Archivi categoria: Salute e benessere

Non solo glifosato: nuova condanna a Bayer e Basf per il pesticida Dicamba

Scritto da: Alessandro Profilio
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/condanna-bayer-basf-pesticida-dicamba.php

Negli Usa le multinazionali tedesche Bayer e Basf sono state condannate a pagare una multa da 265 milioni di dollari. Si tratta dell’esito della prima delle circa 140 cause intentate negli Usa contro i colossi chimici tedeschi produttori di Dicamba, erbicida accusato di provocare gravi danni alle colture estese.

In questo caso a citare in giudizio le multinazionali è stato l’agricoltore Bill Bader sostenendo che il diserbante aveva raggiunto il suo frutteto dai vicini campi di soia e cotone distruggendo così il suo raccolto di pesche. Ques’ultimo è drasticamente calato dopo che nel 2015 e 2016 la Monsanto, produttrice dell’erbicida, ha rilasciato cotone e semi di soia tolleranti alla Dicamba.

I legali di Bader durante il processo hanno attribuito la colpa dello scarso raccolto proprio all’agente chimico utilizzato nei cambi adiacenti. Gli esperti della Monsanto, da parte loro, hanno tentato di sostenere che gli alberi di pesco soffrivano di un malattia fungina.

Negli Stati del Midwest Usa gli erbicidi a base di Dicamba sono accusati di aver danneggiato migliaia di ettari coltivati. L’ennesimo guaio finanziario per la Bayer, cui sono state presentate già una miriade di richieste di risarcimento per un altro erbicida, il Roundup, a base di glifosato.

Piatti e stoviglie in melamina – sono pericolosi per la salute?

Scritto da: Nicoletta
Fonte: https://www.soloecologia.it/24102019/piatti-e-stoviglie-in-melamina-sono-pericolosi-per-la-salute/12907

Le stoviglie colorate e gli utensili in melamina (o melammina) sono molto diffusi e utilizzati per picnic, vacanze in campeggio o in barca. Di fatto sono una gran comodità: resistenti, infrangibili e leggeri. Eppure esistono ragioni valide per utilizzarli il meno possibile.

La melamina è una polvere bianca, inodore e insapore. Viene prodotta industrialmente dall’urea, che a sua volta è un derivato della combustione del gas naturale. La maggior parte della melamina attualmente prodotta viene ulteriormente trasformata in resine sintetiche mediante l’aggiunta di formaldeide. La troviamo ad esempio nello smalto per unghie, nei medicinali e nelle materie plastiche. La resina melamminica è poi assai spesso trasformata in stoviglie.

Perché le stoviglie di melamina non sono salutari

Innanzi tutto perché possono rilasciare sostanze tossiche quando portate a una temperatura di almeno 70 °C (ad esempio quando riscaldate nel microonde o riempite con cibi/liquidi bollenti): rilasciano nonilfenolo, formaldeide e melamina. Il nonilfenolo influisce sull’equilibrio ormonale umano e dovrebbe quindi essere evitato in ogni modo. La formaldeide è irritante per pelle e mucose e può favorire l’insorgere del cancro nella rinofaringe, oltre che innescare allergie. La melamina è invece sospettata di causare malattie alla vescica e all’apparato renale. Anche gli alimenti acidi, grassi e salati dissolvono la melamina e la formaldeide delle stoviglie.
Un altro importante motivo per cui sarebbe opportuno evitare di usare questi oggetti è che il riciclo della melamina è molto difficile. La sostanza non è certamente biodegradabile e molto difficile da riutilizzare, anche più della plastica tradizionale, che invece può essere pressata e trasformata sotto l’effetto del calore. La resina melamminica può essere certamente triturata, ma non termoformata – anche se sono attualmente in corso molte ricerche per scoprire dei processi chimici capaci di sciogliere e rielaborare questa sostanza.

Quali sono le migliori alternative alla melamina

Una buona alternativa alle stoviglie in plastica per le vacanze in campeggio o per i picnic è costituita da quelle in acciaio inox, un materiale quasi eterno perché è resistente al calore e molto stabile. Oltre ai piatti, esistono bottiglie, posate, posate, scatole per il pane e persino biberon in acciaio inossidabile.

Un’altra alternativa possibile sono le stoviglie in bioplastica a base di materie prime rinnovabili come foglie di palma, bambù, canna da zucchero o mais. A due condizioni, però: che le piante non provengano da monocolture e da piantagioni per le quali è stato necessario disboscare la foresta pluviale e che non siano geneticamente modificate. Inoltre, tenere presente anche per le stoviglie in bioplastica vengono spesso utilizzate delle resine melamminiche per legare le materie prime naturali.

I prodotti in legno (specie ulivo e cocco) sono una buona alternativa per ciotole, piatti, cucchiai da cucina, spatole e taglieri. Sono certamente biodegradabili, un po’ pesanti, ma non fragili come i comuni piatti in ceramica o porcellana.

Si fa presto a scrivere multicereale! Lidl e Aldi denunciate dalle associazioni

Scritto da: Francesca Mancuso
Fonte: https://www.greenme.it/consumare/sai-cosa-compri/30585-multicereale-lidl-aldi

Sai davvero cosa c’è in un prodotto multicereale? Ecco cosa non ci dicono

Tra gli scaffali dei supermercati sono molto presenti i prodotti in cui oltre al grano vi sono anche altri cereali. Ma il contenuto rispecchia effettivamente il loro nome?

Solitamente la definizione “multicereale” richiama nei consumatori il concetto di “salutare”. Prodotti come pane, crackers, biscotti contenenti vari grani costano anche di più rispetto agli alimenti che ne contengono solo uno. Ma il gruppo di difesa europeo Foodwatch ha presentato denunce formali contro i supermercati Lidl e Aldi all’Autorità per la sicurezza dei prodotti alimentari e dei consumatori (NVWA) dei Paesi Bassi, in merito all’etichettatura “multicereali” dei loro prodotti a marchio.

Multicereali anche se hanno una sola varietà aggiuntiva

Secondo Foodwatch, infatti, numerosi prodotti multicereali dei supermercati tedeschi low cost sono fuorvianti, a causa della loro presenza di “pochissimi chicchi diversi dal grano principale”.

Ciò è in gran parte dovuto alla mancanza di regolamenti specifici: “I produttori possono definire i prodotti ‘multicereali’ se un grano di orzo, avena o segale viene aggiunto al componente principale del grano.”

Mancano regole chiare

Fatta le legge, scoperto l’inganno. Il problema sta nel fatto che “multicereale” non è un termine legalmente protetto. In quanto tale, può essere utilizzato liberamente dai produttori purché gli alimenti contengano almeno una varietà aggiuntiva di cereali. Secondo Foodwatch, ciò consente di camuffare la percentuale di cereali nella lista degli ingredienti.

Come ovviare al probelma della scarsa chiarezza? Di certo, se un consumatore vuole acquistare prodotti multicereali deve essere a conoscenza del reale contenuto di ciò che compra e consuma. Per questo Foodwatch ha chiesto ai produttori di chiarire la quantità esatta dei singoli cereali. Ma non solo. Gli alimenti contenenti una quantità minima di grani alternativi non devono essere etichettati come “multicereali” e, in quanto tale, venduti a un prezzo più alto.

“Non è più sufficiente avere la lista degli ingredienti corretta. Il resto del pacchetto non dovrebbe essere fuorviante. Chiamare multicereale un prodotto ma mettere un numero limitato di grani è fuorviante “, ha dichiarato a FoodNavigator l’attivista di Foodwatch Sjoerd van de Wouw.

Non solo Foodwatch

Anche altre associazioni si sono già interessate al problema. La Dutch Association for Bakery chiede chiarezza suggerendo anche di utilizzare il termine “pane multicereali” per designare l’alimento che, oltre al grano principale, ne contenga almeno altri due.

L’associazione ha anche chiesto che questi altri cereali rappresentino almeno il 10% della parte totale dei semi e dei grani del prodotto. Inoltre, la percentuale dei diversi grani presenti nei prodotti finiti dovrebbe essere identificata sui prodotti preconfezionati.

La risposte dei supermercati

La campagna di Foodwatch ha già dato alcuni risultati. Alcune catene di supermercati olandesi tra cui Albert Heijn, Jumbo e Plus si sono impegnate a indicare il contenuto dei vari cereali sulla confezione e a identitificare con questo attributo quelli che ne contengono almeno il 10%.

Anche Lidl si è impegnata a raggiungere il 10% di grani nei suoi prodotti “multicereali” e ciò ha spinto Foodwatch a ritirare la denuncia nei suoi confronti.

Non solo multicereali

Lo stesso problema riguarda anche i prodotti integrali. L’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC), ha evidenziato pratiche ingannevoli nell’etichettatura di alcuni alimenti venduti in Europa.

“Prodotti simili nella stessa categoria possono riportare la dicitura ‘integrale’ nella parte anteriore del pacco ma risultano avere quantità molto diverse quando si guarda il retro”, ha dichiarato Emma Calvert a FoodNavigator. “Ad esempio, CLCV ha recentemente esaminato 105 cereali da colazione per bambini in Francia e ha scoperto che quelli etichettati come integrali contenevano una percentuale integrale che variava dal 2% all’84%”.

La speranza è che vengano utilizzate regole più severe soprattutto se il prodotto finito non contiene quasi alcun chicco rispetto alla componente principale componente di grano.

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Sugar tax: al via la campagna per la tassa sulle bevande zuccherate. Hanno aderito 10 società scientifiche e 340 medici, nutrizionisti, dietisti

Scritto da: Roberto La Pira – direttore Il Fatto Alimentare
Fonte: https://ilfattoalimentare.it/appello-sugar-tax-ministero-zucchero.html

Chiedere al Ministro della salute di tassare le bevande zuccherate mentre il Governo cerca di ridurre le imposte può sembrare stonato, ma è quasi una necessità, considerando che in Italia la percentuale di bambini obesi o in sovrappeso arriva al 30% (dato che ci colloca al terzo posto in Europa dopo Grecia e Spagna), mentre per gli adulti il valore è del 45,1%.

La questione è ormai un’emergenza anche per il servizio sanitario nazionale che deve gestire i problemi correlati alle patologie collegate all’obesità, come il diabete e le malattie cardiovascolari, con una spesa per le casse statali stimata tra i 6,5 e 16 miliardi di euro l’anno (*). La vicenda non riguarda solo il nostro Paese. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) considerano l’obesità una forma di “epidemia globale”.

L’eccesso di zuccheri è sicuramente una delle cause del problema. Secondo l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare dell’Istituto superiore di sanità (2008-2012), gli italiani assumono circa 100 g al giorno di zuccheri semplici, pari al 20,7% delle calorie. Si tratta del doppio rispetto a quanto consigliato dall’Oms, che raccomanda di non superare il 10% delle calorie quotidiane. Il consumo di bevande zuccherate di ogni cittadino è di circa 50 litri/anno, e secondo alcune stime l’assunzione calorica che ne deriva ammonta a 49 kcal al giorno a persona, pari a circa 12 grammi di zucchero.

Adottare in Italia una tassa del 20% sullo zucchero aggiunto alle bibite (ispirandosi al modello inglese), potrebbe generare un incasso di 470 milioni di euro, da investire in campagne di educazione alimentare, e altri strumenti per favorire una dieta sana. La cifra però è sovrastimata perché, in Gran Bretagna quando nel 2016 è stato deciso di introdurre la tassa, molte aziende hanno modificato le ricette riducendo o sostituendo gli zuccheri, dimezzando così le entrate previste. Ipotizzando un comportamento simile anche in Italia, l’incasso annuale arriverebbe comunque a circa 235 milioni di euro.

La scelta italiana non sarebbe comunque isolata, in tutto il mondo diversi Paesi hanno adottato una tassa sullo zucchero aggiunto alle bibite, per incentivare le aziende a modificare le ricette e creare un fondo destinato a realizzare programmi di prevenzione alimentare. Nella lista troviamo: Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Belgio, Portogallo, Finlandia, Ungheria, Messico, Cile e città come Filadelfia e Berkeley negli Stati Uniti…

Il Fatto Alimentare invita medici, nutrizionisti, dietisti e operatori del settore sanitario oltre alle società scientifiche a firmare questa lettera indirizzata al Ministro della salute Giulia Grillo. Per leggere il testo della lettera clicca qui.

(*) Stima della rivista Valori sulla base del rapporto “I costi dell’obesità in Italia” della Fondazione Policlinico Tor Vergata

 

Perchè non abbiamo i peli sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi? Il motivo potrebbe farti… svoltare!

Fonte: https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/29638-palmi-senza-peli-perche

Vi siete mai chiesti perché i palmi delle vostre mani siano completamente prive di peli?

Palmi delle mani, unica parte glabra del nostro corpo, insieme alle piante dei piedi. Ma perché in alcune zone ci sono i peli e in altre no? La risposta potrebbe trovarsi a livello biologico in un inibitore che blocca la crescita di peli e capelli. E che potrebbe aprire nuove porte nelle cure per la calvizie e nella guarigione delle ferite.

Insomma, il perché gli umani abbiano i peli sulle braccia e sulle gambe, ma non sul palmo delle mani e sulle piante dei piedi pare essere una questione fondamentale nell’evoluzione umana che i ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania hanno riportato in evidenza.

Secondo il loro studio, esisterebbe in natura un inibitore secreto nello sviluppo della cute glabra che blocca una via di segnalazione, nota come Wnt, che controlla la crescita dei capelli.

Sappiamo che la segnalazione WNT è fondamentale per lo sviluppo dei follicoli piliferi, bloccandola provoca la pelle glabra e accenderla provoca la formazione di più peli”, spiega l’autrice dello studio Sarah E. Millar. In questo studio, abbiamo dimostrato che la pelle delle regioni senza pelo produce naturalmente un inibitore che impedisce al WNT di svolgere il suo lavoro”.

Questo inibitore naturale è il Dickkopf 2 (DKK2) – una proteina che si trova in specifici tessuti embrionali dove svolge una varietà di ruoli. Tramite alcuni test, i ricercatori hanno scoperto che il DKK2 era altamente espresso sulla pelle plantare e che, una volta rimosso, i pelli ricominciavano a crescere nelle zone della pelle che ne erano normalmente prive.

Alcuni mammiferi, come conigli e orsi polari, sviluppano naturalmente i capelli nella loro pelle plantare. Il gruppo di ricerca di Millar ha scoperto che l’inibitore DKK2 non è espresso ad alti livelli nella cute plantare di coniglio, per esempio, spiegando perché i peli possono svilupparsi lì. Questi risultati suggeriscono che la produzione di DKK2 in specifiche regioni cutanee si sarebbe alterata durante l’evoluzione per consentire la formazione di diversi modelli di pelle glabra o pelosa in base alle esigenze dell’animale.

I follicoli piliferi si sviluppano durante la vita fetale, ma la loro produzione si ferma dopo la nascita. Di conseguenza, i follicoli piliferi non riescono a ricrescere dopo gravi ustioni o ferite estese e profonde nella pelle. Millar e il suo team stanno ora studiando se inibitori WNT secreti sopprimono lo sviluppo del follicolo pilifero in questi casi.

Mentre alcune regioni del corpo umano sono naturalmente glabre, altre diventano così dovute a una varietà di malattie. Secondo l’American Academy of Dermatology, oltre 80 milioni di persone in America hanno l’alopecia androgenetica, detta anche calvizie maschile o femminile. Gli studi di associazione su tutto il genoma hanno identificato DKK2 come possibile gene candidato associato a questa condizione, suggerendolo come potenziale bersaglio terapeutico.

Speriamo che queste linee di indagine rivelino nuovi modi per migliorare la guarigione delle ferite e la crescita dei capelli, e contiamo di continuare a perseguire questi obiettivi andando avanti”, concludono gli studiosi.

Cambio di stagione? Ecco gli alimenti ideali

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/cambio-stagione-alimenti-ideali.php

Mancanza di energia, spossatezza, sonnolenza, malinconia e riduzione della produttività. Sono questi alcuni dei sintomi che possono presentarsi nel periodo del cambio di stagione.  La buona notizia è che esistono alcuni alimenti alleati del buonumore e con un forte potere riequilibrante: dal latte alle mandorle, passando per il tonno e le banane.

“Esiste una stretta relazione tra cibo e umore e determinati alimenti hanno un forte potere riequilibrante – commenta Michelangelo Giampietro, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Medicina dello Sport – i cibi giusti sono quelli ricchi di specifici micronutrienti”. Ben venga, dunque, una dieta che contenga “i cibi utili”, ossia ricchi di vitamine del gruppo B, ferro, zinco, potassio e magnesio.

Ecco di seguito i 12 alimenti da prediligere in questo periodo dell’anno.

Latte

Come tutti i latticini, il latte contribuisce ad attenuare insonnia e nervosismo.

Frutta secca

La frutta secca è ricca di magnesio, scudo contro la stanchezza fisica e mentale.

Uva

L’uva è un toccasana per l’umore, ricca di vitamina D, vitamina E, zinco e Omega 3.

Pasta

La pasta è ricca di triptofano, precursore della serotonina, l’ormone che regola l’umore.

Banane

Le banane, ricche di potassio e magnesio, contengono anche il cromo, una sostanza che aiuta a regolare la serotonina.

Salmone e tonno

Questi pesci sono ricchi di Omega 3, acidi grassi essenziali che vanno ad agire sulla serotonina. Sono un vero antidepressivo naturale che va a regolare gli sbalzi d’umore.

Pollo

La carne di pollo è ricca di proteine, con pochi grassi e grazie alla vitamina B6 contrasta malumore e stanchezza.

Bresaola

La bresaola della Valtellina Igp ha proteine, vitamine del gruppo B e sali minerali ed è povera di grassi (2 g per 100 g di prodotto) ed è una buona fonte di triptofano.

Cioccolato

Il cioccolato è un ottimo cibo antidepressivo e aiuta a ridurre lo stress.

Avena

L’avena contiene zinco utile a contrastare la fatica e la perdita di energia.

Miele

Il miele ha proprietà antibatteriche e cicatrizzanti e favorisce la calma.

Lenticchie

Questi legumi sono versatili e nutrienti, con ferro, potassio e fosforo.

Il Fluoro (Ovvero: come trasformare un rifiuto tossico in un toccasana indispensabile per l’uomo)

Fonte: http://ilporticodipinto.it/content/il-fluoro-ovvero-come-trasformare-un-rifiuto-tossico-un-toccasana-indispensabile-l%E2%80%99uomo

Parecchi anni fa un pediatra mi allungò due tavolette di fluoro per il “bene” di mio figlio; non soltanto erano indispensabili per prevenire la carie, disse (il fatto che non avesse ancora i denti e che avrebbe dovuto cambiare completamente i primi che sarebbero spuntati non intaccò minimamente la sua logica), ma aggiunse che erano vitali anche per le ossa.

Lo guardai in faccia con attenzione e il suo sguardo rispose a qualsiasi tentazione potesse venirmi di intavolare una discussione. Lo ringraziai, uscii e le pasticche volarono nel primo cestino di rifiuti che mi capitò a tiro. Ero certo della sua buona fede ma lo ero altrettanto della sua ignoranza.

Oggi il fluoro si trova nell’acqua potabile, in quella minerale, in tutti i dentifrici più comunemente utilizzati, nelle gomme americane e continua ad essere raccomandato dai pediatri (solo per fare alcuni esempi); è tutt’ora considerato un importante aiuto per la salute di ossa e denti e questa leggenda metropolitana (o fake news, fate voi) persiste nonostante non sia certo un mistero il fatto che fin dalla sua scoperta è stato catalogato come: rifiuto tossico estremamente pericoloso.

Il Dott. Giorgio Petrucci, chimico e insegnante di diritto industriale e sicurezza nei laboratori dell’Università di Firenze, ci aiuta a capire di cosa si tratta:

…Il fluoro è l’ultimo elemento (escludendo i radioattivi e i transuranici) che viene isolato e studiato; la ragione è dovuta alla sua altissima reattività chimica che lo porta a interagire, anche violentemente, con quasi tutti gli altri elementi. E’ un gas giallo verdastro altamente tossico che non esiste in forma libera. Nonostante la sua abbondanza relativa nei composti della crosta terrestre sia maggiore di elementi come rame o piombo, la difficoltà di ottenerlo allo stato puro rende la sintesi dei suoi composti molto costosa…

I sali di fluoro sono molto stabili, spesso poco o affatto solubili e presentano un’altissima fitotossicità per molte specie di piante. Essi possono essere assorbiti dal suolo mediante le radici ma la maggior parte degli inquinanti fluorurati di origine industriale vengono assorbiti per via aerea. In questo caso l’introduzione delle sostanze fluorurate avviene attraverso gli stomi (sistema respiratorio sito sulle foglie)… 1

Sempre Petrucci ci spiega che il primo composto importante del fluoro dal punto di vista industriale è l’acido fluoridrico; una sostanza molto tossica e aggressiva che attacca pure il vetro e deve essere trasportato attraverso contenitori o tubature costruite con materiali adeguati. Questo composto assieme al fluoro sta alla base di tutta una serie di processi industriali.

Il fluoro infatti viene utilizzato nella lavorazione dell’alluminio (prodotto quindi in enormi quantità durante il periodo bellico), è ampiamente utilizzato anche nell’industria nucleare e uno dei suoi impieghi più importanti è stato quello per la produzione della bomba atomica (arricchimento dell’uranio) nel famoso “Progetto Manhattan”. E’ stato inoltre prodotto anche come gas nervino e insetticida (Sarin – Soman. Ibidem)

A questo punto uno potrebbe chiedersi: “Ma allora? Si sa che è tossico?” Certo che si; ad esempio, il fluoro sta nell’elenco dei composti da smaltire per proteggere l’ambiente e la salute umana secondo la legge italiana.2

In uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche americano viene caldamente consigliata una riconsiderazione immediata relativa al rischio-beneficio della supplementazione di fluoro nella dieta umana.3

Nella tabella sottostante si può vedere la tossicità della sostanza dove, ad esempio, LD50 sta per: dose singola considerata letale per il 50% delle cavie (ratto o coniglio) sottoposte a esperimento dopo l’ingestione, LD Uomo è la dose letale per l’uomo e via dicendo. E’ espressa in milligrammi di sostanza per chilo su peso dell’animale. 4

Un’altra considerazione importante che fa notare Petrucci riguarda i valori medi utilizzati negli Stati Uniti per cui un lavoratore può essere esposto per otto ore lavorative al giorno senza che ne ricavi un danno permanente. E’ strano che i valori siano pari a 2,5mg/m³, esattamente identici a quelli inglesi e tedeschi che però sono espressi in valori di dose massima da non superare nemmeno per un secondo.

…Essendo improbabile che i lavoratori statunitensi siano più immuni all’effetto dei fluoruri rispetto a quelli europei, sorge il dubbio che questi parametri siano stati creati ad arte per le esigenze dell’industria americana… 5

Ci sarebbe molto, moltissimo da aggiungere, ma per il momento fermiamoci qui, il quadro è abbastanza inequivocabile. Come si fa allora a trasformare una potente sostanza tossica conosciuta fin dall’800 in una medicina miracolosa? Ci vuole un po’ di magia, una faccia come il culo e una riserva di stronzate gigantesche; insomma servono soldi, tattiche per manipolare l’opinione pubblica e l’istinto di Zio Paperone.

Smaltire il fluoro infatti è tutt’altro che economico ma ciò che rappresenta un costo e una perdita per l’industria, può facilmente trasformarsi in una risorsa e in un’ulteriore guadagno grazie alla parola: “riciclaggio”.

Strane cose iniziano ad accadere… Nel 1931 il dentista Henry Trendley Dean sta indagando su un fenomeno che colpisce popolazioni isolate degli Stati Uniti le cui fonti idriche mostrano un’alta concentrazione di fluoruro. Per la prima volta Dean può verificare i danni dell’acqua sottoposta a fluorizzazione; il dentista infatti rileva tutti i sintomi della fluorosi (intossicazione da fluoro): smalto macchiato, perdita di colore e forte corrosione. Curiosamente però, i dati allarmanti che emergono dalle analisi vengono tralasciati a favore di una teoria accarezzata da Dean: dato che gli abitanti sembrano non avere carie, è possibile che riducendo la quantità di fluoro nelle acque si possa giovare alla salute dentale. Il fatto che il dentista fosse alle dipendenze del ministero del tesoro che aveva come segretario Andrew Mellon, tra i fondatori e principali azionisti della “Alcoa” (alluminium company of America) non fa storcere il naso a nessuno.

Nel 1939 è la volta del biochimico Gerald Judy Cox che dopo aver somministrato fluoro ai topi, arriva alla conclusione che il fluoro può diminuire la carie arrivando al punto di suggerire la fluorizzazione delle acque come misura preventiva di sanità pubblica. Il fatto che il biochimico stesse lavorando per il “Mellon Institute”, il laboratorio di ricerca della “Alcoa”, ancora una volta non interessò a nessuno.

Arriviamo così alla seconda guerra mondiale, dove entra in campo l’industria militare e il progetto Manhattan; nelle industrie di fluoruri i vetri sono incrinati dai vapori di fluoro; tra i lavoratori si riscontrano lesioni cutanee, la perdita di tutti i denti e altre patologie. Tutte queste realtà sono raccontate da documenti all’epoca classificati segreti e declassificati di recente. Un completo resoconto con estese fonti bibliografiche può essere rintracciato nel libro di Lorenzo Acerra: Fluoro, pericolo per i denti, veleno per l’organismo.6

Davanti alla prospettiva di vedersi piovere addosso e da ogni parte denunce per intossicazione di fluoruro che avrebbero potuto mettere in pericolo la segretezza del progetto Manhattan, le autorità militari fanno quello che gli riesce meglio: insabbiano tutta la faccenda.

Iniziano così a spuntare medici e ricercatori che asseriscono che il fluoro in piccole dosi fa bene alla salute.

In questo articolo7 leggiamo: “Uno degli esempi più eclatanti della manipolazione dei dati è la pubblicazione di uno studio sugli effetti del fluoruro apparsa sul “Journal of the American Dental Association8, datato Agosto 1948; in questo che è considerato uno degli “articoli chiave” nella storia della fluorizzazione dell’acqua, Peter P. Dale e H. B. McCauley, entrambi coinvolti nel “Progetto Manhattan”, evidenziano come gli operai che prestano servizio presso le fabbriche in cui viene prodotto fluoruro destinato alla realizzazione di armi nucleari, hanno meno carie rispetto ai loro colleghi che lavorano in fabbriche che nulla hanno a che fare con il fluoruro. Lo studio si basa su dati reali, ma ciò che Peter P. Dale e H. B. McCauley omettono di dire è che, la maggior parte degli operai presi in considerazione, non ha più denti, evento che, di per sé, fra crollare drasticamente la possibilità di avere delle carie.”

Inizia quindi una vera e propria campagna pubblicitaria a favore della fluorizzazione delle acque e soltanto molti anni dopo si scoprirà che per dirigere l’opera di manipolazione fu ingaggiato, fin dal 1930, niente meno che il padre della persuasione: Edward Bernays che lavorava in quegli anni proprio per l’Alcoa.9

Per chi ancora non lo conoscesse, può farsi un’idea del personaggio da questo articolo:10

Bernays promosse la fluorizzazione dell’acqua, consultando la strategia per l’Istituto Nazionale di Ricerca Dentale.”Vendere il fluoruro era un gioco da ragazzi”, spiegò Bernays [in un’intervista del 1993]. Il mago delle relazioni pubbliche comprese che i cittadini avevano una fiducia spesso inconscia nell’autorità medica. «Puoi praticamente far accettare qualsiasi idea», disse Bernays ridacchiando. “Se i medici sono favorevoli, il pubblico è disposto ad accettarlo, perché un medico è un’autorità per la maggior parte delle persone, indipendentemente da quanto lui sappia o non sappia … Per la legge della media, di solito è possibile trovare un individuo in qualsiasi campo che sarà disposto ad accettare nuove idee, e le nuove idee si infiltreranno poi nelle altre persone che non l’hanno accettata “.11

Per concludere, quali sono i danni collegati e gli effetti collaterali legati al fluoro?

Fluorosi ossea, osteoporosi ed artrite
Disfunzioni della tiroide
Danni ai reni
Effetti negativi sulle funzioni cerebrali
Cancro

Maggiori approfondimenti sugli studi degli effetti collaterali li trovate nei libri citati.

La considerazione inquietante che emerge da questa storia è che nonostante tutta la voluminosa documentazione scientifica in materia comprese le prove sugli studi manipolati, le leggi, la letteratura etc. sia di dominio pubblico, resiste ancora, a distanza di anni, la leggenda metropolitana dell’innocuo fluoro che fa bene ai denti e alle ossa.

Questo è forse il segnale più importante del potere della propaganda nel manipolare il cervello della gente trasformando una palese falsità in una verità durevole nel tempo e profondamente radicata nell’opinione comune.

Buon dentifricio a tutti.

Il buon umore mantiene giovani

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/buon-umore-mantiene-giovani.php

Essere di indole positiva può aiutare a mantenere giovane il cervello rallentando la perdita delle proprie abilità mentali nel tempo. Al contrario, soffrire di disturbi depressivi accelera il declino cognitivo. È quanto suggerisce una ricerca svolta da Darya Gaysina e Amber John della University of Sussex e pubblicata sulla rivista Psychological Medicine.

Più precisamente si tratta della revisione dei dati di ben 34 lavori già pubblicati sull’argomento, per un totale di 71 mila persone coinvolte. Diversi studi, infatti, hanno evidenziato un’associazione tra disturbi depressivi e modifiche anatomico-strutturali del cervello, anche con restringimento dei volumi di alcune aree. In questo lavoro è stato ora indagato l’impatto dei disturbi depressivi a lungo termine sulle abilità mentali degli individui che già fisiologicamente declinano anno dopo anno.

È stato così riscontrato che il declino cognitivo età-dipendente è più rapido tra coloro che soffrono di disturbi depressivi o depressione maggiore. A questo punto, sostengono gli autori, è prioritario che i sistemi sanitari prendano in carico il disagio mentale sempre più diffuso (la depressione è un problema sempre più diffuso che può arrivare a interessare fino a una persona su 5) per aiutare a prevenire tanti casi di declino cognitivo e demenza vera e propria.

 

Machine learning in sanità: al via un progetto innovativo in Veneto

Scritto da: Cristina Da Rold
Fonte: https://oggiscienza.it/2018/05/25/machine-learning-sanita/

Un algoritmo per estrarre informazioni cliniche: al Google Cloud Summit di Milano Noovle e Arsenàl.IT presentano una ricerca per innovare la sanità

SALUTE – Una finalità del fascicolo sanitario elettronico, definita dalla normativa nazionale DPCM n.178 del 29 settembre 2015 “Regolamento in materia di fascicolo sanitario elettronico“, ma di cui si parla sempre poco è quella della ricerca scientifica. Con la messa a regime del Fascicolo Sanitario Regionale si sono rese disponibili una serie di informazioni raccolte all’interno dei documenti sia in formato strutturato, come il referto di laboratorio, sia non strutturato, come per esempio le lettere di dimissione ospedaliera in formato PDF. Documenti che aggregano moltissime informazioni, che grazie alla tecnologia potrebbero essere estrapolate dai documenti, anonimizzate e utilizzate singolarmente per studi epidemiologici. Ieri a Milano in occasione del Google Cloud Summit è stato presentato un innovativo progetto made in Veneto per testare l’utilizzo di algoritmi di Machine Learning proprio per classificare automaticamente i documenti clinici digitali ed estrarre da quelli non strutturati il maggior numero possibile di informazioni cliniche significative. Il progetto è nato in collaborazione tra Noovle e Consorzio Arsenàl.IT, che dal 2012 su mandato di Regione Veneto e Azienda Zero coordina il progetto fascicolo sanitario elettronico regionale (FSEr).

“L’obiettivo è duplice: da un lato capire quanto e come gli algoritmi di Machine Learning e le soluzioni di Artificial Intelligence sviluppati in altri ambiti siano applicabili a quello clinico sanitario; dall’altro sviluppare un preciso algoritmo di Machine Learning da trasformare in servizi collegati al FSEr, capaci di offrire un valore aggiunto sia all’ambito clinico, sviluppando applicazioni di supporto alle decisioni cliniche, sia a quello della governance regionale (medicina di popolazione, prevenzione, ecc.)” spiega Lorenzo Gubian, CIO di Azienda Zero. “La ricaduta e le potenzialità che i risultati della ricerca potranno avere dalla medicina predittiva e preventiva, offrendo vantaggi a tutta la popolazione, sono facilmente intuibili. Per fare questo abbiamo scelto di usare la Google Cloud Platform, che a oggi è uno dei partner tecnologici che offre una suite di strumenti/tools più all’avanguardia nelle tematiche del Machine Learning e Artificial Intelligence. A questo si aggiunge la preziosa partnership con Noovle, che in quanto partner commerciale ha un expertise nell’uso degli strumenti della Google Cloud Platform molto avanzato”.

I risultati del progetto, che si concluderà entro fine 2018, saranno resi noti dopo l’analisi accurata dell’applicazione dell’algoritmo in fase di studio ad oltre 70.000 lettere di dimissione ospedaliera. Allo stato attuale i documenti presenti nel FSEr Veneto sono circa 193.600.000 dei quali oltre 5.600.000 non strutturati. Di questi fanno parte 540.000 lettere di dimissione ospedaliera, pari a oltre 1.200 al giorno.

L’algoritmo sarà capace di ricavare elementi utili a definire una diagnosi, permettendo di implementare un sistema di classificazione automatica delle Lettere di Dimissione Ospedaliera, utilizzando tecniche di Machine Learning con l’identificazione automatica di diagnosi presenti nel documento. “In particolare – continua Gubian – ci si è soffermati sull’individuazione di alcune delle sezioni che compongono il documento (motivo del ricovero, inquadramento clinico iniziale, descrizione clinica alla dimissione) con l’obiettivo finale di identificare automaticamente le diagnosi presenti secondo la codifica internazionale ICD-9-CM.”

 

L’eugenetista Bill Gates compera Cochrane?

Scritto da: Marcello Pamio
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/eugenista-bill-gates-cochrane.php

Cochrane Collaboration è una iniziativa internazionale no-profit indipendente, nata con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative all’efficacia e alla sicurezza degli interventi sanitari. Ho sempre ammirato il gruppo Cochrane per via dell’oggettività e imparzialità nei loro rapporti. Un lavoro certosino portato avanti da circa 280.000 tra operatori sanitari (medici, epidemiologi, ecc.), ricercatori e rappresentanti di associazioni di pazienti in oltre 100 paesi del mondo.

Non avendo fondi per fare ricerca laboratoristica producono e sviluppano documenti di sintesi, denominati “revisioni sistematiche” sulla efficacia e sicurezza degli interventi sanitari di tipo preventivo, terapeutico e riabilitativo. In pratica analizzano, facendo pelo e contropelo, tutti gli studi pubblicati su un determinato argomento. Alla fine i risultati di queste revisioni sistematiche vengono pubblicate in un database elettronico chiamato «Cochrane Library».

I lavori sono eccezionali per via dell’assoluta trasparenza e indipendenza dai capitali privati, come per esempio quelli delle industrie farmaceutiche. Questo almeno fino a ieri…

Il 22 settembre 2016 nel sito ufficiale il Cochrane si annuncia che hanno ricevuto «una sovvenzione di $1,15 milioni dalla Fondazione Bill & Melinda Gates» (1). In pratica la donazione servirà per sostenere le attività del gruppo, con un focus specifico però sulla salute materna e infantile. Mark Wilson, CEO di Cochrane ha dichiarato che sono «lieti e onorati di ricevere questa concessione». (2) Forse ad essere più felici saranno le lobbies che con quattro spiccioli sono riuscite finalmente a togliersi una spina dal fianco. Una enorme spina che avevano impiantata da molti anni.

Cochrane infatti ha sempre dato molto fastidio al Sistema, proprio per la sua imparzialità e per le revisioni sistematiche, che guarda caso, sistematicamente dimostravano l’incompletezza e la fallacità di tanti studi scientifici pubblicati. Non ci sono molte istituzioni al mondo in grado di eseguire tali revisioni. Purtroppo da oggi c’è né una in meno…

Bill & Melissa Gates
Da molti anni la Fondazione Bill & Melissa Gates sotto la falsa veste della filantropia sostiene la campagna di depopolazione e le vaccinazioni di massa. Non è dietrologia questa, perché basterebbe leggere e/o ascoltare attentamente le sconcertanti dichiarazioni di William Henry Gates III, meglio noto come Bill Gates, per prenderne coscienza.

Per esempio un suo intervento a TED nel febbraio del 2010 fa letteralmente impallidire. Sul palco ha trattato il classico tema molto caro ai neo-eugenetisti: il riscaldamento globale. Ovviamente sono le attività umane a causare l’innalzamento del livello di anidride carbonica, e quindi del Global Warming, per cui è l’uomo (visto come un cancro) che sta portando alla distruzione l’intero pianeta! Se l’ipotesi di partenza è questa ovviamente la soluzione per risolvere questo gravoso problema e salvare il globo intero è la riduzione della popolazione mondiale. Il discorso non fa una piega, anche se sappiamo benissimo che il global warming è un’invenzione sinarchica per scopi demografici e di controllo sociale.

Il patron della Microsoft oltre alla semplice analisi fornisce pure una sintesi, cioè gli strumenti da adottare: vaccinazioni di massa e “servizi sanitari orientati alla riproduzione”, che tradotto farebbe più o meno “controllo delle nascite e aborti”.

Le sue parole esatte non lasciano spazio a dubbi:

«Prima di tutto, abbiamo la popolazione. Il mondo oggi ospita 6,8 miliardi di abitanti, e tale cifra sta crescendo speditamente verso i 9 miliardi. Ora, se davvero facessimo uno splendido lavoro in relazione a nuovi vaccini, sanità e servizi sanitari orientati alla riproduzione (aborti), noi potremo probabilmente ridurre quest’ultimo numero di una percentuale valutabile intorno al 15%».

Come detto per evitare il gravissimo riscaldamento globale è necessario ridurre la popolazione mondiale con farmaci/vaccini e aborti. Se fanno impallidire e scandalizzare ancora oggi i discorsi di Adolf Hitler sulla razza, cosa dovremo dire nell’ascoltare un miliardario che riprende in mano le teorie malthusiane sulla depopolazione?

Colui che ha costruito un impero miliardario sulla Silicon Valley, su computer che non sono certo ad impatto zero nell’ambiente, oggi è il paladino dell’ambientalismo radical chic. La realtà è molto diversa: abbiamo a che fare con un vero e proprio eugenetista con la fissa per il controllo delle nascite.

Domenica 13 maggio 2018 vari quotidiani hanno pubblicato a pagina intera il suo accorato appello: «SOS pandemia. Sistema globale per difenderci». (3)

Bill Gates si è rivolto ai grandi del mondo dicendo che si devono «creare in fretta vaccini e cure». (4) Ma per cosa?

Le sue farneticazioni sono state riportate pari-pari dai media mainstream totalmente prostrati al Sistema. Nessuna intervista (con qualche domanda scomoda) di qualche giornalista, solo banale traduzione delle sue parole. Neanche fosse il Dalai Lama.

«Se la storia ci ha insegnato qualcosa è che ci sarà un’altra pandemia globale che seminerà la morte. Quest’anno ricorre il centenario dell’influenza del 1918, che uccise circa 50 milioni di persone in tutto il mondo (…). Se oggi si diffondesse nell’aria un agente patogeno altamente contagioso e letale come quello dell’influenza nel 1918, nel giro di sei mesi morirebbero quasi 33 milioni di persone in tutto il mondo». (5)

E’ necessario investire su altri approcci «come farmaci antivirali e terapie con anticorpi». Il messaggio è chiarissimo!

«L’anno scorso alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera ho chiesto ai leader mondiali di immaginare che da qualche parte nel mondo ci sia un’arma, che esiste già, in grado di uccidere milioni di persone» (6)

L’oracolo di Seattle oltre ad uno scenario apocalittico fornisce la solita soluzione trita e ritrita: «sviluppare, testare e rilasciare nuovi vaccini nel giro di pochi mesi, invece che anni». (7)

Della serie: a che servono i test di sicurezza di un farmaco/vaccino? E’ tempo perso e milioni di persone rischiano la pellaccia nel frattempo. Meglio saltare i test e sperimentare direttamente sulle persone: tutto tempo risparmiato.

Conclusione

Il filantropo ha finalmente gettato la maschera…

Innanzitutto come fa Gates a prevedere che arriverà una nuova pandemia, calcolando con esattezza non solo i tempi (6 mesi) ma anche il numero di morti (33 milioni di persone)? Forse con i suoi 90 miliardi di dollari di patrimonio personale si è fatto costruire una sfera di cristallo che gli permette la chiaroveggenza Oppure ha accesso a informazioni che noi comuni mortali non possiamo immaginare? Informazioni per esempio sulla guerra biologica e/o batteriologica. Solo chi mette volutamente in circolazione agenti patogeni è in grado di sapere in anticipo le cose che accadranno…

A Monaco ha detto ai leader che “esiste già un’arma in grado di uccidere milioni di persone”, più che un appello sembra una vera e propria minaccia…

Dovremo seriamente preoccuparci per qualche epidemia causata da agenti patogeni coltivati nei laboratori militari di massima sicurezza? O rientra nel terrorismo mediatico il cui scopo è proseguire con le campagna di vaccinazioni di massa.

Paradossalmente se fosse vero il primo caso, stona alquanto la sua falsa preoccupazione per le sorti del mondo in preda ad un virus letale, visto che propugna la riduzione della popolazione. Per Bill Gates infatti gli abitanti del pianeta sarebbero cresciuti troppo causando il riscaldamento globale, quindi ben venga l’influenza Spagnola 2018 o qualche altro virus a decimare la popolazione…

Tornando alla Cochrane: quanto tempo impiegheranno per occuparsi anche loro di denatalità? Magari con una bella revisione che dimostri l’importanza dei vaccini per il controllo delle nascite…

Nel frattempo si sono messi in perfetta armonia con le nuove direttive. Qualche giorno fa, esattamente il 9 maggio 2018, hanno infatti pubblicato i risultati di uno studio controllato e randomizzato secondo il quale vi sarebbero «nuove prove che mostrano come i vaccini contro il papilloma virus umani (HPV) proteggono dalle lesioni cervicali le giovani donne in particolare tra i 15 e i 26 anni» (8)

Quindi secondo il Cochrane Collaboration i vaccini anti-HPV sono utilissimi perché proteggono le giovani donne dalle lesioni alla cervice uterina.

Poco importa se questi vaccini possono manifestare effetti collaterali gravissimi e devastanti; come pure poco importa se due tra i cinque autori dello studio sono stati consulenti delle industrie che spacciano farmaci e vaccini come la GlaxoSmithKline, Merck, e Janssen. (9)

Note

 

(1) http://www.cochrane.org/news/cochrane-announces-support-new-donor

(2) Idem

(3) «Il Piccolo», 13 maggio 2018

(4) Idem

(5) Idem

(6) Idem

(7) Idem

(8) http://www.cochrane.org/news/scientific-expert-reaction-new-cochrane-review-hpv-vaccine-cervical-cancer-prevention-girls-and

(9) Idem