Cinque lezioni sul potere

Scritto da: Johnny Contanti
Fonte: https://ilporticodipinto.it/content/cinque-lezioni-sul-potere

Prima lezione sul potere: la società può essere influenzata facilmente se viene promesso che lo stato farà di tutto per scacciare i brutti tempi. Lo stato crea i problemi piuttosto che risolverli, visto che una situazione di emergenza continua rappresenta nuovi poteri da prendere.

Seconda lezione sul potere: la percezione del consenso crea un consenso legittimo. Quando le persone credono che i loro pari abbiano accettato un certo livello di tirannia, anche loro lo accetteranno in modo da non distinguersi o attirare l’attenzione su di sé. Le persone che cercano il potere devono solo creare l’illusione del consenso di massa. Anche quando la maggior parte delle persone è contraria, la percezione della conformità a volte può sopraffare la logica. Il controllo è solitamente ottenuto passivamente, senza forza.

Terza lezione sul potere: la forza porta al controllo solo se si risponde con la sottomissione. L’uso della forza da parte dei tiranni si basa sul presupposto che le persone che stanno cercando di controllare non reagiranno. Non appena le persone reagiscono, il tiranno viene rimaneggiato. La maggior parte dei tiranni sale al potere non perché vince più battaglie e sottomette gli avversari, ma perché non deve combattere affatto. Oppure vincono una manciata di facili battaglie, e spesso sono delle messe in scena per sembrare più epiche di quanto fossero in realtà, e poi le usano per terrorizzare l’opposizione. I tiranni iniziano a credere alle proprie bugie e presumono la propria invincibilità.

Quarta lezione sul potere: gli ideali o derivano dalla coscienza umana oppure no. La maggior parte degli esseri umani opera in base ad un certo insieme di principi morali che sono universalmente condivisi; non hanno bisogno che qualcuno glieli “insegni” . Se questi principi non fossero radicati nella nostra psiche, l’umanità si sarebbe autodistrutta migliaia di anni fa. I tiranni vogliono far credere che tutti gli ideali umani siano un prodotto dell’ambiente e che coloro che controllano l’ambiente controllano la morale delle persone. Il controllo deriva dal credere erroneamente che dipendiamo dal nostro ambiente affinché ci dica chi siamo come individui.

Quinta lezione sul potere: se un tiranno può convincervi ad ignorare la voce della vostra coscienza, l’unica altra guida è l’ambiente. Se suddetto tiranno domina ogni aspetto del vostro ambiente, allora ora ha il potere di riscrivere il vostro codice morale, almeno temporaneamente. Potete essere costretti a fare cose terribili che altrimenti non fareste, o sostenere cause distruttive e ideologie che altrimenti non sosterreste. Il potere totalitario è il potere di far dimenticare alle persone la propria voce interiore. Lo strumento definitivo contro il male è ascoltare quella voce e non aver paura delle presunte conseguenze.

Joe Petrosino, l’eroe italo-americano che lottò contro la Mafia

Fonte: https://storienapoli.it/2020/04/17/joe-petrosino-mafia-polizia-america-eroe/

Joe Petrosino, all’anagrafe Giuseppe, oggi è un eroe nazionale degli Stati Uniti d’America. Rappresentò in tutto e per tutto il sogno americano: uno spazzino diventato il poliziotto che inventò le tecniche usate ancora oggi nella lotta alla criminalità organizzata. Fondò la “Italian Squad“, la leggendaria squadra antimafia di investigatori italiani e fu anche una delle prime vittime eccellenti della Mafia.

D’altronde, la peculiarità delle terre meridionali fu quella di creare tanto il suo male quanto i suoi anticorpi, con generazioni di uomini eccellenti che dedicarono tutta la propria esistenza alla lotta contro le mafie.

Da Salerno al Nuovo Mondo in cerca di fortuna

Petrosino Nacque nella piccola Padula nel 1860 e crebbe nella più remota provincia di Salerno.
Il padre era un calzolaio e la madre una povera e onesta donna di paese: la sua famiglia emigrò prestissimo in America alla ricerca di fortune e fu così che, a soli quattordici anni, Giuseppe Petrosino si trovò su un bastimento diretto a Nuova York, con tante speranze e un nuovo nome dal suono più americano: “Joe”.

L’America, nel XIX secolo come oggi, era la speranza di una vita migliore, la promessa di una fuga dalle miserie di una vita ai margini della società. Anche se poi la vita di tanti migranti finì fra lavori umilianti e povertà nei suburbi di quelle che un giorno saranno le moderne metropoli.

E mentre il Vecchio Continente si preparava alla Prima Guerra Mondiale, Joe Petrosino lavorava come spazzino di New York e, dopo aver compiuto vent’anni, entrò come recluta in Polizia.
Gli immigrati italiani, infatti, avevano poca scelta: o si affiliavano alla criminalità organizzata o cercavano di sopravvivere con attività modeste (molti diventarono gelatai, tanto da creare il famoso “Neapolitan Ice Cream“, che ancora oggi è famosissimo!) oppure, per pochi fortunati, c’erano carriere in polizia o nell’esercito.

Joe Petrosino, l'eroe italo-americano che lottò contro la Mafia
Una foto di Mulberry Street nel 1905: Little Italy ai tempi di Petrosino

Amico del Presidente


Durante il suo servizio, Petrosino diventò anche amico stretto di un certo Theodore Roosevelt, che nel 1895 era commissario di polizia di New York.
I due trovarono subito una forte intesa e fu proprio grazie all’intervento del futuro Presidente degli Stati Uniti che Petrosino fu promosso a capo della divisione omicidi, ruolo di altissimo prestigio nelle gerarchie americane.

La polizia americana era infatti alle prese con un grosso problema: le mafie italiane erano un fenomeno tutto nuovo per le forze dell’ordine statunitensi e nessuno riusciva a capire i movimenti criminali.
Petrosino dimostrò così il suo valore: si accerchiò di fidatissimi poliziotti italiani e creò quella che fu chiamata la “Italian Squad” di New York.


Petrosino inventò il sistema delle “operazioni sotto copertura”, facendo infiltrare i poliziotti italiani nei sistemi criminali. Riuscì ad ingraziarsi decine di informatori in tutta la città, che gli permisero di arrivare a catturare e sgominare quasi tutte le organizzazioni criminali a New York. Fra questi, ad esempio, riuscì a incastrare e rispedire in Italia il camorrista Enrico Alfano, all’epoca uno dei più noti e sanguinari capi della Bella Società Riformata.

Numerosissimi furono i casi risolti: il famosissimo Enrico Caruso, durante una sua prestazione al Metropolitan Opera House di New York, venne minacciato da delinquenti che chiesero soldi in cambio di una vita serena. Grazie all’intuito di Petrosino, la banda di ricattatori fu sgominata e il tenore dormì sonni tranquilli.

Riuscì anche ad intuire l’assassinio del presidente McKinley che, secondo alcune teorie, fu organizzato dalla stessa società segreta che ordì l’assassinio Umberto I nel 1900. Il poliziotto avvertì con insistenza i servizi segreti americani, ma il presidente volle ignorare gli avvisi e, come temuto, fu ucciso.

L’ultimo atto della guerra di Joe Petrosino fu l’arresto del boss Vito Cascio Ferro, il padrino della giovane e potente Mafia newyorchese. Dopo mesi di pedinamenti, operazioni sotto copertura e indagini, finalmente riuscì a sbatterlo in cella nel 1903. Ma arrestare un capo della Mafia fu la firma su una certa condanna a morte.

Un omicidio brutale

Petrosino sapeva che le sue ore erano ormai contate, ma volle onorare fino in fondo la sua divisa. Decise di approfittare di una sanguinosa guerra fra Mafia e Camorra fra le strade di New York per riuscire a stroncare definitivamente entrambi i gruppi criminali.
Decise quindi di andare personalmente a Palermo. Voleva approfondire in prima persona i collegamenti fra la Mafia e la Mano Nera, una società segreta che terrorizzò l’America dei primi del ‘900.
L’esperienza siciliana fu fatale: il poliziotto fu ucciso in un attentato a Piazza Marina, con quattro colpi di revolver. Era la sera del 12 marzo 1909 e morì ad appena 48 anni, sotto i colpi di un omicida che ancora oggi non ha un nome.
Secondo alcune intercettazioni datate 2014, pare che l’assassino sia stato Paolo Palazzotto, prozio di Domenico Palazzotto, un uomo intercettato durante un’operazione antimafia ben cento anni dopo la morte di Petrosino.

Joe Petrosino, l'eroe italo-americano che lottò contro la Mafia
Il corteo funebre di Joe Petrosino

E se, 10 anni prima, a Napoli la morte di Ciccio Cappuccio fu addirittura celebrata con una poesia di Ferdinando Russo sul Mattino e con un funerale in piazza degno di un Re, a New York si riversarono per le strade 250.000 cittadini che accompagnarono il corteo funebre dell’amato poliziotto: il numero fu un vero e proprio record fino ad allora mai raggiunto nella storia d’America. Nemmeno un presidente aveva mai ricevuto onori simili.

Un eroe americano amato ancora oggi

Joe Petrosino fu un il figlio di un sogno americano conclusosi tragicamente: partì da una piccola cittadina della Campania (che oggi lo ricorda con un museo!) e, grazie ad un incrollabile coraggio anche nell’affrontare la morte, divenne il simbolo della lotta alle mafie.

Dopo la sua morte, la squadra italiana della polizia di New York diventò un simbolo di speranza per gli emigrati.
Nel frattempo, l’America aveva avuto il primo assaggio della brutalità della mafia italiana: dopo la morte di Petrosino arrivò infatti il periodo storico più famoso di sempre nella storia della criminalità: il proibizionismo e i Gangster degli anni ’30.

Ha dato il suo nome a una piazza e un parco al centro di Manhattan.

La CIA svela tutti i documenti UFOs

Fonte: https://www.nibiru2012.it/la-cia-svela-tutti-i-documenti-ufos/

Per tutti gli appassionati di UFO è la manna dal cielo, la bibbia! Ed è raggiungibile online all’indirizzo https://www.theblackvault.com. Una pagina infinita di PDF da scaricare e visionare per farci un’idea di tutti i dati che il governo statunitense ha immagazzinato in questi anni.

Gli Ufo non saranno più un mistero. La Cia ha permesso che tutto il suo archivio sugli oggetti non identificati finisse online e che ora fosse scaricabile in formato zip e pdf dal sito The Black Vault. Documenti questi che coprono l’arco di più di mezzo secolo di studi e avvistamenti e che, in parte, furono desecretati da Washington già a metà degli Anni Novanta.

Non è certamente la prima volta, infatti, che qualcuno di questi documenti sugli oggetti non identificati dall’archivio della Cia venga diffuso, ma è sicuramente la prima volta che tutto l’archivio, fornito al sito su un Cd-rom, venga reso pubblico.

A darne notizia lo stesso fondatore di The Black Vault, John Greenewald, che dal 1996 si batte per il rilascio della documentazione completa sugli Ufo. E sicuramente Greenewald può festeggiare una prima vittoria sulla libertà d’informazione: 2.780 pagine di report a disposizione di tutti.