Egitto: la sua influenza nella cultura globale

Fonte: https://www.nibiru2012.it/egitto-influenza-nella-cultura-globale/

Egitto cristianesimo

L’Egitto dei Faraoni ha gettato le basi di tutto quello che è avvenuto dopo sia nella tradizione cristiana che in molti stereotipi culturali architettonici.

Agli albori della storia, migliaia di anni prima di Cristo, una civiltà chiamò a raccolta le sue forze per costruire i monumenti più grandi della terra: le piramidi di Giza.

13 milioni di tonnellate di blocchi di pietra, sufficienti a costruire la città di Londra, furono trasportati attraverso il deserto. Perchè? Quale visione del mondo giustificava una simile impresa? Gli esponenti del pensiero archeologico classico affermano che si trattava di tombe per tre faraoni.

Robert Bauval, scrittore e ricercatore inglese, nato ad Alessandria d’Egitto, ha passato gran parte della sua vita all’ombra delle grandi piramidi.

Egli ritiene che uno scopo molto più elevato sia alla base della loro costruzione e negli ultimi vent’anni ha cercato di scoprire quel significato di cui si avverte l’eco in antiche storie che parlano di stelle, di divinità discese sulla terra e della creazione come la concepivano gli egizi.

La creazione nella mitologia mondiale

All’inizio tutto era avvolto dalle tenebre e regnava il caos. Poi dal caos emerse un monte e su di esso spuntò Ra, il sole. Infine, un uccello fiabesco: la fenice si alzò in volo e il prime verso che emise fece muovere il mondo. In quel luogo, in seguito, sorse la città di Eliopoli, attorno ad una colonna sormontata dalla sacra pietra Benben, simbolo del monte all’origine della creazione.

Eliopoli era considerata una delle città più sacre del mondo antico. Il nome Eliopoli era rappresentato da un geroglifico: un pilastro sormontato da una croce. Gli antichi egizi la chiamavano “Innu Mehret”, “la colonna settentrionale”, simbolo di uno dei pilastri della Terra.

Sappiamo, da antiche iscrizioni, che lì si ergeva, infatti, un obelisco, molto tempo prima che a Giza fossero costruite le piramidi. Sappiamo anche che in cima alla stele era collocata una sacra reliquia: la pietra Benben.

Questa pietra era a forma di cono o di piramide, e per gli antichi egizi era come la croce per la cristianità, il più sacro dei simboli. Questo simbolo è custodito nel museo del Cairo ed è la pietra di coronamento di una piramide.

I sommi sacerdoti di Eliopoli erano secondi solo al faraone ed erano noti come costruttori, maghi, guaritori e astronomi. Di uno di loro si conosce il nome: Imhotep. In seguito sarà venerato dai greci come “Asclepio”, per i romani “Esculapio”, inventore della medicina. Ma Asclepio è noto anche per la sua conoscenza delle stelle e come ideatore delle grandi piramidi

egitto

La vita dopo la morte

Migliaia di anni prima dell’era cristiana, nell’antico Egitto si parlava del giudizio dopo la morte. I peccati di un uomo venivano pesati opponendoli a ciò che quella persona era stata realmente nel corso della sua vita, a quello che ne rimaneva dopo aver scartato tutto il resto. Quella egizia, insomma, era una civiltà in cerca di una verità interiore.

“Oggi, la visione del mondo che ci viene trasmessa dagli scienziati, ci dice che la verità è fuori di noi e dobbiamo cercarla all’esterno. Per gli egizi, invece, la verità va cercata all’interno, nel nostro mondo interiore, in noi”, spiega Robert Bauval su History Channel.

“Credevano che in ogni individuo ci fosse una scintilla del divino. Allo scopo di imparare ad espandere questa scintilla, portarla al massimo dello splendore, era necessario parlare con essa, interiormente, in un linguaggio che chiamavano “linguaggio degli dei”.

Come percepivano questo linguaggio? Se si fa parte del cosmo, bisogna comunicare con esso, e loro comunicavano percependo con i sensi, raccogliendo messaggi portati dal vento, dalle stelle, dalla luna, dalla fertilità del suolo, dalle stagioni, dalla nascita dei figli.

Questa è la lingua della natura, la lingua del cosmo e cominciarono a capire che si poteva codificare questo linguaggio, in un linguaggio sacro e simbolico, legato ai principi cosmici. Questo è il motivo per cui fu inventata la “scrittura sacra”. I miti egizi ci dicono che gli inventori di questa scrittura sacra furono gli dei.

Il mito di Osiride

Nei secoli che seguirono la costruzione delle grandi piramidi, religioni che veneravano altri dei sorsero e si diffusero nel mondo allora conosciuto.

Ma il mito di Osiride sfidò il tempo, anche se il nome stesso di Osiride sparì, sostituito da quello di Serapide. Numerosi templi a Osiride e Serapide, furono edificati in regioni molto distanti tra loro, quali erano l’Inghilterra, la Germania e la Francia.

Nel I secolo a.C., il culto si diffuse il tutto l’Impero Romano, competendo con la supremazia della nascente religione cristiana e finendo, persino, di influenzarla. All’interno del movimento cristiano, si sviluppo una fazione la quale fece propria l’idea che, al fine di giungere alla condizione divina, l’uomo dovesse acquisire al conoscenza mediante la ricerca interiore. Questa idea veniva direttamente dalla religione iniziatica egizia.

Alessandria d’Egitto fu, per molto tempo, luogo di iniziazione per i convertiti a questa nuova fede religiosa: qui, i primi cristiani venivano qui per ricevere la “gnosi“, ovvero la conoscenza mediante l’iniziazione, per cercare Dio in se stessi e la verità interiore.

Gesù, per questa corrente cristiana, era colui che li guidava a scoprire in loro la scintilla divina e per questo, non avevano bisogno né di chiese, né di gerarchie. La religione praticata dai primi cristiani ad Alessandria, rappresenta il collegamento fra il culto misterico dell’antico Egitto e la religione gnostica.

Influenza sul cristianesimo

La cultura e la mitologia egizia hanno influenzato anche lo sviluppo delle religione cattolica? Alcuni indizi possono essere scovati all’interno del vangelo di Matteo, nel quale si parla della natività di Gesù Cristo, bimbo divino nato dalla vergine Maria, collegando questo avvenimento con l’Egitto.

Il vangelo di Matteo è unico per tre cose importanti collegate alla storia della natività: la prima riguarda la sacra famiglia che scappa in Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti voluta da Erode e che trova rifugio ad Eliopoli.

In una chiesa cristiana vicina a Eliopoli, è raffigurata la fuga in Egitto della Sacra Famiglia. La seconda si riferisce alla stella che indicava il luogo della nascita di Gesù; la terza riguarda proprio i Re Magi, figure misteriose che venivano dall’oriente. Che cosa voleva dire l’evangelista Matteo con questi dettagli?

La vergine e il bambino

Siccome sappiamo che il vangelo di Matteo, molto probabilmente, è stato redatto ad Alessandria d’Egitto, Robert Bauval ipotizza che Matteo abbia creato l’immagine di Maria e di Gesù Bambino per parlare agli egizi, ai quali, un’immagine del genere, era molto familiare, in quanto richiama l’immagine più potente della religione egizia: quella della dea Iside che reca in braccio un fanciullo divino.

E’ chiaro dunque che si cercò di fare accettare una nuova religione, un nuovo culto, a persone che per tre millenni aveva visto nell’infante divino il figlio della dea Iside.

In un certo senso, Matteo rubò agli egizi il mito stellare di Iside, di Horus e della stella Sirio e lo trapiantò nella mitologia cristiana. E’ plausibile pensare che i primi cristiani d’Egitto, considerassero Iside come la madre di Gesù. Solo in seguito la vergine assunse l’identità di Maria.

La stella nel cielo

C’è però un simbolo ancora più potente attraverso il quale i primi cristiani cercarono di veicolare il mito di Iside nella nuova religione. Il riferimento è alla stella di Betlemme.

E’ essa la stella di Iside, l’antica stella di origine divina? Dopo 3 mila anni, a causa del fenomeno delle precessione, è cambiato il tempo in cui Sirio sorge e tramonta.

Durante l’epoca dell’antico Egitto, la stella Sirio sorgeva durante il periodo del solstizio d’estate. All’epoca della nascita di Gesù, invece, questa stella appariva in cielo, più o meno, nel periodo del solstizio d’inverno, intorno al 25 dicembre, precisamente dopo il tramonto del sole.

Ora, siccome sappiamo che per gli ebrei e i primi cristiani il giorno cominciava al crepuscolo, il 25 dicembre vedevano sorgere la costellazione di Orione e subito dopo la stella Sirio spuntare all’orizzonte.

Questa era la stessa immagine che gli Egizi osservarono per migliaia di anni, quando celebravano la nascita di Horus, l’infante divino durante il solstizio d’estate. E’ lecito dunque ipotizzare che la stella della divinità sia stata presa da un antico mito egizio e fatto proprio dalla religione cristiana.

I Re Magi

Anche i magi che si mettono in viaggio per seguire la stella potrebbe essere il tentativo di uniformarsi a un altro antico mito egizio. La costellazione di Orione, con le sue tre stelle splendenti che formano la cintura, sorgendo sembrano annunciare la nascita di Sirio. Ebbene, è solo Matteo che parla dei Re Magi. Possiamo ipotizzare che le tre stelle della cintura di Orione siano diventati i “tre” magi del vangelo di Matteo?

Sul finire dell’epoca classica, gli ultimi gnostici sopravvissuti affidarono alla scrittura i loro vangeli e la filosofia antica, per sottrarli ai loro persecutori.

I testi religiosi degli gnostici sono riapparsi solo di recente, ma quelli filosofici erano venuti alla luce alcuni secoli fa a Firenze, culla del rinascimento.

Nel 1460, un monaco consegnò a Cosimo De’ Medici un pacco di manoscritti. Si trattava dell’”Ermetica”, una raccolta delle ultime parole di Ermete Trismegisto, ovvero del dio egizio Thoth. Cosimo De’ Medici chiese a Marsilio Ficino di mettere da parte la traduzione delle opere di Platone e di dedicarsi a quella degli scritti ermetici.

Improvvisamente, gli intellettuali europei entrarono in contatto con la saggezza degli egizi e questo divenne un fatto di notevolissima importanza culturale, tanto che nei trecento anni che seguirono, servi da stimolo agli artisti europei d’avanguardia, agli intellettuali e ai filosofi.

Alla base del Corpus Haermeticum c’è l’idea della forza dei simboli, l’idea che i simboli non sono solo qualcosa grazie alla quale si riconosce qualcuno o qualcosa, ma che hanno un significato più profondo e che il simbolo stesso possa portare all’iniziazione.

L’ermetismo diventò così popolare che perfino Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI) fece decorare i suoi appartamenti nel Vaticano con scene in cui sono raffigurati Iside, Osiride e Thoth Ermes, così come li immaginavano i pittori del rinascimento. Si stava diffondendo una religione molto più antica, e da alcuni ritenuta più saggia, di quella di Mosè e della Bibbia.

Nella cattedrale di Siena si può ammirare un’immagine di Ermete Trismegisto, ovvero del dio Thoth, che trasmette la saggezza dell’Egitto e della Fenice, simbolo della città di Eliopoli.

I papi disseminarono Roma di simboli dell’antichità e di obelischi provenienti dall’Egitto. Stranamente, i papi scelsero l’antico simbolo di Eliopoli e cioè, un pilastro sormontato da un croce e lo posero proprio nel cuore della cristianità. E’ curioso che tutti coloro che vanno in Piazza San Pietro, vengano anche ad ammirare questo antico simbolo dell’Egitto pagano.

Studiosi, quali il gesuita Athanasius Irkere, studiarono gli enigmi egizi, ma la Chiesa cominciò ad avvertire il pericolo. L’ermetismo stimolava prese di posizioni personali, lontani da quelli che erano i suoi interessi. Le nuove idee furono, quindi, bandite e i libri bruciati.

Nel 1600, l’ermetismo venne fatto tacere con la forza e Giordano Bruno, principale sostenitore, fu trascinato davanti a un tribunale ecclesiastico. Malgrado le orrende torture che gli vennero inflitte, il filosofo rinunciò di abbandonare le proprie idee.

La Chiesa aveva un solo modo per porre fine a tutto questo e accadde l’impensabile: il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno fu portato in piazza Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Fino all’ultimo momento della sua vita, il filosofo cercò di non guardare la croce che gli veniva posta davanti agli occhi da un membro dell’inquisizione. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere. Dopo questi tragici eventi, l’ermetismo divenne un fatto culturale clandestino.

Influenza sulla Massoneria

L’ermetismo trovò rifugio nelle società esoteriche, quali il movimento dei rosacrociani e la massoneria. La grande loggia di Londra, cuore e quartier generale della Massoneria pullula di antichi simboli. Gli affiliati vengono iniziati ai segreti, ai riti e ai simboli.

Secondo Michael Baigent, non c’è dubbio che l’ermetismo, partito dall’Egitto, si sia ramificato fino a influenzare anche il ritualismo e il simbolismo delle società segrete: la piramide, l’occhio onniveggente e la stella. I simboli egizi più sacri sono entrati a far parte dei misteri massonici. Le stesse istituzioni americane risultano “contaminate” dall’antico simbolismo egizio.

I fondatori degli Stati Uniti, George Washington, Benjamin Franklin e altri, erano in maggioranza dei massoni e fecero costruire e decorare la Casa Bianca con un’abbondanza di immagini che richiamano la massoneria. La costituzione stessa degli Stati Uniti è un’estensione dei principi della massoneria, con il suo porre fortemente l’accento sulla democrazia, sul sapere e sugli incentivi da dare alla scienza.

Egitto

Nel tempio massonico dedicato a George Washington, c’è un altro simbolo familiare: Washington e altri padri fondatori sono raffigurati con il “grembiule dei muratori“.

Anche il dollaro, simbolo della potenza americana, mostra il alto sconosciuto dello stemma americano: la piramide con l’occhio onniveggente con la promessa di un Nuovo Ordine Mondiale.

Egitto

E oggi, a più di duecento anni di distanza, possiamo ammirare in alcune delle città più importante dell’occidente, la presenza degli obelischi, simboli antichissimi di un’altra civiltà.

Da anni e anni, milioni di persone vi girano attorno, osservandoli distrattamente, di colpo, però, catturano l’attenzione di qualcuno, il quale si chiede: “Che cosa ci fanno qui?”, cercando di evocare la magia del passato e capire il significato di questi simboli, che al pari dei geroglifici, hanno bisogno di essere decodificati.

Firenze, la culla del Rinascimento

Scritto da: Fabio Forlano
Fonte:http://www.panoramitalia.com/it/travel/article/firenze-la-culla-del-rinascimento/1955/

Capitale dell’arte dal XV secolo, la città custodisce i tesori di grandi maestri come Botticelli, Michelangelo e Brunelleschi

Come tutto è iniziato

Convenzionalmente, gli storici fanno coincidere la fine del Medioevo con la scoperta dell’America (1492) da parte di Cristoforo Colombo. In realtà il cambiamento nel mondo occidentale era in atto già da qualche decennio, tra la fine dell’Impero bizantino e il divampare della riforma protestante. In tutto questo, Firenze viveva un periodo di lenta crescita, governata dalle famiglie borghesi della città. Le uniche minacce alla pace dei fiorentini arrivavano dalle mire espansionistiche dei Visconti, signori di Milano. La svolta avvenne con la presa del potere da parte della famiglia de’ Medici. Prima Cosimo e poi Lorenzo, detto il Magnifico, garantirono un periodo di pace e prosperità, finanziando l’opera di artisti e pensatori tra i più grandi della storia.

L’uomo al centro del mondo

Il Rinascimento affonda le proprie radici nel superamento dell’ideologia medievale. Al centro di ogni discorso venne posto l’uomo, soggetto capace di autodeterminarsi e dominare la natura con la propria volontà. La ricerca del piacere e della felicità non sembravano più essere un peccato. Così come il confronto e l’impegno sociale furono intesi quali percorsi obbligati verso il miglioramento della condizione umana.

Chiese e palazzi

L’impronta che il periodo rinascimentale ha lasciato su Firenze si nota soprattutto in ambito architettonico. Una passeggiata tra le chiese e i palazzi più belli della città mostra chiari i segni dello stile quattrocentesco, quando la riscoperta dell’armonia e delle forme geometriche di stampo romano chiusero definitivamente l’esperienza gotica. Il primo grande architetto del nuovo corso fu Filippo Brunelleschi, che già nella Cupola del Duomo aveva anticipato alcuni elementi del cambiamento.

Tuttavia è con lo Spedale degli Innocenti, e poi con le basiliche di San Lorenzo e Santo Spirito, che il Brunelleschi raggiunse il momento più compiuto dell’architettura rinascimentale fiorentina. Altre testimonianze importanti dell’epoca sono le facciate di Palazzo Ruccellai e di Santa Maria Novella, di Leon Battista Alberti, e Palazzo Medici Riccardi, di Michelozzo.

I grandi mecenate

Molta della produzione artistica del ‘400 fiorentino si deve alle commissioni dei grandi mecenate presenti in città: su tutti quelli della famiglia de’ Medici. Quando Cosimo tornò dall’esilio nel 1434 manifestò subito un gusto spiccato per il raffinato: per lui Donatello realizzò il David, sua opera più celebre che oggi è conservata nel Museo Nazionale del Bargello.

La stessa propensione ha accompagnato il governo di Piero e Lorenzo de’ Medici. Negli anni ‘70 del XV secolo in città si contavano decine di botteghe e laboratori. E Lorenzo, come a voler ripercorrere il mito di Atene, cercò di diffondere l’arte fiorentina in tutta Italia inviando i suoi migliori artisti nelle corti più ricche della Penisola. Il pittore simbolo del periodo laurenziano è Sandro Botticelli, capace di rendere gli ideali classici di armonia e bellezza in capolavori come la Primavera e la Nascita della Venere, entrambi custoditi presso la Galleria degli Uffizi.

L’età dei geni

Dopo la caduta dei Medici e la travagliata esperienza di Girolamo Savonarola, Firenze tornò alla calma sotto il gonfalonierato di Pier Soderini. In quegli anni ripresero le grandi committenze e in città lavorarono, seppur per un breve periodo, tre grandi maestri come Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Al periodo fiorentino di Leonardo da Vinci risale la realizzazione della Gioconda, ritratto di Lisa Gherardini moglie del mercante Francesco del Giocondo. Sebbene sia l’emblema del Rinascimento italiano, la Monna Lisa non ha mai avuto una collocazione stabile in città, essendo stata portata in Francia dallo stesso Leonardo già nel 1516.

Michelangelo Buonarroti, invece, tornò a Firenze nel 1501, ritrovando il clima dei suoi primi anni toscani. Il segno più evidente del suo secondo periodo fiorentino è senza dubbio il David, l’enorme statua di marmo oggi esposta nella Galleria dell’Accademia. Dal 1910, per ricordare la collocazione originaria dell’opera, in piazza della Signoria campeggia una copia del David, che riproduce fedelmente i lineamenti perfetti scolpiti dal Buonarroti.

Ultimo e più giovane dei tre geni che hanno servito Firenze all’inizio del XVI secolo fu Raffaello Sanzio. Marchigiano d’origine, Raffaello ha lasciato alla città la magnifica serie delle Madonne tra cui spicca la Madonna del Baldacchino, visitabile presso la Galleria Palatina.

Vaccini ai militari: le conclusioni della Commissione d’inchiesta sull’uranio

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/vaccini-militari-commissione-inchiesta.php

Con dieci voti a favore e due contrari è stata approvata qualche giorno fa la relazione finale della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito (in allegato). Gli esperti ascoltati hanno riconosciuto il nesso tra esposizione all’uranio impoverito e tumori. Nella relazione si parla anche dei vaccini somministrati ai militari. Un capitolo è infatti dedicato agli “Effetti delle modalità di somministrazione dei vaccini sui militari”.

In particolare si fa riferimento ai rischi derivanti dalle vaccinazioni multiple, si evidenzia che non sempre è stata eseguita l’analisi pre vaccinale del militare sottoposto e si sottolinea che alcuni medici vaccinatori, con preoccupante ricorreznza, non si attengono nel somministrare i vaccini alle norme di precauzione indicate dalle linee guida”.

La Commissione spiega che “l’adozione di pratiche come le vaccinazioni multiple compresse può rappresentare, di per sé, un rischio per la salute” in quanto:

– “la quantità cumulativa dei vari componenti dei vaccini eccede il limite permesso per l’autorizzazione all’immissione in commercio del singolo vaccino”;
– “le ipersensibilità indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche solo singolarmente considerati confermano la necessità delle analisi pre vaccinali”;
– “le reazioni avverse indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche solo singolarmente considerati confermano la necessità di una valutazione dei rischi personalizzata sulla profilassi vaccinale e la necessità di un monitoraggio periodico a lungo termine su ogni singolo vaccinato”.

“Fermo restando quanto sopra – si legge nella relazione – la Commissione conferma ancora una volta le conclusioni già evidenziate dal Progetto SIGNUM, nonché dal lavoro del Prof. Nobile sulla Brigata Folgore – per quanto riguarda la necessità di non somministrare contemporaneamente più di 5 vaccini monovalenti monodose sui militari: tale modalità di inoculazione appare, dunque, la più corretta per evitare l’insorgere di reazioni avverse.Infatti la Commissione, nell’ambito della sua attività di indagine, ha preso conoscenza di casi in cui si erano manifestate reazioni avverse in seguito alle vaccinazioni, con l’instaurarsi di patologie autoimmuni o neoplastiche sopravvenute, in una parte di popolazione militare non sottoposta a fattori di rischio diversi da quelli vaccinali”.

Nel corso della sua indagine, come si legge nella relazione, la Commissione ha anche provveduto a sentire alcuni militari affetti da patologie contratte in servizio, al fine di acquisire utili elementi informativi così come i genitori di alcuni di loro risultati deceduti: “in particolare si segnalano la vicenda del Caporale Maggiore F.R. (deceduto dopo quattro anni dall’arruolamento per linfoma di Hodgkin senza essere stato mai inviato in missione); quella del già Caporal Maggiore G.T., arruolato nel 1999 e in congedo dal 25.11.2000 dichiarato “permanentemente non idoneo al servizio militare incondizionato” perché affetto da linfoma di Hodgkin (tipo sclerosi nodulare in stadio clinico II A) e quella del soldato semplice D. G., congedato dopo poco più di sei mesi dall’arruolamento, avvenuto l’8 febbraio 2007, a seguito di grave astenia e deperimento fisico iniziati il giorno stesso della vaccinazione multipla, avvenuta il 19 giugno 2006”.

“Dalle loro testimonianze si sono tratti significativi elementi a conferma che non sempre sia stata richiesta, analizzata o comunque approfondita, da parte del medico vaccinatore l’analisi pre-vaccinale del militare sottoposto e analogamente è emerso, con preoccupante ricorrenza, che alcuni medici vaccinatori non si attengono nel somministrare i vaccini alle norme di precauzione indicate dalle Linee Guida del 14 febbraio 2008”.

Nella relazione la Commissione riferisce di aver ricevuto “nel mese di novembre 2017 la documentazione richiesta ad AIFA nella primavera 2016, riguardante le specifiche tecniche, gli studi di sicurezza e la composizione dei vaccini, comprensivi degli elementi sottosoglia”. Tale documentazione, tuttavia, “appare incompleta, sotto diversi aspetti: alcuni vaccini non contengono tutta la documentazione richiesta e per alcune malattie manca il vaccino corrispondente. Tuttavia, i dati ricevuti risultano essere di enorme interesse ai fini dell’attività della Commissione”.

Tra le carenze rilevate nel documento si fa inoltre riferimento alla seconda fase del progetto Signum, che prevede l’osservazione longitudinale della coorte di militari in esame per almeno dieci anni, con controlli eseguiti a cadenza annuale, al fine di valutare l’esposizione a genotossici ambientali e l’eventuale presenza di marcatori di un danno a carico del Dna. Come sottolinea la relazione, nell’ambito del progetto “sono stati reclutati in tutte le Forze Armate solo 981 militari: 14 appartenenti all’Aeronautica Militare; 150 della Marina Militare, 187 all’Arma dei Carabinieri; 630 all’Esercito e 94 congedati. Di questi, solo 644 in tutto, ossia il 65,6%, hanno dato adesione ad essere sottoposti al followup, e più precisamente 480 Militari su 981 nel 2005; 385 nel 2006; 388 nel 2007; 181 nel 2008 e via via sempre meno fino al numero di 98 nel 2014, secondo il grafico che si riporta di seguito”.

Pertanto, “alla luce di questi dati la Commissione ha dovuto riscontrare l’impossibilità di giungere a conclusione precise a causa della loro insufficienza. Mancavano inoltre tutti i dati relativi ai soggetti congedati e i dati anagrafici dei militari della coorte di studio, nonché i dati sulle vaccinazioni multiple per ogni militare e i relativi effetti sul DNA per ogni singolo militare malato”.

 

Siria: guerra 4.1

Scritto da: Jacopo Simonetta
Fonte: http://www.crisiswhatcrisis.it/

In Siria è cominciata una nuova fase di una guerra che sembra voler durare ancora parecchi anni.  In Iraq stanno ancora decidendo con chi ammazzarsi al prossimo giro.   Secondo le migliori tradizioni locali, la situazione è caotica e continuamente cangiante.  Le tabelle qui riportate sono quindi necessariamente molto  approssimative.

Riassunto molto schematico delle puntate precedenti.

Iraq

Qui ci occuperemo della Siria, ma un cenno all’Iraq è necessario.
La guerra in Iraq cominciò nell’ormai remoto 2003 con l’invasione americana e, fra alterne vicende, è ancora lontana dall’essere conclusa.  Qui ci interessa che, nel 2014, la guerra civile irachena e quella siriana si saldarono in una guerra unica per il dilagare dell’ISIL in entrambi i paesi.  Anche in Iraq il “califfo” riuscì a far coalizzare tutti contro di lui, ma con giochi di alleanza diverse dal teatro siriano.  Ad esempio, la Turchia nemica dei curdi in Siria, ne è alleata (in parte) in Iraq; mentre l’Iran è arcinemico degli USA su tutti i fronti, meno in Iraq dove finora sono stati alleati.
Altra peculiarità irachena è che ci sono due partiti e due milizie curde che fanno capo ai due clan principali: i Barzani ed i Talabani (che non c’entrano niente con i talebani afghani).   I Barzani hanno commesso l’errore fatale di dichiarare l’indipendenza del Kurdistan iracheno, ottenendo il risultato di inimicarsi prontamente tutte, ma proprio tutte le altri parti in causa.
I Talabani, hanno reagito consegnando senza combattere la città ed i campi pozzi di Kirkuk ai governativi, pare in cambio di un accordo secondo cui il territorio curdo rimane formalmente sotto il controllo di Baghdad, ma è di fatto indipendente.  Come del resto è stato dal 2003 ad oggi.
Un successivo attacco dei governativi verso Ebril è stato respinto e, per ora, non è successo altro di importante, ma è chiaro che la guerra non è finita.  Semplicemente i vari contendenti devono riprendere fiato e decidere contro chi combattere.

Siria

Prodromi.  La Sira ha sempre sofferto di violente divisioni interne che hanno portato più volte a rivolte  contro la minoranza alawita  al potere.  Tutte rapidamente sedate con alcune migliaia di morti.  Su questo retroterra storico, negli anni 2000 si sono innestati due fatti nuovi: una siccità senza precedenti e il calo della produzione petrolifera al di sotto dei consumi interni.  Questi due fattori hanno fatto precipitare la situazione in tutto il paese.

La fase 1 cominciò nel 2011, con una serie di manifestazioni scatenate da un’ondata di rincari dei generi di prima necessità.  La repressione del regime fu pronta e feroce, ma le proteste si diffusero a gran parte del paese in un crescendo di violenza che divenne guerra civile.  Gli USA cercarono di cogliere l’occasione di intervenire per sostituire Assad con un governo loro tributario, ma non poterono per il veto di Russia e Cina.  Così ripiegarono sul sostegno a diverse milizie ribelli, perlopiù raccolte sotto l’etichetta di ESIL (alias FSA) che, in realtà, riuniva centinaia di milizie perlopiù autonome.  I combattimenti si diffusero a gran parte del paese, mentre gradualmente emergeva come forza ribelle principale Al Nousra: una costola di Al Qaida che conquistò parecchio territorio sia a spese dei governativi, sia a spese di altre formazioni ribelli.

La fase 2 cominciò nel 2014, con la repentina apparizione dell’ISIL (alias ISIS, alias DAESH). Molto rapidamente gli “uomini neri” divennero la forza principale in campo, sconfiggendo ripetutamente sia i governativi che gli altri gruppi ribelli.  Fra l’altro, in questa fase di rapida espansione, l’ISIL conquistò molte posizioni all’ESIL, impossessandosi degli arsenali forniti dagli USA e dagli altri paesi occidentali.
La rapidità e la violenza con cui l’ISIL si impose non è spiegabile altrimenti che con un fortissimo sostegno da parte di una potenza straniera  ed il candidato più probabile è l’Arabia Saudita, magari con il sostegno delle altre petrocrazie sunnite.  Il ruolo attivo della Turchia è più dubbio, ma di sicuro questa non ha mai attaccato seriamente DAESH, se non quando questo era già stato sconfitto e solo per contrastare l’avanzata dei curdi.
Questa fase culminò con la nascita del Califfato.   Un errore strategico mortale che costò la sconfitta e (probabilmente) la vita ad al Baghdadi.  Proclamarsi califfo significa infatti rivendicare un potere diretto su tutti i governanti islamici del mondo. Una cosa dura da digerire anche per i suoi occulti sostenitori che, infatti, cominciarono a sostenerlo sempre di meno.

La fase 3 cominciò fra il 2015 ed il 2016.  Prima con il progressivo rafforzamento dell’intervento occidentale e poi con quello, indipendente ma coordinato, della Russia e dell’Iran.   Gli attentati a Parigi e a Tartus (base russa in Siria), oltre alle atrocità gratuite (commesse anche dagli altri contendenti, ma in maniera meno sistematica e spettacolare) portarono ad una serie di accordi fra la coalizione USA, la Russia, la Turchia e l’Iran.  La guerra di “tutti contro tutti” delle fasi precedenti diventò così una guerra di tutti contro l’ISIL che ne uscì sconfitto, ma non ancora annientato.
Da questa fase i principali vincitori locali sono stati i governativi di Assad ed i curdi. Ma se Assad ha recuperato i due terzi circa del territorio, ha però perso buona parte del suo potere a favore dell’Iran che, tramite Hezbollah, controlla parti strategiche del paese e dal cui sostegno dipende in buona misura la tenuta del governo.
I principali vincitori internazionali sono stati l’Iran (che oramai controlla di fatto parte del territorio siriano), la Russia (che ha rafforzato le sue basi e recuperato un ruolo politico di primo piano nel settore) e gli USA (tramite l’alleanza con i curdi che controllano circa 1/3 della Siria).

La fase 4 è appena cominciata con una sorpresa. Molti si aspettavano una “resa dei conti” fra i governativi sostenuti dall’Iran ed i curdi sostenuti dagli USA, ma la Turchia è intervenuta a sparigliare le carte, attaccando direttamente il territorio curdo.
Nel frattempo, continuano i cobattimenti ed i bombardamenti dei governativi conto le sacche di resistenza in varie parti del paese, così come gli attentati terroristici.

Sviluppi?

In Iraq l’incognita principale riguarda il Kurdistan.  L’unica cosa che trova d’accordo i governi di Turchia, Iran ed Iraq è infatti evitare la nascita di uno stato curdo.  Proprio per questo, gli americani hanno interesse a sostenerlo, ma si trovano in una fase di debolezza politica senza precedenti da cento anni a questa parte.  ”America first”, nell’arena politica globale, è di fatto “America Last” ed i curdi potrebbero pagarne il prezzo.   Inoltre, rimane da vedere se i Barzani ed i Talabani troveranno un accordo  o se combatteranno fra loro; entrambe le ipotesi sono possibili.
Infine, non si parla più della robusta minoranza sunnita che per decenni ha governato il paese (per inciso, anche i curdi sono sunniti, anche se il loro governo è comunista).  E’ già stata sconfitta due volte, ma non è detto che, fra qualche tempo, non ritenti una rivincita.

In Siria, l’attacco turco non solo rimette in discussione tutto il già complicato sistema di alleanza ed inimicizie tra fazioni siriane, ma rimette gravemente in discussione anche i rapporti di alleanza (già molto tesi) fra NATO e Turchia.  Oltre che aprire scenari di una possibile guerra civile in Turchia.

Anche i questo caso, la debolezza americana gioca contro i comunisti curdi che si trovano sostanzialmente soli, ma la politica mediorienatale ci ha abituati alle sorprese.  Per esempio, non è da escludere un accordo fra curdi e governativi per uno status di indipendenza sostanziale, ma non formale.  E se, nel frattempo, la NATO decidesse che della Turchia non c’è più da fidarsi, la posizione di Erdoghan diventerebbe molto spinosa.  Vedremo. Personalmente credo che molto dipenderà da quanto l’offensiva turca miri davvero ad occupare tutto o gran parte del Kurdistan siriano.  Probabilmente, alla NATO stanno discutendo quanti chilometri di Siria concedere all’alleato (ex alleato?).  Non è da escludere che si tratti in gran parte almeno di un bluff in vista delle prossime elezioni che si presentano particolarmente difficili per il “sultano”.

Di tutti gli scenari possibili, il peggiore è infatti quello di un dilagare della guerra in Turchia. In cerca del sostegno dei nazionalisti, Erdogan ha infatti fatto di tutto per rilanciare la guerriglia interna del PKK, ma i curdi turchi sono 18 milioni.   Inoltre, anche se l’epurazione contri i kemalisti ed i goulemisti è stata pressoché totale, ad Istambul e nelle città occidentali la popolarità di Erdogan è ai minimi storici, mentre il suo primato è insidiato anche da destra da Meral Akşener (leader di un nuovo partito nazionalista laico, assolutamente contrario all’islamizzazione voluta dal “sultano”).   Erdogan potrebbe perdere le elezioni, ma potrebbe anche vincerle, con o senza brogli evidenti.  In tutti i casi, la possibilità di una parziale implosione della Turchia non può essere esclusa.
Le conseguenze sarebbero devastanti anche per l’Europa, non solo per la definitiva perdita del bastione medio-orientale, ma anche perché una parte consistente degli 80 milioni di turchi (più 3,5 milioni di rifugiati siriani) cercherebbero riparo da noi.  Abbiamo già deciso cosa fare e come in un caso simile?   Se no, sarà il caso di pensarci.

AMERICA: DATI E MERCATI TRUCCATI!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2018/02/19/america-dati-e-mercati-truccati/

Ho passato gli ultimi mesi ad ascoltare chi mi chiedeva per quale motivo l’economia americana viaggia che è una meraviglia, piena occupazione e salari che iniziano a salire.

Insider trading has been rife on Wall Street, academics conclude

Se sono truccati i mercati, figuriamoci i dati o le notizie che arrivano!

Qui grazie agli amici di Voci dall’estero una piccola sintesi…

Secondo l’Economist i mercati sono truccati

Tre nuovi paper scientifici recentemente pubblicati sembrano confermare quanto molti sostengono da anni: i “mercati efficienti” non solo sono inefficienti – da un punto di vista informativo – ma sono pure decisamente truccati. Dei tre papersecondo l’Economist,  uno sostiene che gli Insider con gli agganci giusti hanno guadagnato perfino dalla crisi finanziaria, mentre gli altri due si spingono a suggerire che l’intero sistema di negoziazione delle azioni è truccato. A differenza di quanto fanno solitamente coloro che denunciano i casi di insider trading – che richiedono di solito occasionali soffiate  e vaste, costose indagini, che comprendono l’esame di prove complesse provenienti da telefonate, e-mail o informatori muniti di apparecchi di registrazione – i paper fanno un uso originale di analisi schematiche su dati per scoprire che probabilmente l’insider trading è  molto diffuso, come riporta l’Economist.

Infatti non si spiegherebbe con quale procedimento “scientifico” il famigerato GDP NOW prevedeva meraviglie per il PIL americano intorno a quota CINQUE VIRGOLA e poi all’improvviso alla luce dei dati è precipitato vicino al 3 %, in attesa di vedere rasa al suolo ogni futura previsione.

Per carità, loro ce la mettono tutta ad infondere coraggio ed ottimismo, ma alla decenza deve esserci un limite.

Come vi abbiamo dimostrato “scientificamente” la scorsa settimana, anche la crescita dei salari è puro miraggio o specchietto per le allodole.

I guadagni orari medi effettivi sono diminuiti dello 0,2 percento secondo quanto riportato dal Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti. I guadagni settimanali medi reali sono diminuiti dello 0,8 percento rispetto al mese precedente a causa della diminuzione dei guadagni orari medi reali combinata con una diminuzione dello 0,6 percento della settimana lavorativa media.

Otto centesimi in più all’ora, un aumento vertiginoso in grado di far scoppiare di risate la deflazione da debiti, in termini reali 1,67 dollari in più alla settimana roba da far esplodere l’inflazione suppongo. Se sei un dirigente, addirittura oltre 13 dollari alla settimana, giusto una pizza con bibita light!

Eppure di fessi e furbi che vi raccontano le meraviglie dell’inflazione amazoniana ce ne sono tanti, ogni giorno sempre di più.

Qui un’analisi più che attendibile su quello che è veramente successo nel famigerato recente, “Black Monday”…

The Market Collapse Blame Game – The New York Times

Non c’è molto altro da dire, se non che per l’ennesima volta è fallito l’attacco dei “bond vigilantes” al TERZO LIVELLO, il famigerato 3% del decennale americano e al 3,20 % del trentennale americano, mentre la curva dei rendimenti ormai è vicina al completo appiattimento…

Abbiamo visto come le leggende metropolitane sulla Cina intenta a liquidare i suoi titoli di Stato americani siano prive di fondamento, un fondamento cancellato con gli ultimi dati provenienti dai famigerati TIC. Major Foreign Holders of Treasury Securities

I dati , quelli reali, non quelli farlocchi che vi raccontano, la scorsa settimana hanno  mostrato un ulteriore accumulo di posizioni nel reddito fisso statunitense di oltre 8 miliardi di dollari. 

Trump sta giocando con il fuoco della storia…

Schiaffo di Trump alla Cina: si va verso nuovi dazi su acciaio e alluminio …

Tra le opzioni presentate dal rapporto Trump potrebbe scegliere di imporre dazi pari al 24 per cento su importazioni di acciaio da tutto il mondo, oppure dazi pari al 53 per cento limitatamente ad importazioni provenienti da dodici paesi. Tra questi ultimi rientrerebbero Brasile, Cina, Corea del Sud, Costa Rica, Egitto, India, Malesia, Russia, Sudafrica, Thailandia, Turchia e Vietnam.

In settimana di interessante in arrivo solo i verbali del FOMC della Fed

Fallito è pure l’attacco dell’euro alla linea dei 1.2525, livello messo sotto pressione per la terza volta e per la terza volta respinto sino a riportare il cambio nei pressi di 1.24 dopo aver toccato livelli vicini a 1.22.

Il mercato dei cambi sa che si sta avvicinando l’evento geopolitico clou dell’anno ovvero le elezioni italiani, con in Germania Nei sondaggi, il crollo dei partiti di regime tedeschi

Gli ultimi sondaggi in Germania testimoniano il tracollo dei partiti di regime tedeschi: ovunque i popoli europei stanno abbandonando i partiti che hanno guidato i governi sino al disastro attuale.

Interessante inoltre l’ultima notizia, un caso non isolato aggiungerei…

Lettonia, arrestato il governatore della banca centrale per corruzione

Il governatore della banca centrale della Lettonia Ilmars Rimsevics, membro del consiglio direttivo della Bce, è stato arrestato dall’ufficio anti-corruzione del paese. Lo ha annunciato il primo ministro della Lettonia, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. L’arresto di Rimsevics è stato deciso dopo otto ore di interrogatorio all’ufficio anti corruzione di Riga. Sono state fatte anche perquisizioni nell’ufficio del Governatore e nella sua abitazione privata. (Sole24Ore<<<<9

«Non ci sono segnali di possibili rischi per il sistema finanziario della Lettonia – ha assicurato il primo ministro Maris Kucinskis in un comunicato, promettendo che il suo governo – assicurerà che la banca centrale della Lettonia adempierà pienamente e qualitativamente a tutti gli obblighi affidati all’istituzione»

FRANCOFORTE (Reuters) – La Banca centrale europea ha deciso di congelare i pagamenti della banca lettone ABLV alla luce del deterioramento della sua situazione finanziaria dopo le accuse degli Stati Uniti di aver violato le sanzioni Onu contro la Corea del Nord.

Nei prossimi mesi quindi il cambio dovrebbe tornare sotto il livello di 1.20 con primo obiettivo il precedente limite sfondato nel mese di gennaio, ma di questo parleremo a marzo nel prossimo manoscritto di Machiavelli.

Nel fine settimana altra rasoiata del nostro caro Lance di Real Investment Advice

Sfortunatamente, nonostante la correzione importante, si è fatto ben poco per alleviare qualsiasi pressione sottostante.

“Al momento, non sappiamo se l’attuale azione correttiva è SOLO una correzione normale, salutare o l’inizio di qualcosa di più grande”(…) Ma, con il mercato ormai ipervenduto su una base MOLTO breve, dovrebbe essere previsto un rally controcorrente per la prossima settimana, o due, “.

Bene, abbiamo fatto davvero un bel rally la scorsa settimana, con il mercato che ha superato la sua DMA…

La linea di fondo è che mentre la settimana scorsa c’era molta “angoscia” nei mercati, il mercato non ha violato nessuna linea di tendenza importante, il che suggerirebbe che l’attuale rovescio è qualcosa di più di una semplice  correzione…” :

“La preoccupazione più grande attualmente, è il ‘segnale di vendita’ che è stato innescato a livelli anormalmente alti e nonostante tutto rimane in territorio estremamente ipercomprato . Ciò suggerisce che rimane “carburante” per una “correzione più profonda” o un “consolidamento” dei mercati nelle prossime settimane per “risolvere” la condizione di “ipercomprato”. Storicamente, i mercati non risolvono tali condizioni spostandosi lateralmente. Mentre stiamo osservando da vicino, ciò non significa  che il mercato non possa salire  più in alto da questi livelli Infatti, con i mercati che superano la 50 dma di venerdì, la linea di tendenza superiore e i vecchi massimi sono attualmente l’unica vera resistenza. (…) Il triangolo verdastro mostra il percorso del trend rialzista accelerato iniziato lo scorso agosto, che al momento rimane il percorso più probabile per ora.

La buona notizia, per coloro che rimangono sempre inclini al rialzo, è che su base mensile a lungo termine, il mercato rialzista rimane intatto per ora.

(…)  Se pensavi che il declino del 10% avvenuto nelle ultime due settimane fosse doloroso, dovresti riconsiderare il rischio che stai attualmente gestendo nel tuo portafoglio. 

Mike Shedlock infine sul suo blog riporta le previsioni di rendimento per vari asset della società fondata da Jeremy Grantham, chief investment strategist di Grantham Mayo van Otterloo (GMO), una società di gestione patrimoniale con sede a Boston.

GMO offre questo disclaimer.

* Il grafico rappresenta previsioni di rendimento reali locali per diverse classi di attivi e non per fondo o strategia GMO. Queste previsioni sono dichiarazioni lungimiranti basate sulle convinzioni ragionevoli di GMO e non sono una garanzia delle prestazioni future…”

Se si ipotizza un’inflazione del 2,2% all’anno, il calo nominale è dell’ordine del -3,4% all’anno per sette anni.

Come riporta Mike, visione ben più ottimistica di John Hussman…

Mi aspetto che l’S & P 500 perda circa due terzi del suo valore nel completamento di questo ciclo. La mia impressione è che le generazioni future guarderanno indietro a questo momento e diranno “… ed è qui che hanno completamente perso la testa”.

Accanto a quelle di Hussman, anche le previsioni ottimistiche di GMO metterebbero in crisi i fondi pensione. Ci penseranno le banche centrali a gestire i fondi pensione?

Ai posteri l’ardua sentenza!

Il governo del Kenya manda le forze di élite contro indigeni disarmati

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/it/popoli-indigeni/4357-il-governo-del-kenya-manda-le-forze-di-%C3%A9lite-contro-indigeni-disarmati.html

Il governo keniano ha inviato i corpi speciali contro disarmati indigeni Sengwer nella foresta di Embobut: “Chiunque venga trovato nella foresta sarà considerato un criminale e verrà” trattato” ha dichiarato il governo. Di conseguenza, il 29 dicembre 2017, più di 100 guardie del Kenya Forest Service sono entrate nelle terre della Comunità Sengwer, sparando con le armi da fuoco, bruciando 15 capanne e uccidendo il bestiame. Durante l’incursione, una guardia del Kenya Forest Service ha colpito a morte Robert Kirotich, un indigeno Sengwer di 41 anni, mentre un altro uomo è stato ferito. Secondo il Forest Peoples Programme, un gruppo di 40 guardie ha attaccato Kirotich mentre stava allevando bestiame nella foresta di Embobut.

Tre esperti indipendenti nominati dalle Nazioni Unite hanno espresso forte preoccupazione per i recenti sfratti del Sengwer indigeno dalle loro case nella foresta di Embobut, nelle colline di Cherengany, in Kenya. John H. Knox, relatore speciale per i diritti umani e l’ambiente, Michel Forst, relatore speciale sui diritti umani, e Victoria Tauli-Corpuz, relatrice speciale sui diritti delle popolazioni indigene hanno affermato che gli sfratti e gli attacchi sono “il risultato dell’attuazione del progetto di protezione e adattamento ai cambiamenti climatici, un progetto di gestione delle risorse idriche finanziato dall’UE “.
“Siamo preoccupati che il progetto venga portato avanti senza una valutazione sull’impatto sui diritti umani”, hanno detto gli esperti, confermando che. “non sono state tenute consultazioni con i Sengwer per chiedere il loro consenso secondo la corretta procedura (consenso libero, previo e informato)”.

Lo scorso il 17 gennaio, l’Unione europea ha sospeso il finanziamento del programma da 31 milioni di euro, fino a quando non verrà incorporato un approccio basato sui diritti. L’ambasciatore dell’Unione europea, Stefano A. Dejak, ha dichiarato: “i fatti di ieri si sono svolti dopo che avevamo formalmente avvertito il governo del Kenya che l’uso della forza da parte delle guardie del Kenya Forest Service nella Foresta di Embobut o altrove contro persone del luogo innocenti avrebbe portato L’UE alla sospensione del sostegno finanziario”.

La dieta contro l’influenza

Scritto da: Arturo Bandini
Fonte: http://www.italiasalute.it/9581/La-dieta-contro-l’influenza.html

L’epidemia influenzale è in calo, ma tanti sono ancora gli italiani costretti a letto. Per contrastare l’influenza è necessario nutrirsi in maniera corretta, arricchendo la nostra alimentazione con ricche dosi di vitamina C per combattere il raffreddore e stimolare il sistema immunitario. Proponiamo una dieta che serva anche a riscoprire la frutta di questo periodo, con i suoi sapori, i suoi aromi, i suoi profumi.
“L’alimentazione da seguire deve essere leggera, digeribile e, allo stesso tempo, nutriente – dice Pietro Migliaccio, nutrizionista e Presidente della Società italiana di scienza dell’alimentazione (S.I.S.A) – Ecco perché, con la collaborazione delle dietiste Silvana Nascimben e Eugenia Cilla, abbiamo messo a punto un regime alimentare pensato per i primi tre giorni d’influenza, ovvero quelli che maggiormente fanno soffrire e durante i quali più fastidiosi sono i sintomi. Il primo consiglio è, naturalmente, di mettersi a letto, a riposo, e praticare una terapia sintomatica preferibilmente consigliata dal proprio medico di famiglia, bere molta acqua a temperatura ambiente, consumare alimenti ricchi di vitamina C (soprattutto agrumi e kiwi), preferire tra gli alimenti proteici le carni bianche e il pesce in quanto più facilmente digeribili. Come vedrete nella dieta, è presente ogni giorno anche la pasta. La pasta fa parte della tradizione gastronomica italiana e la sua presenza sulle nostre tavole ci permette di seguire un’alimentazione sana, corretta ed equilibrata. Oltre ai carboidrati (79,1%) fornisce anche proteine vegetali, (11-13% a seconda del “tipo”) e una piccola quantità di lipidi (1,4%). Inoltre è ricca di vitamine del gruppo B, contiene poco sodio e non apporta colesterolo. È un alimento che rappresenta una delle principali fonti di energia della dieta mediterranea che è il modello alimentare considerato ottimale per mantenere un buono stato di salute e per prevenire e curare molti stati patologici. Per queste ragioni nei giorni in cui si è particolarmente debilitati dall’influenza e si ha poco appetito consiglio di mangiare la pasta, a pranzo o a cena, sotto forma di minestrina in quanto facilmente digeribile, deglutibile ed anche con l’effetto di calmare la tosse. Nei giorni post influenza invece – continua il Prof. Migliaccio – si può introdurre della pastasciutta per recuperare le “forze” perse durante la malattia. I carboidrati complessi della pasta infatti costituiscono la principale fonte di energia per il cervello, per i muscoli, per i globuli rossi e per l’organismo e rappresenta dunque il carburante indispensabile per svolgere le attività quotidiane. È preferibile condirla con olio extravergine di oliva e pomodoro pelato fresco, ottime fonti di vitamine (A, C, E) e di antiossidanti, in particolare di licopene, presente in quantità maggiore nel pomodoro cotto. Con l’aggiunta nel condimento di proteine di origine animale (tonno o carne trita o pesce sminuzzato) si rende il pasto equilibrato da un punto di vista nutrizionale e si permette di recuperare le masse muscolari perse con la scarsa attività fisica svolta”.

Dieta per l’influenza e la convalescenza (per i primi tre giorni d’influenza)
A cura del Prof. Pietro A. Migliaccio con la collaborazione delle dietiste Silvana Nascimben e Eugenia Cilla

Colazione: Latte, caffè a piacere, zucchero o miele, due fette biscottate.
Metà mattina: una spremuta d’arancia o di pompelmo oppure una arancia o un mandarancio o due mandarini.
Pranzo: pesce fresco o surgelato lesso; verdure preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato; frutta, preferibilmente cotta.

Pomeriggio: latte caldo con zucchero o miele oppure una spremuta d’arancia o di pompelmo.
Cena: brodo vegetale con pasta o riso, due/tre cucchiaini di formaggio grattugiato; carne bianca cucinata semplicemente; verdure preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato; una porzione di frutta, preferibilmente cotta.

In caso di disturbi gastrointestinali:
Colazione: tè con zucchero o miele, due fette biscottate o pane tostato.
Metà mattina: una mela grattugiata con succo di limone.
Pranzo: pesce fresco o surgelato lesso; patate lesse; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato; una porzione di frutta preferibilmente cotta.
Pomeriggio: un tè con due fette biscottate.
Cena: riso con due/tre cucchiaini di formaggio grattugiato. carne bianca cucinata semplicemente; patate lesse; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato. Una porzione di frutta, preferibilmente cotta.

In fase di guarigione:
passare dalla minestrina alla pastasciutta;
aumentare le quantità delle porzioni;
inserire gradualmente tutti gli alimenti, tra i quali i formaggi;
reintrodurre il vino durante i past

QUELLI CHE… L’ITALIA DELLA LIRETTA. Smontata la bufala degli economisti disinformatori

Scritto da: Carlo Botta
Fonte: https://scenarieconomici.it/quelli-che-litalia-della-liretta-smontata-la-bufala-degli-economisti-disinformatori/

In vista delle prossime elezioni del 4 Marzo, a liste e candidati ormai ufficializzati, possiamo dire che la campagna elettorale entra nel clou. Come in ogni campagna aspettiamoci ogni sorta di dichiarazione e promessa. Ma questa campagna ha sicuramente una prerogativa particolare rispetto a molte tornate del passato, questa volta ci dividono dal voto poche settimane, pertanto gli slogan e le promesse saranno ad affetto ancor più roboanti.

Pur senza entrare nel merito dei “programmi di governo” che le varie fazioni stanno sbandierando, ritengo che debba essere doveroso da parte dei Tg e dei conduttori dei talk show evidenziare alcune differenze, mi riferisco ai distinguo che dovrebbero responsabilmente essere rimarcati, in primis quella distinzione tra l’informazione e la propaganda e soprattutto tra le verità e le bugie. Da semplice cittadino riscontro in modo palese l’abilità del mainstream con cui è riuscito a “politicizzare” alcuni fattori che invece dovrebbero essere considerati come l’abc della logica e della scienza; intendo quei concetti che fanno parte delle regole basilari, come ad esempio accade nella matematica: uno più uno è uguale a due, quindi converrete con me che sarebbe paradossale affermare che le addizioni sono di destra o di sinistra, peggio ancora insistere che tale addizione (1+1=2) è una frase da populisti o da eurofanatici. Eppure tutto questo sta avvenendo da anni con nonchalance e senza che nessuno si degni ad alzare almeno il ditino obiettore.
Una volta mi invitarono a parlare con dei giovani in una scuola in merito al Made in Italy e, appena iniziai a spiegare i fattori critici che scaturiscono dalla valuta comunitaria col cambio bloccato all’interno dell’eurozona (parlavo dei malfunzionamenti dell’euro), gli organizzatori mi invitarono all’istante a saltare il punto giustificandosi che: parlare dell’euro era un argomento politico e quello non era il contesto giusto per farlo! Quindi secondo il mainstream la fluttuazione valutaria è diventata una questione di destra o di sinistra? Assurdo!

Ma andiamo nello specifico, quante volte abbiamo sentito dai protagonisti dei talk show la parola “Liretta”? Magari accompagnata da un irriverente risolino e qualche castroneria tale da far ridere anche gli studenti più svogliati di prima ragioneria? Tante, troppe volte. In questo articolo vorrei appunto chiarire questa che ritengo sia una delle tante scemenze clamorose della manipolazione di massa post-euro e che merita d’essere smontata una volta per tutte.

Per capire bene di cosa parliamo dobbiamo innanzitutto chiarire alcune regole di base e come avvengono certe dinamiche, mi riferisco a ciò che deve esser considerata la normalità, l’ovvio, proprio come “uno più uno è uguale a due”.

L’ITALIA E L’ITALIETTA
1- Partiamo col dire che la valuta in genere esprime le potenzialità di un “sistema paese” e finché tale Stato conserva le sue peculiarità e competitività la valuta che esprime potrà vantare la sua stabilità, al di là del nome con cui viene chiamata, non ha importanze se sono Fiorini, Grivna o uno Yen.

2- In un quadro generale e di sintesi i paesi possono esser suddivisi in due macro-categorie: paesi “materie-primisti” (che vivono vendendo all’estero le loro materie prime) e paesi a vocazione del manifatturiero “trasformatori” (trasformano le materie prime conferendo valore aggiunto). Nella cerchia dei paesi trasformatori esiste inoltre la suddivisione relativa al quoziente della tecnologia, più o meno evoluta ed automatizzata, e al livello qualitativo, che varia dal prodotto di scarsa qualità (di massa) fino alla eccellenza (di nicchie con alta capacità di spesa). L’Italia è sempre stato un paese: trasformatore con altissimo valore aggiunto e leader nelle eccellenze in quasi tutti i settori: agroalimentare, enologo, fashion, automotive, meccanica di precisione, navale, nautica da diporto, fino alla meccanica pesante come l’acciaio, mezzi di trasposto su rotaie, aeronautica e tanto altro, senza trascurare l’altissima tecnologia al servizio dei settori militari e dell’aerospaziale.
Da non dimenticare che l’Italia ha anche una rilevante tradizione nel settore energetico, abbiamo costruito centrali nucleari ed idroelettriche in tutto il mondo e lavoriamo ai messimi livelli nel segmento degli idrocarburi, dalla ricerca alla estrazione, fino alla raffinazione. Vantiamo anche importanti risorse e giacimenti sul territorio nazionale (materie prime).
A tutto questo dobbiamo aggiungere che l’Italia detiene inoltre il più alto patrimonio storico-artistico-monumentale al mondo (circa due terzi dell’intero pianeta) ed è unico in termini di appeal turistico per dodici mesi all’anno, offrendo la più esaustiva offerta, dalla cultura al balneare, dal termale all’invernale, collinare, naturalistico, artistico, enogastronomico ecc.

L’Italia pertanto è un “sistema” indistruttibile (molti asset non sono delocalizzabili, ad esempio nel turistico-monumentale o nell’enogastronomico), basta liberare le proprie potenzialità e può recuperare le proprie posizioni nello scacchiere mondiale con una velocità ineguagliabile, molto più rapida rispetto anche alle potenze come: Germania, Giappone, Usa ecc. Pertanto qualsiasi moneta viene dotata l’Italia, essa esprimerà le competitività e i valori qui appena sintetizzati. E’ anche per questo che la Lira (quindi il sistema Italy) fu premiata come valuta più affidabile e solida dell’occidente nella metà degli anni ’60 (giuria internazionale istituita dal Finalcial Times).

COSA CONFERISCE APPETIBILITÀ A UNA MONETA?
Dobbiamo chiarire una volta per tutte che i paesi non vendono monete ma prodotti!
Pertanto è veramente da sciocchi parlare di monete prestigiose, di “MON€TONI” o di cartastraccia. La moneta ha valore nella misura in cui il paese che la esprime vanti “cose /prodotti” che il mercato può richiedere e comprare. Facciamo qualche esempio pratico uscendo dalle solite e astruse technicalities. Come funziona allora la moneta nello scenario degli scambi? Perchè è indifferente il suo nome e la sua quotazione di scambio iniziale verse le valute di riferimento? Ecco, se la gente comune assimilasse le risposte a queste due domande, sparirebbe dai dibattiti la sciocca parola “Liretta” e coloro i quali incautamente ci hanno speculato facendo “terrorismo mediatico” inizierebbero a fare ammenda.

COME FUNZIONA LA VALUTA NEGLI SCAMBI
Facciamo uno dei classici esempi, Germania – Italia. Prima del 1997 (attuazione del cambio fisso) se volevi comprare una Golf VW l’importatore vendeva le Lire e comprava i Marchi tedeschi (DM) per la transazione. Se le vendite delle Golf salivano, saliva di conseguenza la domanda di Marchi, ciò comportava per la legge di domanda-offerta la penalizzazione del Made in Germany. In che modo si penalizzava? Semplice, il DM veniva quotato più caro e meno conveniente e di conseguenza tutto ciò che veniva prezzato in DM diveniva meno conveniente; di riflesso il Made in Italy si mostrava “magicamente” più competitivo, in quanto, prezzato in Lire veniva quotato con prezzi più appetibili; quindi molte Alfa Romeo Giulietta (segmento di riferimento della Golf VW) partivano per la Germania e si salvaguardava occupazione e fatturati. In effetti non era la Lira a svalutarsi ma era il Marco a rincararsi.

Ma anche tutto questo veniva rallentato in Germania laddove le Alfa Romeo iniziavano ad essere vendute in gran numero e di conseguenza la Lira, recuperando sul DM, faceva alzare i prezzi di tutti i prodotti italiani. Il pingpong degli scambi si auto-regolava e garantiva la longevità sia alle imprese che agli investimenti in ricerca, sviluppo e marketing, questo sia in Germania che in Italia. Con l’Euro invece tali asimmetrie si possono “aggiustare” non più col cambio ma attraverso il dumping dei salari e di una strutturale disoccupazione in grado di comprimere anche i diritti del lavoro. Ecco uno dei motivi che ha creato il disastro in Euro-Zona, ecco perchè la Germania ha smesso di comprare yogurt dalla Grecia e oggi è lei addirittura a vendere yogurt ai greci e pure con la scritta “alla greca”! Questa è pura follia. L’euro è l’unica moneta che viene gestita in modo diverso rispetto a tutte le altre ca. 200 valute del mondo, l’unica che non risponde a nessuna esigenza di Stato e ancor meno quella di un popolo. I target della BCE come noto a tutti non sono quelli di gestire (che gli altri sistemi monetari) la massa monetaria in base agli indici da “sfrizionare” tra occupazione /disoccupazione e inflazione /recessione, niente affatto, la BCE ha come obbiettivo quello di evitare l’inflazione (necessaria tra l’altro per erodere il debito), quindi il sistema monetario dell’euro-zona si basa sulla stabilità dei prezzi agevolando ovviamente i creditori. Ma il rientro alla normalità della gestione monetaria lo rimando a un prossimo articolo.

La valuta di un paese non si svaluta in termini assoluti (come un’auto usata) e nemmeno si rivaluta, essa fluttua a percentuali differenziate con ogni singolo paese a seconda se a quello Stato vende più di quanto compri o viceversa, pertanto potremmo constatare che la stessa valuta stamani si rincara su un mercato e allo stesso tempo diviene più competitiva su un altro. Spero fin qui sia tutto chiaro.
Ora, se i prodotti che fino o ieri sono stati ritenuti appetibili dai cittadini stranieri, anziché essere prezzati in Euro, Lira, Fiorino o altro, venissero prezzati in una moneta che si chiami Leonardo, secondo voi la Ferrari perderebbe potenza in cavalli? Il design e il fashion italiano diventerebbero magicamente pacchiani? Le Beretta da poligono si incepperebbero ad ogni tentativo di sparo? O è una cretinata (se preferite furbata o fake news) sostituire il prodotto con la moneta che lo prezza? Secondo me è una cosa che probabilmente oltre che scorretta è forse anche illegale, in quanto si diffondono cose false mirate a terrorizzare o comunque ad influenzare le masse con bufale ormai inaccettabili.
In fine consentitemi di fare un esempio anche per ciò che riguardano le aree fuori dall’eurozona. Sia in USA che in Svezia i prodotti italiani vengono prezzati in Dollari (usa) e in Corone (Svezia) al di là se in Italia è in vigore l’euro o le conchiglie di madreperla. Una massaia che compra il Parmigiano in Svezia lo vede in vetrina prezzato in Corone, mentre la signora americana lo compra in Dollari. L’unica differenza che potrebbero le due massaie riscontrare nei rispettivi paesi in caso l’Italia tornasse alla sua moneta nazionale è che probabilmente (sicuramente) il prezzo sarà più conveniente rispetto all’attuale e sopravvalutato euro. Quindi traduco: con gli stessi Dollari o Corone le signore potranno comprare il 15, o forse il 25% di Parmigiano in più; secondo voi questo sarebbe un bene o un male per la nostra occupazione? Ora che vi siete dati la risposta continuiamo con l’ultimo chiarimento.

LA LIRETTA VALE MENO DELL’EURO E QUINDI DIVENTERAI PIU’ POVERO.
Ma sarà vero? O è la bufala del secolo?
A quelli della Liretta ricordo che in Giappone hanno lo Yen che vale circa 130 volte meno un Euro, secondo voi sono 130 volte più poveri di noi Italiani? O meglio, i Greci sono 130 volte più benestanti dei Giapponesi? Oppure quando si parla di Liretta si dice semplicemente una delle scemenze più indelebili della storia? Come già detto, i consumatori comprano prodotti e non valute. Le valute servono solo a “misurarne il prezzo”. Ma la follia la si comprende ancora meglio con questo esempio: andare da Roma a Grosseto bisogna percorrere 200 Km, quindi secondo qualche genio dell’economia della Liretta, se misuri la tratta in metri (200 mila) anziché in Km, le due città si dovrebbero allontanare! Ma vi rendete conto della assurdità? Eppure ancora oggi continuiamo a sentire queste baggianate (sempre dai soliti) indisturbatamente e a reti unificate.
In conclusione vale la pena ricordare ancora che qualsiasi valuta viene accettata dal mercato nella misura in cui il Paese che la esprime abbia “cose” che il mercato estero è disposto a comprare (e l’Italia ne ha di cose da offrire credetemi), non ha importanza il suo nome o se all’interno del nostro Stato la moneta nazionale viene espressa in decimali rispetto alle valute di riferimento. L’Italia, come ho detto all’inizio di questo articolo è un “sistema” altamente competitivo e molti asset non sono delocalizzabili, nonostante i tentativi di speculazione e di spoliazione come la Bolkestein ed altre direttive UE, attraverso le quali si cerca di aggirare la “non delocalizzazione” prendendone possesso o controllo dall’estero. L’Italia non divenne la IV° potenza economica del mondo per caso e questo lo sanno in Europa, specie in Germania e in Francia. Sapete qual è il peggiore incubo di Francia e Germania? Vedere sul mercato un Made in Italy prezzato in Grivna ucraine! Forse un giorno sarà chiaro a tutti che il vero scopo di questa pseudo unione comunitaria non è altro che una festa “del Ringraziamento” permanente in cui si vuole che l’Italia rivesta il ruolo del tacchino.

Petrolio: il boom dello shale low cost

Scritto da: Matteo Cavallito
Fonte:http://www.valori.it/energia/petrolio-boom-dello-shale-low-cost-20725.html

La produzione di shale oil statunitense cresce a ritmi ancor più sostenuti di quelli rilevati all’inizio del decennio quando il prezzo del barile viaggiava stabilmente attorno a quota 100 dollari. Lo segnala l’ultimo studio dell’International Energy Agency (IEA), ripreso dal Wall Street Journal. La crescita della disponibilità di petrolio americano, rileva in particolare il quotidiano, rischia di creare un eccesso di offerta capace di invertire il trend di crescita di prezzo faticosamente alimentato dall’OPEC, l’organizzazione dei Paesi esportatori impegnata da tempo, insieme alla Russia, a contrarre la produzione di greggio. Mosca e gli alleati del cartello, rileva il WSJ, hanno tagliato complessivamente l’output giornaliero di quasi 2 milioni di barili, contribuendo alla risalita del prezzo unitario fino ai 60 dollari odierni.

L’espansione del comparto Usa si era manifestata in particolare negli anni del boom del prezzo quando il barile a tripla cifra rendeva economicamente conveniente il processo di estrazione del petrolio shale. Come si spiega dunque il revival di settore sperimentato oggi? La risposta è strettamente tecnica. A differenza di ciò che accade con il greggio tradizionale, il processo estrattivo del petrolio shale può essere diviso in due operazioni distinte e complementari tra le quali può intercorrere un periodo di pausa. Le aziende, in altre parole, possono procedere al processo di fracking – la frantumazione delle rocce – scegliendo, di lasciare momentaneamente fermo il petrolio nei periodi ribassisti per poi completarne l’estrazione quando il rialzo dei prezzi garantisce nuovamente un certo livello di reddività.

Attualmente, ricorda il WSJ, le compagnie americane hanno a disposizione ben 7.000 pozzi già “pronti” dai quali estrarre il petrolio senza dover sostenere i costi di fracking. La produzione petrolifera degli Stati Uniti, nota il WSJ, viaggia oggi sui 10 milioni di barili al giorno, il livello più alto dal 1970.

Dall’Olanda Lina, l’automobile biodegradabile fatta di lino e zucchero

Scritto da: Nicola Andreatta
Fonte:http://www.green.it/dallolanda-lina-lautomobile-biodegradabile-fatta-lino-zucchero/

L’abbiamo già detto altre volte e continuiamo a dirlo: in Olanda, quando si parla di mobilità sostenibile, non si scherza, anzi. La città di Eindhoven è un vero e proprio centro internazionale per quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie per i veicoli elettrici, sostenibili e autonomi del nostro futuro, e c’è chi va persino oltre. Proprio così: un gruppo di giovani studenti dell’Università di Tecnologia di Eindhoven ha infatti proposto il primo modello di automobile biodegradabile della storia.

automobile biodegradabile

Un’automobile biodegradabile ed elettrica

Il concetto di sostenibilità del trasporto è quindi stato preso alla lettera: qui non si tratta unicamente di realizzare un’automobile a emissioni zero durante il movimento, no, qui si mira anche a costruire un veicolo che non lasci rifiuti una volta dismesso. Per avvicinarsi a questo obiettivo i ricercatori olandesi hanno creato un’automobile biodegradabile elettrica con una scocca fatta di barbabietola di zucchero e di lino. Questa è Lina, una macchina a batteria che può trasportare 4 passeggeri e che vanta un’autonomia di 80 chilometri.

L’interesse dei media, e non solo

Difficile dire se questa automobile biodegradabile si guadagnerà realmente un posto sulle nostre strade, o se invece resterà un interessantissimo prototipo e non uscirà dai laboratori della Eindhoven University of Technology. È però indubbio che Lina ha riscosso l’interesse mediatico internazionale, oltre a quello del settore automotive, incuriositi dalla possibilità di proporre un’automobile biodegradabile.

Lino e barbabietole di zucchero

Leggera, elettrica e a basso impatto ambientale. Come ha spiegato alla stampa Yasmin Amel Gharib, ventiduenne membro del gruppo che ha progettato e costruito l’automobile biodegradabile, «abbiamo applicato un mix di materiali e di plastiche a base biologica per realizzare il telaio dell’automobile. Il bio composito è fatto di lino, che può essere coltivato con successo in qualsiasi clima temperato. L’anima del telaio, a nido di ape, è invece realizzata con dell’acido polilattico, una bioplastica ricavata interamente da barbabietole da zucchero». Due fogli di lino, dunque, avvolgono il materiale bioplastico interno, così da garantire una buona resistenza alla vettura.

310 chilogrammi di automobile

Le uniche componenti non bio di questa automobile biodegradabile sono le ruote e i sistemi di sospensione. Il risultato è una vettura estremamente leggera, che pesa solamente 310 chilogrammi ed è dotata delle più avanzate tecnologie. Per accedere al veicolo, per esempio, non servono chiavi: le portiere dell’abitacolo si aprono infatti mediante un innovativo sistema di riconoscimento del proprietario.

La marcata resistenza del lino

Ad oggi l’automobile biodegradabile olandese non ha ancora passato le necessarie certificazioni dei crash test per poter essere commercializzata, ma i ragazzi non demordono. Come ha spiegato Lores Van der Beuken, un altro componente del gruppo, «Lina è il primo veicolo al mondo che può essere completamente riciclato. Il lino presenta una struttura molto resistente e, se viene rifinito a livelli degli angoli, può essere impiegato per costruire dei pannelli che possono reggere il confronto con alluminio e carbonio».

Rendere più consapevole il pubblico

In passato abbiamo già riportato degli esperimenti simili, anche se va detto che nessuno ha mai proposto un’automobile con una tale profusione dei materiali bio. Ford sta per esempio lavorando da anni ad una bioplastica per la realizzazione degli interni, a partire dagli scarti della lavorazione dell’agave e dei pomodori, e qualcosa di simile ha provato a fare anche la Mazda, a partire dal 2014. In questo caso si parla però di un intero telaio, e non di alcune parti interne all’abitacolo. Come hanno spiegato i ricercatori, infatti, «con il nostro progetto non desideriamo unicamente ispirare il settore a cercare e applicare materiali più sostenibili, ma vogliamo anche rendere il pubblico più consapevole».