Schmidt: capisco Putin, l’Occidente scherza col fuoco

Fonte: http://www.libreidee.org/

Helmut-Schmidt«Nelle due guerre mondiali la Russia era con l’Occidente e la Germania era dalla parte sbagliata, oggi lo dimentichiamo». L’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt avverte l’Europa: la politica di Obama è pericolosa, sulla Crimea è «comprensibile» la posizione di Putin. «Al Consiglio di sicurezza dell’Onu, mi asterrei come hanno fatto i cinesi», dice Schmidt, intervistato da Matthias Nass per “Die Zeit” e “Repubblica”. La situazione potrebbe precipitare, se l’Occidente continuasse il suo “assedio” nei confronti della Russia. Specie nella contesa sull’Ucraina, che non è mai neppure esistita, veramente, come Stato nazionale. Dall’anziano statista tedesco un monito esplicito: «Si discute molto sulle cause della Prima Guerra Mondiale, che nessuno voleva, eppure scoppiò. La maggior parte delle guerre non sono pianificate. Lo furono solo alcune: l’attacco di Napoleone alla Russia, o la Seconda Guerra Mondiale, pianificata da Hitler. Una Terza Guerra Mondiale è molto inverosimile, ma non è totalmente impensabile».

La situazione è pericolosa, spiega Schmidt, perché «il nervosismo dell’Occidente crea nervosismo anche in Russia». Poco saggio, secondo l’ex cancelliere, utilizzare solo il metro del diritto internazionale, magari per giudicare “una violazione” l’annessione della Crimea, peraltro attuata a furor di popolo. «Il diritto internazionale è molto importante, ma è stato violato molte volte. Per esempio l’ingerenza nella guerra civile in Libia: l’Occidente ha ben ecceduto il mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Attenzione: «Lo sviluppo storico della Crimea è più importante del diritto internazionale». Tanto più che, fino ai primi anni ‘90, «l’Occidente non ha dubitato che Crimea e Ucraina fossero parti della Russia». Kiev è capitale di uno Stato indipendente ma non nazionale: «E’ molto discusso, tra gli storici, se esista una nazione ucraina». Quella di Putin, quindi, sarebbe una “violazione” molto anomala, perché commessa «contro uno Stato che, provvisoriamente, attraverso la rivoluzione di Majdan, non esisteva e non era capace di funzionare».

A chi teme che Mosca ora potrebbe mettere un’ipoteca anche sull’Ucraina orientale popolata da russi e russofoni, Schmidt risponde che «sarebbe un errore, da parte dell’Occidente, comportarsi pensando che un simile sviluppo sia l’inevitabile prossimo passo russo». Uno scontro militare è possibile? «È pensabile. Non è né necessario, né inevitabile. Al momento il pericolo è piccolo, ma non è nullo». Le sanzioni antui-Cremlino? «Sono una stupidaggine. Specialmente il divieto di viaggio in Occidente per alte personalità della leadership russa. E sanzioni economiche colpirebbero l’Occidente come i russi». Idem per le forniture energetiche: l’Europa dovrebbe divenire indipendente dall’energia russa, come vorrebbero gli Usa? «È possibile», ma «non sarebbe saggio», perché «anche alla fine del XXI secolo la Russia resterà il vicino molto importante che fu dai tempi di Pietro il Grande». Quindi: cautela diplomatica, o si scherza col fuoco. E’ possibile che Putin si senta «erede di Pietro, dei Romanov e di Lenin», ma certo «non è un megalomane», dice Schmidt al giornalista di “Die Zeit”. «Si metta nei suoi panni: probabilmente sulla Crimea avrebbe reagito come lui».

 

I ravanelli spazzano le ultime tossine da freddo

Fonte: http://www.riza.it/dieta-e-salute/cibo/4126/i-ravanelli-spazzano-le-ultime-tossine-da-freddo.html

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Di quest’ortaggio aromatico non si butta via nulla: si mangiano le radici ma anche le foglie, portentosi depurativi di fine inverno…

 

Il ravanello è una diffusa pianta commestibile annuale che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae. Il genere Raphanus, che di fatto è originario delle zone della Cina e del Giappone, comprende pochissime specie, due delle quali sono presenti spontaneamente in Italia. Il ravanello viene coltivato principalmente per le radici, la parte commestibile della pianta, ricca di sostanze aromatiche e di sali minerali dall’azione rinfrescante e digestiva. Le diverse varietà di ravanello si distinguono per la forma (tonda, allungata oppure oblunga) e per il colore della scorza (dal bianco alle diverse gradazioni e sfumature di rosso), ma tutte sono adatte alla coltivazione in vaso sul terrazzo.

 

Una piccola pianta, un vero toccasana
Del ravanello si consumano le radici ma, se sono verdi, croccanti e non rovinate, sono ottime anche le foglie, da aggiungere alle zuppe o alle frittate oppure da gustare lessate con un filo d’olio e limone, perfette come contorno
. Del ravanello si può utilizzare anche il centrifugato: in caso di tosse e in presenza di catarro, un bicchierino del suo succo al giorno, emulsionato con un cucchiaino di miele e il succo di mezzo limone, aiuta a fluidificare le secrezioni. Lo stesso succo, bevuto prima dei pasti, è un toccasana per prevenire i calcoli alla cistifellea e, secondo le più recenti ricerche, avrebbe anche effetti antireumatici.

 

Un toccasana per il fegato e gli organi respiratori
Tutte le varietà di ravanello sono ricche di vitamine del gruppo B e C e di ferro, una sinergia di nutrienti che rinforza le difese. Inoltre, queste radici hanno proprietà diuretiche e stimolano l’attività del fegato e della cistifellea; la loro azione tonica sulle mucose ha effetti positivi su bronchi e polmoni. Infine, i ravanelli sono anti allergici.

 

L’ideale è gustarli in pinzimonio
Per tutto il mese, una volta al giorno inizia il pranzo o la cena con un pinzimonio di ravanelli, da condire con una vinaigrette di olio di riso, aceto di mele e poche gocce di salsa di soia: è un’ottima cura depurativa. E se abbini ravanelli e finocchi, fai scorta di fibre preziose per l’intestino.

Renzi e il bluff sulle auto blu: ne vende cento, ne compra 210

Fonte: http://odiolacasta.blogspot.it/
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Il venditore è un fenomeno oppure il mercato delle auto blu funziona al contrario, con cento vecchie ne compri mille nuove. Renzi ha annunciato così la dismissione delle prime 100 auto di servizio della pubblica amministrazione. Saranno su eBay dal 26 marzo al 16 aprile, con previsioni d’incasso alquanto incerte ma sicuri ritorni d’immagine. In ultimo è arrivato pure il commissario Cottarelli,con le sue tabelle: “massimo 5 vetture e solo per i ministeri”. E’ la definitiva rottamazione del simbolo del potere? Non proprio. Nessuno, forse, ha informato premier e commissario che mentre loro rivendono le auto usate sul web lo Stato si prepara a comprarne di nuove nei concessionari: 210 vetture pubbliche, tutte blindate, con una possibilità di spesa fino 25 milioni di euro in due anni. Non è uno scherzo. E neppure una novità, visto che la gara Consip per l’acquisto è partita a dicembre termine e il per le offerte era il 27 febbraio scorso, giusto un paio di settimane prima della roboante serie d’annunci e cinque giorni dopo l’insediamento di Renzi. Non solo. E’ addirittura in corso, pienamente operativa da tempo, un’altra convenzione per l’acquisto centralizzato di1100 tra berline e utilitarie. Valore della convenzione, 15 milioni di euro. E’ tutto? No, a ben vedere ce n’è anche un’altra per veicoli green, autovetture elettriche e ibride, valida fino al 2016. Ci sono infine i centri d’acquisto periferici che continuano le prenotazioni: a metà gennaio, in piena bufera per l’inchiesta delle Procura di Palermo sulle spese pazze dei gruppi, la Regione Siciliapubblicava un bando per il noleggio di sette auto blu blindate. Già, perché c’è anche il noleggio, oggetto di una quarta convenzione Consip attiva da due anni e fino al 2015: 4.045 autoveicoli per tutti i gusti. Elettrico, benzina, metano e Gpl. Cinque lotti per un valore totale di 40 milioni di euro.

Insomma, gli annunci sulle auto blu sono definitivamente entrati in cortocircuito con la realtà. Ma la domanda dalle cento pistole è: si possono interrompere gli acquisti? La risposta è si, le convenzioni sono revocabili, a condizione di sapere che ci sono. E nessuno, per ora, le ha revocate. A spiegare il meccanismo è il responsabile del procedimento dell’ultima gara chiusa, quella da 210 vetture ora all’esame della commissione che selezionerà il vincitore. Consip stipula contratti quadro dopo aver rilevato il fabbisogno delle amministrazioni. Quando la convenzione è attiva quelle che hanno titolo possono usufruirne per rinnovare il proprio parco veicoli all’interno del massimale e dei prezzi unitari indicati nella convenzione. Ma il governo può interrompere gli acquisti? “Come per tutte le convenzioni non è un’acquisto diretto”, spiega il responsabile Maurizio Ferrante. “Se subentra una norma che inibisce l’acquisto per ragioni di contenimento della spesa non c’è alcuna penalizzazione, le gare non prevedono un impegno all’acquisto, neppure per un veicolo”. Ma la norma non è subentrata, nessun decreto a firma di Renzi che blocchi o restringa la possibilità delle amministrazioni di ordinare veicoli nuovi nei prossimi 2 anni.

E qui sta il rischio, il trucco, la breccia che fa rientrare l’auto blu dalla finestra. La spending review di Monti e la legge di Stabilità di Letta avevano inibito fino al 31 dicembre 2014 l’acquisto di autovetture a tutte le amministrazioni dello Stato, periferiche e centrali, ad eccezione di tre categorie: Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, servizi istituzionali di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, servizi sociali e sanitari volti a garantire i livelli essenziali di assistenza. La seconda categoria, a ben vedere, è ampiamente compatibile coi servizi scorta e col tradizionale scarrozzamento in auto blu. Benché il bando non sia una gara su delega per gli Interni e la Giustizia, c’è da ritenere che vetture blindate sotto il profilo balistico siano rivolte essenzialmente ai due ministeri. Del resto chi controlla la destinazione finale dell’acquisto? Consip mette a disposizione il servizio e fa esperire la gara pubblica abilitando le stazioni appaltanti che (a qualsiasi titolo) possono accreditarsi. Le verifiche sulla reale destinazione d’uso spettano poi alla Corte dei Contie alla Guardia di Finanza. Che come si muovono riscontrano illeciti a dimostrazione che la galleria per far passare le auto pubbliche, volendo, si trova. Così succede, del resto, per l’uso improprio che è l’altro male duro a morire. Lo conferma la quantità di consiglieri regionali recentemente indagati per le spese pazze e i rimborsi gonfiati sotto la voce “spese di trasporto”. Eccoli i due binari che hanno creato negli anni il parco di auto pubbliche più grande d’Europa (52mila secondo l’Espresso). 

 

La scoperta che mentre si vende in realtà si compra lascia interdetti per primi i potenziali beneficiari, quei sindacati delle Forze dell’Ordine che per anni hanno chiesto uomini e mezzi. E ora arrivano i mezzi e tagliano gli uomini. Massimo Blasi, segretario confederale della Cisal, prova a usare l’ironia: “Il rischio, se si prendono per buone le tabelle di Cottarelli sugli organici delle forze dell’ordine, è che ci arrivino le auto e nessuno le possa guidare”. Da qui, l’informativa urgente a Renzi: “Attenzione Matteo, dici che le vendi ma guarda che le stai comprando”. E con 100 usate sarà poi difficile prenderne 1000 nuove, anche per il più micidiale dei venditori.

admin @ marzo 28, 2014

 

‘Ciao Enzo!’, Milano ricorda Jannacci con due mesi di eventi

Scritto da: Gian Piero Bruno
Fonte: http://www.wakeupnews.eu/

enzoA un anno dalla sua morte, avvenuta il 29 marzo 2013, la città di Milano ricorda Enzo Jannacci con due mesi di eventi ed iniziative. “Ciao Enzo!”, questo il nome della kermesse che partirà domani nel capoluogo lombardo e continuerà fino al 3 giugno, giorno del compleanno del cantautore.

DUE MESI DI EVENTI – Già domani sera al Teatro Carcano ci sarà un incontro aperto al pubblico che vedrà protagonisti Dario Fo, Gino e Michele, Nico Colonna, Enrico Intra e molti altri artisti che sono stati grandi amici di Jannacci. Sabato 5 aprile sarà la volta invece della cerimonia d’intitolazione della Casa dell’Accoglienza – dormitorio per i senzatetto – a Enzo Jannacci. Sarà un pomeriggio di festa per tutti, organizzato dall’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano e svolto dalla direzione artistica di Smemoranda. L’evento è intitolato “Se me lo dicevi prima”.

UNA GIORNATA DI FESTA – Il palco montato vedrà passare una serie di artisti, cantanti, attori, registi, comici, tutti ad omaggiare il grande e poliedrico artista italiano. L’evento si svolgerà dalle ore 14 alle ore 18 e sarà un’occasione anche per i più piccoli di godersi una giornata di festa in compagnia di molti artisti. Parteciperanno, tra gli altri, Diego Abatantuono, Paolo Belli, Ale & Franz, Vinicio Capossela, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Gabriele Salvatores, Enrico Bertolino.

UN ARTISTA POLIEDRICO – Enzo Jannacci è stato uno dei grandi cabarettisti italiani, il vero caposcuola. Nel corso della sua carriera artistica è riuscito a distinguersi in modo poliedrico e originale, diventando un modello per tutti i futuri comici e cantautori italiani. I tanti riconoscimenti alla carriera ricevuti, oltre a quelli per i suoi lavori discografici, sono un altro grande risultato ottenuto in vita dall’artista.

Dalle stragi del 1992 a Mario Monti nella ricostruzione di Alberto Roccatano

Scritto da: Aurelio Montigelli
Fonte: http://italian.ruvr.ru/radio_broadcast/74674627/120414828/

SDevo riconoscere che in passato non avevo mai letto nulla di Alberto Roccatano, un giornalista che dopo aver affondato lo sguardo nell’antica cantieristica romana era passato con disinvoltura alle cronache di un benedettino costruttore di un cronovisore.

Roccatano non ha bisogno di nessun cronoregistratore per tracciare la storia italiani degli ultimi venti anni perche’ sa scavare a fondo nei giornali e nelle riviste di mezzo mondo per individuare quella che a lui sembra la strada maestra che l’Italia ha percorso per precipitare sempre piu’ in basso.

E il tutto fra una destra e una sinistra alla perenne ricerca di una identita’ distintiva che non sia il potere, fra una mafia e lo stato che colludono pur mentre sembra che lottino.

E proprio grazie alla mafia, ovverosia ad una lunga inchiesta su Mafia e Potere mandata in onda l’anno scorso da La Voce della Russia, che la Casa editrice Nexus ha voluto informarci dell’uscita della recentissima fatica di Alberto Roccatano sulla mafia. Ma non solo.

Con un linguaggio straripante, che spesso ignora le restrizioni codificate della grammatica, Roccatano si avventa sulla cronaca italiana senza la mellifua complicita’ portaportistica di certe cronache ad personam che forse hanno piu’ presentazioni mondane che lettori in pantofole.

A volte sembra un fiume in piena che travolge, straripa e inonda il corso della narrazione. Peccato che le fonti documentarie citate non sempre siano un modello di obiettivita’, specialmente quando viene sollevato un argomento come quello dei finanziamenti illeciti ai partiti, provenienti da est e ovest.

Per quanto riguarda l’est e i finanziamenti di marca sovietica, sarebbe meglio non fidarsi troppo di certe interviste, ma di consultare i documenti che ai primi degli anni ’90 furono pubblicati in Russia.

Sulle varie forme di finanziamento cui si e’ fatto ricorso per cinquantanni esistono centinaia di documenti top secret di lettere al Politburo del Pcus e di risoluzioni dello stesso in cui si fanno nomi e cognomi senza trascurare le ragioni sociali delle ditte di import-export che servivano da tramite.

Questi documenti fanno parte della cosiddetta “presidentskaja papka” cioe’ dell’archivio di Mikhail Gorbaciov, quando era segretario generale del Pcus e poi presidente dell’Unione Sovietica, che furono pubblicati, senza alcun omissis dalla rivista Kentavr.

Dinanzi alle fotocopie di certe lettere imploranti dei piu’ bei nomi della cosiddetta sinistra italiana certe interviste fanno ridere piu’ di Toto’, al quale chiedo umilmente scusa.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/radio_broadcast/74674627/120414828/

Con i giardini e gli orti verticali il verde è alla portata di tutti

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it

giardino verticale piante grassePer fare l’orto in città, anche in casa, gli strumenti non mancano più e per fortuna neppure la volontà delle persone. Di queste innovazioni e delle più recenti tecnologie si è parlato molto nella sezione Garden & Green della fiera bolognese Mondo Creativo 2014, tutta dedicata alle novità per gli hobby e le passioni più amati dagli italiani, tra le quali quella del giardinaggio e dell’agricoltura amatoriale hanno sempre più un posto di rilievo.

Invece di coltivare le piante nei classici vasi, chi dispone di spazi limitati ma ha il pollice verde può riportare le colture in verticale su una parete. Quella dei giardini verticali è una pratica in uso da tempo, soprattutto per il rivestimento e l’isolamento degli esterni degli edifici. Ma forse non tutti sanno che oggi anche gli orti hanno cambiato direzione. Con la tecnica del verde verticale oggi è possibile coltivare non soltanto erbe aromatiche ma anche ortaggi piuttosto impegnativi come pomodori o peperoni su una parete, lungo la quale sono opportunamente trattenuti lo strato di terra e l’impianto di irrigazione. Uno dei non trascurabili vantaggi di queste colture innovative sta nel fatto potere raccogliere i frutti ad altezza d’uomo, ma c’è anche chi non vuole sprecare neppure un centimetro quadrato della parete a disposizione e fa uso di scale per arrivare fino al soffitto.

Lasciare la mancia: origini dell’usanza

Fonte: http://cultura.biografieonline.it/origine-mancia/

lasciare-la-mancia-150x150Si definisce con il termine “mancia” un compenso in denaro che si usa elargire, oltre al dovuto, come ricompensa per un servizio ricevuto. Solitamente tale termine viene utilizzato in particolar modo nel settore alberghiero e della ristorazione. Ma le origini di questo termine derivano dall’antico francese “manche”, ossia manica, poiché le dame nel Medioevo usavano staccarsi le maniche appunto, durante lo svolgimento dei vari tornei, per donarle come dono ai loro cavalieri.Successivamente nella società la “mancia” venne data dai padroni ai propri servi i quali, non ricevendo né stipendio, né alloggio, ma omaggiati solo con un abito nuovo l’anno, potevano così permettersi di comprare le maniche di ricambio, dato che le maniche dell’abito erano le prime a logorarsi.

Il termine “mancia” potrebbe invece derivare anche dal latino “mano” e successivamente assumere anche il significato di “regalo”. La mancia intesa come “regalo” per i servizi ricevuti venne denominata, nel periodo medioevale, con il nome romantico di “Buonamano”. Questo arcaico termine non viene più utilizzato nel linguaggio italiano corrente. Inoltre la mancia viene utilizzata anche nel senso più ampio di gratifica quando il datore di lavoro, in occasioni solenni o in riconoscimenti di particolari meriti, elargisce una somma di denaro ai propri dipendenti.

In Italia, la mancia non è obbligatoria ma è considerata solo un obbligazione naturale caratterizzata dalla spontaneità del dare. Mentre negli Stati Uniti o in Canada è obbligatoria. In Egitto e nel Nord Africa, è una prassi molto diffusa: dato che gli stipendi medi delle popolazioni sono notevolmente bassi, si riesce così a trovare un modo per raggiungere un guadagno economico più dignitoso. Solo in Oriente ed in particolare in Giappone, la mancia è considerata quasi un’offesa.

Kerry e Lavrov come Kennedy e Krushev? Il Summit nucleare rischia di fallire

 

Scritto da: Dario Fazzi
Fonte:http://temi.repubblica.it/
Oltre 50 paesi si riuniscono all’Aja per discutere di sicurezza atomica. Come nel 1961, i contrasti politici tra Washington e Mosca ostacolano il cammino verso la de-nuclearizzazione del pianeta. Pechino potrebbe stare con gli Usa.


[Carta di Francesca La Barbera da “A qualcuno piace atomica”]

Il 24 marzo e 25 marzo l’Olanda ospiterà la più imponente conferenza internazionale che abbia mai organizzato nel corso della sua storia. Un migliaio di delegati provenienti da oltre 50 paesi si riuniranno all’Aia per discutere le nuove norme da adottare in materia di sicurezza nucleare.

L’incontro segue il solco tracciato da Barack Obama nell’aprile del 2009. Da Praga, il presidente statunitense presentò a un’opinione pubblica globale ancora profondamente sdegnata dall’ennesima provocazione missilistica nordcoreana la sua visione di un mondo libero dalle armi nucleari. In quell’occasione, Obama annunciò la creazione di un forum internazionale e di una nuova partnership globale, tesi tanto a prevenire la proliferazione degli armamenti nucleari quanto a scongiurare il rischio che organizzazioni criminali o terroristiche potessero impossessarsi di tali armi.

Obama sapeva che la completa de-nuclearizzazione del pianeta era fuori dalla portata politica e temporale del suo mandato, ma promise comunque di investire la sua autorevolezza internazionale nella negoziazione di un trattato che mettesse fuori legge la produzione di materiale fissile, in modo da rendere virtualmente impossibile la creazione di nuovi armamenti nucleari.

 

Il primo summit sulla sicurezza nucleare globale si è svolto a Washington nel 2010, mentre un secondo incontro multilaterale è stato organizzato due anni più tardi a Seul. I due meeting si sono conclusi con l’adozione di dichiarazioni congiunte che individuavano nel raggiungimento di tre obiettivi specifici la garanzia di un’adeguata sicurezza nucleare internazionale.

In primo luogo, gli Stati si sono impegnati a promuovere la riduzione del combustibile nucleare già presente in giro per il mondo. In secondo luogo, hanno promesso di rafforzare il controllo del materiale nucleare in loro possesso. Infine, avrebbero dovuto vincolarsi ad un più fitto scambio di informazioni, in modo da facilitare tanto la prevenzione di un’ulteriore proliferazione nucleare quanto il controllo sugli arsenali già esistenti.

Che dopo altri due anni gli obiettivi dell’incontro dell’Aia siano sostanzialmente immutati certifica quanto sia irta d’ostacoli la strada indicata da Obama all’inizio del suo primo mandato. I diplomatici impegnati nei lavori preparatori hanno cercato di concentrarsi su questioni prettamente tecniche. Hanno posto, ad esempio, enfasi particolare sulla gestione delle scorte di plutonio, sul passaggio dall’highly enriched al low enriched uranium come combustibile delle centrali nucleari nonché sul trattamento e controllo dello smaltimento degli isotopi radioattivi destinati all’uso terapeutico (fondamentali per la costruzione di quelle armi nucleari cosiddette “sporche”).

Probabilmente, saranno ancora una volta considerazioni di carattere politico a impedire il raggiungimento di un accordo in grado di garantire una reale sicurezza nucleare a livello internazionale. Il meeting olandese potrebbe rappresentare l’ultima possibilità per il presidente statunitense di portare a casa un risultato concreto in ambito nucleare, tenendo così fede agli impegni assunti all’inizio del suo primo mandato e dando più significato al Nobel per la pace. Tuttavia ci sono molti ostacoli e nodi da sciogliere affinché l’incontro dell’Aia non si risolva in un fallimento sostanziale.

L’Iran sembra interessato a ottenere delle garanzie formali sulla possibilità di procurarsi il propellente nucleare col quale attivare i propri reattori. Ciò lascia presagire che Teheran eviterà di allinearsi a politiche troppo restrittive in tal senso. Inoltre, paesi emergenti economicamente e geopoliticamente (come il Brasile e l’India) o dotati di capacità nucleari avanzate (come Pakistan e Francia) difficilmente saranno disposti a rinunciare al controllo delle loro risorse nucleari senza ricevere adeguate garanzie sui benefici di simili rinunce.

L’incognita più grande, visti anche gli sviluppi della crisi in Crimea, resta l’atteggiamento che adotterà la Russia nelle negoziazioni. Putin non si presenterà all’Aia: ha inviato al suo posto il ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Questi potrebbe ricordare a un Occidente ipercritico nei confronti del Cremlino che la sicurezza nucleare globale passa inevitabilmente dalla capacità e dalla volontà di Mosca di tenere sotto controllo tanto i propri ingenti depositi nucleari quanto quelli ereditati dall’Ucraina, dal Kazakistan e dal vasto spazio post-sovietico. Lavrov dovrebbe avere un incontro riservato con il segretario di Stato Usa John Kerry.

Si potrebbe riproporre tra Usa e Russia una situazione simile a quella del giugno 1961, quando un incontro tra Kennedy e Kruscev tenutosi a Vienna, incentrato su questioni relative alla sicurezza collettiva e sulle possibilità di raggiungere un accordo in ambito nucleare, naufragò a causa della crisi sullo status di Berlino: crisi di carattere era squisitamente politico, che tuttavia finì col prevalere sulle questioni nucleari, cruciali ma di carattere meramente tecnico. [segue dopo foto]

 


[John Fitzgerald Kennedy e Nikita Krushev. Fonte: Latinamericanstudies.org]

Esigenze di realpolitik, la convinzione sovietica di poter approfittare di un’apparente debolezza statunitense e la volontà da parte di Mosca di perseguire una politica muscolare misero a repentaglio la sicurezza globale e avviarono una spirale di tensioni culminata nella crisi di Cuba.

La differenza, oggi, potrebbe giocarla un insospettabile e inatteso alleato di Obama. La Cina, infatti, non sta mostrando molto entusiamo nei confronti dell’unilateralismo russo in Ucraina.  Diversi analisti hanno posto l’accento sulla necessità, da parte delle élite cinesi, di non compromettere un delicato equilibrio politico ed economico che sembrerebbe raggiungibile con l’Occidente.

Inoltre, mentre la partecipazione cinese ai primi due summit sulla sicurezza nucleare era legata più a esigenze diplomatico-formali che a una reale percezione di insicurezza, gli ultimi attacchi di matrice terroristica, il mistero dell’aereo scomparso e l’urgenza di adeguare gli standard di sicurezza dei propri impianti nucleari ai livelli richiesti dalla comunità internazionale potrebbero spingere Pechino a maggiori aperture e concessioni.

Eppure, nonostante la possibile intesa tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese per raggiungere accordi più stringenti in materia nucleare, è improbabile che l’immagine del presidente Usa esca rafforzata dal meeting dell’Aia.

È molto più realistico ipotizzare che l’obiettivo di Obama di rendere il mondo un posto più sicuro venga ancora una volta mancato.

Deforestazione in Arabia Saudita?

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/deforestazione/3786-deforestazione-in-arabia-saudita.html

Baha_-_Asir_Mountains (4)Pare proprio di sì, perfino l’Arabia Saudita perde i suoi boschi. Perché il paese non ha solo deserti, ma gli alberi coprono un modesto ma importante 1,3 per cento della superficie del paese. Ma anche questi piccoli boschi sono in crisi. Secondo Mirza Baig , professore canadese del Dipartimento delle Politiche Agricole Ampliamento e Società Rurale della King Saud University, queste foreste rischiano ora di scomparire a causa dell’esaurimento delle falde acquifere.
“Tutti questi fattori ostacolano la crescita naturale delle foreste e rendono molto costosi i programmi di rimboschimento”, ha spiegato in un’intervista ad Arab News. “Il prelievo eccessivo di alberi, l’espansione dei pascoli, la deforestazione, il degrado dei pascoli naturali e l’espansione dei terreni agricoli sono tra le principali sfide alle foreste dell’Arabia Saudita”.
http://www.arabnews.com/news/543571

Anche i numerosi progetti di rimboschimento son destinati a fallire, senza coinvolgimento delle popolazioni autoctone. Secondo studi connoti dalla sua università, i sauditi sarebbero fortemente propensi a prendersi cura dei boschi e del patrimonio naturale del paese.
“Lle persone che vivono vicino alle foreste erano ben consapevoli dei potenziali benefici ambientali , ecologici ed economici delle foreste, e sono ansiosi di imparare tecniche avanzate di gestione sostenibile delle foreste”.

Sacrario militare di Asiago-Leiten e museo del Sacrario

Fonte: http://www.itinerarigrandeguerra.it

imagesAsiago fu uno dei luoghi più simbolici della Grande Guerra. Investita alla fine di maggio del 1916 dall’avanzata austro-ungarica, venne gravemente danneggiata ed occupata dalle truppe asburgiche che la saccheggiarono assieme al vicino abitato di Arsiero. Venne riscostruita alla fine del conflitto e fu scelta, durante il regime fascista, per ospitare uno dei più grandi sacrari militari italiani dedicati alla Grande Guerra.

Il luogo venne individuato sul colle di Leiten (il Sacrario è conosciuto anche con questo nome), collegato al centro città dal monumentale e suggestivo Viale degli Eroi a cui lati sorgono dei grandi cipressi. Il progetto fu dell’architetto veneziano Orfeo Rossato che disegnò un unico e gigantesco blocco di cemento e marmo della zona (di 1600 metri quadrati) sormontato da un grande arco, in stile romano, alto 47 metri. I lavori terminarono nel 1938 ed il Sacrario di Asiago venne inaugurato con grandi celebrazioni alla presenza dello stesso Re Vittorio Emanuele III.

Qui sono state traslate 54.286 salme provenienti dai cimiteri di guerra della zona: 34.286 sono italiane (di cui 21.491 ignoti) mentre le restanti 20.000 sono austro-ungariche (11.762 senza nome). I resti di questi soldati sono ospitati lungo le pareti della gallerie all’interno del grande blocco del Sacrario: quelli identificati sono in ordine alfabetico mentre quelli per cui non è stato possibile effettuare il riconoscimento si trovano all’interno di due grandi tombe comuni ai lati della cripta.
Il blocco quadrato è completato da una cappella mentre, nei pressi dell’entrata alla cripta, è possibile accedere anche al piccolo museo del Sacrario. È possibile visitare due sezioni in cui sono esposti diversi cimeli e materiale ritrovato sull’Altopiano di Asiago. La prima è dedicata al biennio 1915-1916 mentre la seconda al periodo 1917-1918. Il pezzo più emozionante è, probabilmente, una lettera di un giovane soldato alla vigilia della Battaglia dell’Ortigara rinvenuta addirittura negli anni ’50.
Usciti all’esterno, una grande scala (larga 35 metri) permette di giungere sotto l’arco, divenuto simbolo della provincia di Vicenza (assieme agli altri sacrari del Pasubio, del Cimone e del Monte Grappa). Sui parapetti del terrazzo sono state poste delle frecce che indicano le località dove si svolsero le battaglie e gli scontri più significativi della Grande Guerra. Tutto intorno all’intera struttura sono infine visibili cannoni originali e restaurati.