali. Yuya, Toshiyasu e i loro amici chiedono che l’attenzione continui a restare alta, “affinché ciò che è successo e sta succedendo a Iwaki – e in tutto il Giappone – non cada nell’oblio col passare del tempo e rimanga indelebile nella memoria collettiva non solo del Giappone, ma del mondo intero”.

L’apparecchio che localizza i cellulari

Fonte: http://www.ilpost.it/2011/09/24/lapparecchio-che-localizza-i-cellulari/

L’uso di un apparecchio denominato stingray (un pesce parente della razza) da parte della polizia federale statunitense per localizzare un uomo sospettato di un reato ha fatto nascere un caso giuridico sui modi e i limiti dell’utilizzo di alcune nuove tecnologie negli Stati Uniti. Per più di un anno, le autorità federali hanno cercato un uomo chiamato in codice “the Hacker”, accusato di frode. Sono stati in grado di localizzarlo solo grazie a un apparecchio che è in grado di rintracciare la posizione di un cellulare anche quando questo non sta venendo utilizzato per effettuare una chiamata. L’uomo, Daniel David Rigmaiden, è stato arrestato in una casa della California.

L’FBI tiene molto alla riservatezza sull’utilizzo degli apparecchi di tipo stingray e prevede che i dati raccolti durante il loro uso siano cancellati il prima possibile, in modo da tenere il più possibile segrete le informazioni sulle loro capacità e caratteristiche tecniche.

Come funziona uno stingray
L’apparecchio in questione funziona in modo simile a un’antenna telefonica, permettendo a un cellulare di collegarsi a lui e misurare l’intensità del segnale inviato dal telefono. Un operatore può mandare un segnale al cellulare, che continua a rispondere fino a quando è acceso. Di solito l’apparecchio viene montato su un furgone insieme a un computer con un software per la localizzazione. Il segnale inviato dal cellulare cambia intensità man mano che si sposta, e mettendo insieme i dati è possibile localizzare dove si trova l’apparecchio telefonico. Lo stingray può servire, oltre alla localizzazione dei sospetti, anche a trovare persone disperse in zone accidentate o nell’area di un incidente. Il dispositivo non è pensato in primo luogo per ascoltare le telefonate.

Ci sono numerosi dispositivi del tipo “stingray”, costruiti da diverse aziende, a quanto affermano i produttori, venduti solamente alle forze dell’ordine e a enti governativi. Anche l’esercito degli Stati Uniti utilizza dispositivi simili.

Il problema legale
Un giudice distrettuale dell’Arizona ha ricevuto da Rigmaiden la richiesta di poter accedere a informazioni sulle nuove tecnologie investigative usate per rintracciarlo. Rigmaiden ha sostenuto che rintracciare un cittadino cercando tra le residenze private senza autorizzazione di un giudice e con l’aiuto di strumenti tecnologici sia illegale e vada contro quanto stabilisce la Costituzione statunitense in materia di segretezza delle comunicazioni private. Un responsabile dell’FBI ha detto che le informazioni sugli stingrays sono da considerare sensibili, e una loro diffusione pubblica potrebbe compromettere l’uso futuro dei dispositivi.

L’utilizzo degli “stingray” e le autorizzazioni necessarie saranno valutate dalla Corte Suprema il prossimo 8 novembre, dato che secondo alcuni violerebbe il Quarto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. L’emendamento stabilisce che non debba essere violato “il diritto del popolo di essere sicuro nelle loro persone, case, documenti ed effetti, contro irragionevoli perquisizioni e sequestri”.

Quello che è in discussione è se anche le ricerche fatte con gli stingrays abbiano bisogno di un mandato di perquisizione, cioè dell’ordinanza di un giudice che stabilisca l’esistenza di un “plausibile motivo” (espressione usata nello stesso Quarto Emendamento della Costituzione americana) per effettuare la ricerca, come se si trattasse della perquisizione di una casa. Un mandato di perquisizione deve essere supportato da prove e accuse ben circostanziate, ed è quindi più difficile da ottenere da parte della polizia. Sia al Senato che alla Camera degli Stati Uniti sono state presentate proposte di legge per rendere necessari i mandati di perquisizione nel caso della localizzazione di un cellulare da parte della polizia.

foto: AP Photo/Andy Wong

Heinrich Müller

Fonte: http://www.olokaustos.org/bionazi/leaders/muller-heinrich.htm

Nacque nel 1900 a Monaco di Baviera dove svolse gli studi inferiori dopo i quali, ancora giovanissimo iniziò a lavorare per la Bayerische Flugzeugwerke di Monaco, una delle prime fabbriche aeronautiche.

Nel 1917 si arruolò volontario della Aeronautica Militare. Combatté come aviatore venendo decorato con la Croce di Ferro di Prima e Seconda Classe.
Nel 1919 si impiegò presso l’Ispettorato dell’Aeronautica Militare di Monaco ma, il 1° dicembre entrò nella Polizia di Monaco. Iniziò così una carriera che, in soli dieci anni, l’avrebbe visto diventare Segretario di Polizia.

Era impiegato nella VI Sezione del Comando di Polizia di Monaco e, in tale mansione aveva l’incarico del controllo e della lotta ai movimenti comunisti. Quando il Nazismo giunse al potere e Heinrich Himmler divenne capo della polizia politica bavarese mentre Reinhard Heydrich diveniva capo della polizia politica di Monaco, Müller rimase al suo posto.
L’esperienza accumulata nella lotta contro i comunisti gli valse ulteriori avanzamenti carriera sino al grado di Kriminal-Inspektor nel novembre 1933. Quando la polizia politica fu centralizzata a Berlino Müller vi si trasferì. Venne utilizzato nella Direzione della polizia segreta di Stato (Gestapa), II divisione, sottodivisione II 1. I suoi compiti rientravano nella lotta anticomunista, antisindacale e le forze di opposizione in generale.

Era impiegato nella VI Sezione del Comando di Polizia di Monaco e, in tale mansione aveva l’incarico del controllo e della lotta ai movimenti comunisti. Quando il Nazismo giunse al potere e Heinrich Himmler divenne capo della polizia politica bavarese mentre Reinhard Heydrich diveniva capo della polizia politica di Monaco, Müller rimase al suo posto.
L’esperienza accumulata nella lotta contro i comunisti gli valse ulteriori avanzamenti carriera sino al grado di Kriminal-Inspektor nel novembre 1933. Quando la polizia politica fu centralizzata a Berlino Müller vi si trasferì. Venne utilizzato nella Direzione della polizia segreta di Stato (Gestapa), II divisione, sottodivisione II 1. I suoi compiti rientravano nella lotta anticomunista, antisindacale e le forze di opposizione in generale.

Nella foto:  Riunione alla centrale della Gestapo di Monaco, nel novembre 1939. Da sinistra Franz Josef Huber (comandante della Gestapo a Vienna), Arthur Nebe (direttore della polizia criminale –Kripo–), Heinrich Himmler (comandante in capo delle SS), Reinhard Heydrich (direttore dei servizi di sicurezza delle SS –RSHA–) e Heinrich Müller.

Dall’aprile 1934 venne trasferito alla Divisione II 1 H che si occupava della vigilanza all’interno del Partito Nazista.
Pochi mesi dopo scoppiava la tensione tra Hitler e il leader delle SA Röhm che si sarebbe conclusa con la sanguinosa “Notte dei lunghi coltelli”.
Il 20 aprile 1934 Müller aderiva alle SS con il grado di Sturmführer.
La sua carriera nelle SS fu travolgente: nel 1941 era Gruppenführer. Ciononostante e nonostante una serie di prestigiose onorificenze aderì soltanto nel 1938 al Partito Nazista (tessera n° 4.583.189).
Il vero lavoro di Müller si svolgeva però alla Gestapo e qui – a partire dall’estate 1936 – diresse la divisione Gestapo nell’Ufficio centrale della Polizia di Sicurezza avendo come diretto superiore Heydrich. Quando la Polizia segreta venne ristrutturata e venne creata la Direzione generale per la sicurezza del Reich (RSHA), la Gestapo ne divenne parte con la sigla Ufficio IV. Müller a capo dell’Ufficio IV era il diretto superiore di Adolf Eichmann che dirigeva la sezione IV B 4, la famigerata “Judenreferat” che si occupava della questione ebraica.
Come capo della Gestapo Müller divenne un elemento chiave dell’apparato repressivo nazista creando le strutture periferiche della Gestapo a Vienna e Praga.
Con la guerra la sua attività divenne vastissima: comandando la Sezione IV aveva sotto di sé le sottosezioni A-E che si occupavano di ogni aspetto repressivo compresa la “detenzione di sicurezza” cioèl’internamento nei campi e la lotta alla Resistenza nei Paesi occupati.
In tale carica rimase sino alla fine della guerra.
Sotto la sua supervisione operavano gli Einsatzgruppen incaricati di sterminare gli ebrei nei territori occupati nell’Unione Sovietica.
Pur essendo l’uomo più ricercato dagli Alleati riuscì a far perdere le sue tracce e non venne mai arrestato.

La laboriosa estate del MUOStro di Niscemi

Fonte:http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2011/09/la-laboriosa-estate-del-muostro-di.html

Le grandi piattaforme in cemento sono ultimate e nella prima settimana di ottobre potrebbe iniziare il collocamento dei tralicci per le tre grandi antenne circolari di 18,4 metri di diametro e le due torri radio di 149 metri d’altezza. Sul terreno sono visibili le lacerazioni delle ruspe per il tracciato stradale che congiungerà il costruendo centro con la stazione di radiotrasmissione della Marina militare USA di contrada Ulmo, Niscemi. Forse sarà l’ultima estate senza il MUOS (Mobile User Objective System), il modernissimo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate statunitensi pensato per le guerre del XXI secolo, quelle con i missili all’uranio impoverito, gli aerei senza pilota e le armi nucleari in miniatura, conflitti sempre più “virtuali”, computerizzati, disumanizzati.

Tre anni di ritardo sulla tabella di marcia degli strateghi del Pentagono, centinaia di milioni di dollari dilapidati per individuare e correggere gli errori progettuali, ma adesso non c’è più tempo da perdere, anche a costo di stuprare i territori e l’ambiente e ignorare la volontà popolare.
Così per Washington e militari italiani, si può sbancare all’interno dell’area protetta “Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), senza le necessarie autorizzazioni, in spregio alle leggi e al senso comune. “Lavori del tutto abusivi”, ha denunciato il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, che in compagnia degli amministratori di Caltagirone (Ct), Gela (Cl) e Vittoria (Rg) si è recato al cantiere MUOS per notificare l’ordinanza di sospensione dei lavori. “Avremmo voluto incontrare i militari statunitensi e consegnare personalmente l’atto, ma non si sono presentati”, afferma Di Martino.
“Poco tempo fa ho avuto notizia che all’interno della riserva naturale erano in piena attività camion, ruspe e betoniere. Ho inviato due volte i vigili urbani per verificare se effettivamente si stesse realizzando il terminale terrestre del MUOS. Da qui l’ordinanza di sospensione immediata dei lavori, provvedimento trasmesso alla Procura della Repubblica di Caltagirone, al Comando della polizia municipale, alla Stazione dei carabinieri ed al Genio civile di Caltanissetta”.
I lavori nell’area protetta “Sughereta” sono iniziati subito dopo il parere favorevole emesso l’1 giugno 2011 dall’assessorato territorio ed ambiente della Regione siciliana, bypassando l’amministrazione comunale che aveva formalmente dichiarato la propria contrarietà al progetto.
Al diktat di Palazzo dei Normanni, il sindaco Di Martino ha risposto presentando ricorso al Tar. “La Regione non aveva titolo per adottare provvedimenti che sono di competenza del Comune di Niscemi”, spiega il sindaco. “L’assessorato avrebbe potuto rilasciare l’autorizzazione solo nel caso in cui fossimo rimasti inerti di fronte al problema. Il 20 novembre 2009, l’amministrazione comunale ha però annullato il nulla osta ambientale che era stato rilasciato in precedenza per il progetto MUOS, perché riteniamo che l’area è già altamente a rischio per la presenza di 41 antenne di comunicazione poste nella base statunitense già dagli anni ’90”.
L’enorme impatto sul territorio e l’habitat naturale che deriverà dall’installazione delle antenne satellitari è desumibile dall’elenco degli interventi programmati dalla marina militare USA, in calce all’autorizzazione firmata da Giovanni Arnone, capo di gabinetto dell’assessorato: “livellamento superficiale del terreno e suo consolidamento; realizzazione di un sistema di drenaggio delle acque meteoriche; installazione di una recinzione con cancello, di un impianto di illuminazione perimetrale e telecamere; sistemi di viabilità; installazione di tre antenne paraboliche, circondate da altre antenne temporanee di servizio che verranno smantellate al termine dei lavori; costruzione di una cabina di trasformazione con due gruppi elettrogeni diesel; realizzazione di un impianto antincendio tramite un serbatoio alimentato dall’acquedotto comunale e dotato di sistema di pressurizzazione mediante elettropompe; collegamenti dell’area con le esistenti reti idriche, elettriche e telefoniche mediante tubazioni interrate”.
Al progetto di Niscemi, il Dipartimento della difesa ha destinato oltre 43 milioni di dollari (13 per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre e 30 per gli shelter e le attrezzature tecnologiche del sistema). I lavori furono affidati nella primavera del 2008 ad un consorzio d’imprese denominato “Team MUOS Niscemi”, costituito dalla Gemmo S.p.A. di Arcugnano (Vicenza), società leader nell’installazione elettrica e nella costruzione d’impianti e dalla LAGECO (Lavori Generali Costruzioni) di Catania. Si tratta di aziende particolarmente attive nel business delle infrastrutture militari USA in Sicilia.
La Gemmo, ad esempio, ha in affidamento da US Navy il “trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature”, la “gestione dei servizi ambientali”, il “controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti” nelle basi militari di Sigonella, Augusta, Niscemi e Pachino (Sr). La LAGECO, invece, ha eseguito qualche anno fa i lavori di recinzione e la bonifica ambientale del terreno del centro di radiotrasmissione navale di Niscemi, “contaminato a causa di un versamento di gasolio”. L’assenza all’ingresso del cantiere di tabelle indicative dell’importo, della tipologia dei lavori e delle imprese affidatarie, in violazione delle normative vigenti, impedisce di verificare se è ancora il “Team MUOS Niscemi” ad eseguire i lavori “abusivi”. È certo invece che sono niscemesi le aziende a cui sono state affidate la movimentazione terra e la fornitura di cemento e calcestruzzo.
“Oltre ad aver prevaricato le intenzioni della città, l’autorizzazione della Regione non ha assolutamente tenuto in conto i risultati degli studi scientifici commissionati dal Comune e pagati con i soldi dei niscemesi”, commenta l’ingegnere Gianfranco Di Pietro, consigliere comunale di Niscemi. “Restano sul piatto i rischi di questa installazione. I dati progettuali del MUOS che il servizio VIA-VAS ha ritenuto di poter approvare, parlano di fasci elettromagnetici da 1.600W che sprigionano un campo elettromagnetico sopra i limiti consentiti, per oltre 135 chilometri in linea retta rivolti a 17° dalla verticale in direzione delle città di Vittoria, Comiso, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Modica, Noto e Avola”.
A rilevare l’insostenibile rischio elettromagnetico del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitare il ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Massimo Coraddu. In particolare, Coraddu ha fortemente contestato le conclusioni riportate nello studio d’incidenza ambientale della Marina militare USA. “Siamo di fronte a frequenze impegnate di 30-31 GHz per le tre grandi parabole in banda Ka e di 225-400 MHz per le due antenne elicoidali in banda UHF”, spiega il fisico. “Per quanto riguarda la valutazione delle emissioni elettromagnetiche, lo studio dei militari statunitensi risulta gravemente carente e inadeguato sotto molteplici aspetti e non consente di valutare in nessun modo la reale entità del problema. La procedura di valutazione utilizzata è inaccettabile, in quanto assolutamente opaca. La normativa citata non sempre è quella appropriata e i risultati ottenuti appaiono incoerenti e contradditori. Altrettanto inadeguata e carente è la valutazione dei rischi: le ipotesi per quelli corsi dagli esseri umani (personale addetto e popolazione) non sono realistiche, quelle relative al rischio per la fauna sono state del tutto omesse, mentre la valutazione dei livelli di esposizione non è completa”
.
Massimo Coraddu contesta infine le motivazioni della Regione Siciliana per autorizzare i lavori d’installazione del sistema MUOS. “Il parere favorevole è stato espresso sulla base di alcune considerazioni completamente campate per aria”, afferma il fisico. “In particolare, gli studi ARPA effettuati, lungi dall’affermare che la situazione sanitaria sia tranquilla e sicura, hanno evidenziato emissioni che hanno già raggiunto e probabilmente superato i livelli di sicurezza previsti, e che andrebbero urgentemente abbassate. Sino ad oggi, inoltre, nessuno ha ancora avuto modo di vedere lo studio del Dipartimento di ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni dell’università di Palermo che, secondo la Regione, avrebbe accertato che il MUOS non comporterebbe condizioni di rischio per la salute dell’uomo”.
A commissionare lo studio top secret è stato il governatore Raffaele Lombardo in persona, instancabile sostenitore dell’ecoMUOStro di Niscemi. Tra gli estensori, i professori-ingegneri Luigi Zanforlin e Patrizia Livreri, “tecnici neutrali e non ingaggiati sicuramente dal Ministero della difesa o dalla NATO”, come ha voluto precisare Lombardo. Tesi che non trova assolutamente d’accordo Alfonso Di Stefano, rappresentante della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. “Esistono le prove documentali che negli ultimi tre anni la facoltà d’ingegneria dell’università di Palermo ha sottoscritto con il Laboratorio di Ricerca dell’US Army – Dipartimento della difesa, due contratti per un valore complessivo di 70.000 dollari per la produzione elettro-chimica di materiali nano-strutturati per applicazioni di conversione energetica”, denuncia Di Stefano. “La professoressa Patrizia Livreri, inoltre, già candidata Udc alle ultime elezioni regionali, prima di approdare nell’ateneo di Palermo ha svolto attività di ricerca per conto di aziende del gruppo Finmeccanica operanti nel settore della difesa e della produzione di apparati di contromisura elettronica. Parlare di neutralità ci sembra proprio una beffa…”.
Dopo le manifestazione e i cortei con migliaia di cittadini, l’inopportuna scelta del Comitato No MUOS di delegare in pieno l’opposizione alle istituzioni locali, ha comportato la fine di qualsivoglia forma di mobilitazione popolare, proprio nella fase in cui il ministero della difesa e Raffaele Lombardo lanciavano la loro controffensiva pro-MUOS. L’avvio dei lavori sta contribuendo però a risvegliare molte delle coscienze assopitesi. Protagonisti della riscossa ancora una volta i giovani e gli studenti universitari. In pochi giorni sono stati organizzati sit-in in piazza e volantinaggi, è stata lanciata una petizione popolare e due grandi striscioni No MUOS sono stati collocati davanti il portone della Chiesa Madre di Niscemi. Un presidio, infine, è stato installato vicino l’ingresso della stazione USA di contrada Ulmo. “Non si può permettere alla protervia dei vertici militari di passare, tranquillamente, sulle vite dei cittadini”, affermano. “La nostra è una lotta contro la presenza militare, dovunque essa si manifesti; contro le conseguenze prodotte dalle onde elettromagnetiche sprigionate dal MUOS; contro tutte quelle scelte che colpiscono le politiche sociali a vantaggio delle spese militari”. E l’autunno, a Niscemi, potrebbe farsi caldo.

Patrick De Gayardon

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1271&biografia=Patrick+De+Gayardon

Patrick De Gayardon de Fenayl nasce a Oulins, vicino Parigi, il 23 gennaio 1960. Trascorre un’infanzia tranquilla presso i nonni. Studia per undici anni nel convento dei Padri Mariani a Lione, consegue il diploma di scuola superiore, poi frequenta la facoltà di Giurisprudenza.
Prima di scoprire il paracadutismo pratica diversi sport tra cui windsurf, golf, tennis e sci.

Nel 1980, a 20 anni, Patrick De Gayardon debutta nel paracadutismo sportivo. Dal 1984 pratica base jump, disciplina la cui particolarità è il lancio da basi fisse: Patrick si getta da grattacieli, tralicci e ponti. La sua passione è il freestyle: compie straordinarie figure tridimensionali in caduta libera.

E’ campione di Francia di caduta libera nel 1985 e nel 1988; diventa vice campione del mondo nel 1986 nella stessa specialità.

Nel maggio del 1989 Patrick è tra i primi pionieri praticanti di una nuova disciplina che lo renderà famoso in tutto il mondo, lo skysurf, che consiste di realizzare durante la caduta libera con una tavola da snowboard fissata ai piedi, tutte le figure proprie dello sci alpino e del surf classico.

Nel 1991 ottiene un secondo posto nel campionato di Francia per la specialità “volo a squadre”. L’anno seguente diventa membro del “No Limits Sector team” e nella stessa primavera si lancia in base jump dalla sommità del Salto Angel, in Venezuela, la cascata più alta del mondo (979 metri).

Sempre nel 1992, in ottobre, si lancia in caduta libera nei cieli di Bordeaux da un’altezza di oltre 11700 metri. Nel 1993 Patrick De Gayardon si lancia da un elicottero nel Sòtano de Las Golondrinas, l’enorme canyon naturale del Messico. La difficoltà dell’impresa sta tutta nei tempi: Patrick apre il suo paracadute solamente dopo essere penetrato nell’immenso pozzo, profondo 376 metri e largo dai 63 ai 49 metri.

Singolare l’impresa che lo vede protagonista nell’aprile del 1994 quando si lancia da 3200 metri in un volo in skysurf sul Polo Nord. Il 14 novembre 1995 si lancia da 12700 metri nei cieli di Mosca e stabilisce il nuovo primato di lancio da grandi altezze senza respiratore d’ossigeno.
Poi nel 1996 vince il primo campionato del mondo di Skysurf, organizzato dalla Federazione Aereonautica Internazionale.

Dal 1997 Patrick De Gayardon dedica tutto il suo tempo al progetto “Wing Fight” per lo studio, la messa a punto e la sperimentazione di una tuta alare, di sua invenzione. Nei tre anni precedenti aveva studiato il volo di una singolare specie di scoiattoli del Madagascar, i quali muniti di una sottile membrana che collega gli arti anteriori, quelli posteriori e la coda, planano da un albero all’altro.

I primi prototipi della tuta risalgono al 1994 e i primi esperimenti al 1996. La particolare tuta è dotata di tre superfici alari cucite direttamente al corpo della tuta stessa, per riempire lo spazio che si crea tra le braccia, il corpo e le gambe allargate; formata da una doppia membrana, questa si gonfia durante la caduta creando un effetto portante.

Con questa tuta alare la velocità di spostamento orizzontale della caduta libera è di 140/150 chilometri orari. La velocità massima è 180 km/h; la velocità verticale di 90 km/h. Con un piano di caduta di 35 gradi e con un corpo inclinato in avanti di 20-25 gradi, si ottiene che lo spostamento orizzontale è maggiore di quello verticale.

Le prove di Patrick De Gayardon hanno portato a risultati impensabili: lanciandosi da 4000 metri è riuscito a spostarsi orizzontalmente di 6 chilometri, in poco più di due minuti: l’avanzamento orizzontale è pertanto molto di più di quello verticale. In definitiva si può parlare di volo planare, e in estrema sintesi della capacità per l’uomo di volare. Con questa impresa Patrick De Gayardon diventava l’uomo capace di rendere viva la leggenda di Icaro.

Con il volo planato, intuito, studiato e sperimentato personalmente, è stato poi capace, durante una caduta libera senza paracadute, di rientrare nello stesso aereo da cui, chilometri più in alto si era lanciato. Così come gli scoiattoli malgasci si lanciano da un albero atterrando su di un altro dopo un volo, così Patrick De Gayardon si è lanciato con la sola tuta, mentre l’aereo volava con il suo stesso angolo di discesa; e il francese si è prima avvicinato al velivolo, poi vi è rientrato.

Nel mese di aprile 1998 Patrick si trova alle isole Hawaii per sperimentare alcune migliorie sulle prestazioni della speciale tuta alare.
E’ lunedì 13 aprile, quando durante un lancio di allenamento, nel meccanismo di apertura del paracadute applicato alla tuta, compare un problema: Patrick De Gayardon muore tragicamente.

Il giorno seguente, in Italia, la Gazzetta dello Sport dedicava la sua quarta di copertina a questo moderno eroe: insieme a una stupenda foto a colori che ritraeva Patrick in volo nel cielo azzurro, compariva la seguente frase: “Ci sono uomini che con le loro invenzioni hanno cambiato il nostro modo di vivere. Altri, quello di sognare“.

PICCOLI OMICIDI TRA AMICI: Se io uccido Mussolini, tu mi uccidi Kennedy?

Scritto da: Solange Manfredi
Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2011/09/piccoli-omicidi-tra-amici-se-io-uccido.html

Il 25 luglio 1943 Mussolini viene arrestato e Re Vittorio Emanuele III affida l’incarico di formare il nuovo governo al maresciallo Pietro Badoglio che, assunti i pieni poteri, il 28 luglio convoca il consiglio dei ministri per deliberare lo scioglimento del partito fascista.

Il 29 luglio gli esperti dell’intelligence germanica intercettano una conversazione radiotelefonica transatlantica tra Roosevelt e Churchill. (1)

L’interessante conversazione, pubblicata negli Stati Uniti nel 1995 e tradotta per la prima volta in Italia da Alessandro De Felice in “L’assassinio di Mussolini, i documenti scomparsi ed il ruolo di Downing Street”, verte sull’arresto e la sorte di Mussolini.

Roosevelt è preoccupato.

Ritiene che un processo pubblico al Duce possa danneggiarlo alle prossime elezioni, visto il numero di ammiratori del capo del fascismo presenti in America, e propone a Churchill di eliminarlo.

Secondo il presidente degli Stati Uniti, affinché non si sospetti in alcun modo un loro coinvolgimento nell’omicidio, Mussolini dovrebbe essere ucciso quando è ancora sotto la custodia italiana e, allo stesso tempo, loro dovrebbero fare pubbliche richieste per la sua consegna per un processo.

Churchill tentenna, ritiene che gli italiani non vogliano rinunciare all’occasione di poter processare ed umiliare pubblicamente il Duce e dice:

– “È mia convinzione che essi (cioè gli italiani, ndr) vogliano avere la loro vendetta su lui in un modo prolungato e pubblico per quanto è possibile. Tu sai quanto gli italiani amino urlare e gorgheggiare intorno alla vendetta nelle loro opere. Puoi immaginarti loro rinunciare all’opportunità di gesticolare e parlare in pubblico?” –

Dinnanzi a tanta premura verso i desiderata italiani, Roosevelt si indispettisce e ricorda a Churchill gli omicidi che ha commesso e che lo hanno, in qualche modo, danneggiato in vista delle prossime elezioni.

Gli ricorda anche un caso specifico, come quello dell’omicidio dell’ammiraglio francese Jean François Darlan, ucciso il 24 dicembre 1942 Darlan ad Algeri.

– “È ben risaputo nei miei circoli d’intelligence ed altrove che tu avevi assassinato l’uomo. Noi abbiamo l’arma dell’assassinio e l’uso di proiettili americani non è stato apprezzato.” –

Successivamente gli ricorda un altro omcidio: quello del generale polacco Wladislaw Sikorsky, morto il 04 luglio 1943 in un incidente aereo vicino a Gibilterra.

– “Non mi occorrono le frenetiche comunicazioni di Ed Kelly a Chicago circa gli atteggiamenti e le apprensioni degli elettori polacchi per sapere che l’eliminazione di Sikorski fu peggiore di un crimine…I polacchi votano in blocco ed io ho bisogno del loro sostegno nella prossima elezione.” –

Quindi evidenzia a Churchill come le prossime elezioni americane non debbano stare a cuore solo a lui, ma anche all’Inghilterra:

– “Se io non vengo proposto come candidato, non posso essere eletto. Comprendi questo? E se io non sono eletto, il mio probabile avversario…. potrebbe ben stipulare una pace separata con Hitler e dove finirebbe l’Inghilterra? Hitler potrebbe rivolgere la sua furia e la sua Luftwaffe su te con gli stessi effetti avuti con l’ultima incursione aerea su Amburgo. L’Inghilterra riuscirebbe a resistere da sola senza il nostro aiuto?” –

Churchill, davanti a tali argomentazioni, cede ed acconsente all’eliminazione di Mussolini, ma chiede l’appoggio degli uomini di Donovan:

– “Forse la gente di Donovan potrebbe obbligarci a ciò. Un po’ per uno non fa male a nessuno è certamente il marchio dei sinceri alleati dopo tutto.” –

Roosevelt non aspettava altro e, colta al volo la disponibilità offerta da Churchill, si rammarica del fatto che Joe Kennedy – suo acerrimo nemico dopo che, nel luglio del 1940 alla Convenzione Democratica tenuta a Chicago, il figlio, Joseph Kennedy Jr., non aveva appoggiato la sua candidatura – non faccia un viaggio in aereo in Inghilterra.

Insomma… Roosevelt fa un favore a Churchill… un piccolo omicidio (un “omicidiuccio”, definiva Pacciani il suo assassinio compiuto in gioventù) e allora chiede all’amico in cambio un altro omicidiuccio.

E visto che “un po’ per uno non fa male a nessuno”, e Donovan si occuperà di Mussolini, Churchill si rende immediatamente disponibile: “Noi uccidiamo qui le spie e tu come ritieni Kennedy?”

Per il Presidente degli Stati Uniti il vecchio Kennedy è “Un uomo pericoloso ma fin troppo influente per questi argomenti” (l’omicidio, ndr), mentre invece il figlio si può tranquillamente eliminare “Non gli perdonerò mai che suo figlio (Joseph Kennedy Jr., ndr) mi abbia apertamente sfidato.”

A Churchill non serve sapere altro. Il 12 agosto 1944, Joseph Kennedy Jr. è alla cloche di un bombardiere carico di esplosivi. La sua missione consiste nel puntare il suo aereo contro una base di razzi tedesca vicino alla costa francese, lanciandosi con il paracadute prima dell’impatto. Le micce sull’aereo sono state progettate per essere attivate da un fascio d’onde radio di una modulazione di frequenza britannica ma, subito dopo il decollo, l’aereo esplode in volo. Una stazione radio britannica, emettendo i segnali, ha attivato le micce. Gli inglesi si scuseranno per l’errore, dichiarando che erano totalmente all’oscuro della missione del giovane Kennedy.

Note.

1. L’intercettazione, messa a disposizione da Heinrich Müller, generale delle SS, Capo della Gestapo dal 1939 al 1945 è stata pubblicata negli Stati Uniti nel 1995 (Gregory Douglas (by), Gestapo Chief. The 1948 Interrogation of Heinrich Müller. From Secret U.S. Intelligence Files, vol. 1, R. James Bender Publishing, San Jose, California, 1995, pp. 56-62);

2. Alessandro De Felice, “Il gioco delle ombre”, pg. 131

CRISI EURO MEGAPIANO DA 3000MLIARDI PREPARIAMOCI AL PEGGIO STIAMO PER FARE IL BOTTO

Fonte: http://www.corsera.it/notizia.php?id=4982

AL G20 DI BRUXELLES SPUNTA L’IPOTESI DI UN SUPERPIANO DA TREMILA MILIARDI PER AIUTARE LE BANCHE EUROPEE E INCREMENTARE LA DOTAZIONE DEL FONDO SALVA STATI IL COSIDDETTO EFSF.DICHIARZIONI CHE NON LASCIANO PRESAGIRE NULLA DI BUONO,PERCHE’ IL LORO CONTENUTO E’ ESPLICITO:PREPARIAMOCI AL PEGGIO,OVERO AL FALLIMENTO DELLA GRECIA,AL SUO DEFAULT ANCHE CONTROLLATO,CON UNA CADUTA IN RECESSIONE DELL’INTERO SISTEMA FINANZIARIO GLOBALE,COME VENTI LEHMAN BROTHERS CHE CADONO INSIEME,COME I FUGGITIVI DELL’11 SETTEMBRE CHE DALLE FIAMME SONO COSTRETTI E LASCIARSI ANDARE NEL VUOTO PER NON BRUCIARE VIVI.LE BORSE ASIATICHE INFATTI QUESTA NOTTE SONO ANDATE TUTTE MALE,AFFONDANO AI MINIMI DEL 2009 E NOI RISCHIAMO DI FARE LA STESSA FINE.SARANNO GIORNI DI PASSIONE,FINTANTO CHE QUALCUNO NON INTERVERRA’ DAVVERO.

Il messaggio inviato dal G20, di un impegno corale a sostenere gli sforzi dell’Europa per superare le crisi del debito sovrano, potrebbe non bastare a rassicurare i mercati alla riapertura delle contrattazioni, oggi. Ed i primi ad esserne convinti sono proprio, i ministri, i governatori delle banche centrali, i regolatori che hanno partecipato alla tre giorni di vertice dei Venti paesi più ricchi del pianeta e ai lavori dell’Fmi. Sui quali ha aleggiato la prospettiva, peraltro sempre smentita, di un inevitabile default della Grecia. Così ieri si sono rafforzati gli inviti a potenziare il fondo salva-Stati (Efsf), reso permanente e già più ricco rispetto alla prima edizione del maggio 2010, dal piano approvato, ma non ancora attuato, a Bruxelles il 21 luglio.

E si è diffusa anche l’ipotesi di un nuovo mega piano europeo da 3 mila miliardi di euro che sarebbe stato già esaminato e discusso da parte dei ministri del G20. Venerdì e sabato scorsi sotto la pressione della Cina, dell’Fmi e degli Usa che con il suo segretario al Tesoro Tim Geithner sabato hanno avvertito del pericolo di una serie di «default a cascata» nei paesi dell’Eurozona. A dare la notizia è stato il settimanale britannico Sunday Times secondo cui l’obiettivo dell’azione sarebbe quello di mettere in sicurezza Eurolandia e l’euro, anche nella prospettiva di un crack della Grecia. La maggior parte delle risorse verrebbe dirottata a rafforzare il capitale delle 16 maggiori banche del continente più in difficoltà, onde evitare disastrosi sconquassi sistemici, e per il resto ad alimentare in misura maggiore il Fondo salva-Stati. Sempre secondo il settimanale il piano verrebbe annunciato nei prossimi giorni. Non esistono però conferme (ma neanche smentite) così come non sembra trovare sbocco l’iniziativa, segnalata dal settimanale Le Journal du dimanche , che sarebbe stata proposta dal governo francese alle 5 principali banche del Paese (Bnp Paribas, Societé Generale, Credit Agricole, Bpce e Credit Mutuel), a metà di settembre, per una ricapitalizzazione da 10-15 miliardi di euro.

A chiedere comunque un rafforzamento dell’Efsf ieri a Washington è stato Lorenzo Bini Smaghi, componente del board della Bce: il fondo va rafforzato, deve diventare uno strumento realmente efficace per garantire la liquidità sui mercati», ha detto, aggiungendo che bisogna «agire tempestivamente nei prossimi giorni» perché «l’attuale rete di protezione va rafforzata per assicurare che il sistema finanziario europeo resista a qualunque choc». Dal Fondo invece è arrivata, dal capo del dipartimento Europa del Fmi, Antonio Borges, la sollecitazione alla Bce per «un’azione congiunta» con l’ Efsf per calmare il nervosismo dei mercati e scongiurare il rischio di contagio della crisi dal Vecchio Continente agli Stati Uniti e al resto del mondo.

La Grecia però non ci sta a fare da «capro espiatorio» della crisi europea e, col primo ministro George Papandreou, rilancia sui ritardi e le divisioni della comunità internazionale la responsabilità della gravità dell’attuale situazione. La Grecia «non è il problema centrale dell’Europa, anche perché possiede solo il 3% del debito pubblico della zona», ha affermato il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos parlando a Washington. Il paese farà «qualunque cosa sarà necessario» per centrare gli obiettivi che sono stati fissati ed «è pronto a prendere le iniziative opportune qualunque sia il costo politico». E che la Grecia non si debba far fallire lo ha spiegato anche la cancelliera Angela Merkel in tv ai tedeschi: «Si distruggerebbe la fiducia degli investitori nell’Eurozona». Giovedì il Bundestag voterà la riforma dell’Efsf e Merkel – per la quale il fondo va ampliato e «si deve avere la possibilità di ristrutturare i debiti dei Paesi come si fa con le banche» – ha «fiducia

Lo ZENZERO e le sue proprietà

Fonte: http://viaggionelmondosostenibile.blogspot.com/2011/07/lo-zenzero-e-le-sue-proprieta.html

Un leggero mal di stomaco e oggi, in un negozietto indiano, ho acquistato lo zenzero.

Lo sapevate che questa radice è ottima contro la dispepsia? essa infatti è capace di agire efficacemente su tutto l’apparato digerente, nei casi di inappetenza o di digestione lenta e laboriosa, flatulenza, meteorismo e gonfiore intestinale per le sue proprietà carminative. Ma esso si è dimostrato efficace anche contro il mal d’auto, la nausea e il vomito in gravidanza (MI RACCOMANDO!!! Consultate prima il vostro medico), e come antispasmodico. Si è dimostrato ottimo contro i reumatismi, la gastrite e l’ulcera.
Inoltre è stata confermata la sua proprietà antiossidante.
Come inserirlo nella dieta quotidiana
In cucina si adopera lo zenzero fresco o in polvere per aromatizzare zuppe, pesce, verdure, dolci (biscotti, pan di spezie, pan pepato ecc.). Viene impiegato nella fabbricazione di liquori, sciroppi e birra; nella cucina indiana entra nella composizione del curry. Può essere candito.
Ma per usufruire delle sue proprietà antinausea e dimagranti, basta semplicemente masticare un pezzettino di radice fresca di zenzero all’occorrenza o più volte al di.
Nel dettaglio, potete utilizzare questa radice per piccoli problemi respiratori:
mischiando lo zenzero al miele si ottiene un ottimo espettorante che procura un sollievo immediato da sintomi come tosse, raffreddore e mal di gola.
Indigestione: le proprietà digestive dello zenzero e le proprietà antiossidanti del miele aiutano la digestione, perciò il consumo di un cucchiaino di sciroppo di zenzero e miele dopo i pasti, può essere di grande aiuto.
NB Consultate sempre il vostro medico prima di assumere qualcosa, non possiamo sostituirci a essi.

Telefono Azzurro lancia allarme: il 52% dei minori ha vissuto almeno un trauma

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/telefono-azzurro-minori-trauma.php

Dal 15° Congresso mondiale di Psichiatria della World Psychiatric Association, in corso a Buenos Aires dal 18 settembre, arriva un allarme: il 52% dei minori ha vissuto almeno un trauma prima dei 18 anni. E il 26% dei bambini al di sotto dei 4 anni è stato testimone o vittima di eventi traumatici, come guerre, abusi, violenze e incidenti.

I dati sono di Telefono Azzurro che sottolinea come questi traumi possano avere gravissime conseguenze sulla salute mentale di bambini e adolescenti ed è quindi importantissimo aiutarli a recuperare percorsi di sviluppo più sereni.

“A fronte di questi dati – ha dichiarato il professor Caffo, Presidente di Telefono Azzurro e Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso l’Università di Modena e Reggio Emilia – è triste dover constatare come la maggior parte dei programmi di intervento attuati con bambini e adolescenti che ne sono vittima, non possieda alcun fondamento scientifico. Troppo spesso si interviene senza sapere se ciò che si fa sia efficace o dannoso per un bambino”.

Il professor Caffo ha spiegato la necessità di interventi efficaci sui temi del trauma e dell’abuso: “I bambini possono essere profondamente traumatizzati da un abuso, ma anche da eventi come il suicidio di un coetaneo, un incidente d’auto o un terremoto. E date le gravi conseguenze che tali situazioni possono causare sulla loro salute, è necessario promuovere anche in Italia maggiori ricerche sul tema, ma soprattutto occorre sperimentare nuovi modelli di intervento che prendano ad esempio le esperienze già maturate a livello internazionale, a seguito di gravi disastri naturali o attentati terroristici.

Telefono Azzurro – ha concluso il professor Caffo – aiuta i bambini e gli adolescenti collaborando con esperti e centri che a livello internazionale si occupano di traumi: l’obiettivo è diffondere in Italia i modelli di intervento che si sono dimostrati realmente efficaci per far sì che i bambini ricevano le cure migliori

Andreas Hofer – breve cronistoria.

Fonte: http://www.wtsb.org/argomento.php?id=200321

Andreas Hofer (San Leonardo in Passiria, 22 novembre 1767 – Mantova, 20 febbraio 1810), oste e commerciante di cavalli, divenne patriota tirolese contro la dominazione francese.

Biografia

Nel corso della guerra di liberazione del 1809, Andreas Hofer condusse i tirolesi alla vittoria per ben tre volte contro le truppe francesi al comando di Napoleone Bonaparte.

Il Tirolo, in seguito alla sconfitta dell’Austria nella terza guerra di coalizione, era tornato dal 1805/1806 nuovamente sotto la dominazione bavarese (pace di Presburgo). I bavaresi cominciarono a condurre nella provincia tirolese appena acquisita una serie di riforme, tra cui suscitarono particolare indignazione l’inosservanza dell’antico ordinamento militare tirolese (basato sul Landlibell emanato dall’imperatore Massimiliano I nel 1511) e la reintroduzione delle riforme religiose di stampo illuministico promulgate dall’imperatore Giuseppe II (ad opera del ministro bavarese Maximilian von Montgelas). Tali pesanti ingerenze nella vita religiosa condussero direttamente alla cosiddetta Kirchenkampf condotta dal clero e dagli strati popolari.  L’arruolamento forzato delle reclute condusse infine alla sollevazione che ebbe inizio il 9 aprile 1809 nella capitale tirolese Innsbruck. Andreas Hofer si mise allora a capo del movimento antibavarese. Già l’11 aprile riusciva ad affermarsi nei confronti dei bavaresi presso Vipiteno, mentre il giorno successivo alcune azioni militari nei dintorni di Innsbruck consentirono agli austriaci di fare il loro ingresso in città il 14 aprile. Alle truppe bavaresi e francesi riuscì però di riportare sotto il loro controllo alcune zone del Tirolo e di riprendere la stessa Innsbruck. Nei giorni 25 e 29 maggio vennero combattute le due battaglie del colle Bergisel, in seguito alle quali le truppe bavaresi, battute infine il 29 maggio, dovettero ritirarsi sul fondovalle dell’Inn. A ciò fece seguito la tregua stipulata a Znojmo, che riconfermava l’occupazione del Tirolo da parte delle truppe napoleoniche. In seguito ad una nuova chiamata alle armi della milizia territoriale, i tirolesi ottennero un’ulteriore vittoria il 13 agosto 1809 (15.000 soldati bavaresi, sassoni e francesi al comando del generale Lefèbvre affrontarono un equivalente schieramento di Schützen sotto la guida di Hofer), dopo la quale lo stesso Andreas Hofer si insediò all’Hofburg di Innsbruck come comandante supremo del Tirolo.

La pace di Schönbrunn spinse Hofer ad una nuova insurrezione, che si concluse di fatto il 1° novembre con la sconfitta tirolese sul Bergisel. Un successivo appello alla resistenza (11 novembre) ebbe scarso seguito. Hofer dovette fuggire, fu tradito da Franz Raffl e il 28 gennaio 1810 fu preso prigioniero nella baita del Pfandleralm (un pascolo alpino della fattoria di Prantach di fronte a San Martino in Passiria). Condotto a Mantova, nell’Italia settentrionale, fu portato dinanzi a un tribunale militare e fucilato il 20 febbraio 1810.

Le sue ultime parole si ritiene siano state “Franz, Franz, questo lo devo a te!”, con ciò riferendosi a Francesco I, dal 1804 imperatore austriaco, che era passato dalla parte di Napoleone. Verrà anche riferito tuttavia che Hofer abbia esclamato, dopo che la prima salva sparata dal plotone d’esecuzione aveva mancato il bersaglio: “Ah, come sparate male!”. Il canto “Zu Mantua in Banden der treue Hofer war” (“Il fedele Hofer era a Mantova in catene“) è oggi l’inno dello stato federale del Tirolo.

La salma di Andreas Hofer giace sepolta dal 1823 nella Hofkirche a Innsbruck. Egli è ritenuto da parte della popolazione un eroe nazionale, e la sua opera è onorata in una serie di monumenti. Con cadenza annuale viene festeggiato il giorno 20 febbraio come eroe della patria.

In stretta connessione con le battaglie dell’epoca napoleonica è anche la festa del Sacro Cuore di Gesù, celebrata festosamente nell’intero Tirolo ogni anno: allorché nel 1796 il Tirolo era minacciato dalle truppe francesi, la “Dieta” tirolese si impegnò a celebrare festosamente la festa del Sacro Cuore, il che avviene ancora oggi con cerimonie religiose, processioni e fuochi in montagna celebrativi.

Nel 2001 la biografia di Andreas Hofer è stata rappresentata nel film Andreas Hofer 1809 – Die Freiheit des Adlers (Andreas Hofer 1809 – La libertà dell’aquila, uscito in Italia col titolo La libertà dell’aquila) di Xaver Schwarzenberger; ruoli principali: Tobias Moretti (Andreas Hofer), Franz Xaver Kroetz (Joachim Haspinger) e Martina Gedeck (Mariandl).