I segreti del Mar Caspio

Fonte: http://www.misteridelmondo.it/i-segreti-del-mar-caspio.html

bqeh21430982325

Il più grande lago interno al mondo, il vasto, enigmatico Mar Caspio ha da sempre catturato l’immaginazione degli uomini ed è stato il luogo di nascita di leggende, miti, e numerosi misteri per migliaia di anni.

Il Mar Caspio è davvero uno spettacolo straordinario. Lungo circa 1.200 e largo 320 km, ha una superficie di circa 371.000 km2, questo lo rende il più grande lago della Terra. Le sue acque sono leggermente salate, infatti è anche considerato un “lago salato”. La profondità del grande lago, varia da pochi metri fino ad arrivare a circa 1000mt nel punto di maggior profondità.

Nel corso della storia il Mar Caspio ha rappresentato un punto fiorente per la crescita socio-culturale delle popolazioni che hanno abitato le sue coste, contribuendo allo sviluppo della civiltà. Tuttavia, oltre a tutto questo nel Mar Caspio vi è anche una grande ricchezza di misteri. Sono molte le storie che raccontano di creature misteriose, avvistamenti UFO, di civiltà e tesori perduti.

Per anni, i residenti delle coste meridionali del Caspio, hanno raccontato di aver visto una sorta di creatura anfibia che somiglia ad un’essere umano. La descrizione dell’animale da parte della gente è davvero dettagliata, infatti la bestia secondo le testimonianze sarebbe circa 165 cm di lunghezza, con una grande bocca che scorre senza intoppi nel collo senza mento; avrebbe grandi occhi fissati in una testa senza orecchie.
Le mani della creatura sarebbero palmate e dotate di formidabili artigli. Gli abitanti del posto hanno ribattezzato la creatura col nome di: “Runan-shah”.

Si dice che i pesci possono percepire quando Runan-shah è vicino,infatti un numero molto grande di pesci anticipa sempre la venuta della bestia. La particolarità davvero incredibile e che la creatura, sempre stando a ciò che affermano le testimonianze raccolte, è un anfibio infatti può essere avvistata sia in acqua che sulle terra ferma adiacente al grande lago.

Quali altri misteri si nascondono sotto le onde del Mar Caspio?

Si dice che la zona adiacente al Mar Caspio, sia piena di presunte civiltà perdute. Lungo la costa che confina con l’attuale Azerbaigian, nella baia di Baku, si trova un castello detto Sabayil, che è stato originariamente costruito nei primi anni del 13 ° secolo in una piccola isola circa 300 metri al largo del lago salato ora è completamente sommerso dalle acque del Mare. Questo castello rappresenta parte delle leggende e del folclore del popolo azero, nel corso dei secoli. Si tratta di una struttura con una forma trapezoidale e robuste pareti esterne che erano spesse 2 metri. In molti credono che potrebbe essere stata una struttura difensiva. Inoltre il castello era dotato di torri semicircolari che lo circondavano. Con assoluta certezza nessuno sa in realtà chi ha costruito il castello e a quale scopo.

Ci sono molte storie che circondano la misteriosa struttura. Un’ipotesi sull’origine del misterioso castello e che all’interno dello stesso, viveva una misteriosa tribù. All ‘interno del Sabayil, infatti la leggenda narra che ci fossero dei misteriosi uomini dotati di poteri sopranaturali chiamati: Saba. Si dice che la gente appartenente a questa misteriosa stirpe adorasse il sole, e che da esso traesse misteriosi poteri che garantivano a tutti loro una vita lunghissima, soltanto però se rimanevano all’interno della misteriosa fortezza. In seguito ad un tradimento da parte di un membro della tribù dei Saba, che scavalcò la recinzione e abbandonò la fortezza, il Sole riversò su tutta la tribù la propria collera, sommergendo il castello Sabayil, sotto le acque del mare.

Un altra ipotesi sicuramente più accreditata da parte degli esperti, è che il misterioso castello sia stato fatto ergere da Alessandro Magno (vedi approfondimento: Alessandro Magno dove sarà sepolto?) come base strategica all’interno del grande lago. La leggenda vuole che il grande Alessandro di Macedonia volesse tramite questa maestosa fortezza dominare tutti i traffici all’interno del Mar Caspio, controllando così ancora meglio il suo vastissimo impero.

Quale si la vera origine del castello Sabayil, ancora oggi resta un mistero. Il Mar Caspio contiene misteri non solo nelle sue profondità, ma anche nei cieli. Ci sono state molte segnalazioni di luci misteriose nel cielo, sono moltissini nel corso degli anni gli avvistamenti UFO registrati, proprio nelle vicinanze del Mar Caspio. Il 28 agosto del 1991, un enorme oggetto non identificato che misurava circa 600mt di lunghezza e 110mt di diametro è improvvisamente apparso sopra le acque del Mar Caspio.

L’oggetto è stato segnalato da una stazione di rilevamento radar russa posizionata sulla penisola Mangyshlak. L’esercito russo era forse comprensibilmente allarmato, e ha inviato quattro MIG-29 in assetto da combattimento. Misteriosamente l’oggetto scomparve ad una velocità supersonica senza dare la possibilità agli aerei russi di entrare in contatto con il misterioso veicolo volante.

Il Mar Caspio è chiaramente un luogo di meraviglie, sia naturali che storiche. Tuttavia è anche in possesso di affascinanti segreti e di misteri. Il Mar Caspio probabilmente continuerà a catturare l’immaginazione degli uomini, come ha fatto per innumerevoli generazioni dei secoli passati.

 

Noi giornalisti mandati al macero

Scritto da: Rita Pennarola
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/?p=3153
Nicola Cioffi

Come nel grande libro di Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa, anche adesso tonnellate, montagne intere di libri e giornali stanno andando al macero in tutto il mondo, sostituiti senza nemmeno troppi rimpianti – e con gran respiro delle foreste – dalla comunicazione telematica.

In Italia – e solo in Italia – accanto a questo epocale fenomeno si registra però, già da qualche anno, il caso dei tanti giornalisti mandati al macero. Uomini e donne in carne e ossa, professionisti, gente spesso con i capelli bianchi, che aveva fatto il proprio dovere di servire il Paese raccontando e documentando la realtà.

A mandare al macero tutta questa gente onesta è stata la cosiddetta ‘giustizia’ italiana. Perché il nostro è l’unico Paese del mondo (compresa l’Africa) in cui siano vigenti leggi che condannano in primo grado un giornalista per presunta diffamazione in un processo definito ‘civile’, nel 90% dei casi senza che sia possibile verificare il rispetto di quella stessa legge in base alla quale si viene condannati. Veridicità del fatto, interesse pubblico della notizia e continenza nell’esposizione non bastano a scansare la condanna civile, i successivi pignoramenti e la definitiva riduzione di quella persona in stato di schiavitù.

Per questo ai tanti che come noi – che come me – in questo stato di schiavitù e in condizione di povertà assoluta sono stati ridotti da sentenze di questo genere (con giudizi d’appello che durano all’infinito e Cassazione che arriva, se arriva, quando sei già sotto tre metri di terra), dopo aver lavorato sodo per almeno tre decenni, è un gran sollievo oggi sapere che nel nostro disgraziato Paese c’è ancora qualcuno che s’interroga, almeno sul piano scientifico, a proposito delle leggi più inapplicate del mondo: quelle sulla responsabilità civile e disciplinare dei magistrati.

Il libro di Nicola Cioffi
Schermata 2015-09-21 alle 18.12.04Ma anche solo per concepire la visione immaginifica di una giustizia capace di riformare il marcio che alberga nelle sue membra, ci vuole un coraggio da leoni. Come quello che ha avuto da sempre un avvocato partenopeo, Nicola Cioffi (nella foto qui accanto), che con la sua Camera di Giustizia ha organizzato un ciclo di seminari su questi temi (vedi locandina qui sotto) ed è stato capace di portarli nel sancta sanctorum del malessere: dentro la piazza coperta del Tribunale di Napoli.

Ed è per tutto questo che, da giornalista mandata al macero, ho scritto l’introduzione al suo ultimo libro dedicato allo spinoso tema della responsabilità e irresponsabilità dei magistrati: epicentro, questo, di ogni possibile – o impossibile – salvezza per l’Italia e per tutti noi, giornalisti e cittadini.

Ne riporto qui di seguito il testo.

Qualcuno è disposto ad affermare, in piena onestà mentale, che la responsabilità di un chirurgo sia inferiore a quella di un magistrato? Risposta al cento per cento negativa: entrambe queste figure hanno il potere di decidere sulla vita degli esseri umani ed occupano pertanto il vertice della piramide sociale in fatto di potere e responsabilità.

Fin qui, tutto apparentemente condiviso. Ma solo in teoria, perché secondo la normativa italiana non esistono medici “irresponsabili” per legge: tutti, dal primo cardiochirurgo all’ultimo tirocinante, rispondono di tasca propria in tribunale per gli incidenti di percorso, siano essi causati da malfunzionamento, da negligenza o dolo. Un impianto legislativo che pone la categoria dei medici, pur con tutto il carico della sua rilevantissima funzione, esattamente alla pari con qualsiasi altro cittadino. Se sbagli potrai essere sottoposto ad un processo e, in caso di condanna, pagherai.

Esattamente il contrario di quanto accade per l’altra categoria apicale cui è affidata la vita degli esser umani: i magistrati.

«Quella del medico – sottolineano i responsabili delle principali sigle di camici bianchi in un’inchiesta apparsa sul settimanale Tempi – è una professione delicata quanto quella dei magistrati, gli unici, in Italia, a non avere responsabilità civile diretta». Costosissime, perciò, le assicurazioni obbligatorie imposte ai medici, con un pesante rischio di ritorno: «Quello che bisognerebbe chiedersi è se per la tutela della salute non valga lo stesso discorso della giustizia, perché se un medico ha paura, se evita operazioni difficili, se fa esami inutili prima di intervenire, a chi giova?».

L’ordinamento giudiziario italiano, in realtà, fin dal 1988 ha introdotto principi di responsabilità civile per i magistrati attraverso la cosiddetta legge Vassalli, varata all’indomani del referendum che vide gli italiani votare compatti per il SI’ alla responsabilità delle toghe. Norme che tuttavia, nonostante l’entusiasmo generale di allora, a quasi trent’anni di distanza restano tuttora “regolarmente” lettera morta.

Assai significativo, da questo punto di vista, l’articolo di Maurizio Tortorella pubblicato a marzo 2014 da Panorama: secondo dati ufficiali di Via Arenula, a partire dall’entrata in vigore della Vassalli, e fino a febbraio 2014, erano state proposte in tutto appena 410 cause civili nei confronti di magistrati ad opera di cittadini “vittime” di malagiustizia. Una media, quella attuale, di appena 15-16 domande ogni anno, benché continuino a proliferare, specie sui social network, associazioni, gruppi e singole persone che documentano la loro vita distrutta “per mano di legge”. «Il motivo di una così rarefatta richiesta di giustizia da parte delle presunte vittime di malagiustizia, che invece stando alle cronache sono tantissime – si legge nel pezzo di Panorama – sta nella complessità della procedura, ma anche nella scarsa fiducia nella capacità di ottenere effettivamente giustizia, e in certi casi forse anche nel timore di aggredire legalmente un magistrato». 

Timori tutt’altro che infondati, stando alle statistiche riportate dal giornale: «Fra tutti i ricorsi presentati, solamente 266 sono stati ritenuti inammissibili, mentre 71 sono ancora in attesa di ottenere la complicatissima patente di “ammissibilità” da parte di un tribunale. Altri 25 procedimenti già cassati sono stati ri-presentati con un’impugnazione da parte della presunta vittima di ingiustizia. In totale, insomma, le richieste presentate e ammesse al vaglio di un tribunale sono state 35 in un quarto di secolo: sono appena l’8,5% del totale. Mentre altre 44 sono ancora pendenti, dopo lunghi anni dalla presentazione».

Ancor peggio se guardiamo all’esito dei pochi giudizi ritenuti ammissibili: dopo una via crucis infinita, ben 17 su 35 richieste di accertamento della responsabilità civile di un magistrato sono state respinte. Accolte solo 7 sulle 410 avviate: un miserrimo 1,7%. «I dati, se mai ce ne fosse stato bisogno, dimostrano che il sistema sanzionatorio varato 26 anni fa non funziona affatto», conclude Tortorella, descrivendo una casta che dovrebbe giudicare e punire se stessa, ma non lo fa. E resta perciò l’unica categoria umana immune da giudizi e responsabilità, tanto da sfiorare le caratteristiche del divino, manca solo l’immortalità.

Ce n’è abbastanza per comprendere come, un siffatto sistema, possa alimentare lucide follie – evidentemente già in essere, ma striscianti, in tanta parte della popolazione – che poi sfociano in stragi come quella compiuta da Claudio Giardiello al Tribunale di Milano. E a nostro sommesso parere ce ne sarebbe anche abbastanza per cominciare a scrivere un “libro nero” della magistratura italiana, tale da documentare come un simile abuso di autorità non solo non sia in grado di garantire libertà e democrazia ad un popolo, ma diventi invece un insopportabile fattore di autoritarismo dispotico e liberticida. Nessuno, nella nostra condizione umana, può e deve essere considerato apriori e per ipotesi “irresponsabile”, pena lo spettro di un regime dittatoriale, il cui esito è la perdita di vite umane. E a poco servono i confronti con Paesi come la Francia, tante volte invocati dal corporativismo delle toghe. Certo, anche Oltralpe per i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni il ricorso alle cause risarcitorie non è previsto dai regolamenti se non in casi di dolo. E tuttavia laggiù esiste un controllo della politica nel suo insieme (quindi intesa anche come polis) sulla magistratura: il che, se esercitato in maniera corretta, garantisce quell’equilibrio tra poteri – compresa la volontà popolare, espressa attraverso la polis – che risulta praticamente scomparso in Italia, dove la classe politica è tuttora sottoposta al giudizio degli elettori, mentre chi decide della loro libertà e della loro vita si giudica da sé, in un mostruoso ed autoreferenziale sistema dagli esiti sempre più catastrofici.

Giusto perciò chiedersi se continuerà un simile andazzo anche dopo la riforma del febbraio 2015, emanata in risposta alle sanzioni in arrivo dall’Europa per l’eccessiva “benevolenza” delle leggi italiane in favore delle toghe che sbagliano.

Il volume scritto da Nicola Cioffi, stenuo difensore di lungo corso delle libertà civili e dei diritti dell’uomo, prova a dare risposte a questo interrogativo, offrendo uno spiraglio a quanti, indipendentemente dalla propria collocazione politica, hanno ormai perso ogni fiducia nella possibilità di vedere riconosciuti diritti sfacciatamente calpestati.

E proprio i diritti dell’umanità, dentro e fuori le aule, sono da sempre al centro della riflessione di Nicola Cioffi, una vita vissuta nelle fila dei Radicali a caccia della possibilità di assicurare su questa terra qualcosa che almeno si avvicini al sentimento di giustizia indissolubilmente connaturato all’animo umano, nonostante tutto.

In questa direzione vanno gli anni delle Borse di studio organizzate da Nicola Cioffi attraverso la “sua” Camera europea di giustizia, insostituibile palestra di vita e di umanità per intere generazioni di giovani giuristi, luogo pressoché unico in cui si impara a bandire l’ossequio servile dinanzi al giudice, altro vizio capitale di tanta parte del nostro ordinamento forense.

Dobbiamo perciò essere grati a Nicola per questo libro sulla responsabilità civile dei magistrati, e per il ciclo di seminari ad esso connesso, ma soprattutto dobbiamo essere consapevoli che si tratta di esperienze tanto preziose quanto sempre più rare.

Per quanto sconfortanti siano le conclusioni del libro sui mali ineluttabili della giustizia italiana – a cominciare da procedimenti disciplinari che si risolvono in una farsa – fino a quando sapremo seminare il fermento vivo di giuristi come Nicola Cioffi la speranza di un mondo più uguale e meno ingiusto non morirà.

Nella foto di apertura, l’inaugurazione del ciclo di seminari a Palazzo di Giustizia il 10 settembre. Al centro Luigi de Magistris, all’estrema destra i magistrati Nunzio Fragliasso e Antonio Buonajuto.

LA SPERSONALIZZAZIONE NELLA SOCIETA’ GLOBALE

Scritto da: pjmanc
Fonte: http://www.ilfattaccio.org/2015/09/23/la-spersonalizzazione-nella-societa-globale/

LA SPERSONALIZZAZIONE NELLA SOCIETA’ GLOBALE

LA SPERSONALIZZAZIONE NELLA SOCIETA' GLOBALE

LA MASSIFICAZIONE E’ UN FENOMENO PRESENTE IN QUALSIASI SOCIETA’ DA QUELLA PRIMITIVA A QUELLA GLOBALIZZATA. Senza la massificazione, infatti, verrebbe a mancare la coerenza sociale, e la stessa societa’ non potrebbe esistere. Un esempio parossistico di massificazione si ha in ambito militare: qui, in certi contesti, bisogna diventare un unico corpo con un’unica voce, dato che bisogna difendere la patria e mettere a rischio la vita. Anche in questo caso, pero’, la motivazione ideologica singola deve comunque prevalere, dato che la spersonalizzazione non e’ mai totale, e bisogna fare i conti con quello che rimane dell’individualita’. La massificazione in realta’ potrebbe essere utile quando nutre il corpo sociale, lo educa, anzi lo alimenta: se gli individui restano solo repressi, un po’ come e’ avvenuto nei totalitarismi e in generale nei periodi bellici della nostra storia, allora essa diventa deleteria e involutiva. I totalitarismi – precisiamolo – non sono solo bellici, ma anche religiosi e finanche culturali: un esempio tipico e’ la violenza dogmatica dei monoteismi, le crociate e la jihad islamica per i guerriglieri musulmani, cosi’ come i movimenti ideologici dell’illuminismo, del romanticismo e via discorrendo.

LA SPERSONALIZZAZIONE NELLA SOCIETA' GLOBALEOGGI COME IERI,INFONDO,LA SOCIETA’ CI VUOLE UGUALI in passato le donne vestivano e si comportavano in un certo modo, cosi’ gli uomini; oggi, nonostante ci sia un apparente varieta’ di comportamenti, costumi e gusti, assistiamo a un’omologazione indotta dai mass media che ci fanno credere che certe cose le stiamo semplicemente pensando con la nostra testa. La domanda da porsi ai giorni nostri credo sia questa: l’attuale societa’ globalizzata, con il suo carico di egoismo, individualismo e arrivismo esasperati, ma anche con la sua arroganza, prepotenza, nonche’ le sempre piu’ flebili opportunita’ (dato che tutto viene concentrato a livello verticistico) puo’ davvero dirsi tale? Non e’ che siamo davanti – sic et simpliciter – a un’aggregazione di individui controllati e – sempre piu’ dominati – che si fa passare “tranquillamente” per un corpo sociale? Nel contesto attuale della globalizzazione, infatti, la spersonalizzazione dell’individuo resta subdola, nel senso che si crede di essere liberi, ma i pensieri, le parole e le azioni sono tutte decise dal “sistema”. E’ cosi’ che si creano i tanti piccoli cloni che vediamo ogni giorno, i quali credono di essere aperti e intelligenti, mentre invece subiscono tutte le ristrettezze mentali che il sistema impone.

LA SPERSONALIZZAZIONE NELLA SOCIETA' GLOBALEOGGI L’UOMO DELLA STRADA HA VOGLIA DI DIRE LA SUA sulla politica, sull’economia e sulla societa’: solitamente pero’ riferisce quanto ascoltato nei mantra dei telegiornali il giorno prima, e crede cosi’ di essersi fatto un’opinione propria e oggettiva. Stesso dicasi dei giornali: essendo finanziati dallo Stato, questi gli fanno propaganda (piu’ o meno manifesta, non sono mica cosi’ sprovveduti!) e cosi’ il cittadino crede di essersi fatto un’opinione autonoma. Ma ci sono mille e piu’ fenomeni carsici che oggi ci rendono incatenati in modo invisibile: non siamo padroni per esempio di cio’ che mangiamo, dato che le multinazionali alimentari, per risparmiare sulle materie prime, rendono sempre piu’ chimico – e quindi nocivo – il nostro cibo, cosi’ come non siamo liberi di restare in salute e curarci, visto che le multinazionali sanitarie inventano malattie, cure provvisorie e pubblicita’ sempre piu’ aggressive. Ma non solo, siamo schiavi di una piovra finanziaria globale che, attraverso poche banche centrali che emettono moneta e altri istituti internazionali che ci indebitano e controllano anche quando rifiutiamo di sottostare alle prime, arriva a controllare indirettamente ogni aspetto della nostra vita, finanche della nostra quotidianita’, visto che i “soldi” servono per qualsiasi cosa tranne che per respirare. Non siamo mai arrivati a un tale livello di concentrazione e dominio senza usare la spada: e’ la prima volta, infatti, almeno nella storia che conosciamo, che un potere occulto dirige l’intera orchestra del mondo in questo modo, per giunta col beneplacito di moltissimi cittadini, i quali, ripeto, sono abbastanza certi di essere liberi. Se e’ vero che ogni epoca ha i suoi detrattori, e che in ogni momento della storia ci sono stati individui esclusi perche’ la pensavano diversamente dalle masse (le quali, in qualche modo, come suggerisce Jose’ Ortega nei suoi Scritti Politici del ’72 “travolgono tutto cio’ che e’ individuale, selezionato, egregio e qualificato”) e’ anche vero che oggi i detrattori della globalizzazione sono tantissimi, e sono pure influenti visto che il sistema grottesco messo in piedi fa acqua da tutte le parti e non riesce a dare spiegazioni dei suoi terribili crimini, pardon errori.

LA SPERSONALIZZAZIONE NELLA SOCIETA' GLOBALEMA ALLORA COS’E’ CHE TIENE IN PIEDI QUESTO PALCOSCENICO ALTRE LA COERCIZIONE INDIRETTA? Oggi la medieta’ puo’ imporsi solo con una distrazione sostanziale, dato che non si deve avere il tempo di pensare e quindi di re-agire: dobbiamo essere sempre pieni di impegni, lavorare di piu’, soddisfare questa o quell’inutile incombenza, e nel frattempo ci facciamo addomesticare e addormentare dall’orchestra. Un forte risveglio delle coscienze, tuttavia, e’ in atto, e diverra’ un fenomeno inarrestabile, soprattutto man mano che il sistema dovra’ – per forza di cose – rivelare il suo vero volto, come in tutte le dittature. Non esistono, infatti, totalitarismi morbidi: a un certo punto devi per forza serrare i pugni. E’ questa la prossima sfida per l’umanita’: massificarsi all’incombente Nuovo Ordine o reagire? Il dilemma e’ davvero tutto qui.

Lo smog accelera l’invecchiamento del cervello

Fonte: http://www.improntaecologica.it

1466

Secondo uno studio condotto da ricercatori della California State University (negli Stati Uniti) e pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Neurology, oltre a causare infiammazioni e danni al sistema vascolare, lo smog accelera l’invecchiamento del cervello.
In particolare, lo studio è stato condotto su un campione di 1.400 donne senza demenza che si sono prestate per la ricerca già a partire dal 1996.
I ricercatori, usando i dati sul luogo di residenza e l’inquinamento dell’aria, hanno stimato l’esposizione all’inquinamento, in particolare alle particelle di Pm2.5 che penetrano facilmente nei polmoni.
Tramite risonanza magnetica, poi, hanno misurato il volume cerebrale dei soggetti presi a campione e hanno constatato che, ad ogni aumento di 3,49 microgrammi per centimetro cubo di esposizione cumulativa agli inquinanti, corrispondeva un calo di 6,23 centimetri cubi di materia bianca, pari ad 1-2 anni di invecchiamento del cervello.
Un dato rimasto costante pur considerando altre variabili, come età, fumo, attività fisica, pressione del sangue, indice di massa corporea, istruzione e guadagni.

Mostre: a Vicenza il mondo nuovo di Thomas Jefferson e Palladio

Fonte: http://www.awn.it/news/notizie/3344-mostre-a-vicenza-il-mondo-nuovo-di-thomas-jefferson-e-palladio

In programma  a Vicenza, presso il Palladio Museum, fino al 28  marzo la mostra “Thomas Jefferson e Palladio – Come costruire un mondo nuovo”, a cura di Guido Beltramini. La rassegna accoglie con uno specchio, dove si riflettono il busto di Palladio e quello di Thomas Jefferson.

Jefferson è “presente” al museo perché fu l’americano che più di ogni altro contribuì a dare un volto alla nuova nazione attraverso l’arte, l’architettura e il disegno del territorio. Fu un visionario ma anche  un pragmatico, un uomo d’azione e insieme un intellettuale che  conosceva il latino e il greco e che era convinto che il Nuovo Mondo  si potesse costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza. Per Jefferson Palladio era “the Bible”, era colui che aveva saputo tradurre la grande architettura romana antica per gli usi del mondo moderno. E soprattutto Palladio aveva creato “la villa”, la residenza dei gentiluomini (veneti,  inglesi o americani) che curavano i propri interessi in campagna,  rescendo sani nella natura e coltivando il proprio spirito con la lettura dei classici. L’esposizione condurrà nel mondo di Jefferson, le sue collezioni d’arte, i suoi progetti di architettura, i suoi sogni ma anche le sue contraddizioni: attraverso disegni, sculture, libri preziosi, modelli di architetture, video e  realizzazioni multimediali. In mostra sono esposte anche 36 fotografie di Filippo Romano, frutto  di una campagna fotografica appositamente realizzata in Virginia nella primavera del 2014. Sono presenti inoltre i tre preziosi bozzetti originali di Antonio Canova per la statua di George Washington commissionata dallo stesso Thomas Jefferson.

foto: Filippo Romano

 

Economist, la lunga notte del Brasile

Fonte: http://www.valori.it/internazionale/economist-la-lunga-notte-del-brasile-9747.html

Panorama di Brasilia, la capitale. Foto: seier+seier+seier Wikimedia Commons

500 mila posti di lavoro tagliati da gennaio ad oggi, altri 2 milioni e mezzo di impieghi destinati ad essere cancellati entro la fine del prossimo anno. Sono i numeri della crisi occupazionale vissuta dal Brasile calcolati dai ricercatori della Fundação Getulio Vargas. A riferirli l’ultima analisi dell’Economist, dedicata all’onda lunga del rallentamento sperimentato dalla prima economia sudamericana, vittima per eccellenza del progressivo calo dei prezzi delle materie prime. Nel corso del secondo “quarto” (aprile-giugno) del 2015, ricorda l’Economist, il Pil brasiliano si è contratto dell’1,9% rispetto al primo trimestre quando, per altro, si era registrato un ridimensionamento dello 0,7% (dati Ocse). Una fase recessiva che pesa ovviamente sul fronte del lavoro. A luglio, nota in particolare il settimanale britannico, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 7,5% contro il 4,9% registrato dodici mesi prima. Alla fine del 2016 si dovrebbe salire attorno a quota 10%.

In questo contesto di incertezza non aiuta ovviamente l’umore degli investitori, inevitabilmente condizionato dalle vicende di cronaca – a partire dal maxi scandalo corruzione che ha investito Petrobras, la compagnia petrolifera di Stato – e dai giudizi degli analisti. La scorsa settimana l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il debito brasiliano al livello junk, una mossa che potrebbe aprire la strada a un’ondata di disinvestimenti (alcuni fondi con bassa propensione al rischio sono obbligati per contratto con gli stessi investitori a escludere dal portafoglio titoli con rating “spazzatura”). A complicare il tutto, ovviamente, anche la progressiva svalutazione della moneta nazionale. Da gennaio ad oggi il real ha perso il 30% circa rispetto al dollaro. Un trend che potrebbe aggravarsi in futuro di fronte all’atteso rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed statunitense.

Hillary Clinton dice (finalmente) no al mega-oleodotto Keystone XL delle sabbie bituminose

Fonte: http://www.greenreport.it/news/energia/hillary-clinton-dice-finalmente-no-al-mega-oleodotto-keystone-xl-delle-sabbie-bituminose/

Esultano gli ambientalisti Usa: «Ora Obama respinga definitivamente il progetto»

Keystone no

Hillary Clinton, dopo mesi di tentennamento, ha fatto i suoi conti e, vista la deriva eco-scettica che sta togliendo credibilità ai Repubblicani, visto che il  senatore “socialista” del Vermount Berinie Sanders la sta ormai tallonando nel gradimento per le primarie democratiche, mettendola in difficoltà proprio sulle politiche ambientali e sociali, ha finalmente deciso di rompere gli indugi e di dire no alla Keystone XL pipeline, la gigantesca condotta petrolifera che dovrebbe portare il greggio delle sabbie bituminose dell’Alberta (il più sporco e costoso del mondo), dal Canada fino alle raffinerie texane sella Costa del Golfo del Messico.

Con questo annuncio, tutti i principali candidati democratici alla presidenza  Usa si oppongono ufficialmente all’oleodotto Keystone XL.

La Clinton ha reso nota la sua decisione durante un  forum elettorale a Des Moines, nello Iowa, uno Stato dove Sanders è in testa nei sondaggi, e in concomitanza con l’arrivo negli Usa di Papa Francesco, che porrà con forza al Congresso Usa e all’Assemblea dell’Onu le necessità di combattere, ora e subito, il cambiamento climatico..

Hillary Clinton, rispondendo ad una domanda degli elettori di Des Moines ha detto: «Penso che per noi sia essenziale che guardiamo alla Keystone XL pipeline come quello che credo che sia:  una distrazione dal lavoro importante che dobbiamo fare per combattere il cambiamento climatico e, purtroppo, dal mio punto di vista, quello che interferisce con la nostra capacità progredire e affrontare le altre questioni. Perciò, io mi oppongo. Mi oppongo perché non credo che sia nel migliore interesse di quello che dobbiamo fare per combattere il cambiamento climatico». ”

Secondo un assistente della Clinton, la Casa Bianca era stata informata pima che la candidata alla presidenza Usa rendesse noto il suo cambiamento di opinione sulla Keystone XL. Infatti, la settimana scorsa la Clinton avrebbe espresso al presidente Usa  Barack Obama tutte le sue preoccupazioni per l’iter infinito di approvazione  del Keystone XL ed ha avvertito Obama che non poteva aspettare troppo a lungo per prendere posizione sulla questione.

L’ex Segretario di Stato Usa, nonostante le sollecitazioni e le accuse degli ambientalisti – e le pressioni di alcuni facoltosi donatori –  aveva cercato di svicolare sulla questione Keystone XL, citando il suo precedente ruolo nell’amministrazione Obama come un motivo per rifiutarsi di prendere posizione. A luglio, quando le venne chiesto di dire sì o no al mega-oleodotto, rispose di non voler mettere in difficoltà Obama e che avrebbe risposto alla domanda se fosse diventata lei presidente degli Stati Uniti d’America.

In realtà la grossa grana ambientale del Keystone XL stava mettendo in forte imbarazzo Hillary Clinton  che, come segretario di Stato, nel 2010 aveva detto che il Dipartimento di Stato Usa era incline ad approvare l’oleodotto, affermando che le uniche scelte che gli Usa avevano di fronte in quel momento erano se prendere «petrolio sporco dal Golfo o il petrolio  sporco dal Canada».

Il cambiamento di opinione della Clinton, che schiera tutto il Partito Democratico contro il petrolio delle sabbia bituminose, è stato accolto con soddisfazione e sollievo dalle associazioni ambientaliste americane. Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, «Ci complimentiamo con il Segretario Clinton che si schiera contro la tossica Keystone XL pipeline delle sabbie bituminose. Il Segretario Clinton ha parlato del suo impegno per affrontare la crisi climatica, opponendosi così  a questo sporco, pericoloso progetto è esattamente quello che dovrebbe essere previsto e esattamente ciò che è necessario per qualsiasi credibile campione climatico. Ora, con l’opposizione al  Keystone XL che aumenta, la decisione resta al presidente, che si è impegnato a respingere il progetto se contribuisce alla crisi climatica. Ha tutte le prove che deve fare proprio questo e respingere il Keystone XL, una volta per tutte».

IMMIGRAZIONE E NATALITA’: LEGGENDE METROPOLITANE CERCANSI!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2015/09/15/immigrazione-e-natalita-leggende-metropolitane-cercansi/

Collegamento permanente dell'immagine integrata

Prima di addentrarci nell’argomento una premessa è assolutamente necessaria!

Che nessuno si sogni di catologarci politicamente o in nessuna altra maniera, perchè il sottoscritto ha radici nella storia dell’immigrazione, parenti che sono immigrati in Argentina e America e conosce cosa significa disperazione, dover fuggire dalla miseria e dalla guerra come hanno fatto anche i nostri bisnonni o trisnonni il secolo scorso, quindi vediamo di contestualizzare il discorso sulla base delle assurdità che in questi giorni vengono raccontate.

La solidarietà e spontaneità della gente comune non è in discussione in qualunque Paese, che sia la Germania o l’Italia, ma l’opportunismo dei suoi politici.

Tra l’altro dovrebbe far riflettere l’enfasi mediatica con la quale i nostri giornali e televisioni hanno raccontanto l’accoglienza dei migranti sulle note di Beethoven. Peccato che la stessa enfasi non venga messa per lodare gli eroi che quotidianamente soccorrono i migranti sulle coste italiane, eroi silenziosi, volontari che tengono in piedi da soli il Paese.

La mia attenzione vuole soffermarsi principalmente qui, nell’autentica fesseria dei dati  usciti nei giorni scorsi…

 I POLITICI possono dire quello che vogliono. E anche i cittadini qualunque, al bar o in tram. Ma gli economisti non hanno dubbi: le dimensioni del fenomeno sono troppo grandi per liquidarle con gli aneddoti sui due ragazzi di colore fermi a non far niente sul marciapiede o sulle famiglia araba nell’alloggio di edilizia popolare. Sulla base dei grandi numeri, dunque, gli economisti concludono che gli immigrati che si rovesciano a ondate sulle frontiere europee non sono il problema. Sono la soluzione del problema. Bisogna trovare il modo di sistemarli e di integrarli: un compito inedito, immane, per il quale non ci sono soluzioni facili. Ma le centinaia di migliaia di uomini e donne, giovani, fra i 20 e i 40 anni, spesso con figli al seguito, che si affollano sulle barche, sui treni, sui camion dei disperati sono quello di cui l’Europa ha bisogno. Subito.

Quando Angela Merkel apre le porte della Germania a 800 mila rifugiati, infatti, non spara troppo alto…spara basso. Facendo un calcolo a spanne, Leonid Bershidsky, su Bloomberg  calcola che l’Europa avrebbe bisogno di 42 milioni di nuovi europei entro il 2020. Cioè domani. E di oltre 250 milioni di europei in più nel 2060. Chi li fa, tutti questi bambini? Repubblica

Gli economisti non hanno dubbi? Facciamo un calcolo a spanne? Risolviamo il problema solo con l’immigrazione o diamo un minimo di sostegno anche economico ma non solo alla FAMIGLIA italiana?

Aveva ragione Keynes gli economisti si assegnano un compito troppo facile, ed anche inutile, se in mezzo alla tempesta sanno dirci solo ( … calcolando a spanne) che, quando la bufera sarà passata del tutto, il mare tornerà calmo. Non ci voleva la loro scienza per comprendere quello che stava accadendo a livello demografico nella società opulenta di questo tempo.

Bastava studiare la dinamica della crisi giapponese, più volte su questo blog abbiamo scritto che oggi in Giappone si vendono più pannoloni per adulti che pannolini per bambini!

Abbiamo parlato in passato di come Germania e Italia erano Paesi ad alto rischio a livello demografico. Ma fermiamoci qui, perchè mi ci si vorrebbe un anno intero per parlare delle cause. E neanche voglio perdere tempo a discutere sulle cause che hanno portato il fenomeno ad esplodere all’improvviso, (i seminatori di disuguaglianza e i profeti e portatori di democrazia in giro per il mondo potrebbero intrattenervi meglio) solidarietà ed accoglienza con chi soffre sono da sempre pietre angolari della nostra famiglia, da generazioni.

Arriva il primo studio a caso (…ma nulla avviene per caso) di chissàchi, un illuminato che magari fa calcoli a spanne spingendosi sino al 2060 e subito tutti perdono di vista la soluzione.

Certo l’immigrazione serve ora perchè secondo i loro calcoli domani non resterà più nessuno dei nostri a pagare le pensioni. Ripeto nulla contro l’immigrazione programmata e ragionata, ma c’è nessuno in questo Paese che in un simile frangente leva una voce a sostegno della FAMIGLIA e delle generazioni future…che famiglie saranno?

Noi come sempre siamo ai primi posti in Europa!

Bassi livelli di partecipazione delle donne italiane al mercato del lavoro fanno emergere con forza la necessità di rafforzare strumenti di conciliazione tra il lavoro e la vita familiare in grado di consentire anche alla componente femminile di uscire dalla situazione di marginalità lavorativa in cui versano. Conciliazione lavoro-famiglia: situazione attuale e futuro

Ultimi dati…

Demografia, Istat: nel 2014 nati 509 mila bambini, mai così pochi dall’Unità d’Italia

L’età media delle madri si porta da 31 anni nel 2007 a 31,5. In calo anche la fecondità delle straniere che scende sotto la soglia dei 2 figli per donna.  Al Trentino Alto Adige il primato di nascite, ultima la Liguria. I decessi sono stati 597 mila, 4 mila meno dell’anno precedente.

Nei giorni scorsi su twitter ho pubblicato il seguente grafico, giusto per far riflettere in attesa di mettere tutti i tasselli al posto giusto.

Collegamento permanente dell'immagine integrata

Fonte: TASSO DI NATALITA – UrbiStat

Chissà come mai il Trentino Alto Adige! A ma sai, li sono ricchi, sono regione autonoma, sono quattro gatti e via dicendo, una fesseria dietro l’altra.

Sostenere la Famiglia non significa solo sostenerla economicamente ma creare una rete di protezione sociale, alleanze, sussidiarietà e solidarietà, creare un ambiente favorevole alla Famiglia.

In Trentino e io parlo di quello che conosco questa rete c’è e funziona, in alcuni posti meglio in altri meno, ma funziona!

Il tutto a spanne in attesa che qualche economista di passaggio suggerisca il numero esatto di migranti per salvarci dalla fine del mondo.

Le formule degli economisti di fronte al buon senso si sciolgono come neve al sole.

Poi possiamo discutere di valori o egoismo, di tante altre cose, ma oggi siamo pragmatici e guardiamo alla realtà.

Inutile ricordare che da tempo immemore in Parlamento siede gente che di queste cose non interessa nulla, il sostegno alla Famiglia, ieri e oggi, a parte parole vuote o intrise di significati elettorali, nulla!

Facile avere sei otto figli con stipendi da parlamentari, diverso è chi oggi ha messo al mondo lo stesso numero di figli con un solo stipendio. C’è chi rinuncia a se stesso per donare ai figli, c’è chi da l’anima e chi oggi è nella disperazione anche tra la nostra gente perchè non può dare un futuro ai propri figli.

Capitale umano lo chiamano loro, gli economisti, per il capitalismo è solo merce umana, produttiva o improduttiva, da spostare di qua e di là per produrre profitto o soddisfare l’avidità. In realtà la nostra gente e loro i migranti, quelli onesti che fuggono dalla guerra e dalla disperazione, sono solo anime che chiedono solo un’esistenza dignitosa.

Poi se volete potete generalizzare o divagare siete liberi di farlo, come meglio credete!

Chiudo qui, il resto sono solo leggende metropolitane!

La sepoltura intatta di una nobile sarmata

Fonte: http://www.dailymail.co.uk/
Traduzione: http://ilfattostorico.com/2015/09/16/la-sepoltura-intatta-di-una-nobile-sarmata/

(Institute of Archaeology RAS)

In Russia, nella tomba di una nobile donna guerriera è stato rinvenuto un grande tesoro di antichi gioielli del I secolo d.C.

La donna era una sarmata, una popolazione nomade che migrò dall’Asia centrale agli Urali tra il VI e il IV secolo a.C., e che ispirò le Amazzoni della mitologia greca.

Oltre ai gioielli d’oro e d’argento, gli archeologi hanno trovato più di 100 punte di freccia nella tomba, oltre alla bardatura del cavallo.

Le prime analisi dei denti suggeriscono che morì in tarda età, forse sopravvivendo alle battaglie dell’epoca.

Era sepolta con un uomo – ritenuto suo marito – ma la tomba di questi era stata già saccheggiata, spiegano gli esperti dell’Istituto di archeologia dell’Accademia russa delle scienze.

La tomba della donna si trova all’interno di un’area che conta almeno 29 tumuli funerari. Il sito è venuto alla luce durante la costruzione di un nuovo aeroporto che servirà Rostov sul Don.

L’archeologo Roman Mimokhod ha detto: «La maggior parte delle sepolture sul sito sono state saccheggiate e, di certo, è una grande fortuna averne trovata una intatta. È interessante che ci siano due sepolture in un singolo tumolo. Uno apparteneva certamente a un uomo ma è stata totalmente saccheggiata. Abbiamo trovato solo cocci e ossa sparse. Controlleremo le ossa, ma siamo quasi sicuri che fosse un nobile maschio. Pensiamo che si trattasse di una sepoltura doppia per un nobile sarmata e sua moglie. La tomba si trova ad una profondità di 4 metri, ed era coperta con un pavimento di legno. Secondo gli storici antichi, le donne sarmate partecipavano alle ostilità e il ritrovamento delle punte di freccia è una conferma indiretta di ciò».

Verranno condotte delle analisi e i risultati saranno annunciati in futuro.

(Institute of Archaeology RAS)

Vicino al cranio della donna vi erano orecchini d’oro pendenti, mentre uno specchio di bronzo era vicino alla sua spalla.

«Il collo del suo abito era decorato con foglie d’oro a forma di testa di ariete stilizzato», ha aggiunto Mimokhod. «Le maniche erano ricamate con perline colorate combinate con placche d’oro trinagolari e semisferiche. Su ogni mano – un bracciale d’oro. Sul petto vi erano varie perline, tra cui una gemma con un’iscrizione fenicia o aramaica antica. Sul bacino giaceva una fiala d’oro chiusa fermamente e dal contenuo fossilizzato. Analizzeremo il contenuto, ma molto probabilmente era incenso».

(Institute of Archaeology RAS)

(Institute of Archaeology RAS)

Alla sua mano destra c’erano frammenti di piatti di legno e una coppa. Ai piedi si trovavano invece frammenti di un secchio di bronzo con ornamenti floreali e l’immagine della testa di una gorgone. All’estremità della tomba erano situati quattro recipienti di ceramica».

Un piccolo ‘nascondiglio’ conteneva infine una collezione di coltelli e una spada non finita con delle spille sull’impugnatura.

(Institute of Archaeology RAS)

«Una delle cose più inusuali di questi ritrovamenti è che questi oggetti sono stati datati tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. È piuttosto unico, non ho mai visto una tale combinazione prima e non ne avevo sentito parlare. Vuol dire che gli oggetti più antichi passarono di mano per molto tempo e finalmente furono seppelliti con questa nobildonna».

(Daily Mail)

 

San Giuseppe da Copertino Lo studio e il cielo

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1780&biografia=San+Giuseppe+da+Copertino

San_Giuseppe_da_Copertino

Giuseppe Maria Desa nasce in una stalla (ancora esistente nel suo stato primitivo) il 17 giugno 1603 a Copertino, città del Salento in provincia di Lecce. Suoi genitori erano Felice Desa e Franceschina Panaca. Il futuro santo a sette anni inizia la scuola, ma una grave malattia lo costringe ad abbandonarla. Quando guarisce, a quindici anni, attribuisce questo miracolo alla Madonna delle Grazie di Galatone (Lecce).

Durante la malattia aveva pensato di intraprendere la strada per diventare sacerdote francescano: gli mancava però la dovuta istruzione.

Con impegno si dedica quindi allo studio sentendosi protetto dalla stessa assistenza divina che l’ha guarito. Viene ordinato sacerdote il 18 marzo 1628, per l’Ordine dei Frati Minori. Per 17 anni vive nel Santuario della Madonna della Grottella in Copertino. Immenso è il suo amore per la Madonna che è solito chiamare “La Mamma Mia“.

 

A San Giuseppe da Copertino, in vita, vengono attribuiti dei miracoli che gli fanno subire due processi del Sant’Uffizio. Uno dei temi è la levitazione che secondo le cronache del tempo, Giuseppe da Copertino avrebbe compiuto in stato di estasi. Viene assolto dall’accusa di abuso di credulità popolare, ma viene comunque relegato ad Assisi, negli anni tra il 1639 e il 1653. Verrà poi trasferito e tra il 1653 e il 1657 risiederà prima a Pietrarubbia, poi a Fossombrone (Pesaro), isolati eremi-conventi dei Frati Cappuccini. Viene restituito ai suoi confratelli il 9 luglio 1657; destinato ad Osimo (Ancona), qui muore il 18 settembre 1663.

Sarà beatificato il 24 febbraio 1753 da Benedetto XIV e dichiarato santo da Clemente XIII il 16 luglio 1767.

Nella devozione cattolica viene chiamato il santo dei voli e gli aviatori cattolici statunitensi lo venerano come loro protettore.

Viene anche indicato come il santo degli studenti, perché venne consacrato sacerdote dopo il difficile superamento degli esami, superamento considerato prodigioso per le difficoltà da lui incontrate nonostante l’impegno profuso nello studio.

Il corpo di San Giuseppe da Copertino è custodito a Osimo nella cripta del santuario a lui dedicato, in un’urna di bronzo dorato.