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SANITA’ AMERICANA / ECCO L’UOMO PIU’ POTENTE, SCOTT GOTTLIEB. E IN COLOSSALE CONFLITTO D’INTERESSE

Scritto da: Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/2021/08/31/sanita-americana-ecco-luomo-piu-potente-scott-gottlieb-e-in-colossale-conflitto-dinteresse/

Secondo la rivista ‘Fortune’, è uno dei 50 uomini più potenti del mondo.

Per ‘Time’, è uno dei 50 medici più influenti degli Stati Uniti, e ‘Modern Healthcare’ conferma la ‘diagnosi’, inserendolo nella top 50 dei camici bianchi americani di maggior peso

Un’irresistibile ascesa quella di Scott Gottlieb, che negli ultimi anni ha dato la scalata al potere sanitario, quello griffato Big Pharma.

Costruita, però, su un gigantesco conflitto d’interessi, sintetizzato nelle ultime tappe dell’escalation: per un biennio, nominato da Donald Trump, Gottlieb è stato al vertice, nelle vesti di commissario, della potentissima ‘Food and Drug Administration’ (FDA) che ha il compito di controllare, con estremo rigore, tutto quel che succede nel mondo sanitario, ben comprese le aziende farmaceutiche.

Lasciata quella poltrona, ne ha trovata un’altra ancor più appetibile: come dirigente di punta della regina dei vaccini, ‘Pfizer’, che ha tagliato per prima nel mondo il traguardo del siero anti covid.

IL SUPER CONFLITTO

E il conflitto è venuto alla ribalta in modo clamoroso giorni fa, quando la sempre rigidissima FDA, solita usare il pugno di ferro, s’è sciolta come il burro al primo sole e ha mostrato il guanto di velluto, concedendo il nullaosta definitivo al vaccino griffato Pfizer-BionTech, chiudendo incredibilmente gli occhi su tutti i mesi di mancata sperimentazione del vaccino. I test, infatti, erano previsti per gli ultimi mesi del 2021 e per i due anni seguenti, 2022 e 2023. Suscitando le forti critiche di una rivista scientifica autorevole come il ‘British Medical Journal’.

Il che è tutto dire.

Ovvia l’esultanza – il giorno del trionfale annuncio – esibita da Gottfield, il quale ha plaudito alla lungimiranza (sic) dei suoi ex colleghi della FDA e ha ringraziato a nome di Pfizer!

Ai confini della realtà.

E appena lasciato lo strategico incarico al vertice della FDA, per Gottfield sono piovuti gli incarichi, uno più prestigioso dell’altro. Non solo a bordo della corazzata Pfizer, ma anche all’interno di importanti società sia del mondo medico-sanitario e della ricerca, che addirittura della politica e dell’alta finanza. Senza farsi mancare la ciliegina sulla torta: come seguitissimo super intervistato e super opinionista in due famose sigle dell’etere a stelle e strisce, CBS e CNBC.

Patty Murray

Per questo motivo la senatrice di Washington Patty Murray punta l’indice contro i suoi “intrecci finanziari senza precedenti”. Una mosca bianca, Murray, visto che dal mondo politico statunitense non si sono registrate alzate di scudi né proteste. Anche i media, of course, genuflessi davanti allo straripante potere del doctor Gottlieb.

Una delle sue ultime prese di posizione ha riguardato la ‘disinformazione’ dei social in tema di vaccini. Ha infatti denunciato ai primi di agosto l’ex vertice FDA: “Le società di social media non solo all’altezza delle loro responsabilità di regolare la diffusione della disinformazione sui vaccini Covid-19 sulle loro piattaforme. Se danno a qualcuno una piattaforma molto ampia per distribuire informazione – è il suo parere – hanno l’obbligo di esaminare le informazioni che vengono distribuite. Penso che la linea sia oltrepassata quando divulghi informazioni che sono note per essere false. Quando rilasci dati scientifici falsi, informazioni false in modo altamente fuorviante, è chiaramente una linea, e sta accadendo: quindi penso che sia facile da sorvegliare”. Elementare, Watson.

I commenti – sostengono alcuni siti alternativi americani – “riecheggiano quelli recenti del presidente Joe Biden, che giorni fa ha affermato che piattaforme social come Facebookstanno uccidendo le persone consentendo la diffusione di informazioni imprecise sui vaccini covid sulle loro piattaforme”. Affermazioni sulle quali lo stesso capo della Casa Bianca il giorno seguente ha fatto parzialmente marcia indietro, rendendosi conto di averla sparata troppo grossa.

Passiamo adesso, in rapida carrellata, tutte le postazioni oggi occupate da Gottlieb, poltronissime conseguite dopo la missione FDA (in un caso riconquistata).

TUTTE LE POLTRONISSIME

Partiamo da uno dei più noti think tank negli States. Si tratta dell’‘American Enterprise Institute for Public Policy Research’, AEI per i suoi fans.

Dick Cheney

Fondato nel 1938 da un gruppo di business man guidati dall’industriale Lewis H. Brown, AEI è il diciassettesimo nella special hit dei thik tank del mondo, considerato ‘liberal’ ma caratterizzato per uno spinto neoconservatorismo, denotato anche della presenza di non pochi vip di pretto stampo Bush senior nel suo organigramma, almeno una ventina secondo le stime: spiccano infatti i nomi di Dick Cheney (vice ai tempi della presidenza Bush), della figlia Lynne Cheney (acerrima nemica di Trump tra le fila repubblicane), di Paul Wolfowitz, ex segretario alla Difesa, di John Bolton, ex ambasciatore presso le Nazioni Unite molto legato a Trump e poi entrato in rotta di collisione.

Ora, in questa bella compagnia, spicca anche la news entry Gottlieb.

Passiamo ai capitali e alla finanza a bordo della ‘New Enterprise Associates’ (NEA), una società di venture capital tra le più potenti negli Stati Uniti. Fondata nel 1977 da tre pionieri negli investimenti a stelle e strisce (Richard Kramlich, Chuck Newall e Frank Bonsal), dai suoi esordi ha investito in circa 1.000 società, organizzato ben 650 grosse operazioni finanziarie e attualmente ha in pancia 20 miliardi di dollari di asset. Nel 2007 è stata proclamata “la più grande società di venture capital del mondo”.

David Mott

Un colosso, che ora accoglie Gottlieb a braccia aperte. O meglio, ri-accoglie, visto che ne aveva fatto parte una decina d’anni fa. Gongola David Mott, responsabile degli investimenti sanitari all’interno di NEA: “Durante il suo precedente incarico, l’ampia esperienza di Scott è stata una risorsa straordinaria per i nostri investimenti in campo sanitario e le società nel nostro portafoglio”.

E di sicuro lo sarà negli anni a venire, visto che NEA ha deciso di spingere con forza sull’acceleratore nel business sanità e soprattutto nel campo delle biotecnologie. “Siamo entusiasti – continua Mott – di averlo di nuovo a far parte della NEA, questa volta come partner d’investimento a tempo pieno. Scott sarà un investitore molto attivo nell’intero spettro delle nostre attività sanitarie, con particolare enfasi sui servizi biofarmaceutici e sanitari”.

Eccoci, allora, ad altre imprese sanitarie, sempre nel segno del dottor Gottilieb

Partiamo da ‘Illumina Inc.’, quartier generale a San Diego, in California, data di nascita 1 aprile 1998, impegnata nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di “sistemi integrati per l’analisi della variazione genetica e della sua funzione biologica”. L’azienda – viene dettagliato nel suo sito – “fornisce una linea di prodotti e servizi che serve i mercati del sequenziamento, della genotipizzazione, dell’espressione genica e della proteomica”.

Nel suo fittissimo pedigree, spicca ad esempio l’annuncio, nel 2014, di un prodotto multimilionario, HiSeq X Ten, che prevedeva la fornitura del sequenziamento dell’intero genoma su larga scala per 1000 euro/genoma. Un vero affare! Secondo Illumina, le macchine prodotte erano in grado di sequenziare più genomi in un anno di quanto non fosse stato mai prodotto da tutti gli altri sequenziatori. Un autentico prodigio.

Nel 2017 Illumina ha ricevuto finanziamenti da Bill Gates e Jeff Bezos, per un totale di circa 100 milioni di dollari.

Oggi la società vende una serie di sistemi di sequenziamento del DNA ad alto rendimento, basati sulla tecnologia sviluppata da ‘Solexa’.

Quando a febbraio 2020 Gottlieb ha fatto a vele spiegate il suo ingresso nel consiglio d’amministrazione di Illumina, il Ceo Francis De Souza così lo ha accolto: “Trarremo un grosso vantaggio dell’esperienza di Scott nell’assistenza sanitaria e nelle politiche pubbliche, mentre stiamo lavorando per accelerare l’adozione e l’impatto della genomica nello standard di cura in oncologia, salute riproduttiva e altre aree cliniche”.

Francis De Souza

Of course, De Souza ha teso a sottolineare l’importanza strategica che potrà avere, per le sorti di Illumina, mister Gottlieb soprattutto sul fronte delle ‘politiche pubbliche’: avendo ovviamente come grande ‘controllore’ quella FDA che lui conosce come le sue tasche.

Passiamo ad un’altra impresa, ‘Tempus’. Così la società, con un comunicato, ha celebrato l’ingresso nel cda di Gottlieb il 29 ottobre 2019: “Tempus, un’azienda tecnologica che fa avanzare la medicina di precisione attraverso l’applicazione pratica dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario, ha annunciato oggi che il dottor Scott Gottlieb è entrato a far parte del suo consiglio di amministrazione. Fungerà da consulente per Tempus e il suo team dirigenziale, sfruttando la sua vasta esperienza come esperto di politiche mediche e sostenitore della salute pubblica”.

Anche in questo caso, il taumaturgo Scott sarà la carta vincente per le sempre più rosee sorti societarie e la stella protettiva di FDA certo illuminerà il suo cammino…

NELL’UNIVERSO DI AETION

Da una sigla all’altra, da un business sanitario all’altro il passo è breve: sempre accompagnati dall’onnipresente Gottlieb, ormai un’must’ nei cda di accorsate sigle che operano nel sempre più ricco campo sanitario.

E’ la volta di ‘AETION’, “un centro di ricerca riconosciuto dall’European Network of Centers for pharmacoepidemiology and pharmacovigilance (ENCePP) e che contribuisce all’ENCePP Working Group3, il cui obiettivo è inventariare le fonti di dati dell’UE e definire approcci metodologici per studi con più fonti. Aetion è impegnata in una collaborazione di ricerca con la FDA statunitense, per migliorare la comprensione e la risposta dell’agenzia al covid-19”.

Arieccoci al cuore del problema. Gli stessi animatori di Aetion ammettono candidamente – anzi esibiscono con orgoglio – i rapporti con la ‘Food and Drug Administration’, e addirittura sul delicatissimo terreno del covid: un gigantesco conflitto d’interesse, vista l’ex militanza di Gottlieb al vertice di FDA e l’attuale presenza dello stesso nel cda di Aetion.

E chi dovrebbe, a questo punto, contestare tale colossale conflitto? La FDA, of course, la quale ha proprio questo compito istituzionale: vigilare sulla correttezza e trasparenza dei comportamenti aziendali in campo sanitario.

Potrà mai, la FDA, denunciare se stessa?

Eppure Aetion non è una società di poco conto. Anzi, conta moltissimo nel panorama sanitario a stelle e strisce. Ecco come si autocelebra, sempre con estremo candore: “Fondata da membri della Harvard Medical School con decenni di esperienza nell’epidemiologia e nella ricerca sugli health outcomes, Aetion supporta le decisioni più critiche dell’assistenza sanitaria, per guidare lo sviluppo dei prodotti, la commercializzazione e l’innovazione nei pagamenti. Aetion ha sede a New York ed è finanziata da investitori tra cui New Enterprise Associates (la NEA già vista in precedenza), Warburg Pincus, Flare Capital Partners, Greenspring Associates, Lakestar, B Capital, Foresite Capital, Town Hall Ventures, McKesson Ventures, SANOFI Ventures, EDBI, Johnson & Johnson Innovation-JJDC Inc., UCB, Amgen Ventures, Horizon Health Services Inc.”.

La sede di Sanofi

Come si vede, fondi d’investimento, finanziarie e soprattutto società satellite di big dell’industria farmaceutica, come ad esempio Sanofi e Johnson & Johnson!

Aetius, ad ogni buon conto, può sempre contare su un altro santo protettore: si tratta del ‘Milken Institute’, l’ennesimo think tank che popola la nostra affollata story di sanità & milioni di dollari

Venne fondato 30 anni fa esatti dall’allora banchiere Michael Milken, il quale è diventato famoso, nel suo ambiente, come pioniere delle ‘obbligazioni spazzatura’, nonché per una successiva condanna per violazione della legge sui titoli statunitensi. Ottimi biglietti da visita per il think tank che, of course, si autodefinisce indipendente, nato allo scopo di “migliorare la vita e le condizioni economiche delle diverse popolazioni negli Stati Uniti e nel mondo, aiutando i leader delle imprese e delle politiche pubbliche a identificare e implementare idee innovative per creare prosperità su vasta scala”. Che mission!

Con sede a Santa Monica, in California, il Milken, a sua volta, gestisce una serie di centri focalizzati su particolari temi economici e sanitari, come ‘The Asia Center’, ‘The California Center’, ‘The Center for Financial Markets’, ‘The Center for the Future of Aging’. ‘The Center for Jobs and Human Capital’, il ‘Lynda and Stewart Resnick Center for Public Health’ e il ‘Center for Strategic Philantrophy’. Una sfilza di sigle sempre animate dal più totale disinteresse e la più completa filantropia…

ECCOCI ALLE CURE SUPERVELOCI

Ultima ciliegina sulla torta è la pingue sponsorizzazione di ‘FasterCures’, un centro – si definisce – “creato dall’Istituto Milken allo scopo di salvare vite umane accelerando e migliorando il sistema della ricerca biomedica”. A tale fine, viene aggiunto, “uno degli obiettivi prevalenti è incrementare la ricerca basata sui bisogni e soprattutto sugli imput dei pazienti. FasterCures produce linee guida e promuove occasioni di confronto finalizzate ad aumentare la preparazione e la capacità dei pazienti di essere efficaci all’interno dell’impresa medico-scientifica”.

Avete capito bene? Sono i pazienti a doversi ‘efficientare’ all’interno dell’impresa medico-scientifica, e non viceversa!

Ma sapete qual sarà l’asso nella manica per il successo di FasterCures? Forse l’avete già indovinato: la presenza, al suo vertice, dell’ormai immancabile Gottlieb. La vera carta vincente per ogni impresa sanitaria (e non solo, come visto) nella scalata all’empireo degli affari sanitari, spesso e volentieri ammantati da uno spirito che più samaritano non si può…

Finiamo il nostro tour con le star dell’informazione a stelle e strisce.

Siamo quindi tra i super studi televisivi griffati ‘CBS’, dove da molti mesi è ormai un must la presenza di un intervistato coi fiocchi: il dottor Gottlieb, of course.

UN RIVALE PER ROBERTO BURIONI ?

Ecco come descrive le sue sensazionali performance tivvù il reporter americano, Brian Steinberg: “Scott Gottlieb, ex commissario della FDA e un consulente ben inserito nel mondo della medicina e della salute, non può sedersi e guardare gli spettacoli della domenica sera perché, nell’ultimo anno, è diventato l’elemento centrale di uno di loro. E’ stato intervistato su ‘Face the Nation’ della CBS così tante volte che è diventato uno degli ospiti non giornalisti più frequenti nella storia dello spettacolo, lanciato nel 1954. Solo l’ex senatore John McCain è apparso più spesso, 112 volte. Gottlieb domenica scorsa ha fatto la sua 73esima apparizione nel programma, superando il senatore Lindsay Graham, che è stato nel programma 69 volte, e il senatore Bob Dole, che è stato nel programma 64 volte. E’ stato persino un ospite più frequente dell’attuale presidente Joe Biden, che è apparso su ‘Nation’ in 56 diverse occasioni”.

Grande sponsor del Gottlieb formato tivvù è la storica produttrice esecutivo del programma, in vita dal 2011, ossia Mary Hager, che così coccola il suo pupillo: “Siamo cambiati coi tempi e penso che Scott sia stato una parte molto importante di questo. Ha davvero aiutato in termini di risposta alle domande e ottenere informazioni in modo buono, chiaro, solido e accurato”.

Mary Hager

Hager assicura il suo pubblico che la presenza di Gottlieb durerà a lungo, perfino adesso che sono stati ingaggiati altri due super esperti dalla CBS, nientemeno che Anthony Fauci, l’eterno direttore dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive, e Rochelle Walensky, direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Non è certo finita qui, la presenza del dottor Gottlieb nell’etere statunitense. Ha infatti firmato anche un contratto di collaborazione, stavolta come super opinionista in campo finanziario, con CNBS, un canale specializzato in notizie economiche, fondato nel 1989 e di proprietà di NBC Universal, che a sua volta è controllata da Comcast.

Ma vuoi vedere che adesso il re di tutti i salotti tivvù, l’animatore delle serate domenicali griffate Fabio Fazio, ossia l’allergologo-massone (è iscritto al Grande Oriente d’Italia a sua insaputa, visto che nega l’affiliazione!), al secolo Roberto Burioni, alla fine ha trovato un degno rivale?

Certificazione

  • Distruzione certificata?

La certificazione è lo strumento valido per fermare la deforestazione? Uno studio di Greenpeace lanciato oggi ne dubita: secondo l’associazione ambientalista, i prodotti legati alla distruzione delle foreste e degli ecosistemi, le violazioni dei diritti indigeni e delle comunità locali e le violazioni dei diritti umani continuano ad accedere al mercato dell’Unione Europea grazie ai “bollini verdi” assicurati da numerosi schemi di certificazione. Distruzione certificata (Destruction: Certified) analizza le prestazioni dei principali schemi che certificano prodotti come la carta, il legno, olio di palma e soia per l’alimentazione animale. Il risultato è che nessuno di questi schemi è riuscito a fermare la distruzione dell’ambiente e le violazioni dei diritti umani. 

Tre di questi programmi sono stati approvati dalla Commissione Europea come garanzie di conformità ai requisiti di europei sostenibilità per i biocarburanti (Direttiva sulle Energie Rinnovabili).

“I sistemi di certificazione scarico sui consumatori la responsabilità di proteggere le foreste, e al tempo stesso li incoraggiano ad acquistare di più, causando una crescita della distruzione. Ma proteggere le foreste e i diritti umani non deve essere una scelta lasciata al consumatore, come la scelta tra patatine alla paprica o al pepe. Proteggere le foreste e i diritti umani è una necessità”. spiega Sini Eräjää, di Greenpeace. “L’Europa deve intervenire per proteggere il pianeta e la sua popolazione, deve stabilire regole per garantire che nel mercato europeo non arrivino prodotti legati alla distruzione delle foreste o alle violazioni dei diritti umani “.

Il rapporto conclude che, invece di prommuovere cambiamenti nel mercato portando alla protezione delle foreste e degli altri ecosistemi, la certificazione ha di fatto dipinto di verde prodotti che sono ancora legati a tale distruzione. In alcuni casi, l’uso di sistemi di certificazione volontaria ha persino ostacolato l’adozione di ben più efficaci misure, come la legislazione o la riduzione del consumo di prodotti che causano la distruzione dell’ambiente e degli ecosistemi.

La Commissione europea si appresta a pubblicare un progetto di legge volto a ridurre l’impatto dei consumi dell’UE sulla deforestazione e sul degrado forestale.

Greenpeace chiede all’Unione Europea di sancire che le aziende che vendono in Europa dimostrino, attraverso la dovuta diligenza, che i loro prodotti siano esenti dalla distruzione delle foreste e di altri ecosistemi, nonché dalle violazioni dei diritti umani. Secondo l’associazione ambientalista, usare la certificazione per questo scopo è una scorciatoia che si è dimostrata inefficace. 

Magaldi: Draghi e l’inferno, una guerra nata 50 anni fa

Fonte: https://www.libreidee.org/2021/05/magaldi-draghi-e-linferno-una-guerra-nata-50-anni-fa/

Mario Draghi non ha avuto (ancora) il coraggio politico di attaccare il paradigma-Covid, creato per sottomettere la popolazione. Un piano partorito da una gestione di potere che, secondo alcuni, risale al golpe che il neoliberismo commissionò al “fratello” Kissinger, con l’esito dell’11 settembre 1973: l’ordine impartito in Cile al massone Pinochet di abbattere Salvador Allende, “venerabile maestro” della loggia di cui il generale golpista era il numero due, il “primo sorvegliante”. Secondo Bob Dylan – in base alla sofisticata esegesi fornita da Gioele Magaldi, che rivela l’identità massonica dello stesso cantautore, Premio Nobel – il piano ebbe inizio ancora prima, per la precisione il 22 novembre 1963 a Dallas, con l’assassinio in mondovisione di John Fitzgerald Kennedy. Numeri: 11 e 22, in una ridondanza che porta dritti a un altro 11 settembre, quello del 2001, quando lo stesso potere (che Magaldi definisce massonico ma rinnegato, contro-iniziatico e neo-aristocratico) passò alla penultima fase della globalizzazione, quella “a mano armata”, basata su guerre imperiali innescate da stragi “false flag”, sotto falsa bandiera, condotte sotto la supervisione di servizi segreti “distratti” quanto basta per alimentare il mito del terrorismo islamico.

Draghi

Può non piacere, Magaldi, quando ricorda che l’atroce Roberto Speranza (di cui ha invocato ripetutamente le dimissioni) è solo un burattino di Massimo D’Alema, artefice del mini-cartello elettorale “Liberi e Uguali” rappresentato in origine da altri due esponenti della massoneria, l’ex presidente del Senato (il “fratello” Pietro Grasso), e l’ex presidente della Camera (la “sorella” Laura Boldrini). D’Alema? Altro super-grembiulino reazionario come Monti, come Napolitano e come lo stesso Prodi, vicinissimo – anche lui – al redditizio potere cinese “inventato” dal club di Kissinger come modello alternativo e iper-efficiente (prospero, ma non democratico) per mettere in crisi il modello occidentale e la sua irrinunciabile libertà, non certo portata in dono dalla cicogna – come ama ripetere Magaldi – ma costata sangue, durante le rivoluzioni europee e il Risorgimento italiano, per abbattere lo strapotere del Papa e del Re. Libertà, uguaglianza e fraternità: gli ideali della Rivoluzione Francese (massonica, anche quella) come fondamento della nascita degli Stati Uniti d’America con Washington, e poi – prima con Roosevelt e poi con i Kennedy – fonte inesauribile della sete di giustizia sociale che, nel dopoguerra, plasmò l’Occidente nel quale siamo cresciuti, basato sul rispetto dei diritti umani e sociali.

D’accordo, uno si domanda – in mezzo al gossip favolistico del mainstream media, ancora impegnato a contare “casi” e “contagi” – ma tutto questo “che c’azzecca”, con il Covid e il governo Draghi? C’entra eccome, sostiene Magaldi, che riassume: tenete d’occhio il grande potere massonico-reazionario che dagli anni ‘80 impose il neoliberismo a tutto l’Occidente, e poi concesse alla Cina vantaggi sleali, per consentirle di imporsi come superpotenza commerciale. Quel potere supermassonico fece piazza pulita di ogni ostacolo: in Italia liquidò un genio della finanza keynesiana come Federico Caffè (maestro di Draghi), assassinò in Svezia Olof Palme (campione del welfare europeo e leader di un socialismo liberale pronto a impegnare lo Stato per salvare i posti di lavoro), quindi si liberò della Prima Repubblica italiana (corrotta, ma sovranitaria) e in Medio Oriente fece assassinare uno statista del calibro di Yitzhak Rabin, deciso a impedire che il conflitto israelo-palestinese restasse in eterno l’alibi perfetto, e ipocrita, per qualsiasi inconfessabile guerra sporca, coi dividendi regolarmente suddivisi in parti uguali tra gli oligarchi degli opposti estremismi.

E va bene, ma Draghi e il Covid? Sorride, Magaldi: il disastro ha almeno mezzo secolo di vita, e qualcuno pretenderebbe, in modo infantile, una soluzione rapida? La sua tesi: due anni fa, lo stesso Draghi (e altri, inclusa l’attuale presidente della Bce, Christine Lagarde) abbandonarono il club degli oligarchi per approdare ai lidi della supermassoneria “progressista”, roosveltiana e keynesiana. Avete idea di che cosa significhi? Nel 2011, lo stesso Draghi – dopo aver disastrato l’Italia con le super-privatizzazioni che erano state commissionate anche a Prodi e D’Alema – contribuì poi alla caduta del legittimo governo di Silvio Berlusconi, ovvero dell’ultimo parlamentare regolarmente eletto che gli italiani abbiano visto insediarsi a Palazzo Chigi. Tutto il resto sa di post-democrazia: Monti e Letta, lo stesso Renzi, Gentiloni, e infine il prestanome Conte, modesta pedina di un certo club vaticano, previdentemente infiltrato tra i  5 Stelle che nel 2018 i sondaggi davano vincenti.

Il mondo a cui è stata inflitta la piaga-Covid (libertà confiscata, grazie al pretesto di una presunta pandemia pericolosissima) è quello in cui, solo nel 2018, Sergio Mattarella osò negare a Paolo Savona la poltronissima di ministro dell’economia, visto che faceva paura a un’Europa che – per bocca del tedesco Günther Oettinger, che Magaldi definisce massone reazionario – aveva l’arroganza di affermare, sovrastando il Quirinale, che sarebbero stati “i mercati” a spiegare agli italiani come votare, in futuro, gettando nella spazzatura la Lega e i 5 Stelle, tigri di carta eppure temute dall’oligarchia che utilizza Bruxelles (cioè la finta Unione Europea, mai esistita) per i suoi scopi verminosamente privatistici, finanziari, di bottega. Quello terremotato dalla gestione “terroristica” del Covid è un pianeta reduce dalle mille manipolazioni operate dal medesimo potere, che non ha esitato ad “asfaltare” la Grecia riducendola alla fame, per poi umiliare l’Italia (bersagliata dalle Ong che usano i migranti come clava politica) negandole un misero 2,4% di deficit.

Poi, appunto, è arrivato l’infarto: l’ultima fase del piano, nato mezzo secolo fa. Dopo Kissinger, dopo Reagan e la Thatcher, dopo Blair e i Clinton, dopo Bin Laden e servizi segreti annessi, dopo i “signor no” della Commissione Europea e le stragi collaterali dell’Isis, ecco l’apoteosi: il vàirus. Il capolavoro della paura, il sogno degli oligarchi: tutti in casa, fingendo che non esistano terapie efficaci. Un anno di delirio: lockdown e zone rosse, coprifuoco, menzogne a reti unificate, oscuramento e boicottaggio (criminale) delle cure salva-vita, cancellate – massimo scandalo – per arrivare alla procedura di autorizzazione d’emergenza dei “vaccini genici”, approntati in pochi mesi, non autorizzabili in presenza di terapie alternative ed efficienti, come quelle – una decina – messe a punto da tanti, valenti medici italiani. Neppure loro avevano capito la vera posta in gioco, e dunque la reale dimensione del dramma? Non sapevano, gli illusi, che questo potere – corruttivo, dittatoriale, stragista – avrebbe calpestato e cancellato le loro ricette, nate per salvare decine di migliaia di vite umane?

Non illudetevi, dice Magaldi, che l’origine delle “incomprensibili storture” della gestione Covid sia da imputare alla semplice bulimia affaristica di Big Pharma. Certo, esiste anche quella: sono in gioco centinaia di miliardi. Ma i soldi sono solo un business collaterale, sappiatelo. Quello vero, il primo – sostiene l’autore di “Massoni” – è ben più preoccupante: ha a che fare con la fine della nostra libertà. Siamo a un bivio della storia, ed è bene saperlo. Il circuito di Magaldi, tanto per dire, era tra quelli che sostennero Trump contro la Clinton. Di fronte al disastro elettorale delle presidenziali 2020, con le inedite accuse di brogli, quel network non si è dato per vinto, e ha costretto gli azionisti di Biden a trattare. Tema: uscire dall’allucinazione degli ultimi cinquant’anni. Sorprende che lo stesso Draghi – che fa parte della partita – non s’impunti come dovrebbe contro il ricatto dei vaccini, cui è condizionato (di fatto) il ritorno alla normalità? Non pretende la necessaria trasparenza, Draghi? Capitelo, chiede Magaldi: un passo alla volta. Il che, francamente, è preoccupante. Tradotto: a quanto pare si tratterebbe di fronteggiare l’inferno, e di attrezzarsi (con pazienza) per sconfiggerlo, un po’ alla volta, attraverso ogni possibile sottigliezza e sapendo che il calendario delle sofferenze sociali dovrà fare i conti con un nemico tuttora potentissimo. In Germania, dove Angela Merkel ha gettato la maschera, la polizia può entrare nelle case senza nessun mandato. Come dire: la notte, purtroppo, è ancora lunga.

Joe Petrosino, l’eroe italo-americano che lottò contro la Mafia

Fonte: https://storienapoli.it/2020/04/17/joe-petrosino-mafia-polizia-america-eroe/

Joe Petrosino, all’anagrafe Giuseppe, oggi è un eroe nazionale degli Stati Uniti d’America. Rappresentò in tutto e per tutto il sogno americano: uno spazzino diventato il poliziotto che inventò le tecniche usate ancora oggi nella lotta alla criminalità organizzata. Fondò la “Italian Squad“, la leggendaria squadra antimafia di investigatori italiani e fu anche una delle prime vittime eccellenti della Mafia.

D’altronde, la peculiarità delle terre meridionali fu quella di creare tanto il suo male quanto i suoi anticorpi, con generazioni di uomini eccellenti che dedicarono tutta la propria esistenza alla lotta contro le mafie.

Da Salerno al Nuovo Mondo in cerca di fortuna

Petrosino Nacque nella piccola Padula nel 1860 e crebbe nella più remota provincia di Salerno.
Il padre era un calzolaio e la madre una povera e onesta donna di paese: la sua famiglia emigrò prestissimo in America alla ricerca di fortune e fu così che, a soli quattordici anni, Giuseppe Petrosino si trovò su un bastimento diretto a Nuova York, con tante speranze e un nuovo nome dal suono più americano: “Joe”.

L’America, nel XIX secolo come oggi, era la speranza di una vita migliore, la promessa di una fuga dalle miserie di una vita ai margini della società. Anche se poi la vita di tanti migranti finì fra lavori umilianti e povertà nei suburbi di quelle che un giorno saranno le moderne metropoli.

E mentre il Vecchio Continente si preparava alla Prima Guerra Mondiale, Joe Petrosino lavorava come spazzino di New York e, dopo aver compiuto vent’anni, entrò come recluta in Polizia.
Gli immigrati italiani, infatti, avevano poca scelta: o si affiliavano alla criminalità organizzata o cercavano di sopravvivere con attività modeste (molti diventarono gelatai, tanto da creare il famoso “Neapolitan Ice Cream“, che ancora oggi è famosissimo!) oppure, per pochi fortunati, c’erano carriere in polizia o nell’esercito.

Joe Petrosino, l'eroe italo-americano che lottò contro la Mafia
Una foto di Mulberry Street nel 1905: Little Italy ai tempi di Petrosino

Amico del Presidente


Durante il suo servizio, Petrosino diventò anche amico stretto di un certo Theodore Roosevelt, che nel 1895 era commissario di polizia di New York.
I due trovarono subito una forte intesa e fu proprio grazie all’intervento del futuro Presidente degli Stati Uniti che Petrosino fu promosso a capo della divisione omicidi, ruolo di altissimo prestigio nelle gerarchie americane.

La polizia americana era infatti alle prese con un grosso problema: le mafie italiane erano un fenomeno tutto nuovo per le forze dell’ordine statunitensi e nessuno riusciva a capire i movimenti criminali.
Petrosino dimostrò così il suo valore: si accerchiò di fidatissimi poliziotti italiani e creò quella che fu chiamata la “Italian Squad” di New York.


Petrosino inventò il sistema delle “operazioni sotto copertura”, facendo infiltrare i poliziotti italiani nei sistemi criminali. Riuscì ad ingraziarsi decine di informatori in tutta la città, che gli permisero di arrivare a catturare e sgominare quasi tutte le organizzazioni criminali a New York. Fra questi, ad esempio, riuscì a incastrare e rispedire in Italia il camorrista Enrico Alfano, all’epoca uno dei più noti e sanguinari capi della Bella Società Riformata.

Numerosissimi furono i casi risolti: il famosissimo Enrico Caruso, durante una sua prestazione al Metropolitan Opera House di New York, venne minacciato da delinquenti che chiesero soldi in cambio di una vita serena. Grazie all’intuito di Petrosino, la banda di ricattatori fu sgominata e il tenore dormì sonni tranquilli.

Riuscì anche ad intuire l’assassinio del presidente McKinley che, secondo alcune teorie, fu organizzato dalla stessa società segreta che ordì l’assassinio Umberto I nel 1900. Il poliziotto avvertì con insistenza i servizi segreti americani, ma il presidente volle ignorare gli avvisi e, come temuto, fu ucciso.

L’ultimo atto della guerra di Joe Petrosino fu l’arresto del boss Vito Cascio Ferro, il padrino della giovane e potente Mafia newyorchese. Dopo mesi di pedinamenti, operazioni sotto copertura e indagini, finalmente riuscì a sbatterlo in cella nel 1903. Ma arrestare un capo della Mafia fu la firma su una certa condanna a morte.

Un omicidio brutale

Petrosino sapeva che le sue ore erano ormai contate, ma volle onorare fino in fondo la sua divisa. Decise di approfittare di una sanguinosa guerra fra Mafia e Camorra fra le strade di New York per riuscire a stroncare definitivamente entrambi i gruppi criminali.
Decise quindi di andare personalmente a Palermo. Voleva approfondire in prima persona i collegamenti fra la Mafia e la Mano Nera, una società segreta che terrorizzò l’America dei primi del ‘900.
L’esperienza siciliana fu fatale: il poliziotto fu ucciso in un attentato a Piazza Marina, con quattro colpi di revolver. Era la sera del 12 marzo 1909 e morì ad appena 48 anni, sotto i colpi di un omicida che ancora oggi non ha un nome.
Secondo alcune intercettazioni datate 2014, pare che l’assassino sia stato Paolo Palazzotto, prozio di Domenico Palazzotto, un uomo intercettato durante un’operazione antimafia ben cento anni dopo la morte di Petrosino.

Joe Petrosino, l'eroe italo-americano che lottò contro la Mafia
Il corteo funebre di Joe Petrosino

E se, 10 anni prima, a Napoli la morte di Ciccio Cappuccio fu addirittura celebrata con una poesia di Ferdinando Russo sul Mattino e con un funerale in piazza degno di un Re, a New York si riversarono per le strade 250.000 cittadini che accompagnarono il corteo funebre dell’amato poliziotto: il numero fu un vero e proprio record fino ad allora mai raggiunto nella storia d’America. Nemmeno un presidente aveva mai ricevuto onori simili.

Un eroe americano amato ancora oggi

Joe Petrosino fu un il figlio di un sogno americano conclusosi tragicamente: partì da una piccola cittadina della Campania (che oggi lo ricorda con un museo!) e, grazie ad un incrollabile coraggio anche nell’affrontare la morte, divenne il simbolo della lotta alle mafie.

Dopo la sua morte, la squadra italiana della polizia di New York diventò un simbolo di speranza per gli emigrati.
Nel frattempo, l’America aveva avuto il primo assaggio della brutalità della mafia italiana: dopo la morte di Petrosino arrivò infatti il periodo storico più famoso di sempre nella storia della criminalità: il proibizionismo e i Gangster degli anni ’30.

Ha dato il suo nome a una piazza e un parco al centro di Manhattan.

La CIA svela tutti i documenti UFOs

Fonte: https://www.nibiru2012.it/la-cia-svela-tutti-i-documenti-ufos/

Per tutti gli appassionati di UFO è la manna dal cielo, la bibbia! Ed è raggiungibile online all’indirizzo https://www.theblackvault.com. Una pagina infinita di PDF da scaricare e visionare per farci un’idea di tutti i dati che il governo statunitense ha immagazzinato in questi anni.

Gli Ufo non saranno più un mistero. La Cia ha permesso che tutto il suo archivio sugli oggetti non identificati finisse online e che ora fosse scaricabile in formato zip e pdf dal sito The Black Vault. Documenti questi che coprono l’arco di più di mezzo secolo di studi e avvistamenti e che, in parte, furono desecretati da Washington già a metà degli Anni Novanta.

Non è certamente la prima volta, infatti, che qualcuno di questi documenti sugli oggetti non identificati dall’archivio della Cia venga diffuso, ma è sicuramente la prima volta che tutto l’archivio, fornito al sito su un Cd-rom, venga reso pubblico.

A darne notizia lo stesso fondatore di The Black Vault, John Greenewald, che dal 1996 si batte per il rilascio della documentazione completa sugli Ufo. E sicuramente Greenewald può festeggiare una prima vittoria sulla libertà d’informazione: 2.780 pagine di report a disposizione di tutti.

Il commercio illegale di legni pregiati sta spazzando via le ultime foreste del Senegal

Fonte: https://www.salvaleforeste.it/it/taglio-illgale/4549-il-commercio-illegale-di-legni-pregiati-sta-spazzando-via-le-ultime-foreste-del-senegal.html

Un recente rapporto pubblicato dalla Environmental Investigation Agency (EIA) dopo tre anni di indagine, ha evidenziato il traffico di palissandro Senegal-Gambia-Cina e ha scoperto prove senza precedenti su una serie di gravi crimini forestali. Secondo il rapporto, circa 1,6 milioni di alberi di palissandro sono stati illegalmente disboscati nella provincia di Casamance in Senegal e contrabbandati in Gambia in Cina tra giugno 2012 e aprile 2020, per essere riesportati in Cina.
Il traffico di palissandro tra il Senegal e il Gambia è stato in gran parte controllato dal gruppo armato ribelle Movement of Democratic Forces of Casamance (Mouvement des force démocratiques de Casamance – MFDC in francese) che ne trae le risorse finanziarie per sostenere le proprie operazioni.
Questo commercio ha verificato il divieto di esportazione varato dall’attuale presidente del Gambia, Adama Barroe. Le cose sembrano però essere più complesse, poiché i trafficanti hanno utilizzato la società parastatale Jagne Narr Procurement & Agency Services (“Jagne Narr”) per aggirare il divieto.

Il commercio di palissandro tra il Senegal, il Gambia e la Cina è fiorito in violazione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES). Il Gambia è un piccolo paese dell’Africa occidentale che si estende lungo il fiume Gambia ed è circondato su tre lati dal Senegal. Nonostante abbia estinto il proprio palissandro anni fa, il Gambia è divenuto un importante centro commerciale per questo legno ed è stata la terza più grande fonte di hongmu della Cina nel 2019.
Tra il febbraio 2017, quando il Gambia ha sospeso le esportazioni di palissandro, e l’aprile 2020, la Cina ha importato 329.351 tonnellate di palissandro dal Gambia. Questo è più della Cina importata nel 2015 e nel 2016 (241.254 tonnellate), quando il Gambia era ancora governato da Jammeh. L’ex dittatore, che ha legami tribali con la Casamance, ha stabilito il traffico di palissandro come proprio feudo, guadagnando milioni di dollari in esportazioni attraverso una società parastatale locata nella capitale Banjul.

Precedenti indagini dell’EIA hanno rivelato come il traffico di una specie protetta come il palissandro si sia oramai spostato verso le “foreste asciutte” dell’Africa occidentale, divenuto ormai l’epicentro mondiale di questo traffico, spinto dalla domanda del crescente mercato cinese da un miliardo di dollari per hongmu, un tipo di palissandro utilizzato per mobili in stile tradizionale.

Il commercio illegale di palissandro ha messo radici in Senegal durante il conflitto di secessione della regione di Casamance. Migliaia di persone sono state uccise durante i combattimenti tra i ribelli e l’esercito e molte altre sono state sfollate. Il traffico di palissandro ha prosperato in questo ambiente di paura e collusione, tra le comunità che sono state divise dal conflitto. La deforestazione illegale ha preso piede intorno al 2010 nelle foreste controllate dai ribelli nel distretto di Ziguinchor sulla rotta di transito verso il Gambia. Sebbene dal 2014 sia in vigore un fragile cessate il fuoco, resta difficile per le autorità senegalesi entrare nelle zone di confine a causa delle mine terrestri e del controllo del territorio da parte delle forze ribelli.

ITALIA…

Italia paese bellissimo, eccezzionalmente ricco di un patrimonio artistico e monumentale senza precedenti.
Italiani popolo di santi, poeti, navigatori e, soprattutto, inventori.

Ma, ahimè, gli Italiani hanno poca memoria…
Si dimenticano del panfilo reale il “Britannia”, dove si sono decise le loro sorti…

Dove seppelliamo le scorie nucleari?

Scritto da: Marco Cedolin
Fonte: https://www.dolcevitaonline.it/dove-seppelliamo-le-scorie-nucleari/

La gestione delle scorie nucleari, che è costata fino ad oggi al contribuente italiano circa 11 miliardi di euro sotto forma di addizionali nelle bollette dell’energia, è affidata alla Sogin che è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi da essi derivati.

Le scorie nucleari di competenza italiana ammontano a circa 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, che resteranno dannosi per la salute e l’ambiente per un periodo di 300 anni, e 17mila metri cubi  di rifiuti a media ed alta attività, destinati a rimanere dannosi per migliaia o centinaia di migliaia di anni. Tali scorie fino ad oggi (tranne una piccola parte di esse che è stata trasferita all’estero per subire il processo di vetrificazione) sono state conservate all’interno delle quattro centrali nucleari dismesse, di quattro impianti del ciclo del combustibile, all’interno di centri di ricerca nucleare e centri di gestione dei rifiuti industriali.

La direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo imponeva però che entro il 2015 ogni Paese adottasse un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi a bassissima e bassa intensità e si dotasse di un sito nazionale adatto a custodirli in sicurezza. L’Italia non ha rispettato questo termine, facendo sì che la Commissione europea abbia aperto formalmente una procedura d’infrazione. Dopo molti anni di ritardi, Sogin ha pubblicato solo di recente la mappa contenente le 67 aree all’interno delle quali si ritiene possano venire stoccate le scorie nucleari, unitamente al progetto della struttura studiata per contenerle.

Il sito unico occuperà una superficie di 110 ettari e sarà affiancato da un Parco tecnologico di 40 ettari, avrà un costo previsto di 900 milioni di euro e un tempo previsto di realizzazione quantificato in circa 4 anni. Al suo interno dovrebbero venire stoccati definitivamente i 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassissima e bassa intensità (scopo precipuo della sua costruzione) e provvisoriamente, per alcune decine di anni in attesa di un sito ad essi dedicato, anche i 17mila metri cubi di rifiuti radioattivi a media e alta intensità che saranno ospitati all’interno di quattro edifici specifici, in contenitori ad alta sicurezza conosciuti come cask.

Alla base della scelta dei siti ritenuti idonei per la costruzione del deposito vi sono tutta una serie di criteri che vanno dal rischio sismico e idrogeologico alla densità abitativa, dalla presenza di aree protette all’altitudine che non deve superare i 700 metri sul livello del mare. Nell’ambito delle 67 aree ritenute idonee, 12 di esse sono posizionate in classe A1 (molto buone), altre 11 in classe A2 (buone) e le restanti in classe B e C. In particolare due aree dell’alessandrino sembrano soddisfare maggiormente tutti i requisiti richiesti.

Dopo la pubblicazione della mappa dei siti, praticamente tutte le amministrazioni comunali interessate si sono affrettate ad esprimere il proprio diniego, sostenute anche dalle autorità provinciali e regionali di riferimento, molte delle quali in passato non avevano dimostrato la stessa sensibilità nel sostenere le battaglie dei cittadini che si opponevano alla distruzione del territorio in cui vivevano, come accadde ad esempio nella lotta contro il TAV in Val di Susa.

Nei prossimi mesi regioni, province e comuni potranno depositare osservazioni nel merito della mappa presentata ed entro il mese di marzo Sogin promuoverà un seminario all’interno del quale verranno approfonditi tutti gli aspetti tecnici della questione. Dopodiché verrà pubblicata la carta nazionale delle aree idonee (CNAI) che farà sintesi, riducendo i siti solamente a quelli ritenuti in assoluto più idonei. A quel punto Sogin sarà chiamata a promuovere trattative bilaterali, nel tentativo di trovare una qualche soluzione condivisa con eventuali comuni interessati a ospitare il sito, come contropartita di compensazioni e di una potenziale ricaduta occupazionale stimata in qualche centinaio di posti di lavoro. Nel caso le soluzioni condivise non arrivino sarà comunque il ministero dello Sviluppo economico ad individuare l’area ritenuta più consona, per mezzo di un decreto e nelle intenzioni del governo il nuovo deposito dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2025.

Il vero problema purtroppo non riguarda l’ubicazione del sito in cui stoccare i rifiuti radioattivi, ma piuttosto l’evidenza di come l’unico mezzo per mettere realmente in sicurezza le scorie nucleari sia quello di non produrle affatto. Per quanto infatti si riesca ad essere meticolosi e preparati tecnicamente, sarà comunque sempre impossibile prevedere i mutamenti che interverranno in un determinato territorio all’interno di un arco temporale che spazia dai 300 ai centomila anni. Cambiamenti climatici, guerre, terremoti e ogni altro genere di evento catastrofico, potrebbero mutare radicalmente la morfologia di un territorio, con la conseguenza di contaminare pesantemente le persone e l’ambiente. A prescindere da quale sarà il cimitero in cui decideremo di seppellire i rifiuti radioattivi, questi rappresenteranno sempre e comunque una spada di Damocle sospesa sulla testa delle future generazioni e di quelle che le sostituiranno, a dimostrazione di quanto grande sia stata la nostra follia di piccoli uomini, infatuati di un atomo del quale possedevamo e possediamo solamente una conoscenza parcellare, del tutto inadeguata a maneggiarlo con disinvoltura così come purtroppo abbiamo invece fatto.

Giornali alla deriva: la crisi d’identità dell’informazione mainstream

Scritto da: Marco Cedolin
Fonte: https://www.dolcevitaonline.it/giornali-alla-deriva-la-crisi-didentita-dellinformazione-mainstream/

E’sufficiente leggere i dati pubblicati da ADS (Accertamenti Diffusione stampa) concernenti le vendite dei principali quotidiani nel mese di settembre 2020, per avere dinanzi agli occhi l’impietosa fotografia dello stato di profonda crisi in cui versano i giornali italiani.
I 59 quotidiani presi in esame hanno infatti venduto 1.879.909 copie, a fronte delle 2.222.294 di settembre 2019, palesando un calo del 15,4%, il dato è inferiore anche a quello delle vendite riscontrate nello scorso mese di agosto 2020, ma quello che più dovrebbe fare riflettere è il fatto che l’incidenza delle copie rese sia ormai giunta al 67,19%, con un incremento di oltre tre punti percentuali rispetto a settembre 2019. Sono molti i giornali che hanno un maggior numero di copie rese rispetto a quelle vendute, con il triste primato di Libero che vanta oltre due copie rese ogni copia venduta e Il Manifesto che supera perfino le tre copie rese per ciascuna venduta.

Senza dubbio nel creare una situazione di questo genere, che mese dopo mese sta diventando sempre più insostenibile, hanno contribuito, al di là delle contingenze legate al Coronavirus, l’inadeguatezza dei piani di diffusione e la situazione di profondo degrado in cui versa l’intera filiera editoriale, unitamente all’assistenzialismo statale che di fatto scarica sulle spalle del contribuente la cattiva gestione del giornalismo mainstream. Così come ha contribuito il sempre più grande interesse per l’informazione online da fonti alternative, a detrimento di quella cartacea tradizionale.

Ma tutti questi elementi da soli non basterebbero a spiegare un tracollo di questo genere, poiché si rischierebbe di trascurare quella che invece risulta essere la causa prima del crollo delle vendite: la sempre più marcata perdita di credibilità dei giornali presso i propri lettori, reali o potenziali che essi siano.

Negli ultimi anni infatti la stampa mainstream si è progressivamente appiattita sempre più su uno standard di bassa qualità, perdendo ogni capacità di spirito critico e limitandosi a un ruolo da cassa di risonanza per gli interessi dei grandi gruppi di potere alle dipendenze dei quali si è di fatto collocata. Il quotidiano, ben lungi dall’essere uno strumento d’informazione al “servizio della verità” nell’esclusivo interesse del lettore, così come vorrebbe il sano spirito giornalistico, si manifesta altresì sotto forma di orientamento del pensiero, portato con estrema ridondanza senza soluzione di continuità, non tenendo nella minima considerazione la ricerca di una posizione  imparziale e critica che per qualsiasi giornalista dovrebbe rappresentare un atteggiamento imprescindibile nel proprio mestiere.
Questa profonda incapacità di riuscire ad andare oltre il ruolo di acritico portavoce del pensiero dominante, di produrre inchieste realmente super partes, di mettere in discussione i dettami imposti dalle élite politiche e finanziarie, di farsi interpreti di un’autonomia di pensiero che non sia suddita del gruppo finanziario che controlla la testata, ha minato in profondità ogni credibilità dei giornali e dei giornalisti che contribuiscono a scriverli, allontanandoli sempre più tanto dal Paese reale quanto dai propri lettori.

Sempre più spesso nell’immaginario collettivo il “giornale” non costituisce più una fotografia della realtà, corredata di analisi e inchieste sugli accadimenti quotidiani, ma semplicemente una sorta di spot pubblicitario,  attraverso il quale si tenta di orientare la sensibilità del lettore nella direzione voluta, enfatizzando o nascondendo le notizie alla bisogna, quando non perfino creando delle vere e proprie fake news che possano servire allo scopo.

Quello fra informazione e orientamento del pensiero è un confine molto sottile, del quale il circo mediatico e più in particolare il mondo della carta stampata non si sono fino ad oggi curati molto, confidando sul fatto che il lettore assorbisse sempre e comunque come una spugna in maniera acritica qualunque messaggio venisse veicolato dallo scranno di chi l’informazione ritiene di essere deputato a crearla. In tutta evidenza però un numero sempre crescente di lettori sta iniziando a smettere di seguire in maniera fideistica tutto ciò che i giornali propinano spacciandolo come verità e come prima reazione abbandona i giornali in edicola, decidendo di informarsi altrove.

TREASURIES… ASTA STELLARE!

Fonte: https://icebergfinanza.finanza.com/2020/12/11/treasuries-asta-stellare/

Tenerezza, non esiste altra parola per descrivere il sentimento che provo nei confronti di coloro che nonostante tutto ancora oggi scommettono sulla reflazione, sull’inflazione, tenerezza…

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Basterebbe questo per far riflettere un bambino su cosa sia una deflazione da debiti, ma probabilmente non ci arrivano, per questo provo tenerezza.

Una simile dinamica in CINA, ripeto in CINA, ribadisco in CINA, dovrebbe far riflettere, ma inutile non ci arrivano!

Sette anni dopo la nostra previsione, gli amici di Machiavelli, ricordano il manoscritto su Forrest Gump, per la prima volta nella sua storia l’Australia ha emesso un bond a rendimento negativo… https://platform.twitter.com/embed/index.html?dnt=false&embedId=twitter-widget-0&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1337309905875820544&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2020%2F12%2F11%2Ftreasuries-asta-stellare%2F&theme=light&widgetsVersion=ed20a2b%3A1601588405575&width=550px

L’Australia ha venduto buoni del tesoro a breve termine con un rendimento negativo per la prima volta nella sua storia, unendosi al Giappone e a una serie di nazioni europee che vengono pagate per prendere in prestito denaro dagli investitori. Giovedì, gli investitori hanno guadagnato 1,5 miliardi di dollari australiani (1,1 miliardi di dollari) di note di tre mesi con un rendimento medio dello 0,01%, con alcuni acquirenti all’asta che hanno ricevuto un rendimento di meno 0,1%.

E si qualche illusionista oggi scommette sull’inflazione, scommette su un vaccino, come se i vaccini potessero risolvere una pandemia nel giro di qualche mese.

I titoli globali di debito a rendimento negativo hanno raggiunto un nuovo record, segno che la domanda di sicurezza è tanto intensa quanto quella di attività più rischiose.

Giovedì il valore di mercato dell’indice Bloomberg Barclays Global Negative Yielding Debt è salito a $ 18,04 trilioni, il livello più alto mai registrato.

Circa 1.000 miliardi di dollari di obbligazioni hanno visto i loro rendimenti diventare negativi questa settimana, il che significa che il 27% del debito mondiale di qualità per gli investimenti è ora sotto zero. Grazie alla gran quantità di emissioni globali nel 2020, mentre governi e aziende lottano con l’impatto del coronavirus, che rimane al di sotto del picco del 30% raggiunto lo scorso anno.

Nonostante l’ottimismo su una ripresa economica globale il prossimo anno che scatena una corsa verso attività più rischiose come azioni e debito societario, il continuo supporto monetario da parte delle banche centrali e la preoccupazione per l’inesorabile diffusione del coronavirus ha mantenuto l’interesse degli investitori per le obbligazioni sovrane.

Probabilmente serve ripartire da zero, un ripasso sarebbe necessario per tanti di coloro che lavorano nel mondo finanziario, acquistare l’abecedario della finanza non farebbe loro male!

L'offerta globale di obbligazioni con rendimenti negativi raggiunge il record di $ 18 trilioni

In mezzo ad un oceano di debito con famiglie e imprese indebitate all’inverosimile, c’è qualche giullare che scommette su un’esplosione dei fatturati e degli utili nel 2021, tenerezza, non c’è parola migliore, tenerezza. https://platform.twitter.com/embed/index.html?dnt=false&embedId=twitter-widget-1&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1337079086062178305&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2020%2F12%2F11%2Ftreasuries-asta-stellare%2F&theme=light&widgetsVersion=ed20a2b%3A1601588405575&width=550px

La speculazione più becera, quella suoi cereali e sul cibo, sofferenza per milioni e miliardi di esseri umani, grazie alle criminali politiche monetarie che offrono denaro gratuito alla speculazione più becera.

L’unica inflazione che le banche centrali sono in grado di scatenare è quella da asset, la più becera, la più sporca, la più pericolosa, una bolla che quando scoppierà amplierà ancora di più questa immensa deflazione da debiti…

Ieri la Lagarde faceva tenerezza, 500 miliardi di euro in più, liquidità all’infinito, sostegno incondizionato alle banche, solo alle banche, niente altro che alle banche, inflazione molto debole ha detto Cristina, terremo d’occhio il cambio perché ha implicazioni negative sull’inflazione. https://platform.twitter.com/embed/index.html?dnt=false&embedId=twitter-widget-2&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1337040759665479682&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2020%2F12%2F11%2Ftreasuries-asta-stellare%2F&theme=light&widgetsVersion=ed20a2b%3A1601588405575&width=550px

Perché continuare a coprirsi di ridicolo, 1 % non lo raggiungeranno nemmeno nei prossimi 3 anni, ecco perché fanno tenerezza!

Guardate qui sotto quanti fallimenti gli economisti della Banca centrale europea, uffici studi pagati milioni e milioni di euro per indovinare il nulla, infinita tenerezza!

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Perchè vi ostinate a non ascoltare la storia, a non studiare la storia, un semplice blogger di provincia nel 2009 ha semplicemente studiato la storia, ha letto quanto accadde nel 1929, raccontato da un certo Fisher, che perse tutto il patrimonio nel crollo di Wall Street, ha studiato quanto accade in Giappone, ha vivisezionato 800 anni di storia e ha semplicemente concluso che non c’è alcuna possibilità a medio termine di una ripresa dell’inflazione ZERO, la storia suggerisce che ci voglio da un massimo di 43 anni ad un minimo di 30, quelli attuali del Giappone.

Occupiamoci di cose serie, mentre il circo finanziario aspetta l’inflazione!

Ieri asta stellare dei nostri tesorucci, si quelli che nessuno vuole, addirittura, le banche americane si sono riempite i portafogli, dopo che Dimon di JPMorgan girava per i talkshow finanziari a suggerire a tutti che è una follia comprarli.

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Non un’asta qualunque ma quella a 30 anni, TRENTA non uno o due anni, un’asta spettacolare che ieri ha preso di sorpresa il mercato facendo cadere i rendimenti.

Domanda in forte aumento, nonostante tassi vicini ai massimi da agosto, la più alta copertura da luglio, con vendite stellari ai residenti USA, ma anche enormi richieste dall’estero, con i dealer che alla fine dell’esta detenevano solo il 17 % circa, la seconda percentuale minima mai registrata nella storia.

E meno male che nessuno li vuole. L’ultima occasione è ormai partita, non lo dico io, ma lo dice il mercato che si prende beffe delle parole di Dimon, un troll come mai nella storia.

Della Brexit parleremo in OUTLOOK 2021 ” LO STALLO ”

Ricordo a tutti coloro che avessero bisogno, che ICEBERGFINANZA è anche consulenza a 360 gradi, in mezzo a questa tempesta perfetta.

Cliccando sul link qui sotto e mandando una mail a icebergfinanza@gmail.com è possibile avere una consulenza strategica sui possibili sviluppi macroeconomici e finanziari dei prossimi mesi, oltre a ricevere i nostri manoscritti. Buona giornata Andrea