Paolo Ermani, presidente dell’associazione
Paea, che si occupa di energia rinnovabili, e uno dei fondatori de Il Cambiamento, non ha mai posseduto un telefono cellulare. Scelta, questa, che la maggioranza delle persone oggi ritiene impossibile e che invece si rivela sostenibile e fattibilissima.
Perché Paolo hai fatto la scelta di non avere un cellulare?
Attaccarmi un forno a microonde alla testa non mi allettava come idea. Gli auricolari diminuiscono un po’ il rischio, ma ci si dimentica quasi sempre di metterli. In seguito il solo pensiero di essere disturbato continuamente mi faceva venire il mal di mare. Sono pochissimi coloro che, pur avendolo, lo tengono per la maggior parte del tempo spento. Dopo un po’ subiscono il condizionamento di parenti e amici che ti chiedono perché non lo hai attivato, perché non rispondi, ecc. Con le attività che faccio io poi, dove le relazioni e i contatti sono già innumerevoli, avercelo avrebbe significato elevare in maniera esponenziale la possibilità di non avere più una vita mia a prescindere da quell’oggetto e difatti è quello che sta succedendo a molte persone. In pratica il livello di amplificazione delle possibilità di interagire con gli altri è inversamente proporzionale a quello che hai di interagire con te stesso o con chi ti sta vicino; non mi pare un grande progresso. Magari la mancanza di cellulare potrà avermi fatto perdere qualche contatto, ma sono molto più presente a me stesso e in sintonia con le persone che incontro e frequento, che non vengono da me interrotte o disturbate dal continuo trillo del telefonino. Tengo a precisare che normalmente se devo contattare qualcuno chiedo se ha il telefono fisso, poi la mail e in ultimo il cellulare. Chiamare gli altri sul cellulare mi mette a disagio, sia per il costo ma anche perché ne conosco la nocività; sono poi preoccupato che mi rispondano mentre sono alla guida e se succede riattacco velocemente.
Che cosa significa vivere senza cellulare? Non esistono quasi più telefoni pubblici. Come fai se hai bisogno di contattare urgentemente qualcuno e non sei a casa?
Non ho avuto particolari problemi, si contano sulle dita di una mano i casi in cui a seguito di contrattempi ho fatto aspettare qualcuno o io ho aspettato perché non mi si poteva avvertire. Le cabine ci sono ancora, basta cercarle. Alla base di tutto c’è l’organizzazione, se ci si organizza è facile farsi rintracciare o farsi trovare, così come si faceva venti o trenta anni fa senza cellulare; non mi pare di ricordare che all’epoca il mondo fosse fermo o nel panico perché non c’era questo oggetto. Poi con le mail è in ogni caso molto facile essere rintracciati o accordarsi con gli altri.
Lavoro e relazioni sembrano ormai impossibili da gestire senza un telefonino. Hai mai avuto problemi in questo senso?
Anche solo se usi le mail sei già bombardato e connesso con tutto e tutti, figuriamoci con un cellulare per il quale hai il mondo sotto mano in ogni momento. Lavoro e relazioni sono possibili così come lo erano prima dell’avvento del cellulare. Si dimentica che il cellulare a livello lavorativo è uno strumento di controllo e di ansia non indifferente soprattutto per quei lavori in cui bisogna garantire performance particolari. Si è costantemente sottoposti a pressione da parte di superiori e padroni vari. Ero in tram qualche giorno fa e attorno a me c’erano una decina di persone tutte intente a guardare il cellulare, con alcuni che compulsivamente lo mettevano in tasca e lo tiravano fuori. Io mi “limitavo” a guardare l’esterno e pensare, ho avuto una stranissima sensazione. Sembra che le persone ormai non facciano altro che riempire lo spazio e il tempo che hanno con relazioni virtuali in un fare compulsivo. Il dio denaro dopo averci portato via le relazioni con gli altri distruggendo la comunità, ora ci porta via anche il tempo e di conseguenza la relazione con noi stessi. L’unica relazione permessa e stimolata sembrerebbe essere quella di accedere a sistemi attraverso i quali vendere o venderci qualcosa. Non è un caso che internet sia strapieno di pubblicità che sbuca da ogni dove. C’è un bellissimo libro dal titolo In pausa di Andrew Smart dove si afferma che il cervello ha le migliori intuizioni quando non è disturbato da niente. Se è vero, siamo avviati verso un mondo senza creatività e senza particolari idee brillanti.
Qual è stata la reazione di parenti, amici o conoscenti a questa tua scelta?
Alcuni mi prendono in giro, come l’amico e scrittore Simone Perotti; spesso, scherzando, mi annuncia che me regalerà uno attaccandomelo al collo. Altri hanno accettato la cosa e comunque quasi mai è successo che abbia messo qualcuno in difficoltà perché non ero rintracciabile, mi è bastato organizzarmi, avvertire per tempo dei miei spostamenti. La maggior parte delle persone quando mi chiede il numero di cellulare e dico che non ce l’ho, reagisce stranita. Ciò mi fa pensare che la relazione con questo oggetto in genere non deve essere molto felice
Che cosa significa la produzione di milioni di telefoni cellulari ogni anno?
Significa l’uso di materiali preziosi che spesso sono anche causa di guerre civili e sfruttamenti di persone senza diritti, ma lo stesso discorso vale per i computer. Le terre rare, altri materiali indispensabili per la realizzazione di cellulari e computer, si ottengono attraverso processi molto inquinanti. In ogni caso prima o poi si esauriranno questi materiali e chissà cosa e come si farà. Magari dopo la mega sbronza tecnologica si ritornerà alle lettere scritte a mano.
Dal punto di vista della salute, è ormai appurato che i telefonini sono dannosi. Come mai se ne sa così poco secondo te?
Perché chi li produce e li vende ha un potere immenso, come quello delle multinazionali petrolifere. Sappiamo che ci sono milioni di morti e feriti in incidenti stradali ogni anno, sappiamo che l’effetto serra ci farà fuori tutti ma quando qualcosa diventa di uso comune, in seguito a bombardamento pubblicitario, può anche essere dannosissimo e fare stragi ma viene ampiamente accettato; anzi, se ne parli male o ti fai delle domande, sei pure un estremista. Chi cerca di capire come diminuire morti, feriti, malattie e sofferenza trovando soluzioni e costruendo una società diversa, è considerato estremista, chi invece difende tutto ciò, è considerato un moderato, un saggio. Mi ha sempre fatto molto pensare questo estremismo di massa contro la moderazione della minoranza. Con il cellulare tra l’altro l’effetto nocivo è raddoppiato perché tanti, troppi, lo usano alla guida fregandosene del fatto che sia un uso a dir poco criminale. Ma anche in questo caso, se io non ce l’ho, sono un estremista, non chi lo usa e che per mandare un messaggino alla fidanzata, magari investe una persona. Gli studiosi indipendenti ci dicono che il cellulare sarà l’amianto del futuro e lo sconsigliano vivamente soprattutto per i bambini o adolescenti ma alla fine faranno passare qualsiasi conseguenza alla salute delle persone come dei colpi di freddo e tutto andrà liscio.
Il cellulare sembra aver sviluppato in molti di noi una vera e propria dipendenza. Quali consigli puoi dare a chi vorrebbe farne a meno ma non ci riesce o a chi vorrebbe almeno ridurne l’uso?
Più vedo come lo usano le persone e quanto ne sono dipendenti e più penso di avere fatto la scelta giusta per me. Mi chiedo ma quando le risorse non rinnovabili saranno esaurite e cellulari non potranno più essere prodotti, avremo suicidi di massa? Già oggi in Italia, in Cina e in altri paesi si fanno corsi di riabilitazione per persone dipendenti dal proprio cellulare o da internet. I bambini lo hanno prestissimo e in questo modo accedono a qualsiasi cosa di cui non hanno e non possono avere una cognizione definita o capirla fino in fondo. I genitori dovrebbero monitorare, controllare, ma nella maggior parte dei casi i genitori non hanno tempo nemmeno per loro stessi, figuriamoci se si mettono a controllare cosa guardano i figli su internet. Facile sarebbe dire di usarlo meno, tanto poi non si fa. Può aiutare cambiare luogo di vita e lavoro e magari stare in posti dove c’è maggiore presenza della natura, fare lavori meno frenetici, ritrovare il senso della comunità e delle relazioni dirette. La natura aiuta sempre, magari osservandola si capisce che forse a volte è meglio guardare oltre uno schermo e vedere delle cose vive. Senza il cellulare le relazioni con le persone sarebbero più dirette, è così ovvio che è quasi superfluo dirlo. Nell’ecovillaggio di Sieben Linden in Germania, uno dei più grandi d’Europa, hanno deciso di non usarlo all’interno dell’ecovillaggio per ragioni di elettrosmog; vivono lo stesso e fanno le cose che fanno tutti gli altri che lo posseggono. C’è chi lo ha ma ne limita l’uso a quando è all’esterno. Non vedi persone che girano fissando il cellulare e le conversazioni non sono mai interrotte dal cellulare quindi le relazioni ne beneficiano molto. Non usarlo o usarlo meno non significa essere snob, radical chic, eccentrici ma semplicemente farsi delle domande e provare a darsi delle risposte sulla sua reale utilità e nocività. Penso che se non fosse così nocivo e non creasse così tanta dipendenza, sarebbe un ottima invenzione ma che dovrebbe servire per chi ne ha veramente bisogno perché per qualche motivo deve essere facilmente e velocemente rintracciabile e in casi di emergenza.