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La Profezia di Ratzinger sulla Chiesa! Egli sapeva…

Relazione, traduzione e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonti: 
papst.pro/it  
benedettoxviblog.wordpress.com      
pierre-et-les-loups.net

Sebirblu, 25 giugno 2019
Riporto questo articolo affinché si sappia che la storica “Rinuncia” di Benedetto XVI non era giustificata da “forze fisiche e spirituali venute meno”, come dallo stesso diplomaticamente sostenuto, ma da una profonda consapevolezza sul destino futuro della Chiesa e il suo ineluttabile tracollo che DOVEVA compiersi secondo le Scritture.
Lui sapeva che era venuto il tempo di mettersi in disparte ‒ sebbene non abbia mai smesso di essere papa, indossando la talare bianca e non solo, o firmando, come ultimamente ha fatto, i suoi “Appunti” con le iniziali P.P. (Pontifex Pontificum, sigla che solo il Pontefice massimo può usare) ‒ proprio per dar modo agli eventi ultimi di realizzarsi in base al Disegno divino descritto da Giovanni nell’Apocalisse.
Lui sapeva… tanto è vero che in una trasmissione del 1969, presso una radio tedesca, profetizzò come si sarebbe trasformata la Chiesa istituita più di due millenni fa da Nostro Signore.

La profezia dimenticata di Ratzinger sul futuro della Chiesa di Marco Bardazzi
Dopo una settimana dal clamoroso annuncio di Benedetto XVI è affiorato un suo significativo pronunciamento.
Una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte dei luoghi di culto costruiti nei secoli. Una Chiesa cattolica di minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante, umiliata e costretta a “ripartire dalle origini”. (Cfr. QUI, l’ultimo mio post).
Ma anche una Chiesa che, attraverso questo “enorme sconvolgimento”, ritroverà se stessa e rinascerà “semplificata e più spirituale”.
È la profezia sul futuro del cristianesimo pronunciata oltre 40 anni fa da un giovane teologo bavarese, Joseph Ratzinger. Riscoprirla oggi aiuta forse a offrire un’ulteriore chiave di lettura per decifrare la rinuncia di Benedetto XVI, perché riconduce il gesto sorprendente di Ratzinger nell’alveo della sua lettura della storia.
La profezia concluse un ciclo di lezioni radiofoniche che l’allora professore di teologia svolse nel 1969, in un momento decisivo della sua vita e della vita della Chiesa. Sono gli anni burrascosi della contestazione studentesca, dello sbarco sulla Luna, ma anche delle dispute sul Concilio Vaticano II da poco concluso.
Ratzinger, uno dei protagonisti del Concilio, aveva lasciato la turbolenta università di Tubinga e si era rifugiato nella più serena Ratisbona. Come teologo si era trovato isolato, dopo aver rotto con i suoi amici “progressisti” Küng, Schillebeeckx e Rahner sull’interpretazione del Concilio. (Cfr. QUI e QUI; ndr).
È in quel periodo che si consolidano per lui nuove amicizie con i teologi Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac, con i quali darà vita a una rivista, “Communio”, che diventa presto la palestra per alcuni giovani sacerdoti “ratzingeriani” oggi cardinali, tutti indicati come possibili successori di Benedetto XVI: Angelo Scola, Christoph Schönborn e Marc Ouellet.
In cinque discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius Press nel volume “Faith and the Future” – il futuro Papa in quel complesso 1969 tracciava la propria visione sull’avvenire dell’uomo e della Chiesa.
È soprattutto l’ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della “Hessian Rundfunk”, ad assumere i toni della profezia.

Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese. “Siamo a un enorme punto di svolta – spiegava – nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”.
Il professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.
Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa attuale, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a mera presenza politica.
“Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di frequentare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”.
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
Quello che Ratzinger delineava era “un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata”. A quel punto molti uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”.
Allora, e solo allora, concludeva il futuro papa, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.

Ecco alcuni passi conclusivi delle dichiarazioni emesse dall’allora prof. Ratzinger:
“Io penso, anzi sono certo, che il futuro della Chiesa verrà da persone profondamente radicate nella pienezza pura della fede.
Non verrà da coloro che si “siedono” senza pensare al tempo che passa, o da quelli che criticano di continuo supponendo di essere pietre miliari infallibili, né da coloro che imboccano la strada più facile, che eludono l’impeto della fede, dichiarandola falsa e obsoleta, tirannica e legalistica, o evitando tutto ciò che esige, che ferisce e richiede sacrificio.
Per esporre in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini i cui Spiriti vanno al di là dei semplici slogan di rito, che hanno una visione più ampia degli altri, perché la loro vita incorpora una realtà più profonda.
C’è soltanto un modo per raggiungere il vero altruismo, quello che rende l’uomo libero: per mezzo della pazienza acquisita compiendo tutti i giorni dei piccoli gesti disinteressati. Con questa attitudine quotidiana di abnegazione e solo con essa ‒ che è necessaria all’uomo per rivelargli quanto è schiavo del suo piccolo ego ‒ gli occhi si aprono lentamente.
L’umano vede solo in funzione di ciò che ha vissuto e sofferto. Se ai nostri giorni non siamo ancora molto capaci di prendere coscienza di Dio, è perché troviamo più semplice evadere da noi stessi, sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico di questo o quel piacere.
Così le nostre profondità interiori ci rimangono precluse. Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi!

Che  rapporto  ha  tutto  questo  col  nostro  problema?  Ebbene,  ciò  significa  che  i grandi discorsi di coloro che avallano una Chiesa senza Dio e senza fede sono solo chiacchiere vuote.
Non sappiamo che farcene di una Chiesa che celebra il culto dell’azione nelle preghiere politiche. È del tutto superfluo. E quindi si distruggerà. Ciò che rimarrà sarà la Chiesa del Cristo, la Chiesa che crede in un Dio che si è fatto uomo e che ci promette la vita oltre la morte.
Un sacerdote che è soltanto un operatore sociale può essere sostituito dallo psicologo o da un altro specialista, ma il pastore che non lo è, che non sta in disparte a guardare il gioco e a distribuire consigli, ma si mette in nome di Dio a disposizione degli uomini accompagnandoli nei loro dolori, nelle gioie, nelle speranze e nelle paure, un prete di questo tipo sarà sicuramente necessario in futuro.
Al contrario del tempo precedente, la Chiesa sarà percepita come una comunità di persone volontarie, dove ci si integra solo per libera scelta. In quanto esigua società, sarà portata molto più spesso a far appello all’iniziativa dei suoi membri.
Scoprirà senza alcun dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani adatti che eserciteranno anche qualche professione. In numerose piccole congregazioni o in gruppi autonomi, l’appoggio pastorale sarà gestito in tale maniera.
Parallelamente, il ministero sacerdotale a tempo pieno rimarrà indispensabile come prima. Tuttavia, nonostante i cambiamenti che si possono desumere, l’essenza della Chiesa, pur rinnovata, avrà ancora il suo perno imperituro, ciò che è sempre stato il suo punto d’ancoraggio: la fede in un Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, e nello Spirito Santo presente sino alla fine dei tempi. (Cfr. QUI).
Nella devozione e nella preghiera essa considererà di nuovo i Sacramenti come una lode a Dio e non come un campo di cavilli liturgici.
Avrà un cammino difficile, perché il periodo di aggiustamenti e di chiarificazione la renderà povera. La farà diventare una Chiesa dei piccoli; il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settaria e la caparbietà pomposa.
L’iter sarà particolarmente pesante, come lo è stata la via che ha condotto il falso progressismo all’alba della Rivoluzione francese, quando un vescovo poteva essere ben visto solo se metteva in discussione i dogmi o se insinuava che l’esistenza di Dio non era assolutamente certa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo.
Ma  quando  le  prove  di  tale  periodo  risanatore  saranno  state  superate,  la nuova Chiesa più semplice e ricca spiritualmente ne uscirà grande e affermata. Gli uomini, evolvendosi in un mondo completamente pianificato, si ritroveranno estremamente soli.

Se perdono del tutto di vista Dio, percepiranno davvero l’orrore della propria povertà. Allora guarderanno il piccolo gregge di credenti con uno sguardo nuovo. Li vedranno come una speranza di qualcosa che è stata destinata anche a loro, una risposta che avevano sempre segretamente cercata.
Per me è certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Dovremo attenderci grandi sconvolgimenti. Ma sono anche certo di ciò che rimarrà alla fine: una Chiesa, non del culto politico perché questa è già morta, ma una Chiesa della fede. (Cfr. QUI, QUI).
È possibile che essa non abbia più il potere dominante avuto fino ad ora, ma vivrà un rinnovo e ridiventerà la dimora degli uomini, dove troveranno la vita e la speranza nella vita eterna.”

http://www.misteridelmondo.it/

Esclusiva Nibiru2012: micronova solare, l’apocalisse.

Fonte: https://www.nibiru2012.it/esclusiva-nibiru2012-micronova-solare-lapocalisse/

Un nuovo studio frutto di decenni di ricerche da parte di Douglas Vogt è per la prima volta tradotto in italiano in esclusiva da Nibiru2012.it. Cosa lega una repentina inversione dei poli magnetici all’era glaciale e ad una micronova solare? Uno scenario da apocalisse.

Tutto inizia il 24 dicembre del 1957, la nostra stella è nel picco del ciclo 19 che fa parte di un massimo di Gleissberg (un insieme di 8 cicli solari che si completa in 88 anni) e genera in un giorno 355 macchie solari. La superficie del Sole sembra esplodere. Le comunità scientifiche americane ed europee rimangono esterrefatte e capiscono che il nostro astro non è così docile come sembra e presto potrà creare qualcosa di molto pericoloso(Micronova). Negli anni successivi vengono create la NASA e la CIA per studiare in massima segretezza le scoperte in questo ambito, troppo sconvolgenti per l’opinione pubblica. Hanno dunque inizio le ricerche sugli effetti dei cicli di Gleissberg e sul loro impatto sul clima terrestre e sui pianeti a noi limitrofi in attesa del prossimo massimo previsto per il 2046.

Dal 1957-58 la temperatura del nostro pianeta ha cominciato a salire in risposta al ciclo 19: questo fenomeno è tutt’ora conosciuto come il global warming (surriscaldamento globale). Secondo gli studi di Douglas Vogt, l’emissione di CO2 umana ha ben poco da spartire con il riscaldamento globale: il cambiamento climatico sarebbe frutto di un grande ciclo solare di cui siamo giunti al termine.

Gli studi decennali del ricercatore si sono incentrati sui cicli solari (della durata di 11 anni), sui cicli di Gleissberg  (insieme di 8 cicli solari) e sul così detto Main Clock Cycle (composto da 136 Glesissberg per un totale di 12.068 anni). La conclusione del prossimo Main Clock Cycle (iniziato nel 10.000 Avanti Cristo durante il periodo del cataclisma del Dryas Recente, gli assidui lettori di Nibiru2012.it conoscono bene l’argomento) è prevista per il 2046.

Ciò che Vogt ha scoperto è pazzesco e sconcertante. La nostra stella ogni 12.068 si “rinnoverebbe” creando una micronova ed espellendo milioni di tonnellate di materiale nello spazio circostante con conseguente devastazione tutto quello che incontra. Questo evento è da considerarsi a tutti gli effetti  un’espulsione di massa coronale massiva e ciò darebbe risposta a innumerevoli interrogativi che ancora oggi arrovellano le menti degli scienziati. Si potrebbero giustificare i miti di distruzione di moltissimi popoli antichi, i resti di immani cataclismi sui fondali marini e sui nostri vicini cosmici, le cicliche estinzioni di massa a cui il nostro pianeta è abituato e i repentini verificarsi di estreme ere glaciali.

I risultati di questi studi sono stati raggruppati in una teoria sola incredibile e molto affascinante che noi di Nibiru2012.it abbiamo cercato di condensare per renderla accessibile ai nostri lettori. I più curiosi potranno approfondire con i video che lasceremo a piè pagina e con i molti spunti offerti dall’articolo stesso.

La cause delle glaciazioni e delle inversioni polari

Il problema del riscaldamento globale divide da sempre in due gli scienziati. Da una parte si schierano coloro che affermano che il riscaldamento globale esista e sia causato dalle emissioni di CO2 generate dagli umani con conseguente riscaldamento dell’atmosfera. Dall’altro lato ci sono coloro che ritengono che sia reale il surriscaldamento globale ma che ciò rispecchi i cambiamenti legati al ciclo delle macchie solari con le relative esplosioni connesse.
Nessuno dei due schieramenti ha la minima idea del perché le emissioni solari siano periodicamente aumentate a partire dagli anni 1890.

L’enigma delle glaciazioni

Il problema con gli attuali modelli teorici riguardanti le glaciazioni è che essi possono solo spiegare una piccola parte degli avvenimenti accaduti durante questo periodo. Gli scienziati non sanno perché esse capitino ciclicamente o perché solo il periodo del Pleistocene presenti ripetute glaciazioni e recessioni delle stesse. Essi non sanno perché tutte le ere glaciali siano state precedute da un’inversione dei poli. Sappiamo che ci furono grandi estinzioni di massa a seguito delle ere glaciali e delle inversioni polari ma gli studiosi non si spiegano perché gli stermini affliggessero sia piante che animali in tutto il globo.
Il problema più difficile da dipanare, con i modelli tradizionali, è la nascita di nuove specie subito dopo le ere glaciali e le inversioni polari.
E’ ormai chiaro che il filo conduttore di questi modelli sia sbagliato ma l’inerzia e l’ego della comunità accademica e delle sue istituzioni preclude un cambiamento. Non per essere brutali nei loro confronti, ma la prossima inversione polare e micronova potranno risolvere il problema del loro ego e della loro “rigidità” accademica.

micro nova apocalisse slittamento polare inversione dei poli
listato delle stelle conosciute che creano micro-nove ed ogni quanto.

Il problema è la teoria dell’esistenza basata sulla Materia.

La nostra scienza è incentrata su una teoria dell’esistenza basata sulla materia, la quale asserisce che la materia sia la forza dominante nell’universo. L’energia e la luce sono spiegate come cambiamenti dello stato della materia. Tutti i modelli scientifici derivano da questa filosofia di base. Se essa risultasse sbagliata, tutti i modelli sarebbero a loro volta errati.
L’unica alternativa per spiegare il modo in cui funziona l’universo è la teoria dell’esistenza basata sull’informazione. Questa filosofia ritiene che “l’informazione” sia la forza dominante dell’universo e che la materia sia il prodotto di essa. L’informazione deriverebbe da un’altra dimensione spazio temporale.
Anche Stephen Hawking, alcuni anni fa, corresse la sua precedente idea riguardo la fine dell’Universo intesa come un collasso alle dimensioni di un acino d’uva a favore di una nuova intuizione secondo la quale, dopo il collasso, l’universo si trasformerebbe in informazione.
Egli revisionò anche la sua teoria riguardo i buchi neri, la quale prevedeva che la materia entrata nel buco nero venisse distrutta. Anche in questo caso, la sua nuova idea fu che la materia venisse trasformata in informazione.

Cosa accadrà.
La sequenza di eventi che creò l’Era Glaciale

Possiamo dividere l’era glaciale e l’inversione polare in 3 periodi di tempo: il primo dura 50 anni e porta all’era glaciale e all’inversione polare. Il secondo è rappresentato dall’effettiva inversione polare, dall’accumulo di ghiaccio e da altri avvenimenti che si susseguono nell’arco degli 11 anni a partire dall’inversione. L’ultimo è caratterizzato da tutte le conseguenze.

50 anni prima

L’inversione polare è causata da un ciclo ad orologio (Main Clock Cycle) che corre attraverso il tempo. Questo ciclo attraversa l’asse-x ogni 12.068 anni. Alcuni potrebbero chiamarlo “evento di energia punto-zero”. Un ciclo completo dovrebbe essere rappresentato da due inversioni polari o da 24.136 anni.
Il campo magnetico della Terra inizierà a decadere entro 50 anni dall’inversione polare effettiva, ma questo decadimento sarà esponenziale man mano che ci si avvicinerà ai 7 anni dall’inversione. Il campo magnetico non deve necessariamente arrivare a zero prima che scatti una inversione di polarità. Durante questo evento si creerà un aumento di calore nel nucleo della Terra. Il calore aggiuntivo salirà verso la superficie e si manifesterà sotto forma di eruzioni vulcaniche e terremoti. L’aumento di questi ultimi è il risultato del fatto che le placche continentali scivoleranno più facilmente l’una contro l’altra. Il surriscaldamento renderà più “lubrificata” la crosta terrestre, su cui le placche “galleggiano”, consentendo loro di muoversi o fratturarsi con più semplicità. L’aumento dell’attività vulcanica va di pari passo con questo processo.
La rotazione della Terra inizierà a rallentare in questo periodo di tempo, con la conseguente necessità di aggiungere secondi e poi minuti ai nostri orologi. Settimane, o forse mesi prima dell’inversione, la rotazione terrestre rallenterà notevolmente, con una conseguente durata del giorno di 28 ore.
Anche il Sole sarà influenzato dal suo stesso campo magnetico in collasso. L’energia solare inizierà ad aumentare oltre 140 anni prima dell’inversione finale e inizierà a riscaldare la superficie della Terra. Le temperature della superficie del mare aumenteranno durante i cicli delle macchie solari con un aumento eccessivo man mano che ci si avvicina all’inversione. Le calotte polari e i ghiacciai inizieranno a sciogliersi, con il conseguente innalzamento dei livelli degli oceani. Prima dell’inversione polare, la maggior parte delle calotte polari e dei ghiacciai potrebbe essersi sciolta. L’aumento della temperatura della superficie del mare creerà, in tutto il mondo, violente e frequenti tempeste. L’aumento della produzione di energia solare, inoltre, porterà ad un incremento dei livelli di luce ultravioletta che colpirà la Terra. Questo fenomeno impoverirà gli strati di ozono nell’atmosfera superiore durante i massimi picchi delle macchie solari.

L’inversione polare

L’effettiva inversione polare accadrà in un giorno. Insieme a questa vi sarà una serie complessa di eventi nella stessa giornata. Andiamo a vederli nello specifico.

Cosa succederà sulla superficie e all’interno del Sole

Il collasso del campo magnetico profondo all’interno del Sole creerà un grande picco di energia che farà sì che la materia e il guscio di polvere sulla superficie si espandano molto rapidamente. Questo evento potremo chiamarlo una “Micronova”.
La regione equatoriale del Sole esploderà lungo il piano planetario, colpendo ogni pianeta, mentre il guscio di polvere si espanderà rapidamente spingendo i pianeti un po’ più lontano dal Sole. Dopo la nova i pianeti riceveranno meno energia dal Sole e perderanno parte della loro atmosfera e dei liquidi di superficie. Alla fine, il guscio di polvere / materia perderà abbastanza quantità di moto da fermarsi in qualche punto oltre Nettuno. Ciò prende il nome di “cintura di Kuiper”.
Quando il guscio di materia solare sarà espulso emetterà per la maggior parte luce ultravioletta e in minima parte calore radiante. Il Sole rimarrà così finché il guscio di materia non potrà riformarsi attorno ad esso; questo potrebbe richiedere un elevato numero di cicli di macchie solari.

La rotazione della terra

Al momento esatto dell’inversione polare, la Terra interromperà la sua rotazione e rimarrà ferma per sette/otto ore. Le foreste e gli edifici sul lato Sole bruceranno se non saranno inondate da mari o laghi vicini. Non solo il calore influirà sulle piante e sugli animali, ma il Sole produrrà una massiccia dose di raggi cosmici e gamma che raggiungerà la Terra entro 10-15 minuti dopo l’inversione. Questo impulso di particelle cosmiche potrà durare da 10 a 30 secondi con la possibilità di alterare i geni / DNA di piante e animali, compresi quelli degli esseri umani. Questo spiega come si creano nuove specie basate su quelle presenti nel passato.

Il guscio solare di polvere

Le persone sul lato Sole della Terra saranno in grado di vedere la stella che si espande e il disco solare che si ingrandisce man mano che si avvicina al nostro pianeta. Si stima che il guscio di polvere impiegherà dalle 17 alle 18 ore per colpire la Terra ma non colpirà necessariamente il lato di fronte al Sole al momento dell’inversione polare in quanto saranno passate 18 ore e un altro lato potrò essere rivolto verso di esso. Quando il guscio di polvere ci colpirà, depositerà grandi quantità di roccia e detriti su metà del nostro pianeta.

micronova solare era glaciale apocalisse slittamento polare

L’evaporazione degli oceani e la neve

La nova farà anche evaporare 180 metri di acqua dagli oceani di tutto il globo; molti di questi liquidi verranno persi nello spazio e portati via dal guscio di polveri che andrà allargandosi sempre più. La maggior parte, però, rimarrà nell’atmosfera sotto forma di acqua bollente che impiegherà giorni o settimane a ricadere al suolo. Questa pioggia, dapprima caldissima, inizierà pian piano a raffreddarsi fino a trasformarsi in neve che continuerà a scendere al suolo fino a quando gli ultimi residui non avranno abbandonato l’atmosfera (per una durata di circa 40/50 anni).

Se noi potessimo vedere la Terra dallo spazio subito dopo una micronova la vedremmo con una spessa coda di polvere e ghiacci. Questa scia di detriti si protrarrà per migliaia di anni fino a quando la gravità terrestre ne ricatturerà i materiali e li riporterà nell’atmosfera.

Animali congelati dall’altro capo della Terra

Appena il guscio di polvere e detriti avrà superato la Terra l’emisfero investito si toverò in una condizione di pressione estremamente bassa. La micronova avrà appena espulso la maggior parte dell’atmosfera. Il lato integro del nostro pianeta manterrà una pressione normale ma queste condizioni non perdureranno a lungo. Molto repentinamente, infatti, la parte della Terra la cui atmosfera è preservata tenterà di ristabilirne la continuità anche dal lato colpito dalla micronova. Questo processo avrà due effetti: 1) il generarsi di venti di estrema velocità e potenza che da ogni angolo del globo raggiungeranno la parte senza atmosfera; 2) un’espansione rapidissima dell’atmosfera preservata con conseguente abbassamento delle temperature a livelli estremi (fino a -120 gradi Celsius) in pochissimo tempo. Questo fenomeno è spiegato dalla legge di Boyle secondo la quale “a temperatura costante pressione e volume sono inversamente proporzionali”.  Ogni forma di vita all’aperto o con scarsa protezione congelerà all’istante.

Gli Oceani

Quando la Terra fermerà la sua rotazione tutte le acque degli oceani e dei laghi continueranno la loro corsa con la stessa velocità di rotazione antecedente. Poco prima dell’inversione la Terra starà ruotando a 1200 Km/h avendo già subito diversi effetti di rallentamento ma non possiamo sapere a che velocità gli Oceani impatteranno contro i continenti né quando i mari si spingeranno nell’entroterra. Molto dipenderà anche da quanto il pianeta rimarrà immobile prima di cominciare a girare in senso opposto. Quando questo avverrà gli oceani si ritireranno scavando canyons profondi anche 3 Km.

La rotazione della Terra e il terremoto globale.

La rotazione della Terra ricomincerà in senso opposto dopo 7-8 ore; anche la crosta terrestre sarà interessata da questa inversione. Come gli oceani si riverseranno sulla terra ferma, così la crosta terrestre fluttuerà sul mantello di lava sotto di essa. Questo causerà terremoti globali (sopra l’ottavo grado) che dureranno settimane  finché le placche tettoniche non si saranno stabilizzate. Alcune montagne sprofonderanno mentre ne nasceranno di nuove.

Vulcani

i Vulcani erutteranno su tutto il pianeta a causa dell’incremento di calore del nucleo e del mantello terrestri. Le polveri che verranno immesse nell’atmosfera non faranno che peggiorare lo spesso strato di detriti lasciato dalla nova. La lava e il fango di queste immense eruzioni cambieranno la superficie terrestre.

micronova solare era glaciale apocalisse slittamento polare

L’era glaciale.

Dopo pochi giorni dalla micronova comincerà una pioggia bollente che si raffredderà in un breve lasso di tempo. Passati circa 10 giorni comincerà a nevicare e lo farà fin quando tutte le polveri e le acque avranno abbandonato l’atmosfera. Dunque per i successivi 40-50 anni nevicherà e saremo nella morsa di una intensa era glaciale per più di 700 anni.

Cosa ne sarà della vita.

Gli effetti di una micronova sono devastanti per ogni forma di vita. Non è difficile capire perché vi è sempre una estinzione di massa quando essa avviene. Solo il genoma di 35 femmine di homo sapiens sopravvisse all’ultima era glaciale. Il nostro obiettivo è sopravvivere, dobbiamo pensare ai nostri figli e dare loro una chance di sopravvivenza.

La Luna

La superficie della Luna verrà investita dalla micronova e si riempirà di nuovi crateri. Appena dopo l’evento la Luna sarà rossa a causa del calore generato sulla sua superficie.

Marte

Questa teoria spiegherebbe anche cose è accaduto nel passato agli oceani e all’acque di Marte. Dopo centinaia di milioni di anni il pianeta è morto spinto sempre più in là dalla susseguenti micronove. Era abitato? Non possiamo saperlo .

Il giorno dopo

Non tutta la superficie terrestre ghiaccerà. Alcune aree all’equatore potrebbero non rientrare nella morsa dei ghiacci perenni.

La temperatura globale sarà più fredda rispetto all’ultima era glaciale perché saremo stati spinti più distanti dal Sole. Spesse nubi avvolgeranno la terra per 22 o più anni. Intere dighe di ghiaccio alte centinaia di metri resisteranno per secoli. Quando collasseranno creeranno nuovi fiumi e allagamenti biblici. Dopo 11-22 anni la maggior parte della neve dovrebbe essersi sciolta all’equatore permettendo che la vita animale e vegetale possa rifiorire. Gli oceani saranno 150 metri più bassi rispetto a quelli odierni. La Terra dovrà convivere con fortissimi terremoti per almeno 15 anni finché il mantello e le placche tettoniche non si saranno stabilizzate.

BIS: la Banca Centrale della Sinarchia…

Scritto da: Marcello Pamio
Fonte: https://disinformazione.it/2019/01/20/bis-la-banca-centrale-dei-banchieri-mondiali/

La Banca per i Regolamenti Internazionali (BIS) è la cupola del capitalismo e vertice di quella cricca finanziaria che sta tenendo in scacco il mondo intero.
Dopo aver indotto la Prima Guerra Mondiale infatti i veri Poteri Forti, cioè i banchieri internazionali volevano creare un sistema globale di controllo finanziario concentrato in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese oltre all’intera economia planetaria.
Questo Sistema doveva essere controllato con criteri feudali dalle banche centrali del mondo che agivano di concerto grazie ad accordi segreti, ai quali pervenivano nel corso di frequenti incontri e conferenze private.
Il vertice del Sistema era la BIS, Bank for International Settlements di Basilea in Svizzera: una banca privata di proprietà e sotto il controllo di banche centrali mondiali, esse stesse società private di capitali.

All’epoca le banche centrali nelle mani di uomini come Lord Montagu Norman della Banca d’Inghilterra, Benjamin Strong della Federal Reserve New York, Charles Rist della Banca di Francia e Hjalmar Shacht della Reichbank, cercavano di dominare i governi grazie alla loro capacità di controllo dei prestiti del Tesoro, di manipolare gli scambi con l’estero, di influenzare il livello dell’attività economica del paese e acquisire politici disposti a cooperare nel mondo degli affari dietro compensi economici.


I tempi cambiano, ma le strategie sono rimaste le medesime: le tresche di ieri infatti sono le stesse di oggi…

Nella costituzione, avvenuta nel 1930 a Basilea, oltre alle banche appena elencate si unirono anche J.P. Morgan & Co. di New York, First National Bank of New York e First National Bank of Chicago.
Il capitale autorizzato ammontava a 500 milioni di franchi svizzeri, equivalenti a oltre 145 milioni di grammi di oro fino, diviso in 200 mila azioni.[1]
La BIS in quanto istituzione privata era di proprietà di 7 direttori di banche centrali, e operava attraverso di loro che ne formavano allo stesso tempo il gruppo direttivo. Essi si accordavano su tutti i maggiori problemi finanziari del mondo, come pure su molti problemi economici politici, specie in riferimento a prestiti, pagamenti e al futuro economico delle aree più importanti del globo.
Stiamo parlando di una struttura finanziaria le cui remote origini risalgono alla creazione della Banca d’Inghilterra nel 1694 e Banca di Francia nel 1803.

Il Washington Post del 28 giugno 1998 dedicava alla Banca delle banche un articolo dal titolo inequivocabile: “Uomini chiave controllano il flusso mondiale del denaro”.
«Dieci volte l’anno gli alti papaveri finanziari che controllano i flussi monetari mondiali si raccolgono a cena sulle rive del Reno in conversazioni segrete in grado di mutare il corso dell’economia globale.
I 13 membri di questa Cabala economica sono i governatori delle banche centrali delle 10 nazioni industrializzate, più la Svizzera.
La BIS venne fondata nel 1930 per facilitare i pagamenti ai vincitori delle riparazioni dei danni di guerra conseguenti la Prima Guerra mondiale. Con gli anni essa è diventata la Banca Centrale delle banche centrali. Suo ruolo successivo è stato quello di stanza di compensazione per regolatori, fornendo supporto nella supervisione di banche commerciali, mercati e degli scambi oltremare e protezione del sistema finanziario mondiale».

Un altro fuggevole sguardo sul gruppo segreto ci è fornito da Gerald Corrigan direttore della potente Goldman Sachs. Nella sua qualità di presidente della Federal Reserve New York fra il 1984 e 1993, Corrigan partecipò a ben 115 incontri mensili consecutivi alla BIS: «intorno al tavolo nessuno si serve di assistenti, agende, registratori e comunicati … vengono sviluppate relazioni personali meravigliose. Di conseguenza quando qualcosa va storto, lavorare con queste persone diventa molto più facile per via della fiducia che si è instaurata nel corso delle frequenti cene riservate. Per conto mio questo aspetto costituisce l’atto geniale dell’organizzazione».
Dal punto di vista storico la BIS è essenzialmente un’istituzione europea a partecipazione americana.
Nel luglio 1994 si sono aggiunti i direttori delle Banche centrali di Canada e Giappone, e più recentemente sono entrate a farne parte altre nazioni non europee portando i membri delle banche centrali a 60 (l’elenco completo a fine articolo).
La banca ha depositi per 112 miliardi di dollari, dei quali una parte in oro.
I fondi sono investiti attraverso banche commerciali e assicurazioni. Il 16% delle quote della BIS sono in mano alle banche centrali che ne fanno parte, il resto è posseduto da privati…

Il quotidiano Le Figarò del 26 aprile 1994 pubblicava un articolo del Premio Nobel per l’economia Maurice Allais da cui si apprendeva che «l’ordine di grandezza dei flussi finanziari non sarà mai troppo sottolineato. I flussi finanziari controllati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali ammontano a più di 1100 miliardi di dollari giornalieri, che corrisponde a circa 40 volte il livello di operazioni di trasferimento in transazioni commerciali attraverso il mondo».
Cifre da capogiro fondate in massima parte su denaro virtuale. Queste somme possono (e lo fanno) far saltare una banca, sconvolgere dall’oggi al domani l’economia di una nazione e/o le borse internazionali, ecc.
Incredibilmente un potere così immenso non può essere controllato da nessuno: né dalle banche centrali, né dagli stessi governi!

Questa sua intoccabilità è descritta nella Carta costitutiva del 20 gennaio 1930 al paragrafo 10: «la Banca, il suo patrimonio, le sue attività, nonché i depositi o altri fondi che le siano affidati, non potranno essere oggetto, né in tempo di pace né in tempo di guerra, di nessun provvedimento come espropriazioni, requisizioni, sequestri, confische, divieti o limitazioni di esportazione o importazione di oro o di divise, e di qualsiasi altro provvedimento analogo».
Nessuno può toccarla!

Consiglio di amministrazione
Da settembre 2015, il presidente del Consiglio di amministrazione (Board of Directors) è l’attuale governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, mentre il suo Direttore generale è, dal 1º dicembre 2017, il messicano Agustín Carstens.
Il Consiglio può avere 18 membri, inclusi 6 direttori d’ufficio e i governatori delle Banche centrali di Belgio, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Questi ultimi possono nominare congiuntamente un altro membro della nazionalità delle banche centrali.
Per l’Italia attualmente il membro è il governatore della Banca centrale Ignazio Visco.

Il ruolo della BIS
Nonostante sia organizzata come una banca commerciale con azioni pubbliche, la sua immunità dalle interferenze dei governi e le tasse sia in guerra che in periodo di pace sono garantite da un Trattato internazionale firmato all’Aia nel 1930.
Tutti i suoi depositanti sono banche centrali, eppure è in grado di realizzare profitti su ogni transazione.
Inizialmente i banchieri che ne facevano parte, volevano il massimo anonimato per le loro – più o meno sporche – attività, per cui il quartier generale si trovava in un hotel abbandonato di sei piani, il Grand et Savoy Hotel Universe, con un annesso sopra l’adiacente Frey’s Chocolate Shop.
Nessun segno sulla porta identificava la BIS, così i banchieri e gli spacciatori d’oro tranquillamente usavano anche il negozio Frey’s, che si trova dall’altra parte della strada rispetto alla stazione ferroviaria..

In quelle stanze rivestite di legno sopra il negozio e nell’hotel, venivano prese decisioni importantissime che andavano dalla svalutazione o protezione delle valute mondiali; al prezzo dell’oro (Gold Fixing), alle regolamentazioni delle operazioni bancarie off-shore, per giungere al rialzo o al ribasso dei tassi di interesse a breve termine. Insomma decide vita e morte finanziaria di miliardi di persone!

Nel marzo 1977 l’anonimato finì perché cambiarono sede, facendo costruire un grattacielo circolare di 20 piani fuori terra, che con i suoi 69,5 metri di altezza sovrasta la città medievale.

Un mostro di vetro e acciaio conosciuto come BIS Tower Bulding, o semplicemente la Torre di Basilea.
Assomiglia ad una centrale atomica, ma l’edificio è completamente climatizzato e totalmente autonomo, con un rifugio antiaereo nucleare nel sottosuolo, un sistema ridondante di estinzione degli incendi per cui i vigili del fuoco non devono mai essere chiamati, e perfino un ospedale privato, oltre a 20 chilometri di archivi sotterranei…

Più che la sede di una banca è una vera e propria fortezza indipendente e inespugnabile.
Ai piani inferiori ha sede il computer centrale che è direttamente collegato ai computer delle banche centrali membri e fornisce accesso istantaneo ai dati sulla situazione monetaria globale.

Una squadra di 18 trader professionisti, principalmente inglesi e svizzeri, collegati costantemente in Rete, lavorano per ricollocare i prestiti a breve termine sui mercati dell’Eurodollaro e difendere dalle perdite di cambio (vendendo contemporaneamente la valuta).
Un altro piano è invece tutto dedicato agli scambi e ai commerci di oro, e qui è normale vedere numerose persone al telefono che organizzano prestiti d’oro della banca agli arbitri internazionali, consentendo così alle banche centrali di ottenere interessi sui depositi in oro.

Tuttavia esiste una ragione molto più importante e occulta per cui le banche centrali trasferiscono regolarmente depositi alla BIS: vogliono fornire un grande profitto (alla banca e a sé stessi) per sostenere i servizi che fornisce…
La BIS infatti è molto più di una banca, anche se dall’esterno e ufficialmente sembra essere una piccola organizzazione, infatti solo 86 dei suoi 298 dipendenti sono classificati come personale professionale: e il rimanente? La Banca non è un’istituzione monolitica: artatamente nascosta nel guscio di una banca internazionale, come una serie di scatole cinesi l’una dentro l’altra, rappresenta i gruppi e i servizi di cui i banchieri hanno bisogno, e per questo pagano….
Abbiamo a che fare con una banca sconosciuta alla maggior parte delle persone, anche agli abitanti di Basilea, ma talmente potente da essere inviolabile.
Perfino l’economista John Maynard Keynes ha cercato di farla chiudere perché riciclava i soldi e l’oro che nazisti avevano rubato nei paesi occupati durante la Seconda Guerra Mondiale, ma senza risultato.
Anzi dopo la guerra, divenne ancora più influente e si trasformò nella principale camera di compensazione per le valute europee e luogo segreto di incontro privilegiato dei banchieri centrali…

Membri BIS:
Bank of Algeria, Central Bank of Argentina, Reserve Bank of Australia, Central Bank of the Republic of Austria, National Bank of Belgium, Central Bank of Bosnia and Herzegovina, Central Bank of Brazil, Bulgarian National Bank, Bank of Canada, Central Bank of Chile, People’s Bank of China, Central Bank of Colombia, Croatian National Bank, Czech National Bank, Danmarks Nationalbank (Denmark), Bank of Estonia, European Central Bank (BCE), Bank of Finland, Bank of France, Deutsche Bundesbank (Germany), Bank of Greece, Hong Kong Monetary Authority, Magyar Nemzeti Bank (Hungary), Central Bank of Iceland, Reserve Bank of India, Bank Indonesia, Central Bank of Ireland, Bank of Israel, Bank of Italy, Bank of Japan, Bank of Korea, Bank of Latvia, Bank of Lithuania, Central Bank of Luxembourg, National Bank of the Republic of Macedonia, Central Bank of Malaysia, Bank of Mexico, Netherlands Bank, Reserve Bank of New Zealand, Central Bank of Norway, Central Reserve Bank of Peru, Bangko Sentral ng Pilipinas (Philippines), National Bank of Poland, Bank of Portugal, National Bank of Romania, Central Bank of the Russian Federation, Saudi Arabian Monetary Authority, National Bank of Serbia, Monetary Authority of Singapore, National Bank of Slovakia, Bank of Slovenia, South African Reserve Bank, Bank of Spain, Sveriges Riksbank (Sweden), Swiss National Bank, Bank of Thailand, Central Bank of the Republic of Turkey, Central Bank of the United Arab Emirates, Bank of England, Board of Governors of the Federal Reserve System (United States).[2]

[1] https://www.bis.org/about/charter-i.pdf

[2] “BIS member central banks”, https://www.bis.org/about/member_cb.htm?m=1%7C2%7C601

 

Anna Falchi: a 10 anni incontri ravvicinati con UFO

Scritto da: Luisa De Montis
Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/anna-falchi-10-anni-ho-incontrato-ufo-1613086.html

“A 10 anni ho incontrato gli Ufo, per due anni di seguito, me lo ricordo bene”. A raccontarlo è Anna Falchi che – a Un giorno da Pecora su Rai Radio1 rivela questo curioso e incredibile dettaglio della sua infanzia.

“Ero a Reggio Emilia, durante il periodo di Natale”, ha detto l’attrice e showgirl, “No, non vidi gli extraterrestri. Nell’immaginario quando si pensa agli ufo si immaginano dei dischi volanti guidati da extraterrestri ma potrebbero anche essere dei mezzi di trasporto provati dalla Nasa, ad esempio”.

“Una volta li abbiamo visti volare”, assicura poi la Falchi, “C’era un po’ di foschia ma ricordo di aver visto proprio dei dischi volanti. L’anno dopo il disco volante scese nel campo di fronte a casa nostra. Scese proprio il disco volante coi quattro piedini. Aveva una luce rossa intorno ed emetteva un suono molto importante, tipo una sirena. Era l’alba ed io e mia madre fummo svegliate da questo rumore. Li per lì ci nascondemmo – ha proseguito la Falchi – poi però il giorno dopo uscimmo a controllare nel campo e trovammo quei famosi segni sul campo”.

E ai conduttori che chiedono cosa le ha lasciato questo incontro risponde: “Mi ha aperto molto la mente. Non possiamo pensare che la vita esista solo sulla terra. Secondo me c’è un altro sistema solare”.

 

Nostradamus: profezie per il 2019

Fonte: https://www.nibiru2012.it/nostradamus-profezie-per-il-2019/

 

Profezie Nostradamus 2019

Eccoci al consueto appuntamento annuale con le profezie di Nostradamus. Cosa ha in serbo per noi il veggente più famoso di tutti i tempi per il 2019? Solo iettature, come sempre.

Chi è Nostradamus? Fonte Wikipedia: Nostradamus, pseudonimo di Michel de Nostredame, alle volte Notre Dame in francese o Miquèl de Nostradama in occitano, raramente Michele di Nostradama in italiano seicentesco (Saint-Rémy-de-Provence, 14 o 21 dicembre 1503 – Salon-de-Provence, 2 luglio 1566), è stato un astrologo, scrittore, farmacista e speziale francese.

È considerato da molti, assieme a san Malachia, come uno tra i più famosi e importanti scrittori di profezie della storia. È famoso principalmente per il suo libro Le Profezie, che consiste di quartine in rima, raccolte in gruppi di cento, nel libro Centuries et prophéties (1555).

I sostenitori dell’attendibilità di queste profezie attribuiscono a Nostradamus la capacità di aver predetto un incredibile numero di eventi nella storia del mondo, tra cui la rivoluzione francese, la bomba atomica, l’ascesa al potere di Adolf Hitler e gli attentati dell’11 settembre 2001. Nessuno ha tuttavia mai dimostrato di poter ricavare dalle quartine di Nostradamus dati attendibili per la previsione del futuro.

Si rileva infatti che queste predizioni altro non sono che esempi di chiaroveggenza retroattiva. In altri termini, le quartine sono scritte in un modo così ambiguo che chiunque, a posteriori, può leggere o interpretare in esse ciò che meglio crede. «Nostradamus non ha mai veramente previsto alcun evento futuro. Infatti le uniche tre volte in cui ha indicato una data precisa per le sue profezie si è clamorosamente sbagliato: in una prevedeva nel 1792 il culminare di una lunga e selvaggia persecuzione religiosa che non c’è mai stata, in un’altra la totale distruzione della specie umana per il 1732 e nella terza la fine del mondo per il 1999».

Detto questo tiriamoci su il morale per questo 2019 alle porte! Cosa ci riserverà?

Inondazioni! Le quartine di Nostradamus annunciano che alcuni stati europei dovranno affrontare imponenti inondazioni durante l’anno. I paesi che subiranno i maggiori danni: Italia, Ungheria, Gran Bretagna e Repubblica Ceca.

L’estremismo religioso porterà altre migrazioni di massa dal medio-oriente ed intensificherà il chaos negli stati europei e statunitensi. Anche gli attentati di matrice terroristica aumenteranno.

“Da un luogo di carestia
verrà il sollievo
L’occhio del mare, come un cane avaro
A chi darà olio e l’altro grano”.

I cambiamenti climatici colpiranno il pianeta terra e i leader politici cercheranno di ridurre l’emissione di inquinanti atmosferici.
Nella quartina si legge “vedremo le acque sorgere e la terra collasserà sotto di loro”. Il riscaldamento globale causerà un gran numero di guerre.

La Chiesa in grande affanno e la morte del Papa:  due potenze innescheranno la terza Guerra Mondiale che durerà 27 anni. La Terza Guerra Mondiale inizierà dopo la morte dell’ultimo Papa (il successore di Papa Benedetto XVI) che verrà assassinato dall’anticristo.

“Il monte Aventino brucerà nella notte:
il cielo si oscurerà nelle Fiandre:
quando il monarca inseguirà suo nipote, i
membri della Chiesa causeranno scandali”.

Il testo sopra citata, può riferirsi sia a Sant’Aventino, protettore delle persone che soffrono di disturbi mentali, che ad Aventino uno dei sette colli di Roma. Il 23 luglio 2019 ci sarà l’eclisse solare totale, potrebbe essere questo l’inizio dei problemi per la Chiesa cattolica. Proprio con l’assassinio del Papa il caos prenderà potere in tutto il pianeta.

Il BIG ONE: Un terremoto catastrofico definito il ”grande terremoto” colpirà la zona tra California (USA) e Vancouver (Canada).
Il terremoto potrebbe avere una magnitudine tra 8,7 a 9,2 gradi. “Il grande terremoto” interesserà diverse zone di Seattle, Tacoma, Portland, Eugene, Salem, e anche Olympia capitale di Washington con oltre 7.000.000 di abitanti.

L’essere umano sarà capace di comunicare con gli animali, questa è la settima predizione di Nostradamus. La predizione dice “I maiali diventeranno fratelli per l’uomo”. Il suo significato potrebbe avere due chiavi di lettura, una la comunicazione tra essere umano e animale grazie a nuove tecnologie, l’altra potrebbe essere interpretata con la fine dell’uccisione degli animali.

Molti progressi saranno fatti nel campo medico, ci saranno nuove scoperte che faranno aumentare l’aspettativa di vita fino a 200 anni.

Motore di ricerca e babelfish nella predizione che dice:

“Dopo l’invenzione di un nuovo motore, il mondo diventerà com’era prima della creazione della Torre di Babele.”

DEPISTAGGIO BORSELLINO / LE RIMEMBRANZE DI NINO DI MATTEO, E IL PROCESSO COMINCIA Il 5 NOVEMBRE

Scritto da: Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/2018/09/30/depistaggio-borsellino-le-rimembranze-di-nino-di-matteo-e-il-processo-comincia-il-5-novembre/

Neanche il tempo di una sentenza (quella sulla ‘Trattativa’) e la super toga antimafia, l’icona del popolo delle agendine rosse si trova in libreria con un già cult, “Il patto sporco. Il processo Stato-Mafia nel racconto di un suo protagonista: Nino Di Matteo”. Non poteva che essere Chiarelettere l’editrice a pubblicare la lunga (oltre 200 pagine) intervista all’Eroe dei due Mondi raccolta da Saverio Lodato, per una vita inviato dell’Unità a Palermo e firma di punta del plotone di penne antimafia.

Non abbiamo letto il prestigioso volume, ma scorrendo il reportage che firma Corrado Stajano per il Corriere della Sera sembra di saperne molto, ma molto meno di prima. Soprattutto eclissando letteralmente dei fatti di sostanza che – vivaddio – in questi maledetti 35 anni sono stati acquisiti. Invece sembra di volteggiare, leggendo il libro, in una bolla perfetta, in un nulla metafisico e metastorico: una vertigine che ti può dare il senso del più totale spaesamento.

TRA I RICORDI DI NINO DI MATTEO

Il libro di Lodato. In apertura Giancarlo Caselli e sullo sfondo il covo di Totò Riina

Qualche cenno ai 200 chili di tritolo che Cosa nostra aveva ordinato per far fuori Di Matteo, le imprecazioni carcerarie di Totò Riina (che certo sapeva bene di essere ‘ascoltato’ da chi doveva sentire). E poi i soliti interrogativi senza risposta, e che il libro non contribuisce certo a darne neanche una briciola: “chi fece sparire – scrive Stajano – quasi del tutto i file informatici di Giovanni Falcone dopo la sua morte? Quali furono i motivi dell’accelerazione dell’assassinio di Paolo Borsellino? Che cosa avrà scoperto il magistrato nei tragici 57 giorni dopo Capaci?”.

Quindi uno dei punti bollenti: “La cattura di Riina nel gennaio ’93, poi la mancata perquisizione del covo sono smaccate prove dell’accordo tra le parti per ‘evitare che saltassero fuori atti e documenti compromettenti proprio su quella fase della trattativa’”.

C’è da augurarsi che nel libro ci sia qualche elemento in più su quel maxi buco nero del covo di Riina (che si collega alla mancata cattura di Bernardo Provenzano). Cosa c’era veramente in quel covo trovato ritinteggiato e messo a nuovo dopo due settimane di mancato controllo? E la cassaforte portata via in tutta tranquillità? Quell’archivio dei 3000 nomi di cui parla addirittura il capitano Ultimo – il braccio destro del capo Ros Mario Mori – che potrebbe essere finito nella mani di Matteo Messina Denaro per ricattare mezza Italia?

Beh, qualche spiegazionicina in più ce la saremmo aspettata dalla nostra Icona antimafia. Come anche sullo scarso controllo operato dal neo procuratore capo Giancarlo Caselli, arrivato da appena due settimane. Per non parlare della improvvisa, misteriosa e soprattutto mai indagata  morte (ecco un altro buco nero della nostra malastoria di cui nessuno parla) del procuratore Gabriele Chelezzi, che su quelle connection stava lavorando da mesi.

 

ARCHIVI & AGENDE

Da un archivio a un’agenda, quella rossa di Paolo Borsellino, il passo non è poi così lungo. Come mai nessun elemento in più – da parte di uno degli inquirenti di punta per la strage di via D’Amelio – viene partorito? Nessuna nuova pista per quel passaggio di mano della bollente agendina – quasi un’azione rugbistica – dal carabiniere accusato, processato e assolto, fino a Giuseppe Ayala e poi a chissà chi?

Come mai nessun cenno a quel famigerato Castel Utveggio che sovrasta Palermo e che domina sul palcoscenico di via D’Alemio? Non interessa sapere chi lo usava? Per chi non lo ricordi, è stato per anni un centro studi che faceva capo ai gesuiti di padre Pintacuda, poi s’è trasformato nel Cerisdi, un altro centro studi, ma stavolta per questioni militari, di sicurezza, tanto da essere riconducibile – secondo alcune attendibili fonti della procura di Palermo – ai Servizi Segreti. Per alcuni anni è stato presieduto da uno degli uomini più potenti della Sicilia: Elio Adelfio Cardinale, per anni rettore di Medicina a Catania, radiologo di fama, marito di Anna Maria Palma.

Ecco che un primo cerchio si chiude: il magistrato che per primo ha avuto in mano il fascicolo ancora fumante delle indagini sul tritolo di via D’Amelio è la consorte di Cardinale, il quale – va rammentato – è stato sottosegretario alla Salute nel governo Monti. Uno che quindi se ne intende.

E siamo al domandone? Come mai Nino Di Matteo, nel suo lungo sfogo con l’amico giornalista, non fornisce uno straccio di spiegazione (stando almeno all’articolo di Stajano) sul più grande depistaggio della nostra storia giudiziaria, di cui si è appena discusso davanti al Csm e che sarà oggetto dell’ennesimo processo che comincia il 5 novembre a Caltanissetta, dedicato proprio al Depistaggio?

Quel depistaggio è cominciato prima, con l’agendiana rossa e via dicendo, sostiene Di Matteo.

Ma sta di fatto che qualcuno l’avrà pure pensato, ideato, organizzato, messo in pratica, o no?

I tre poliziotti oggi accusati non possono che essere di tutta evidenza l’ultimo anello della catena, lo capirebbe anche un bambino. Fabrizio Mattei, Michele Ribaudo e Mario Bò non possono che essere i burattini che qualcuno o alcuni hanno manovrato. Elementare.

E allora? Tutti – o molti – hanno scaricato la montagna delle responsabilità sull’allora capo della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, morto oltre 15 anni fa, nel 2002 e che difficilmente può più difendersi né fornire lumi.

C’è solo da sperare che qualcuno parli, come si augura Fiammetta Borsellino? “Ci sono grossi pezzi dello Stato – sottolinea – implicati nella strage che ha ucciso mio padre e i ragazzi della scorta”. E rivolta ai poliziotti, in occasione delle sedute davanti al Csm, tormentata ha continuato a chiedersi: “Perchè non parlano, perchè non dicono da chi ebbero l’ordine di ammaestrare Scarantino (Vincenzo Scarantino, il teste taroccato, ndr) con degli appunti molto dettagliati? E come è possibile che nessun magistrato si sia accorto del depistaggio messo in atto da un gruppo di poliziotti?”.

Perfino Nino Caleca, il legale di uno dei poliziotti oggi sotto accusa, Mario Bò, afferma: “Il mio assistito era convinto di avere fatto la cosa più bella dellla sua vita con quella indagine. Agì alle dipendenze dei superiori e di chi coordinava l’inchiesta”.

 

MA CHI ERANO I VERI DIRETTORI D’ORCHESTRA

Ma chi erano i ‘superiori’? Chi ‘coordinava’? Semplice come bere un bicchier d’acqua: i magistrati inquirenti. Quindi Anna Maria Palma poi affiancata da Carmelo Petralia e, 5 mesi dopo, da Nino Di Matteo. Questo il tris d’assi che ha diretto l’orchestra. Ma attenzione al nome del procuratore capo di allora: Giovanni Tinebra, il cui ruolo – in questa vicenda – è ancora tutto da scoprire

Possibile che Palma, Petralia e Di Matteo abbiano perso la memoria? Che tutti   contemporaneamente non sappiano e non ricordino?

Possibile che dei poliziotti abbiano pensato un bel giorno di rovinarsi la vita e la carriera per inventare un falso pentito? E’ mai credibile?

L’abbiamo scritto diverse volte: la Palma era una toga ‘rossa’, ai tempi di quelle militanze, ed era anche molto amica di Borsellino, secondo quanto ricordano i cronisti siciliani. Anni dopo l’inversione a U, quando viene chiamata dal berlusconiano Renato Schifani a dirigerne il Gabinetto ai tempi della sua presidenza del Senato.

Come mai tutti minimizzarono le parole di giudici come Ilda Boccassini e Roberto Sajeva i quali avevano messo in guardia da Scarantino, giudicandolo un teste del tutto inaffidabile e inattendibile? Come mai, invece, nelle mani di Palma, Petralia e Di Matteo diventa l’Oracolo di Delfo? La fonte di tutte le Verità sulla strage di via D’Amelio? Perchè cadono tutti in trappola?

Forse l’ennesimo processo sul depistaggio che si apre a Caltanissetta potrà darci qualche lume in più per arrivare a che – come implora Fiammetta Borsellino – Verità e Giustizia dopo tanti anni siano fatte, e uno dei buchi più neri e vergognosi dello Stato venga cancellato per sempre.

Verranno interrogati, oltre evidentemente i poliziotti, tutti i magistrati che hanno gestito il fascicolo e quindi ordinato e coordinato l’inchiesta e poi il primo processo che ha mandato all’ergastolo 6 innocenti? I quali, poi, hanno trascorso in carcere ‘solo’ 16 anni e adesso ovviamente si sono costituiti parte civile chiedendo un ovvio risarcimento. Per la serie: mafiosi parti civili contro dei poliziotti dello Stato. Il mondo capovolto.

Mentre – udite udite – fino ad oggi non si è costitutito parte civile il ministero degli Interni: per la serie, Matteo Salvini se ne frega. Si costituirà, invece, quello della Giustizia.

Nell’iniziare formalmente il  processo (che decollerà come detto il 5 novembre) il pm, Stefano Luciani, ha tuonato: “Non fu per ansia di giustizia che venne costruito ad arte il falso pentito Vincenzo Scarantino”. Nè per fare in fretta e sbattere il mostro in prima pagina, come furono le prime accuse lanciate contro La Barbera.

“Qualcuno dei miei amici mi ha tradito”, disse alla moglie Agnese Paolo prima di essere trucidato.

Il giallo continua.   

Il Direttore dell’Istituto di Astronomia della Accademia Russa delle Scienze ammette l’esistenza di molte Civiltà Extraterrestri

Fonte: https://www.segnidalcielo.it/il-direttore-dellistituto-di-astronomia-della-accademia-russa-delle-scienze-ammette-lesistenza-di-molte-civilta-extraterrestri/

NASA, la Sonda SDO fotografa “Enorme Oggetto” sul Sole. Potrebbe essere quello fotografato dallo skywatcher italiano!

Fonte: https://www.segnidalcielo.it/nasa-la-sonda-sdo-fotografa-enorme-oggetto-sul-sole-potrebbe-essere-quello-fotografato-dallo-skywatcher-italiano/

Qualche giorno fa,  avevamo presentato le fotografie di un misterioso ed enorme oggetto che era stato immortalato accanto al Sole durante il tramonto del 29 settembre 2018. Le immagini erano state  registrate dallo skywatcher Stefano Farigu che si trovava sui Monti di Sinnai (Sardegna). Queste fotografie hanno fatto il giro del mondo e aperto dibattiti sui social, facendo discutere moltissimi appassionati di UFO e scettici.

Immagini concesse da Stefano Farigu

immagine tratte da Helioviewer.org- concesse da UFO Sightings Hotspot

Ora anche la NASA, attraverso la sonda SDO ha registrato la presenza dello stesso oggetto fotografato da Stefano Farigu. Le fotografie della NASA sono state registrate il 30 Settembre 2018, e il misterioso oggetto compare alle ore 01:06.

Si tratta di un corpo bianco di grandi dimensioni visibile nelle immagni SDO di helioviewer.org sulla parte superiore del Sole. Le immagini sono state diffuse grazie al sito UFO Sightings Hotspot che ci ha concesso gentilmente le fotografie e che pubblichiamo di seguito.

immagine tratte da Helioviewer.org- concesse da UFO Sightings Hotspot

L’oggetto visibile sul Sole è di enormi dimensioni e sembra sia fuoriuscito attraverso la corona solare per poi andare verso lo spazio in pochi secondi. Astronomi hanno suggerito che potrebbe trattarsi di plasma ma i ricercatori UFO lo escludono sostendendo che si trattava di un enorme nave aliena comparsa grazie a un WormHole o Stargate che si è creato sfruttando il potente campo magnetico e gravitazionale del Sole. Navi aliene o Plasma solare, la comparsa di questo enorme oggetto sul Sole ha lasciato basiti tutti i ricercatori.

A cura della Redazione Segnidalcielo

 

 

L’epoca dei giganti. Evoluzione e statura umana

Scritto da: Sabina Marineo
Fonte: http://storia-controstoria.org/paleolitico/epoca-giganti/

Il tempo dell’Homo erectus fu anche l’epoca mitica dei giganti? Fra questi ominini che popolarono la terra sin dal Pleistocene – vale a dire a partire da circa due milioni di anni fa – e da cui discendono le tre specie più “recenti” Neanderthal, Denisova e Sapiens, c’erano molti individui di statura eccezionalmente alta. In alcuni casi raggiungevano i due metri. Erano creature dalla forza incredibile, con una prestanza fisica che avrebbe superato quella dei nostri atleti di oggi. Furono gli inventori della bifacciale, un utensile litico molto efficace, dato che venne utilizzato per centinaia di migliaia di anni. Il loro cervello poteva raggiungere i 1200 cm cubi ed erano in grado di costruire abitazioni, officine di lavoro all’aria aperta, lance da caccia dalla forma perfetta e, soprattutto, di controllare il fuoco.

Bifacciali: il miracolo della simmetria

Uno splendido esemplare di bifacciale che risale a ca. 450.000 anni fa. The Upper Galilee Museum of Prehistory, Hula Valley. Foto Guyassaf

Più di una volta, ammirando le splendide bifacciali (o amigdale), quegli oggetti di pietra dalla caratteristica forma a mandorla che dovevano essere una sorta di utensile multiuso, mi sono stupita delle loro dimensioni. Le bifacciali venivano, come dice il nome, lavorate da entrambi i lati e dimostrano una ricerca di simmetrica bellezza che lascia l’osservatore senza parole. In genere erano usate per tagliare la carne animale, lavorare le pelli, spezzare altri materiali. I nostri antenati le impugnavano alla base, le usavano tenendole strette nella mano.

Le più antiche, ritrovate in Africa, datano circa 1,5 milioni di anni e sappiamo che le bifacciali furono utilizzate fino a 200.000 anni fa. Un periodo di tempo lunghissimo che la dice lunga sulla loro efficacia. Evidentemente erano molto apprezzate. Il livello di armonia della forma raggiunto da questi oggetti si può capire confrontandole con gli utensili precedenti, per esempio i cosiddetti chopper, ciottoli tondeggianti scheggiati e taglienti, ed è senz’altro racchiuso nella simmetria. Un fattore che testimonia la ricerca estetica di forme armoniche e che suggerisce il raggiungimento di un elevato livello di pensiero astratto. Non solo. Anche la conoscenza del simbolo.

L’archeologo Jean Marie Le Tensorer fa un ulteriore passo avanti e afferma:

Il numero d’oro è un esempio di postulato dell’armonia. (…) In Siria un solo giacimento archeologico (…) ci ha lasciato più di 8000 bifacciali. Tenendo conto che questo sito è stato scavato soltanto per una ventina di metri quadrati, si può presupporre che tale orizzonte ospiti in totale da 60.000 a 70.000 bifacciali! Queste bifacciali presentano delle forme di grande purezza. Risalgono a 500.000 anni or sono e indicano una tendenza alla standardizzazione e alla riproduzione di un rapporto preferenziale larghezza/lunghezza. Questo rapporto è in media di 1:4. (N.d.A.: Vicino al numero d’oro). Per me si tratta di un rapporto armonico fondamentale creato dall’Homo erectus. La morfologia simmetrica della bifacciale non evoca forse la forma dell’uomo stesso e della sua mano? (…) In questo caso il corpo umano, emblema dell’armonia, sarebbe all’origine dell’immagine, la bifacciale sarebbe lo specchio armonico dell’uomo.”

Quando fabbricava questi oggetti meravigliosi, l’Homo erectus non badava dunque soltanto alla loro utilità, voleva anche possedere qualcosa di bello. Alcune bifacciali erano per lui talmente preziose, erano state lavorate con tale cura, da non essere nemmeno utilizzate nel quotidiano. Erano riservate esclusivamente all’uso di corredo funerario. L’esemplare forse più famoso in questo senso è la famosa “Excalibur”, un’amigdala di quarzite scoperta nel giacimento spagnolo di Sima de los Huesos insieme a resti ossei umani di 400.000 a.C. La bifacciale non presenta nessuna traccia di utilizzo e quindi doveva rivestire un’importanza prettamente rituale. Forse la prima offerta funeraria di cui siamo a conoscenza attualmente e che conferma la presenza del pensiero astratto in tempi già così remoti.

Prima della bifacciale: raffigurazione di un chopper, 1 milione di anni fa. Reperto del sito paleolitico di Dmanisi, Georgia. Disegno di José-Manuel Benito, pubblico dominio

Ma dopo il primo stupore provato per la bellezza e perfezione delle amigdale, l’osservatore è sopraffatto da un altro pensiero. Le bifacciali non erano soltanto oggetti dalla chiara efficacia nell’uso quotidiano e dall’indubbio valore estetico, potevano essere anche… molto pesanti.  Nel giacimento paleolitico francese Caune de Arago (Tautavel), in un orizzonte di 580.000 anni fa, si è recuperato un esemplare di ben 35 cm di lunghezza. Proviamo ad immaginarne il peso. In effetti, vedendo dal vero alcuni esemplari nelle vetrine dei musei, c’è da restare sbalorditi: che mani dovevano avere i nostri avi del Paleolitico per poterle comodamente impugnare e maneggiare? Ma con il passare del tempo tali utensili divennero sempre più piccoli. Proprio come la statura – e quindi la mano – di chi li confezionava.

I “giganti”

Nel lontano 1948 il team diretto dal paleontologo Richard Leakey ebbe la fortuna di scoprire in Kenya lo scheletro quasi completo del “Turkana Boy” (il ragazzo di Turkana o di Nariokotome). Un ritrovamento eccezionale. Alto e slanciato, questo individuo della specie Homo erectus stupì tutti gli esperti. Nel corso delle analisi ci si rese conto che misurava 160 cm di altezza ed era morto ad appena 7-8 anni d’età. Da adulto, il ragazzino avrebbe probabilmente raggiunto i 185 cm. Il bambino soffriva di malformazioni congenite che ne causarono la morte e tuttavia, sulla base delle analisi scheletriche, si poteva ipotizzare che anche questo giovane individuo, se pur malato, in vita doveva aver posseduto una forza a dir poco atletica.

Bifacciale del giacimento paleolitico di Olduvai, ca.1 milione di anni fa. British Museum – Foto Discott CC BY-SA 3.0

Altri esemplari di Homo erectus presentavano una statura di tutto rispetto che sfiorava i 2 metri (riscontrata in seguito ad analisi effettuate su resti fossili scoperti primariamente nell’Africa meridionale, vedi ricerche del paleontologo Lee Berger), mentre i Sapiens aurignaziani che popolavano l’Europa 40.000 anni fa potevano pur sempre vantare un’altezza media di 183 cm. Una misura che supera di molto la media attuale europea (175 cm). Tipici esempi in tal senso sono i resti fossili dell’uomo scoperto nel sito francese Abri Cro Magnon, con i suoi 183 cm, e gli individui delle sepolture nel giacimento dei Balzi Rossi, in Italia, alcuni dei quali – Uomo di Grimaldi e Uomo di Mentone – misuravano da 190 a 195 cm di altezza.

E bisogna precisare, per amore di correttezza, che il presunto Uomo di Mentone in realtà era una donna del Gravettiano spirata intorno a 24.000 anni fa all’età di circa 37 anni. Oggi è chiamata “Donna di Caviglione”. La giusta attribuzione sessuale si deve al professor Henry de Lumley. Dunque una donna molto alta, al di fuori dalla norma cui siamo abituati oggi. Se gli europei dell’Aurignaziano (47.000-35.000 a.C.) e del Gravettiano (29.000-20.000 a.C) erano ancora molto prestanti, già gli esponenti del Magdaleniano (17.000-11.000 a.C.) si presentavano più minuti, mentre presso le genti del Neolitico (10.000 a.C.) si è registrata una statura media di 162,5 cm.

Una considerazione a parte merita l’uomo di Neanderthal con la sua altezza media di 160 cm, perché in questo caso abbiamo a che fare con una specie umana che si è evoluta dall’Homo erectus heidelbergensis dopo centinaia di migliaia di anni della permanenza di quest’ultimo in Europa. Dunque la sua fisionomia bassa e tarchiata era il risultato di un adattamento alla situazione climatica dell’Era glaciale. Invece sia l’Homo erectus che l’Homo sapiens appartenevano entrambi a specie di più recenti origini africane, erano individui dalla corporatura alta e slanciata e dalla carnagione scura che meglio potevano sopportare le temperature elevate e le forti radiazioni solari presenti nel Continente nero.

C’è poi da aggiungere che non mancano esempi a riprova dell’adattamento fisico dell’uomo di Neanderthal sia al freddo ambiente glaciale che a quello caldo del Medio Oriente. Ci sono esemplari extra europei che presentano altezze superiori, come per esempio il Neanderthal i cui resti fossili sono stati scoperti nella grotta di Amud, in Israele, che misurava 180 cm di altezza. Anche il Neanderthal rinvenuto nella grotta israeliana di Kebara non si può definire di statura bassa con i suoi 170 cm. E in Israele vigevano altre condizioni climatiche, ben lontane dalle temperature europee dell’Era glaciale.

Scheletro dell’uomo di Grimaldi. Questo esemplare di Homo sapiens misurava ben 195 cm d’altezza. Fu scoperto nel giacimento paleolitico di Balzi Rossi. Musée d’Anthropologie préhistorique di Monaco – Foto Georges Jansoone CC BY 3.0

La statura e il problema della dieta

Ma perché, nel corso dei secoli e millenni, l’uomo è divenuto sempre più piccolo? Quali sono i fattori che possono portare ad una diminuzione oppure ad un aumento di statura? Solo il freddo o il caldo? No. Non solo i cambiamenti climatici globali, anche quelli nutrizionali. Perché ovviamente gli individui più piccoli hanno un fabbisogno energetico minore, dunque maggiori probabilità di sopravvivere in presenza della carenza di cibo. E perché allora ci fu una forte diminuzione di statura nel Neolitico, proprio quando il clima in Europa era diventato più mite e il cibo era presente in modo continuato?

Si potrebbe pensare che con la “rivoluzione” neolitica ci siano state maggiori possibilità di nutrire un numero più elevato di persone in modo regolare, ossia usufruendo a piene mani delle risorse agricole e di quelle fornite dall’allevamento del bestiame, due fonti più sicure della caccia che poteva presentare dei problemi in determinati periodi dell’anno oppure in seguito a particolari eventi naturali. Le genti sedentarie del Neolitico avevano poi, al contrario dei cacciatori raccoglitori nomadi (o seminomadi) del Paleolitico, la possibilità di immagazzinare le loro provviste. D’altra parte però, l’antropologo Jean-Luc Voisin fa un’osservazione molto interessante:

“Certo, la diminuzione della statura potrebbe essere dovuta ad un nuovo regime alimentare, ma nel Neolitico la nutrizione doveva essere meno ristretta che nel Paleolitico. In effetti l’agricoltura e l’allevamento permettevano di avere del cibo in modo continuato e dunque i periodi di carenza erano più rari. Tuttavia questo nuovo metodo di vita necessitava di un lavoro di tutte le braccia. Anche i bambini partecipavano al lavoro sin dalla più tenera età intraprendendo delle attività che, come si è dimostrato, bloccano il processo della crescita.”

Ricostruzione di un Homo sapiens aurignaziano sulla base di resti fossili della grotta rumena Pestera cu Oase. Si tratta del cranio più antico di Sapiens scoperto in Europa, Datazione calibrata: 40.500 anni fa, presenta caratteristiche morfologiche proprie dell’Homo sapiens e dell’uomo di Neanderthal. Analisi del DNA effettuate nel 2015 hanno infatti confermato che un antenato di quest’uomo vissuto 4-6 generazioni prima era il risultato di un’ibridazione Sapiens/Neanderthal. Questa ricostruzione è stata commissionata dal Neanderthal Museum di Mettmann dove si trova attualmente in esposizione permanente accanto a molte altre ricostruzioni di ominini magistralmente eseguite dagli artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis. Il museo ha recentemente ristrutturato le sue sale esponendo queste ricostruzioni effettuate su base strettamente scientifica e secondo le ultime conoscenze. Foto: Reimund Schertzl

A tali considerazioni si aggiunge poi l’affermazione dello studioso Francois Marchal:

“In effetti se le condizioni di vita migliorano, la statura aumenta rapidamente come durante l’Impero romano, oppure come oggi. Invece se le condizioni peggiorano, anche la statura diminuisce, ciò che accadde alla caduta dell’Impero romano.”

La dieta dei cacciatori raccoglitori, più ricca di carne fresca, pesce, vegetali selvatici e meno ricca di farinacei, avrebbe favorito una crescita sana. Inoltre un cacciatore “lavora” meno ore al giorno di un agricoltore o di un allevatore di bestiame. Si è calcolato che in media bastassero tre, quattro ore giornaliere per la caccia (lo stesso vale per la raccolta di vegetali, radici, funghi ecc.) Il resto della giornata i cacciatori potevano dedicarsi ad altre occupazioni più o meno piacevoli. Chi mangia meglio e lavora meno diventa più grande?

Evoluzione o adattamento?

Bisogna poi distinguere, osserva Marchal, fra evoluzione e adattamento. Quando l’Homo sapiens giunse dall’Africa 40.000 anni fa, la sua statura era ancora alta. Poi, circa due decine di millenni dopo, la sua statura è diminuita. In questo caso abbiamo a che fare con un fenomeno evolutivo avvenuto in un lunghissimo arco di tempo. Al contrario, l’aumento di statura che è stato registrato in Europa da circa un secolo ad oggi non è evoluzione bensì adattamento, dovuto semplicemente ad un altro tipo di vita, ad un regime alimentare migliore. Il primo fenomeno, quello evolutivo, non è reversibile; il secondo, quello adattativo, sì.

Grotta di Caviglione, Balzi Rossi. Qui vennero alla luce importanti reperti dell’Homo sapiens del tipo Cro Magnon. Foto Lemone CC BY-SA 4.0

Ma aumento e diminuzione di statura sono anche legati all’aumento e alla diminuzione delle dimensioni del cervello. Il cervello di una donna è, in media, più piccolo di quello di un uomo. Un elemento che non ha nulla a che fare con l’intelligenza di una persona e che è strettamente connesso alle dimensioni corporee. Per logica, quindi, le dimensioni cerebrali variano di pari passo con quelle morfologiche. 100.000 anni fa il cervello dell’Homo sapiens misurava da 1500 a 1600 cm cubi. 12.000 anni dopo comportava 1450 cm cubi ed oggi ha un volume medio di 1350 cm cubi. Il volume del cranio dipende dalla morfologia globale dell’individuo.

Comunque i nostri progenitori della specie Sapiens non avevano soltanto un cervello più grande del nostro. Gli aurignaziani non erano soltanto più alti di noi, ma anche più atletici. Ed è probabile che non conoscessero l’obesità. Per nutrirsi, dovevano esercitare un’elevata attività fisica regolare. Il paleoantropologo Jean Jacques Hublin afferma:

“(…) per metabolizzare le proteine della carne e derivarne una quantità sufficiente di calorie, i cacciatori raccoglitori del Paleolitico dovevano aggiungervi dei grassi e del midollo, come testimonia la rottura sistematica delle ossa animali nella maggior parte dei siti paleolitici. Trovare della carne era importante, trovare della carne grassa ancor più. Ingrassare in alcune stagioni per vivere poi delle proprie riserve di grasso, era per i nostri antenati un vantaggio adattativo evidente.”

A questo punto si potrebbe obiettare: sarà pur così, d’altra parte però la loro vita non era lunga e superava raramente i 35 anni d’età. Sì, e tuttavia sembra che, in linea di massima, le popolazioni di cacciatori raccoglitori abbiano vissuto più a lungo e meglio di quelle sedentarie. Sicuramente queste ultime erano più esposte a malattie legate al lavoro della terra, al contatto continuo e molto ravvicinato con gli animali domestici, ad eventuali epidemie e alla nutrizione a base di farine che provocava maggiori problemi di natura dentaria.

Inoltre dobbiamo pensare che anche nel XIX secolo la durata media della vita umana era… di 35 anni. Sembra incredibile? Eppure non lo è. Risultati di studi internazionali dicono che soltanto nel 1990 si è arrivati a raggiungere una durata media della vita di 64 anni che, a detta degli esperti, si estenderà nel 2020 (nei Paesi occidentali) a 72 anni d’età.

Vediamo dunque che le cose sono cambiate in modo decisivo soltanto di recente. Appena 200 anni fa eravamo allo stesso livello dei nostri lontani parenti del Paleolitico. E allo stesso tempo possiamo renderci conto del motivo per cui questo eterno fantasma della morte abbia da sempre tormentato l’animo umano dando luogo, talvolta, a creazioni di somma poesia come l’Epopea di Gilgamesh, l’eroe sumero che partì alla ricerca dell’immortalità.

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Atlantide distrutta dall’atomica 10.000 anni fa? Documenti tibetani aprono a teorie ai limiti della fantascienza

Fonte: http://www.befan.it/atlantide-distrutta-dallatomica-10-000-anni-fa-documenti-tibetani-aprono-a-teorie-ai-limiti-della-fantascienza/

Atlantide distrutta dall’atomica 10.000 anni fa? Documenti tibetani aprono a teorie ai limiti della fantascienza

Diversi anni fa in Tibet, per la precisione a Lhasa, furono ritrovati dei documenti in sanscrito che i Cinesi inviarono all’Università di Chandrigarh affinché venissero tradotti.

Il contenuto di quei documenti ha stupito il professor Ruth Reyna, che si è occupato della traduzione:sarebbero state riportate, infatti, le istruzioni per costruire delle astronavi interstellari. Queste macchine erano chiamate “Astra” e secondo l’esperto che le vagliò potrebbero essere state utilizzate da civiltà antiche per inviare in altri pianeti gruppi di uomini.
Inizialmente sottovalutati, questi documenti sono stati presi in maggior considerazione dopo l’annuncio da parte della Cina di volersi servire dei dati che sono lì riportati per compiere ricerche all’interno del proprio programma spaziale. Si tratta del primo caso in assoluto in cui un Governo asiatico ha ammesso di compiere delle ricerche per vincere la forza di gravità.
I manoscritti descrivono astronavi interstellari ma non fanno riferimenti a viaggi nello spazio, anche se uno dei testi epici indiani, il “Ramayana“, narra di un viaggio sulla Luna a bordo proprio di una di queste fantomatiche astronavi e  di come, nel corso di quella starordinaria spedizione,avvenne una battaglia con un veicolo di Atlantide, denominato “Asvin“.

Le origini della tecnologia in grado di sfidare la gravità con la quale erano costruite queste astronavi risalgono però a molti anni prima, all’incirca 15 mila anni fa; fra Pakistan e India settentrionale si sviluppò la civiltà di Rama (che diede vita a città estremamente sofisticate) e accanto ad essa pare si trovasse Atlantide. Secondo quanto riportato su alcuni antichi testi indiani, il popolo di Rama si muoveva utilizzando macchine volanti, chiamate “Vimana“. Stando alle descrizioni dei testi, tali Vimana somigliavano in tutto e per tutto a dei dischi volanti come li concepiamo noi oggi e venivano utilizzati dagli antichi Indiani per compiere i loro viaggi, sfruttando un sistema di propulsione a base di mercurio.
Da ciò che emerge sulla base di tali incredibili ricostruzioni, la civiltà atlantidea  era ancora più avanzata a livello tecnologico rispetto agli indiani di Rama ed inoltre aveva un’indole più “guerriera”. Pure il popolo di Atlantide disponeva di macchine volanti, chiamate “Vahilixi“, ma non si hanno documentazioni precise come per i Vimana a riguardo di questi apparecchi. Da quel poco che è stato possibile comprendere, i Vahilixi avrebbero avuto la forma di sigari ed erano in grado di muoversi addirittura sott’acqua; ne esistevano però anche a forma di disco, e pure questa tipologia era capace di muoversi nell’acqua.
Fra la civiltà di Rama e quella di Atlantide ebbe luogo, secondo quanto si evince da altri testi antichi, una guerra terribile, in un arco temporale compreso fra 10 mila e 12 mila anni fa. Durante questo conflitto vennero impiegate  vere e proprie armi di distruzione di massa, nello specifico ordigni atomici, e nei testi vengono descritti nel dettaglio gli effetti radioattivi di tali ordigni sulle popolazioni. Alcuni scavi risalenti al secolo scorso compiuti nella città di Mohenjodaro Rishi portarono alla luce degli scheletri con un tasso di radioattività estremamente elevato, i quali parrebbero confermare quanto raccontato in quei testi dell’antichità. I resti erano radioattivi quanto quelli che vennero rinvenuti a Nagasaki e Hiroshima dopo l’esplosione delle due bombe atomiche che sconvolsero e distrussero le cittadine nipponiche.
Tali esplosioni furono in grado di vetrificare fortificazioni fatte di pietra e alcune di queste mura vetrificate, ameno secondo i sostenitori di queste ardite teorie,  ancora oggi si possono trovare in diverse zone del Pianeta, dalla Francia all’India, passando per Turchia, Irlanda e Scozia.

È lecito, dunque, pensare che Atlantide possa essere stata distrutta da un conflitto atomico? In tanti ne sono convinti e il risultato di quella guerra tecnologicamente molto avanzata fu quello di far collassare il mondo e l’umanità intera, portandola nell’età della pietra e posticipando l’inizio della storia moderna di alcuni millenni. Non tutte le conoscenze di quelle civiltà, però, sarebbero andate perdute; trattandosi di “invenzioni” formidabili per gli uomini delle epoche successive, viene quasi automatico pensare che siano state custodite con cura da gruppi di esseri umani “illuminati”, riuniti in delle società segrete nate proprio con lo scopo di proteggere tali scoperte.
Perciò in tanti sono convinti che alcuni di quei dischi volanti costruiti all’epoca delle civiltà di Atlantide e Rama siano giunti fino a noi e vengano custoditi all’interno di grotte avvolte nella massima segretezza situate in Tibet e in diverse zone dell’Asia centrale.
In attesa di prove più tangibili, teorie che non possono che affascinare.