Gli archeologi italiani hanno portato alla luce le ossa di nove individui di Neanderthal in provincia di Latina (Lazio). Il sito è la grotta Guattari, sul monte Circeo, già nota per il ritrovamento nel 1939 di altri due Neanderthal. È possibile che alcuni fossero stati cacciati e sbranati dalle iene. L’archeologo Francesco Di Mario, direttore dello scavo, ha dichiarato: «Sono tutti individui adulti tranne forse uno giovane». Sette uomini, una donna e forse un ragazzo: otto di loro vissero tra i 50 e i 68 mila anni fa e uno, il più antico, tra i 100 e i 90 mila anni fa.
Lo scavo, iniziato nell’ottobre del 2019, si è svolto in parti mai indagate della grotta Guattari (comune di San Felice Circeo). Finora i ricercatori hanno rinvenuto la calotta cranica della donna, frammenti di cranio e di mandibola, due denti, tre femori parziali e altri frammenti in corso di identificazione. Mario Rolfo, professore di archeologia preistorica all’Università di Tor Vergata, spiega: «È una scoperta spettacolare. Un crollo, forse causato da un terremoto, ha sigillato questa grotta per più di 60.000 anni, preservando così i resti lasciati all’interno per decine di migliaia di anni». Molte delle ossa rinvenute mostrano chiari segni di rosicchiamento, quindi è possibile che alcuni di questi Neanderthal siano stati uccisi dalle iene e poi trascinati nella grotta che avevano trasformato nella loro tana. Una volta dentro, gli animali consumarono la loro preda. «I Neanderthal erano preda di questi animali», dice Rolfo. «Le iene li cacciavano, specialmente i più vulnerabili, come individui malati o anziani». Prima che questi predatori prendessero possesso della grotta, gli esperti non escludono la possibilità che i Neanderthal ci vivessero prima.
Il monte Circeo
Gli scienziati della Soprintendenza Archeologica (SABAP) di Frosinone e Latina e dell’Università di Tor Vergata a Roma stanno ricostruendo il quadro paleoecologico della pianura pontina tra i 125.000 e i 50.000 anni fa, quando i nostri “cugini” estinti frequentavano il territorio laziale. Analisi biologiche e ricerche genetiche permetteranno di ricostruire la vegetazione, il clima e l’ambiente in cui vivevano i nostri antenati. Analisi isotopiche permetteranno di ricostruire la dieta dei Neanderthal e delle specie animali. Le indagini sono state estese anche all’esterno della grotta dove il ritrovamento di residui di carbone e resti animali bruciati potrebbe indicare la presenza di antichi focolari. I recenti scavi hanno restituito migliaia di reperti ossei animali che arricchiscono la ricostruzione del quadro faunistico, ambientale e climatico. Oltre agli abbondanti resti di iena, sono stati rinvenuti scheletri di grossi mammiferi quali l’uro (un grande bovino estinto), il cervo nobile, il rinoceronte, l’elefante, il cervo gigante (megaloceros), l’orso delle caverne e cavalli selvatici.
Risvolti della scoperta
Per comprendere i modi di vita e la loro storia, i reperti verranno studiati con diverse tecnologie. Dice Di Mario: «Stiamo portando avanti gli studi e le analisi, non solo genetiche, capaci di rivelare molte informazioni». Mauro Rubini, direttore del servizio di antropologia della SABAP per le province di Frosinone e Latina, ha anticipato: «Un’analisi sul tartaro dei denti ha mostrato per esempio quanto la loro dieta fosse varia, mangiavano molti prodotti cerealicolo vegetariani, frutto della raccolta, ed è noto quanto una buona alimentazione sia fondamentale per lo sviluppo dell’encefalo». I Neanderthal hanno abitato l’Eurasia, dalla costa atlantica agli Urali, all’incirca dai 400.000 anni ai 40.000 anni fa, scomparendo dopo l’arrivo dell’Homo Sapiens. Spesso descritti come i parenti semplici e tozzi degli uomini moderni, i Neanderthal avevano cervelli simili e svilupparono una ricca cultura, avevano complessi utensili di pietra, gioielli dipinti e abitavano in caverne adornate. «Con questa campagna di scavo – ha detto Rubini – abbiamo trovato numerosi individui, una scoperta che permetterà di gettare una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia. L’uomo di Neanderthal è una tappa fondamentale dell’evoluzione umana, rappresenta il vertice di una specie ed è la prima società umana di cui possiamo parlare».